Tra Regno Unito e Ue l`iter del divorzio non sarà breve
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Tra Regno Unito e Ue l`iter del divorzio non sarà breve
€2* In Italia Sabato 25 Giugno 2016 Poste italiane conv. L. in A.P. - D.L. c. DCB Milano Anno 152˚ Numero 173 SHOCK BREXIT BRE R XIT EUROPA P , SVEGLI SSVEGLIATI A ATI Shock Brexit O lunedì lune nedì o niente t FORTE FRANCO DAX TOKYO NIKKEI -7,92 LA ROAD MAP DELL’USCITA PARIGI CAC40 -8,04 di Roberto Napoletano -6,82 ultima perfidia perfidi f a degli inglesi è stata quella di prendersela comoda. Per discutere del divorzio dall’Unione europea danno appuntamento a ottobre. Loro se la prendono comoda, i mercati no. Non effetto c’è stato un eff ffetto Italia, ma è scattata la corsa al Bund tedesco e si vendono Btp italiani e Bonos spagnoli. Tutte T e le banTutt che europee pagano dazio, ma quelle italiane pagano di più, e pagano di più di quel che devono. È scesa fi ffino no ai minimi dall’85 la sterlina, ma si è indebolito raff fforzano il dollaro, anche l’euro, si rafforzano Questa l’oro, i beni rifugio. Que Q sta è la realtà. L’ MILANO FTSE MIB -12,48 *** mente produttive, bisogna che lunedì nell’incontro a tre (Merkel, Renzi R nzi e Re Hollande) l’Europa si svegli e batta un colpo. Per capirci, i tre premier più quello spagnolo, rappresentano oltre il 70% del prodotto interno lordo dell’eurozona, hanno tutti i numeri e la legittimazione politica per prendere decisioni non usuali in termini di lavoro, lav a oro, crescita, welfare, welfa f re, sicurezza e immigrazioconvinca ne. Bisogna che la Germania si convin n ca che il suo straordinario surplus venga “speso” per un rilancio di cui godano tutti i cittadini europei a partire da quelRenzi li tedeschi. Re R nzi e Hollande devono dimostrare di avere a ere le capacità e la forza av f za for inferiore infe f riore a quello delle sofferenze soff fferenze delle banche italiane robustamente coperte da un’invidiabile un’invidi n abile dote di garanzie collaterali? *** MADRID 35 IBEX Tutto T Tu tto quello che fino f no a ieri poteva fi apparire velleitario, oggi è assolutamente indispensabile. Mi verrebbe da dire: o lunedì o niente. O lunedì l’Europa si sveglia, coglie questa occasione, offri f re una dimostra di saper reagire e di offrire f tta di cose concrete ai cittafa speranza fatta dini europei, o, subito dopo, dovrà constatare che sarà troppo tardi, sarà costretta a prendere atto di avere a ere perso av ATENE ASE -13,42 -12,35 Una nuova relazione Diventando Paese terzo, Londra dovrà negoziare un’intesa: qui entrerà in gioco quanto previsto dall’articolo 218 REUTERS Tra Regno Unito e Ue l’iter del divorzio non sarà breve né facile L’ANALISI Lucia Serena Rossi Un’occasione di autoriforma che non può essere sprecata Nell’articolo 50 del Trattato di Lisbona le regole del recesso Chiara Bussi pTra le numerose incognite che accompagneranno l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea c’è almeno una certezza: il divorziononsaràconsensualeenemmeno breve. Le pratiche dureranno almeno due anni, con la possibilità di una proroga. Nel frattempo Londra continuerà ad avere gli stessi diritti e doveri degli altri 27 Paesi. Incluso quello di assumere la presidenza di turno della Ue nel secondo semestre 2017, di partecipare alle riunioni ed esercitare il diritto di voto a eccezione delle decisioni che riguardano la Brexit. A fissare le regole del “leave” è l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che mai le istituzioni europee avrebbero pensato di dover applicare. Ora invece saranno costrette a farlo, con numerose incognite, di naturapoliticaetecnica.Larichiesta del “recesso”, come viene chiamato l’addiodiunPaeseingergocomunitario, deve partire dal diretto interessato. L’establishment di Bruxelles preme per un avvio rapido dell’iter, ma la palla è nel campo di Londra, che sembra però non avere moltafretta.Lamacchinasimetterà inmotosoloquandoDowningStreet(ildimissionarioCameronoilsuo successorecheverrànominatoaottobre) notificherà al Consiglio europeo, cioè ai capi di Stato e di Governo della Ue, l’intenzione di uscire dal club. Toccherà poi al Consiglio europeo presentare i propri orientamenti per un accordo che definirà le modalità di uscita. L’accordo dovrà essere concluso a nomedellaUedalConsiglio(dovesiederannoirappresentantidei27Paesi senza Londra), che decide anche chipotràparteciparealtavolonegoziale. Non servirà l’unanimità, ma basterà la maggioranza qualificata. Per poter essere effettivo il divorzio dovrà essere approvato anche dall’Europarlamento. Trascorsi i due anni previsti dal Trattato senza un’intesa, il Consiglio potrà deciderediprolungareiltermine.ITrattati cesseranno di essere applicati solo quando entrerà in vigore l’accordo direcesso.Lepratichesarannoperò tutt’altro che indolori e si aprirà un grande periodo di incertezza. Ildivorziorenderànecessariaanche la ridefinizione della relazione tra Londra e Ue. Rinunciando alla Ue il Regno Unito diventerà infatti un Paese terzo e dovrà negoziare un’intesa.Quientrerannoingiocole regole previste dall’articolo 218 del Trattato. A negoziare sarà la Commissione, ma anche in questo caso il Consiglio curerà la regìa, deciderà gli eventuali altri partecipanti al negoziato e approverà l’intesa. Non è chiaro se saranno coinvolti i Parlamenti nazionali, ma anche questa decisione spetterà al Consiglio. Proprio perché è la prima volta che un Paese esce dal club, saranno numerosi i nodi da sciogliere. Le trattativediuscitaeilnuovorapporto tra Londra e la Ue verranno con- dotte in parallelo come sembrano preferiregliinglesi?Oppurel’accordo di recesso si limiterà a chiarire gli aspetti legali e ad aprire la strada a un’altra intesa che dovrà stabilire la nuova relazione tra le due parti comehannolasciatointendereleautorità europee? Tutte questioni che dovranno essere affrontate nelle primefasidellatrattativa.Qualesarà poi la formula prescelta per la relazione della Gran Bretagna con gli altri27Paesieuropei?Lapiùprobabile secondo gli analisti politici sembra essere quella dello Spazio economico europeo valido per Norvegia, Liechtenstein e Islanda. Prevede la libera circolazione di beni, capitali e persone e la partecipazione ai programmi di ricerca come Horizon 2020, tanto caro a Londra, seppur in misurapiùlimitatarispettoaoggi.La GranBretagnapotrebbeperòanche puntare a un accordo su misura. In ogni caso la trattativa potrebbe richiedere anche una decina d’anni. Una volta uscita dalla Ue, Londra potrà poi decidere che cosa conservare del cosiddetto acquis communautaire,ilcomplessodiregoleconcordateaBruxelleschesono entrate a far parte degli ordinamenti dei 28 Paesi prevalendo sulla normativa nazionale. Migliaia di direttive, regolamenti e sentenze della Corte di giustizia Ue frutto di 43 anni di permanenza nell’Unione. Liberarsi in tutto o in parte di questa eredità non sarà facile. © RIPRODUZIONE RISERVATA u Continua da pagina 1 Uscita di scena. Il premier dimissionario inglese David Cameron: il suo Paese ha voltato le spalle all’Unione europea Come dirsi addio LE REGOLE I TEMPI I NODI A definire le regole di uscita di un Paese dalla Ue è l’articolo 50 del Trattato di Lisbona. Per far partire l’iter Londra dovrà notificare la sua intenzione al Consiglio europeo. Quest’ultimo presenta i suoi orientamenti per poter nagoziare un accordo che definirà le modalità di recesso. L’accordo è concluso a nome della Ue dal Consiglio a maggioranza qualificata e deve essere approvato dal parlamento europeo. A stabilire le regole del negoziato sulla nuova relazione tra Londra e la Ue è invece il comma 3 dell’articolo 218 del Trattato Ue. Il Consiglio Ue cura la regia, ma a trattare è la Commissione Secondo l’articolo 50 il negoziato di uscita dall’Unione europea ha una durata di almeno due anni. Trascorso questo periodo di tempo il Consiglio può concedere una proroga se c’è l’unanimità dei consensi. Secondo gli analisti politici occorreranno almeno cinque anni per completare l’iter. Nel periodo che intercorrerà tra l’avvio della pratica di recesso e l’uscita dalla Ue Londra avrà gli stessi diritti e gli stessi doveri degli altri 27 Paesi: i suoi rappresentanti potranno partecipare alle riunioni, esercitare il diritto di voto e assumere la presidenza di turno della Ue prevista per il secondo semestre 2017 Non è ancora chiaro se l’accordo di uscita della Gran Bretagna dalla Ue sarà condotta in parallelo a quella sulla nuova relazione tra il Paese che esce e l’Unione europea a 27 paesi. Questa sembra l’ipotesi caldeggiata da Londra. Le dichiarazioni dei rappresentanti delle istituzioni comunitarie sembrano invece suggerire la preferenza per un accordo di principio che regoli l’uscita e successivamente un’intesa per definire la nuova relazione tra le due parti. Questo sarà uno dei nodi da sciogliere nelle prime fasi del negoziato nnanzitutto, i due anni che prima dello scioglimento automatico dovrebbero decorrere dalla notifica formale del voto - notifica che Cameron non sembra affatto ansioso di effettuare - possono essere prorogati. Inoltre non è improbabile che il futuro accordo preveda un ulteriore periodo transitorio per disciplinare diverse situazioni relative ai rapporti pregressi. Qual è allora la situazione che si profila nell’immediato in attesa dell’entrata in vigore del nuovo accordo? Sul fronte economico le ripercussioni del referendum hanno già cominciato a manifestarsi, perché Borse e mercati valutari anticipano il divorzio e riflettono la paura dell’ignoto. Da un punto di vista giuridico invece, al momento, la situazione cambia assai poco. Gli inglesi continuano a essere membri a pieno titolo dell’Unione, quindi hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri di prima: continueranno a partecipare alle istituzioni europee, contribuiranno al bilancio, dovranno attuare le norme Ue e non potranno porre nessun nuovo ostacolo alla libera circolazione delle merci, dei servizi, delle persone e dei capitali, così come gli altri Stati I Ue a loro volta dovranno continuare ad accordare loro lo stesso trattamento. La lingua inglese continuerà a essere una lingua ufficiale dell’Unione (dopo l’uscita, almeno in teoria, non lo sarebbe più, visto che Malta e Irlanda hanno insistito per portare le proprie lingue). Dal punto di vista politico, però, la situazione non è così semplice. Innanzitutto ci si può chiedere come sarà la presidenza inglese della Ue, prevista per il secondo semestre del 2017, ovvero a ridosso delle scadenze negoziali. I poteri della presidenza di turno sono limitati, ma possono incidere sull’agenda e sull’organizzazione dei lavori, soprattutto del Consiglio. C’è poi il problema del negoziato angloeuropeo. Secondo il trattato, Londra non può partecipare, in quanto controparte, a tutte le decisioni del Consiglio Ue e del Consiglio europeo che la riguardino. Non vi sono però regole in base alle quali si possano escludere dalle discussioni che abbiano un impatto sul futuro negoziato con Londra gli europarlamentari inglesi. Il Regno Unito sarà dunque un imbarazzante convitato di pietra ed è immaginabile che cercherà di sfruttare la propria posizione dentro le istituzioni per dettare le linee del futuro accordo. Occorrerebbe poi riflettere sulla presenza inglese, magari come osservatore, se - come si spera - la Ue non si limiterà a regolare il divorzio inglese, ma coglierà l’occasione per intraprendere un significativo processo di autoriforma, magari con diversi livelli di integrazione differenziata, nei quali anche Londra possa inserirsi. Ordinario di diritto della Ue Università di Bologna © RIPRODUZIONE RISERVATA