Lettura «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la

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Lettura «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
Lectio divina 21 ottobre 2014
Lettura
Vangelo di Matteo (22, 34-40)
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Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono
insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla
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prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose:
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«Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta
la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a
quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti
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dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Contesto
Prima
Nei versetti precedenti al brano in questione si svolge la diatriba con i sadducei. Lo scopo per cui Gesù sta al
gioco dei sadducei è esprimere la verità su Dio che è un Dio dei vivi e non dei morti, non è un necrofilo
come il dio Ades che regna sui morti. La Risurrezione è il centro della fede cristiana: è il dono della vita che
il Padre fa a tutti noi attraverso suo Figlio, “primizia di coloro che sono morti” (1 Cor 15,20). “se i morti non
risorgono, neanche Cristo è Risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede” (1Cor 15,16). La
vittoria dell’uomo sulla morte è impossibile per l’uomo, eppure è la cosa che più di tutte ricerca, ma ci
vuole Dio, un Dio d’amore che spezza la morte e dona la vita. In Israele la convinzione della vita dopo la
morte e della risurrezione è maturata poco a poco, ma non tutti al tempo di Gesù l’accettavano, i Sadducei
cercano di mettere in ridicolo la fede nella risurrezione. Gesù risponde con la Scrittura stessa, e la prova
scaturisce dall’Esodo:: il Signore si rivela come il Dio “di” Abramo, Isacco e Giacobbe, ed è il Dio dei viventi,
non dei morti. La risposta al desiderio di vita non è una immortalità terrena, siamo e restiamo mortali nella
nostra carne, la Risurrezione dei corpi, che presuppone la morte è la risposta di Dio a questa nostra sete.
Dopo
La pericope successiva al nostro brano vede Gesù porre domande ai Farisei. È la finale di tutte le dispute di
questo capitolo. Chi è il Cristo? La domanda fatta d Gesù è davvero prorompente, chi risponde
positivamente a questo trova il Vangelo. I farisei si chiudono a questa possibilità di capire: “nessuno poteva
rispondergli una parola”. Coloro che non accolgono Cristo sono muti, muti come le loro divinità: “Hanno
bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano.
Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni. (Sal 114, 5-7).
Nel Testo
Ecco nel brano odierno la diatriba con gli esperti della Legge di Mosè. La disputa è sul comandamento
“grande”. La risposta sta nell’Amore. Dio è amore e ci comanda di amare. Con questo comandamento Dio
realizza pienamente il desiderio dell’Uomo di essere come Dio, quel desiderio che ha portato i nostri
progenitori nel giardino di Eden a “fare da sé” ora è soddisfatto pienamente con questo comandamento,
così, amando, saremo davvero come lui.
La domanda dei farisei riguarda il principio stesso che ispira tutta la Legge. Gesù risponde con due testi
della Scrittura: Dt 6, 5 e Lv 19,18). L’amore è uno, come Dio è uno. La Legge ebraica prevedeva 248 precetti
e 365 proibizioni i 613 Mitzvot: « Rabbi Khananyà, figlio di 'Akashyà, diceva: "Il Santo e Benedetto volle
che Israel "acquistasse" molti meriti: per questo gli diede molte leggi e numerosi precetti
(Mitzvot)"»(Talmud, Pirqei Avot)
Lectio divina 21 ottobre 2014
Gesù proclama la Legge della libertà, non una semplice “deregulation”, ma un vero e proprio
approfondimento della Legge stessa, nell’amore si compie tutta la Legge, perché ci rende simili a Dio.
Amare rivela il profondo essere dell’uomo, che sfugge spesso alla razionalità, l’uomo è fatto “per” Dio.
Il Comando è duplice, amare Dio e il prossimo, perché noi solo amando il Padre e i fratelli diventiamo ciò
che siamo: figli. Si manifesta più nei fatti che nelle parole: Amiamoci non a parole ma nei fatti e in verità (1
Gv 3, 18).
Vs 34-35. Entrano in gioco i farisei, dopo i sadducei, questi più osservanti e conoscitori della Legge mosaica
a mena dito. La domanda non è libera, è una domanda che inizia con la volontà di Tentarlo (lo stesso verbo
utilizzato per le tentazioni nel deserto cfr Lc 4, 1ss). La domanda dunque non ricerca la verità ma è per far
inciampare Gesù.
Vs 36. “qual è il comandamento grande?”: come abbiamo già detto la domanda non è affatto scontata,
dobbiamo pensare non solo al numero elevato di comandamenti, 613, ma anche che tutti questi comandi e
precetti avevano complicato persino la comprensione di Dio stesso, che probabilmente veniva visto più
come un controllore che un Padre provvidente. Ricercare il comandamento grande poteva sicuramente
diventare una ricerca seria di Dio.
Vs 37. “Amerai il Signore Dio tuo”: per Israele questa parola era conosciutissima, tratta da Dt 6, 5, veniva
recitata più volte al giorno da tutti gli ebrei. In concreto significa osservare le parole che lui ci ha dato per
indicarci come vivere felici e abitare la terra santa. Gesù ci richiama all’essenziale della Legge. L’amore di
cui si tratta è l’agape, un amore che in latino viene tradotto con diligere, cioè amare scegliendo, amare con
tenerezza, amare donandosi. Ma è la scelta che più va sottolineata in questo termine. La scelta di Dio,
amare Dio vuol dire sceglierlo ogni giorno, ogni istante della vita. L’amore per Dio è: - con tutto il cuore:
esso sgorga dall’intimo della persona, nasce dal desiderio e dalla volontà di fare, uno agisce secondo ciò che
gli sta a cuore; - con tutta la vita: essendo l’unico vero bene che noi tutti abbiamo, ogni energia disponibile
è da dedicare a questo; - con tutta la mente: l’amore è cieco, si dice, perché il suo occhio è la mente. Il
sapere o serve per amare o non fa che nuocere.
Vs 38. “questo è il primo comandamento”: il greco riporta protos, che vuol dire primo su altri, quindi Mt ci
da il più grande comandamento come diviso in due, amore per Dio e amore per il prossimo, in cui il primo
viene prima del secondo.
Interessante vedere come anche gli altri sinottici esprimono questo insegnamento di Gesù:
Mt ci dice che il grande comandamento è primo Amare Dio e secondo Amare il prossimo;
Mc ci dice che il primo è Amare Dio e il secondo Amare il prossimo, sarà l’interlocutore di Gesù a ripetere
mettendo insieme come unico comandamento Amare Dio e il prossimo (Mc 12, 28-34)
Lc ci dice che c’è un solo comandamento Amare Dio e Amare il prossimo (Lc 10, 25-28)
Vs. 39. “amerai il prossimo tuo”: prossimo è il superlativo di vicino: il più vicino. Il prossimo è altro da me,
che mi fa prendere coscienza della mia finitezza. “la mia libertà finisce dove inizia quella dell’altro è la
comprensione umana del prossimo, in senso cristiano il confine tra me e l’altro è invece il luogo
dell’accoglienza. Il prossimo va amato “come me stesso”, va amato non in modo assoluto, quello è l’amore
per Dio. Va amato come me stesso, che mi realizzo amando Dio con tutto il cuore. Quindi amo veramente il
prossimo se lo amo aiutandolo ad amare Dio.
Vs. 40: “da questi due comandamenti dipende tutta la Legge”: ogni legge non solo quella ebraica, che non
mantiene e non fa crescere l’amore e la libertà è dannosa per l’uomo. I comandamenti hanno un unico
contenuto: amare sia Dio che l’uomo. Sono due perché l’amore è tra due, l’amore che c’è tra il Padre e il
Figlio. Attraverso l’amore l’uomo entra pienamente nella vita di Dio.