Dal fondovalle alle vette - Istituto Comprensivo “Borgo Valsugana”

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Dal fondovalle alle vette - Istituto Comprensivo “Borgo Valsugana”
Istituto Comprensivo di scuola primaria e secondaria di primo grado
“Borgo Valsugana”
DAL FONDOVALLE ALLE VETTE
Raccolta di attività didattiche realizzate o da realizzare sul tema della montagna
PROGETTO SCUOLA MONTAGNA - P.A.T.
Istituto Comprensivo di scuola primaria e secondaria di primo grado
Borgo Valsugana
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Dirigente scolastica: dott.ssa Franca Cavasin
Coordinatore al progetto: prof. Andrea Bernardo
Autori degli interventi:
prof. Carla Soriani; prof.ssa Michela Sordo; prof. Marco Galvan; prof. Andrea Bernardo
prof. Fabrizio Cunial, prof.ssa Margherita Fabris, maestra Nadia Dalmaso, maestro Giovanni
Broilo
Collaboratori ed esperti:
Elvio Gumina tecnico informatico, Sergio Boschele segreteria WWF Trentino-Alto Adige, Walter
Tomio guida dell’Oasi WWF di Valtrigona
Dal piano d’istituto vengono individuati alcuni obiettivi trasversali. Il progetto Scuola-Montagna può
rappresentare un utile mezzo per il loro raggiungimento :
L’alunno sa rispettare i compagni superando le differenze
sa instaurare rapporti corretti e di collaborazione con tutti i compagni
sa riconoscere ed apprezzare le qualità dei propri compagni
sa essere corretto e leale nel gioco
sa a collaborare con i compagni
sa rispettare i compagni superando e valorizzando le differenze
sa tener conto delle esigenze altrui
sa rispettare gli spazi e le regole comuni
conosce le regole e sa adeguarsi ad esse
sa lavorare in piccoli gruppi, mirando all’aiuto, al rispetto reciproci ed alla produttività
sa confrontarsi con gli altri e sa dar conto delle proprie posizioni
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Borgo Valsugana guarda le sue montagne: Il campanile settecentesco opera dell’architetto veneziano
Tommaso Temenza (1741 – 1760) della Pieve della Natività di Maria con panorama delle montagne.
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IL PROGETTO SCUOLA MONTAGNA
Delibera di Giunta Provinciale n. 1510 del 20 luglio 2007:
il curriculum scolastico, dalla scuola primaria alle superiori, verrà
arricchito con l’inserimento di esperienze di avvicinamento concreto alla
montagna per legare maggiormente i ragazzi al proprio territorio,
renderli consapevoli delle potenzialità che la stessa offre,
vivere in modo più diretto la natura e apprezzare i valori fondamentali che la
montagna sa trasmettere …
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Grazie Montagna!
Grazie montagna per avermi dato lezioni di vita,
perché faticando ho imparato a gustare il riposo,
perché sudando ho imparato ad apprezzare un
sorso d’acqua fresca, perché stanco mi sono
fermato
e ho potuto ammirare la meraviglia di un fiore,
la libertà di un volo di uccelli,
respirare il profumo della semplicità,
perché solo,
immerso nel tuo silenzio,
mi sono visto allo specchio
e spaventato ho ammesso il mio bisogno di verità
e amore, perché soffrendo ho assaporato la gioia
della vetta percependo che le cose vere,
quelle che portano alla felicità,
si ottengono solo con fatica,
e chi non sa soffrire
mai potrà capire.
Battistino Bonali (1992)
Questi versi del poeta scalatore Battistino Bonali sono anche le parole dell’inno dedicato alla Missione “Operazione
Mato Grosso”. Nella bellezza di questi versi vi è l’essenza di un’esperienza altamente formativa come quella dell’andare
montagna. Si ringrazia, per la gentile segnalazione il dott. Mario Gianpiccolo , medico pneumatologo della missione e
prezioso collaboratore al Progetto salute del nostro istituto.
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OBIETTIVI GENERALI:
saper creare un rapporto con se stessi
(ad esempio, saper stabilire i propri limiti)
saper creare un rapporto con gli altri
(saper condividere delle esperienze, dei beni, delle
sensazioni)
saper rapportarsi con l’ambiente
(saper adattarsi a condizioni difficili privati dei supporti
tecnologici)
saper fare tesoro di ciò che si osserva e di ciò che si ascolta
costruire la propria identità all’interno di una comunità
umana, dove ci si riconosce e si è riconosciuti attraverso lo
studio del territorio dove si vive, si cresce, si impara
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Motivazioni e considerazioni introduttive
.. .. le bellezze naturali sono parte vitale dell’eredità culturale umana non meno delle bellezze manufatte, e
che il piacere che deriva dall’ascoltare il canto degli uccelli in un bosco di primavera o nel guardare un branco
di camosci che si arrampica su per un ghiaione dolomitico è importante, agli effetti della salute dello spirito,
quanto il piacere che si può trarre da un quartetto di Beethoven, da una canzone popolare o da un quadro di
Rembrandt
Robert Fitter (1981 - ricercatore naturalista)
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L’ambiente montano che caratterizza i margini della Valsugana, valle prossima
all’area dolomitica, costituisce la straordinaria opportunità di disporre di un
laboratorio naturalistico, nonché di un’immensa palestra, e volendo anche di un
libro di storia all’aperto. Un ambiente di straordinaria bellezza, in un susseguirsi
continuo di pendenze, di pianori, di risalite, dove poter fare esperienze uniche e
indimenticabili. Ma, soprattutto, è dove poter individuare un riferimento che
permetta di avere chiara l’idea di bellezza, di benessere, di appagamento dei sensi e
della mente. E’ necessario partire dalla considerazione che il concetto di bello e di
armonico costituisca, come evidenziato dalle neuroscienze, una sensibilità acquisita,
frutto di un processo pedagogico che trae origine dalle prestazioni dei nostri sensi,
dove il nostro cervello svolge l’insostituibile ruolo di mediatore. Per questo è
necessario costruire un modello di riferimento attraverso uno studio intraterritoriale
e interterritoriale; quindi, osservazioni che comprendano situazioni diverse
all’interno del territorio in cui si trascorre la propria esistenza, create da bellezze
naturali ed artistiche, ma anche da situazioni di degrado, da alterazione prodotto di
attività umane non rispettose dell’ambiente, per fortuna quasi sempre limitate al
fondovalle. Salendo o comunque allontanandosi dai centri antropizzati, si può
imparare a percepire quel senso di beatitudine che solo di un paesaggio naturale è in
grado di offrire, o di un opera d’arte che comunque ne imiti i tratti. E’ necessario
anche un confronto con altri paesaggi, seppur simili, dove sia possibile trovare la
molteplicità di situazioni e aspetti che solo l’ambiente montano tipicamente offre. Di
qui la necessità di trattare ……la montagna degli altri. E tutto questo, come è facile
comprendere, con il semplice intento di contribuire alla creazione in ciascun alunno
di quel senso di appartenenza ad un territorio, sentito quindi come proprio, che è
indispensabile per la costruzione di una coscienza identitaria, quale valido contributo
alla prevenzione degli stati di disagio.
I percorsi da effettuare con le classi prevedono come unico sistema di spostamento
l’uso delle gambe o della bicicletta. E questo naturalmente quando non sia
necessario raggiungere località altrimenti troppo lontane. Ma perché solo a piedi o in
bicicletta? Perché questo tipo di spostamento permette dei tempi umanamente
accettabili, tanto da consentire di osservare il mutare del paesaggio, di sentire la
fatica e alla fine di sentirsi soddisfatti di quanto si sta facendo. Inoltre, il senso di
benessere che ne deriva accentua le capacità sensoriali al massimo della loro
efficienza. Quindi apprendere in questo mare di sensazioni diventa più facile e
significativo.
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La foto ritrae lo scalatore mantovano Fausto Destefani, uno dei “re degli ottomila”. Dall’ambiente
natio, tipico della Pianura Padana, racconta di essersi progressivamente avvicinato alla montagna
inseguendo un mito di bellezza naturale e un sogno adolescenziale di libertà.
LA FATICA DEL CAMMINARE
Camminare è un'attività praticabile da tutti. E’ il modo migliore di andare in
montagna. Attività faticosa ma non estenuante, che consente di sentire il proprio
corpo e di apprezzare le distanze guadagnate un passo alla volta; in totale
autonomia, non si deve fare ricorso a mezzi meccanici, si parte e ci si ferma quando
lo si desidera, si procede al proprio ritmo. Si può camminare da soli o in compagnia,
imparando a conoscere i propri limiti, ma anche prendendo coscienza delle proprie
insospettate possibilità. Camminando si può andare praticamente ovunque e questo
contribuisce a dare un senso di grande libertà. E' gratis e permette, come si è detto di
godere dello spettacolo sempre nuovo della natura. Si può fare una passeggiata di
mezz'ora, di più ore o anche di più giorni . Si impara anche ad essere solidali, a
comprendere le esigenze degli altri. Camminare è un'attività naturale
particolarmente benefica per l'apparato muscolo-scheletrico, il sistema cardiocircolatorio e l'apparato respiratorio. Se praticata con un po' di continuità, riduce
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l'eccesso di grasso e aiuta a prevenire il diabete. Andare a piedi risveglia tutti i nostri
sensi, allontana lo stress, migliora la condizione psico-fisica generale. E' un esercizio
non troppo intenso ma prolungato, ideale per il cuore.
UNA NOTTE IN MONTAGNA
Trascorrere una notte in montagna e potersi svegliare vivi e vegeti, senza essere
entrati per sempre nel mondo delle tenebre è stata certamente un delle grandi paure
da superare agli albori dell’era alpinistica. Notte da trascorrere peraltro necessaria,
se si voleva avvicinare le vette e tale avvicinamento necessitava di più giorni di
cammino. La fantasia popolare da sempre aveva collocato negli orridi recessi delle
montagne deserte ogni sorta di malevole presenze naturali. Passare una notte lassù
equivaleva ad un vero e proprio suicidio. Sempre secondo la diceria popolare, se
qualcuno avesse osato farlo sarebbe poi tornato tra i vivi impazzito dal terrore,
perduto per sempre. La paura della notte da trascorrere in montagna è presente
anche in molti dei nostri ragazzi e il superamento di un tale timore è un significativo
momento di avvicinamento agli ambienti naturali e a tutto quello che essi
rappresentano, sia da un punto di vista della conoscitivo, sia come acquisizione di un
gusto estetico. C’è da dire, che portare una scolaresca a pernottare non è mai cosa
facile, a causa della grande disponibilità di tempo che la cosa richiede e, in
particolare, per la complessità dell’ aspetto organizzativo. Tutto questo non è
facilmente inseribile in una programmazione scolastica, nonostante l’indubbio valore
degli obiettivi da raggiungere.
Tuttavia, qualora le condizioni lo permettessero, è
opportuno arrivare ad una sua realizzazione pratica, superando quanto possibile le
grandi difficoltà, che quasi sempre sono insite negli aspetti legati alla mancanza di
disponibilità a collaborare di molti . Alcune classi prime della secondaria di primo
grado del nostro istituto comprensivo, seppur in una situazione protetta come quella
del Maso S. Giuseppe, in Vallarsa, hanno avuto modo di fare questa esperienza. Ma
sarebbe auspicabile provare ad addormentarsi e a risvegliarsi tra le vette del nostro
territorio. E questo con l’intento evidente di incrementare quel senso di
appartenenza di cui si è dato cenno in precedenza. Una notte in montagna rimane
un esperienza di grande valore pedagogico e umano, forse non convenzionale, ma
che rientra in un moderno concetto di didattica efficace.
COME FAREMO
In occasione di passeggiate a piedi e in bicicletta verranno effettuate delle
osservazioni e raccolti dei campioni da identificare, in modo tale, che al termine dei
lavori, si possano descrivere i vari ambienti montani, da quelli di fondo valle a forte
antropizzazione, alle praterie alpine fino alle creste. La ricerca andrà alla scoperta
dell’area che partendo dalle rive del Brenta, si estende verso l’alto fino a raggiungere
le pareti rocciose del Gruppo dell’Ortigara. Sul versante opposto restando in
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Valsugana, si potranno seguire alcuni sentieri del Massiccio del Lagorai, in modo da
avere un confronto che permetta di valutare le grandi differenze morfogeologiche,
nel podosol e conseguentemente la presenza di specie botaniche erbacee e
arbustive. Da entrambi i versanti si prenderanno informazioni sulle testimonianze
degli eventi bellici della prima guerra mondiale, nonché di vestigia di altri periodi
storici, quali ad esempio i castelli o i ruderi dei castelli eretti per essere le sentinelle
dell’intera valle. Si seguirà in bicicletta il corso del Brenta.
Tutte le uscite e tutti gli incontri saranno precedute da un prologo sul “come si va in
montagna”, comprendente nozioni di fisiologia umana relative all’adattamento al
cammino e all’altitudine, sulla dieta più adatta alle particolari condizioni,
l’attrezzatura richiesta ecc.. Per le scienze naturali, si documenteranno gli alunni sulle
tecniche di osservazione, di raccolta e classificazione dei campioni. Per la musica,
verranno raccolte musiche, canzoni e suoni che raccontino la storia di queste terre,
delle genti che le hanno abitate e le abitano. Al termine, i risultati, saranno esposti
dagli studenti partecipanti, in forma museale o di breve conferenza, quale scambio di
informazioni, esperienze e sensazioni all’interno dell’istituto. Nulla esclude che i
lavori svolti possano costituire un’occasione espositiva anche rivolta all’esterno per
un dialogo con la cittadinanza, secondo un collaudato, ma sempre attuale concetto di
“scuola aperta”. L’attività richiederà la stretta collaborazione dei docenti di scienze,
di educazione motoria, di storia e geografia e di educazione artistica e musicale, in
modo da fornire un quadro percettivo ad ampio spettro. In tal senso, verrà richiesta
la partecipazione di alcuni esperti di vita in montagna: scalatori, guide alpine, membri
del soccorso alpino, storici ed antropologi della montagna , studiosi degli ecosistemi.
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INDICE
Parte prima:
LA NOSTRA MONTAGNA
Attività comune: “Come si va in montagna” – L’attrezzatura e le tecniche necessarie – La dieta in
montagna (docenti di ed. motoria e di scienze)
A piedi attraverso le illustrazioni di Chiletto (classi II scuola secondaria di primo grado) – di Michela Sordo e
Andrea Bernardo
Il sentiero Don Cesare (classi III scuola secondaria di primo grado) - docenti Andrea Bernardo e Giorgio
Galvan
L’Oasi WWF di Valtrigona (classi I - scuola secondaria di primo grado) - di Andrea Bernardo
In bicicletta lungo il Brenta da Borgo fino al “confine” (classi III scuola - secondaria di primo grado) – di
Carla Soriani e Marco Galvan
Suoni e canti della valle ( scuola secondaria di primo grado) – di Fabrizio Cunial
Attività: Una crescita non sempre facile (classi V Sp e classi I SS1g) – pro f. Andrea Bernardo e Elvio Gumina
Parte seconda: LA MONTAGNA DEGLI ALTRI
Il Maso S. Giuseppe sulla montagna di Terragnolo (classi I scuola - secondaria di primo grado) – di Marco
Galvan
I segreti del Lago di Tovel: attività laboratoriale (classi II – SS1g) – prof.ssa Margherita Fabris
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“Come si va in montagna”
Introduzione comune alle attività: l’allenamento alla fatica, l’attrezzatura e le tecniche necessarie
(docenti di ed. motoria e di scienze)
ARGOMENTI
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Impegno fisico del camminare in montagna
Controllo del medico curante
Alcuni concetti che si rifanno alla fisiologia dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e alla
motilità
Allenamento specifico per ogni attività e controindicazioni
Guadagno in benessere psicofisico
MATERIALI
•
•
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Materiale informatico ed audiovisivo sull’argomento.
Modelli del corpo umano (sistema respiratorio e cardiocircolatorio)
Alcuni modelli di scarpe tecniche
Alcuni modelli di zaino
Oggetti utili da riporre nello zaino
APPRENDIMENTO
a) Competenze:
• Individuare le posizioni corrette da assumere per evitare danni alla colonna vertebrale.
• Riconoscere come agiscono i muscoli.
• Individuare le cause che determinano alcune malattie dei muscoli.
• Comprendere e usare la terminologia scientifica.
• Esporre in modo organico esprimendosi con linguaggio chiaro, rigoroso e sintetico.
• Distinguere il linguaggio logico-formale da quello comune.
INSEGNAMENTO
a) Conoscenze:
•
Elencare le parti del sistema scheletrico e definire la composizione del tessuto osseo.
•
Comprendere i vantaggi della posizione eretta.
•
Conoscere e descrivere oralmente e/o per iscritto gli argomenti trattati.
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•
Elencare l’azione dei vari tipi di muscoli.
•
Definire le funzioni del sistema muscolare.
•
Spiegare come lavorano i muscoli.
•
Conoscere le malattie più comuni del sistema muscolare.
b) Abilità:
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Porsi problemi.
Formulare ipotesi.
Verificare/falsificare ipotesi.
Schematizzare risultati.
Dedurre conseguenze.
Gestire gli errori.
Riconoscere i dati di un’esperienza.
Cogliere il significato dei fenomeni studiati e osservati.
Individuare gli aspetti rilevanti di una situazione e/o di un fenomeno.
Riconoscere i fenomeni studiati e osservati a scuola, nella vita quotidiana e in montagna.
Cogliere analogie e differenze.
Classificare secondo criteri.
valutare qualitativamente (per stima) e misurare ) Abilità:
Porsi problemi.
Formulare ipotesi.
Verificare/falsificare ipotesi.
Schematizzare risultati.
Dedurre conseguenze.
Gestire gli errori.
Riconoscere i dati di un’esperienza.
Cogliere il significato dei fenomeni studiati e osservati.
Individuare gli aspetti rilevanti di una situazione e/o di un fenomeno.
Riconoscere i fenomeni studiati e osservati a scuola, nella vita quotidiana e in montagna.
Cogliere analogie e differenze.
Classificare secondo criteri.
valutare qualitativamente (per stima) e misurare
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A PIEDI
Prima autovalutazione sul proprio stato di forma scegliendo un sentiero di montagna con pendenza
tra il 10 e il 25 % o un percorso in ambiente urbano che simuli tale situazione, quindi misurare il
dislivello che si riesce a coprire in 60 minuti.
Camminare in salita impegna a fondo l'apparato cardiovascolare e permette di ottenere da subito un effetto
allenante e dimagrante. Basti pensare che, per ottenere lo stesso effetto in pianura, si dovrebbe correre a 15
kilometri orari. "Solo" camminando in salita si bruciano 350-500 Kcal/ora (in pianura 150-200Kcal). Questo
significa che, in 10 giorni, si perde un chilo di puro grasso. Per questo, non occorre praticare alcun tipo di
dieta.
IN BICICLETTA
Dal punto di vista fisico bisogna calibrare il ritmo in salita e valutare i pericoli della discesa sia come terreno
che cambiamento dello sforzo, il freddo. In salita si consumano più calorie di un qualsiasi altro sport, infatti
pedalare con un buon ritmo è d'obbligo anche sulle salite ripide, se si vuole stare in equilibrio. 500-600 calorie
all'ora consumate.
ALCUNE INDICAZIONI UTILI
Chi abitualmente fa passeggiate in montagna sa che un’attrezzatura adeguata è indispensabile, oltre che per
non patire il freddo (o il caldo), anche e soprattutto per la sicurezza personale.
Una prima regola generale è quella di vestirsi “a cipolla”, vale a dire a strati con più indumenti sovrapposti,
in modo da poter facilmente mettere o togliere uno o più capi, a seconda delle condizioni meteorologiche
che in montagna, sia in estate sia nelle mezze stagioni, possono variare rapidamente.
SCARPE
Devono essere comode e, se facciamo escursioni turistiche poco impegnative e abbiamo caviglie forti,
possono essere scarpe basse da trekking, ma se pensiamo a percorsi più impegnativi, devono essere
scarponcini alti fino alla caviglia. La suola, sia degli uni sia degli altri, deve essere rigorosamente in Vibram
per evitare di scivolare su terreni umidi e ghiaiosi e per avere comunque sempre una buona “presa” su ogni
tipo di terreno. Consigliabile una scarpa in Nabuk con poche cuciture, con rivestimento in Gore-tex. Prima di
partire per un’escursione lunga, è consigliabile provarla su brevi tragitti…il mal di piedi durante la
passeggiata potrebbe farvela ricordare come una delle peggiori esperienze della vostra vita!
CALZE
Non utilizzate calzettoni pesanti di lana che possono facilmente provocare vesciche, bensì quelli in tessuti
appositamente studiati per camminate. E’ importante che non abbiano cuciture vicino alle dita e che siano
un po’ rinforzate nella zona del tallone.
MAGLIETTE
Una prima maglietta, a pelle, con maniche corte deve essere comoda e in materiale tecnico (tipo capilene o
meraklon o polipropilene) per facilitare la traspirazione e asciugare velocemente (ricordate che il cotone ha
caratteristiche esattamente opposte). Una seconda deve invece avere le maniche lunghe; è sempre bene
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avere nello zaino un ricambio e una maglietta con il collo alto da indossare se le condizioni atmosferiche
peggiorano.
PILE
Ne esistono molti modelli: i più comodi sono quelli non troppo abbondanti, con la cerniera davanti in modo
da poterli aprire. E’ bene avere anche un pile più leggero, magari a gilet per situazioni di caldo maggiore.
GIACCA
Deve essere: impermeabile, antivento, traspirante, con tasche e poco voluminosa. Il Gore-tex è il materiale
più idoneo e anche quello più utilizzato. Ne esistono con l’interno che si può staccare: queste consentono di
eliminare un pile dallo zaino e di avere una giacca sia pesante, sia più leggera. Ricordiamo che la mantella
impermeabile non è necessaria in quanto impedisce i movimenti e, in situazioni di vento, fa effetto
bandiera….scomodo e pericoloso!
PANTALONI
Devono essere sempre lunghi e, magari, avere la possibilità di staccare la parte della gamba dal ginocchio in
giù, in caso di soste o di caldo particolare (ma ricordatevi: meglio avere le gambe sempre coperte per una
maggior protezione).
Sono da preferire quelli realizzati in materiale tecnico, che in caso di pioggia asciugano prima e riparano
maggiormente dal vento, rispetto a quelli di cotone.
ZAINO
Deve essere proporzionato all’escursione che andate a fare (quelli da 30/35 litri sono ideali per le gite
giornaliere, mentre se intendete stare via più giorni dovete orientarvi su quelli da 50/60 litri). Devono avere
tasche esterne comode da raggiungere nelle quali mettere ciò che vi può servire (borraccia, pile, guanti,
cambio di magliette ecc.) ed essere leggeri, in materiale impermeabile (la maggior parte degli zaini è
realizzato in cordura), con la possibilità di assicurare una eventuale tenda ed avere uno spazio
(generalmente sotto con una cerniera lampo a parte) per il sacco a pelo. Importante che abbiano uno
schienale ergonomico e un’allacciatura fasciante per la chiusura addominale. E’ importante portare sempre
un coprizaino per evitare di inzuppare il contenuto in caso di acqua forte.
GLI ACCESSORI INDISPENSABILI
Guanti, cappello per il sole o per il freddo, occhiali da sole (da alta montagna se pensate di andare vicino alla
neve dove il riverbero del sole è forte e molto nocivo per gli occhi), binocolo, torcia, ghette (per la neve),
crema solare protettiva, stick per le labbra (sia in inverno per proteggere dal freddo sia in estate per
proteggere dal sole), bastoncini telescopici che aiutano a scaricare il peso e possono tornare sempre utili,
infine un kit da pronto soccorso. E’ bene avere sempre acqua fresca (o bevande calde a seconda del clima) e
viveri a portata di mano.
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LA DIETA IN MONTAGNA
APPRENDIMENTO
a) Competenze:
•
Comprendere e usare la terminologia scientifica.
•
Esporre in modo organico esprimendosi con linguaggio chiaro, rigoroso e sintetico.
•
Distinguere il linguaggio logico-formale da quello comune.
•
Individuare la funzione di alcuni alimenti.
•
Calcolare il valore nutrizionale di alcuni alimenti.
•
Individuare le parti dell’apparato digerente.
•
Individuare le parti che formano un dente.
•
Individuare la funzione di alcuni organi dell’apparato digerente.
•
Individuare le parti dell’apparato escretore.
INSEGNAMENTO
a) Conoscenze:
•
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•
•
•
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•
•
•
•
Elencare le parti del sistema scheletrico e definire la composizione del tessuto osseo.
Comprendere i vantaggi della posizione eretta.
Conoscere e descrivere oralmente e/o per iscritto gli argomenti trattati.
Definire la composizione degli alimenti.
Elencare gli organi dell’apparato digerente.
Spiegare la struttura dei denti.
Elencare alcune malattie dei denti.
Descrivere i processi di trasformazione del cibo.
Elencare le parti dell’apparato escretore.
Elencare alcune malattie dell’apparato digerente.
b) Abilità:
•
•
•
•
•
•
•
Porsi problemi.
Formulare ipotesi.
Verificare/falsificare ipotesi.
Schematizzare risultati.
Dedurre conseguenze.
Gestire gli errori.
Riconoscere i dati di un’esperienza.
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•
•
•
•
•
Cogliere il significato dei fenomeni studiati e osservati.
Individuare gli aspetti rilevanti di una situazione e/o di un fenomeno.
Riconoscere i fenomeni studiati e osservati a scuola nella quotidianità.
Cogliere analogie e differenze.
Classificare secondo criteri.
Dispendio energetico nelle attività ricreative sedentarie e dispendio energetico
nelle attività sportive
ATTIVITÀ ricreative e sedentarie (CALORIE/ORA per kg di peso )
guardo la TV
1,4
leggo ad alta voce
1,5
gioco a carte
1,5
cantare
1,8
dipingo
2,0
gioco a bigliardo
2,0
ATTIVITÀ sportive (CALORIE/ORA per kg di peso)
calcio
6,0-80
danza aerobica
8,6
pingpong
4,0
pallavolo
6,0
tennis
7,8
pallacanestro
7,0
nuoto
5,0-10,0
corsa 15minuti
12,0
ATTIVITÁ (CALORIE/ORA per KG di peso)
escursioni in montagna
(salita, pendenza 15%)
12.5
18
escursioni in montagna
(discesa, pendenza 15%)
escursioni in bicicletta
(andatura moderata)
4.0
5.0
FONTI BIBLIOGRAFICHE
L. Nicodemi, M. Vallinotto – Alimentazione salute e vita- ed. Paramond
Tomasi A., Pizzinini M. – Educazione alimentare per lo sportivo – P.A.T. Assessorato alle attività
sportive 1985
Informazioni tratte dal CD "PRONTI AL PARTY" Regione Lombardia
e dal testo EDUCAZIONE NUTRIZIONALE
Dipartimento di prevenzione Servizio di Igiene degli Alimanti e della Nutrizione Provincia di Sondrio a cura di: Carla Cattone, Monica Schena .
G. Moruzzi – Fisiologia della vita vegetativa – UTET 1978
G. Moruzzi – Fisiologia della vita di relazione – UTET 1978
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A PIEDI ATTRAVERSO LE ILLUSTRAZIONI DI FRANCO CHILETTO
Viene percorso camminando a piedi il sentiero che da Borgo porta a Torcegno e a Telve
visitando alle opere dell’artista e ai panorami che le hanno ispirate
- secondaria di primo grado –
prof.ssa Michela Sordo , prof. Andrea Bernardo
ARGOMENTIi
•
•
•
•
Le opere pittoriche di Franco Chiletto nei comuni di Torcegno e Telve
Le vedute riprodotte dall’artista come erano a quei tempi e come sono attualmente
Il paesaggio alpino frutto del lavoro umano e della natura
Caratteristiche dei microecosistemi alpini: il bosco (giovane, maturo e di protezione), il pascolo, il
campo coltivato
MATERIALI E METODI
•
•
•
•
•
•
Schede cartacee per il confronto tra quanto riprodotto dall’artista e quanto è rimasto del paesaggio
riprodotto (descrizione e informazione scientifica, corredata di foto a colori di ciascuna opera.
Binocolo e macchina fotografica digitale
Lungo il percorso a piedi, vengono individuati i luoghi panoramici che Chiletto ha utilizzato per
lavorare con acquarelli e tempere
I docenti forniscono oralmente spiegazione sulle caratteristiche degli ambienti, fornendo notizie
sull’ecologia di quegli ambienti, sul modo di coltivare al presente ed al passato, usi e costumi delle
genti che vi abitano
Da parte degli alunni viene, a conclusione dei lavori, prodotto materiale informatico di libera
creazione
APPRENDIMENTO
a) Competenze:
•
Saper osservare il mutare del paesaggio attraverso il tempo, valutando i processi storici ed
ecodinamici che sono alla base di tali mutamenti
INSEGNAMENTO
a) Conoscenze:
•
•
•
•
•
•
Che cos’è un ecosistema
Il flusso di energia degli ecosistemi
Catene alimentari e reti alimentari
Le piramidi alimentari
I cicli della materia
Popolazioni e comunità: una trama di relazioni
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b) Abilità:
•
•
•
•
Distinguere la componente biotica da quella abiotica di un ecosistema
Costruire catene, reti e piramidi alimentari
Individuare alcune relazioni tra i viventi
Riconoscere ambienti in equilibrio biologico
Franco Chiletto
Nato nel 1897 a Torcegno Valsugana, nel Trentino, Franco Chiletto si trasferisce a
Milano nel 1922 per iscriversi all'Accademia di Brera. Esordisce nella pubblicità e si
dedica per qualche tempo all'illustrazione di libri per ragazzi prima di iniziare a
disegnare fumetti per il "Corriere dei Piccoli" e l'"Audace". Nella seconda metà degli
anni Trenta pubblica le sue cose migliori su "Topolino", disegnando la lunga serie dei
corsari salgariani e riducendo Alla conquista di un impero, con Sandokan e Yanez.
All'inizio degli anni Quaranta dà vita, su testi di Giovanni Luigi Bonelli, ad Andus e ad
Anubi sulle pagine del "Vittorioso" e alla fine della Seconda guerra mondiale continua
il Dottor Faust di Albertarelli. Poco dopo si ritira in Trentino, dedicandosi alla pittura e
all'affresco di chiese. Franco Chiletto è morto nel 1976.
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Nell’ovale intitolato Torcegno 1920 e nell’opera intitolata
“Ritorno
Ritorno a Torcegno febbraio 1919” possiamo
p
osservare
degli scorci cari all’artista perché gli permettevano di
d
immortalare il suo paese nativo;
nati o; i danni subiti alla propria
casa natale e, ili “Ritorno
Ritorno a Torcegno febbario 1919”,
1919” anche
lo stesso Chiletto che si dirige verso casa.
Un’immagine
gine di Torcegno illuminata dal sole paese natale di Franco Chiletto (sopra) e lo stesso
panorama in una sua opera del 1955.
22
Itinerario
Opere di riferimento
tempi
Quadro “Il maniero dei Telvana”
(1963)
Quadro “Pastorello sui declivi dei
Telvana” (1968)
Confronto tra opere e paesaggi
attuali.
9.00 – 11.00
Quadro “Veduta della chiesetta La
Cappella” (1963)
Quadro “La Cappella in inverno”
(1964)
Quadro “Castel S. Pietro anno
1100” (1963)
11.30 – 12.30
Itinerario
Opere di riferimento
tempi
3. A piedi verso il centro dl paese di
Torcegno.
Quadro “La via della Cappella in inverno”
(1964
12.40 – 13.00
1. Salita al sentiero che porta al
Castel Telvana e al monte Ciolino.
1.
2.
3.
2. Pausa pranzo presso la chiesetta
votiva della Madonna dell’Aiuto,
popolarmente chiamata “La Cappella”
1.
2.
3.
4. Piazza del paese
1.
Tabellone turistico di Torcegno
(1960)
Insegna macelleria 81968)
Casa Furlan con opera pittorica
sulla facciata “Poesie, paesaggi,
atmosfere della località Palua”
(1971)
Quadro “Scene di vita montana
nella conca di Suerta” (1973)
13.00 – 13.30
Itinerario
Opere di riferimento
tempi
5. A piedi verso la Chiesa arcipretale
di Torcegno.
Quadro “Ricordo del paese nativo e dei
giochi d’infanzia” (1970)
13.30 – 14.00
1.
14.00 – 14.30
2.
3.
4.
6. Cimitero del paese
7. A piedi verso la falegnameria del
paese
2.
3.
Opera “La Pietà” sulla facciata
della Cappella
Visita alla tomba di F. Chiletto
Opera murale “Le radici di una
segheria di famiglia (1966)
Itinerario
Opere di riferimento
8. A piedi verso la chiesetta detta “La
Cappella;
Quadro “La Cappella in inverno” (1964)
14.30 – 15.00
1.
15.00 – 16.00
rientro a Borgo 19.00
9. Rientro a Borgo per il sentiero
Con più tempo a disposizione
possibilità di continuare
verso il paese di Telve
2.
3.
Opera murale “Le radici di una
segheria di famiglia (1966)
Tabellone turistico (1965)
Visita Ecomuseo di Telve
10. A piedi verso la falegnameria del
paese di Torcegno
11, Telve - centro
23
tempi
Franco Chiletto e le sue mappe realizzate per le proloco.
24
ANNO SCOLASTICO 2010/2011 – I.C. Borgo Sc. Secondaria di primo grado “Ora e Veglia” - classe II C
1. Quadro “Il maniero dei Telvana” (1963)
RACCOLTA DATI NATURALISTICI
DESCRIZIONE DELL’OPERA
Copertura erbosa (pascolo o prateria alpina)
___________ %
Colore dell’erba -------------------------------------------Specie individuate
……………………………………….. ………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
Annotazioni
………………………………. ………...............................................
…………………………………………………………………………………………
Copertura a cespuglio
___________ %
Colore dominante dei cespugli ----------------------------------------Specie individuate
…………………………... ………………………………………………………………..
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
………………………………….. ………...............................................
…………………………………………………………………………………………….
25
Copertura a bosco giovane
___________ %
Colore dominante del fogliame ----------------------------------------Specie individuate
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
Copertura a bosco maturo
___________ %
Colore dominante del fogliame ----------------------------------------Specie individuate
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
Copertura a bosco maturo
___________ %
Colore dominante del fogliame ----------------------------------------Specie individuate
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
Rocce presenti
___________ %
Colore dominante del fogliame ----------------------------------------Calcaree, magmatiche o metamorfiche
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
Costruzioni e manufatti in genere
___________ %
Colore dominante del fogliame -----------------------------------------
26
Specie individuate
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
RACCOLTA DATI NATURALISTICI
DESCRIZIONE DEL PAESAGGIO ATTUALE
Copertura erbosa (pascolo o prateria alpina)
___________ %
Colore dell’erba -------------------------------------------Specie individuate
……………………………………….. ………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
Annotazioni
………………………………. ………...............................................
…………………………………………………………………………………………
Copertura a cespuglio
___________ %
Colore dominante dei cespugli ----------------------------------------Specie individuate
…………………………... ………………………………………………………………..
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
………………………………….. ………...............................................
…………………………………………………………………………………………….
Copertura a bosco giovane
___________ %
Colore dominante del fogliame ----------------------------------------Specie individuate
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
Copertura a bosco maturo
___________ %
Colore dominante del fogliame -----------------------------------------
27
Specie individuate
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
Copertura a bosco maturo
___________ %
Colore dominante del fogliame ----------------------------------------Specie individuate
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
Rocce presenti
___________ %
Colore dominante del fogliame ----------------------------------------Calcaree, magmatiche o metamorfiche
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
Costruzioni e manufatti in genere
___________ %
Colore dominante del fogliame ----------------------------------------Specie individuate
………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
……….....................................................................................
………………………………………………………………………………………………
28
IL SENTIERO DON CESARE
La percorrenza del sentiero che collega la frazione di Olle nel Comune di Borgo Valsugana alla Valle
di Sella alle pendici del Gruppo dell’Ortigara è un occasione per fare nuove amicizie, per coltivare i
sentimenti migliori, attraverso una serie di esperienze da condividere, verso un indissolubile amore
per la montagna
(classi III - scuola secondaria di primo grado) - prof. Andrea Bernardo, prof. Giorgio Galvan
In collaborazione con il gruppo di educatori dello Spazio Giovani di Borgo e L’Associazione delle
guide alpine del Trentino
ARGOMENTI
• Lo studio dell’ambiente: l’ecologia alpina
• L’equilibrio ecologico e l’intervento dell’uomo
• L’ecosistema montano diviso in microecosistemi
MATERIALI E METODI
•
•
•
•
•
•
a)
•
•
•
Guide alla fauna e alla flora delle Alpi
Materiale informatico
Binocolo e macchina fotografica digitale
Bussola ed altimetro – carte tematiche dell’area
Esperti guide WWF
Materiale informatico a prologo degli argomenti trattati
APPRENDIMENTO
Competenze:
Saper individuare le componenti che identificano un microecosistema
Saper valutare lo stato di equilibrio di un ambiente rispetto ad un ambiente
alterato (biodiversità)
Valutare l’opportunità di proteggere l’integrità di una determinata area, quale
area protetta
INSEGNAMENTO
a) Conoscenze:
• Che cos’è un ecosistema
• Il flusso di energia degli ecosistemi
• Catene alimentari e reti alimentari
• Le piramidi alimentari
• I cicli della materia
29
• Popolazioni e comunità: una trama di relazioni
b) Abilità:
• Distinguere la componente biotica da quella abiotica di un ecosistema
• Costruire catene, reti e piramidi alimentari
• Individuare alcune relazioni tra i viventi
• Riconoscere ambienti in equilibrio biologico
30
L’OAS WWF DI VALTRIGONA
I motivi che portano alla creazione di un’area protetta – i principali ambienti alpini
(classi III - scuola secondaria di primo grado) - prof. Andrea Bernardo
Esperto curatore: Sergio Boschele WWF Italia Trentino-Altoadige
Guida e sorveglianza dell’Oasi WWF di Valtrigona: Walter Tomio
ARGOMENTI
• Lo studio dell’ambiente: l’ecologia alpina (il perché un’Oasi – Il WWF Italia ed il
sistema oasi)
• L’equilibrio ecologico e l’intervento dell’uomo: l’uomo nella malga e le attività
compatibili
• L’ecosistema montano diviso in microecosistemi
MATERIALI E METODI
•
•
•
•
•
•
•
b)
•
•
•
Guide alla fauna e alla flora delle Alpi
Guide all’Oasi di Valtrigona
Materiale informatico
Binocolo e macchina fotografica digitale
Bussola ed altimetro – carte tematiche dell’area
Esperti guide WWF
Materiale informatico a prologo degli argomenti trattati
APPRENDIMENTO
Competenze:
Saper individuare le componenti che identificano un microecosistema
Saper valutare lo stato di equilibrio di un ambiente rispetto ad un ambiente
alterato (biodiversità)
Valutare l’opportunità di proteggere l’integrità di una determinata area, quale
area protetta
INSEGNAMENTO
a) Conoscenze:
• Che cos’è un ecosistema
• Il flusso di energia degli ecosistemi
• Catene alimentari e reti alimentari
31
• Le piramidi alimentari
• I cicli della materia
• Popolazioni e comunità: una trama di relazioni
b) Abilità:
• Distinguere la componente biotica da quella abiotica di un ecosistema
• Costruire catene, reti e piramidi alimentari
• Individuare alcune relazioni tra i viventi
• Riconoscere ambienti in equilibrio biologico
Le malghe dell’Oasi come erano e come sono dopo il recupero e la ristrutturazione alla quale hanno partecipato i
volontari del WWF e la popolazione locale, fra cui l’Associazione dei cacciatori di Telve, con i contributi del PAT (il
disegno è di Gianfranco Tomio).
32
Programma: ALLA SCOPERTA DEI MICROAMBIENTI ATTORNO A MALGA VALTRIGONA
Partenza dal fondovalle e arrivo alle malghe del “Calamento”
Partenza dalla sede scolastica con pulman da 50 posti con due classi viaggianti, ciascuna costituita da non più
di 25 alunni.
Vengono invitati alcuni alunni a descrivere quanto possono osservare viaggiando, dal fondo valle a partire dal
centro abitato di Borgo Valsugana fino agli abitati di Telve e Telve di Sopra: il docente invita a prendere visione
del mutare del paesaggio, cita le vicende storiche che sono alla base delle varie caratteristiche costruttive,
delle attività agro-pastorali ed industriali presenti e passate.
Percorrenza della strada della Val Calamento: l’attività sul mezzo di trasporto è simile a quella del punto b, ma
con ovvi riferimenti agli aspetti agro-pastorali e forestali. Possono, a completa discrezione dell’insegnante,
venire citati alcuni degli avvenimenti della Guerra 1915-1918 che hanno interessato l’area (per narrare
successivamente del lavoro dei “recuperanti”, dell’utilizzo del materiale bellico residuo da parte dei civili locali
e delle modificazioni subite dal paesaggio a seguito delle vicende belliche, delle trincee e delle postazioni
d’artiglieria, ecc.).
Arrivo a Malga Valtrighetta, parcheggio del pulman e proseguendo a piedi divisi in due gruppi: rapida visita
all’esterno delle strutture d’alpeggio e osservazioni sul pascolo e sul bestiame (come è mutato l’alpeggio dei
nostri giorni).
Accoglienza degli esperti del WWF e percorrenza con loro a piedi del sentiero in silenzio, con brevi soste per
rilevare tracce di animali o presenze di fauna e flora.
Arrivo in prossimità della Malga Valtrigona: gli esperti e guide del WWF Trentino fanno una breve storia e
parlano dei motivi che hanno condotto alla creazione dell’Oasi (il WWF-Italia e il sistema delle oasi).
Da queste premesse, sempre con la collaborazione degli esperti WWF, si
comincerà col descrivere l’attuale stato della malga e delle singole
costruzioni. Fornire alcune informazioni di carattere tecnico-costruttivo,
all’apparenza superflue, garantisce al contrario una spiegazione alle
motivazioni essenziali che hanno determinato la creazione dell’area
protetta. La comunicazione deve avere le caratteristiche di una storia
narrata.
Non più di una quindicina di anni fa, l’intera struttura si trovava in un grave stato
di abbandono e di degrado: le costruzioni risultavano crollate, ad eccezione del
“barco”, che presentava ancora il tetto, seppur con numerose falle. Il pascolo era
quasi per la totalità invaso dal rododendro, da altre cespugliacee ed erbacee
nitrofile infestanti. Grazie ai fondi dell’operazione “Benjamino” e ad una cospicua
donazione in denaro, oltre all’interessamento di alcuni giovani volontari
dell’associazione è stato possibile acquistare l’intera area, poco meno di trecento
33
ettari, e inserirla fra le oasi del WWF-Italia, unica sull’arco alpino.
Successivamente i volontari hanno provveduto al recupero del pascolo nella sua
estensione originaria.
Solo con il contributo del P.A.T , tramite i comuni il cui territorio è compreso in
una parte dell’area protetta, vale a dire Borgo, Carzano, Telve e Telve di Sopra, è
stato possibile mettere mano alle costruzioni e nell’anno 2000 inaugurare quella
che è attualmente l’Oasi WWF di Valtrigona. Il recupero e la ristrutturazione
hanno voluto essere rispettosi della tradizione costruttiva, mantenendo quanto
più possibile la tipologia tradizionale della struttura destinata all’alpeggio. A tal
fine, è stato completamente riutilizzato il materiale caduto o le porzioni rimaste
integre della muratura in sasso. Quanto alle capriate ed alla parte lignea in
generale, essa è stata riprodotta integralmente, tenendo conto dell’aspetto che
avevano travi ed assi, frutto di una lavorazione per la totalità eseguita a mano e
quindi non di serie.
34
Tuttavia alcune modifiche si sono rese necessarie tenendo conto della mutata funzione delle costruzioni. Se ad
esempio, in passato sarebbe stato utile fare entrare poca luce all’interno, onde mantenere un ambiente fresco
e libero da mosche, nella funzione attuale è indispensabile garantire una certa illuminazione utile alle nuove
funzioni di studio e lavoro. Per ottenere tale risultato sono state asportate, infatti, alcune assi dei timpani e
sostituite con dei vetri, permettendo alla luce così di penetrare. Uno sguardo d’insieme non coglie
immediatamente tali modifiche, offrendo al visitatore uno splendido esempio di recupero di costruzioni
tradizionali. Il complesso è servito da un impianto fotovoltaico e ospita il centro visitatori, la foresteria, la casa
del guardiano, il deposito attrezzi e gli accumulatori necessari all’impianto fotovoltaico. Al centro, nel prato
35
della malga, circondato da uno steccato in legno, un piccolo orto botanico, ove sono presenti alcune delle più
belle piante che fioriscono in quest’area protetta.
Struttura del sentiero
Un percorso ad anello, a partire dalla malga e attorno alla malga, breve ma significativo, sotto forma di
Sentiero di Interpretazione Ambientale, permette ai visitatori di entrare in contatto con tutti gli elementi
circostanti, integrando sul campo le informazioni ricevute nel centro visitatori. Il percorso si sviluppa ad anello
con una percorrenza totale inferiore al chilometro e con un dislivello di circa cento metri. I punti d’interesse,
dieci in tutto, sono segnalati dalla presenza di cippi numerati di legno infissi nel terreno. Alcune sculture lignee
interpretanti le forme di animali rendono ancora più bello e prezioso il percorso.
1.
L’orto botanico
2.
Gli edifici e il popolo della notte
3.
L’antico sistema di fertilizzazione del pascolo
4.
Il crinale morenico e la valletta pensile
5.
Il pascolo ripristinato
6.
Il torrente alpino
7.
Il pascolo alberato a larice
8.
Il legno morto fonte di vita
9.
Il giardino delle farfalle
10. L’energia del sole
FONTI BIBLIOGRAFICHE
•
•
S. Boschele, S.Mayr, c.Frapporti, G. Tomio, W.Tomio - Alla scoperta dei microambienti attorno a Malga
Valtrigona – ed. WWF Trentino AltoAdige
A. Bernardo, S. Boschele, W. Tomio, G. Tomio - Piccola guida all’ecologia di Valtrigona
- Quaderni del WWF n.8 –
36
MINATORI IN BICICLETTA
UN PERCORSO IN BICICLETTA LUNGO LA CICLABILE DA SCUOLA ALLA MINIERA DI
CALCERANICA
(classe II scuola secondaria di primo grado) - prof. Carla Soriani, prof. Andrea Bernardo, Prof. Marco Galvan –
Partendo dalla scuola secondaria di Grigno si prevede l’andata utilizzando il treno e il ritorno in bicicletta. I
ragazzi della scuola di Borgo potranno, invece, andare e tornare in bicicletta.
DISCIPLINE COINVOLTE: Scienze, Scienze Motorie Sportive, Tecnologia, Educazione Stradale, Storia.
ARGOMENTI:
•
•
•
•
Scienze Motorie Sportive: conoscenza della bicicletta, utilizzo delle piste ciclabili, miglioramento delle
capacità condizionali e coordinative, rispetto dei compagni.
Scienze: velocità media, istantanea e accelerazione, pendenza, conformazione della valle a seguito delle
glaciazioni (il lago di Caldonazzo).
Tecnologia: estrazione mineraria, strumenti e principali tecnologie estrattive.
Storia: storia dell’estrazione mineraria in Trentino, lavori legati all’ambiente montano.
MATERIALI:
•
bicicletta (personale o da noleggiare), casco, cartina cicloturistica e/o altimetrica, carta geologica,
computer da bici (minimo uno), radioline.
METODI:
•
esercitazioni pratiche dell’uso della bicicletta, osservazione del territorio, sperimentazione diretta della
conformazione del territorio, osservazioni dell’ambiente naturale, osservazione dell’ambiente miniera.
APPRENDIMENTO:
•
Competenze: sapersi spostare utilizzando la bicicletta su una ciclovia; saper riconoscere gli elementi
caratteristici dei diversi ambienti naturali in base alle caratteristiche geofisiche degli stessi, connessioni fra
ambiente naturale e sviluppo economico.
INSEGNAMENTO:
Conoscenze:
•
norme che regolano l’utilizzo corretto della bicicletta, malattie del minatore.
Abilità:
•
saper stare in equilibrio in sicurezza su una bicicletta. Saper leggere un tachimetro e un altimetro.
Riconoscere le modificazioni del territorio in base alla sua conformazione. Valutare la flora e la fauna in
ambiente lacustre.
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
Ciclovia del Brenta, Perini, Malvestio, Ediciclo Editore.
37
A BASSANO IN BICICLETTA LUNGO I LUOGHI DELLE GUERRE
UN PERCORSO IN BICICLETTA LUNGO LA CICLABILE DA SCUOLA ALLA CITTA’ DI BASSANO
(classe III scuola secondaria di primo grado) - prof.ssa Carla Soriani, prof. Andrea Bernardo, Prof. Marco
Galvan -
La partenza è prevista in bicicletta da scuola, mentre il ritorno prevede l’utilizzo del treno.
DISCIPLINE COINVOLTE: Scienze, Scienze Motorie Sportive, Tecnologia, Educazione Stradale, Storia.
ARGOMENTI:
•
•
•
Scienze Motorie Sportive: conoscenza della bicicletta, utilizzo delle piste ciclabili, miglioramento delle
capacità condizionali e coordinative, rispetto dei compagni.
Scienze e Tecnologia: velocità media, istantanea e accelerazione, pendenza, conformazione della valle a
seguito delle glaciazioni, sbarramento idrico di Campolongo e il suo generatore eolico, canalizzazione,
terrazzamenti del tabacco.
Storia: conflitti mondiali, trasporto fluviale.
MATERIALI:
•
•
•
•
•
•
bicicletta (personale o da noleggiare)
casco
cartina cicloturistica e/o altimetrica
carta storica dei luoghi
carta geologica
computer da bici (minimo uno), radioline.
METODI:
•
•
•
•
•
esercitazioni pratiche dell’uso della bicicletta
osservazione del territorio
sperimentazione diretta della conformazione del territorio
osservazioni dell’ambiente naturale
osservazione dei resti delle fortificazioni
APPRENDIMENTO:
a)
•
•
•
•
•
Competenze:
sapersi spostare utilizzando la bicicletta su una ciclovia
saper riconoscere gli elementi caratteristici dei diversi ambienti naturali in base alle caratteristiche
geofisiche degli stessi
connessioni fra ambiente naturale e sviluppo economico
sfruttamento energetico dell’ambiente
coinvolgimento della Valsugana nei due conflitti mondiali.
INSEGNAMENTO:
a)
Conoscenze:
• norme che regolano l’utilizzo corretto della bicicletta
• trasformazioni energetiche
38
•
principali eventi dei conflitti mondiali.
b) Abilità:
• saper stare in equilibrio in sicurezza su una bicicletta
• saper leggere un tachimetro e un altimetro
• riconoscere le modificazioni del territorio in base alla sua conformazione
• valutare la flora e la fauna in ambiente lacustre.
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
Ciclovia del Brenta, Perini, Malvestio, Ediciclo Editore.
39
MUSICA E MONTAGNA
PREMESSA
Se la pittura illustra in maniera istantanea, e la letteratura trasforma situazioni ed ambienti in parole, la
musica deve rendere l’idea per sensazioni. Nel caso della montagna, non è pensabile che, ad un dato
passaggio o ad una data struttura corrispondano delle note o una serie di ritmi. Alla musica è richiesto, né
più né meno, di creare, ed ogni volta in maniera diversa, delle sensazioni atte a suscitare emozioni legate ai
vari ambienti alpestri. Nei casi in cui si intuiscono riferimenti all’ambiente alpino, le composizioni risultano
inserite in lavori di ampio respiro. Vediamo allora qualche opera che si distingue, appunto, perché incentrata
sulla montagna.
Mussorgski tratta di un incontro tra diavoli e streghe nel suo Una notte sul Monte Calvo. E’ da credere che
l’autore, piuttosto che al Golgota di cristiana memoria, si riferisse alle aride desolazioni ed all’isolamento del
Mont Ventoux, noto, appunto, con il soprannome di Monte Calvo.
Anche Borodin, riesce a rendere magnificamente l’idea di un ambiente estremamente severo, circondato da
montagne alte e brulle: dal nelle steppe dell’Asia centrale si intuisce la dura vita dei nomadi di un ambiente
assolutamente inospitale.
40
Pastorali, anche se la più celebre è dovuta a Beethoven, sono state composte da diversi autori, e rientrano
nel contesto di opere non propriamente dedicate alla montagna.
Schubert e Wagner conoscevano bene le Alpi. Il primo, nel suo Pastore tra le rocce esalta il suono di un
clarinetto magistralmente accompagnato dall’orchestra che “dipinge” lo sfondo. Il secondo, fa cantare un
uccellino (sia in strumentale che da un soprano) nel Mormorio della foresta, in maniera talmente realistica
da mettere i brividi.
Schumann, invece, nel Manfredo, evoca chiaramente la potenza dei ghiacci dell’Oberland bernese, mentre
Strauss(padre) compone una fantastica Sinfonia delle Alpi, dove il conoscitore si immerge totalmernte e
rivive sensazioni a lui ben note.
Un artista minore, il d’Indy, produce ben tre opere, anche se non eccelse: Poema delle montagne, Giorni
d’estate in montagna e Sinfonia su un tema montano. Anche Dvorak cede al fascino dei monti: in qualche
movimento della Sinfonia del Nuovo Mondo ci appaioni gli scheletrici roccioni dell’Arizona e gli abissali
meandri del Gran Canyon del Colorado, mentre Beck compone l’Innominata, in omaggio ad una grande
cresta del Monte Bianco. La sinfonia della montagna è invece dovuta a Sauguet; essa verrà anche scelta
come colonna sonora per un film di alpinismo.
Vediamo ora , brevemente, quello che da sempre e da molti, è stato ritenuto montanaro ma che montanaro
non è: il coro alpino. In realtà, la musicalità dei valligiani si è espressa, nella quasi totalità, solo attraverso
“villotte”, canzoni più o meno popolari. Le tematiche, poi, sono ricorrenti per tutto l’arco alpino, ed i testi
molto semplici. Si va dai consueti incontri della pastorella con il lupo, a quelli della stessa con il principe o,
comunque, con un personaggio gentile.
Il canto corale, con le sue raffinatezze e come oggi lo intendiamo, trae le sue origini dai monasteri dove i
monaci, indubbiamente ben preparati, perfezionarono l’arte del cantare assieme, approdando poi alla
magnificenza del canto gregoriano.
Le cosiddette canzoni di montagna, eccezion fatta per quelle relative alla tipologia prima citata e qualche
antica valdostana di eccezionale levatura, sono tutte relativamente recenti e quasi tutte scritte e musicate
da maestri di estrazione cittadina.
Una cosa a parte sono le canzoni di guerra. Scritte quasi tutte durante il primo conflitto mondiale, spesso
dagli stessi combattenti, sorte dal fango e dalla neve, da patimenti disumani, ricordano vita ed episodi di
quel tempo. Trasferite poi nei repertori dei vari cori alpini, furono oggetto di armonizzazioni diverse.
SILENZIO E MUSICA
Raccolta di suoni, musica e canti che si richiamano alla Valsugana, alla sua
storia, alle sue passioni ( scuola secondaria di primo grado) - prof. Fabrizio Cunial –
41
MOTIVAZIONI GENERALI
Da sempre l’uomo si confronta e si misura con i suoni dell’ambiente che lo circonda; fin
dalla preistoria ha infatti voluto riprodurre tali suoni con vari strumenti, dai più rudimentali
(ossa svuotate e bucate, sonagli e bastoni sonori) ai più evoluti (didgeridoo australiano,
ocarine).
Ma è nel territorio montuoso che ci si confronta con il padrone del suono, suo antagonista e
suo indispensabile complemento: il silenzio. L’ambiente alpino, si presta molto alla
contemplazione sonora; non solo come mera contrapposizione all’ambiente sonoro
antropizzato, ma come pura esperienza sensoriale basata sulla connivenza di molteplici
stimolazioni a volte inscindibili: profumi, gusti, esperienze tattili, visive e acustiche si
fondono in un’unicuum davvero esclusivo ed autentico.
Ai ragazzi piace per istinto provare su sé stessi la forza di tale magico connubio,
sperimentando varie situazioni che li coinvolgano in modo assai simile alle attività ludiche:
soffiare attraverso uno stelo d’erba, provare il suono di un tronco vuoto, ascoltare il suono
del sibilo del vento attraverso i rami degli alberi, provare l’effetto di echi e risonanze
naturali.
Lo stesso Beethoven, componendo la nota Sesta Sinfonia “Pastorale”, asseriva, pur nella
quasi sordità, di “sentire” i suoni della natura, come esperienza totalizzante, di sensi e di
sentimenti; ecco la prospettiva da cui partire: un semplice registratore, una passeggiata e la
contemplazione della Natura.
Il linguaggio musicale è presto spiegato: suoni e silenzi, contrapposti ma complici.
“Si fece silenzio. Si sentiva solo il masticare e lo sbuffare dei
cavalli e il russare dei dormienti; da qualche parte, lontano,
una pavoncella piangeva e di tanto in tanto echeggiava
il pigolìo delle tre beccacce giunte a controllare
se gli ospiti indesiderati se ne fossero andati;
balbettando dolcemente il ruscello gorgogliava,
ma tutti questi suoni non turbavano la quiete,
non scuotevano l’aria impietrita,
al contrario facevano sprofondare la natura nel torpore”.
[Da La steppa di Anton Checov]
Il silenzio è parte integrante del mondo dei suoni, anche se questa affermazione può
apparire paradossale. Un cinico potrebbe subito obiettare: “Il suono è presenza di vibrazioni,
il silenzio è non-suono, cioè assenza di vibrazioni (o onde)”. Molto spesso viene quindi
associato alla parola “silenzio” il significato diun’assenza, di una “non-vita”. Per contro, i
suoni rappresentano la vita, l’azione. Niente di più sbagliato. Anche il silenzio è una
presenza, esso è parte integrante della vita e quindi ha sempre un significato e un valore.
Jean Paul Sartre ha scritto: “Si stia pure fermi e muti come sassi, la nostra stessa passività
sarà un’azione”1. In realtà, non sappiamo nemmeno se il silenzio assoluto esista. A volte la
presunzione dell’uomo di voler gestire tutto ciò che lo circonda può essere inquietante,
quando viene alla ribalta. Senza sentire l’opinione del suo cane, che
42
di suoni ne sente molti di più, l’uomo ha elaborato un linguaggio, basato su un sistema di
regole, dove il silenzio, insieme ai suoni, rappresenta la “materia prima”.
“Quando pensiamo a cosa sia veramente il silenzio, dobbiamo esaminarlo da due punti di
vista; il primo consiste nel vedere il silenzio con gli occhi umani, il secondo nel vederlo con gli
occhi di Buddha, con l’occhio universale. L’opportunità di sperimentare il vero silenzio si
presenta quando siamo stati spinti in un angolo e non possiamo muoverci nemmeno di un
centimetro. Può sembrare una situazione assolutamente disperata, ma questo silenzio è del
tutto diverso dalla disperazione, perché nella disperazione la fiamma cosciente del desiderio
umano brucia ancora. Il vero silenzio, invece, è quello stato dell’esistenza umana che va al di
là della disperazione”. E questo silenzio, continua il maestro zen Dainin Katagiri, “senza la
vita quotidiana è impossibile”.
43
MATERIALI E METODI
• Registratore per la registrazione d’ambiente
• Impianto di riproduzione hi-fi
APPRENDIMENTO
a) Competenze:
• Individuare, attraverso strumentazioni elettroniche, elementi costitutivi del linguaggio musicale
• Analizzare opere musicali in relazione al contesto storico-culturale
INSEGNAMENTO
b) Conoscenze:
• Specificità di diversi generi e stili musicali
• Come comportarsi durante l’ascolto
b) Abilità:
• Utilizzare strumenti elettronici di registrazione
• Recupero di tecniche d’ascolto precedentemente acquisite
ARGOMENTI:
• Ambiente antropizzato come produttore di rumore (registrazione d’ambiente)
• L’ambiente montano esente da rumori (registrazione d’ambiente)
• Ascolto del silenzio (il silenzio con significato e il silenzio vuoto)
• La fisica del suono
• La trasmissione di tradizioni culturali attraverso il canto (ascolto di esecuzioni di cori alpini)
• La musica del silenzio (J.Cage, musica orientale e filosofie orientali)
• I significati del silenzio nella musica colta: il Requiem, le pause e le corone
• La musica indiana e la contemplazione silenziosa dello strumento
• Come porsi prima di un ascolto (il silenzio significativo che lo precede)
FONTI BIBLIOGRAFICHE :
Achaan Sumedho, Il suono del silenzio, ed. Ubaldini Editore, Roma
44
CHE TEMPO FA
Argomenti sul clima e sulla meteorologia in Valsugana (Trentino Orientale)
condotte nell’ambito delle Attività Opzionali Facoltative della Scuola secondaria di
primo grado dell’I.C. “Borgo”
- prof. Andrea Bernardo, dott. Elvio Gumina –
MOTIVAZIONI GENERALI
Fra i tanti illustri uomini di scienza, anche il biochimico Daniel Bovet, psicobiologo, premio
Nobel inventore dei sulfamidici, ebbe a considerare che lo straordinario periodo storico del
Rinascimento, fulgore di arti e d’invenzioni, sia stato niente altro che il frutto di una serie di
stagioni meteorologicacamente favorevoli. Le belle stagioni portarono a raccolti abbondanti, di
messi e legumi in particolare. Alimenti questi ad alto valore nutrizionale: “Il mangiar bene” si
legava ottimamente allo sviluppo dei cervelli, alla loro capacità di riflettere e di creare. E tutto
questo era null’altro che il risultato di un “buon clima” determinante per uno sviluppo ottimale
delle coltivazioni.
E’ in ogni caso certo che l’uomo abbia guardato fin dai tempi più remoti e con vera
preoccupazione al tempo meteorologico, associandone rapidamente gli eventi al risultato del
suo lavoro di coltivatore e allevatore.
Era infatti fondamentale saper prevedere il verificarsi dei fenomeni, per poter poi prevenirli,
mettendo al riparo il raccolto e riuscendo in questo modo ad evitare le temibili carestie.
I vecchi, nel posto ove hanno da sempre vissuto, sanno ancora guardare al cielo e saperti
dire se pioverà o nevicherà di nuovo, se domani sarà bello o coperto di nuvole. Non sempre ci
azzeccano e ci azzeccavano, parlando dei tempi andati; i saperi della scienza sono naturalmente
un’altra cosa, ma, venendo da epoche in cui il legame con la terra era più forte, in un economia
di sussistenza in cui il prodotto del frutteto e dell’orto era tutto ciò che si poteva mettere in
tavola, provarci diventava fondamentale.
Anche qui , come altrove, i giovani della generazione dei nostri studenti si guardano poco
attorno e raramente trovano il tempo per uno sguardo al cielo, alle nubi che attraversano le
montagne e quasi mai ascoltano la pioggia quando cade. D’altra parte, il progresso tecnologico
e, i progressi della scienza che procedono di pari passo a questi, offrono alcune certezze rispetto
alle previsioni meteorologiche, almeno a breve termine; quindi basta consultare gli appositi siti
per ottenere le informazioni che necessitano.
La variegata conformazione del nostro territorio nazionale, e in particolar modo l’arco
alpino, rende oltremodo difficile fornire previsioni di grande dettaglio; e per dettaglio si vuole
intendere, naturalmente, che si riferiscano ad aree specifiche e relativamente limitate. Di qui la
necessità di compiere misurazioni in loco, assieme al poter fare riferimento a un numero
significativo di stazioni meteo di zona.
La Valsugana è una valle relativamente piccola nelle Alpi Orientali, solcata dal Brenta,
ancora in forma torrentizia. Il solco glaciale che accoglie l’alveo risulta lungo una sessantina di
chilometri, compresi nel territorio della Provincia di Trento. La valle si allunga nel Canal del
Brenta territorio facente parte della provincia di Vicenza. In un tempo non molto lontano era
ricoperta da pascoli e campi coltivati, da boschetti e flora ripale lungo i corsi d’acqua.
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La collocazione climatica dell’area è inseribile in quella fascia la più meridionale, delle tre in cui
si usa suddividere l’arco alpino, denominata “oceanica” in quanto risente fortemente della
vicinanza al mare. Si caratterizza infatti per i relativamente alti valori di umidità con un livello
discretamente elevato di precipitazioni annue.
Un rapido sguardo al panorama della valle coglie i capannoni industriali e le abitazioni che
hanno in buona misura sostituito gli spazi che un tempo erano destinati a coltivi o al pascolo. Le
attuali generazioni sono state allevate grazie all’industria e al terziario ed è solo una ristretta
minoranza che proviene da famiglie occupate in agricoltura.
Perché allora occuparsi del tempo che fa?
Il fatto che gli eventi meteorologici stagionali caratterizzino il clima di un determinato luogo
e che quindi, in quanto tali, possano essere una caratteristica del luogo stesso; ciò significa
come noto entrare in un pieno concetto di appartenenza e di sviluppo identitario. Risulta
fondamentale per la crescita di un individuo conoscere non superficialmente il luogo ove vive;
le caratteristiche del clima e del tipo di eventi meteorici che caratterizzano un luogo di vita e di
lavoro fanno di sicuro anch’essi parte di tale conoscenza. Una seconda ragione per
intraprendere un lavoro di meteorologia a scuola parte da un aspetto di tipo socio sanitario che
va necessariamente a coinvolgere anche i nostri alunni. Il verificarsi o meno di precipitazioni è
condizione necessaria al permanere o meno in aria di particelle sottili. Alle particelle sottili si
legano poi molecole più o meno tossiche presenti anche naturalmente, ma più spesso legate ad
attività umane impattanti. Se ne deduce quindi, che un’indagine meteo può legarsi anche ad un
discorso di educazione e tutela ambientale. Si tratta della consapevolezza recentemente
acquisita di un fenomeno recente o relativamente recente legato agli eventi meteorici: il
permanere di particelle in aria qualora non vi sia del vento, pioggia o neve in grado di
trasportarle a terra. Per tale motivo, nella raccolta dati del nostro programma di lavoro, ci è
parso indispensabile inserire anche l’esame delle microparticelle e dei gas nocivi e questo per
una maggior completezza. I dati sono stati raccolti tramite la centralina APPA presente nel
centro urbano di Borgo, e per la sola CO2 utilizzando il sensore di cui è provvista la stazioncina
meteo collocata sul tetto del nostro istituto.
Del resto, la Valsugana, con le sue caratteristiche orografiche di valle stretta e relativamente
piccola, rappresenta un modello di dinamica dei fluidi assimilabile ad un lago di medie
dimensioni con un tipo di fenomeni praticamente identico. Come noto, all’interno dell’invaso
l’acqua subisce un significativo rimescolamento, acqua più calda che sale e acqua più fredda più
pesante che scende. Un tale fenomeno è limitato a due soli periodi dell’anno, corrispondente
all’incirca alle due medie stagioni: l’autunno e la primavera. Con dinamiche pressoché identiche
si muove anche l’aria all’interno di una superficie ristretta contornata dai monti come è
appunto una valle alpina. Non fa dunque meraviglia il veder comparire, dopo una serie di belle
giornate prive di vento e di precipitazioni, una nebbiolina visibile da una certa altezza che copre
l’intero fondo valle. Tale coltre leggera è come facilmente immaginabile, ciò che rende visibile la
presenza delle numerose emissioni inquinanti. Perché l’aria torni pulita e la visibilità piena
bisognerà attendere una qualche precipitazione o il soffiare dei venti al cambio di stagione.
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Immagine significativa che testimonia l’inevitabile produzione di pulviscolo a causa della
presenza di attività impattanti nel fondovalle.
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ALCUNI CENNI ALLA STORIA DELLA METEOROLOGIA
A dire il vero, a destare l’interesse per gli eventi meteorologici negli uomini non è sempre e solo stata la necessità di
garantirsi il pasto quotidiano (uomini raccoglitori, cacciatori, coltivatori, allevatori). Infatti, e ci dispiace farne menzione,
le previsioni del tempo hanno riguardato anche i piani di battaglia, l’opportunità cioè di dare o meno battaglia e delle
modalità o meno di contrastare il nemico. A tale proposito citiamo il libro I delle Georgiche di Virgilio, in cui si elencano
alcuni segni celesti mandati dal “Padre”, ma anche la Bibbia, che sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento trattano di
meteorologia, seppur in senso simbolico (si leggano rispettivamente Genesi, 7, 11-24 e Luca, 12, 54-56).
L’avvento dei greci porta un contributo importante alla scienza meteorologica, che inizia finalmente ad avere un nome
proprio (meteorologia appunto, da meteòros=fenomeno celeste e logos=discorso), grazie ad Aristotele e al suo celebre
trattato. I greci dedicarono particolare attenzione all’osservazione di numerosi fenomeni atmosferici, come la pioggia o
le nuvole. Sebbene le conclusioni a cui arrivarono i greci stimoleranno gli studiosi medievali – ad esempio Aristofane
scriveva “Sono le nubi e non Zeus a far cadere la pioggia” –, solamente in epoca moderna si inizierà a studiare il tempo
in maniera scientifica. Per tutta l’antichità e il Medioevo infatti, abbiamo frammentate testimonianze di “esperti” della
meteorologia; oltre agli almanacchi medievali e alle tavole astronomiche utilizzate anche per alcune primitive previsioni,
i contributi più significativi arrivano dal mondo arabo, con Avicenna, che inventò un primo rudimentale termometro per
l’aria. Ciò non toglie che l’interesse per l’argomento fosse grande, ma le possibilità di sperimentare e di osservare
empiricamente i fenomeni era alquanto limitata.
L’inizio dell’epoca moderna vede crescere il fermento e l’attività scientifica intorno alla meteorologia, grazie anche alla
creazione dei primi strumenti: Galileo, Padre Castelli e Torricelli inventarono rispettivamente il primo termometro
(1597), il primo pluviometro (1639) e il primo barometro (1643). D’ora in poi, come spiega Di Franco, si passa
dall’osservazione a vista all’osservazione strumentale, misurabile con dispositivi sempre più precisi e affidabili. Si
inaugura così un’epoca di progressive scoperte, il “periodo del barometro” che durerà fino a metà del XIX secolo.
Nella seconda metà del ‘600, e più dettagliatamente a partire dal 1657 per circa un decennio, operò a Firenze
l’Accademia del Cimento, una sorta di scuola operativa voluta da Ferdinando II de’ Medici che radunava sotto di sé un
gruppo di scienziati e studiosi in Italia e all’estero, dando così vita alla prima rete di osservazione meteorologica
internazionale. Scopo principale dell’Accademia infatti, era la registrazione di alcuni dati come la pressione atmosferica,
la temperatura o il vento grazie agli strumenti che lo stesso de’ Medici aveva fatto distribuire in questi centri di
rilevazione (tra i più importanti ricordiamo Firenze – che fungeva come centro di coordinamento-, Milano, Parigi,
Innsbruck e Varsavia).
I progressi ottenuti durante il XVIII secolo furono straordinari, ed un contributo fondamentale lo diedero sicuramente le
prime comunità scientifiche nate in Europa, come la Royal Society in Inghilterra e l’Accademia delle Scienze in Francia,
che realizzarono anche i primi osservatori internazionali. Per quanto riguarda il nostro paese, nel 1763 il Padre gesuita
Ruggero Boscovich diventava direttore dell’Osservatorio di Brera, mentre una ventina di anni più tardi, nel 1780 nacque
la Rete Meteorologica Palatina, realtà tedesca che però venne cancellata dalla Rivoluzione Francese pochi anni dopo.
Un’altra parola d’ordine di questo secolo fu certamente la fisica, che, abbinata ad alcuni celebri empirismi – ricordate
Benjamin Franklin e il suo aquilone acchiappafulmini? – riguardarono lo studio della pressione e della termodinamica.
Franklin fu anche uno dei primi americani che cercò di stilare delle previsioni giornaliere, registrando in maniera
piuttosto dettagliata le condizioni del tempo quotidianamente. Un’altro importante protagonista di questo secolo fu
George Hadley, che per primo spiegò scientificamente la circolazione atmosferica globale nel 1735, basandosi sugli
alisei.
Il XIX secolo si apre con due classificazioni molto rilevanti per la meteorologia moderna. Nel 1802 Luke Howard, durante
una conferenza a Londra catalogò le nuvole secondo una distinzione ancora oggi universalmente riconosciuta; non fu il
primo ad occuparsi dell’argomento (prima di lui Linneo e altri ancora), ma senza dubbio le sue descrizioni resistettero al
passare del tempo poiché più precise ed accurate. Quattro anni più tardi, nel 1806 Francis Beaufort classificò i venti.
Verso la metà del secolo, nel 1843, l’invenzione del telegrafo permise la comunicazione su grandi distanze, e gli
scienziati di tutto il mondo furono in grado di scambiarsi informazioni utili ai loro studi. Ne derivò una seconda
fondamentale conseguenza: la conoscenza di dati meteorologici di varie aree geografiche permise di evidenziare – e
quindi svelare – relazioni tra le manifestazioni atmosferiche in una zona del pianeta con episodi verificatisi in altre
regioni; ad esempio, durante la guerra di Crimea, nel 1854, Le Verrier mise in correlazione la tempesta che aveva
investito la battaglia con una perturbazione che aveva interessato il centro Europa soltanto qualche giorno prima.
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Diventa dunque chiaro a tutti che i fenomeni atmosferici non sono da considerarsi come manifestazioni isolate e a loro
stanti. Anche l’opinione pubblica sembrò apprezzare i vari progressi ottenuti in questo campo, soprattutto grazie ai
servizi che la nuova scienza poteva fornire alla collettività: basti pensare alle previsioni, oppure ai risvolti positivi che lo
studio del tempo e del clima poteva dare all’agricoltura. Verso fine secolo, tra il 1870 e il 1880 si diede vita ad una
grande rete meteorologica sinottica, l'Organizzazione Meteorologica Mondiale, che costituirà le basi della moderna
WMO, agenzia delle Nazioni Unite.
Il XX secolo si aprì con la creazione di molte comunità scientifiche un po’ in tutto il mondo, tra cui ricordiamo la scuola
norvegese di Bjerknes, fondamentale per lo sviluppo della teoria dei sistemi frontali, utilizzata tutt’oggi. Nel 1922 invece
venne pubblicato il volume di Lewis Richardson intitolato “Weather prediction by numerical process”, che attraverso
sistemi di equazioni voleva simulare quello che era il flusso atmosferico e arrivare dunque alla previsione di tali flussi su
base matematica. Il tentativo fu particolarmente apprezzato perché Richardson riuscì ad eliminare dai suoi calcoli tutta
una serie di variabili poco rilevanti, semplificando le equazioni; purtroppo anche in questo modo i calcoli rimanevano
troppo complessi per l’epoca, quando ancora non si poteva fare affidamento sui nostri modernissimi computer! Nel
1925 in Italia nasce il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica, con a capo Filippo Eredia. Gli sviluppi della meteorologia
diventano così sempre più interconnessi alla crescita dell’aeronautica; l’una non può più prescindere dall’altra,
soprattutto se si pensa che a tutto ciò seguì, negli anni ’40 e ‘50, l’impiego della radio, dei radar e dei palloni sonda per
le misurazioni in quota di dati atmosferici, importantissimi per la creazione delle previsioni. Una decina di anni prima
invece, Schmidt, professore tedesco, aveva realizzato delle stazioni meteorologiche mobili sui dei veicoli a motore, per lo
studio dei dati meteorologici in ambito umano. La crescita della scienza è ormai esponenziale: negli anni ’60 i notevoli
miglioramenti tecnologici consentono il lancio del primo satellite meteorologico funzionante, il TIROS-1, indispensabile
per lo studio multi-dimensionale della disciplina.
Oggi, grazie alle nuove tecniche di osservazione e ai modelli climatici ad alta risoluzione, è possibile studiare i
cambiamenti climatici a lungo termine, come ad esempio l’impatto dei gas serra nell’atmosfera, oppure seguire
l’andamento di alcuni fenomeni potenzialmente distruttivi (uragani e incendi, per citarne alcuni) dalla loro formazione ai
loro possibili sviluppi nel corso del tempo.
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L’intervento dei ricercatori del C.N.R. nella scuola primaria di Borgo V. il 16 maggio 2012
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Francesco, Federico, Davide e in fondo Leonardo i quattro studenti della secondaria che hanno preso
parte all’A.O.F. 2011/2012 Che tempo fa. La foto li ritrae intenti a misurare temperatura e pressione
sopra Castel Telvana.
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ARGOMENTI
Ogni intervento della durata complessiva di 110 minuti prevede, successivamente alla trattazione
teorica con l’uso di strumentazione multimediale, prevede: la costruzione e la taratura di strumenti
realizzati con mezzi poveri. E all’esterno dell’edificio scolastico da quattro postazioni significative
poste nel territorio del Comune di Borgo Vals.: raccolta dei dati giornalieri tramite misure della pressione, della
temperatura, dell’umidità, della sulla quantità di pioggia o altezza della neve e valutazioni sulla copertura del cielo e sulla
presenza di vento dalle sei stazioni individuate nel territorio di Borgo Valsugana. Annotazione dati centralina APPA. (n.b.
queste operazioni verranno effettuate sempre nella seconda parte di ciascun intervento in un intervallo di tempo di circa
cinquanta minuti).
1) Panorama sulla Valsugana orientale: l’orografia della valle, le stagioni e gli eventi meteorologici più
frequenti. Raccolta di detti popolari riferiti al tempo e alle stagioni. Terreni permeabili e terreni
impermeabili: le alluvioni nella storia.
2) Dall’analisi della carta topografica della Valsugana vengono individuate sei stazioni da punti
significativi dell’area per compiere sistematiche misurazioni riguardanti la temperatura, l’umidità, la
pressione e l’annotazione sistematica dei dati forniti dalla centralina A.P.P.A. posizionata in
prossimità della stazione ferroviaria di Borgo Centrale relativi alle concentrazioni di CO2, O3, NO2, SO2
e PM10.
3)
L’atmosfera. L’effetto serra naturale e quello artificiale. Il buco dell’ozono. Alcuni semplici modelli
che riproducono l’effetto serra.
4)
La temperatura e le sue variazioni (le variazioni di temperatura nel tempo; l’escursione termica
giornaliera; l’escursione termica stagionale; variazione secondo l’altitudine; l’inversione termica per
radiazione, convezione, da un luogo all’altro alla medesima quota).Costruzione e taratura di
strumenti realizzati con mezzi poveri.
5)
La pressione atmosferica e le sue variazioni (misura della pressione; variazioni dovute alla quota;
variazioni dovute alla temperatura; variazioni dovute alla composizione dei gas presenti).
Costruzione e taratura di strumenti realizzati con mezzi poveri.
6)
L’umidità atmosferica (rugiada, nebbia e foschia, brina, galaverna; misura dell’umidità; variazioni
dovute alla pressione; presenza di vegetazione e di grandi masse d’acqua). Costruzione e taratura di
strumenti realizzati con mezzi poveri.
7)
Il vento (stima e misura del vento, la scala di Beaufort; venti costanti; venti mediterranei e italiani).
Costruzione e taratura di strumenti realizzati con mezzi poveri.
8) Le nuvole (formazione e tipi; classificazione delle nubi sotto forma di tabella). Realizzazione di una
tabella per la classificazione delle nubi.
9)
La pioggia e la neve (come si forma la pioggia, la grandine e la neve; misura della quantità di pioggia;
misura dell’altezza della neve). Costruzione e taratura di strumenti realizzati con mezzi poveri.
10) Fenomeni elettrici ed elettromagnetici. Gli arcobaleni. Realizzazione di modelli di laboratorio.
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11) Le masse d’aria e fronti (fronti caldi, fronti freddi e fronti occlusi; riconoscere i fronti guardando il
cielo; masse d’aria europee). Realizzazione di una tabella sulle caratteristiche del cielo associate a
tempo stabile e tempo variabile. Realizzazione di una tabella con i parametri atmosferici durante lo
sviluppo di un ciclone frontale.
12) I satelliti meteorologici. Lettura di una carta meteorologica. Le previsioni. Il tempo in Italia (le otto
regioni climatiche in Italia; il tempo in Valsugana). Costruzione di una piccola stazione
meteorologica. Valutazioni sul tempo che farà in valle.
13) Incontro con il ricercatore in presenza degli studenti delle classi III della scuola secondaria di primo
grado e delle classi V della scuola primaria di Borgo Valsugana. Intervento degli studenti del gruppo
AOF “Che tempo fa” (breve esposizione del lavoro svolto; descrizione degli apparecchi di misura
costruiti). Intervento del ricercatore (conversazione sul lavoro in corso presso il centro di
biometereologia del C.N.R.; motivazioni e aspettative; gli aspetti umani legati al mestiere di
ricercatore “ … le gioie e i dolori”).
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“Mattinata con un ricercatore”
I lavori in corso presso il centro di biometereologia del C.N.R.; gli aspetti umani legati al mestiere di
climatologo-ricercatore: motivazioni e aspettative, “ … le gioie e i dolori”.
PROGRAMMA PREVISTO PER LA GIORNATA DEL 16 MAGGIO 2012
Ore 8,00 – 8,55 Con le classi V della scuola primaria
•
Il Dirigente scolastico presenta all’uditorio l’intervento.
•
Di cosa si occupa un climatologo e la differenza che esiste tra climatologia e
meteorologia.
•
Le finalità del lavoro svolto, i timori e le speranze per il futuro del pianeta.
Ore 8,55 – 9,50 Con il gruppo di studenti dell’attività facoltativa “Che tempo fa” e le classi V
•
Esposizione del lavoro svolto da parte dei ragazzi dell’AOF: dimostrazioni e descrizioni
degli strumenti realizzati, delle esperienze e delle misurazioni effettuate.
•
Domande sugli argomenti e curiosità rivolte all’esperto da tutti i presenti.
Ore 9,50 – 10,25 Con il gruppo di studenti dell’attività facoltativa “Che tempo fa”
•
Domande sugli argomenti e problemi nati durante l’anno di attività.
Ore 10,25 – 10,40 Pausa per la ricreazione
Ore 10,40 – 12,00 Con le classi III della scuola secondaria di primo grado
•
Il Dirigente scolastico presenta all’uditorio l’intervento.
•
Di cosa si occupa un climatologo e la differenza che esiste tra climatologia e
meteorologia.
•
Gli studi sull’effetto serra naturale: descrizione del lavoro su campo e in laboratorio, le
finalità del lavoro svolto, i timori e le speranze per il futuro del pianeta.
•
Domande sugli argomenti e curiosità rivolte all’esperto da tutti i presenti.
Borgo Vals. 15/03/2012
Il referente al progetto
Prof. Andrea Bernardo
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Uno scienziato a scuola: collaborazione al progetto ACARISS IBIMET CNR
Attività: Una crescita non sempre facile
(Scuola Primaria e Secondaria di primo grado di Borgo)
Possibili effetti all’aumento di concentrazione di CO2 sulla crescita di alcune specie botaniche
endemiche in Valsugana
Prof. Andrea Bernardo, dott. Elvio Gumina I.C. Borgo
Esperti I.B.I.M.E.T. – C.N.R. di Firenze: Luciano Massetti e Francesca Ugolini
SPECIE BOTANICHE IN OSSERVAZIONE
MOTIVAZIONI GENERALI DEL LAVORO
Attraverso lo studio di alcune specie vegetali presenti nell’ambiente alpino, e quindi in habitat caratterizzanti
il nostro territorio, si vuole verificare l’adattabilità di tali specie ad alte concentrazioni di anidride carbonica
atmosferica.
Agli alunni si offre la possibilità di utilizzare il metodo scientifico come strumento d’indagine, affiancati da
dei ricercatori di professione, pronti a fornire loro degli utili consigli e direttive per l’effettuazione del lavoro.
La collaborazione, inoltre, fornisce lo spunto per la formulazione di ulteriori nuove ipotesi verificabili
attraverso l’analisi dei dati. Da questo studio, facendo lavorare la fantasia dei ragazzi si potrebbe arrivare alla
definizione di un modello di possibile scenario futuro, quello appunto che deriverebbe da aumentati livelli di
concentrazione del principale gas serra. Si giungerebbe così a pensare che l’aspetto del nostro territorio
potrebbe risultare profondamente mutato. Tali condizioni faciliterebbero lo sviluppo e la moltiplicazione di
alcune specie a discapito di altre meno adatte alle mutate condizioni.
Il territorio della Valsugana è costituito attualmente da aree a coltivi (meli e piccoli frutti) e da una copertura
boschiva mista aghifoglie-latifoglie fino ai 1600m s.l. circa. Oltre tale altezza si estende la prateria alpina,
caratterizzata da piante perenni acauli, in grado di resistere durante una lunga fase non vegetativa, ai venti
gelidi e alla penuria di acqua liquida. La copertura vegetale potrebbe così cambiare e anche profondamente
se gli attuali mutamenti in corso proseguiranno e alcune specie colturali potrebbero non risultare più come
tali.
Gli alunni utilizzano i metodi della scienza potrebbero arrivare a immaginare un futuro cambiamento
dell’ambiente in cui vivono, rendendosi consapevoli dell’utilità del metodo scientifico quale insostituibile
mezzo d’indagine. La realizzazione del lavoro non si discosta dalla programmazione di matematica, scienze
e geografia prevista nei tre anni di scuola secondaria di primo grado, ma anzi costituisce un’ ulteriore ed
efficace opportunità didattica, evitando l’uso riduttivo dei testi scolastici e una esposizione basata
unicamente sulla teoria seppur supportata da materiale informatico. Di grande importanza saranno le
applicazioni numeriche, come la media aritmetica i diagrammi, testimoniando, in questo modo, l’uso della
matematica come analisi quantitativa dei dati raccolti nella sperimentazione, secondo quanto notoriamente
contemplato da Galileo. Un’ ulteriore elaborazione potrebbe essere quella legata all’analisi della varianza,
da affidare al gruppo di matematica del biennio della secondaria di secondo grado del Polo Scolastico di
Borgo, seguendo il discorso del fare rete territoriale e della continuità tra i vari ordini di scuola
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La stretta collaborazione con dei ricercatori di professione, quali quelli del Centro di Biometeorologia -CNR di
Firenze, fa di questa attività condotta fra le mura di un istituto scolastico qualcosa di estremamente simile al
reale e non una semplice simulazione. Detta collaborazione, inoltre, offrirà agli studenti la possibilità di
documentarsi su un’attività professionale generalmente lontana dagli ambiti scolastici, ma che potrà
costituire per qualcuno una possibile scelta futura.
OBIETTIVI (ABILITA’ DEGLI ALUNNI)
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riconoscere fattori biotici e abiotici nel luogo in cui si vive
classificare secondo un criterio scelto o dato
osservare e descrivere gli adattamenti dei vari apparati delle piante
osservare e descrivere caratteristiche e proprietà macroscopiche di acqua aria e suolo
confrontare fra loro ecosistemi diversi
individuare e descrivere alcune cause dell’inquinamento di aria, acqua, aria e suolo con riferimento
al contesto locale
riconoscere alcune conseguenze dei cambiamenti climatici, soprattutto in relazione ad interventi
antropici
RISULTATI ATTESI (COMPETENZE DEGLI ALUNNI)
•
•
saper riconoscere le principali interazioni tra mondo biotico e abiotico, individuando le
problematicità dell’intervento antropico negli ecosistemi
saper utilizzare il proprio patrimonio di conoscenze per comprendere le problematiche scientifiche
di attualità e per assumere comportamenti responsabili in relazione al proprio stile di vita
DESTINATARI
Alunni della classe I B SS1g di Borgo Valsugana(TN).
PERIODO DI ATTIVITA’
Dalla prima settimana di gennaio alla prima di giugno dell’anno scolastico in corso.
MATERIALI
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materiale necessario a svolgere la dimostrazione sulla pesantezza dell’anidride carbonica in forma
gassosa “l’estintore” (n. 1 candela inserita sul fondo di un bicchiere vuoto, n.1 bicchiere riempito per
¾ di acqua di rubinetto con l’aggiunta di idrolitica)
materiale necessario a svolgere la dimostrazione che una serra di plastica trattiene al suo interno
calore (modello dell’effetto serra:una tortiera in plastica trasparente esposta al sole con un
termometro posto all’interno ed uno esternamente)
lavagna interattiva, materiale multimediale come fonte d’informazione sugli argomenti
strumenti di misura (metro, calibro, bilancia, termometro, termometro massima e minima
barometro)
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stazione meteorologica presente nel giardino della scuola primaria ( con sensore per la misurazione
della concentrazione di CO2
sonda per il CO2 (facoltativa) da inserire in situazione controllata (miniserra) e/o aula di scienze
tabelle per la raccolta dati relativi ai rilevamenti di temperatura e umidità e pCO2
tabella per la raccolta dati sullo sviluppo dei campioni vegetali in esame
vasi in terracotta (biscotto) con terriccio per le piante
argilla espansa per il drenaggio da porre sul fondo dei vasetti
miniserra per il laboratorio di scienze cm 70x70x100 di plexiglas trasparente da 0,7 mm e scheletro
in legno
impianto per l’irrigazione a goccia della serra e della stazione 2 con relativo serbatoio
miniventilatore per il rimescolamento dell’aria interna alla serra
fornello elettrico e scatola metallica come forno per la misura della biomassa (peso secco)
bilancia di precisione per le pesate relative alla biomassa
smalto trasparente per l’estrazione degli stomi dalle foglie e il loro conteggio al microscopio
scotch trasparente per il prelievo degli stomi
portaoggetti in vetro per l’esame e il conteggio degli stomi al microscopio ottico
microscopio ottico
calibri per la misura del diametro del fusto
righelli per la misura della lunghezza delle foglie
carta millimetrata per la misura della superficie fogliare
METODI
Le piantine sistemate in vasi di terracotta (biscotto) provvisti di terriccio con un buon drenaggio per
la Stella alpina e per il Semprevivo, con un terriccio concimato da floricoltura per le plantule di
Roverella.
Anche fuori dalla serra si dovrà verificare al tatto la costante umidità del terriccio e bagnare
secondo necessità. All’interno della serra sigillata sarà invece un mini impianto di irrigazione a
goccia a mantenere umido il terriccio.
Prima e dopo la posa a dimora si liberano grossolanamente le radici dal terriccio evitando di
danneggiarle e si fotografa la parte ipogea e quella epigea di ciascuna pianta, per valutarne lo
sviluppo.
Le piantine invasate verranno posizionate nelle seguenti situazioni e luoghi:
STAZIONE 1
Nell’aula di scienze sotto serra sigillata di plastica trasparente (cm 70x70x100) con mini ventilatore
interno, per il rimescolamento dell’aria, a valori mantenuti a concentrazioni di CO2 (circa 1500
ppm) controllate da un sensore apposito e a temperatura oscillante tra i 20 e i 27 C° esposta alla
luce naturale della finestra. Inoltre, internamente alla serra, sono posti un termometro da interni e
un igrometro per una verifica rispettivamente della temperatura e dell’umidità presenti all’interno.
Campioni posizionati (piante nei vasetti di terracotta con terriccio e argilla espansa per il drenaggio
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dell’acqua): n.2 di Quercus pubescens; n.3 di Sempervivum tectorum; n. 1 di
alpinum.
Leontopodium
STAZIONE 2
Nell’aula di scienze accanto alla serra sigillata di plastica ad una temperatura della stanza
oscillante tra i 20 e i 27 C°, (termometro da interni, affiancato ad un igrometro per la misura
dell’umidità presente). Un mini impianto a goccia garantisce l’irrigazione. Le piante risultano
esposte alla luce naturale della finestra in condizione poco dissimile a quella della stazione 1.
Campioni posizionati (piante nei vasetti di terracotta con terriccio e argilla espansa per il drenaggio
dell’acqua) : n.2 di Quercus pubescens; n.3 di Sempervivum tectorum; n. 1 di Leontopodium
alpinum.
STAZIONE 3
Nel cortile all’aperto della scuola secondaria in situazione protetta dalle mura dell’edificio. Un
termometro da esterni e uno per la temperatura massima e minima permetteranno di rilevare la
temperatura una volta alla settimana alle ore 10,30. Campioni posizionati (piante nei vasetti di
terracotta con terriccio e argilla espansa per il drenaggio dell’acqua): n.2 di Quercus pubescens; n.3
di Sempervivum tectorum; n. 1 di Leontopodium alpinum.
STAZIONE4
Nel cortile all’aperto della scuola primaria in situazione controllata dalla stazione APPA posta nelle
vicinanze e ( dopo trasferimento ) e dalla stazione meteo provvista di sensore per la CO2. Campioni
posizionati (piante nei vasetti di terracotta con terriccio e argilla espansa per il drenaggio
dell’acqua): n.2 di Quercus pubescens; n.3 di Sempervivum tectorum; n.1 di Leontopodium alpinum.
STAZIONE 5
Fatta eccezione per Quercus pubescens, nel orto botanico dell’Oasi WWF di Valtrigona a 1630 m
s.l.m. (Val Calamento). Le piante risultano sottoposte al ciclo naturale non vegetativo – vegetativo
secondo il normale andamento stagionale. Il rilevamento delle temperature è a campione.
Campioni posizionati (piante nei vasetti di terracotta con terriccio e argilla espansa per il drenaggio
dell’acqua): n.3 di Sempervivum tectorum; n. 1 di Leontopodium alpinum.
METODO DI ESTRAZIONE E CONTEGGIO DEGLI STOMI
Si prelevano le terze foglie di ciascun rametto e si spennella con lo smalto da unghie la pagina
inferiore e/o superiore della foglia (a seconda della presenza di stomi in ogni singola specie) circa a
metà della pagina a destra in prossimità della venatura centrale guardando l’intera foglia con il
picciolo rivolto verso l’alto.
Leontopodium alpinum (Stella alpina, edelweiss)
Parametri necessari a verificare l’accrescimento:
58
a) calcolo del rapporto tra area fogliare e area della sezione dello stelo (scansione dell’area
fogliare con utilizzando della carta millimetrata)
b) conteggio del numero delle foglie basali che compongono la rosetta all’inizio e al termine
del periodo non vegetativo e confronto con il valore medio.
c) conteggio del numero degli stomi delle sole foglie con una minor esposizione alla luce (
all’ombra) per mezzo del microscopio.
d) osservazione e confronto tramite immagine fotografica di una stessa pianta valutando lo
sviluppo della parte ipogea ed epigea prima e dopo il periodo d’esposizione (la parte ipogea
viene parzialmente liberata da buona parte del terriccio prima dell’invaso e al termine del
periodo).
e) conteggio del numero di nuove radici (più chiare) e di quelle morte al termine della
sperimentazione.
f) misura della biomassa prodotta (differenza tra il peso secco di un campione “sacrificato” al
termine del periodo e di un campione della medesima specie al termine del periodo
Sempervivum tectorum (Semprevivo)
Parametri necessari a verificarne l’accrescimento:
a) conteggio del numero delle foglie basali che compongono la rosetta all’inizio e al termine
del periodo non vegetativo e confronto con il valore medio.
b) conteggio del numero degli stomi delle sole foglie con una minor esposizione alla luce
(all’ombra) per mezzo del microscopio.
c) osservazione e confronto, tramite immagine fotografica, di una stessa pianta, valutando lo
sviluppo della parte ipogea ed epigea prima e dopo il periodo d’esposizione (la parte ipogea
viene parzialmente liberata da buona parte del terriccio prima dell’invaso e al termine del
periodo).
d) conteggio del numero di nuove radici (più chiare) e di quelle morte al termine della
sperimentazione.
e) misura della biomassa prodotta (differenza tra il peso secco di un campione “sacrificato” al
termine del periodo e di un campione della medesima specie al termine del periodo.
Quercus pubescens (Roverella, Quercia)
Parametri necessari a verificarne l’accrescimento della plantula:
a) calcolo del rapporto tra area fogliare e area della sezione dello stelo (scansione dell’area
fogliare con utilizzando della carta millimetrata)
b) conteggio del numero degli stomi delle sole foglie con una minor esposizione alla luce
(poste all’ombra) per mezzo del microscopio.
c) Misurando la variazione della distanza internodale tra due nodi prescelti del fusto
d) osservazione e confronto, tramite immagine fotografica, di una stessa pianta, valutando lo
sviluppo della parte ipogea ed epigea prima e dopo il periodo d’esposizione (la parte ipogea
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viene parzialmente liberata da buona parte del terriccio prima dell’invaso e al termine del
periodo).
e) conteggio del numero di nuove radici (più chiare) e di quelle morte al termine della
sperimentazione.
f) misura della biomassa prodotta (differenza tra il peso secco di un campione “sacrificato” al
termine del periodo e di un campione della medesima specie al termine del periodo
BIBLIOGRAFIA
•
•
•
•
•
1989 - Simulation of ecophysiological processes of growth in several annual crops di
Penning de Vries, Jansen, Ten Berge e Bakema Ed. Pudoc di Wageningen
1973 - La vita delle piante di Peter M. Ray - Ed. Zanichelli - Bologna
2011 Massetti L., Ugolini F., Raschi A. Isegreti del Bossoleto e della Montagnola – Ibimet CNR Firenze
1992 Casetti S., Tonina C., - Dentro l’inverno (per leggere la natura del Trentino)- Erre Edizioni
1969 Briggs D., Walters M. - L’evoluzione delle piante – il Saggiatore Mondadori Ed.
PERIODO DI COLLABORAZIONE
Il rapporto di consulenza dei ricercatori IBIMET sulle modalità delle osservazioni e della raccolta dati è
previsto durante tutto il periodo da novembre 2012 ad aprile 2013, all’apertura dei lavori tramite
videoconferenza e successivamente con l’invio di dati e segnalazione di eventuali problemi tramite posta
elettronica o comunicazione orale.
A fine aprile 2013 avrà luogo l’incontro, da svolgersi in una stessa giornata (4 ore) dei ricercatori invitati con
gli alunni della I B della SS1g di Borgo Valsugana (TN). In occasione di tale incontro, gli alunni, che avranno
collaborato attivamente alla ricerca, dibatteranno aiutati dagli esperti sulle possibili conclusioni da dare al
lavoro.
Nel rimanente tempo a disposizione, tali risultati verranno illustrati da alcuni portavoce degli studenti della
secondaria ai loro compagni della classi V della scuola primaria e ai loro insegnanti, dando modo di
partecipare anch’essi attivamente al dibattito e riportando le loro considerazioni ed esperienze.
Classe I B SS1g – Istituto Comprensivo “Borgo” – plesso “Ora e Veglia” di Borgo Valsugana (TN)
Docenti coinvolti
•
di Storia e Geografia e di Matematica e Scienze della classe IB della SS1g
•
di area letteraria e scientifico- matematica delle classi V Sp.
Borgo Vals. 22/10/2012
il referente al progetto
Andrea Bernardo
il responsabile tecnico
Elvio Antonio Gumina
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SCHEMA DELLA SERRA
valvola di entrata per lo scaricamento
della bombola diCO2
camera di preriscaldamento CO2
cm 70 -----------------------------
pCO2 -----------------------------
cm 100 -----------
irrigazione
a goccia
Piante ------------piaCO
serra a tenuta stagna
(fogli di plexiglas trasparente da
1mm incollati allo scheletro di listelli
di legno)
61
L’attività di raccolta dati sull’accrescimento delle piante e l’intervento dei ricercatori nell’aula di
scienze della scuola secondaria di primo grado.
62
L’incontro dei ricercatori IBIMET con le classi V della scuola primaria.
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Dettaglio della struttura sperimentale della serra nell’aula di scienze.
Immagine al microscopio di epitelio fogliare e stomi di roverella (Quercus pubescens) realizzata
per il conteggio degli stomi (400 X).
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Il laboratorio scuola-montagna presso la scuola primaria nel
plesso scolastico di Grigno
Le attività didattiche , proposte e svolte nel corso dell’anno, nel plesso della scuola
primaria di Grigno riguardanti l’apprendimento di conoscenze, competenze e abilità
con la relativa comprensione da parte degli alunni circa il territorio e l’ambiente sono
state diverse e varie come stabilite dalla programmazione. Fra queste ne segnaliamo
alcune che da diversi anni sono diventate una consuetudine per il nostro plesso:
• la visita al biotopo di “Fontanazzo”
• la visita al sito archeologico “Riparo Dalmeri”
• festa degli alberi in località “Barricata” sull’Altopiano d’Asiago
sono iniziative che oltre alle specifiche conoscenze, hanno come finalità quella di far
conoscere: l’attenzione , l’apprezzamento e il rispetto verso il territorio sia di
fondovalle come quello di montagna, imparando fin da piccoli a salvaguardarlo ed a
usarlo, migliorandolo dove possibile perché continui a donare a livello economico una
vita dignitosa a coloro che vi abitano. Economia come dice l’etimologia del termine
vuol dire: cura della casa, e chi l’adopera fa economia se la custodisce con rispetto.
L’attuale situazione vede in questi ultimi anni una crescita continua in tutte le scuole
dell’interesse verso le tematiche ambientali, questa sensibilità, senz’altro positiva, non
deve separata da quella che possiamo definire “ecologia umana” e che si fonda sul
65
rispetto della dignità di ogni persona: l’essere umano se per tanti aspetti è simile agli
altri esseri viventi, ha una dignità che gli è propria e che per i credenti viene da Dio.
IL SENTIERO DEI CIPPI
Ancora oggi è possibile ricostruire le vicende umane sull’Altopiano dei
Sette Comuni attraverso la lettura dei segni che l’uomo, con la sua presenza
ha lasciato: sentieri, linee di confine, edifici, resti di accampamenti, …
Uno di questi segni è Il Sentiero dei cippi 1752.
Il Sentiero dei cippi 1752 , formato da oltre trenta cipp, ripercorrendo alcuni
tratti dell’antica linea di confine tra l’Impero d’Austria , che un tempo
governava anche i territori del Trentino, e lo Stato della Serenissima
repubblica di Venezia, che comprendeva anche quel territorio del veneto.
LA MONTAGNA COME SEGNO RELIGIOSO
(scuola primaria di Grigno) ins. Giovanni Broilo
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La Natura che possiamo indicare con vari termini, chiamandola per esempio oceani, mari,
montagne, alberi, fiori ecc. ha da sempre suscitato negli uomini di tutte le epoche sentimenti,
emozioni, sensazioni quali stupore,
stupore meraviglia, paura, terrore. Di fronte a tutto questo nasce
l’interrogativo sul perché essa sia in comunicazione con l'essere umano attraverso un miriade
di segni che l'uomo cerca di interpretare, conoscere e capire.
Nell'antichità, ma non solo, molti segni della natura
natura sono stati letti come presenza o
manifestazione di forze divine.
Per migliaia di anni l'unico modo di interpretare i segni della natura è stato quello religioso.
Attraverso i miti gli uomini antichi hanno cercato l'origine dei diversi aspetti nei quali si
manifesta la natura, nei suoi numerosi fenomeni.
L'avvento nel corso dei secoli del metodo scientifico e l'evoluzione del pensiero filosofico
religioso, quest'ultimo influenzato dal pensiero biblico, ha permesso in parte di rispondere in
modo nuovo
uovo e diverso al desiderio di conoscenza riguardante la natura e i suoi fenomeni.
Il metodo
etodo
scientifico, caratterizzato dall’osservazione, dall’ipotesi e dalla verifica
sperimentale di quest’ultima, non sempre è riuscito e riuscirà anche nel futuro a spiegare
sp
la
complessità degli eventi naturali.
naturali Così frequentemente, l'uomo deve e dovrà ricorrere anche
all'aiuto
to del pensiero religioso che si esprime nelle diverse religioni.
67
In tutte le religioni è fortemente presente la natura; a riguardo Galileo poteva infatti
affermare che esistono due libri che parlano di Dio e si chiamano Bibbia e Natura.
Molto nominata è la montagna: essa è una scuola di vita. Infatti chi sale su una montagna
riceve qualcosa di profondamente umano e di profondamente religioso.
La parola ascensione, che si usa per chi decide di arrivare ad una meta posta in alto, deriva
da ascesi, un termine tipicamente usato nella vita religiosa e spirituale. L'uomo, quindi, non
è chiamato solo a mettersi in relazione con gli altri e con il mondo, ma anche ad ascendere
verso Dio.
La montagna tra gli altri valori è scuola di sacrificio, di coraggio e di virtù. Tutte qualità un
po' in ombra oggigiorno, dove la più piccola difficoltà o frustrazione porta diverse persone
alla depressione. E questo poiché si pretende una soluzione immediata e sempre indolore
agli ostacoli della vita.
Piana di Malcesina: Chiesetta di S. Lorenzo
É una tradizione presente in tutte le scuole primarie del Trentino quella di effettuare verso la
fine dell'anno scolastico la festa degli alberi.
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Nel nostro plesso di Grigno i ragazzi si spostano dalla scuola che è nel fondovalle e per
mezzo del pullman raggiungono la località Barricata che si trova nella zona di Marcesina
sull'altipiano di Asiago.
Da segnalare che da due anni il gruppo classe che frequenta la quinta elementare raggiunge
la meta salendo a piedi lungo un antico sentiero chiamato del Pertega ancor oggi ben
mantenuto sebbene molto meno frequentato.
Percorrendo questa via i ragazzi hanno la possibilità di scoprire varie cose: per esempio
godere di una bella panoramica del fondovalle, approfondire le conoscenze geografiche,
osservare le diverse fasce di vegetazione che comprendono specie arboree che vanno dalle
latifoglie alle conifere. In un passato non troppo lontano questo sentiero veniva usato dagli
abitanti di Grigno e del fondovalle per portare le mucche e le giovenche all'alpeggio. Nel
ripercorrerlo, i giovani scolari possono rendersi conto di quel che significasse la fatica del
lavoro di quei tempi, l’intensità di un lavoro fatto per strappare qualcosa ad una terra tanto
povera.
Lungo il percorso ci sono alcuni punti interessanti come il ponte in legno costruito dagli
alpini con un punto di respiro vicino a un bivacco.
Più avanti lungo il sentiero un capitello dedicato a Sant'Antonio testimonia quanto questo
santo sia stato oggetto di venerazione in Valsugana (aspetto religioso).
Visti i numerosi favori che l'iniziativa ha incontrato anche quest'anno, ci si augura che essa
posa continuare diventando una tradizione per la scuola e per il luogo che la ospita.
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LA MONTAGNA DEGLI ALTRI
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IL MASO S. GIUSEPPE SULLA MONTAGNA DI TERRAGNOLO
SCUOLA NATURALISTICA E PERNOTTAMENTO IN QUOTA
(classi I scuola - secondaria di primo grado) - prof. Marco Galvan
71
Tre giorni al Maso S. Giuseppe: i ragazzi sono coinvolti in varie attività proposte dal museo civico di
Rovereto durante i 3 giorni di permanenza presso il maso, situato nella valle del torrente Leno. In
questa attività si inserisce anche il pernottamento in montagna, momento delicato che rende più
intimo ma anche meno sicuro il rapporto del ragazzo con la montagna.
DISCIPLINE COINVOLTE: Scienze, Scienze Motorie Sportive, Arte.
ARGOMENTI:
a) Scienze Motorie Sportive: trekking, orienteering.
b) Scienze: deondrocronologia, zoologia, geologia, botanica, astronomia.
c) Arte: produzione di lavori manuali con oggetti raccolti nel bosco.
MATERIALI: normale vestiario necessario per un’uscita di tre giorni, scarponcini o scarpe da
trekking, quaderno per appunti.
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METODI: ogni attività è proposta da un operatore del museo civico di Rovereto come
evidenziato nel programma di massima della diapositiva seguente.
APPRENDIMENTO:
a) Competenze: sapersi spostare e orientare attraverso indicatori naturali; saper riconoscere
gli elementi caratteristici dei diversi ambienti naturali in base alle caratteristiche geofisiche
degli stessi.
INSEGNAMENTO:
a) Conoscenze: nozioni di zoologia dei rettili, nozioni di dendrocronologia e botanica, regole
fondamentali dell’orienteering, cenni sulla formazione della valle del Leno, osservazione di
alcuni corpi celesti, in particolare di Giove e delle sue lune.
b) Abilità: osservare e riconoscere diversi rettili, saper datare sezioni di albero, saper usare una
cartina geografica della zona e una bussola, saper osservare con il telescopio, riconoscere le
più importanti costellazioni. Riconoscere le modificazioni del territorio in base alla sua
conformazione. Valutare la flora e la fauna in ambiente montano.
PROGRAMMA DI MASSIMA RELATIVO AI 3 GIORNI A
MASO S. GIUSEPPE
o Giorno 1.
• Mattina: didattica di zoologia su anfibi e rettili
• Pomeriggio: percorso sull’acqua e riferimento alla formazione geologica della
zona, passeggiando lungo il torrente Leno
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• Sera: osservazione notturna di astronomia all’aperto
o Giorno 2.
• Mattina: orienteering con elementi di botanica nel bosco
• Pomeriggio: produzione di un oggetto con materiale raccolto durante l’attività
nel bosco
• Sera: documentari
o Giorno 3.
• Mattina: attività di dendrocronologia al Maso.
• Pomeriggio: rientro.
LA MONTAGNA DEGLI ALTRI
I segreti del Lago di Tovel: attività laboratoriale
(classi seconde – secondaria di primo grado – prof.
Fabris Margherita)
L’attività, che si svolge nell’arco di una giornata,
consiste in un percorso attorno al famoso “lago rosso”
per analizzare l’ambiente lago e gli organismi che in
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essi vivono, attraverso attività pratiche sul campo (con utilizzo dell’imbarcazione) e in
laboratorio (presso la Stazione Limnologica del Museo Tridentino di Scienze Naturali del Lago
di Tovel).
Considerata la particolare storia del Lago, contraddistinta in passato dal fenomeno
dell’arrossamento delle acque, dovuta alla presenza di Tovellia sanguinea, il laboratorio
approfondisce in modo specifico il tema del fitoplancton, cercando di analizzare le probabili
cause della scomparsa del fenomeno.
IL LAGO DI TOVEL E IL PROGETTO SCUOLA-MONTAGNA:
La scelta di effettuare questo tipo di attività è motivata da una serie di obiettivi, che ben si
inseriscono nel panorama del progetto scuola-montagna. Si tratta infatti della conoscenza della
“montagna degli altri” da un punto di vista ecosistemico, mettendo in campo gli strumenti di
indagine propri di chi si occupa di studio dell’ambiente da un punto di vista prettamente
scientifico. L’attività costituisce un interessante approccio alla limnologia, scienza
generalmente sconosciuta alla maggior parte degli
studenti di quest’età.
La limnologia è quella branca dell'idrologia che
studia le acque continentali (o acque interne) ed in
particolare le acque ferme (laghi, paludi, stagni, ecc.).
Essendo la limnologia una scienza sintetica, che
coordina e organizza la cooperazione di numerose
altre scienze (fisica, chimica, biologia, botanica,
zoologia, ecologia ecc.) e che si sforza di integrarne i
risultati entro un quadro generale, ben si presta, da
un punto di vista didattico, ad avvicinare gli studenti
ad una visione più matura dell’ambiente, meno settoriale e legata a singoli aspetti e più
focalizzata sulle relazioni tra i vari elementi che compongono l’ecosistema, in questo caso il
lago.
Il tutto costituisce un importante tassello del progetto scuola-montagna, in quanto offre un
esempio di come lo studio di un particolare fenomeno, significativo anche da un punto di vista
paesaggistico e culturale (ad es. leggenda legata all’arrossamento del lago) possa essere
strettamente connesso al cambiamento dell’uso del territorio, a sua volta dipendente da fattori
economici, sociali e culturali. Una delle ipotesi più accreditate per quanto riguarda il mancato
arrossamento delle acque sembra infatti essere quella che ne individua la causa nella
diminuzione dell’apporto di nutrienti algali, in particolare di fosforo, come conseguenza della
progressiva riduzione delle attività di alpeggio intorno al lago e sulle malghe circostanti.
PROGRAMMA DELL’ATTIVITA’:
Ore 9.00: arrivo dei partecipanti al parcheggio del Lago di Tovel. Breve passeggiata lungo il
Sentiero Lago di Tovel con introduzione sulla morfologia, morfometria e origine del lago.
Ore 9.30: arrivo alla Stazione Limnologica e presentazione con power point delle caratteristiche
limnologiche del Lago di Tovel e del fenomeno di arrossamento.
Ore 10.30: uscita con l’imbarcazione e utilizzo delle strumentazioni limnologiche da campo:
sonda
multiparametrica, disco di Secchi, bottiglia di Patalas-Schiendler, retini da fito- e zoo-plancton.
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Ore 12.00: pranzo al sacco.
Ore 13.00: analisi in laboratorio dei campioni raccolti.
Ore 14.30: discussione: perché il lago di Tovel non si arrossa più?
Ore 16.00: Partenza del gruppo dal parcheggio del Lago di Tovel.
Quota di partecipazione. 7,50 € a studente.
Luogo: Sentiero del Lago di Tovel, Baia Rossa del Lago di Tovel (con imbarcazione), Stazione
Limnologica del Museo Tridentino Scienze Naturali ed eventualmente il Centro Visitatori del
Parco
Naturale Adamello-Brenta.
Enti organizzatori e responsabili.
· Museo Tridentino di Scienze Naturali: Massimiliano Tardio.
· Parco Naturale Adamello Brenta: Chiara Scalfi.
PERIODO DI SVOLGIMENTO:
Ottobre o maggio
ARGOMENTI:
Ecologia: lo studio di un ecosistema lacustre in ambiente alpino.
Limnologia: analisi dell’ambiente lacustre attraverso il rilevamento dei parametri chimico-fisici
dell’acqua, del fitoplancton e dello zooplancton.
Geologia: conoscenza del processo di formazione del lago, della sua morfologia e morfometria
attuali.
Biologia: informazioni su flora e fauna che popolano il lago.
MATERIALI e METODI:
•
•
•
•
presentazioni PowerPoint, imbarcazioni, sonda multiparametrica,
disco di Secchi
bottiglia di Patalas-Schindler, retini da fito- e zooplancton,
microscopio, macchina fotografica
dispense ed eventuali pubblicazioni sul lago
siti internet.
APPRENDIMENTO:
a)Competenze:
•
•
•
•
Osservare, analizzare e descrivere fenomeni appartenenti alla realtà naturale,
formulare e verificare ipotesi, utilizzando semplici schematizzazioni e modellizzazioni.
Riconoscere le principali interazioni tra mondo naturale e comunità umana,
individuando
alcune problematicità dell'intervento antropico negli ecosistemi, con particolare riguardo
all’ambiente alpino.
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•
•
•
Utilizzare il proprio patrimonio di conoscenze per comprendere le problematiche
scientifiche di attualità.
Rilevare dati significativi, analizzarli, interpretarli, sviluppare ragionamenti sugli
stessi, utilizzando consapevolmente rappresentazioni grafiche e strumenti di calcolo.
INSEGNAMENTO:
a)Conoscenze:
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Dati qualitativi e quantitativi
Grandezze variabili e costanti
Misure e sistema internazionale
Procedure d’uso degli strumenti di misura
Incertezza della misura, approssimazione, media aritmetica
Rappresentazioni grafiche
La struttura di una relazione scientifica come tipologia di testo
Classificazioni
Viventi e non viventi
Organizzazione dei viventi
Interazioni (tra viventi e con l’ambiente, adattamento)
Piante e animali caratteristici dell’ambiente lacustre alpino
Biodiversità
Flusso di materia e energia
Intervento antropico e trasformazione degli ecosistemi
Elementi di ecologia
Cause e conseguenze dell’inquinamento e della modificazione dell’uso del territorio
c) Abilità:
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•
Osservare fenomeni e coglierne gli aspetti caratterizzanti.
Individuare grandezze significative relative a singoli fenomeni e processi, identificare le
unità di misura opportune, eseguire misure di grandezze.
Riconoscere e valutare gli errori sperimentali, operare approssimazioni, esprimere la
misura con un numero di cifre decimali significative.
Rappresentare la complessità dei fenomeni in molteplici modi.
Confrontare fatti e fenomeni, cogliendo relazioni fra proprietà e grandezze.
Argomentare le proprie opinioni.
Raccogliere e selezionare informazioni e dati utili alla formulazione di ipotesi sullo
svolgimento di un evento.
Agire sperimentalmente sui fatti per comprenderne le regole.
Produrre testi orali e scritti, relazioni di lavoro e presentazioni schematiche utilizzando
un
linguaggio scientifico adeguato a documentazione di un'esperienza.
Riconoscere gli elementi naturali di vari ecosistemi ( biotici ed abiotici), le loro
funzioni, le principali interazioni, i flussi di energia e di materia.
Classificare secondo criteri scientifici.
Confrontare fra loro ecosistemi diversi.
Osservare e riconoscere i segni dell'intervento antropico sull'ambiente, con particolare
riferimento allo sviluppo socio – economico del territorio.
Analizzare le conseguenze dell'intervento umano sull'ambiente.
Essere in grado di documentarsi sulle problematiche scientifiche ed ambientali.
Saper riassumere gli aspetti fondamentali delle problematiche scientifiche e ambientali.
Essere consapevoli che alcuni comportamenti e atteggiamenti possono avere
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•
•
•
•
•
conseguenze positive o dannose in relazione all’ambiente in cui si vive.
Classificare dati ottenuti in modo sperimentale o da altre fonti.
Organizzare e rappresentare i dati in forma grafica, utilizzando anche strumenti
Informatici.
Interpretare tabelle e grafici
Valutare criticamente le informazioni diffuse da fonti diverse.
POSSIBILI APPROFONDIMENTI:
Confronto con uno o più ecosistemi simili o affini in ambiente alpino di montagna o di
fondovalle, propri del territorio di appartenenza degli studenti (lago, fiume, ecc.). Questa
ulteriore attività dovrebbe avvenire, almeno in parte, per via sperimentale, compatibilmente
con le possibilità e le strumentazioni della scuola interessata.
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BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:
Vittorio Tonolli, Introduzione allo studio della limnologia: ecologia e biologia delle
acque dolci, Verbania Pallanza: Edizioni dell'Istituto Italiano di Idrobiologia, 1975.
www.mtsn.tn.it/stazionelimnologica/
Giovanna Borzaga, Leggende del Trentino, Reverdito, 2008.
Provincia Autonoma di Trento, Piani di studio provinciali – Primo ciclo di istruzione:
Linee guida per l’elaborazione dei Piani di Studio d’Istituto, Bozza, giugno 2009.
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