IL GIORNALE D`ISTITUTO DEL LICEO GUARINO VERONESE

Transcript

IL GIORNALE D`ISTITUTO DEL LICEO GUARINO VERONESE
IL GIORNALE D’ISTITUTO DEL LICEO GUARINO VERONESE
Docente Responsabile
Prof. Damiano De Facci
SOMMARIO
Caporedattore
3
Enrica Fellin (4 E)
Redazione
Enrica Fellin (4 E)
Beatrice Demaio (4 E)
Francesca Zigiotto (4 A)
Milena Burati (4 E)
Andrea Castellan (4 F)
Giulia Ottaviani (4 A)
Ludovica Simonetti (4 A)
Alejna Imeri (4 A)
Anita D’agostini (4 E)
Laura Mariani (4 E)
Claudia Tessari (4 E)
Benedetta Pozza (3 G)
Elisabetta Ciavarella (3 G)
Si ringraziano
Alessandro Albertini (ufficio
didattica)
Il dirigente Prof. Maurizio
Bianchi
Alberto Ciresola (5 H)
Beatrice Bertagnin (5 F)
Chiara Dal Cengio (5 F)
Giulio Fellin (ex-studente)
LA PAROLA AL DIRIGENTE SCOLASTICO
Del dirigente scolastico Prof. M. Bianchi
5 ANNI DIFFICILI, ANNI DOLCISSIMI
di Beatrice Bertagnin (5 F)
e Chiara Dal Cengio (5 F)
7 MEDEA - IL LETTO E IL SACRIFICIO
di Alberto Ciresola (5 H)
9 UNO STUDENTE A STELLE E STRISCE
di Elisabetta Ciavarella (3 G)
11 TERZA EDIZIONE DEL TORNEO DI DIBATTITO
di Giulia Ottaviani (4 A)
E Enrica Fellin (4 E)
13 U2 - UNA BAND CHE HA SEGNATO LA STORIA DELLA MUSICA
di Ludovica Simonetti (4 A)
16 GUARINVERSION - CAPITOLO II
di Laura Mariani (4 E)
19 OROSCOPO
di Francesca Zigiotto (4 A)
20 SUDOKU
2
Due anni fa mi è stata affidata dal Ministero dell’Istruzione la dirigenza del
nostro Liceo. Poiché ogni
scuola ha una propria storia, fatta di cultura, tradizioni, modi di essere e di
operare e persino miti e
racconti, sono entrato in
questo cammino istituzionale cercando di comprendere con ponderazione
quali fossero gli elementi espressione di un servizio pubblico di
qualità e gli eventuali spazi di miglioramento. La mia prima impressione è stata quella di una
scuola vitale sotto il profilo culturale, ricca di iniziative, che ha un
poco sofferto i frequenti avvicendamenti nell’ufficio di dirigenza.
Attraverso la condivisione degli
intenti e la collaborazione di tutto
il personale, abbiamo avviato fin
dall’inizio un percorso volto a una
maggiore efficienza sul piano organizzativo e alla gestione quanto
3
più razionale delle risorse in campo didattico, amministrativo, finanziario. Un impulso importante
lo abbiamo dato alla dotazione
tecnologica per la didattica e alle
strutture. Adesso abbiamo di fronte il futuro di una istituzione che
viene a buon diritto considerata il
polo liceale dell’est veronese. In
termini strategici si tratta di mantenere allineata la nostra scuola ai
livelli europei, in particolare per
quanto riguarda lo sviluppo delle
competenze come delineate negli
obiettivi di Lisbona e rilanciate
per il 2020; in termini di crescita
culturale, umana e spirituale si
tratta di impostare le fondamenta
sulle quali edificare il progetto di
vita di ciascuno, mentre sul piano
nazionale dobbiamo dare il nostro
essenziale contributo a una
“crescita intelligente che promuove la conoscenza e l’innovazione
come motori del nostro futuro sviluppo” (Europa 2020, Comunicazione della Commissione). Il conseguimento di questi obiettivi non si
realizza nelle dichiarazioni di intenti, ma nel miglioramento costante dei processi che ogni giorno avvengono nella vita scolastica,
dalla didattica alla valutazione,
dalla qualità delle relazioni e delle
comunicazioni all’efficienza delle
infrastrutture, nella gestione amministrativa e in quella del potere
organizzativo e in questa prospettiva è fondamentale il contributo degli studenti e dei docenti.
La qualità di un servizio pubblico
non è un elemento decorativo e
non si definisce attraverso l’elenco
degli interventi materiali che ne
costituiscono se mai una manifestazione; consiste nella consapevolezza del mandato istituzionale
e nella volontà di operare sempre
meglio in una catena ininterrotta
di azioni e decisioni, ciascuno secondo le proprie funzioni e responsabilità. Una buona scuola è
4
un’aria che si respira non appena
ci metti dentro il piede: penso a
una scuola in cui si sta bene, dove
l’attenzione per gli studenti e le
loro famiglie si rende visibile
attraverso la bontà delle relazioni
e l’autorevolezza degli studi; luogo
di crescita culturale e di formazione di valori solidi, in primis quello
della reciproca solidarietà come
condizione essenziale di vita personale e civile: che non ci accada,
direbbe S. Bonaventura da Bagnoregio, di trovarci per le mani una
“scientia sine caritate”. Quanto
all’impegno che deve caratterizzare il mio ruolo, non si può che
menzionare le parole della Costituzione, dal tono antico e solenne
e così attuali: I cit tadini cui sono
affidate funzioni pubbliche hanno
il dovere di adempierle con disciplina e onore.
Il dirigente scolastico
Prof. Maurizio Bianchi
Liceo scientifico: un nome, una
garanzia!
Alla tenera età di quattordici anni
non avevamo idea del pasticcio in
cui ci stavamo cacciando.
Era il giorno della consegna del
primissimo compito in classe di
matematica, e ci crogiolavamo
nella profonda sicurezza di mantenere quel dieci in matematica
che per noi alle medie era la norma, totalmente ignare dell’esistenza di voti che andassero al di
sotto del sei. Sorpresa: un quattro
e mezzo è piombato sulle nostre
testoline spensierate come un fulmine a ciel sereno.
Che fare? Disperarsi o disperarsi?
Non c’erano alternative.
Da qui tutto è cambiato, e abbiamo capito subito che studiare il
giorno prima e non fare mai i
compiti (tecniche che alle medie
erano all’ordine del giorno) non
sarebbero bastate per sopravvivere nella giungla delle materie
scientifiche.
Questi cinque anni sono stati
senz’altro una vera e propria sfida
con noi stesse. Ventiquattr’ore non
sono mai sufficienti per riuscire a
5
ricordare tutte le nozioni e le formule; è necessario quindi assumere ingenti quantità di caffeina &
affini e trovare il miglior correttore per occhiaie sulla piazza per
mascherare le tracce di ore e ore
di vita notturna sui libri in compagnia di ambigui personaggi quali
Newton, Lagrange, Gauss, Torricelli…
Di professori ne abbiamo conosciuti veramente tantissimi, appartenenti alle più svariate specie:
da quella che minaccia ogni cinque minuti di “apppicccicacci ammuro”, a quella che rischia di far
esplodere il laboratorio di chimica
ogni settimana con gli esperimenti
più improbabili, a quello che ci
tiene in ostaggio ore facendoci
ascoltare “Le Quattro Stagioni” di
Vivaldi fino alla nausea, fino al
docente di informatica esperto di
“uindous icsepppì”. Tutti, nessuno
escluso, hanno contribuito a renderci più forti: sostenendoci, ma
anche mettendoci in difficoltà per
tirare sempre fuori il meglio di noi
(sempre che ci sia).
Abbiamo imparato anche che al
liceo da soli non si va da nessuna
parte, e che nel bene e nel male i
tuoi compagni saranno sempre
pronti a sostenerti. Inutile dire
che sia possibile non litigare mai:
di battibecchi ce ne sono stati a
non finire, ma nessuno è mai rimasto irrisolto. Anche in classe la
fauna è la più variegata, ma nonostante ciò tra tutti noi, dalla secchia che non suggerisce neanche
sotto tortura, al fannullone che
evade troppo spesso da scuola, si
è creato un legame indissolubile,
quel tipo di rapporto che nasce
stando a contatto per cinque ore
al giorno con persone che non hai
scelto, ma che sono in grado di
sorprenderti quando meno te lo
aspetti.
I momenti migliori, si sa, sono le
gite. Troppi sarebbero i momenti
da ricordare, abbiamo visto cose
che voi umani non potete neanche
immaginare: compagne suicide
scagliarsi come proiettili contro le
baite sugli sci, docenti di matematica galanti che regalano rose e
fotografano qualsiasi cosa con un
i-pad in quel di Cracovia, professoresse scatenate sulla pista da
ballo e viaggi in pullman che sembrano non finire mai.
Anche se siamo un po’ di parte, è
d’obbligo dire che se in questi anni abbiamo conosciuto persone
straordinarie è stato grazie all’esperienza del teatro. Nel nostro
6
caso, non ci riferiamo allo spettacolo finale in sé, ma a tutto il lavoro che ci sta dietro e che impegna
il gruppo dei mitici attrezzisti di
cui noi stesse facciamo parte. Se
dovessimo dare un consiglio ai futuri Guarini sarebbe sicuramente
quello di impegnarsi in questo
progetto perché anche la persona
più timida e maldestra può rivelarsi utile e imparare cose nuove.
Il teatro è senz’altro il tratto distintivo della nostra scuola, e che
nonostante le difficoltà dovrebbe
essere sempre valorizzato.
Cinque anni di liceo scientifico
per nulla semplici quindi, di ripetute cadute da cui però siamo
sempre riuscite a rialzarci incolumi. Ripensando al percorso fatto,
anche se non siamo esattamente
delle cime in matematica e fisica,
non ci pentiamo della nostra scelta perché ci siamo potute mettere
alla prova e conoscere i nostri limiti (tendenti all’infinito ovviamente!).
Sono stati “anni difficili di impegni e di passioni, anni dolcissimi
di errori e trasgressioni”; una
“fuga imprendibile di mesi, giorni
ed ore” e “tempo da vivere con ansia e batticuore”, ma pur sempre…
Anni difficili, anni dolcissimi.
Beatrice Bertagnin (5 F),
Chiara Dal Cengio (5 F)
La rappresentazione di “Medea, il letto e il
sacrificio”, messa in scena il 16 aprile 2014
dagli alunni dell’indirizzo classico, ha
affrontato, con la rielaborazione del testo
di Euripide, una bella sfida: se da un lato il
Mito continua a riproporsi nelle sue mille
sfaccettature in ogni periodo della storia
dell’uomo, dall’altro l’attualizzazione del
tema non è per nulla semplice. Fin dal primo momento tutto ruota in un ingranaggio perfetto, la luce si abbassa, il silenzio si
fa palpabile in sala e sale una musica che
sembra venuta da un mondo “altro”. E’ così, proviene dal magico mondo del teatro.
Si racconta la vicenda di Medea che, in
preda alla gelosia, arriverà a uccidere i
propri figli. Dai primi bagliori dei riflettori
appare allo spettatore una scena minimalista, composta da teli sovrapposti che accolgono le parole chiave del testo, in greco
antico e in lingua attuale. Lo spazio è
scandito da teli disposti a guisa di quinta
scenografica, il bianco e il nero, il chiaro e
lo scuro a dominare la scena con discre-
7
zione per lasciare la Parola come
assoluta protagonista.
La Parola dunque è affidata, come
regola impone nel teatro classico,
al coro, dove la musica e il movimento scenico giocano parti importanti e folgoranti, con questa
alternanza di greco antico e italiano per il favore di tutto il pubblico, anche quello non così colto da
riconoscere alfabeti che vengono
dalla storia lontana e da terre ancora più distanti, ma che narrano
il dramma di una madre che uccide i figli. Proprio così Medea è la
protagonista di una vicenda
drammatica di cui si potrebbe
parlare nei salotti pomeridiani in
TV ai giorni nostri. L’attualizzazione della scena teatrale è a portata di mano, ma per coglierla ci
vuole poi un testo misurato, una
regia sobria e dei ragazzi ad interpretare un mondo antico con i
panni di oggi. Questa è una delle
altre scelte di regia: l’uso di costumi del tempo greco alternati, nella
vicenda, a vestiti attuali indossati
da attori che si cambiano sul palco. Ogni scena è scandita bene,
senza pause, senza imbarazzi, con
una colonna sonora piacevole e
intensa dal primo all’ultimo istante. Appare, a volte, anche il prezioso telo tagliato, metafora del
lenzuolo, voce del letto, una delle
8
“figure” chiave del testo, dal quale
i protagonisti entrano ed escono,
ne restano avvolti o rimangono
prigionieri.
Quando tutto si compie, gli attori
con disinvoltura si muovono in un
testo complesso senza timori reverenziali, il dramma semina le sue
vittime e alla fine la luce si spegne così come il teatro. Tutto torna nel nostro orizzonte temporale
e crediamo di essere nella normalità del quotidiano rendendoci
conto un po’ di più che la finzione
del teatro ancora una volta ci racconta la storia di tutti i giorni. Del
resto Medea ci dice a chiare lettere che questa è da sempre la missione del Teatro.
Alberto Ciresola (5 H)
Come sei arrivato in Italia?
(tramite quale organizzazione)
Con Intercultura, insieme a ragazzi di tutto il mondo. Sono arrivato
a Verona con altri tre
ragazzi: un tedesco,
un'indonesiana e una
ragazza cinese.
Perché hai scelto
questo paese?
Ho scelto l'Italia perché mi hanno sempre
affascinato la sua
cultura e la sua storia
fin dai tempi dei Romani e tutti i miei
amici che ci sono stati hanno detto che è
un bel paese quindi
ho deciso trascorrere
il mio anno all'estero
qui.
Aiutiamo un po' i
ragazzi che vorrebbero seguire il tuo
percorso: come hai
fatto a partire con
9
Intercultura? Hai dovuto superare test attitudinali?
Grazie ad un passaparola con un
mio amico sono venuto a conoscenza di questa organizzazione. Non ho
dovuto superare test
attitudinali perché è
più facile partire dagli
Stati Uniti, infatti, essendoci molte meno
richieste di soggiorni
all'estero rispetto all'Italia, sono anche di
più i posti disponibili.
Quando sei arrivato
in Italia? Cosa ricordi di quel primo
giorno?
Sono arrivato in Italia
a Settembre, non ricordo il giorno esatto.
Di quel giorno ricordo
il traffico sull'autostrada e la velocità
delle macchine. Mi
hanno stupito perché
negli USA è molto più facile guidare, infatti le strade sono più
grandi e la gente va più piano, ecco perché è più basso il limite d'età a cui si prende la patente.
E' stata dura ambientarsi? Come ti trovi adesso?
I primi tre/quattro mesi sono stati
molto difficili perché non sapevo
quasi nulla di italiano, quindi ho
avuto difficoltà a fare amicizia e a
relazionarmi con gli altri. Adesso
che sono qui da nove mesi mi
mancano ancora gli Stati Uniti,
ma so molto meglio la lingua e mi
diverto di più. Quando partirò sarò triste e felice allo stesso tempo:
triste per le persone che lascio qui
a cui mi sono affezionato e felice
perché rivedrò la mia famiglia.
Scolasticamente parlando hai
avuto difficoltà? Se sì, in quali
materie?
Sì, in storia, per due motivi: la storia italiana è molto più corposa di
quella americana e nemmeno negli USA ero bravo in questa materia; un'altra materia in cui ho incontrato molte difficoltà è stata
filosofia perché in America non
siamo soliti studiarla alle superiori. In generale ho trovato la scuola
italiana molto più difficile perché
si studia molto di più e ogni giorno, mentre l'anno scorso, per
esempio, ho studiato solo una volta per l'esame di fine anno.
10
Ormai sei quasi giunto alla
conclusione di questa tua avventura all'estero: qual'è il ricordo più bello che ti ha lasciato questa esperienza?
La settimana che ho trascorso a
Roma, perché è una città davvero
bellissima.
Consiglieresti ad un ragazzo
italiano di fare la tua stessa
esperienza? Perché?
Sì, glielo consiglierei sicuramente.
Ci sono mille ragioni per trascorrere un anno all'estero; dal mio
punto di vista questa esperienza ti
permette di imparare benissimo
una nuova lingua, fai moltissime
nuove amicizie e ti apre una prospettiva nuova sul mondo, inizi a
guardare con occhio diverso le cose, a giudicare meno ed apprezzare di più tutto ciò che ti sta attorno.
Elisabetta Ciavarella (3 G)
Quest’anno si è tenuto il terzo
torneo di dibattito filosofico, a cui
hanno partecipato tutte le classi
quarte.
Il torneo è stato proposto e curato
dai professori di Filosofia: Massimo Bardin, Cristina Coatti, Elisa
Cuttini e Marco Gazza.
Le classi si sfidano in una serie di
incontri, in cui devono illustrare
un argomento prestabilito dimostrandosi a favore o contro. Ogni
classe seleziona due oratori, che
con l’aiuto della classe preparano
i dialoghi da esporre durante il
dibattito usufruendo di supporti,
come internet o libri.
La finalità del dibattito argomentativo è quella di mettere i ragazzi
di fronte a questioni etiche o filosofiche, e fare in modo che sviluppino la capacità di affrontare questioni anche se queste non riguardano direttamente i ragazzi o non
sono sentite come proprie.
Mercoledì 28 si è tenuta la finale
del dibattito tra le classi IV A
(Liceo delle Scienze Umane) e IV
11
E (Liceo Linguistico).
Il preside ha presentato la serata
spiegando l’importanza di questo
dibattito per i ragazzi, sottolineando in particolare l’indispensabilità
del confrontarsi.
L’argomento proposto dai docenti
era: “L’individuo è determinato
dal carattere perciò non è libero
nell’agire”. Le oratrici della classe
IV A, Celeste e Ludovica, dovevano esporre la tesi a favore, mentre
le oratrici della classe IV E, Chiara
e Monica, dovevano sostenere la
tesi contraria.
Nella prima fase si sono alternate
le quattro oratrici esponendo
chiaramente le varie tesi, ricorrendo a valide argomentazioni e dimostrando una grande forza nel
difenderle.
Al termine di questa prima fase
durata circa venti minuti, alle
classi sono stati concessi 10 minuti per elaborare delle controdeduzioni, basandosi su ciò che era
stato detto dalla classe avversaria.
Infine le oratrici hanno esposto le
controdeduzioni e hanno concluso
il tutto con uno slogan che riassumesse le loro posizioni.
Mentre i giudici, quattro studenti
di filosofia, si sono ritirati per decretare il vincitore, il professore
Marco Gazza ha mostrato ai presenti un video di Raimon Panikkar e ne ha spiegato il significato.
La sua visione del mondo è rappresentata con una metafora particolarmente interessante. Ogni
individuo vede il mondo solo
attraverso una finestra, quindi dal
proprio punto di vista, e solo mediante il dialogo con gli altri può
venire a conoscenza di tutte le altre particolarità e sfaccettature,
migliorando la propria conoscenza, e scoprendo così la vera bellezza del mondo.
Al termine della spiegazione sono
tornati i giudici, che si sono subito
complimentati con entrambe le
classi, poiché sono state in grado
di affrontare le tematiche con
grande bravura e interesse ed
hanno dimostrato una grande capacità di esposizione.
Le classi hanno ottenuto punteggi
molto elevati in tutti i campi di
valutazione, ma la coppa della
vittoria, alla fine, è andata, per un
solo punto, alla classe IV A. Nemmeno quest’anno si è riusciti a
strappare il primo posto al liceo
delle scienze umane. Nonostante
ciò, è importante mettere in luce il
grande impegno e la voglia di
mettersi in gioco da parte di tutte
le classi che hanno partecipato al
torneo.
Giulia Ottaviani (4 A),
Enrica Fellin (4 E)
12
Gli U2 sono un gruppo di musica
rock irlandese formatosi a Dublino nel 1976. Il gruppo è composto
da Paul David Hewson in arte Bono (cantante), David Howell
Evans in arte The Edge
(chitarrista),
Adam
Clayton
(bassista) e Larry Mullen Jr.
(batterista).
Nella loro carriera hanno venduto
oltre 170 milioni di dischi e ricevuto il maggior numero di Grammy
Awards per un gruppo (22) e possono essere considerati come uno
dei gruppi di maggior successo
sulla scena internazionale ed una
delle migliori Band della storia
della musica Rock.
Nel 2005, appena raggiunto il termine minimo dei 25 anni di carriera, sono stati introdotti nella Rock
and Roll Hall of Fame.
Fin dagli esordi, gli U2 si sono occupati della questione irlandese e
del rispetto per i diritti civili, improntando su questi temi anche
buona parte della loro attività ar-
13
tistica. Inoltre gli U2 sono tra i pochi gruppi internazionali a potersi
vantare di aver sempre mantenuto
la propria formazione originale.
Ma come si è formata questa storica band?
Il 20 settembre 1976 Larry Mullen
affigge nella bacheca della Mount
Temple School, una scuola di Dublino, un messaggio per trovare
giovani musicisti insieme ai quali
formare una band. Rispondono
Adam Clayton, David Howell
Evans (The Edge), suo fratello
Dick Evans ed un ragazzo ribelle
ed introverso dal nome Paul David Hewson (soprannominato Bono Vox, dal nome di un negozio di
cornetti acustici). Il gruppo prende
così il nome di Feedback. Dopo
quasi un anno passato a provare
nella cucina della casa di Larry,
nel 1977 i Feedback fanno la loro
prima apparizione live proprio alla
Mount Temple School.Qualche
tempo dopo, il gruppo decide di
cambiare il proprio nome in The
Hype, ma dalla formazione esce
Dick Evans (che crea insieme ad
altri i Virgin Prunes): nasce così la
formazione definitiva.
Il nuovo nome "U2" sembra sia
stato suggerito dal cantante dei
The Radiators Steve Averill, ispirato al celebre aereo-spia americano
che fu abbattuto il 6 maggio 1960
mentre era in missione di spionaggio sull'Unione Sovietica. Era,
inoltre, interessante per l'ambiguità che nascondeva: poteva essere
inteso col significato sia di you
too (anche tu), che di you two (voi
due). Pare che, indecisi se mantenere il vecchio nome o abbracciare il nuovo, il gruppo abbia rimesso la scelta al pubblico di un proprio concerto per alzata di mano,
e che questo abbia preferito il
nuovo.
Il 20 ottobre 1980 la band pubblica
il suo primo album che è stato registrato durante l'estate nei Windmill Lane Studios di Dublino.
"Boy" è un album che racconta le
tensioni ed i contrasti propri di
quella travagliata fase dell'adolescenza. È facile associare al terzo
album del gruppo, War, alla canzone di maggior successo "Sunday
Bloody Sunday". Il brano parla dei
fatti accaduti la domenica del 30
gennaio 1972, durante la quale l'esercito inglese apre il fuoco a Derry (Irlanda del Nord) sulla folla
radunatasi per una pacifica mani-
14
festazione, uccidendo 14 persone
e ferendone numerose altre. Generalmente considerato l'album
che ha impresso una svolta artistica della band, The Unforgettable
Fire, esce nell'autunno del 1984.
L'album è un tributo a Martin Luther King e in suo onore è stata
composta la canzone Pride (In the
Name of Love) che è anche la seconda canzone del gruppo irlandese a raggiungere la "top 5" in
Gran Bretagna e la "top 50" della
classifica degli Stati Uniti. È altresì un omaggio a Elvis Presley e alla sua rivoluzione musicale. La rivista americana Rolling Stone nomina gli U2 il "gruppo degli anni
ottanta".
Per promuovere la causa della
lotta alla povertà in Africa, nel dicembre del 1984, viene pubblicato
il singolo "Do They Know It's
Christmas?" eseguito dalle più note rock star del momento Band
Aid. Per gli U2 partecipano a questa iniziativa Bono e Adam.
Il 13 luglio 1985, nello stadio londinese di Wembley, il gruppo partecipa al Live Aid: il concertoevento organizzato per raccogliere
fondi per la carestia in Etiopia. Il
concerto è stato seguito da più di
1 miliardo di persone nel mondo.
Nel 1986, gli U2 eseguirono un
tour negli Stati Uniti a favore di
Amnesty International, devolvendo tutti gli incassi in beneficenza.
Nel 1987 gli U2 pubblicano The
Joshua Tree. L'album, appena uscito, balza subito al vertice delle
classifiche inglesi e, in breve tempo, assurge a popolarità assoluta,
divenendo uno dei simboli musicali degli anni ottanta.
I principali singoli di questo album, "With or Without You", "I
Still Haven't Found What I'm Looking For" e "Where the Streets Have No Name" troneggiano per
settimane al vertice delle classifiche inglesi e statunitensi dei singoli.
"The Joshua Tree" ha venduto nel
mondo, a tutto il 2009, circa 26 milioni di copie dei quali 10 negli
USA (certificazione RIAA di disco
di diamante). Gli U2 diventano
15
anche il quarto gruppo musicale
ad apparire nella copertina di Time Magazine (prima di loro The
Beatles, The Band e The Who) e il
Joshua Tree Tour fa registrare un
tutto esaurito in ogni parte del
mondo. Forse questo album rappresenta l'apice musicale del
gruppo.
L'album "Achtung Baby", a tutt'oggi, è considerato come uno dei migliori album della storia degli U2.
Ha venduto nel mondo circa 18
milioni di copie dei quali 8 negli
USA (certificazione RIAA di otto
dischi di platino). Ai Golden Globe 2014, gli U2 hanno vinto il premio per "Miglior Brano Originale"
con il brano "Ordinary Love", presente nella colonna sonora del
film "Nelson Mandela: Long Walk
to Freedom". Il nuovo album degli
U2 è attualmente in fase di lavorazione, ma uscirà sicuramente nel
giugno 2014. Aspettando il disco,
si può comunque ascoltare il primo singolo estratto, dal titolo
“Invisible”. Il brano sarà pubblicato come parte di un'iniziativa benefica per sostenere la lotta contro l'AIDS.
Ludovica Simonetti (4 A)
Nelle puntate precedenti…
Daniele si è ritrovato a vivere
un'insolita situazione: l'atrio sembra proprio quello del Guarino,
ma non si può dire altrettanto delle persone che lo circondano! I
professori sono allievi, e viceversa.
Confuso, il nostro protagonista
vorrebbe tornare nella sicurezza
dell'atrio da cui è partito, ma a
quanto pare le scale che lo hanno
accompagnato fin lì… sono scomparse.
Doveva essere un incubo. Per forza.
Daniele si diede un pizzicotto, rendendosi conto che era una cosa
davvero stupida da fare, ma in
ogni caso il dolore gli assicurò che
era tutto vero.
Era finito in un Guarino parallelo
dove gli alunni erano professori e
viceversa, e la sua unica via di fuga si era appena trasformata in
uno sgabuzzino.
-Va tutto bene, amico? Sembra
che tu abbia visto un fantasma-.
-Io non… Qui c'erano delle scale,
sono sicuro…-.
-Delle scale?- chiese il ragazzo alto, perplesso.
-Te l'ho detto, è fuori di testa- disse sottovoce Iris. -Quando l'ho incontrato è uscito da questo sgabuzzino farneticando di un piano
di sotto…-.
-Non stavo farneticando!- esclamò
16
Daniele sbattendo la porta. -E' vero! Sono anche io uno studente
del Guarino, ma da me le persone
sono diverse! Questo tipo è il mio
vecchio prof di storia, il preside
era uno che veniva a scuola con
me, e tu…- disse, indicando Iris.
Ma poi si fermò, perplesso. -Tu sei
l'unica qui che non mi ricorda
nessuno, in effetti. Esempio sbagliato-.
-Dovrebbe essere una specie di
complimento, o cosa?- disse lei,
guardandolo storto.
-Tu mi sembri un po' matto, ma
mi piaci- ridacchiò l'altro ragazzo.
-E mi chiamo Paolo, tra parentesi.
Daniele si passo le mani sul viso,
cercando di chiarirsi le idee. Doveva esserci un modo per andarsene
di lì e tornarsene nella sua vera
scuola. Forse poteva andare a cercare la sua classe, ma chi ci avrebbe trovato? Tutti i suoi professori
intenti a seguire una lezione della
sua compagna più secchiona? Magari doveva solo trovare un altro
modo per scendere… Se avesse
preso le scale per andare nell'atrio
del piano terra e poi giù, in aula
professori, forse… Oppure…
-L'ascensore!- esclamò, battendo
un pugno sul palmo dell'altra mano. -Scommetto che l'ascensore mi
riporterà nella mia vera scuola!-.
-Scherzi? Mica puoi prendere l'ascensore così, quando ti pare! i
17
professori sono molto severi su
questo!-.
-Oh, chi se ne frega delle regole
Iris!- esclamò Paolo, sorridendo. Voglio proprio vedere come andrà
a finire questa storia!-.
-D'accordo…- acconsentì lei. -Del
resto questo matto sta simpatico
anche a me-.
I tre si avvicinarono di soppiatto
all'ascensore e premettero il tasto
di chiamata. Le porte si aprirono
quasi all'istante e i tre vi si infilarono dentro.
Daniele si affrettò a guardare tutti
i tasti, sperando che ci fosse un
qualcosa che potesse indicargli
che sì, ci aveva visto giusto.
-Che sia questo?- esclamò Iris, indicando un tasto con incisa sopra
la lettera G.
-Non ci resta che provare!- rispose
Paolo, e premette il pulsante. Le
porte si chiusero e l'ascensore cominciò a scendere. Scese, scese,
scese all'infinito, tanto che i nuovi
amici di Daniele cominciarono a
preoccuparsi. Lui, dal canto suo, si
tormentava le unghie, in preda
all'ansia.
Le porte si aprirono e Daniele poté finalmente tirare un sospiro di
sollievo: quello che gli si parò davanti era l'atrio deserto del suo
Guarino, l'atrio da cui era partito.
-Ma che storia è questa? E' da dove siamo partiti noi!- disse Iris,
perplessa.
-No- la contraddisse Daniele
uscendo di corsa per avvicinarsi
alla macchinetta del caffé. Come
sperava, ad aspettarlo c'erano una
cioccolata probabilmente ormai
fredda e la sua chiavetta, ancora
inserita. Sul display lampeggiava
una cifra: due centesimi.
A richiamare la sua attenzione fu
un tonfo. Si girò di scatto, sorpreso.
-Cos'è stato?-.
-Non riusciamo ad uscire dall'ascensore!- esclamò Paolo, contrariato.
-Assurdo- disse Iris. Daniele fece
per cercare di avvicinarsi, ma era
come se l'aria fra loro fosse diventata solida.
-Credo che voi non possiate venire qui- disse sospirando e allontanandosi di un passo.
-Quindi dobbiamo salutarci?- disse Paolo, incrociando le braccia.
-Credo di sì… Grazie di avermi
aiutato- rispose Daniele, confuso.
Stava succedendo tutto troppo in
fretta.
-E' stato un piacere, ragazzo mezzo matto- disse Iris sorridendo.
Poi premette di nuovo il tasto G e
Daniele ebbe appena il tempo di
urlare -Non sono mezzo matto!prima che le porte si chiudessero
del tutto.
Con l'ennesimo sospiro di
quell'assurda giornata, Daniele
staccò la chiavetta e prese la sua
18
cioccolata, scoprendo che era ancora fumante. Gettò un'occhiata
all'orologio e scoprì che erano
passati solo pochi secondi da
quando aveva aperto la porta dello sgabuzzino.
Sbatté le palpebre, confuso. Come
era possibile che fosse passato così poco tempo? Si era immaginato
tutto? In preda alla curiosità, si
avvicinò alla porta che aveva dato
il via a quell'avventura. Prese coraggio e poi l'aprì di scatto trovandosi di fronte, non senza una certa
soddisfazione, una rampa infinita
di scale.
Scale che ora, pensò soddisfatto,
sapeva benissimo dove portavano.
E che non vedeva l'ora di ripercorrere.
Laura Mariani (4 E)
ARIETE
Finalmente liberi da diversi
impegni. Dedicatevi al vostro
hobby preferito.
TORO
Per una volta date
ascolto a chi non la
pensa come voi e
avrete delle preziose indicazioni.
GEMELLI
Avrai maggiore sicurezza grazie
ad una notizia positiva che ti
riguarda e che stavi aspettando da tempo.
CANCRO
Felicità e pace in famiglia; potrete finalmente parlare a cuore aperto dei vostri problemi.
LEONE
Nei sentimenti otterrete una
grande vittoria e vi accorgerete che anche l’amicizia può
dare grandi soddisfazioni.
VERGINE
Chi vuole imporsi
suggerisce soluzioni
irrealizzabili.
Rischiate di vivere
una giornata complessa.
BILANCIA
Un amico sincero vi aiuterà
a risolvere una situazione per voi
decisiva.
SCORPIONE
Sarete preoccupati per
una polemica che tende
a prolungarsi. Siate più
attenti e riuscirete a
pacificarvi.
SAGITTARIO
Qualcuno desidera da
voi un atteggiamento
del tutto diverso; avvertirete molta tensione
nell’aria.
CAPRICORNO
Siate sinceri con voi
stessi; concedetevi a un momento di relax.
AQUARIO
Vivrete grandi emozioni e incontri fortunati grazie a
una che crede in voi.
PESCI
Siete molto incerti e
ci sarà chi deciderà
per voi.
19
20