Il telaio in acciaio. Mies van der Rohe, Padiglione di Barcellona, 1929.

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Il telaio in acciaio. Mies van der Rohe, Padiglione di Barcellona, 1929.
Ludwig Mies van der Rohe.
Padiglione di Barcellona, 1928-29
Il padiglione tedesco di Mies Van der Rohe progettato per l’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929
Il progetto del padiglione tedesco dell’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929 venne eseguito da
Mies van der Rohe insieme a Lilly Reich. Quando Francia e Gran Bretagna decisero di costruire i rispettivi
padiglioni nazionali in vista della manifestazione, il governo tedesco incaricò Mies di ideare un analogo
edificio di rappresentanza. Oltre a essere aperto al pubblico, il padiglione avrebbe ospitato le cerimonie
inaugurali della delegazione tedesca all’Esposizione e sarebbe stato utilizzato per numerosi ricevimenti
ufficiali del governo.
Il sito prescelto era attraversato da uno dei sentieri pedonali dell’Esposizione. Consentendo alla strada di
snodarsi ininterrotta attraverso gli spazi del padiglione, Mies volle sottolineare il carattere aperto del suo
progetto, atto a facilitare la transizione tra esterno e interno.
Il padiglione consisteva in due piani orizzontali: il più piccolo era sostenuto da pilastri d’acciaio cruciformi ed
era sopraelevato rispetto al più grande. Tra i due piani si innalzavano liberamente alcune pareti non portanti
in marmo e vetro, che, in parte, proseguivano oltre il perimetro del tetto per definire e articolare gli spazi
esterni.
[...]
La ricchezza dei materiali adottati nel padiglione (marmo e onice per le pareti, travertino per il rivestimento
del basamento, vetro colorato e cromature per i pilastri, con un universo di trasparenze e riflessi che
producono effetti cangianti di grande suggestione) ha spesso fuorviato i critici rispetto agli importanti
valori architettonici di quest’opera: la netta separazione tra elementi strutturali e non strutturali, la pianta
libera e aperta, un’articolazione spaziale dalla forte carica innovativa. Queste caratteristiche, che emergono
immediatamente dall’esame delle fotografie e dei disegni dell’edificio, sono i punti di forza sui quali insisteva
Mies ogniqualvolta che descriveva il progetto.
Nel Padiglione di Barcellona Mies van der Rohe ha realizzato una straordinaria sintesi dei suoi concetti
strutturali e spaziali. Dalla compenetrazione di piani orizzontali e verticali, materiali trasparenti ed opachi
e strutture ridotte all’essenziale egli ha ricavato un edificio evocativo e poetico, il cui ruolo in termini di
sviluppo architettonico è innegabilmente quello di un’opera fondamentale.
da Peter Carter, Mies van der Rohe al lavoro, Phaidon
[...]
Fin dai primi schizzi di Mies, ora perduti, un
plastico smontabile mette in evidenza due
corti collegate da un padiglione, anch’esso
simile ad una corte coperta. La distinzione
tra elementi portanti ed elementi di
separazione, e l’individuazione di un nucleo
centrale avvengono durante l’elaborazione
del progetto, mentre la copertura unica e la
fascia aperta verso la strada si impongono
in seguito. I disegni preparatori mostrano
l’importanza dei muri che delimitano gli
spazi e la tarda apparizione degli otto pilastri
metallici.
Uno degli elementi regolatori del progetto è
un blocco di onice dorato dell’Atlante, segato
in lastre di 3 centimetri di spessore (...).
Nel 1961 Mies dirà che sono state proprio
le dimensioni della pietra a determinare
l’altezza dell’interno. Tuttavia nel padiglione
non c’è un modulo d’insieme predeterminato
dal blocco.
da Jean-Louis Cohen, Ludwig Mies van der
Rohe, Laterza
La corte d’ingresso -aperta- del padiglione
Pianta delle coperture, scala 1:200
e pianta inserita nel contesto
Pianta e sezione longitudinale del padiglione, scala 1:200
Sezioni trasversali del padiglione, scala 1:200
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