Il dolore alla clavicola - Scuola di Agopuntura Tradizionale della

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Il dolore alla clavicola - Scuola di Agopuntura Tradizionale della
TESI DI
AGOPUNTURA
Redatta dalla Dott.ssa Georgia Angeli
T I T O L O:
Il Dolore alla
clavicola
Anatomia: ossa della spalla.
La struttura ossea della spalla è rappresentata dalla scapola e dalla clavicola.
La scapola
E’ un osso piatto, di forma triangolare, collocato
dorsalmente, fra la seconda e la settima costa.
Possiamo individuare una superficie anteriore,
costale (in figura), ed una posteriore, dorsale.
L’aspetto triangolare evidenzia tre margini e tre
angoli.
Dal margine superiore, nel versante distale (ossia
verso il lato esterno del corpo), è possibile
apprezzare il processo coracoideo, il cui apice
offre ancoraggio al muscolo coracobrachiale, al
piccolo pettorale ed al capo breve del bicipite
brachiale.
Procedendo dal processo coracoideo, in direzione
prossimale (ossia verso la colonna vertebrale),
sempre sul margine superiore, è visibile una piccola concavità denominata
incisura sovrascapolare, sede di passaggio del nervo sovrascapolare.
La faccia anteriore dell’osso (costale) è leggermente concava per consentire la
presenza del muscolo sottoscapolare.
La faccia posteriore (dorsale) presenta, in prossimità del primo terzo la spina
della scapola, un rilievo osseo che la percorre per l’intera lunghezza, partendo
dal margine vertebrale della scapola, sino al margine opposto, dove aumenta di
volume e procede verso l’esterno, originando l’acromion, robusto processo
osseo e sede articolare che ospita la clavicola.
Al di sopra della spina della scapola origina il muscolo sovraspinato, al di sotto
di essa origina il muscolo infraspinato.
Il margine laterale (ascellare) della scapola, sulla superficie dorsale, ospita un
rilievo osseo, zona di origine dei muscoli piccolo e grande rotondo. Procedendo
dal basso verso l’alto, lungo il margine laterale, è possibile scorgere una
ulteriore tuberosità, la tuberosità infraglenoidea e, subito al di sopra di essa la
fossa gleonoidea. La tuberosità rappresenta la zona di ancoraggio del capo
lungo del tricipite, la fossa costituisce la sede articolare che accoglierà l’omero.
La scapola rappresenta anche la zona di origine del bicipite brachiale, il capo
lungo di questo muscolo infatti, parte dalla tuberosità sovraglenoidea che, come
il nome lascia intendere, è posta al di sopra della fossa glenoidea.
L’angolo inferiore della scapola è a contatto con la cute, è pertanto palpabile
nella regione dorsale, al pari della spina della scapola, dell’acromion e del
processo coracoideo.
La clavicola
E’ un osso allungato, con decorso
orizzontale, articolato con lo sterno e con
l’acromion della clavicola. Decorre al di
sotto dello strato cutaneo sul versante
toracico, ed è pertanto facilmente
individuabile al tatto. Assieme alla scapola
rappresenta il cingolo superiore, mezzo d’unione fra arto e tronco. La struttura
ossea è analoga a quella delle ossa piatte.
Consente di apprezzare un corpo di forma prismatica e due estremità, sternale
ed
acromiale.
Il corpo presenta una faccia superiore, una inferiore e due margini. La faccia
superiore è la sede di ancoraggio dei muscoli trapezio e deltoide, medialmente
offre
l’origine
al
muscolo
sternocleidomastoideo.
La faccia inferiore consente l’attacco del legamento coracoclavicolare, su una
piccola tuberosità, denominata tuberosità coracoidea.
Entrambe le estremità della scapola hanno significato articolare. Medialmente
individuiamo la faccetta articolare sternale, che si articola con lo sterno e con la
cartilagine costale della prima costa, distalmente ritroviamo la faccetta
articolare acromiale, che si articola con l’acromion scapolare.
Eziopatogenesi, semiotica e terapia delle affezioni della spalla
La spalla è una struttura complessa che comprende molti elementi anatomici ed
è sottoposta ad innumerevoli sollecitazioni. La clavicola è colpita da molte
affezioni di carattere traumatico e/o degenerativo delle quali consideriamo le
più frequenti, soffermandoci essenzialmente su quelle suscettibili di trattamento
tramite Agopuntura; è utile tuttavia ricordare anche alcuni elementi
semeiologici di altre patologi, allo scopo di consentire la formulazione di una
corretta diagnosi differenziale.
PATOLOGIE TRAUMATICHE.
In tal caso l’agopuntura è indicata essenzialmente per la sua funzione antalgica,
antiflogistica e decontratturante, per lo più quale terapia complementare alle
metodiche chirurgiche e fisioterapiche.
Patologie della spalla:
Lesione acromio clavicolare.
E’ solitamente dovuta ad una caduta o ad un urto diretto sulla punta della spalla:
1° grado (distorsione).
La rottura della capsula articolare è solo parziale e non c’è deformità nel profilo
della spalla.
Trattamento: ghiaccio, farmaci analgesici-antinfiammatori e una breve
immobilizzazione.
2° grado (sublussazione).
L’estremità distale della clavicola può sporgere lievemente verso l’alto.
Una radiografia sotto sforzo può dimostrare un ampliamento del normale spazio
articolare.
Trattamento: ghiaccio, farmaci analgesico-antinfiammatori ed un più lungo
periodo di immobilizzazione (2 – 4 settimane).
3° grado (lussazione).
La rottura dei legamenti acromio-clavicolari e coraco-clavicolari è completa.
Il dolore è più intenso e compare già all’iniziale tentativo di abduzione della
spalla (elevazione del braccio verso l’esterno). La clavicola è sporgente rispetto
alla controlaterale.
La diagnosi è confermabile con Rx.
Trattamento: è solitamente conservativo mediante immobilizzazione. Con una
certa frequenza può permanere una deformazione (sporgenza) del profilo della
clavicola, pur riacquistando una normale funzionalità. Il trattamento chirurgico
si rende necessario solo in un limitato numero di casi (atleta, lavoratore pesante
ecc.).
Lussazione dell’articolazione acromio – claveare.
Si distingue dalle patologie scapolo-omerali tramite un attento esame obiettivo,
che
In caso di lesione importante evidenzia instabilità e prominenza dall’estremità
laterale della clavicola, mentre nei casi più lievi mostra unicamente dolorabilità
al movimento ed alla pressione a livello dell’articolazione, cioè in posizione
supero-mediale rispetto al dolore che si riscontra nella tendinite del
sopraspinato. L’agopuntura favorisce la risoluzione dei processi flogistici locali.
Agopunti:
- Locali: il punto principale è GI 16, situato nell’angolo compreso tra le
estremità laterali della clavicola e della spina scapolare. L’infissione di
questo agopunto deve essere profonda e verticale. E’ utile trattare anche
GI 15, TR 14 e la dermalgia corrispondente a VB 21;
- Adiacenti: GI 14, GI 11;
- Distali: GI 4, Punto Ashi tra S 37 e S 38.
Lussazione dell’articolazione sterno-claveare.
Il dolore, avvertito a livello locale, si esacerba nel movimento di abduzione
della spalla, quando vi è elevazione della clavicola. Si evidenzia un’asimmetria
delle articolazioni sterno-claveari, con prominenza di quella lesa: L’agopuntura
può favorire la guarigione della patologia locale di tipo edematoso-flogistico.
Agopunti:
- Locali: S11, S 12, R 27, RM 22;
- Adiacenti: GI 16, GI 15;
- Distali: Punto Ashi tra S 37 e 38, GI 4.
Fratture diafisarie di clavicola – Notizie storico statistiche.
Le fratture diafisarie della clavicola interessano tutte le età: dalla nascita
(fratture ostetriche) sino alla vecchiaia. Rappresentano mediamente il 5 % di
tutte le fratture e il 30% di quelle dell'infanzia. Raggiungono la maggiore
incidenza tra i 13 e i 20 anni. Decrescono sensibilmente dopo i 45 anni. Il
rapporto uomo-donna è di 2 a 1. Il lato sinistro è modicamente più interessato
del destro: 1,2/1.
Nella casistica di Robinson solo il 6 % di tutte le fratture di clavicola (laterali,
mediali e del III medio) hanno richiesto il trattamento chirurgico. Per quanto
concerne le fratture diafisarie, tema di questo lavoro, la percentuale di fratture
esitate in pseudoartrosi, è stata del 4,3%. Tutte queste fratture erano scomposte,
a 2 o più frammenti, e l'incidenza era lievemente più alta nei traumi ad alta
energia ( cadute dall'alto, incidenti della strada, traumi diretti) mentre
ininfluenti si sono rivelati il sesso e l'età. La percentuale di pseudoartrosi era più
del doppio (9,4%) nelle fratture a più frammenti rispetto a quelle a 2 frammenti
( 4,3%). Robinson quindi conclude che il fattore prognostico sfavorevole, nelle
fratture del III medio di clavicola è la scomposizione della frattura.
Un'altra interessante casistica è quella di Wilkins e Johnston che hanno
controllato 33 pazienti affetti da pseudoartrosi di clavicola cercando di
individuare le cause, o almeno i fattori predisponenti, che avevano indotto la
pseudoartrosi. Anche questi Autori hanno posto l'accento sulla scomposizione
della frattura in quanto, nella loro casistica, il 68% delle pseudoartrosi aveva
come quadro iniziale una frattura scomposta pluriframmentaria del III medio.
Nel 23% di queste si trattava di pazienti affetti da politraumi (bacino, colonna,
coste, ecc.) per cui, notevole importanza assume, nel determinismo della
pseudoartrosi, la violenza del trauma. Gli Autori hanno posto anche
l'attenzione sulla posizione dei frammenti: quando uno di questi si trova
ampiamente scomposto e dislocato nel sottocute, essi sostengono che, parimenti
a ciò che succede per una tibia, la scarsa vascolarizzazione influisce
negativamente sul processo di consolidazione. In questa casistica vi sono anche
il 25% di rifratture che spingono gli Autori a pensare come l'area affetta dalla
frattura di clavicola, rimanga più fragile a un nuovo trauma, anche dopo lungo
tempo.
Un'altra importante considerazione va fatta sulle ripercussioni che la frattura
può indurre nell'acromion-claveare. Un interessante studio di Edelson su 300
acromion-claveari del Museum of Natural History in Washington, su ulteriori
11 acromion-claveari del Museum of the Royal College of Surgeons of
Edinburg e su 20 pazienti affetti da frattura della clavicola ha dimostrato come
non vi siano problemi di dolore o di funzione a livello di questa articolazione in
seguito ad una frattura di clavicola. Nei pochi pazienti infatti dove era insorta
un'artrosi a livello dell'acromion-claveare non vi era comunque nessun tipo di
disturbo. Anzi l'accorciamento della clavicola otteneva lo stesso effetto di un
intervento tipo Mumford o di una resezione dell'estremo distale della clavicola.
Noi abbiamo controllato le fratture di clavicola, trattate incruentemente, in
soggetti di età superiore ai 15 anni, giunte presso il Pronto Soccorso dell'Istituto
Ortopedico Galeazzi negli 1992, 1993 e 1994. Sono stati scelti volutamente
anni non lontani per evitare che un intervallo troppo lungo desse luogo a
patologie come sindromi conflittuali, lesioni della cuffia o altro tali da
sovrapporsi agli eventuali postumi della frattura. Abbiamo anche controllato
tutte le pseudoartrosi operate presso l'Istituto Ortopedico Galeazzi dal 1965,
data della sua fondazione, sino ad oggi.
Le fratture recenti di clavicola sono state 90, di cui 57 maschi e 33 femmine. Il
lato colpito maggiormente è stato il destro con un rapporto di 49 a 41. Le
fratture del III medio erano 73 (81,1%), le laterali 15 (16,7 %) e le mediali 2
(2,2 %). Tutte le fratture sono state trattate con bendaggio a 8 per un periodo
che è andato da un minimo di 4 settimane a un massimo di 8 settimane. Sono
stati rintracciati e interrogati telefonicamente 54 pazienti (pochi hanno accettato
di venire a controllo) ed è stato impiegato il metodo del Simple Shoulder Test
per valutare i risultati. Solo 9 di questi pazienti hanno lamentato disturbi
peraltro modesti. Il postumo più frequente ( 6 pazienti) è stato quello di non
poter portare in mano un peso di 10 kg.
Le pseudoartrosi che abbiamo controllate sono state 22. Dalla analisi delle
cartelle è emerso che 10 volte era stato eseguito un intervento di osteosintesi e 2
volte un apparecchio gessato esitati poi in pseudoartrosi. Le fratture trattate
incruentemente e poi non guarite erano nella maggior parte fratture scomposte
pluriframmentarie.
Dolore nella regione anteriore dell’articolazione scapolo-omerale.
Punto SHU XUE.
1P – Zhougfu - Luogo centrale o Palazzo centrale.
Localizzazione nel I spazio intercostale sulla linea parascellare anteriore e fra la
mamillare e l’ascella anteriore, sotto la clavicola.
Punto NU del polmone e punto riunione con il M. P. della Rx.
E’ un punto importante per la diagnosi delle turbe mentali
Il Ling Shu al cap. 22 afferma “se si appoggia il dito sui punti 1P – 2P – 3P il
malato sente che l’energia risale; se poi si spinge più forte egli si sente
sollevato: Ciò dimostra che la perturbazione della circolazione dell’energia
tende a degenerare in follia”.
2P – Yunmen parte delle nuvole.
Localizzazione: in una depressione sotto il bordo inferiore della clavicola sopra
l’ 1P nel solco fra deltoide e pettorale.
Spalla e psciche
La disfunzione nella mobilità delle spalle può essere legata ad un problema di
comunicazione col mondo esterno 14GI – 38E.
Patologie Flogistico – degenerative.
Costituiscono il campo elettivo di applicazione dell’agopuntura nella patologia
della spalla; con l’ausilio di una corretta rieducazione funzionale consentono
otimi risultati terapeutici, spesso più rapidi e qualitativamente superiori di quelli
conseguibili con le metodiche terapeutiche tradizionali (FANS, infiltrazioni di
corticosteroidi, ecc.) in totale assenza di effetti collaterali locali e sistemici.
a. Tendinite acuta.
L’esordio è spesso repentino, drammatico, accompagnato da forti algie con
importante limitazione funzionale. Il dolore è riferito alla parte antero-laterale
della spalla ed ha il suo epicentro in corrispondenza della “zona critica”, che è
assai dolente alla pressione, oppure in corrispondenzadella doccia bicipitale. E’
quasi costante l’irradiazione al gomito, ma non al collo ed all’avambraccio. In
caso di tendinite del sopraspinato o dell’infraspinato il dolore è assai elevato
all’inizio dell’abduzione, che può essere quasi completamente impedita. Se
invece il movimento, pur dolorosamente, procede, quando i tessuti infiammati
superano il conflitto con il leg. Coraco-acrominale la parte rimanente
dell’abduzione, nella quale interviene prevalentemente il m. deltoide, risulta più
agevole e meno dolorosa, essendo stato superato l’ostacolo meccanico che la
impediva.
Nella tendinite del capo lungo del m. bicipite la rotazione esterna attiva, seguita
dall’abduzione, è in grado di scatenare vivo dolore locale, con irradiazione
verso il gomito.
Nell’evoluzione del processo fisiopatologico si osserva come a livello della
zona infiammata si depositino Sali di calcio, che possono dare luogo ad una
raccolta di materiale “gessoso” visibile nei radiogrammi come una tenue
opaticità al di sopra della testa omerale.
A causa dei processi flogistici il materiale “gessoso” può fuoriuscire dal tendine
attraverso una breccia che si crea nella sua parte superiore e spandersi sulla
superficie inferiore della borsa sottodeltoidea, interessando in seguito anche la
sovrastante fascia muscolare omonima.
Altra evenienza è rappresentata dalla rottura della borsa sottodeltoidea, che
rimane così infiltrata in parte o completamente dal materiale gessoso, con
importante reazione flogistica ed algica, estesa cranialmente e/o caudalmente.
In tal caso la limitazione funzionale è spesso severa, il dolore diffuso, mentre
localmente appaiono i segni dell’infiammazione, con edema, flogosi ed
ipertermia di grado più o meno elevato. Questo quadro può regredire,
consentendo un buon recupero funzionale dell’articolazione, oppure evolvere
come vedremo in seguito.
Terapia.
Durante la fase di acuzie, che ha un acme di 48-72 ore, è opportuno
immobilizzare la spalla o comunque tenerla a riposo, ricorrendo anche al
refrigeramentodella parte infiammata tramite ripetute applicazioni di freddo
(borsa con cubetti di ghiaccio, compressa di ghiaccio sintetico avvolta in un
panno). La mobilizzazione deve essere intrapresa quanto prima, cioè appena il
dolore lo consente, per scongiurare fenomeni quali la pericapsulite adesiva ed il
blocco articolare con evoluzione verso il quadro di “spalla congelata”.
L’agopuntura, praticata il più tempestivamente possibile, nella fase acuta con
trattamenti ogni 2-3 gg. E poi diradando successivamente fino a ad un
periodismo settimanale, si rivela un formidabile presidio per alleviare il dolore
e favorire una rapida remissione della flogosi acuta e della limitazione
funzionale.
Agopunti:
- Locali: GI 15, TR 14, IT 9, IT 10, ex Jianqian, Ex Jianzhong, ex
Jianneiling, TR 13, GI 14;
- Adiacenti: GI 11, VB 21 (se è presente la dermalgia), VB 20, DM 14 (in
caso di patologia cervicale concomitante), IT 11/14 (dolori
retroscapolari);
- Distali: GI 4, TR 5 (alternati, con De Qi verso la spalla). Punto Ashi tra S
37 e S 38 o ex Subyanglingquan, scegliendo ogni volta il più dolente o
tender. V 58, nei dolori prevalentemente posteriori.
NOTA.
Non si devono assolutamente scaldare gli aghi, i quali, specie a livello locale
devono penetrare profondamente, fin dalla capsula articolare, ed è opportuno
ottenere un De Qi difuso alla regione del dolore. La manipolazione dell’ago
deve essere energica, secondo la manovra di dispersione, ed il tempo di posa di
15-20 minuti, per ottenere il massimo effetto antalgico e decontratturante. A
tale scopo è utile stimolare più volte gli aghi, ogni 5 minuti circa, soprattutto nei
punti locali e adiacenti. Nel blocco acuto, è utile stimolare intensamente,
facendo ruotare la spalla al paziente, eventualmente aiutato da una terza
persona.
b. Tendinite cronica.
Questo quadro clinico spesso rappresenta la base sulla quale si sviluppano gli
episodi acuti ed è caratterizzato da un dolore di tipo cronico, che causa un certo
grado di limitazione funzionale della spalla e spesso fastidiosi risvegli notturni.
L’eziologia è costituita da microtraumi ripetutidi tipo occupazionale, vizi
posturali, esiti di traumi distorsivi, ecc. Il paziente solitamente riferisce dolore
localizzato alla superficie antero-laterale della spalla, che si può irradiare verso
il gomito. L’abduzione è dolorosa, per il conflitto dei tendini infiammati contro
la volta coraco-acromiale, tuttavia possibile e, salvo interessamento del
deltoide, meno dolorosa nella seconda parte. La circonduzione posteriore
passiva è eseguibile senza grossa difficoltà, ma, se forzata al massimo
dall’esaminatoretramite la fissazione della scapola e l’impedimento del
basculamento esterno, può causare vivo dolore quando il braccio sta per
raggiungere la massima elevazione, per poi riprendere normalmente.
Solitamente è presente un certo grado di dolorabilità in corrispondenza dei
tendini dei mm. Rotatori e/o del tendine bicipitale. L’esame radiologico può
rivelare grossolane calcificazioni periarticolari, esiti di pregressi episodi
flogistici non guariti completamente. La tendinite cronica, quando non si ottiene
un completo recupero funzionale dell’articolazione tale da poter effettuare tutti i
movimenti senza la comparsa di dolore, rappresenta una patologia insidiosa, ad
andamento cronico, che può evolvere facilmente nel quadro acuto; altrimenti, in
virtù dei processi aderenziali dovuti alla flogosi cronica ed alle recidive acute,
può evolvere verso il quadro di “spalla congelata”.
Terapia.
Il comportamento da tenersi è pressoché contrario a quello della tendinite acuta.
In questo caso infatti sono utili l’applicazione locale di calore ed una cauta, ma
efficace mobilizzazione della spalla, ovviamente evitando i movimenti
eccessivamente dolorosi, che potrebbero infiamare ulteriormente il tendine o
lacerarlo. L’agopuntura si rivela un formidabile presidio terapeutico per la
risoluzione di questo quadro clinico e spesso, a distanza di qualche mese dal
termine della terapia, è possibile osservare la scomparsa o la riduzione delle
calcificazioni, anche se assai estese e di intensa opaticità. In questo caso è
fondamentale riscaldare, preferibilmente con moxa, i punti GI 15 e TR 14 che
devono essere infissi profondamente, fin sulla capsula articolare, con braccio
abdotto. La reazione a tale manovra è rappresentata da una netta
vasodilatazione, che si osserva a livello cutaneo, ma che avviene anche in
profondità: questo fattore è verosimilmente in grado di favorire la risoluzione
del processo flogistico cronico. Il contemporaneo trattamento della colonna
cervicale, se interessata, è ugualmente essenziale. Le sedute possono essere
effettuate ogni 3-4 giorni per i primi 10-15 giornie poi settimanalmente per un
totale di 5-10 applicazioni, a seconda della severità del caso.
Agopunti.
Vedi tendinite acuta
Capsulite o pericapsulite adesiva (spalla congelata).
Rappresenta l’esito di un’affezione di tipo algico della spalla, oppure segue un
periodo di immobilizzazione o inattività della spalla (esiti di traumi o ictus), ma
a volte è successiva anche ad infarto del miocardio, oppure a sofferenze
viscerali o delle radici nervose cervicali, che possono interessare la spalla per
via riflessa. L’evoluzione dei vari quadri fisiopatologici verso la “spalla
congelata” è lenta e sembra avere come base il dolore stesso, che causa spasmo
vasale e muscolare, cui seguono ipossia e riduzione del movimento articolare.
Anche l’”habitus” mentale del paziente ha la sua importanza, poiché la spalla
congelata spesso colpisce soggetti di temperamento ansioso-depressivo,
desiderosi di proteggere la parte malata con l’immobilizzazione volontaria e
non disposti a sopportare l’inevitabile dolore che comporta l’uso della spalla ed
una sua cauta mobilizzazione. I fenomeni flogistici, quindi, seguiti dal
vasospasmo e dal miospasmo, fanno si che un essudato ad elevato contenuto
proteico si accumuli all’interno dell’articolazione e nei vari tessuti molli
periarticolari: l’esito naturale di questo processo è rappresentato dalla
formazione di aderenze tra le varie strutture anatomiche ed all’interno
dell’articolazione, da cui i termini “capsulite adesiva” e “pricapsulite adesiva”.
Il quadro clinico evolve più o meno lentamente ed esita in una immobilità
pressoché totale dell’articolazione o comunque in una importante limitazione
funzionale della stessa. Il dolore è assente solamente in condizione di
immobilità ed il paziente tende a mantenere il braccio addotto contro il tronco,
in posizione di rotazione interna; l’effettuazione di qualsiasi movimento causa
dolore e si osservano sempre intense reazioni di difesa nei confronti della
mobilizzazione passiva.
La “spalla congelata” tende a migliorare, però in tempi lunghi (fino a 1-2 anni),
ed il recupero funzionale spontaneo non è mai completo, residuando spesso
notevoli limitazioni del movimento dovute alle aderenze che imbrigliano le
varie componenti articolari.
Terapia:
Il ruolo dell’agopuntura nel trattamento della pericapsulite adesiva è assai
importante, sia a livello preventivo, intervenendo durante l’evoluzione della
patologia ed impedendone l’evoluzione infausta, che nel recupero funzionale
dell’articolazione bloccata.
Essa, agendo direttamente sul miospasmo, il vasospasmo e la componente
algica, consente un ripristino del trofismo regionale e, soprattutto, un certo
grado di mobilizzazione articolare ed il conseguente recupero funzionale. In tal
modo le indispensabili manovre fisiokinesiterapiche e chiroterapiche verranno
effettuate con maggiore efficacia ed i tempi di recupero saranno assai
abbreviati; inoltre il recupero funzionale finale sarà più completo. Tramite
l’agopuntura si può agire anche sulle condizioni psico-emotive del paziante
che, come abbiamo visto, in questo caso sono assai importanti, ottenendo un
effetto di sedazione e di rilassamento. E’ opportuno eseguire trattamenti ogni 34 giorni nei primi 15-20 giorni e poi settimanalmente, fino all’ottenimento di un
soddisfacente recupero funzionale. Se possibile, è opportuno effettuare
l’agopuntura immediatamente prima delle manovre chiroterapiche, le quali
hanno il compito di lacerare o allentare le aderenze e consentire l’effettuazione
dei movimenti: queste sono impedite dalla contrattura dei muscoli e risultano
assai dolorose; vengono rese possibili proprio dall’effetto degli aghi e devono
essere intraprese non appena il paziente è in grado di sopportarle. Gli agopunti,
specie quelli locali e adiacenti, devono essere infissi in profondità e stimolati
più volte ed energicamente, per un tempo di posa di 15-20 minuti. Trattandosi
di “spalla congelata” è intuitivo che l’applicazione della moxa, specie sui punti
locali GI 15 e Tr 14 e GI 14, si rivela di grande utilità.
Agopunti.
Per quanto riguarda la patologia di tipo ortopedico si selezionano gli stessi punti
impiegati nella tendinite acuta e cronica.
A scopo ansiolitico-sedativo si possono stimolare C 7 Shenmen e/o MC 6
Neiguan ed altri agopunti scelti in base al quadro clinico individuale.
Artrosi dell’art. acromio-claveare.
Anch’essa rara, spesso è conseguenza della lacerazione della cuffia dei rotatori:
è più frequente negli sportivi. I radiogrammi mirati sulla rima articolare ne
evidenziano l’irregolarità, mentre nell’esame obbiettivo la mobilizzazione della
spalla provoca vivo dolore in corrispondenza dell’articolazione.
Agopunti:
V. lussazione dell’art. acromio-claveare.
Può essere utile scaldare l’ago infisso in GI 16, allo scopo di favorire la
circolazione sanguigna nell’area periarticolare.
Manovre chiroterapiche.
Sono asai utili nei quadri di pericapsulite adesiva e di capsulite retrattile,
quando si creano aderenze tra i vari piani anatomici oppure all’interno della
stessa capsula articolare, ed anche negli altri quadri patologici esitanti in
processi fibrotici che ne limitano l’elasticità.
Le manovre devono essere eseguite gradualmente e con cautela ed hanno lo
scopo di sistendere la capsula articolare ed allentare o lacerare le adeneze
formatesi durante la fase flogistico-essudativa. Spesso il paziente durante la
mobilitazione della spalla accusa vivo dolore, per cui è importante eseguire tali
esercizi subito dopo il trattamento di agopuntura, sfruttandone l’effetto
decontratturante ed antalgico.
I movimenti devono essere effettuati con decisione, come nelle altre manovre
chiroterapiche, ma senza ricorrere ad un uso eccessivo della forza, per evitare
lesioni a carico delle parti molli. La distensione della capsula articolare e dei
tessuti circostanti si ottiene spingendo la testa omerale nelle varie direzioni ed
effettuando trazioni sul braccio con la scapola immobilizzata, in modo da
allontanare la testa omerale dalla cavità glenoidea.
SINTOMATOLOGIA DELLE SINDROMI REUMATICHE.
Si è già visto che le sindromi reumatiche in cui prevale il vento sono a carattere
mobile, quelle a predominanza freddo sono a carattere doloriso, quelle a
prevalenza umidità sono a carattere fisso con parestesie.
Il sintomo comune è perciò l’agoparestesia fissa e mobile, con componente
dolorosa variabile e con riacutizzazione immediatamente prima o durante le
variazioni meteorologiche.
Ma mentre le forme da freddo e da vento peggiorano quando le rispettive cause
cosmiche si manifestano, le forme da umidità peggiorano in concomitanza di
qualsiasi variazione meteorologica.
Le sindromi reumatiche posono acquisire caratteristiche differenziali.
1.Sindrome a predominanza vento:
- le articolazioni sono dolenti ed infiammate;
- i tenditi e i muscoli sono rilasciati;
- sensazione di freddo e caldo;
- polso teso;
- induito linguale bianco o giallo;
- i dolori possono peggiorare col freddo o col caldo.
2.Sindrome a predominanza freddo:
- dolori a localizzazione ben determinata;
- contratture;
- rigidità;
- miglioramento col calore;
- peggioramento col freddo;
- segni infiammatori scarsi o assenti;
- polso lento;
- induito linguale bianco.
3.Sindrome a predominanza umidità:
- dolori fissi;
- edemi e parestesie;
- sensazione di corpo pesante;
- polso scivoloso;
- induito bianco e vischioso.
4.Sindrome ad evoluzione calore:
- articolazioni con evidenti sintomi infiammatori;
- febbre o sensazione di febbre;
- miglioramento col freddo;
- peggioramento col calore;
- polso rapido;
- induito linguale giallo.
Allo stato di cronicità compaiono deformazioni osteo-articolari, atrofie
muscolari, anchilosi con gravi deficit funzionali.
TRATTAMENTO GENERALE SU BASE EZIOLOGICA.
Dallo studio della patologia è chiaro che esiste sempre un fattore endogeno
predisponente che implica un deficit energetico, più o meno intenso e più o
meno profondo, che permette all’energia cosmica di divenire patogena.
E perciò importante un trattamento di tonificazione dell’energia acquisita,
utilizzando uno o più dei seguenti punti, a seconda della diffusione della
sindrome e della compromissione dello stato generale:
- 4 GI;
- 7 P;
- 9 P;
- 6 VC;
- 14 VG.
Possono essere, logicamente, utilizzati diversi altri punti che agiscono sia sul
TR medio e sul TR superiore.
Se la sindrome ha guadagnato in profondità il tessuto osseo, o comunque c’è
ragione di ritenere che l’origine della malattia sia riconducibile ad un vuoto di
rene con deficit di energia ancestrale, può essere indicata una bonificazione
diretta del rene; i punti più utilizzati sono i seguenti:
- 4 VC;
- 3 RN;
- 4 VG;
- 23 V.
E’ di grande importanza l’uso dei punti chiave dei meridiani curiosi in relazione
alla localizzazione della forma reumatica.
Un trattamento dell’energia mentale può essere indispensabile qualora si abbia
ragione di ritenete che la causa iniziale risieda in uno stato ansioso depressivo
più o meno palese.
TRATTAMENTO
IN
RAPPORTO
ALL’ARTICOLAZIONE
INTERESSATA.
Articolazione della spalla
Meridiano principale dell’IG-Shou-Taiyang.
E’ il meridiano principale più esterno che percorre questa articolazione;
permette i movimenti di retropulsione, rotazione esterna, elevazione,
estensione; si tratta di movimenti di tipo Yang, assicurati dai muscoli sopra e
sottospinoso, grande e piccolo rotondo. Un ostacolo della circolazione
energetica dell’IG comporta l’inibizione funzionale di tali movimenti ed
un’agoparestesia lungo il percorso del meridiano.
Punti locali:
- 9 IG;
- 10IG;
- 11 IG;
- 12 IG;
- 13 IG;
- 14 IG;
- 15 IG.
Punti di comando:
Si possono utilizzare molti punti di comando, tuttavia quello che ci sembra di
gran lunga il più efficace è il 3 IG.
• Si tratta di un punto denominato”Xi” che significa “torrente” e dotato di
elevata energia cinetica.
• Si tratta di un punto “vento” e, quindi, ad elevata energia mobilizzatrice.
• E’ il punto Shu indicato per contrastare l’energia cosmica.
• E’ il punto di bonificazione del meridiano.
• E’ il punto chiave del VG e quindi in sinergismo con lo Yangqiao che ha
come punto chiave il 62 V.
Il 62 V, dietro forte manipolazione, è in grado di risolvere un blocco antalgico
dela spalla; infatti, lo Yangqiao si anastomizza al 10 IG, ma anche al 15 e 16
IG.
Meridiani secondari dell’IG che si chiama Shu-Taiyang.
Il meridiano tendino-muscolare dell’IG ha il suo punto d’intersezione al 10 IG.
Per il trattamento si usano i seguenti punti:
- 1 IG punto Ting distale;
- punti dolorosi (A Shi);
- 13 VB e 8 E, punti di unione.
Il Luo longitudinale dell’IG, in pienezza da causa cosmica, può determinare una
sindrome dolorosa della spalla, di regola associata al gomito con impotenza
funzionale.
Meridiano principale del TR Shou-Shaoyang.
Interessa la parte laterale della spalla; permette i movimenti di abduzione,
rotazione esterna, elevazione, assicurati dal tricipite.
Punti locali:
- 13 TR;
- 14 TR;
- 15 TR.
Punti di comando:
- 3TR;
-5 TR.
Meridiani secondari del TR – secondari Shu-Shaoyang
Il meridiano tendino-muscolare del TR può dare una sindrome dolorosa alla
spalla; il trattamento è il seguente:
- 3 TR;
- 1 TR;
- 13 VB e 8 E punti di unione;
- punti dolenti.
Meridiano principale del GI-Shou-Yangming.
Interessa la parte antero-laterale della spalla e del braccio.
In caso di aggressione cosmica il paziente ha difficoltà a sollevare il raccio
come pure a rotarlo internamente; l’algoparestesia interessa la parte anteriore
della spalla.
Punti locali:
- 14 GI;
- 15 GI;
- 16 IG.
Meridiani secondari del GI Shou-Yangming.
Il meridiano tendino-muscolare del GI ha un punto di inserzione al 15 GI.
Trattamento:
- 11 GI;
- 1 IG;
- 13 VB e 8 E, punti di unione;
- Punti dolorosi (A Shi).
Il meridiano Luo longitudinale del GI pass per la spalla anastomizzandosi col
15 GI.
Il meridiano del GI può dare dolori alla spalla; può essere dolente anche il
punto 1 P.
Trattamento:
- 1 GI all’opposto;
- 11 P all’opposto;
- 3 o 4 GI omolaterale, associato al 9 P;
- Punti dolenti.
Meridiano principale del polmone-Shou-Taiyin.
Punti locali:
- 2 P;
- 1 P, come punto Mu del polmone, è indicato nei trattamenti interni;
- punti di comando;
- 5 P;
- 9 P.
Meridiani secondari del polmone.
Il meridiano del polmone si anastomizza al 15 GI e può causare dolore alla
spalla.
Trattamento:
- 11 P;
- 9 P;
- punti dolenti;
- 22 VB e 23 VB punti di unione.
Meridiani curiosi.
I meridiani curiosi Yangqiao e Yangwei sono frequentemente interessati nella
patologia della spalla; lo Yangqiao si anastomizza ai punti:
- 10 IG;
- 15 GI;
- 16 GI.
Lo Yangwei si anastomizza ai punti:
- 10 IG;
- 21 VB;
- 15 TR.
FIOR DI PRUGNO
Regioni da trattare:
1) Entrambi i lati da C5 a C7 e da D1 a D4;
2) La zona periferica dell’articolazione colpita;
3) Le zone anteriore e laterale del braccio colpito;
4) Le regioni nucale e sacrale in caso di dolore severo;
5) La spina della scapola e entrambi i lati da D5 a D10 in caso di deficit
motorio della spalla;
6) Entrambi i lati da D7 a D12, la regione lombare e le zone anteriore e
laterale dell’arto affetto in caso di ipo-atrofia muscolare;
7) Sanguinamento locale in caso di intorpidimento.
AURICOLOPUNTURA
29 OCCIPITE – 37 VERTEBRE CERVICALI – 63 CLAVICOLA – 64 ART.
SCAPOLOOMERALE – 65 SPALLA – 55 MENTALE – 13 SURRENE.
BIBLIOGRAFIA
Trattato di agopuntura e di medicina cinese ,G.Di Concetto L.Sotte L.Pippa M.
Cuccioli UTET 2001.
Agopuntura clinica nella patologia muscolo-scheletrica Piero Ettore Quirico
UTET 1998
Reumatologia in medicina tradizionale cinese Dott. Duccio Petri
Nguyen Van Nghi e Mai Van Dong Semeiotica e terapia nella medicina
energetica orientale.