la comunicazione pubblica
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Facoltà SCIENZE POLITICHE Cattedra COMUNICAZIONE PUBBLICA LA FUNZIONE DELL’UFFICIO STAMPA E L’APPLICAZIONE DELLA LEGGE 150/2000 RELATORE Prof. MICHELE SORICE CANDIDATO GIULIA COSTA Matr. 607632 CORRELATORE Prof. MARIA DE BENEDETTO ANNO ACCADEMICO 2008 2009 LA COMUNICAZIONE PUBBLICA Per comunicazione pubblica, secondo la Faccioli, s’intende “quell’insieme di processi che permettono la circolazione, all’interno della comunità Stato, delle informazioni sui problemi di pubblica utilità e su quelli socialmente rilevanti e l’attivazione di flussi di comunicazione tra i cittadini, le istituzioni pubbliche e il sistema dei media”1. Un elemento decisivo per intraprendere una corretta analisi della comunicazione pubblica è il tener conto del fatto che questa disciplina si trovi al “confine” tra diverse discipline. Si è arrivato ad individuare 7 megarie, che sono: Comunicazione pubblica e di mercato. Per rispondere alle attese del cliente la seconda cerca di orientare il comportamento del cittadino verso l’acquisto di un bene, mentre l’ente pubblico, portatore di interesse generale, non può basarsi delle attese del cliente o usare in modo strumentale il messaggio. Nel primo caso prevale l’interesse socio-economico, nel secondo caso la pubblica utilità, l’oggetto della comunicazione ruota attorno a temi di interesse generale e garantisce imparzialità ed obiettività. 1 “Comunicazione pubblica e cultura del servizio” di F. Faccioli, Carocci 2000 Comunicazione pubblica e comunicazione istituzionale, che si differenziano tra di loro solo in base ai differenti steckholders a cui si riferiscono. Comunicazione pubblica, società civile e opinione pubblica. Le riflessioni di Habermas sul concetto di pubblico (1962) portano alla definizione di comunicazione in comunicazione pubblica nel momento in cui si ha una relazione tra la sfera del potere pubblico, e cioè l’autorità statale, e il pubblico inteso come insieme dei privati, destinatari del potere pubblico. Da queste riflessioni Mancini2 ricostruisce i procesii che hanno determinato l’affermazione della comunicazione pubblica in Italia : -ampliamento dei compiti dello stato, Walfare e continua articolazione delle competenze -aumento della consapevolezza dei propri diritti da parte dei cittadini con aumento di richiesta delle informazioni -nuova struttura dell’arena pubblica Considerando gli oggetti della comunicazione Mancini propone 4 tipologie di comunicazione pubblica: 1.Comunicazione dell’istituzione pubblica che fa conoscere la sua attività; 2.Comunicazione politica che si occupa delle controversie; 2 “Manuale di comunicazione pubblica” di Paolo Mancini, Laterza, 2008, pp 62-‐94 3.Comunicazione sociale; 4.Comunicazione delle istituzioni quasi pubbliche. La comunicazione di interesse generale. Arena prende in esame il ruolo della comunicazione nel quadro dei processi di innovazione delle amministrazioni pubbliche. L’attivazione di processi di comunicazione tra amministrazioni e cittadini è la condizione per garantire che l’erogazione dei servizi risponda ai bisogni degli utenti e contribuisca alla loro realizzazione come persone. La pubblicità pubblica. E’ inserita nel filone della pubblicità finalizzata a dare trasparenza all’amministrazione pubblica. Comunicazione pubblica e comunicazione politica. Alcuni studiosi tendono a far coincidere la comunicazione pubblica mentre altri evidenziano che essa è solo una delle recenti articolazione della comunicazione pubblica. La comunicazione politica si rivolge al cittadino nella sua veste di elettore mentre la comunicazione pubblica si rivolge al cittadino come membro della collettività per fare comunicazione di servizio dello stato. Il sistema dei media è uno degli attori principali dell’arena pubblica come le associazioni civiche che occupano il terreno del dialogo con i cittadini. La comunicazione della sfera pubblica. Si possono individuare due tipologie di comunicazione pubblica: quella dell’istituzione pubblica e quella della solidarietà sociale. La prima è promossa tra soggetti istituzionali e si suddivide in: -comunicazione interna -comunicazione esterna verso i cittadini -comunicazione esterna verso i media. Fino al decennio successivo prevale il modello di un’amministrazione chiusa e autoreferenziale, la cui comunicazione è esclusivamente formale, ristretta alla pubblicità delle leggi e agli atti autoritativi, espressi tra l’altro con un gergo burocratico, incomprensibile ai più. Nel decennio successivo si ha, invece, una forte riforma legislativa legata ad una visione nuova ed europea della Pubblica amministrazione e ai modelli professionali ed organizzativi sul modello privatistico. 64 della Cost., sulla pubblicità delle sedute delle Camere, che afferma: “Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti. I membri del Governo, anche se non fanno parte delle Camere, hanno diritto, e se richiesti obbligo, di assistere alle sedute. Un primo approccio al tema del fondamento costituzionale della comunicazione pubblica si ha nel richiamo all’Art. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Su questi principi si affermerebbe la rilevanza costituzionale del principio generale di pubblicità dell’azione dei pubblici poteri. E’ necessario soffermarsi in modo più attento sull’analisi del rapporto che intercorre tra il principio di uguaglianza e fondamento costituzionale dell’attività di comunicazione pubblica. Nel 1990 due leggi iniziano il lungo processo di ridefinizione delle amministrazioni pubbliche, che culminerà nel 2000 con la legge n°150. Con la legge n°142/1990, intitolata “Azione popolare, diritti di accesso e di informazione dei cittadini”, si dà un nuovo ordinamento agli enti locali, imponendo la pubblicità di tutti gli atti, ad eccezione di quelli vietati per legge o di una temporanea e motivata dichiarazione del sindaco o del presidente della provincia. Si delega poi ad un successivo regolamento, approvato nel 1992 (d.p.r. n°352/1992) la specificazione delle modalità di accesso dei cittadini alle informazioni in possesso delle amministrazioni. In conclusione il percorso normativo prima della lg. Ora prende le forme del portatore di interessi specifici, un protagonista dei processi di cambiamento, di efficienza e qualità dei servizi pubblici: diventano così gli stakeholders. Nelle ipotesi di cui al comma 1 resta salva la facoltà dell'amministrazione di adottare, anche prima della effettuazione delle comunicazioni di cui al medesimo comma 1, provvedimenti cautelari.” All’1°c. si impone alle amministrazioni l’obbligo di comunicare l’avvio del procedimento ai soggetti ai quali il provvedimento è destinato a produrre effetti diretti e ai quei soggetti che per legge sono chiamate ad intervenire. Alla luce della distinzione di seguito tracciata fra informazione e comunicazione, quello che la legge definisce come un obbligo di “comunicazione” dell’avvio del procedimento sembra configurarsi piuttosto come un obbligo di informare determinati soggetti che un procedimento che può interessarli sta per iniziato. Invece, l’attività di cui l’art 10, 1°c. è realmente un’attività di comunicazione, in quanto fondata su un rapporto biunivoco in cui le informazioni scambiate producono effetti sui comportamenti dei soggetti che comunicano. PRINCIPIO DI TRASPARENZA Il secondo principio, quello della trasparenza, consiste nella sua accezione più ampia, nell’assicurare la massima circolazione possibile delle informazioni sia all’interno del sistema amministrativo, che all’esterno, cioè tra quest’ultimo e il mondo eterno. PRINCIPIO DELLE SEMPLICITA’ Il terzo principio è il principio della semplicità dell’azione amministrativa, il quale, come quello della partecipazione, ma in misura più piccola ha bisogno della comunicazione per una sua più efficace realizzazione. Proprio per rendere più agevole il processo di semplificazione del “burocratese” nel 2002 l’allora Ministro della Pubblica Amministrazione F. Frattini ha steso una direttiva3 sull’argomento, riassumendo il tutto in 10 semplici regole: “ 1.Avere (e rendere) sempre chiaro il contenuto del testo. È buona regola, inoltre, evidenziare bene le istruzioni per l’uso del testo a vantaggio del cittadino. 4. Individuare e indicare i contenuti giuridici del testo. 6.Verificare la completezza delle informazioni. 7.Verificare la correttezza delle informazioni. 8.Verificare la semplicità del testo. 3 del d.lgs. La distinzione fra politica ed amministrazioni riguarda non solo le funzioni ma anche le rispettive organizzazioni, da un lato il ministero come organizzazione al servizio del vertice politico e 3 “Direttiva sulla semplificazione del linguaggio dei testi amministrativi” Dir. 8 maggio 2002 dall’altro le agenzie al servizio dei vertici amministrativi. Nel primo tipo di distinzione, quello di una distinzione organizzativa fra le due entità, quindi, la comunicazione va intesa come circolazione delle informazioni che al termine della sua funzione va ad assumere un ruolo essenziale nel momento in cui è l’elemento primario che tiene unite le due sfere amministrative. SUSSIDIARITA’ Nel caso del principio di sussidiarietà il ruolo della comunicazione si defferenzia a seconda che si faccia riferimento ad una sussidiarietà verticale od orizzontale. Nel primo caso si intende come un criterio per la ripartizioni delle funzioni fra i diversi livelli istituzionali per soddisfare al meglio le esigenze dei cittadini. In questo la comunicazione ha il compito di far circolare al meglio le informazioni tra le diverse istituzioni facendo in modo che il fine ultimo, ossia il soddisfacimento degli interessi del cittadino, sia svolto nel minor tempo possibile e nel miglior dei modi. In questo sono stati travolti e sostituiti in maniera quasi del tutto totale i principi di segretezza dell’azione amministrativa, che avevano sin ad allora caratterizzato tutto l’operato della Pubblica Amministrazione. Infatti il d lgs 29/93 ha previsto appositi Uffici per le relazioni col pubblico (URP) allo scopo di ovviare alle difficoltà dei cittadini nella individuazione da parte dei cittadini di interlocutori competenti, ma soprattutto in grado di fornire valide informazioni. La sintesi di queste tre funzioni ha fatto si che si sono svolte attività mirate alla soddisfazione dei diritti dei cittadini e allo stesso tempo alla razionalizzazione dell’organizzazione amministrativa. La comunicazione di certezza ha un ruolo essenziale nel consentire la regolazione dei rapporti fra i soggetti membri dell’ordinamento, nell’applicazioni di norme, nel fornire certezze nel consentire la conoscibilità giuridica di un atto ed in altre simili attività. E’ utilizzata soprattutto nell’ambito delle attività amministrazioni di regolazione. Da ricordare, comunque, che all’interno di questa tipologia di comunicazione il confine fra informazione e comunicazione è molto sottile, difatti nella comunicazione di certezza prevale la trasmissione d’informazioni, che, in quanto dotate della qualità giuridica della certezza, producono determinati effetti nell’ordinamento. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO La funzione di servizio, in senso lato, di tale forma di comunicazione può riguardare tanto i cittadini quanto i dipendenti pubblici. Anche per le amministrazioni, dunque, la comunicazione diventa parte integrante del servizio: sul versante della predisposizione del servizio stesso e non come nel caso dei cittadini, della sua erogazione. COMUNICAZIONE DI INNOVAZIONE Rientrano nella categoria di comunicazione di innovazione definita così per indicare il suo scopo ultimo, le attività di ascolto dei cittadini e dei dipendenti affidati agli Uffici per le relazioni con il pubblico (URP) dall’art 8 lett d) della legge n°150/2000 che dice: “attuare, mediante l'ascolto dei cittadini e la comunicazione interna, i processi di verifica della qualità dei servizi e di gradimento degli stessi da parte degli utenti” Si tratta di un’attività delle pubbliche amministrazioni che rientra a pieno titolo nella nozione generale di comunicazione: fonte e destinatario della comunicazione possono essere in modo alternato l’amministrazione e il cittadino. Nel caso dell’amministrazione quest’ultime consistono nel modificare i servizi tenendo conto delle indicazioni dei cittadini. Osservando proprio questo rapporto che si va ad instaurare tra il cittadino-utente e l’amministrazione Hirschmann nota che in seguito al fatto che la qualità del servizio offerto scade possono aversi da parte del destinatario del servizio tre possibili modalità di risposta: USCITA = l’abbandono del servizio, cessando di usufruirne; LEALTA’ = rimanendo fedele al servizio senza confrontarlo con altri e senza porsi il problema delle possibili alternative; VOCE = facendo presente al fornitore del servizio le proprie esigenze, critica le disfunzioni, proponendo miglioramenti, partecipando in vari modi, anche conflittuali, al processo di innovazione e miglioramento del servizio. LA COMUNICAZIONE PUBBLICA PRIMA DELLA LEGGE 1504 Strutture, strumenti e tecnologie La proposta prevedeva la previsione di uffici di “comunicazione e pubblicità” e una specifica funzione di comunicazione interna. Di Bisceglie sulla “Disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni”. Al centro del dibattito intorno alla proposta di legge unificata vi furono i criteri per il riconoscimento della professionalità dei giornalisti nelle strutture degli uffici stampa delle amministrazioni e degli enti pubblici, sostenuto attraverso l’azione della Federazione nazionale della stampa italiana (FNSI). La comunicazione pubblica, infatti, liberata dalla propaganda, stava diventando un elemento strategico e funzionale della nuova Pubblica Amministrazione. Le basi di questa comunicazione sono la centralità del cittadino, la modernizzazione, l’innovazione amministrativa, la partecipazione, la qualità dei servizi, la sinergia con la società civile. Al tempo stesso la 150/2000 rappresenta la conferma di come la comunicazione sia ormai un elemento strategico ed irrinunciabile per ogni reale processo di trasformazione degli apparati, di miglioramento dei servizi, di semplificazione delle procedure. 4 Fig. 4 pg 29, Alessandro Rovinetti, “Comunicazione pubblica-‐ Sapere&fare”, SOLE24ORE 2007 Gli elementi caratterizzanti e che definiscono i contorni di un disegno teorico, organizzativo e professionale moderno, sono i seguenti: La piena e definitiva legittimazione della comunicazione in un sistema, quello pubblico, nato e cresciuto nel silenzio e nel segreto dell’ufficio e nel quale le culture dominanti rappresentano l’esatto contrario di ogni processo d’informazione; Il riconoscimento della comunicazione come uno degli elementi qualificanti di un sistema di relazioni paritarie tra Amministrazioni e cittadini; Il ruolo della comunicazione come attività fondamentale e non più episodica dei singoli Enti; L’inscindibile rapporto tra la comunicazione interna ed esterna; La valorizzazione delle competenze necessarie per gestire attività, stumenti e funzioni alcune delle quali assolutamente innovative; Il ruolo centrale della formazione quale momento fondamentale per individuare nuove professionalità e accrescerne qualità e livello; Il rafforzamento del profilo del servizio di informazione e comunicazione inteso in tutti i suoi punti di contatto con i mass-media, i cittadini, le associazioni e il sistema delle imprese. Esaminando i singoli articoli del provvedimento risulta con grande chiarezza, la distinzione tra le attività di informazioni e quelle di comunicazione e la loro suddivisione in aeree ben distinte: quella verso i mass-media, quella verso i cittadini e quella dedicata alla comunicazione interna. Si afferma il significato diverso ma anche il valore specifico delle attività di informazioni rispetto a quelle di comunicazione. In tal proposito l’ART.4 della Lg. La legge rimane, invece, lacunosa su altri punti importanti, soprattutto sul tema della validazione della comunicazione. I CARATTERI DISTINTIVI DELLE LEGGE 150/2000 Nella legge 150/2000 l’ufficio stampa e l’Urp sono individuati come gli elementi centrali per organizzare e gestire, con competenza e professionalità, le attività d’informazione e di comunicazione. 9, “Ufficio Stampa” , afferma: “1. Le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, possono dotarsi, anche in forma associata, di un ufficio stampa, la cui attività è in via prioritaria indirizzata ai mezzi di informazione di massa. 2. Gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all'albo nazionale dei giornalisti. 4. I coordinatori e i componenti dell'ufficio stampa non possono esercitare, per tutta la durata dei relativi incarichi, attività professionali nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche. Eventuali deroghe possono essere previste dalla contrattazione collettiva di cui al comma 5. 5. Negli uffici stampa l'individuazione e la regolamentazione dei profili professionali sono affidate alla contrattazione collettiva nell'ambito di una speciale area di contrattazione, con l'intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti. Dall'attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.”Il portavoce, incaricato dal medesimo organo, non può, per tutta la durata del relativo incarico, esercitare attività nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche. Tre sono gli obiettivi fondamentali del loro agire e sono: PROMUOVERE l’adozione dei sistemi di interconnessione telematica; COORDINARE le Reti civihe; ATTIVARE, anche attraverso la comunicazione interna, processi di verifica della qualità e del gradimento dei servizi da parte dei cittadini. Altra novità importante introdotta dalla normativa sono i Piani di Comunicazione, tratti nell’Art.12, che dice: “1. Sulla base dei programmi presentati dalle amministrazioni statali, il Dipartimento per l'informazione e l'editoria predispone annualmente il piano di comunicazione, integrativo del piano di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni, che è approvato dal Presidente del Consiglio dei Ministri. 2. Una copia del piano approvato è trasmessa alle amministrazioni. Ciascuna amministrazione realizza il piano per le parti di specifica competenza anche avvalendosi della collaborazione del Dipartimento per l'informazione e l'editoria. Nel caso in cui, invece, si parli di Piani di Comunicazione Pubblicitaria le amministrazioni dello Stato sono tenute ad inviare al dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, per un parere preventivo, i progetti di comunicazione pubblicitaria per la diffusione sui mass-media. E’ finalizzato al perseguimento di tre possibili finalità: - in primo luogo, quella strategica, in quanto può aiutare l’organizzazione nell’implementazione delle proprie politiche; - in secondo luogo, la facilitazione della convergenza tra le logiche della comunicazione interna e quelle della comunicazione esterna dell’ente, favorendo quella che si può definire come comunicazione integrata; - in terzo luogo, quella di incentivare la costruzione di relazioni bidirezionali tra l’organizzazione e i suoi pubblici di riferimento. E’, inoltre, in generale uno strumento di coordinamento di tutti i soggetti, le strategie e le azioni di comunicazione che l’amministrazione mette in campo per favorire il raggiungimento dei propri obiettivi di comunicazione. Le ATTIVITA’ principali sono: -INFORMARE (= portavoce ed ufficio stampa) -COMUNICARE intesa come comunicazione interna ed esterna. E’ rivolta ai cittadini, alle collettività e agli altri Enti. Di enorme importanza per lo sviluppo degli uffici stampa, fu il caotico boom delle imprese industriali, delle compagnie ferroviarie e delle attività minerarie, soprattutto negli Stati Uniti. MODELLI DI RELAZIONI PUBBLICHE James Grunig5 ha identificato quattro modelli di pratica delle relazioni pubbliche, 5 (Dal sito internet: http://www.comm.umd.edu/people/faculty/jgrunig.html) Professore emerito, ha pubblicato 250 articoli, libri, capitoli, relazioni. Grunig è stato nominato il primo vincitore del Premio Pathfinder per che sono comunque molto utili a comprendere le dinamiche dello sviluppo e della storia degli uffici stampa. Questo modello fa leva sulla fantasia, la creatività e sulla relazione diretta del “press agent” con il giornalista, per ottenere visibilità sui media e attirare l’attenzione del pubblico. Il modello, pur valorizzando il ruolo dei media, testimonia una considerazione limitata dell’autonomia professionale del giornalista, a tutela piuttosto della trasparenza della notizia e della corretta informazione nei confronti del pubblico. Il secondo modello è invece quello della “public information” avviato nei primi anni del Novcento da Ivy Ledbetter Lee6, uno dei padri fondatori degli uffici stampa, figlio di un pastore protestante. Lee, giornalista economico-finanziario si rese subito conto delle possibilità offerte dall’entrare al servizio delle organizzazioni private che stavano cercando dei “portavoce”. Da qui entrò nell’ufficio stampa del “Democratic National Committee” durante la campagna elettorale del 1904, per poi spiccare il volo verso altri incarichi di ufficio stampa. A l'eccellenza nella ricerca accademica a relazioni pubbliche da parte dell'Istituto per le relazioni pubbliche di ricerca e l'istruzione nel 1984. Nel 1989 ha ricevuto il Premio Outstanding educatori dei Public Relations Society of America. Nel 1992, la Fondazione PRSA ha aggiudicato lui il Jackson, Jackson & Wagner, premio per le scienze del comportamento di ricerca. Ha vinto il più prestigioso premio della durata di associazione per l'educazione in Giornalismo e comunicazione di massa (AEJMC) nel 2000. Nel 2005, ha ricevuto il premio più alto dell ‘ Istituto per le relazioni pubbliche, la Medaglia Alexander Hamilton. 6 (Dal sito internet: http://coputersert.myblog.it/media/01/01/a0843204f656c49b7bf979dffe902106.doc.) (Atlanta nel 1877-1934). Normalmente conosciuto come Ivy Lee, compì studi di filosofia e lettere all’Università di Princeton (1895-1898), dove diventò più conosciuto per le sue doti oratorie e per il suo lavoro come corrispondente dal campus dei quotidiani di Filadelfia che per il suo curriculum accademico, che comunque riuscì a chiudere con un cum laude. Finiti gli studi universitari si dedicò pienamente al giornalismo. Collaborò con l’agenzia di notizie Associated Press e con il Journal di Chicago. Lavorò stabilmente presso il Times e il World di New York. Coprì ogni area tematica, dagli sport ai gialli, passando per la finanza e la cultura. Dopo aver trascorso alcuni anni nel giornalismo, nel 1903 Lee fu assunto come rappresentante stampa della Citizens’ Union per la campagna elettorale nel municipio di New York. Una volta finita la contesa elettorale, aprì un piccolo ufficio indipendente dal quale gestì i rapporti con la stampa di alcune aziende e istituzioni, compreso il partito democratico per le elezioni presidenziali del 1904. Proprio durante questa campagna conobbe George Parker, giornalista veterano con cui fondò la Parker & Lee. differenza dei precedenti, qui non ci si rivolge solo ai giornalisti. I PADRI FONDATORI Nella storia degli uffici stampa e delle relazione pubbliche è opportuno ricordare, tra i padri fondatori: - George Creel7. Nel 1927 accettò la vice-presidenza della AT&T con la responsabilità delle relazioni esterne, ponendo però al presidente, alcune chiare condizioni: non sarebbe stato l’uomo della pubblicità mascherata, ma avrebbe avuto voce in capitolo nelle politiche aziendali. GLI UFFICI STAMPA IN ITALIA Tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale, la storia degli uffici stampa è contrassegnata da un’evoluzione politica ed economica, che prenderà forma solo nella seconda metà del Novecento. Si instaurarono rapporti con la stampa specializzata del tempo e con i giornalisti di riferimento. (Negli anni del boom economico). All’interno delle aziende c’è un così alto tasso di conflittualità, che gli scioperi sono 7 (Dal sito internet: http://bloggerdiguerra.splinder.com/post/17197630. George Creel, giornalista con molta esperienza che divenne che il propagandista ufficiale di guerra del governo americano del 1917; creò la Commissione per l’informazione pubblica allo scopo di persuadere gli americani che la guerra era giusta. all’ordine del giorno. Per tutti gli anni Ottanta, i responsabili degli uffici stampa affinano le varie strategie, in particolar modo nei confronti dei media internazionali, ma sono anche gli anni della comunicazione “spettacolarizzata”, dei grandi eventi e dell’esplodere delle sponsorizzazioni. Con il Duemila, la presenza quasi fissa nelle organizzazioni di una “direzione per la comunicazione” non è più un caso isolato, comincia anche l’era della comunicazione on-line. La produzione di contenuti non è più prerogativa dei centri media, degli organi di stampa e dei produttori tradizionali, ma alla portata di mano di tutti; tramite piattaforme semplici chiunque può partecipare alla discussione. Un ultimo dato, non meno importante degli altri, riguarda il numero di utenti che si dedicano al web: l’ età media dei visitatori della rete e l’ incremento del tempo impiegato a navigare. COS’E’ UN UFFICIO STAMPA CONTESTO, MUTAMENTI E PROSPETTIVE La funzione principale dell’ufficio stampa si concretizza nel selezionare, filtrare e veicolare il flusso di informazioni provenienti dall’interno verso i media (quotidiani, riviste, televisioni, siti internet, ecc.); è proprio la struttura preposta alla gestione dei rapporti con i mezzi di comunicazione di massa. La sua attività, meglio nota come relazioni con i media, è inquadrabile nell’ambito delle relazioni esterne, che a loro volta, fanno parte insieme alle relazioni interne e agli studi socio-economici della categoria più ampia delle relazioni pubbliche. Quella dell’ufficio stampa è una delle attività centrali delle relazioni pubbliche perché ha l’obiettivo di mantenere alto il livello di accettazione dell’immagine dell’impresa e dei suoi prodotti/servizi (immagine istituzionale e immagine di prodotto) da parte dell’opinione pubblica, attraverso il ruolo svolto dai media e dalle fonti di informazione (agenzie di stampa, siti e portali internet). Oggi sarebbe persino più corretto utilizzare il termine “Ufficio media”8 al posto di “Ufficio stampa”. Compito precipuo dell’ufficio stampa è poi quello di informare, è importante che selezioni, filtri e successivamente sintonizzi il flusso delle informazioni in funzione delle esigenze dei media, interpretando contemporaneamente, i media in funzione 8 “Organizzare l’ufficio stampa” di Sergio Veneziani. delle esigenze della propria comunicazione. La crescita dei quotidiani, la moltiplicazione dei periodici e delle fonti d’informazione, l’aumento delle reti radiofoniche e televisive, ha portato con sé una maggiore segmentazione del mercato editoriale. Veneziani in proposito ricorda la regola delle sette "C" della comunicazione, di Scott M. Cutlip e Allen H.Center: credibilità, contesto, contenuto, chiarezza, continuità, canali, capability of audience (ricettività del pubblico). Professionalità e competenza per guadagnarsi la fiducia del mittente. L’ufficio stampa deve essere in relazione e saper interagire con i suoi tre “mondi professionali” : - L’impresa o l’organizzazione - I media ( testate e giornalisti di stampa, radio, tv, ecc.) - Gli altri comparti della comunicazione d’impresa (pubblicità, direct marketing, promozione ed altre tipologie di relazioni) I ruoli e i profili professionali propri dell’ufficio stampa comprendono: il Capo Ufficio Stampa, l’ Addetto stampa e il Portavoce Ufficio Stampa (interno o esterno). IL RICONOSCIMENTO DELL’ADDETTO STAMPA I primi e principali compiti a cui deve ottemperare l’addetto stampa nella preparazione e nell’invio del materiale editoriale sono almeno cinque. Si passa infine all’avvio della fase esecutiva e dell’invio del materiale, per concludere con il feedback, cioè il rapporto che l’addetto stampa dovrà effettuare all’interno dell’organizzazione, così come il giornalista alla propria testata. In alcune cartelle stampa il primo foglio riassume gli interventi dei relatori (il comunicato stampa diventa così il secondo foglio). Per riuscire ad essere obiettivo nel valutare questo interesse l’ufficio stampa deve avere uno spiccato senso giornalistico, ma non solo, deve possibilmente aggiungere a detto senso anche un mix di conoscenze che vanno dal generale, come la psicologia umana, al particolare come la conoscenza dell’impresa e dei suoi prodotti, la conoscenza del mondo dei media, delle pubblicazioni e delle loro caratteristiche, e dei gusti dei diretti interlocutori, ma non può mancare anche una precisa e ferrea metodologia di lavoro. Dapprima, i professionisti della comunicazione che erano occupati negli uffici stampa non erano giornalisti, ma a partire dagli anni novanta, si è cominciato ad avvertire il bisogno di formare personalità specifiche, adatte a ricoprire il ruolo di addetto stampa. Mentre l’attività dell’ ufficio per le relazioni con il pubblico ha come utenti finali i cittadini stessi, singoli o associati, l’attività dell’ufficio stampa è indirizzata ai professionisti dell’informazione, cioè i colleghi giornalisti che poi veicoleranno le notizie tramite gli organi della comunicazione. Ciò fa sì che al personale degli UPR è richiesto il diploma di laurea in scienza della comunicazione,mentre per lo svolgimento delle attività all’interno degli uffici stampa, oltre al possesso dei titoli previsti dalle disposizioni contrattuali dello Ordine dei giornalisti, è richiesta l’iscrizione all’Albo nazionale dei giornalisti. Rendendo obbligatoria detta appartenenza per gli addetti stampa, si vuole sottolineare l’importanza della comunicazione pubblica come servizio ai cittadini, svincolato da qualsiasi pressione o potere legato a precise norme deontologiche. Nella direttiva si insiste sulla necessità di attivare non soltanto un’efficace comunicazione esterna verso i cittadini e verso i mass media, ma anche un’adeguata comunicazione interna, la quale, attraverso un’ampia circolazione delle informazioni ed un effettivo coinvolgimento del personale nei progetti, consente di costruire l’identità dell’ente. IL CODICE ETICO La Carta dei doveri del giornalista degli uffici stampa, è stata approvata nel 2002 dal Gruppo speciale Uffici stampa dell’Ordine nazionale dei giornalisti (1993). Tra i compiti principali dell’addetto stampa c’è sicuramente quello di “raccontare” dell’ istituzione per la quale lavora, al cittadino, quindi verso l’esterno e farsi carico, all’interno, dei bisogni e delle esigenze del cittadino rispetto all’istituzione stessa. L’ufficio stampa può al limite essere interpellato per consulenze sulla pianificazione dei mezzi o per la stesura dei testi per i pubbliredazionali). In quest’area si gioca il rapporto ufficio stampa e giornalista-testata a sostegno ed interesse, rispettivamente dell’impresa, del prodotto, del servizio e del pubblico radiotelevisivo, carta stampata e altri media (tipo internet). La libertà di informazione e di critica sono diritti fondamentali del giornalista, sanciti dalla Costituzione e regolati dalla legge n 69 del 1993. L’Ordine dei Giornalisti, nel rispetto dei suo diritti di autoregolamentazione e del suo dovere di fornire quanto più possibile la verità, ha firmato una serie di Protocolli con gli altri attori dell’informazione, per “stabilire l’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui”. L’obiettivo di fondo di un ufficio stampa, al di là degli specifici obiettivi, è quello di favorire l’impresa o l’organizzazione, insieme agli altri comparti della comunicazione d’impresa, nella costruzione della sua immagine: renderla positiva, rafforzarla e consolidarla, influenzando e orientando le opinioni dei giornalisti o addirittura la costruzione delle notizie, ma senza cadere nell’informazione falsa, tendenziosa e faziosa. GLI STRUMENTI DI LAVORO Esiste una precisa strategia di comunicazione all’interno di ogni ufficio stampa e la suddetta prevede un piano promozionale contenente i seguenti aspetti: a) Una premessa, cioè analisi e target dell’oggetto della comunicazione. b) Degli obiettivi, cioè promozione dell’ immagine istituzionale e di prodotto c) Tempi, sia dell’oggetto della comunicazione che dei media presi in considerazione. d) Materiali , dell’oggetto della comunicazione. - IL COMUNICATO STAMPA Il comunicato stampa è uno dei tanti mezzi utilizzati nella divulgazione delle notizie; per l’ufficio stampa però costituisce uno strumento formale per comunicare, rettificare, precisare oppure smentire un’informazione. Con l’avvento di internet e delle e-mail, il problema dei comunicati in eccedenza si è moltiplicato, dunque è ancor più indispensabile la cura e l’attenzione, nel momento della stesura. La selettività nel diffondere informazioni, nell’ottica del giornalista e del pubblico, è un elemento che qualifica nel tempo la fonte, e quindi aggiunge credibilità ai suoi messaggi. 3)Articolazione: E’ sempre facoltà del giornale, poter decidere di tagliare il comunicato stampa, sia in ragione della disponibilità di spazio per la pubblicazione che dall’effettivo interesse per tutti i suoi contenuti. 4)Titolo: E’ sempre fondamentale apporre il titolo al comunicato stampa, perché dà la possibilità di illustrare al cliente-giornalista il contenuto del comunicato. Si evince, dunque, come il ruolo della cartella stampa sia quello di costituire un collettore delle principali notizie, ed anche delle informazioni di contesto. Abitualmente, all’interno di un team, ci sono addetti stampa con il compito di far fronte ad una comunicazione più vicina all’attività giornalistica che si svolge in redazione, e addetti stampa dedicati alla comunicazione di routine, che si trovano a gestire newsletter, house organ, aggiornamenti di siti internet, ecc. Ad oggi, le newsletter, sono diventate strumenti di comunicazione irrinunciabili, tanto è vero che negli uffici stampa più strutturati esistono professionalità dedicate unicamente a questa mansione. Una realtà che prende le mosse dalla tradizione spontanea propria del “comunicare all’interno”. La terza ed ultima ipotesi, è che la comunicazione interna sia nata nientemeno che nella seconda metà degli anni ’80, come attività finalizzata al miglioramento della qualità del lavoro e del prodotto. Ad oggi, l’organ house rappresenta un punto di sintesi della comunicazione interna e nonostante l’avvento dei nuovi media, l’interesse nei suoi confronti , da parte dei professionisti della comunicazione è sempre maggiore, perché ogni giorno di più, vedono riconfermata l’efficacia della sua azione, a dispetto dell’enfasi spesso posta su tecnologie più avanzate. CONCLUSIONI Dal quadro che si è delineato, e dai numerosi studi che hanno analizzato lo stato della comunicazione pubblica in Italia, emerge chiaramente come, a distanza di sette anni dalla legge sulla comunicazione pubblica, molte cose siano già cambiate. La situazione è radicalmente diversa nel caso della comunicazione politica: la figura del Portavoce è in Italia quasi assente, e le sovrapposizioni tra ruoli istituzionali e interessi di parte sono ancora presenti nel sistema amministrativo e mediale. Leggi e regolamenti, in ogni caso, non bastano, se non sono sostenuti da adeguate forme di finanziamento: la mancanza di disponibilità finanziare infatti, assieme alle resistenze della burocrazia, ritardano o impediscono l’attuazione del sistema previsto dalla normativa, e la comunicazione continua ad essere una voce secondaria nel bilancio della maggior parte delle amministrazioni.E’ necessario, dunque, che le istituzioni e la stessa amministrazione statale facciano un ulteriore passo avanti, valorizzando e sostenendo l’intera gamma delle possibilità proprie della comunicazione pubblica, in tutte le sue vesti.