IL GIORNALE D`ISTITUTO DEL LICEO GUARINO VERONESE
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IL GIORNALE D`ISTITUTO DEL LICEO GUARINO VERONESE
IL GIORNALE D’ISTITUTO DEL LICEO GUARINO VERONESE Docente Responsabile Prof. Damiano De Facci SOMMARIO Caporedattore 3 Enrica Fellin (4 E) Redazione Enrica Fellin (4 E) Beatrice Demaio (4 E) Francesca Zigiotto (4 A) Milena Burati (4 E) Andrea Castellan (4 F) Giulia Ottaviani (4 A) Ludovica Simonetti (4 A) Alejna Imeri (4 A) Anita D’agostini (4 E) Laura Mariani (4 E) Claudia Tessari (4 E) Benedetta Pozza (3 G) Elisabetta Ciavarella (3 G) Si ringraziano Alessandro Albertini (ufficio didattica) Il dirigente Prof. Maurizio Bianchi Alberto Ciresola (5 H) Beatrice Bertagnin (5 F) Chiara Dal Cengio (5 F) Giulio Fellin (ex-studente) LA PAROLA AL DIRIGENTE SCOLASTICO Del dirigente scolastico Prof. M. Bianchi 5 ANNI DIFFICILI, ANNI DOLCISSIMI di Beatrice Bertagnin (5 F) e Chiara Dal Cengio (5 F) 7 MEDEA - IL LETTO E IL SACRIFICIO di Alberto Ciresola (5 H) 9 UNO STUDENTE A STELLE E STRISCE di Elisabetta Ciavarella (3 G) 11 TERZA EDIZIONE DEL TORNEO DI DIBATTITO di Giulia Ottaviani (4 A) E Enrica Fellin (4 E) 13 U2 - UNA BAND CHE HA SEGNATO LA STORIA DELLA MUSICA di Ludovica Simonetti (4 A) 16 GUARINVERSION - CAPITOLO II di Laura Mariani (4 E) 19 OROSCOPO di Francesca Zigiotto (4 A) 20 SUDOKU 2 Due anni fa mi è stata affidata dal Ministero dell’Istruzione la dirigenza del nostro Liceo. Poiché ogni scuola ha una propria storia, fatta di cultura, tradizioni, modi di essere e di operare e persino miti e racconti, sono entrato in questo cammino istituzionale cercando di comprendere con ponderazione quali fossero gli elementi espressione di un servizio pubblico di qualità e gli eventuali spazi di miglioramento. La mia prima impressione è stata quella di una scuola vitale sotto il profilo culturale, ricca di iniziative, che ha un poco sofferto i frequenti avvicendamenti nell’ufficio di dirigenza. Attraverso la condivisione degli intenti e la collaborazione di tutto il personale, abbiamo avviato fin dall’inizio un percorso volto a una maggiore efficienza sul piano organizzativo e alla gestione quanto 3 più razionale delle risorse in campo didattico, amministrativo, finanziario. Un impulso importante lo abbiamo dato alla dotazione tecnologica per la didattica e alle strutture. Adesso abbiamo di fronte il futuro di una istituzione che viene a buon diritto considerata il polo liceale dell’est veronese. In termini strategici si tratta di mantenere allineata la nostra scuola ai livelli europei, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle competenze come delineate negli obiettivi di Lisbona e rilanciate per il 2020; in termini di crescita culturale, umana e spirituale si tratta di impostare le fondamenta sulle quali edificare il progetto di vita di ciascuno, mentre sul piano nazionale dobbiamo dare il nostro essenziale contributo a una “crescita intelligente che promuove la conoscenza e l’innovazione come motori del nostro futuro sviluppo” (Europa 2020, Comunicazione della Commissione). Il conseguimento di questi obiettivi non si realizza nelle dichiarazioni di intenti, ma nel miglioramento costante dei processi che ogni giorno avvengono nella vita scolastica, dalla didattica alla valutazione, dalla qualità delle relazioni e delle comunicazioni all’efficienza delle infrastrutture, nella gestione amministrativa e in quella del potere organizzativo e in questa prospettiva è fondamentale il contributo degli studenti e dei docenti. La qualità di un servizio pubblico non è un elemento decorativo e non si definisce attraverso l’elenco degli interventi materiali che ne costituiscono se mai una manifestazione; consiste nella consapevolezza del mandato istituzionale e nella volontà di operare sempre meglio in una catena ininterrotta di azioni e decisioni, ciascuno secondo le proprie funzioni e responsabilità. Una buona scuola è 4 un’aria che si respira non appena ci metti dentro il piede: penso a una scuola in cui si sta bene, dove l’attenzione per gli studenti e le loro famiglie si rende visibile attraverso la bontà delle relazioni e l’autorevolezza degli studi; luogo di crescita culturale e di formazione di valori solidi, in primis quello della reciproca solidarietà come condizione essenziale di vita personale e civile: che non ci accada, direbbe S. Bonaventura da Bagnoregio, di trovarci per le mani una “scientia sine caritate”. Quanto all’impegno che deve caratterizzare il mio ruolo, non si può che menzionare le parole della Costituzione, dal tono antico e solenne e così attuali: I cit tadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Il dirigente scolastico Prof. Maurizio Bianchi Liceo scientifico: un nome, una garanzia! Alla tenera età di quattordici anni non avevamo idea del pasticcio in cui ci stavamo cacciando. Era il giorno della consegna del primissimo compito in classe di matematica, e ci crogiolavamo nella profonda sicurezza di mantenere quel dieci in matematica che per noi alle medie era la norma, totalmente ignare dell’esistenza di voti che andassero al di sotto del sei. Sorpresa: un quattro e mezzo è piombato sulle nostre testoline spensierate come un fulmine a ciel sereno. Che fare? Disperarsi o disperarsi? Non c’erano alternative. Da qui tutto è cambiato, e abbiamo capito subito che studiare il giorno prima e non fare mai i compiti (tecniche che alle medie erano all’ordine del giorno) non sarebbero bastate per sopravvivere nella giungla delle materie scientifiche. Questi cinque anni sono stati senz’altro una vera e propria sfida con noi stesse. Ventiquattr’ore non sono mai sufficienti per riuscire a 5 ricordare tutte le nozioni e le formule; è necessario quindi assumere ingenti quantità di caffeina & affini e trovare il miglior correttore per occhiaie sulla piazza per mascherare le tracce di ore e ore di vita notturna sui libri in compagnia di ambigui personaggi quali Newton, Lagrange, Gauss, Torricelli… Di professori ne abbiamo conosciuti veramente tantissimi, appartenenti alle più svariate specie: da quella che minaccia ogni cinque minuti di “apppicccicacci ammuro”, a quella che rischia di far esplodere il laboratorio di chimica ogni settimana con gli esperimenti più improbabili, a quello che ci tiene in ostaggio ore facendoci ascoltare “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi fino alla nausea, fino al docente di informatica esperto di “uindous icsepppì”. Tutti, nessuno escluso, hanno contribuito a renderci più forti: sostenendoci, ma anche mettendoci in difficoltà per tirare sempre fuori il meglio di noi (sempre che ci sia). Abbiamo imparato anche che al liceo da soli non si va da nessuna parte, e che nel bene e nel male i tuoi compagni saranno sempre pronti a sostenerti. Inutile dire che sia possibile non litigare mai: di battibecchi ce ne sono stati a non finire, ma nessuno è mai rimasto irrisolto. Anche in classe la fauna è la più variegata, ma nonostante ciò tra tutti noi, dalla secchia che non suggerisce neanche sotto tortura, al fannullone che evade troppo spesso da scuola, si è creato un legame indissolubile, quel tipo di rapporto che nasce stando a contatto per cinque ore al giorno con persone che non hai scelto, ma che sono in grado di sorprenderti quando meno te lo aspetti. I momenti migliori, si sa, sono le gite. Troppi sarebbero i momenti da ricordare, abbiamo visto cose che voi umani non potete neanche immaginare: compagne suicide scagliarsi come proiettili contro le baite sugli sci, docenti di matematica galanti che regalano rose e fotografano qualsiasi cosa con un i-pad in quel di Cracovia, professoresse scatenate sulla pista da ballo e viaggi in pullman che sembrano non finire mai. Anche se siamo un po’ di parte, è d’obbligo dire che se in questi anni abbiamo conosciuto persone straordinarie è stato grazie all’esperienza del teatro. Nel nostro 6 caso, non ci riferiamo allo spettacolo finale in sé, ma a tutto il lavoro che ci sta dietro e che impegna il gruppo dei mitici attrezzisti di cui noi stesse facciamo parte. Se dovessimo dare un consiglio ai futuri Guarini sarebbe sicuramente quello di impegnarsi in questo progetto perché anche la persona più timida e maldestra può rivelarsi utile e imparare cose nuove. Il teatro è senz’altro il tratto distintivo della nostra scuola, e che nonostante le difficoltà dovrebbe essere sempre valorizzato. Cinque anni di liceo scientifico per nulla semplici quindi, di ripetute cadute da cui però siamo sempre riuscite a rialzarci incolumi. Ripensando al percorso fatto, anche se non siamo esattamente delle cime in matematica e fisica, non ci pentiamo della nostra scelta perché ci siamo potute mettere alla prova e conoscere i nostri limiti (tendenti all’infinito ovviamente!). Sono stati “anni difficili di impegni e di passioni, anni dolcissimi di errori e trasgressioni”; una “fuga imprendibile di mesi, giorni ed ore” e “tempo da vivere con ansia e batticuore”, ma pur sempre… Anni difficili, anni dolcissimi. Beatrice Bertagnin (5 F), Chiara Dal Cengio (5 F) La rappresentazione di “Medea, il letto e il sacrificio”, messa in scena il 16 aprile 2014 dagli alunni dell’indirizzo classico, ha affrontato, con la rielaborazione del testo di Euripide, una bella sfida: se da un lato il Mito continua a riproporsi nelle sue mille sfaccettature in ogni periodo della storia dell’uomo, dall’altro l’attualizzazione del tema non è per nulla semplice. Fin dal primo momento tutto ruota in un ingranaggio perfetto, la luce si abbassa, il silenzio si fa palpabile in sala e sale una musica che sembra venuta da un mondo “altro”. E’ così, proviene dal magico mondo del teatro. Si racconta la vicenda di Medea che, in preda alla gelosia, arriverà a uccidere i propri figli. Dai primi bagliori dei riflettori appare allo spettatore una scena minimalista, composta da teli sovrapposti che accolgono le parole chiave del testo, in greco antico e in lingua attuale. Lo spazio è scandito da teli disposti a guisa di quinta scenografica, il bianco e il nero, il chiaro e lo scuro a dominare la scena con discre- 7 zione per lasciare la Parola come assoluta protagonista. La Parola dunque è affidata, come regola impone nel teatro classico, al coro, dove la musica e il movimento scenico giocano parti importanti e folgoranti, con questa alternanza di greco antico e italiano per il favore di tutto il pubblico, anche quello non così colto da riconoscere alfabeti che vengono dalla storia lontana e da terre ancora più distanti, ma che narrano il dramma di una madre che uccide i figli. Proprio così Medea è la protagonista di una vicenda drammatica di cui si potrebbe parlare nei salotti pomeridiani in TV ai giorni nostri. L’attualizzazione della scena teatrale è a portata di mano, ma per coglierla ci vuole poi un testo misurato, una regia sobria e dei ragazzi ad interpretare un mondo antico con i panni di oggi. Questa è una delle altre scelte di regia: l’uso di costumi del tempo greco alternati, nella vicenda, a vestiti attuali indossati da attori che si cambiano sul palco. Ogni scena è scandita bene, senza pause, senza imbarazzi, con una colonna sonora piacevole e intensa dal primo all’ultimo istante. Appare, a volte, anche il prezioso telo tagliato, metafora del lenzuolo, voce del letto, una delle 8 “figure” chiave del testo, dal quale i protagonisti entrano ed escono, ne restano avvolti o rimangono prigionieri. Quando tutto si compie, gli attori con disinvoltura si muovono in un testo complesso senza timori reverenziali, il dramma semina le sue vittime e alla fine la luce si spegne così come il teatro. Tutto torna nel nostro orizzonte temporale e crediamo di essere nella normalità del quotidiano rendendoci conto un po’ di più che la finzione del teatro ancora una volta ci racconta la storia di tutti i giorni. Del resto Medea ci dice a chiare lettere che questa è da sempre la missione del Teatro. Alberto Ciresola (5 H) Come sei arrivato in Italia? (tramite quale organizzazione) Con Intercultura, insieme a ragazzi di tutto il mondo. Sono arrivato a Verona con altri tre ragazzi: un tedesco, un'indonesiana e una ragazza cinese. Perché hai scelto questo paese? Ho scelto l'Italia perché mi hanno sempre affascinato la sua cultura e la sua storia fin dai tempi dei Romani e tutti i miei amici che ci sono stati hanno detto che è un bel paese quindi ho deciso trascorrere il mio anno all'estero qui. Aiutiamo un po' i ragazzi che vorrebbero seguire il tuo percorso: come hai fatto a partire con 9 Intercultura? Hai dovuto superare test attitudinali? Grazie ad un passaparola con un mio amico sono venuto a conoscenza di questa organizzazione. Non ho dovuto superare test attitudinali perché è più facile partire dagli Stati Uniti, infatti, essendoci molte meno richieste di soggiorni all'estero rispetto all'Italia, sono anche di più i posti disponibili. Quando sei arrivato in Italia? Cosa ricordi di quel primo giorno? Sono arrivato in Italia a Settembre, non ricordo il giorno esatto. Di quel giorno ricordo il traffico sull'autostrada e la velocità delle macchine. Mi hanno stupito perché negli USA è molto più facile guidare, infatti le strade sono più grandi e la gente va più piano, ecco perché è più basso il limite d'età a cui si prende la patente. E' stata dura ambientarsi? Come ti trovi adesso? I primi tre/quattro mesi sono stati molto difficili perché non sapevo quasi nulla di italiano, quindi ho avuto difficoltà a fare amicizia e a relazionarmi con gli altri. Adesso che sono qui da nove mesi mi mancano ancora gli Stati Uniti, ma so molto meglio la lingua e mi diverto di più. Quando partirò sarò triste e felice allo stesso tempo: triste per le persone che lascio qui a cui mi sono affezionato e felice perché rivedrò la mia famiglia. Scolasticamente parlando hai avuto difficoltà? Se sì, in quali materie? Sì, in storia, per due motivi: la storia italiana è molto più corposa di quella americana e nemmeno negli USA ero bravo in questa materia; un'altra materia in cui ho incontrato molte difficoltà è stata filosofia perché in America non siamo soliti studiarla alle superiori. In generale ho trovato la scuola italiana molto più difficile perché si studia molto di più e ogni giorno, mentre l'anno scorso, per esempio, ho studiato solo una volta per l'esame di fine anno. 10 Ormai sei quasi giunto alla conclusione di questa tua avventura all'estero: qual'è il ricordo più bello che ti ha lasciato questa esperienza? La settimana che ho trascorso a Roma, perché è una città davvero bellissima. Consiglieresti ad un ragazzo italiano di fare la tua stessa esperienza? Perché? Sì, glielo consiglierei sicuramente. Ci sono mille ragioni per trascorrere un anno all'estero; dal mio punto di vista questa esperienza ti permette di imparare benissimo una nuova lingua, fai moltissime nuove amicizie e ti apre una prospettiva nuova sul mondo, inizi a guardare con occhio diverso le cose, a giudicare meno ed apprezzare di più tutto ciò che ti sta attorno. Elisabetta Ciavarella (3 G) Quest’anno si è tenuto il terzo torneo di dibattito filosofico, a cui hanno partecipato tutte le classi quarte. Il torneo è stato proposto e curato dai professori di Filosofia: Massimo Bardin, Cristina Coatti, Elisa Cuttini e Marco Gazza. Le classi si sfidano in una serie di incontri, in cui devono illustrare un argomento prestabilito dimostrandosi a favore o contro. Ogni classe seleziona due oratori, che con l’aiuto della classe preparano i dialoghi da esporre durante il dibattito usufruendo di supporti, come internet o libri. La finalità del dibattito argomentativo è quella di mettere i ragazzi di fronte a questioni etiche o filosofiche, e fare in modo che sviluppino la capacità di affrontare questioni anche se queste non riguardano direttamente i ragazzi o non sono sentite come proprie. Mercoledì 28 si è tenuta la finale del dibattito tra le classi IV A (Liceo delle Scienze Umane) e IV 11 E (Liceo Linguistico). Il preside ha presentato la serata spiegando l’importanza di questo dibattito per i ragazzi, sottolineando in particolare l’indispensabilità del confrontarsi. L’argomento proposto dai docenti era: “L’individuo è determinato dal carattere perciò non è libero nell’agire”. Le oratrici della classe IV A, Celeste e Ludovica, dovevano esporre la tesi a favore, mentre le oratrici della classe IV E, Chiara e Monica, dovevano sostenere la tesi contraria. Nella prima fase si sono alternate le quattro oratrici esponendo chiaramente le varie tesi, ricorrendo a valide argomentazioni e dimostrando una grande forza nel difenderle. Al termine di questa prima fase durata circa venti minuti, alle classi sono stati concessi 10 minuti per elaborare delle controdeduzioni, basandosi su ciò che era stato detto dalla classe avversaria. Infine le oratrici hanno esposto le controdeduzioni e hanno concluso il tutto con uno slogan che riassumesse le loro posizioni. Mentre i giudici, quattro studenti di filosofia, si sono ritirati per decretare il vincitore, il professore Marco Gazza ha mostrato ai presenti un video di Raimon Panikkar e ne ha spiegato il significato. La sua visione del mondo è rappresentata con una metafora particolarmente interessante. Ogni individuo vede il mondo solo attraverso una finestra, quindi dal proprio punto di vista, e solo mediante il dialogo con gli altri può venire a conoscenza di tutte le altre particolarità e sfaccettature, migliorando la propria conoscenza, e scoprendo così la vera bellezza del mondo. Al termine della spiegazione sono tornati i giudici, che si sono subito complimentati con entrambe le classi, poiché sono state in grado di affrontare le tematiche con grande bravura e interesse ed hanno dimostrato una grande capacità di esposizione. Le classi hanno ottenuto punteggi molto elevati in tutti i campi di valutazione, ma la coppa della vittoria, alla fine, è andata, per un solo punto, alla classe IV A. Nemmeno quest’anno si è riusciti a strappare il primo posto al liceo delle scienze umane. Nonostante ciò, è importante mettere in luce il grande impegno e la voglia di mettersi in gioco da parte di tutte le classi che hanno partecipato al torneo. Giulia Ottaviani (4 A), Enrica Fellin (4 E) 12 Gli U2 sono un gruppo di musica rock irlandese formatosi a Dublino nel 1976. Il gruppo è composto da Paul David Hewson in arte Bono (cantante), David Howell Evans in arte The Edge (chitarrista), Adam Clayton (bassista) e Larry Mullen Jr. (batterista). Nella loro carriera hanno venduto oltre 170 milioni di dischi e ricevuto il maggior numero di Grammy Awards per un gruppo (22) e possono essere considerati come uno dei gruppi di maggior successo sulla scena internazionale ed una delle migliori Band della storia della musica Rock. Nel 2005, appena raggiunto il termine minimo dei 25 anni di carriera, sono stati introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame. Fin dagli esordi, gli U2 si sono occupati della questione irlandese e del rispetto per i diritti civili, improntando su questi temi anche buona parte della loro attività ar- 13 tistica. Inoltre gli U2 sono tra i pochi gruppi internazionali a potersi vantare di aver sempre mantenuto la propria formazione originale. Ma come si è formata questa storica band? Il 20 settembre 1976 Larry Mullen affigge nella bacheca della Mount Temple School, una scuola di Dublino, un messaggio per trovare giovani musicisti insieme ai quali formare una band. Rispondono Adam Clayton, David Howell Evans (The Edge), suo fratello Dick Evans ed un ragazzo ribelle ed introverso dal nome Paul David Hewson (soprannominato Bono Vox, dal nome di un negozio di cornetti acustici). Il gruppo prende così il nome di Feedback. Dopo quasi un anno passato a provare nella cucina della casa di Larry, nel 1977 i Feedback fanno la loro prima apparizione live proprio alla Mount Temple School.Qualche tempo dopo, il gruppo decide di cambiare il proprio nome in The Hype, ma dalla formazione esce Dick Evans (che crea insieme ad altri i Virgin Prunes): nasce così la formazione definitiva. Il nuovo nome "U2" sembra sia stato suggerito dal cantante dei The Radiators Steve Averill, ispirato al celebre aereo-spia americano che fu abbattuto il 6 maggio 1960 mentre era in missione di spionaggio sull'Unione Sovietica. Era, inoltre, interessante per l'ambiguità che nascondeva: poteva essere inteso col significato sia di you too (anche tu), che di you two (voi due). Pare che, indecisi se mantenere il vecchio nome o abbracciare il nuovo, il gruppo abbia rimesso la scelta al pubblico di un proprio concerto per alzata di mano, e che questo abbia preferito il nuovo. Il 20 ottobre 1980 la band pubblica il suo primo album che è stato registrato durante l'estate nei Windmill Lane Studios di Dublino. "Boy" è un album che racconta le tensioni ed i contrasti propri di quella travagliata fase dell'adolescenza. È facile associare al terzo album del gruppo, War, alla canzone di maggior successo "Sunday Bloody Sunday". Il brano parla dei fatti accaduti la domenica del 30 gennaio 1972, durante la quale l'esercito inglese apre il fuoco a Derry (Irlanda del Nord) sulla folla radunatasi per una pacifica mani- 14 festazione, uccidendo 14 persone e ferendone numerose altre. Generalmente considerato l'album che ha impresso una svolta artistica della band, The Unforgettable Fire, esce nell'autunno del 1984. L'album è un tributo a Martin Luther King e in suo onore è stata composta la canzone Pride (In the Name of Love) che è anche la seconda canzone del gruppo irlandese a raggiungere la "top 5" in Gran Bretagna e la "top 50" della classifica degli Stati Uniti. È altresì un omaggio a Elvis Presley e alla sua rivoluzione musicale. La rivista americana Rolling Stone nomina gli U2 il "gruppo degli anni ottanta". Per promuovere la causa della lotta alla povertà in Africa, nel dicembre del 1984, viene pubblicato il singolo "Do They Know It's Christmas?" eseguito dalle più note rock star del momento Band Aid. Per gli U2 partecipano a questa iniziativa Bono e Adam. Il 13 luglio 1985, nello stadio londinese di Wembley, il gruppo partecipa al Live Aid: il concertoevento organizzato per raccogliere fondi per la carestia in Etiopia. Il concerto è stato seguito da più di 1 miliardo di persone nel mondo. Nel 1986, gli U2 eseguirono un tour negli Stati Uniti a favore di Amnesty International, devolvendo tutti gli incassi in beneficenza. Nel 1987 gli U2 pubblicano The Joshua Tree. L'album, appena uscito, balza subito al vertice delle classifiche inglesi e, in breve tempo, assurge a popolarità assoluta, divenendo uno dei simboli musicali degli anni ottanta. I principali singoli di questo album, "With or Without You", "I Still Haven't Found What I'm Looking For" e "Where the Streets Have No Name" troneggiano per settimane al vertice delle classifiche inglesi e statunitensi dei singoli. "The Joshua Tree" ha venduto nel mondo, a tutto il 2009, circa 26 milioni di copie dei quali 10 negli USA (certificazione RIAA di disco di diamante). Gli U2 diventano 15 anche il quarto gruppo musicale ad apparire nella copertina di Time Magazine (prima di loro The Beatles, The Band e The Who) e il Joshua Tree Tour fa registrare un tutto esaurito in ogni parte del mondo. Forse questo album rappresenta l'apice musicale del gruppo. L'album "Achtung Baby", a tutt'oggi, è considerato come uno dei migliori album della storia degli U2. Ha venduto nel mondo circa 18 milioni di copie dei quali 8 negli USA (certificazione RIAA di otto dischi di platino). Ai Golden Globe 2014, gli U2 hanno vinto il premio per "Miglior Brano Originale" con il brano "Ordinary Love", presente nella colonna sonora del film "Nelson Mandela: Long Walk to Freedom". Il nuovo album degli U2 è attualmente in fase di lavorazione, ma uscirà sicuramente nel giugno 2014. Aspettando il disco, si può comunque ascoltare il primo singolo estratto, dal titolo “Invisible”. Il brano sarà pubblicato come parte di un'iniziativa benefica per sostenere la lotta contro l'AIDS. Ludovica Simonetti (4 A) Nelle puntate precedenti… Daniele si è ritrovato a vivere un'insolita situazione: l'atrio sembra proprio quello del Guarino, ma non si può dire altrettanto delle persone che lo circondano! I professori sono allievi, e viceversa. Confuso, il nostro protagonista vorrebbe tornare nella sicurezza dell'atrio da cui è partito, ma a quanto pare le scale che lo hanno accompagnato fin lì… sono scomparse. Doveva essere un incubo. Per forza. Daniele si diede un pizzicotto, rendendosi conto che era una cosa davvero stupida da fare, ma in ogni caso il dolore gli assicurò che era tutto vero. Era finito in un Guarino parallelo dove gli alunni erano professori e viceversa, e la sua unica via di fuga si era appena trasformata in uno sgabuzzino. -Va tutto bene, amico? Sembra che tu abbia visto un fantasma-. -Io non… Qui c'erano delle scale, sono sicuro…-. -Delle scale?- chiese il ragazzo alto, perplesso. -Te l'ho detto, è fuori di testa- disse sottovoce Iris. -Quando l'ho incontrato è uscito da questo sgabuzzino farneticando di un piano di sotto…-. -Non stavo farneticando!- esclamò 16 Daniele sbattendo la porta. -E' vero! Sono anche io uno studente del Guarino, ma da me le persone sono diverse! Questo tipo è il mio vecchio prof di storia, il preside era uno che veniva a scuola con me, e tu…- disse, indicando Iris. Ma poi si fermò, perplesso. -Tu sei l'unica qui che non mi ricorda nessuno, in effetti. Esempio sbagliato-. -Dovrebbe essere una specie di complimento, o cosa?- disse lei, guardandolo storto. -Tu mi sembri un po' matto, ma mi piaci- ridacchiò l'altro ragazzo. -E mi chiamo Paolo, tra parentesi. Daniele si passo le mani sul viso, cercando di chiarirsi le idee. Doveva esserci un modo per andarsene di lì e tornarsene nella sua vera scuola. Forse poteva andare a cercare la sua classe, ma chi ci avrebbe trovato? Tutti i suoi professori intenti a seguire una lezione della sua compagna più secchiona? Magari doveva solo trovare un altro modo per scendere… Se avesse preso le scale per andare nell'atrio del piano terra e poi giù, in aula professori, forse… Oppure… -L'ascensore!- esclamò, battendo un pugno sul palmo dell'altra mano. -Scommetto che l'ascensore mi riporterà nella mia vera scuola!-. -Scherzi? Mica puoi prendere l'ascensore così, quando ti pare! i 17 professori sono molto severi su questo!-. -Oh, chi se ne frega delle regole Iris!- esclamò Paolo, sorridendo. Voglio proprio vedere come andrà a finire questa storia!-. -D'accordo…- acconsentì lei. -Del resto questo matto sta simpatico anche a me-. I tre si avvicinarono di soppiatto all'ascensore e premettero il tasto di chiamata. Le porte si aprirono quasi all'istante e i tre vi si infilarono dentro. Daniele si affrettò a guardare tutti i tasti, sperando che ci fosse un qualcosa che potesse indicargli che sì, ci aveva visto giusto. -Che sia questo?- esclamò Iris, indicando un tasto con incisa sopra la lettera G. -Non ci resta che provare!- rispose Paolo, e premette il pulsante. Le porte si chiusero e l'ascensore cominciò a scendere. Scese, scese, scese all'infinito, tanto che i nuovi amici di Daniele cominciarono a preoccuparsi. Lui, dal canto suo, si tormentava le unghie, in preda all'ansia. Le porte si aprirono e Daniele poté finalmente tirare un sospiro di sollievo: quello che gli si parò davanti era l'atrio deserto del suo Guarino, l'atrio da cui era partito. -Ma che storia è questa? E' da dove siamo partiti noi!- disse Iris, perplessa. -No- la contraddisse Daniele uscendo di corsa per avvicinarsi alla macchinetta del caffé. Come sperava, ad aspettarlo c'erano una cioccolata probabilmente ormai fredda e la sua chiavetta, ancora inserita. Sul display lampeggiava una cifra: due centesimi. A richiamare la sua attenzione fu un tonfo. Si girò di scatto, sorpreso. -Cos'è stato?-. -Non riusciamo ad uscire dall'ascensore!- esclamò Paolo, contrariato. -Assurdo- disse Iris. Daniele fece per cercare di avvicinarsi, ma era come se l'aria fra loro fosse diventata solida. -Credo che voi non possiate venire qui- disse sospirando e allontanandosi di un passo. -Quindi dobbiamo salutarci?- disse Paolo, incrociando le braccia. -Credo di sì… Grazie di avermi aiutato- rispose Daniele, confuso. Stava succedendo tutto troppo in fretta. -E' stato un piacere, ragazzo mezzo matto- disse Iris sorridendo. Poi premette di nuovo il tasto G e Daniele ebbe appena il tempo di urlare -Non sono mezzo matto!prima che le porte si chiudessero del tutto. Con l'ennesimo sospiro di quell'assurda giornata, Daniele staccò la chiavetta e prese la sua 18 cioccolata, scoprendo che era ancora fumante. Gettò un'occhiata all'orologio e scoprì che erano passati solo pochi secondi da quando aveva aperto la porta dello sgabuzzino. Sbatté le palpebre, confuso. Come era possibile che fosse passato così poco tempo? Si era immaginato tutto? In preda alla curiosità, si avvicinò alla porta che aveva dato il via a quell'avventura. Prese coraggio e poi l'aprì di scatto trovandosi di fronte, non senza una certa soddisfazione, una rampa infinita di scale. Scale che ora, pensò soddisfatto, sapeva benissimo dove portavano. E che non vedeva l'ora di ripercorrere. Laura Mariani (4 E) ARIETE Finalmente liberi da diversi impegni. Dedicatevi al vostro hobby preferito. TORO Per una volta date ascolto a chi non la pensa come voi e avrete delle preziose indicazioni. GEMELLI Avrai maggiore sicurezza grazie ad una notizia positiva che ti riguarda e che stavi aspettando da tempo. CANCRO Felicità e pace in famiglia; potrete finalmente parlare a cuore aperto dei vostri problemi. LEONE Nei sentimenti otterrete una grande vittoria e vi accorgerete che anche l’amicizia può dare grandi soddisfazioni. VERGINE Chi vuole imporsi suggerisce soluzioni irrealizzabili. Rischiate di vivere una giornata complessa. BILANCIA Un amico sincero vi aiuterà a risolvere una situazione per voi decisiva. SCORPIONE Sarete preoccupati per una polemica che tende a prolungarsi. Siate più attenti e riuscirete a pacificarvi. SAGITTARIO Qualcuno desidera da voi un atteggiamento del tutto diverso; avvertirete molta tensione nell’aria. CAPRICORNO Siate sinceri con voi stessi; concedetevi a un momento di relax. AQUARIO Vivrete grandi emozioni e incontri fortunati grazie a una che crede in voi. PESCI Siete molto incerti e ci sarà chi deciderà per voi. 19 20