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A provocare
un sorriso
è quasi sempre
un altro sorriso.
L’importante
è trovare chi lo fa.
1
(Anonimo)
Se vivi in città o in Provincia,
così ti verrà personalmente recapitata.
Basta spedire il tagliando al nostro indirizzo:
BMADV Piazza Mons. Chiodi, 30 - 24049 Verdello (Bg)
o via Fax: 035 236661
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Il Iltrattamento
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2
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Direttore Generale
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Pubblicità e Abbonamenti
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L’Editoriale |
di michele oggioni
…...CONTINUANO A CREARE DEBITO
Solo uno stato in grado di produrre la propria
moneta puo’ considerarsi uno stato sovrano.
Le banche creano liquidità dal nulla e attribuiscono ad essa un valore intrinseco, comportandosi come se fossero proprietarie del denaro
emesso.
Quindi, siccome ogni banconota in circolazione
e’ di loro proprietà e viene solo prestata, dovrà
essere restituita con gli interessi.
La banca produce materialmente denaro che da’
allo stato italiano, acquistando Bot o altri Titoli
pari al valore; gia creditrice vende ad altre banche i Bot che ha acquistato a costo zero … ed
incamera il ricavato....
Questo circolo conduce lo stato a pagare gli interessi sui titoli emessi per avere il denaro dalla banca. Lo stato, di conseguenza, è costretto a
chiedere le emissioni di altro denaro.
Sono i banchieri a “creare”, produrre e mettere
a disposizione il denaro con il pagamento di interessi, fissati anch’essi da loro.
Senza conoscere l’identità delle persone che ne
sono proprietarie, continuiamo con il silenzio
che non trova spiegazioni.
in copertina bergamoup: tisanoreica
sommario
05
/12
EXTRO
pag.
54
Noi, opere d’Arte
da oggetti smontati
TECNOLOGIA
pag.
10
Dehors
SPECIALE SPOSI
pag.
62
Piace ai locali e ai clienti
Il matrimonio “Cheap&Chic
I giovani risparmiano sul budget
STORIA DI COPERTINA
pag.
14
A PROPOSITO DI LAVORO
pag.
Tisanoreica
66
Mens sana corpore sano
L’Apprendistato in tre “D”
Novità nel variegato mondo del lavoro
IN CANTINA
pag.
20
Vermiglio di Roxia
Un nuovo vino dal sapore antico
SALUTE NEL PIATTO
pag.
24
L’alimentazione energetica
& curativa
Speciale Moda
Quando l’abito non fa il monaco
IN FATTO DI MODA
pag.
74
Moda “Low cost”
I giovani verso il basso costo
Londra in dieci step
London calling
BERGAMOUP MODEL
pag.
79
Erika Sorti
Modella Bergamoup
ARTE CULINARIA
pag.
34
70
IN CASO DI VIAGGI
pag.
28
SPECIALE MODA
pag.
Molino San Giuseppe
A Soncino, un vero Borgo dei sapori
MODELLISMO
pag.
82
Sei Alisei
Il tempio del modellismo
TOP SPEED
pag.
38
Abitacolo, su strada e controlli elettronici
MOTORI
pag.
42
Caslini moto
Una vita sui carburatori e non solo...
86
Come vestirsi da Runner
Cresce la voglia di correre all’aria aperta
CASAUP
pag.
89
Pazzi per l’orto fai da te
pag.
EVENT
92
Il Dadaismo nella luce
ARTE E PERSONAGGI
pag.
48
SPORT E SALUTE
pag.
Citroen DS5
Maranno
Emozioni in cerca di artista
di Paul & Cuck
SPECIALE ARTE
pag.
50
S. Maria di Misma
6
Bella e restaurata
pag.
94
Cigar Club
Serata Gold Night
7
8
9
Tecnologia
Dehors...
piace ai locali e ai clienti
soprattutto d’estate
di Greta Nicoletti
Si avvicina l’estate, esplode la voglia di godersi l’aria aperta. I pubblici esercizi, i ristoranti, i locali e i bar ormai da
qualche anno hanno scoperto che allargare i propri spazi verso l’esterno piace. Non solo a loro, costantemente alla
ricerca di nuove opportunità per aumentare il business, ma anche e soprattutto ai clienti, invogliati a trascorrere il
tempo libero in un contesto più informale e rilassante. Per i bar, ad esempio, il dehors è divenuto anche un modo
per connotare il locale e magari trasformarlo in un lounge all’aperto. Per i ristoranti è quel valore aggiunto che fa
aumentare i coperti e regala al cliente quell’opportunità di scegliere dove consumare il pranzo o la cena.
A soddisfare la voglia di stare “fuori casa” ci hanno pensato designer, progettisti e aziende specializzate hanno realizzato prodotti e attrezzature dalle linee nuove, solide e confortevoli, esteticamente gradevoli e funzionali, perfettamente in grado di soddisfare ogni necessità dei professionisti e del cliente.
L’esplosione del fenomeno dei prodotti per l’outdoor in Italia ha subito l’influenza di due principali fattori: la liberalizzazione delle licenze commerciali che ha favorito l’apertura di nuovi strutture e il divieto di fumo all’interno dei
locali che ha obbligato il settore a investire in dehors e spazi attrezzati a favore dei clienti fumatori. A fronte di questi
due elementi, il fenomeno è destinato a crescere.
L’
L’esplosione del fenomeno dei prodotti per l’outdoor in Italia ha subito l’influenza di due principali fattori: la liberalizzazione delle licenze
commerciali che ha favorito l’apertura di nuovi strutture e
il divieto di fumo all’interno dei locali che ha obbligato il
settore a investire in dehors e spazi attrezzati a favore dei
clienti fumatori. A fronte di questi due elementi, il fenomeno è destinato a crescere.
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All’aria aperta, sbizzarrirsi si può
C’è l’imbarazzo della scelta. Si possono scegliere le strutture temporanee stagionali, con ombrelloni, tavolini e sedie che a fine serata vanno radunate e tolte dallo spazio
pubblico, e poi ci sono i gazebi, le pergole e le strutture
chiuse che diventano dei veri prolungamenti della sala da
usare tutto l’anno.
E proprio la formula “aperto-chiuso” ha fatto in molti
casi la fortuna di numerosi locali. Protagonisti delle oasi
di relax sono tende, ombrelloni e gazebi: soluzioni che si
collocano a metà fra elementi funzionali e complementi
di arredo grazie alle varianti e all’ampia scelta di materiali
e tessuti messi a disposizione della aziende produttrici del
settore. Un trittico che funziona.
È importante sapere che legge in materia è abbastanza rigida e ogni comune in Italia detta le “sue” regole. Ci sono
8mila comuni con 8mila regole diverse. Il nostro è il Paese
dei centri storici e delle piazze dove si affacciano edifici
spesso di pregio architettonico, ma vive anche di turismo
e un po’ più di attenzione da parte degli amministratori
pubblici all’arredo urbano non guasterebbe. Basti pensare
a Milano che, in vista dell’Expo 2015, da qualche anno ha
avviato un complesso progetto di armonizzazione dell’arredo urbano e dei relativi colori in tutta la metropoli.
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Cosa prevede la legge in provincia di Bergamo in materia
di occupazione di suolo pubblico con dehors
Cos’è: per dehors si intende l’insieme degli elementi
singoli o aggregati, mobili, smontabili o facilmente rimovibili, posti temporaneamente in modo funzionale ed
armonico sul suolo pubblico o asservito all’uso pubblico
che delimita lo spazio per il ristoro all’aperto, annesso
ad un locale di pubblico esercizio di somministrazione
insediato in sede fissa.
Quando si usa: il dehors è stagionale se la struttura è
posta su suolo pubblico o asservito all’uso pubblico per
un periodo non superiore a 180 giorni nell’arco dell’anno
solare.
Il dehors è permanente se la struttura è posta su suolo pubblico o asservito all’uso pubblico per un periodo
superiore a 180 giorni nell’arco dell’anno solare. La concessione relativa viene in questo caso rilasciata per un periodo complessivo di tre anni, con possibilità di rinnovo
mediante nuova istanza.
Come si usa: i dehors devono essere installati in prossimità dell’esercizio di cui costituiscono pertinenza, garantendo la maggiore attiguità possibile. L’occupazione per i
dehors, incluse le proiezioni al suolo delle sporgenze delle coperture, deve coincidere con le dimensioni dell’area
data in concessione. Non è consentito installare dehors o
parti di esso in contrasto con il Codice della Strada. Il dehors deve essere realizzato in conformità alla normativa
sulle barriere architettoniche e va mantenuto in perfetto
stato igienico-sanitario, di nettezza, di sicurezza, di decoro e nelle stesse condizioni in cui sono stati autorizzati.
Tecnologia
Arredare seguendo la moda
Tavolini, sedie, poltrone… In Italia un terzo della produzione outdoor è realizzato con resine o materiali assimilabili. Le resine (sintetiche o naturali, ad alta finitura e qualità) resistono a intemperie e raggi ultravioletti. Il 27% della
produzione è in legno, soprattutto teak naturale di alta
qualità. Metallo e plastica rappresentano rispettivamente
il 18% e il 17% della produzione. In particolare, in Italia e
in Europa, la plastica è sempre più sinonimo di prodotti di
livello medio/basso, mentre resine, metalli, materiali naturali vari e legno sono sinonimo di produzione di medio e
alto livello.
Il metallo rimane un materiale interessante perché presenta numerosi vantaggi: può essere plasmato secondo morbide geometrie, l’alluminio è leggero e resistente, l’acciaio
è inox e può essere satinato (anche a mano) e il ferro è
meno costoso dell’alluminio e viene richiesto sempre forgiato. I metalli vengono sottoposti a trattamenti protettivi
contro l’ossidazione e poi verniciati a forno con polveri
termoindurenti.
Rattan, vimini e bambù costituiscono un piccolo margine
produttivo. La plastica mantiene il terreno e si è molto
evoluta in termini di design e ricerca dei materiali. Molte
sono le nuove soluzioni apprezzate dal mercato: le fibre
sintetiche come l’hularo e il raucord sono antistatici, resistenti alle intemperie ed eco-compatibili.
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Tutti sotto l’ombrellone di ultima generazione
Dimentichiamoci l’ombrellone di una volta. I modelli sul
mercato sono belli, estetici, funzionali per garantire un
riparo ottimale e poca invasività permettendo di sfruttare
al massimo gli spazi senza creare vincoli alla circolazione e al posizionamento di sedute e tavoli. Generalmente la
piantana centrale è quasi sempre sostituita dalle versioni
con il palo laterale, molto comoda da posizionare; c’è poi
una zavorra adeguata alla base necessaria per garantire
la stabilità. L’ombrellone può ruotare e offrire una copertura a 360°, spesso tramite semplici comandi ad argano.
Per aree di grandi dimensioni esistono modelli a doppia o
quadrupla copertura. La struttura può essere in legno per
esterni (tek trattato) in metallo verniciato o zincato. Tra i
vantaggi c’è la libertà di posizionamento, la facilità di montaggio e rimessaggio durante l’inverno, l’orientamento.
La tenda, un ever green che non stanca mai
La soluzione più familiare è la tenda con la struttura a
bracci a pantografo, manovrabile sia manualmente sia
motorizzata; può essere integrata da piantane d’appoggio
mentre la struttura a tutta apertura fornisce un supporto maggiore nella parte di massimo sbalzo. Questa opzione
garantisce una zona con i vantaggi delle strutture fisse
(stabilità e riparo) anche se si sacrifica la flessibilità.
Anche in questo caso numerosi sono i vantaggi: dalla praticità di impiego alle ampie possibilità di personalizzazione
dei tessuti e dei colori fino all’installazione fissa che non
vincola a operazioni di smontaggio.
13
Gazebi e strutture fisse, una scelta di successo
Veri e propri prolungamenti della sala. Si basano su strutture che, pur soggette a un eventuale riposizionamento,
sono simili a soluzioni di tipo fisso anche se molto meno
vincolanti. Molte e sempre più tecnologiche le varianti:
strutture ripiegabili o telescopiche in alluminio, rivestite
in copertura e lateralmente con tessuti o pvc e con il montaggio simile a quello di una tenda da campeggio. Oppure
gazebo modulari in legno che una volta assemblati si possono associare a veri e propri chioschi. Spesso infatti sono
concepita come strutture permanenti. Per questo stile ed
eleganza li caratterizzano, insieme a eccellente resistenza
e stabilità. Ovvio che prevedono anche maggiori esigenze di
manutenzione e un costo maggiore. In questo caso diventa
d’obbligo anche l’arredo outdoor da scegliere e curare nei
dettagli.
storia di copertina
Mens sana in corpore sano
con la dieta Tisanoreica
di Greta Nicoletti
L
a Tisanoreica è un programma di dimagrimento
personalizzato che si basa su prodotti a bassissima
quantità di carboidrati che consentono di seguire
una dieta normoproteica, ma ipoglucidica e a equilibrato tenore di vitamine e Sali minerali. In questo modo,
si continua a nutrire la massa muscolare lasciando che il
corpo utilizzi le riserve in eccesso, ovvero la massa grassa,
per ricavarne l’energia necessaria.
Così il nostro corpo non sentirà una carenza e le forme si
manterranno toniche e morbide dove occorre.
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Fin dall’inizio si stabiliscono tempi e obiettivi. Si elabora il
Protocollo Tisanoreica, un programma personalizzato nel
rispetto delle caratteristiche individuali, da seguire per un
massimo di 40 giorni.
Gianluca Mech
Le novità dell’estate:
integratori Erbomech e test Genomech
Il Genomech-Test è un dispositivo medico che analizza alcuni
geni-chiave che sono coinvolti in fattori di rischio molto comuni per la salute, e per i quali vi è una gran quantità di fonti scientifiche accreditate. Questo test valuta le varie aree
cruciali per un programma di benessere a lungo termine:
metabolismo della vitamina B e riduzione dei livelli di Omocisteina; antiossidanti e stress ossidativo; detossificazione;
buona salute delle ossa; glicemia e sensibilità all’insulina.
La linea Erbomech include una gamma di integratori alimentari di altissimo livello fitoterapico. Questi integratori,
usati in sinergia coi protocolli Tisanoreica-Decottopia-Cosmech offrono performance elevate. Erbomech si differenzia per le straordinarie qualità funzionali e la possibilità di
inserimento come integratore alimentare in tutti gli inestetismi trattati in istituto.
15
“Dobbiamo pensare a un cibo diverso,
a un cibo migliore, per il bene nostro e
dei nostri figli”.
storia di copertina
Incontrare Gianluca Mech
a Bergamo
Il prossimo giugno “mister Tisanoreica” in persona, ovvero Gianluca Mech, promuoverà il suo libro “Non sono
a dieta, sono in Tisanoreica” proprio presso “inCentro
Benessere” a Bergamo. Gli interessati possono contattare il centro per conoscere la data esatta dell’evento, dove sarà possibile avere la propria copia autogra-
16
fata del libro e incontrare il signor Mech!
17
Dolce Vita
di Claudia Patelli
Riscopriamo la semplicità
me stesso, per ricordare che le soluzioni semplici ci sono quasi sempre,
il problema è che non riusciamo a
vederle.
Certo, l’esperienza ci porta quasi
sempre a constatare che la soluzione “col senno di poi” appare sempre
ovvia, ma il nostro modo di ragionare si è così complicato da impedirci di vederla. Ci serve una nuova
vita, una “dolce
vita”, più serena,
più sobria, meno
complicata. Basta
rovinarci la vita
con
l’assillante
accumulo di complicazioni inutili.
Rendiamo semplice la nostra vita.
La semplicità è
armonia. La semplicità è eleganza.
Non solo nell’abbigliamento, nell’arredamento, nello
stile. Anche nel pensiero e in ogni
genere di attività. Spesso, infatti,
quando troviamo una soluzione particolarmente efficace (quindi, particolarmente semplice), spesso la definiamo “elegante”.
“Non c’è grandezza dove non c’è
semplicità”, diceva Lev Tolstoy. E
gli faceva eco Francesco De Sanctis
con questa frase: “La semplicità è la
forma della vera grandezza”.
19
Come si fa a non ricordare e, quindi, a non citare i commenti di Giancarlo Livraghi. Un grande, un attento studioso della comunicazione,
del marketing, della cultura di internet. Non solo un pubblicitario, un
grande professionista della pubblicità, ma soprattutto uno scrittore,
e come tale i ricordi delle sue pubblicazioni entrano ed escono dalla
mente, si stampano sul foglio.
Grazie, per certe sue idee, linee
di riflessione che
stupiscono ancora oggi, a distanza
di anni dalle loro
enunciazioni. Ricordo un suo commento, sulla sigla
“KISS”, che ovviamente vuol dire
“bacio”, ma sta anche per “Keep It Simple, Stupid (in
altre parole, “non fare lo stupido,
cerca di semplificare”). Come Livraghi, anch’io tengo nel mio ufficio,
davanti alla mia scrivania un cartello che dice “KISS”, contro tutte
le complicazioni. Così, chi entra in
ufficio con qualche problema esageratamente complicato, il mio primo
gesto è quello di indicare, anche sorridendo, la “parolina magica”. Ma
spesso questo “promemoria” serve a
in cantina
Azienda vinicola “La Brugherata”: non solo Moscato di Scanzo
Arriva il
Vermiglio di Roxia
Un nuovo vino dal sapore antico
di Claudia Patelli
S
20
canzorosciate, uno dei “tesori” che si incontrano nell’hinterland orientale di Bergamo. Merito
del suo ambiente gradevole e della sua particolare posizione geografica, che lo vedono al centro di un anfiteatro collinare di rara bellezza. Una quinta di teatro di
segantiniana memoria, con dorsali e crinali che si rincorrono attraverso vallette ombrose e macchie di robinie. Un
anfiteatro naturale di rara bellezza, dove emergono lunghi
filari di vigne e terrazzamenti vitati. Una magica conca che
dalla Tribulina, da una parte, e dal Monte Bastia, dall’altra, scende a Negrone, nel “regno del Moscato”, dove si
produce il famoso moscato rosso, il più importante vino
da meditazione della Bergamasca, quello che un tempo
il grande Napoleone Bonaparte chiamò “moscatello”. Si
tratta di un vino passito, la cui DOC (denominazione di
origine controllata) è la più piccola d’Italia, con 40 ettari
vitati, per circa 50.000 bottiglie da mezzo litro prodotte
ogni anno. Si tratta di uva particolare, chiamata “merera”, che cresce soltanto in un fazzoletto di terreno, tutto
rivolto a sud, duro, calcareo, ma ricco di calce. Proprio la
sua produzione limitata lo ha reso famoso in tutta Italia
e nel mondo.
E qui, in questo angolo di Toscana, dai terrazzi vitati a
Moscato, sta imponendosi un nuovo vino, il “Vermiglio di
Roxia”, ultimo arrivato in casa dell’azienda vinicola “La
Brugherata”, un vino ottenuto dalla vinificazione a secco
di uve di moscato di Scanzo (85%) con una piccola percentuale di Merlot e Cabernet sauvignon (15%), un vino giovane che ha entusiasmato all’assaggio: profumi tipici del moscato, mescolati alla finezza del Merlot e all’opulenza del
Cabernet, ottimo a tutto pasto, meglio se servito fresco. La storia
Il “Vermiglio di Roxia” è un’operazione strategica, sulla
quale l’azienda “La Brugherata” è impegnata da anni, con
in testa il patron Paolo Bendinelli. Tanti esperimenti, che
partivano da una premessa: che il taglio bordolese (Cabernet sauvignon e Merlot in parti più o meno uguali, ndr)
con cui il Valcalepio è nato, andasse modificato se si voleva
dare una precisa identità al vino rosso asciutto che vinifica
sulle colline bergamasche. Altrimenti si sarebbe perso la
battaglia con quei Paesi emergenti dove Cabernet e Merlot sono stati impiantati in grande quantità e che riescono
produrre a prezzi notevolmente più bassi. Ebbene, tanti
esperimenti, che consistevano nel diminuire notevolmente
il Cabernet sauvignon in favore del “franconia”, un vitigno che già molte aziende a Scanzo e in Val Calepio possiedono (è di origine austriaca, ma ormai così connaturato
21
con il territorio da essere diventato vitigno “imberghem”),
e dello stesso Moscato di Scanzo.
Il risultato è stato sottoposto al Consorzio di Tutela del Valcalepio, per trovare una soluzione che potesse portare ad
una soluzione condivisa, magari attraverso una modifica
al disciplinare del Valcalepio rosso Doc. Non avendo trovato interesse nella controparte, Bendinelli e i suoi (alcune
cantine di Scanzo) sono andati avanti per la loro strada
fondando, nel 2010, l’Associazione Vermiglio di Rosciate”.
Un nome non casuale: un vino rosso definito “vermiglio”,
infatti, era prodotto nel territorio di Rosciate già nel XIII
secolo (lo citano i testi). Contestualmente alla nascita
dell’associazione, è stato anche presentato il disciplinare di
produzione del “Vermiglio di Rosciate”, il cui territorio di
vocazione è addirittura più esteso rispetto al disciplinare
del Valcalepio, comprendendo anche i Comuni che si affacciano sul Lago di Endine e sulla parte settentrionale del
Lago d’Iseo.
“Di vini da tavola che portano il nome di “Vermiglio” ce
ne sono già alcuni – spiega l’avv. Paolo Bendinelli – La
specificazione “Roxia” è solo un’aggiunta di distinzione.
Infatti, il nome può essere modificato, così come tutti gli altri passaggi del disciplinare, che in realtà rappresenta una
prima griglia che nei prossimi anni potrà essere aggiornata
con l’apporto delle esperienze dei produttori che vogliono
aderire al progetto. E già ce ne sono alcuni, che hanno
rintracciato in questa iniziativa due “plus”: produrre un
vino che abbia una forte identità territoriale, non replicabile altrove; trovare una collocazione più funzionale alle
uve di Moscato di Scanzo raccolte al di fuori del territorio
compreso nella Docg”.
“Credo che serviranno due o tre anni prima di arrivare
a definire il taglio ottimale per il Vermiglio – continua
Bendinelli – E, quindi, stilare il disciplinare ultimo, passo necessario per iniziare ufficialmente il percorso di riconoscimento di una denominazione. Intanto c’è ancora da
lavorare, giocando su un sapiente equilibrio di Merlot e
Cabernet e uve Moscato di Scanzo. Obiettivo: aumentare il
volume del vino al palato senza perdere quella freschezza
e quella dinamicità aromatica che lo identifica”.
in cantina
Vermiglio di Roxia 2010
La prima annata prodotta del “Vermiglio di Roxia” propone questa scheda tecnica:
22
Denominazione:
Annata:
Vitigni:
Vinificazione:
Affinamento:
Colore:
Profumo:
Gusto:
Gradi:
Temperatura di servizio: Abbinamenti:
ITG Bergamasca Moscato rosso
2010
85% Moscato di Scanzo, 10% Merlot, 5% Cabernet sauvignon
fermentazione in acciaio con taglio a freddo
3 mesi in bottiglia
ruby con una tendenza violacea, trasparente e limpido
note intense e speziate dove il pepe bianco si palesa subito, seguito poi dalla cipria e dalla grafite.
intenso e morbido, snello, equilibrato ed abbastanza persistente, con un finale garbato e pulito. Bello il gioco fra sapidità e freschezza, che rende elastica e profonda la sensazione gustativa.
12,5%
14°/16°
primi piatti saporiti, brodetti, e pesce in padella con sughi non grassi; carni bianche.
La Brugherata
L’azienda vinicola “La Brugherata”, di proprietà della famiglia Bendinelli, è ubicata a Scanzorosciate, in piena zona di produzione del
Moscato di Scanzo. Nata alla fine degli anni ’80, conta oggi sulla
produzione di 10 ettari di vigneto e un ettaro di oliveto. L’impegno
nella ricerca qualitativa ha portato ad ottenere vini che sono il
frutto del territorio, armonici e carezzevoli al palato, massima
espressione della “piacevolezza del bere”. Nell’azienda si fondono
mirabilmente la ricerca dell’eccellenza qualitativa nel rispetto del territorio, condita da una passione per l’estetica e per il
paesaggio circostante. In mezzo ai vigneti si mescolano alberi da
frutto, una moltitudine di fiori ed essenze mediterranee, comprese
15.000 piante di rose. Dalla sommità della collina, dove dominano
gli oliveti e un laghetto artificiale, è possibile godere della vista
di questo spettacolo naturale.
Il motto dell’azienda è “Vino d’arte”, perché vi è molto in comune
tra l’artista e il viticoltore, tra un bel quadro e un buon vino: la
pazienza, l’amore, la fantasia e la volontà. Vero simbolo de La Brugherata è il Doge Moscato di Scanzo Docg, vino storico dell’enologia bergamasca prodotto esclusivamente nel Comune di Scanzorosciate che va senz’altro annoverato tra i grandi passiti italiani. Al
titolare Paolo Bendinelli va il merito della costituzione del Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo, di cui è stato il Presidente
sino al 2010, e dell’ottenimento della Docg.
Il Moscato di Scanzo
23
Motivo di orgoglio dei produttori scanzesi, il Moscato di Scanzo è
un vino ormai conosciuto in tutto il mondo. Giusto premio a quanti
hanno creduto in questo progetto di qualità, che ha permesso di
evitare l’estinzione della coltivazione dell’uva moscato, che negli
anni ’70 si era ridotta tantissimo. Invece, grazie ad un gruppo di
appassionati, nei primi anni ’80 nasce l’Associazione dei Produttori
del Moscato di Scanzo, con sede nella Biblioteca di Scanzorosciate. Quindi, nel luglio 1993, seppur con una restrizione, al Moscato
di Scanzo viene riconosciuta la D.O.C.: per la precisione, “Valcalepio Passito Moscato di Scanzo”, come sottozona della Val Calepio.
La soluzione, però, scontentò i produttori di Scanzorosciate, che
ebbero a trasformarsi nello stesso anno in Consorzio Tutela Moscato di Scanzo, che si pose come obiettivo il miglioramento del
prodotto e una maggior omogeneità nelle operazioni di lavorazione, ripromettendosi di giungere ad un riconoscimento autonomo
rispetto al Valcalepio. Questo avvenne il 17 aprile 2002: nasceva il
Moscato di Scanzo D.O.C. Nel febbrai0 2010, infine, il grande successo: il riconoscimento della DOCG (denominazione di origine controllata garantita).
salute nel piatto
Mangiare sano e in modo equilibrato si può
L’alimentazione energetica
e curativa
L’esperienza del prof. Ferenc Holecz
di Mauro Caglioni
L’
alimentazione moderna è un’alimentazione sana?
La vita moderna con i suoi ritmi elevati, le proposte della pubblicità e delle industrie non sempre
riescono a garantire una sana alimentazione. In questi ultimi tempi molte persone sono più attente a ciò che mangiano, cercano cibi di qualità, sicuri, biologici e naturali;
a fronte spesso di una maggiore spesa. Il rischio, però, è
quello di rimanere confusi, con tutte le alternative che il
mercato propone: dai tipi di alimentazione da seguire alle
diete, dai numerosi prodotti naturali e biologici ai tempi e
ai calendari da rispettare.
Per fare un po’ di chiarezza su questo argomento andiamo
a Porza, un paesino vicino a Lugano, in Svizzera, ad intervistare il prof. Ferenc Holecz, che è un esperto in tema di
alimentazione.
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Di origine ungheresi, il prof. Ferenc Holecz ha dedicato
gran parte della sua vita agli studi e alle ricerche sull’alimentazione. Ha diverse lauree, tra cui quelle di psicologia
e medicina biologica. Nel suo centro di ricerche si dedica
all’alimentazione naturale e allo studio delle malattie. E’
il creatore dell’alimentazione energetica e curativa. Ha un
vasto laboratorio e un reparto produttivo all’avanguardia,
frutto di 40 anni di studi e ricerche nell’ambito dell’alimentazione.
Chiara la sua premessa: rispettando la legge di gravità del
sistema solare e un nutrimento sano e corretto, le cellule
dell’uomo sarebbero in grado di vivere in buona salute da
120 a 150 anni. Quindi, non ci sono ricette, ma solo una
buona funzionalità dell’attività cellulare e alcune indicazioni per stare su questa Terra in equilibrio con sé e con
gli altri.
“Con l’alimentazione – spiega il prof. Holecz - riportiamo nell’organismo ciò che ci occorre per rigenerarsi.
Senza questo passaggio biologico e naturale, l’uomo non
potrebbe neanche esistere su questo pianeta. Prova né è la
presenza di disturbi e malattie che rappresenta il primo
segnale inequivocabile che questi principi biologici di sopravvivenza non sono stati rispettati. E’ il segno che c’è
stato un mancato assorbimento di determinate sostanza
nutritive necessarie per una sana attività intracellulare e
interstiziale delle nostre cellule. Grazie all’alimentazione associata, però, possiamo rispettare a ogni pasto il
rapporto potassio-sodio e acido-basico: esso
garantisce all’interno dell’attività cellulare
i principi fondamentali della biochimica
e della biofisica, permettendo l’assorbimento corretto delle sostanze nutritive e impedendo la formazione
di sostanze tossiche e di radicali
evitare di mangiare per golosità:
questa è la prima regola da applicare all’alimentazione. Inoltre,
bisogna assorbire i cibi lentamente e masticare ogni boccone almeno trenta volte.
“Il nostro organismo – prosegue
il prof. Holecz - deve essere nutrito a seconda delle necessità degli organi interni, che sono
attraversati dalla circolazione sanguigna, veicolo delle sostanze nutritive. L’assorbimento di tali sostanze è di importanza vitale per i processi cellulari e ne garantisce un
funzionamento equilibrato. Il nostro corpo e tutti i suoi
organi funzionano in modo armonioso, così nessuna delle
sue parti deve essere sovraccaricata nelle funzioni del suo
lavoro. Minerali e vitamine devono essere scelti in quantità e qualità adeguati alla funzione cellulare a seconda
della stagione, della località in cui si vive, del lavoro che si
esercita e del modo di vivere. Il nutrimento non adeguato
alle esigenze di un equilibrato funzionamento organico
provoca eccessivi sforzi nell’organismo. Un’alimentazione
energetica e curativa, invece, assicura all’organismo l’energia e il nutrimento indispensabili per mantenere, con il
minimo metabolismo, la temperatura minima e costante
ed un funzionamento cellulare regolare ed equilibrato per
tutti gli organi”.
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liberi”.
“E’ fondamentale mantenere questo equilibrio in ogni pasto, con
l’assunzione della componente
acida (cereali) e basica (verdure o
altro) – continua il prof. Holecz È determinante anche la quantità
degli alimenti consumati; non
dimentichiamo infatti che dobbiamo ingerire soltanto
le calorie indispensabili alla sopravvivenza ed evitare di
sovralimentarci, soprattutto all’ora di cena, quando è più
corretto mangiare in un ambiente sano, poco e presto,
senza o con poche proteine animali”.
La regola è: dobbiamo mangiare per vivere, e non viceversa. L’alimentazione assorbita dal nostro apparato digerente deve essere equilibrata per quanto riguarda sia la scelta
del cibo che il suo quantitativo. Il consumo dell’energia
alimentare serve per mantenere il funzionamento equilibrato del nostro organismo nella sua forma termica e
biologica. Un eccessivo consumo di alimenti provoca un
maggiore sforzo all’apparato digerente, nonché a tutti gli
organi interni, alternandone le funzioni e causando il deposito di sostanze tossiche ed un processo di invecchiamento cellulare. Bisogna inoltre evitare in ogni caso un
aumento del peso ideale.
Mangiando in modo consapevole si trasferisce al corpo
energia, riattivazione funzionale ed equilibrio.
E’ utile consumare soltanto il quantitativo necessario di cibo per il funzionamento del nostro corpo, ed
salute nel piatto
L’alimentazione energetica e curativa
Nata negli anni ‘70 dall’esperienza personale del prof.
Holecz, l’alimentazione energetica e curativa è stata poi
sperimentata con effetto positivo su circa 85.000 pazienti. E’ basata sulla teoria dell’equilibrio tridimensionale
e deve essere personalizzata secondo il DNA e le funzioni
cellulari di ogni individuo. Per ottenere un fisico e una
mente sani il nutrimento deve essere calibrato secondo
le necessità di ogni organo.
Nel corso dell’ultimo anno, il prof. Holecz ha tenuto conferenze sul tema “Alimentazione energetica e curativa”
a Brusaporto e a Gandosso. La prossima conferenza è in
programma il 13 maggio, a Rezzato (BS), presso Villa Fena-
26
roli.
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in caso di viaggi
Londra
in dieci step
“London calling”. Recita così il titolo di una famosa canzone dei The
Clash. E, almeno per quanto mi riguarda, quando Londra chiama
io rispondo sempre!
di Greta Nicoletti
Girare l’Europa “formato week end” si può. Proprio da Bergamo, dall’Aeroporto di Orio al Serio, partono tutte
le settimane voli accessibili a gran parte delle tasche, dai giovani alle coppie, alle famiglie. Un’ottima opportunità
per prendere in mano la carta geografica e decidere la destinazione, poi basta prenotare volo e alloggio e iniziare
a programmare il viaggio. Dal mio punto di vista anche il treno rimane comunque un mezzo di trasporto molto
interessante per intraprendere simili avventure. Al viaggiatore l’ardua sentenza!
Il mio viaggio europeo ci porterà, da questo numero e per altri cinque numeri, in cinque note capitali. A cominciare da Londra, che merita una visita a inizio primavera per la gradevolezza del clima e il fascino della natura che
esplode in città, passando per Parigi, all’insegna di un viaggio romantico in stile bohemienne, e poi per Berlino, la
città dai mille volti, per Lisbona, da visitare in estate quando il sole si riflette sui bellissimi azuleios e si può anche
godere dell’immenso spettacolo dell’Oceano Atlantico. Per giungere infine a Madrid, che andrà a chiudere questo
tour entusiasmante.
L
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a stagione che preferisco per visitare la metropoli
britannica è la primavera, lo dico a ragion veduta
dopo esserci stata in inverno (troppo freddo) e in
estate (troppo caotica). La primavera è perfetta per respirare l’aria british e passeggiare in lungo e in largo per l’intera
città. Complici le giornate piuttosto miti e ovviamente la
possibilità di intravedere tutti gli angoli metropolitani seduti sui bellissimi bus “a cielo aperto”.
Un viaggio a Londra comporta notevoli fatiche… scordatevi una vacanza rilassante. A Londra ci sono troppi stimoli,
troppo flash, troppa musica e troppa vita per poter riposare. L’ideale è trascorrerci circa una settimana, il tempo
perfetto per visitare i luoghi classici e per scovare personalissimi percorsi che renderanno la vacanza a Londra un
ricordo indimenticabile.
Breve selezione di storia e cultura
Londra è la patria di un’infinità di attrazioni storiche e
moderne, dalla London Eye alla National Gallery fino
alla Torre di Londra. L’ingresso a molte delle attrazioni
più note è gratuito, quindi non c’è luogo migliore di Londra per immergersi in un po’ di cultura.
La National Gallery ospita una delle più grandi collezioni di dipinti europei del mondo, comprendente opere di
Botticelli, Leonardo da Vinci, Rembrandt, Gainsborough,
Turner, Cezanne e Van Gogh, con quadri realizzati dal
1250 al 1900.
L’impressionante Tate Modern è il museo nazionale britannico di arte moderna. Ospitata all’interno dell’ex centrale elettrica di Bankside sulle rive del fiume Tamigi, la
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galleria espone le principali opere di Matisse e Picasso ma anche opere, mostre e installazioni contemporanee.
L’imponente British Museum espone le opere del genere umano dalla preistoria ai giorni
nostri, con collezioni provenienti da tutto il mondo.
Tra gli oggetti più famosi vi
sono la Stele di Rosetta, le
sculture del Partenone e il
vaso di Portland.
Oltre all’esposizione permanente di dinosauri, il
Natural History Museum
vanta una collezione degli
animali più grandi, alti e
rari del mondo. Non perdetevi il modello di balenottera azzurra in dimensioni
reali, il ragno di 40 milioni
di anni, il simulatore di terremoti e l’uovo dell’uccello
elefante.
La London Eye è una delle caratteristiche distintive
dello skyline londinese. È
la ruota panoramica più
alta del mondo e offre ai
passeggeri viste spettacolari
su oltre 55 dei monumenti
più noti della città in soli 30
minuti.
Il più grande museo del
mondo di questo genere
offre la possibilità di vedere, toccare e provare le più
grandi scoperte scientifiche degli ultimi 300 anni.
Il Science Museum ha più
di 40 gallerie e 2000 mostre
interattive. Fate un salto
nel futuro con il Wellcome Wing, visitate il cinema
IMAX e il simulatore della
realtà virtuale.
Al Madame Tussauds si
possono incontrare da vicino alcuni dei volti più famosi del
mondo. Da Shakespeare al Dalai Lama potrete vedere le personalità più influenti della storia e della politica, cantare insie-
in caso di viaggi
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me a Kylie Minogue, tirare un rigore con Rooney o essere
ricevuti in udienza per una volta nella vita da Sua Maestà
la Regina.
Il Victoria & Albert Museum rende onore ad ogni sorta
di arte e design e ospita affascinanti manufatti realizzati
in un arco di 3.000 anni dalle culture più ricche del mondo. Non perdetevi le sbalorditive collezioni di ceramiche,
mobili, moda, vetro, gioielli, fotografie, sculture, tessuti e
dipinti.
Da sperimentare una visita gratuita guidata da uno degli
Yeoman Warders (guardiani) attorno ad uno degli edifici
fortificati più famosi del mondo: la Torre di Londra. Si
possono scoprire i suoi 900 anni di storia come palazzo e
fortezza reale, prigione e luogo di esecuzione, zecca, arsenale, serraglio e dimora dei gioielli.
Il National Maritime Museum è uno dei più grandi musei
navali del mondo contenente modelli, esposizioni, dipinti
e trofei provenienti da ogni parte del mondo. I bambini
possono trovare pane per i loro denti nella galleria All
Hands e potranno provare il simulatore navale professionale.
Perdersi tra mercati e mercatini
Un accenno particolare merita il capitolo sui mercati di
Londra. Sono famosi in tutto il mondo: non sono solo un
luogo di shopping ma vere e proprie attrazioni turistiche!
I prezzi non sempre sono convenienti ma l’incredibile varietà di mercanzia tra antiquariato, vestiti e cianfrusaglie,
oltre alla gastronomia di tutto il mondo, fa della visita ai
migliori mercati di Londra un’esperienza a cui il turista
non può sottrarsi. In più è un ottimo pretesto per conoscere molte delle zone della città, ma immersi nel movimento e nelle atmosfere dei mercatini londinesi.
Per fare alcuni esempi cito i mercatini di Portobello Road,
Camden Market, Borough Market, Covent Garden, Petticoat Lane Market, Greenwich Market e ne sono davvero
un’infinità.
31
in caso di viaggi
2012, l’anno dei Giochi Olimpici
e Paralimpici
Per la terza volta nella storia delle olimpiadi moderne,
Londra ospiterà i Giochi Olimpici e Paralimpici nel 2012.
Sarà un evento davvero elettrizzante per la città e per i
visitatori della capitale. I Giochi Olimpici si terranno dal
27 luglio al 12 agosto, mentre i Giochi Paralimpici avranno luogo dal 29 agosto al 9 settembre. Il Parco olimpico,
situato nella zona est di Londra, sarà la sede principale
dei Giochi, ma gli eventi si svolgeranno anche in varie sedi
della capitale. Info su www.olimpiadilondra.com.
Food is good!
La cucina inglese non è certamente tra le più famose o le
più ricche, ma offre delle piccole specialità gustose e interessanti. I dolci, per lo più, sono molto grassi, ma deliziosi,
mentre imperdibile è il fish and chips accompagnato da una
pinta di birra. Per uno spuntino al volo, magari da gustare in
un parco, sono ottimi anche i panini take away, che vengono
venduti in supermercati o negozi specializzati.
Muffin all’inglese
Ingredienti: 250 g di farina, 12 g di lievito, 1 cucchiaio di zucchero, 1 uovo, 1 tuorlo d’uovo, 50 g di burro fuso, sale, 3 cucchiai di latte
Preparazione: formare una fontana con la farina, il lievito e
un pizzico di sale, versarvi al centro le uova sbattute e girare con cura per non formare grumi. Se la pasta fosse troppo
soda aggiungere il latte. Infine unire il burro e mescolare.
Distribuire il composto in 12-15 formine imburrate e infarinate e mettere in forno già caldo a 200 gradi finché i muffin
saranno gonfi e colorati.
Fish & Chips
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Ingredienti: 1 litro di olio vegetale, 4 patate, 125 g di farina
00, 125 g di amido, acqua fredda q.b., sale e 4 filetti di merluzzo (da 170/200 g circa)
Preparazione: preriscaldare l’olio in una padella antiaderente. Pelare le patate e tagliarle per lungo, friggerle 6-8
minuti, adagiarle su carta da cucina per togliere l’olio in
eccesso, salarle e tenerle in caldo. Preparare la pastella,
usando un frullino, unite la farina, l’amido, un pizzico di
sale e l’acqua fredda q.b. Passare il pesce in pastella e friggerlo in olio caldo per 5-6 minuti (dipende dalla grandezza)
posarlo su carta da cucina togliendo cosi l’olio in eccesso.
Metterlo nel piatto con le patate fritte, guarnirlo con una
fettina di limone e una spruzzata di prezzemolo. A piacere
sale e paprika.
33
arte culinaria
A Soncino c’è un vero
Borgo dei Sapori
il ristorante Molino San Giuseppe
Metti uno dei Borghi più belli d’Italia, metti tre donne con il piglio per gli affari e
l’amore per la buona cucina, metti una location mozzafiato: il risultato è il Borgo dei
Sapori. Il ristorante è meta ideale per una gita “fuori porta” e ha delle caratteristiche
davvero “fuori dal comune”
di Greta Nicoletti photo Matteo Mottari
A
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poco più di trenta chilometri da Bergamo si trova uno dei Borghi più belli d’Italia. Parliamo di
Soncino, un piccolo e suggestivo borgo medievale in provincia di Cremona, noto ai più per il suo imponente castello. Da un paio d’anni c’è un motivo in più
per concedersi una scappatella godereccia nel week end o
durante la bella stagione: merito della felice intuizione di
tre socie che, innamorate del luogo e della cucina, hanno
pensato bene di ristrutturare una vecchia segheria abbandonata dando vita al Ristorante Molino San Giuseppe
(conservando anche il nome storico dal 1228). Le artefici
di tanta grazia sono le sorelle Francesca e Rosy Stilo, di
Fornovo San Giovanni, e Barbara Merletti, di Caravaggio.
Tre bergamasche doc, trentenni, che tre anni fa si sono imbarcate in questa avventura, comprando e ristrutturando
questo splendido posto ai piedi del castello.
“La nostra fortuna - mi spiega Francesca Stilo – è stata la
cura con cui il geometra Maurizio Bergonzi di Soncino ha
seguito i lavori, l’attenzione con cui il dottor Giambattista
Moro ha seguito le varie pratiche legali e la gentilezza con
cui il sindaco Francesca Pedretti ci ha accolto a Soncino.
Siamo partite da zero, alle spalle solo qualche esperienza
stagionale e tanta, tanta passione per il buon cibo e l’accoglienza di qualità. Ci sembrava un sogno”.
Un sogno che è divenuto realtà l’8 dicembre del 2010 e
che da allora è decollato sempre più, fino a raggiungere il
La cucina di Rozzoni è riassunta in una carta semplice,
con pochi piatti che variano ogni 40/50 giorni a seconda
della stagionalità e della disponibilità delle materie prime.
Il ristorante, arredato con sapienza e in stile provenzale,
è molto luminoso. Si divide tra la sala centrale e le due ali
laterali soppalcate e il giardino esterno che in estate rende
al meglio con i fiori e la splendida vista sul castello. In tutto sono una settantina i posti a sedere, una trentina quelli
all’esterno. È il luogo ideale per una cena romantica, un
banchetto o un piccolo matrimonio. Il locale resta aperto
tutte le sere e anche a pranzo su prenotazione. L’impatto
visivo è assicurato, il resto lo fanno l’accoglienza impeccabile e l’offerta enogastronomica di qualità.
Ad esempio, questo periodo sarà dominato dai sapori e
dai prodotti della primavera, dagli asparagi al riso, dalle
uova alle verdurine, dall’agnello alla pasta fatta in casa.
Citiamo il “Trionfo di stagione alla Cantarelli” come antipasto, che questo mese è a base di asparagi e uova di
quaglia. Oppure i “Paccheri di Gragnano alla carbonara”
e ancora l’Agnello da latte proposto in tre diverse cotture
(anche eseguite a bassa temperatura).
Non si possono non citare i piatti forti della casa, ovvero i salumi del Molino San Giuseppe (prosciutto cotto di
Mangalica, soppressata, crudo 24-30 mesi, salame nostrano, assaggi di crostini con salsiccia cruda realizzata da Silvio Rozzoni di Treviglio). E ancora, da non perdere la Fiorentina di manzetto prussiano, servita su piastra bollente
da tagliare direttamente in tavola. A solleticare il palato
c’è anche la degustazione di formaggi di capra forniti da
La Via Lattea di Brignano Gera d’Adda.
Un menu da leccarsi le dita
A rendere possibile ogni giorno il miracolo del gusto al
Molino San Giuseppe è un giovane ma esperto chef trevigliese, Nicola Rozzoni, che ha lavorato accanto a Carlo
Cracco, Gualtiero Marchesi e al Four Seasons di Firenze.
Ad aiutarlo in cucina c’è Franco Riboldi.
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traguardo attuale che si concretizza con una positiva risposta da parte dei clienti e la soddisfazione generale delle
proprietarie e dei fornitori.
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arte culinaria
La scelta delle materie prime è stata ed è sempre
rigorosa, lo chef e le proprietarie provano direttamente i prodotti e selezionano quelli che meglio
rispecchiano la filosofia del ristorante. L’ultima
parola spetta al cliente, che ne resta soddisfatto.
Oltre a salumi e formaggi tipici locali, anche la
scelta del riso Carnaroli o di altre materie prime
è orientata alla qualità, che poi alla fine fa la differenza nel piatto.
Un’alchimia vincente
Ad accogliere il cliente è il sorriso di Rosy che
segue la sala coadiuvata dalla sorella Francesca.
Ad occuparsi della carta dei vini è la sommelier
Barbara, che illustra e consiglia ai commensali il miglior vino da abbinare a piatti scelti tra
una selezione di 70-80 etichette. È stata fatta la
precisa scelta di tenere solo vini italiani e di piccole cantine emergenti o sconosciute insieme
ad alcuni immancabili Champagne. Il rapporto
qualità-prezzo è buono anche per questo motivo.
A supervisionare la carta dei vini è Walter Galeotti, che da anni segue corsi e degustazioni presso
l’azienda Scarpitti di Milano.
La brigata di cucina è affiatata e l’entusiasmo
delle tre socie è davvero tangibile. È un piacere
vedere che, anche in tempi di crisi, c’è chi non
perde il sorriso e riesce a trasmettere la passione
per il proprio lavoro.
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Molino San Giuseppe 1228
Borgo dei Sapori
Via Borgo Sotto, 4 – 26029 Soncino (Cr) - Tel e Fax 0374 83060
[email protected] – www.molinosangiuseppe.it
Aperto tutte le sere, chiuso il lunedì.
A pranzo aperto su prenotazione
top speed
di Stefano D’Aste photo Matteo Mottari
Da test di vetture a test di moto, scooter, quad, passando per barche, jet sky e magari aerei o elicotteri. Potrebbe sembrare il
programma del magazine di un pazzo, invece sono solo alcuni argomenti che andremo a trattare in queste pagine. Parleremo di
Motorsport (a cui molti bergamaschi sono legati), parleremo delle loro esperienze e dei loro risultati, di quello che capita dietro le quinte delle corse, svelando curiosità e aneddoti, a volte simpatici, quasi ridicoli, ma a volte sconvolgenti; la vita di un
pilota che spesso può sembrare semplice e senza problemi, ma che poi raramente è così. Alcune semplici pagine sulla tecnica di
base applicata ai veicoli o alla guida, consigli su come affrontare le “quattro stagioni” con la propria auto stradale, spesso
smentendo i luoghi comuni che non fanno altro che complicare le cose. E per concludere, non poteva mancare l’argomento a richiesta. Se avete dubbi che volete chiarire, inviatemi una e-mail a [email protected]ò il possibile per risolvere i vostri dubbi.
Citroen DS5
Abitacolo
La qualità e la raffinatezza evidenziano la cura riservata al
design degli interni. Il posto di guida è comodo e le linee
della console centrale evocano un po’ quelle di un aereo;
alcuni comandi, infatti, sono posizionati nel sottotetto,
proprio come in una cabina di pilotaggio. Nell’ampia console sono raggruppate le principali funzioni di bordo : radio, climatizzazione automatica e navigazione. Vicino alla
plafoniera anteriore troviamo invece il comando Citroen
etouch: comprende una vasta gamma di servizi innovativi,
tra cui la chiamata di emergenza e di assistenza localizzata.
Su strada
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La versione del test è motorizzata con il 2.0 HDI, accreditata di 163cv. Alla prima partenza, l’impressione è quella
che il motore non sia molto brioso ed anzi, forse sottodimensionato, ma superati i primi metri, superati i 2000 giri
si avverte la generosa coppia del motore. Il punto forte
della vettura sicuramente sono i viaggi lunghi, il comfort è
elevato e fanno passare in totale comodità le ore di marcia.
Sui percorsi sconnessi le asperità si sentono, ma sono co-
munque ben assorbite da ammortizzatori e telaio.
Frenata
La frenata è buona e gli spazi di arresto sono degni di una
vettura dalla massa inferiore, non accusando cedimenti
anche se impegnati a fondo.
Controlli elettronici
Ho detto in precedenza che Citroën DS5 è adatta per lunghi viaggi, grazie al confort degli interni, alla climatizzazione automatica bizona, ma anche grazie alla tecnologia
elettronica applicata in grande quantità.
E’ equipaggiata, oltre che del ripartitore elettronico di
frenata, di ABS e AFU, anche dell’Intelligent Traction
Control, un sistema di assistenza alla guida sui fondi a
scarsa aderenza, che riduce il pattinamento delle ruote e
ottimizza trazione e tenuta di strada.
STEFANO D’ASTE PILOTA AUTOMOBILISTICO CASCO D’ORO 2007 “ITALIA CHE VINCE” - VINCITORE NEL 2007 DEL CAMPIONATO DEL MONDO
TURISMO FIA YOKOHAMA INDEPENDENT’S TROPHY, NONCHE’ NEL 1994 5TH AL CAMPIONATO ITALIANO 125 CC SU CAGIVA (VINTO DA VALENTINO ROSSI) - 1998 5TH CAMPIONATO ITALIANO 250 SU APRILIA 4 TH CLASSE A7 RALLY DI MONZA SU CLIO A7 - 2003 2ND CAMPIONATO EUROPEO CLIO 3.0 V6 1° CLASSIFICATO RALLY DI MONZA (TOYOTA COROLLA) – 2004 4° CAMPIONATO EUROPEO TURISMO IND (BMW 320I) - 2005
3° CAMPIONATO DEL MONDO TURISMO I (BMW 320I) - 2006 3° CAMPIONATO DEL MONDO TURISMO I (BMW 320SI) - 2008 3° CAMPIONATO
DEL MONDO TURISMO I (BMW 320SI) - 2009 4° CAMPIONATO DEL MONDO TURISMO I (BMW 320 SI)
MOTORE PRESTAZIONI CONSUMI:
4 cilindri in linea
Diesel
Automatico 6 rapporti
2 ruote motrici – Trazione anteriore
163cv a 3750 rpm
340Nm da 2000 a 3000 rpm
212 km/h
10.9 sec
4530/1871
Peso 1615 kg
l/100km 7.9/5.1/6.1
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Motore
Alimentazione
Cambio
Trazione
Potenza motore Coppia motore Velocità km/h
Accelerazione 0/100km/h
Dimensioni mm (lung/larg)
Passo: 2727
Consumi (urb/extra/misto) 40
top speed
La prima vittoria assoluta
di una vettura GT Rally in Italia
gresso della prova; in partenza, la macchina pattina molto, dopo
pochi tornanti riesco a far andare in temperatura i pneumatici
ed inizio a spingere; Miriam, la mia navigatrice, non sbaglia un
colpo e, passato l’intertempo, a metà prova capisco che il passo era buono. A quel punto arriviamo al bivio di Vigolo, da lì
comincia la parte veloce, dove avevamo fatto la differenza nelle
prove precedenti. In quella prova ho preso due volte il limitatore
di sesta, che vuol dire circa 180km/h; per due volte e a fine prova
il crono ci da ragione: primi assoluti sotto l’acqua e passiamo
in testa alla classifica assoluta! Nell’ultima PS (prova speciale)
facciamo il secondo crono assoluto ad un secondo da Sora con la
Wrc e vinciamo il Rally!
Quando è ora di festeggiare, comincia il vero caos: iniziano a circolare voci di reclami, vengo intimato a non andare alla premiazione e sul podio, se no mi avrebbero ritirato la licenza, insomma
di tutti i colori! La mia vettura può correre in Francia, in Spagna,
in Germania, ma in Italia per qualche strano arcano motivo sembra di no.
Insomma, qualsiasi reclamo fosse stato fatto, avrebbero perso; la
mia vettura era stata verificata prima della gara e accettata come
conforme alla “fiche” di omologazione che abbiamo e al regolamento, quindi poteva correre; ci sarebbe stato poco da fare, il
reclamo lo avrebbero perso.
Insomma, l’esperienza è stata sicuramente positiva, per noi era
un mondo un po’ nuovo che non avevamo esplorato prima. Ora
però capisco per quale motivo i rally siano così amati, il contatto con il pubblico nei parchi-assistenza e alla fine delle prove è
molto entusiasmante, ma sicuramente anche le splendide sponde
del lago di Iseo con Lovere e Tavernola hanno dato un bel contributo.
CHE SODDISFAZIONE!
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Nel 2007 nasce il nostro progetto di una Lotus da rally. Già al
primo Rally di Monza la vettura dimostra subito prestazioni che
la posizionano nella “top ten” della classifica assoluta e al primo
posto tra le GT.
Dopo alcuni anni di sviluppo, tre vittorie al Rally di Monza, due
al Motorshow a Bologna e qualche secondo posto qua e là, un
bel giorno mi metto in testa che sia l’ora di portare la vettura in
un rally vero. La “Ronde del Sebino” fa al caso nostro; la gara è
vicina, ha un percorso misto, c’è del lento, veloce, umido e sconnesso; con il mio ingegnere Marco Calovolo decidiamo che sia il
percorso giusto per un test: “Non è il nostro terreno di battaglia
ideale - mi dice Marco - forse come prima uscita sarebbe meglio
qualcosa che si addica di più ad una Gt, ma per misurare il livello
raggiunto è perfetto”.
Parte il Rally e, finita la prima prova speciale, non mi sentivo
molto a posto, avevo fatto alcuni errori, non mi trovavo molto
bene con le note del navigatore e pensavo di non essere andato
forte. Invece, non era così: a fine prova, secondo tempo assoluto
dietro alla C4 Wrc di Sora e davanti alla Peugeot 207 S 2000 di
Perico!!! Prova notturna terzi assoluti, e alla fine della prima tappa ci troviamo in terza posizione assoluta, a pochi secondi dalla
testa della classifica, molto bene!
Il sabato sera ne capitano di tutti i colori: arrivano telefonate minatorie di ogni genere e ci troviamo in mezzo ad un bel dilemma,
continuare o no?!?
Decido di chiamare Claudio Berro (direttore Lotus Motorsport)
e scopro che erano tutte frottole, lui stesso mi dice: “Vai avanti,
vai più forte che puoi e cerca di arrivare sul podio, stai portando
in alto il nome Lotus!”.
Arriva la prima prova speciale della domenica mattina, tempo
incerto, pioviggina. Parto dal parco-assistenza e arriviamo all’in-
arti e mestieri
Motori...
che passione
di Stefania Barcella photo Matteo Mottari
U
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na passione diventata lavoro. Un’officina che si
tramanda di padre in figlio. Dal 1960 Caslini è
punto di riferimento per la media valle Seriana
per la riparazione di motoveicoli.
Più di cinquant’anni fa, Giovanni Caslini, papà di Alfio
che ha poi ereditato l’attività, apriva a Ranica la sua prima
officina in uno spazio di 30 mq. Aggiustava biciclette e
qualche motorino. Pian piano padre e figlio sono cresciuti sempre più fino ad avere l’esigenza di spostarsi in uno
spazio molto più grande come quello che oggi ospita la
moderna officina, in via Emilia ad Alzano Lombardo.
Validi lavoratori, i Caslini si sono guadagnati nel 1997 la
diagnostico, l’officina Caslini permette di evitare la prova
su strada di motoveicoli con la conseguente maggior sicurezza per l’operatore. Concessionari ufficiali di Kimco e
Lml, i Caslini sono specializzati anche in restauri di motoveicoli d’epoca, soprattutto Vespa, e forniscono anche
consulenze per pratiche burocratiche relative ad essi.
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Medaglia d’Oro al Lavoro della Camera di Commercio di
Bergamo, premio della fedeltà al lavoro e del progresso
economico nel settore artigianato.
Un’evoluzione continua, dai ripari alle moto con cacciavite e pinza alle riparazioni notevolmente più sofisticate
tramite computer. Attrezzata con banco prova inerziale
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arti e mestieri
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Caslini Moto
Alzano Lombardo, via Emilia 47
Aperti da lunedì a sabato mattina
Tel. e Fax. 035 512533
Cultura
di Claudia Patelli
Si legge ancora? Intanto sfogliamo i libri
Salone Internazionale del Libro 2012
A Torino, dal 10 al 14 maggio, libri in vetrina da tre Paesi
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Dopo l’edizione 2011 dedicata al 150°
dell’Unità d’Italia, subito un altro appuntamento “speciale” per il Salone
Internazionale del Libro. Quello atteso al Lingotto Fiere di Torino, da
giovedì 10 a lunedì 14 maggio, è difatti
la 25^ edizione del
Salone, ideato nel
1988 da due torinesi, il libraio Angelo
Pezzana e l’imprenditore Guido
Accornero.
Un Salone sempre
dai grandi numeri:
quattro padiglioni, 51.000 metri quadri di superficie, 27 sale convegni, più
di 1.400 editori. Attesi oltre 300.000
visitatori in cinque giorni. Del resto,
il Salone Internazionale del Libro di
Torino è la più grande manifestazione
d’Italia dedicata all’editoria, alla lettura e alla cultura, e fra le più importanti
in Europa. E nella ricorrenza del venticinquennale, per la prima volta nella
propria storia, il Salone Internazionale
del Libro annovera non uno, ma due
Paesi ospiti: la Spagna e la Romania.
Due Paesi collocati agli estremi geografici dell’arco della lingua e cultura
latina, che saranno entrambi presenti
con un proprio grande stand, autori,
editori, incontri.
Sarà un Salone interattivo, che guarda
avanti e si misura
con le rapide trasformazioni che stanno
cambiando
ogni
aspetto della nostra
vita di relazione e di
cui i libri sono uno
specchio fedele. Così risulta significativo il motivo conduttore del Salone
2012: “Vivere in rete: le mutazioni indotte dalle tecnologie digitali”.
In mostra computer ultrasottili, tablet e smartphone, tecnologie digitali
sempre più portatili, potenti e a buon
mercato, in grado di garantire una connessione continua e che stanno cambiando radicalmente il nostro modo di
pensare, scrivere, comunicare, stampare, pubblicare, leggere.
arte e personaggi
Maranno
Emozioni in cerca di artista
di Stefania Barcella
I
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l nome d’arte è Maranno, acronimo di Marcello Annoni (figlio del pittore Severino Annoni), conosciuto
in Bergamo anche come vice presidente nazionale
e presidente provinciale dell’UNCI (Unione Nazionale
Cavalieri d’Italia), vice presidente e tesoriere del Circolo
Artistico Bergamasco, socio dell’UCAI (Unione Cattolica
Artisti Italiani), consigliere dei Maestri del Lavoro, vice
presidente del Lions Club Valseriana, consigliere della
Fondazione Lions Club Distretto 108 IB2, cavaliere Jure
Pleno componente nel Senato del Ducato di Piazza Pontida e cavaliere di San Marco.
Istinto e personalità. Le sue opere si trovano presso numerosi collezionisti in Italia e all’estero ha partecipato a
diversi concorsi nazionali ed internazionali ottenendo notevoli affermazioni e riconoscimenti.
La passione per la pittura colora la sua vita sin da bambino…
“Quando avevo 8 anni andavo nello studio di mio padre a
vedere quando dipingeva. A 16 anni ho iniziato a dipingere e in seguito a partecipare ai concorsi, confrontandomi
con altri artisti di stili e tecniche diverse, ottenendo anche
dei buoni risultati e riconoscimenti che mi hanno stimola-
Considerato che la miseria a me rammenta l’Africa, ecco
il perché dei tramonti africani.
La lotta tra galli: seppure incruente, evoca gli eterni contrasti nei rapporti umani, rappresenta la rivalità che vi è
nella vita quotidiana, le gelosie, le invidie, mi fa pensare
a due galli in un pollaio sempre in lotta, che comunque
non vuole essere un’ esaltazione della violenza, ma una
constatazione della realtà.
Il tema dei boschi esprime un desiderio di pace interiore;
è un tema ecologico di scottante attualità mentre il patrimonio naturale del nostro mondo viene costantemente
distrutto.
L’anno 2002 è stato l’anno internazionale della montagna
e accogliendo l’esortazione dell’ONU ho presentato una
nuova tematica, “la montagna” espressione complessa e
straordinaria della natura.
L’ottavo tema è Bergamo, non solo perché è la mia città,
ma perché è una città ricca di fascino e splendore architettonico”.
In programma a maggio una mostra collettiva presso il
Circolo Artistico Bergamasco e per l’autunno un’esposizione di opere in occasione della ricorrenza 1973/2013 quarant’anni di mostre.
Per maggiori info www.maranno.it.
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to a partecipare a più di 250 mostre collettive e a 63 mostre
personali sia in Italia che all’estero. Ricordo quella all’Expoart di Dallas negli U.S.A. nel 1983 e alla Contemporary
art Expo di Tokio nel 1988. Inoltre da anni sono invitato a
presiedere o a far parte di diverse commissioni giudicatrici
nei concorsi di pittura”.
Per Maranno, artista sempre in cerca di nuove emozioni,
la pittura è un mezzo per comunicare messaggi, esprimere
sentimenti, dialogare con la gente. Cosa ama dipingere?
“I fiori, perché amo la natura e i fiori sono un richiamo
alla poesia e ritengo la rappresentino nella sua bellezza.
I fondali marini alludono alla vita primordiale nata dall’acqua, un mondo che mi ha sempre affascinato in quanto lo
ritengo avvolto di mistero e di bellezza con le alghe serpeggianti, i suoi pesci multicolori e i coralli bianchi e rossi.
I campi di grano mi hanno ispirato soprattutto nel 1980
quando tra gli Stati Uniti e l’URSS ci fu la crisi mondiale
del grano, che mi confermò l’importanza del grano nella
nostra vita e che i campi coltivati sono l’esaltazione del
lavoro.
I tramonti africani sono un tema sociale: come nella vita ci
sono la miseria e il benessere, cosi in natura rappresento la
miseria con la terra arida e gli alberi spogli in primo piano
con la difficoltà nel crescere, mentre il benessere è in lontananza con il terreno fertile e il verde della vegetazione.
speciale arte
Antico luogo di fede, di preghiera e ospitalità, ora anche di memoria
Bella e restaurata
S. Maria di Misma
Ritorna al suo splendore la chiesetta di Cenate Sopra
di Claudia Patelli
Q
50
uanta fatica, ma alla fine la parrocchia di San
Leone e, più in generale, la comunità di Cenate
Sopra, c’è riuscita. Ha riportato al suo pieno
splendore la chiesa di S.Maria di Misma. Bella, restaurata,
ben recuperata, riconsegnata alla sua originale bellezza.
Un regalo per i sanleonesi, in particolare i volontari che
negli anni si sono succeduti negli interventi di manutenzione, ma anche per tutti i bergamaschi che amano le cose
belle, la storia minore, la montagna. Ora, infatti, la chiesa
è lì a mostrarsi in tutta la sua bellezza, che è semplice e
riservata, e forse proprio per questo apprezzata. Gli interventi di restauro e risanamento conservativo hanno esaltato il suo stile sobrio, capace di invitare alla riflessione e
alla preghiera. Il recupero degli stucchi, delle decorazioni,
degli oggetti di arredo ha permesso di superare l’aspetto
squisitamente artistico per arrivare fino alla dimensione
spirituale che in questo santuario è evidente.
Siamo a Cenate Sopra, ai piedi del Monte Misma, un paesaggio interessante e suggestivo, quasi uno scenario “made
in Toscana”, con i suoi colli, le sue dolci ondulazioni, i
suoi lievi pendii, punteggiati di cascine, caselle e architetture rustiche. E sui fianchi meridionali del Monte Misma
ecco la chiesetta, che dalla scorsa estate si può ammirare
restaurata e sistemata. Un gioiello di architettura religiosa,
che può diventare una meta preziosa di un turismo soft,
ecocompatibile.
E per questo si deve ringraziare la parrocchia di San Leone che, comprendendo la devozione e l’affetto che i sanleonesi nutrono per questa chiesetta, si è impegnata in un
bel progetto di restauro, per rilanciare questo suggestivo
luogo di fede, di preghiera, di ospitalità, di rifugio per i
viandanti che un tempo andavano dalla Val Cavallina alla
Val Seriana. E che ora è luogo di memoria, della storia e
della stessa fede.
Una chiesa antica
Situata nel Comune di Cenate Sopra, la chiesa di S.Maria
di Misma è una delle più antiche chiese della zona, risalente all’XI-XII secolo, e dedicata all’Assunzione della Madonna. Da un racconto-confidenza del vecchio parroco di
Cenate Sotto don Dentella, risalente al 1903, sembra che
la chiesa risalga al 774, quindi in piena epoca di Carlo Magno. Molti, a tal proposito, guardano con curiosità, sotto
al porticato, il chiaro profilo di una precedente chiesetta,
con tanto di trifore, inglobata nella parete laterale di destra. Segno dell’esistenza di una chiesa o di una cappella
precedente. Certamente, come dimostrato da questa prima edificazione e da alcuni resti interni, conserva un’originale struttura romanica, alla quale, nel 1500, furono
in affitto ad un contadino, che la utilizzava come ricovero
per capre e galline).
Anzi, per sollecitarne
la sistemazione, venne data in donazione
alla stessa parrocchia. Da lì, in alcune
persone partì l’idea
di provvedere ad
una ristrutturazione
dell’antica “chiesa del
Misma”. E così, fra
il ’94 e il ’97, si partì
con la sistemazione
della stalla e del fienile, sulla destra della
chiesa. Poi, alla casa
del contadino e alla
sua stalla, alle spalle
della chiesa. Dapprima, la sistemazione
del tetto, poi, la manutenzione delle strutture esterne. Protagonisti un iniziale
gruppo di volontari, che tutte le settimane saliva da Cenate Sopra, per sistemare e rendere migliori i locali, dove
un tempo c’erano le stalle: famiglie Brignoli, Lazzaroni,
Nembrini, Speranza, Poloni, Alborghetti, Pievani, Bonomelli e tanti altri. Difficile, allora, pensare alla sistemazione della chiesa. Troppo alto l’investimento necessario.
Restauro e risanamento conservativo
Le speranze di un restauro conservativo della chiesa si
sono concretizzate due anni fa, con l’inserimento della
chiesa, su richiesta del parroco, nel programma operativo della Regione Lombardia “PIA” (Progetto Integrato
d’Area), dal titolo “Val Cavallina: il ritorno alla natura
51
apportate modifiche
e, agli inizi del 1600,
delle aggiunte barocche,
specialmente
all’altare maggiore
e sulle cimose delle
porte. La datazione, quindi, è XI-XII
secolo. Ed era una
chiesa importante,
come
dimostrato
dalla presenza di un
fonte battesimale,
che imponeva agli
abitanti dei paesi che
si aggrappavano alle
falde del Misma (Cenate, Trescore, Pradalunga, Luzzana,
Casale e Abbazia in
Valle del Lujo) di recarsi in questa chiesa
per il Battesimo. E
dal fatto che un tempo fu sede di una collegiata di canonici, il cui capo portò
per un certo periodo il titolo di Abate del Misma, con tanto di ferula e mazza di legno, ancora oggi custodite nella
chiesa parrocchiale di Cenate Sotto.
Per secoli, insieme alle strutture rustiche che la circondavano, fu un beneficio della parrocchia di Cenate Sotto. Poi, nel 1975, su volere del vescovo di Bergamo mons.
Clemente Gaddi, passò di competenza, per la sola chiesa,
alla parrocchia di San Leone di Cenate Sopra. Quindi, nel
1992, mons. Aldo Nicoli, referente dell’Istituto per il Sostentamento del Clero, invitò la parrocchia di San Leone
a provvedere ad una iniziale manutenzione della chiesa,
che versava in uno stato di profondo degrado e abbandono
(si pensi che per anni la parrocchia concedeva la chiesa
speciale arte
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come chiave dello sviluppo”. A fronte di una spesa di circa 300.000 euro, la Regione Lombardia ha finanziato l’intervento con un contributo di 150.000 euro. I lavori sono
stati di tipo conservativo, sviluppati in tre lotti: consolidamento del muro di sostegno in pietra a secco che regge il
terrazzamento su cui sorge la chiesa; recupero degli apparati decorativi interni; sistemazione delle coperture e delle
relative lattonerie. Questi interventi sono stati realizzati
anche grazie ai contributi ricevuti dal Comune di Cena-
Come raggiungere la chiesa
L’associazione “Amici del Misma”
Nata nel 1994, appena dopo che venne data in donazione
alla parrocchia di San Leone, l’associazione ha iniziato
da subito ad interessasi alla manutenzione della chiesa e
delle strutture di servizio annesse. A quel primo gruppo
di volontari ne subentrò un altro, che è poi quello attuale, che per tutto l’anno, tutte le domeniche (escluso Natale, Pasqua, Capodanno e Ognissanti), provvede alla cura
del luogo, all’apertura del punto-ristoro, alla pulizia e
sistemazione degli ostelli (in una struttura, una camerata con 20 posti-letto; nell’altra struttura, tre stanze
con servizi), alle prenotazioni per le visite e i soggiorni.
Per informazioni, telefonare a: 035.956204, 035.956552,
035.956257, 035.956663, 035.956730.
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te Sopra, dal Credito Bergamasco e dalla Fondazione
della Comunità Bergamasca onlus. Gli interventi, poi,
hanno rispettato, con alcuni accorgimenti (nidi, batbox), la presenza di alcune specie selvatiche protette
che sembrano essere abituali frequentatrici del posto.
Da segnalare, il recupero dell’altare in stucco policromo, realizzato da un’equipe di restauratori. Consolidati, poi, i distacchi fra le decorazioni e il supporto
murario. Quindi, pulitura, rimozione delle varie porzioni di finitura con compatibile, integrazione delle
parti mancanti, sia delle sculture sia delle decorazioni
e, per finire, le opportune integrazioni pittoriche.
Per valorizzare tutta la chiesa è stato realizzato un
nuovo impianto di illuminazione.
L’edificio si trova a circa 800 metri di altezza, sul sentiero che da Cenate Sopra porta al monte Misma. Il luogo è
silenzioso, ancora ricco di verde, di fauna e di flora caratteristica, ed è meta di pellegrinaggio anche dai Comuni del versante settentrionale della montagna, specialmente dalla Valle del Lujo e da Cornale e Pradalunga. Si
raggiunge esclusivamente a piedi, seguendo i sentieri che
salgono da Trescore, Luzzana, Pradalunga, Cornale, Casale di Albino, Fiobbio, ma soprattutto da Cenate Sopra,
partendo da Plasso, Valcalchera, Piazze, Valpredina.
extro
Noi, opere d’arte
da oggetti smontati
di Stefania Barcella photo Matteo Mottari
S
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teven Cavagna, classe 1974, è pittore scultore e designer. Vive ad Albino e lavora in un vecchio capannone trasformato in atelier a Gazzaniga, nella media
Valle Seriana. Per diversi anni ha fatto il grafico pubblicitario, poi, a 25 anni, ha deciso che non era l’azienda il suo
luogo ideale, bensì uno studio-bottega nel quale dare forma
a idee e utopie.
Collabora nella progettazione dei negozi SCORPION BAY
da sette anni: qui dà vita a vere e proprie sculture che contengono le diverse collezioni. È art director presso la FaSE, la
nuova cittadella dell’energia alternativa all’interno della vecchia fabbrica Pigna di Alzano Lombardo, per la quale crea
«L’arte è un mezzo per rappresentare me
stesso e il mondo. Noi e gli altri. Conflitti e armonie. Le tecniche sono un mero
strumento.»
Le sue sono opere che prendono forma da
oggetti smontati, ridotti a puri volumi,
ad immagini. Steven smonta questi oggetti, li deposita sui più svariati supporti
e agisce su di essi pittoricamente. Cosa ne
viene fuori?...
…Quello che viene fuori da noi stessi
quando osserviamo queste opere: possiamo formulare giudizi rassicuranti oppure
avere dei pregiudizi di fronte ad un’apparente deflagrazione che butta all’aria anche le nostre certezze. Ma questi oggetti
smontati e reinseriti in nuove composizioni con un senso ed un’estetica unici, forse,
siamo noi.
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scenografie con materiale di recupero ad hoc per i vari eventi.
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extro
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società
di Claudia Patelli
Spendere e spendersi in qualità
tutto consumi nuovi, diversi, sostenibili. E dentro la qualità ritroveremo,
finalmente, la sicurezza, il lavoro, il
tempo, la relazione, noi stessi e gli altri. Dice Segrè: “Dobbiamo arrivare
a una società che si fondi sul principio di reciprocità, sulla gratuità, sulla riscoperta del dono, sul valore di
relazione che deve essere più grande,
più importante degli altri valori di
uso e scambio delle
merci
(fondamenti del mercato e del
capitalismo), merci
che devono tornare
a essere beni di lunga
durata”.
Come si fa a non condividere certi concetti: contro la società
del dare per avere
(egoismo, individualismo, edonismo) e
del dare per dovere
(assistenzialismo) bisogna contrapporre una società che si fondi sull’essenzialità, nell’essere e nell’avere, e
sulla generosità nel dare e nel darsi
(relazione, condivisione, convivialità).
Una società di uomini sufficienti,
civici, capaci di andare oltre l’utilità individuale e l’interesse del breve
periodo. Una società di uomini equi,
sostenibili e solidali nel lungo periodo.
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“Società più sobria e sostenibile”.
E’ di moda dirlo. “Meno spreco, più
ecologia”. Anche questo si sente dire.
“Sufficienza uguale sobrietà”. Anche
questo è uno slogan che campeggia
in tv e sui media. Tutto giusto. Tutto vero. In virtù (o per colpa) della
crisi economica, sta crescendo un
nuovo modo di pensare e agire che
pian piano (e deve farlo prima o poi)
sta modificando
l’economia e il
mercato. Dal basso, dal di dentro.
Si sta delineando
una società dove
si può fare di più
con meno. E’ la
società della sufficienza. Lo dice a
chiare lettere Andrea Segrè, docente e preside alla
Facoltà di Agraria
all’Università di Bologna, nel suo libro “Basta il giusto”, un manifesto
per un nuovo civismo ecologico,
etico, economico. Ma attenti, non è
che dobbiamo implodere. Nell’economia della società della sufficienza
le quantità delle produzioni e dei
consumi dovranno diminuire, laddove abbondanti, e aumentare se carenti, migliorando, invece, per tutti, la
qualità. E allora saranno produzioni
nuove diverse, sostenibili, ma soprat-
speciale sposi
La crisi economica obbliga a cerimonie risparmiose
I giovani scelgono
il matrimonio
“Cheap & Chic”
Come fare bella figura il giorno delle nozze senza pesare sul budget
di Gloria Bertocchi
L
e nozze sono un evento unico e spesso indimenticabile, che tutte le coppie desiderano preparare al
meglio. Per questo curano ogni cosa con una grande attenzione, studiando anche i dettagli e i particolari. Le
partecipazioni, le bomboniere, la cerimonia religiosa, gli
addobbi, il ricevimento e quant’altro devono essere, infatti, il frutto di una sapiente coreografia, nella quale ogni
momento sia perfetto, in modo che il matrimonio diventi,
come per magia, una favola indimenticabile. Da ricordare
per sempre.
62
Maggio è il mese per eccellenza dedicato ai matrimoni.
Matrimoni che, però, costano sempre di più. A grandi
linee sposarsi costa, a seconda delle città e del tipo di
cerimonia, oltre 15.000 euro, escludendo i costi inerenti
all’abitazione, all’arredo e al corredo. Tutto dipende dallo
stile che si vuol dare al giorno del sì. Tradizionale o moderno? Sobrio o sofisticato? Semplice o ricercato? Discreto o sfarzoso?
Il dubbio diventa un tormentone, perché il “mercato” del
matrimonio offre davvero una vasta gamma di proposte. E
tanti sono i negozi specializzati, gli organizzatori di eventi
e le agenzie di servizi che possono venire in aiuto agli sposi. E tanti sono i costi possibili, che spesso
vanno ad incidere sulla vita di coppia già
molto tempo prima dell’inizio della sua
dolce avventura. In particolare, in questo
periodo, dove la crisi che attanaglia la nostra economia si sta riflettendo sulle spese
degli italiani e, quindi, anche sui budget
a disposizione dei futuri sposi per il loro
matrimonio.
A detta degli operatori del settore, infat-
ti, molte coppie fanno la spunta alle spese del matrimonio: controllano i prezzi, fanno paragoni fra un articolo e
l’altro, scelgono le cose essenziali, riducono gli accessori,
eliminano il superfluo. Obiettivo: far bella figura il giorno
delle nozze, senza dilapidare il budget a disposizione, non
sempre frutto di mance familiari.
Come fare, quindi, a onorare il rito del matrimonio senza
intaccare troppo il portafoglio? La parola d’ordine anche
in questo caso è risparmio e oculatezza nelle scelte.
Un esempio di matrimonio “CHEAP&CHIC”, sobrio e a costi contenuti, è quello che ha visto protagonisti due novelli
sposi, Luca e Cristina, che lo scorso aprile hanno convolato
a nozze in un paesino della nostra montagna bergamasca.
Vista la loro giovane età e il loro portafogli non certo a
fisarmonica, le parole d’ordine sono state “semplicità” e
“risparmio”, a partire dalle partecipazioni, che sono state
stampate su un normale foglio di carta colorata. La giornata uggiosa ha visto alternarsi pioggia a go-go e vento.
A parte questo piccolo inconveniente provocato da Giove
Pluvio, l’arrivo in chiesa della bellissima Cristina è stato
veramente emozionante: stretta in un vestito semplicissimo,
di color bianco e con un piccolo strascico, peraltro noleggiato su internet, è scesa raggiante da un Audi, prestata da un
amico degli sposi.
La chiesa era addobbata con semplici calle (nessun fiorista a far lievitare i costi) e
la sorella della sposa, Claudia, ha suonato
con il suo flauto traverso l’Ave Maria (anche in questo caso, musica fatta in casa e
nessun orchestrale noleggiato). Il pranzo
nuziale, poi, è stato allestito in un ristorante del paese: un menu leggero, con piatti
semplici e poco “nuziali”. Anche in questo
63
speciale sposi
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luogo, sobrietà e semplicità: ogni tavolo aveva dei segna-posto
colorati, “confezionati” dalla sposa, e la musica, come pure i
balli (la festa si è protratta fino a tarda notte), è stata improntata ad un classico “fai da te”. Risparmio dichiarato anche per
le bomboniere, acquistate presso un ente benefico del commercio
equosolidale.
Insomma un matrimonio essenziale, “very easy”, ma molto
giovane! “Abbiamo deciso di organizzare un matrimonio semplice, ma dinamico, come se si trattasse di una festa tra amici
- hanno detto felici Luca e Cristina - Non abbiamo speso un
capitale, e anche con poco la nostra festa è stata splendida”.
Ecco, alcune regole d’oro
per un matrimonio risparmioso.
E gli anelli? Solitamente le fedi nuziali sono in oro. Il
costo dipende dal peso, cioè dalla misura in millimetri
dell’anello (4, 6 o 8 mm). Per quanto riguarda l’auto, i
noleggi di auto d’epoca sono carissimi. Meglio l’auto
dell’amico o del parente.
Prezzi notevoli anche per i biglietti d’invito e le bomboniere. Un’idea economica e veloce è quella di comunicare
a tutti gli invitati la data del matrimonio attraverso
un sms, una e-mail o, addirittura, con un invito sui social network. Per essere certi che parenti ed amici abbiano ricevuto l’invito, è possibile richiedere la conferma di ricezione inviando un messaggio sul cellulare. Si
risparmiano alcune centinaia di euro.
Per quanto riguarda il ricevimento, sempre molto costoso, si possono scegliere soluzioni insolite: location
all’aria aperta o agriturismo, sempre più in voga tra
gli sposi giovani. Una scelta originale e soprattutto
economica è quella di svolgere il proprio matrimonio
di sera. Durante il ricevimento sarà servita una cena
leggera, una sorta di aperitivo-cena, certamente “meno
impegnativa” rispetto al classico ed abbondante pranzo nuziale.
Infine, come da consuetudine, importanti in ogni matrimonio sono le foto che ritraggono gli attimi più belli.
Per risparmiare, senza rinunciare ad un fotografo professionista, si può richiedere un servizio fotografico
“ridotto”, che immortali solo i momenti essenziali della
cerimonia.
Queste sono solo alcune delle regole per un matrimonio dinamico accompagnato magari da una musica giovane e coinvolgente, che dia proprio l’idea di una festa
tra amici…,ma sempre con un occhio di riguardo anche
al portafogli!
I COSTI PER UN MATRIMONIO
Abito sposa
Calzature e guanti
Lingerie della sposa
Abito dello sposo
Accessori dello sposo
Scarpe dello sposo
Acconciatura, trucco
e trattamenti estetici
Bouquet
Partecipazioni, inviti e
biglietti di ringraziamento,
menu e segnaposti Noleggio automobile Decoro floreale dell’auto
Cuscino di fiori portafedi Servizio fotografico Offerta per la chiesa Fedi Addobbo floreale
della chiesa
Affitto location Catering Bomboniere e sacchettini Decorazione dei tavoli
Addobbo floreale del ricevimento
Menu e segnaposti
Torta nuziale
Accompagnamento musicale
orchestra di musicisti
disc-jockey (con attrezzatura)
Servizio fotografico
(compreso di album)
Ripresa video Viaggio di nozze
400/5000 euro
200/7000 euro
da 170 a 400 euro
da 600 a 2000 euro
da 100 a 280 euro
da 150 a 450 euro
300/1500 euro
100/200 euro
100/800 euro
100/1500 euro euro
da 50 a 100 euro
30/80
1000/2000 euro
300/500 euro
100/1000 euro
da 500 a 1800 euro
1500/5000 euro
3000/7000 euro
600/1500 euro
da 200 a 600 euro
da 900 a 2200 euro
da 50 a 250 euro
da 150 a 550 euro
da 600 a 3500 euro
da 500 a 1000 euro
da 1000 a 3000 euro
da 500 a 1600 euro
da 1000 a 5000 euro
Gloria Bertocchi
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Innanzitutto partiamo dall’abito della sposa, che, visti
i prezzi esorbitanti degli atelier, si può comprare in seconda mano (sui “forum” dedicati alle spose si trovano
a prezzi incredibili) o addirittura noleggiarlo! Anche
sull’abito dello sposo si può risparmiare: importante è
il modello e il tessuto (seta, lana o viscosa), con risparmio anche del 30%.
Le scarpe possono costare veramente parecchio, meglio quindi optare per calzature che non fanno parte
di una collezione sposa e che si trovano a prezzi stracciati.
a proposito di lavoro
Novità nel variegato mondo del lavoro
Apprendistato
in tre D
Per saperne di più... alcune informazioni pratiche
di Claudia Patelli
Cosa cambia con il nuovo apprendistato? Quali le finalità
volute dal Ministero del Lavoro con il decreto legislativo?
Certamente con questo rinnovato istituto i giovani sono più
tutelati nel momento in cui si inseriscono in questo canale
tipico di ingresso al mondo del lavoro. Si vuole garantire ai
lavoratori e alle imprese una maggiore agibilità dello strumento attraverso la semplificazione della materia e la sua
omogeneizzazione sull’intero territorio nazionale, superando le attuali regolamentazioni di livello regionale.
Intanto, è da constatare che è ormai a pieno regime il Decreto Legge n. 167/2011 relativo al Testo Unico dell’apprendistato. Il nuovo documento si compone di sette articoli
dove l’apprendistato viene definito come “un contratto di
lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e
all’occupazione dei giovani”.
La novità legislativa ha voluto rilanciare l’istituto, e per farlo
ha individuato tre diverse tipologie contrattuali:
• l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale per gli under 25 con la possibilità di acquisire un titolo
di studio in ambiente di lavoro;
• l’apprendistato di mestiere per i giovani tra i 18 e i 29
anni che potranno apprendere un mestiere o una professione in ambiente di lavoro;
• l’apprendistato di alta formazione e ricerca per conseguire titoli di studio specialistici, universitari e post-universitari e per la formazione di giovani ricercatori per il settore
privato;
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Una quarta categoria prevede l’apprendistato per la riqualificazione di lavoratori in mobilità espulsi da processi produttivi.
Di rilievo si segnala l’abbassamento a tre anni della durata
massima del contratto (cinque per alcune figure professiona-
li dell’artigianato) e più spazio alla contrattazione collettiva
e interconfederale, con il compito di disciplinare l’istituto
secondo principi prestabiliti volti a garantire livelli essenziali uniformi su tutto il territorio nazionale.
Ecco alcune cose da ricordare tra le novità più importanti:
- il contratto di apprendistato viene qualificato come un
contratto a tempo indeterminato (secondo l’interpretazione
vigente). La scadenza del periodo di apprendistato non determina la fine del rapporto, infatti il datore di lavoro deve
fare domanda di disdetta se vuole recedere dal rapporto.
- il contratto di apprendistato deve essere stipulato in forma
scritta con un piano formativo individuale (presentabile an-
che entro 30 giorni dall’inizio).
- confermata la possibilità di sotto-inquadramento, cioè di
porre l’apprendista fino a due livelli sotto la qualifica e le
mansioni svolte.
- si possono finanziare percorsi formativi aziendali, anche
con le Regioni, tramite i fondi paritetici interprofessionali.
- introduzione del contratto di apprendistato nelle Pubbliche Amministrazioni.
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Così come posta, la normativa permette di sanare anche una
posizione lavorativa sommersa.
Social network
Neveralone
Soluzioni concrete al Web 2.0
di Fabio Orlandi Photo Fabio Orlandi
O
ggi, molte sono le web agency sul mercato, ma
Neveralone spicca per la sua specializzazione
nel Web 2.0, nella Web Analysis e nel Web reputation.
“I nostri ragazzi sono i migliori smanettoni del web - afferma Paolo Orlandi, amministratore unico di Neveralone srl - e grazie a queste doti, noi siamo in grado di offrire
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Neveralone nasce nel 2008 da un’idea imprenditoriale dello stesso Paolo Orlandi; l’azienda da subito si propone sul
mercato per la realizzazione di siti web, blog e di e-commerce, con un’attenzione particolare alle logiche di Search
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In poco tempo, le doti di Web Analysis dell’equipe porta
Neveralone a sfondare come web agency attenta alla Web
Reputation di prodotti e servizi delle aziende, intesa anche come monitoraggio di eventuali contraffazioni.
“Il web non è solo una bella vetrina per mostrarsi” - termina Paolo Orlandi - ma è luogo dove le aziende devono
instaurare un colloquio diretto con i propri clienti. Ed è
qui che noi di Neveralone siamo in grado di aiutare a 360
gradi le imprese italiane”.
Neveralone srl
Milano: Via Boccaccio 15/A
Novara: Via Leonardo da Vinci 18
Tel.0321 679349 - Fax. 0321 474481
http://www.never-alone.com/
69
“Internet 2.0 è condivisione: e purtroppo per l’80% riguarda le brutte esperienze dei consumatori su prodotti
o servizi - continua Orlandi - Come al solito, anche qui le
aziende italiane sono indietro … Infatti poche sono ancora
quelle che investono per contrastare questo voltafaccia del
web, facendosi parte attiva nel rispondere a consumatori
scontenti evitando così che tali commenti si trasformino
in un boomerang sull’immagine del marchio”.
Speciale moda
ACCESSORI P/E 2012, TRA NEON E PASTELLI
Un continuo susseguirsi di colori, dai più accesi e fluorescenti ai più tenui e romantici, per l’anima rock e quella
sognatrice. Capita spesso di sentir dire: “Il sorriso è il miglior accessorio di una donna”. Una regola che non vale
per le collezioni moda della primavera - estate 2012. Ce n’è per tutti i gusti, si passa dalla palette cromatica del rosa
confetto, giallo canarino, verde menta, azzurro cielo a pennellate di giallo fluorescente, rosa shocking, verde lime,
arancio neon, il cosiddetto “color block”. Ed ecco che borse, cinture, scarpe e gioielli si colorano come fossero arcobaleni o intense luci da discoteca, per le donne che, si sa, amano cambiare e stupirsi, sentendosi un giorno un po’
Cindy Lauper e un altro Barbie da sogno.
Gli abbinamenti variano a seconda del gusto del momento. Uno dei look più amati dalle fashion – addicted è senza
dubbio il color pastello mischiato alle tinte fluo, come l’arancio neon e il giallo fluorescente. Ma per un’aria tutta
femminile si opta per delle tonalità pastello abbinate al pizzo chiaro; se, invece, si vuol conservare il tocco classico,
allora il colore pastello è ultra glam accostato al blu o al nero, per essere sicure di non sbagliare mai.
Basta un solo strategico accessorio per arricchire e trasformare un ordinario outfit da giorno o da sera, magari
optando per una cartella dai colori sgargianti o per una borsa con manico, da portare al braccio come una star del
cinema internazionale. La scelta va dalla “satchel bag”, famosa per le tonalità fluo, alle Pomikaki Bag, le ormai celebri e divertenti imitazioni della Birkin di Hermès, disponibili nelle più delicate sfumature pastello, come il grigio
perla, carta da zucchero e rosa bouquet. Così non servirà molto per sentirsi come Kate Moss o Jessica Alba in una
piacevole giornata di primavera o una caldissima sera d’estate: basterà imitare i loro accessori, ma in versione low
cost, croce e delizia delle appassionate di moda.
Pomakaki bag
Quando l’abito non fa il monaco
di Laura Santoro
U
n assaggio di primavera in salsa low - cost che sa
tanto di Birkin, l’inarrivabile borsa delle donne
di tutto il mondo. Dal Giappone arriva la solu-
70
zione.
Il “cachi” nella simbologia legata ai fiori e al regno vegetale ha il significato originale di “non credere alle apparenze”, il senso scaturisce proprio dalle caratteristiche di
questa prelibata bacca, così sgradita quando è immatura
ma così invitante quando diventa dolce. Il suo nome greco
è Diospyros Kaki, la cui tradizione è “Cibo degli Dei”.
Questa la presentazione del brand giapponese, presentato al Pitti di Firenze, che attraverso il sito ufficiale rivela
preziosi dettagli circa l’innovativo progetto. La “Pomikaki
bag” è una shopper in 100% canvas, risultato di un “gioco”
di continuo rimando all’apparenza che all’inizio può sembrare solo imitazione ma che, in realtà, nasconde la vera
“sostanza” di oggetto di qualità, puntuale nei dettagli, innovativo e dalla forte personalità. La filosofia dell’azienda
mira a regalare alle appassionate di moda, ma non solo,
una borsa capace di non prendersi troppo sul serio, ma
di fare sognare con ottimismo e positività, pur non possedendo una borsa da svariate migliaia di euro, come la
Birkin di Hermès.
E, infatti, basta pronunciare quella parolina magica, Birkin, per far sussultare qualsiasi donna, che al semplice suono delle sei lettere non esita a spalancare occhi sognanti
e a sfoggiare uno sorriso smagliante. Si tratta, infatti, di
una it- bag, una borsa di tendenza e oggetto di culto per le
donne di oggi, ma anche per quelle di ieri, sempre in cima
alla wish – list delle cose più eleganti da acquistare.
Simbolo della casa francese Hermès famosa in tutto il
mondo, queste borse leggendarie ne costituiscono il vero
71
punto di forza, rappresentando uno tra i must più desiderati da tutte le donne, a partire dalla Kelly fino ad arrivare alla sorella più giovane, Birkin. L’origine di un oggetto
simile non poteva che assumere un gusto assolutamente
romantico e sognatore: il suo nome deriva da quello di
una delle donne più affascinanti ed eleganti del pianeta
femminile, Jane Birkin, cantante e attrice dalla bellezze
eterea, famosa per aver cantato insieme al compagno Serge Gainsbourg la scandalosa canzone “Je t’aime …moi
non plus”. Si narra che la leggenda abbia inizio nel 1984,
quando Jane in un volo Parigi - Londra, seduta accanto a
Jean Louis Dumas, rovistando tra le sue cose, si lamenta
dell’inesistenza di una borsa per il weekend, capiente ed
elegante allo stesso tempo. Dumas, che poi diventerà presidente di Hermès, le promette che avrebbe provveduto
lui stesso alla creazione di una borsa perfetta, su misura
per lei. E così dall’incontro tra i due nacque la Birkin, la
più desiderata al mondo.
Si dice che il valore della borsa oscilli attualmente tra i
5.000 e i 50.000 dollari, anche se storielle metropolitane
raccontano che la sofisticata Victoria Beckham abbia speso fino a 90.000 dollari per la versione tempestata di diamanti.
Come nella migliore delle tradizioni, la borsa ha raccolto la lieta approvazione delle migliori celebrities: Katie
Holmes, Fergie, Nicole Richie, Kelly Osborne, Lindsay
Lohan la utilizzano nelle più svariate occasioni, come al
mare o al supermercato. I soliti capricci del dorato mondo
del fashion - system.
Ma è soltanto grazie all’azienda giapponese che è possibile
toccare con mano la coloratissima Pomikaki Bag, uno tra
i must delle fashion blogger nostrane e straniere, passando
per le vip di casa nostra, senza dimenticare tutte le appassionate di moda, che possono scegliere tra ben 10 varianti
di colore, per un prezzo modesto che si aggira intorno ai
70 euro, quasi una sciocchezza rispetto ai numeri esorbitanti di casa Hermès.
Le tonalità delle borse hanno tutto il sapore e l’odore
dell’affascinante ed esotico mondo della natura: green Ireland, Orange juice, Honey desert dune, Wet sand, Grey
Stone, Blue Fiordaliso, Sugar paper, Yellow corn, Rose
bouquet, Red apple. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
Non mancano, neppure, i tanti punti vendita dove poter
acquistare l’oggetto del momento, si può scegliere tra le
tante città di Roma, Milano, Torino, Genova, Venezia,
Cortina, Riccione, Firenze, Porto Cervo, Napoli e Palermo.
Perfetta per il mare, l’ufficio, lo shopping e l’università,
è impossibile non riconoscerla, il gioiellino di casa Pomikaki si lascia notare per l’immancabile foulard color Tiffany da annodare al manico; ma se poteva restar qualche
dubbio sulla riconoscibilità e tracciabilità della it – bag,
corre in soccorso il numero di serie, stampato sull’etichetta interna.
Le bags di Pomikaki Tokyo, però, non possono dormire
sogni tranquilli: le loro diretta avversarie sono firmate Ba-
Speciale moda
72
nana Taipei, brand made in Taiwan e produttore di borse
in canvas, realizzate a mano, ancora con la stampa della
celeberrima Birkin di Hermès. Anche in questo caso il
successo non ha tardato a bussare alla porta, scatenando
persino delle riproduzione false “dei falsi”.
L’ottimo risultato di Banana Taipei è frutto di una geniale trovata di due ragazze taiwanesi in vacanza a Parigi,
che fermandosi davanti alla mitica Birkin di Hermès in
vetrina e non potendosela permettere, hanno deciso di
immortalare la borsa per poi stampare quella foto su una
semplice tela grezza su tutti i lati, compreso il fondo.
Ma, pur essendo le due it – bag più ironiche e originali
del momento, è ancora la Pomikaki Tokyo a giocare le
carte vincenti del prezzo e della reperibilità. A differenza
delle borse di Banana Taipei, vendute al prezzo di $ 129.99
e non ancora disponibili nei negozi in Italia, ma solo su
prenotazione e liste di attesa, le “Pomikaki bags” sono più
economiche e già reperibili nel nostro Paese, senza alcuna
spesa di spedizione aggiuntiva.
Sembra, quindi, che il Giappone batta l’Italia 1 – 0, riuscendo nell’ardua impresa di trasformare il sogno in realtà, regalando a tutte l’ebbrezza di esibire al proprio braccio una Birkin in versione low - cost, colorata e divertente,
ma senza spendere una fortuna.
73
in fatto di moda
È “Low Cost”
La moda giovane
di Gloria Bertocchi
74
La strategia che li ha resi famosi è la stessa: rendere il bello
accessibile. Regalare ai consumatori un sogno con pochi
zeri. Milioni di ragazzine, e non solo, si sono messe in
fila per acquistare un loro abito, un pantalone o un paio
di scarpe. Ma adesso, per affrontare una crisi che non
conosce eccezioni, la sfida è un’altra, forse più difficile:
diventare sempre più globali. Conquistare mercati trasversali, ampliare gli spazi di penetrazione. Una guerra senza
esclusione di colpi. Chi sono i protagonisti? Zara, H&M
e Uniqlo. In altre parole, Spagna contro Svezia e contro
Giappone: sono questi i Paesi di nascita delle tre multinazionali dell’abbigliamento “easy”. Colossi impegnati in
una sfida che non ammette errori: “Cheap & chic”, come
si suol dire, o “moda low cost” che dir si voglia. Ogni griffe di questo particolare settore è alla ricerca di qualcosa di
più in termine di qualità, ma, soprattutto, di espansione
commerciale.
Espansione che guarda anche verso l’alta moda. Si chiama
infatti “Cobranding” la tendenza che rende felice anche
coloro che prima non potevano permettersi un capo firmato di un grande nome dell’alta moda. I grandi designer
collaborano con le catene dei grandi magazzini più glamour per creare capi d’alta moda, rifiniti nello stile da una
grande firma, ma prodotti e venduti ad un costo che è per
lo più alla portata di tutti. Il capo di lusso di Giorgio Armani o quello super-raffinato di Roberto Cavalli, o di qualunque altro “luxury brand”, diventa un capo accessibile a
quanti prima non potevano permettersi di acquistare nelle
boutique monomarca di questi famosi stilisti.
La catena più famosa per quanto riguarda il commercio
“low cost” è sicuramente H&M, che vanta collaborazioni
con grandi stilisti, come Roberto Cavalli, Stella McCartney e Karl Lagerfeld. Ma attenzione, perché queste piccole
collezioni sono veramente introvabili: ogni volta che vengono “lanciate”, in un paio d’ore registrano il tutto esau-
rito. Bisogna organizzarsi e fare la fila con largo anticipo;
ma il gioco vale la candela, quando si tratta di fare dei veri
affari.
Anche Oviesse, altra famosa catena di grandi magazzini,
ha di recente collaborato con Elio Fiorucci per una linea
di stile molto giovanile: Baby Angel è infatti una collezione molto colorata e trendy, a prezzi veramente contenuti;
perfino le calzature costano meno di qualsiasi altro negozio.
Ma questo “price down” agli stilisti non dispiace affatto;
anzi per loro è una possibilità in più per penetrare in una
fascia di mercato a cui prima non potevano accedere, a
causa degli elevati costi dei loro capi. È una sorta di “nuova occasione”: poter giocare con un pubblico più ampio e
non con la solita ristretta cerchia di clienti. Quindi occhio,
le prossime collezioni d’alta moda sono in arrivo, preparate tende e sacchi a pelo, per accamparvi fuori dai negozi! Il
prezzo vuole la sua parte.
Ebbene, in attesa dell’arrivo delle collezioni più ambite,
curiosando qua e là tra i negozi di marchi “low cost” come
Zara e H&M, si possono già trovare le nuove tendenze per
la primavera/estate 2012.
H&M, colosso svedese che nasce agli inizi degli anni ‘50
e che ad oggi vanta più di 1500 negozi sparsi nel mondo,
punta sullo stile leggero e floreale per la donna. Un pizzico di esotico si trova sulle magliette colorate, con il ritorno dei pantaloni a righe “stile marinaro”. Graditi ritorni
sono anche i jeans a zampa d’elefante e le gonne corte a
vita alta. Per quanto riguarda i colori si va dai toni pastello
come il beige e l’azzurro a quelli caldi come l’arancione, il
rosa acceso e il giallo.
Per l’uomo, tantissime e colorate t-shirt, camicie sportive,
ma anche eleganti completi grigi per le occasioni più importanti.
75
in fatto di moda
Sulla stessa linea è il catalogo
2012 di Zara, marchio principale della società di moda
spagnola Inditex s.r.l, (della
quale fanno parte anche Bershka, Oysho, Pull and Bear,
Massimo Dutti, Stradivarius
e Zara Home), ricchissimo
di abiti all’insegna della femminilità sensuale e adatti per
ogni occasione. Orli asimmetrici, stampe coloratissime, abitini trendy, leggeri e
spensierati. Ma anche tubini
classici ed eleganti, magliette
e gonne.
Le proposte Zara uomo,
invece, vanno da uno stile
“easy”, dalle linee snelle con
colori romanticamente primaverili, a un casual-chic per
una serata con gli amici.
Sempre ricca di novità e di
colori è anche la collezione
primavera/estate del brand
Pimkie. Francese di nascita,
internazionale d’adozione,
ha ben 770 punti vendita
sparsi in tutto il mondo.
Un look giovane, femminile, romantico ma allo stesso
tempo un po’ rock quello
della collezione 2012, con tonalità che spaziano dai toni
pastello ai colori accesi, dal
pizzo per la sera alle t-shirt
effetto vintage. Accattivanti anche gli accessori, come
foulard, orecchini in metallo
con perle bianche e borsa a
tracolla di pelle bianca.
76
E, infine, per le amanti di
uno stile più aggressivo e
sempre molto trendy, c’è
Bershka, noto brand femminile, che quest’anno per
la collezione 2012 punta sul gioco di colori e sui contrasti di tagli lunghi e corti. Molti abiti sono di color
rosa cipria, un colore delicato che non stanca mai,
adatto per ogni occasione.
Sulle t-shirt spuntano farfalle, fiori e applicazioni
ispirate al mondo della natura. Le gonne sono fresche, leggere con morbidi volant. E per le ragazze più
rock, maglie e shorts con dettagli e borchie.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche!
Una manna per i giovani. Infatti, anche se si è in tempi di crisi, questi non rinunciamo ad un guardaroba
sempre nuovo e alle tendenze della moda; e allora
via…pronte e pronti per uno shopping primaverile,
ma pur sempre economico!
Per tutte le giovani fashion addicted, e per chi vuole
essere sempre alla moda senza spendere cifre astronomiche, queste catene di abbigliamento sono delle
vere e proprie ancore di salvezza. Senza far piangere
il portafogli, si possono acquistare abiti e modelli “very cool” con uno strepitoso rapporto qualitàprezzo che non lascia a desiderare, come si potrebbe
facilmente supporre dai prezzi così bassi sui cartellini. Tutti gli accessori e le collezioni sono belle, economiche e soprattutto di qualità, e in continuo rinnovamento per tenere sempre tutti aggiornati sulle
ultime tendenze della stagione.
Occhio al prezzo
ZARA PRIMAVERA/ESTATE
Accessori
Abiti
Magliette
Borse
da
da
da
da
3,95 a
16,95 a
7,95 a
39,95 a
PIMKIE PRIMAVERA/ESTATE
79,95 €
129,00 €
29,95 €
129,95 €
H&M PRIMAVERA/ESTATE
Accessori
Abiti
Magliette Borse
da
da
da
da
2,95 a
9,95 a
9,95 a
14,95 a
Accessori
Abiti
Magliette
Borse
da
da
da da
1,99 a
12,99 a
4,99 a
12,99 a
25,95 €
35,99 €
20,99 €
25,99 €
BERSHKA PRIMAVERA/ESTATE
39,95 €
199,00 €
29,95 €
34,95 €
Accessori
Abiti
Magliette
Borse
da
da
da
da
4,99 a
19,99 a
12,99 a
14,99 a
12,99 €
29,99 €
25,99 €
29,99 €
77
€
78
BergamoUp Model
di Matteo Mottari
79
Erika
Sorti
80
Nome: Erika
Cognome: Sorti
Anni: 29
Professione: Ragioniera
Hobby: Arte
Passioni: Viaggiare
Altezza: 1,75m
Taglia: 40
Segno zodiacale: Sagittario
81
hobby & work
Sei IlAlisei
tempio del modellismo
di Stefania Barcella photo Matteo Mottari
D
82
ifficile non notare Sei Alisei quando ci si ferma al rosso del semaforo in via Borgo Palazzo,
all’incrocio con la via che conduce al cimitero
di Bergamo. Sei Alisei è modellismo e giocattoli tecnici
radiocomandati o comunque legati all’hobby del fai-da-te.
Un’idea nata da una passione ventennale, trasformata da 6
anni in lavoro prima in centro davanti all’hotel San Marco
e poi da 6 mesi in Borgo Palazzo.
«Siamo partiti con l’aeromodellismo radiocomandato dice Alberto, proprietario del negozio - poi pian piano
abbiamo abbracciato tutte le branche del modellismo,
dallo statico in plastica, all’aeromodellismo con motore
83
elettrico e a scoppio, auto radiocomandate sempre in entrambe le
versioni, alianti per volo, fermodellismo, treni elettrici, auto radiocomandate, navimodellismo, barche a
vela, motoscafi, aerei, richiestissimi
gli elicotterini radiocomandati…»
Sei Alisei è un franchising Jonathan:
il più grosso negozio di modellismo
online in Italia, qui si può trovare
disponibile o su ordinazione tutto
il magazzino di Jonathan, col vantaggio di poter toccare con mano i
prodotti prima di acquistarli.
«Oltre a essere commercianti siamo
anche produttori di modelli, gli unici in Italia che utilizzano EPP (polipropilene espanso): un materiale
estremamente elastico che permette di evitare tante rotture. Abbiamo
modelli sia per uso all’aperto che
nelle palestre, ora stiamo iniziando
anche la produzione kit con modelli in legno per i modellisti più
esperti o per gli appassionati del
vecchio modo di fare modellismo.»
Il cliente-tipo varia dal ragazzino
che vuole provare le prime esperienze con radiocomandi agli esperti appassionati sia dello statico che
del radiocomandato, abbracciando
qualunque ceto sociale. Sei Alisei
dà inoltre un valido supporto per
quanto riguarda assistenza e consulenza tecnica specializzata e seria.
Altro importante servizio è il ritiro
dell’usato in permuta.
«Abbiamo anche una scuola di volo
al campo volo di Osio Sopra la domenica pomeriggio, per tutti gli appassionati che vogliono imparare.
Vi aspettiamo!»
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Sei Alisei
Aperto dal lunedì pomeriggio al sabato
Tel. 035 245100
www.seialisei.it - [email protected]
Scienze
di Claudia Patelli
La casa del futuro sarà di canapa
infatti, sono riciclabili e, se bruciati,
non rilasciano sostanze tossiche.
In Francia è già in commercio il
“Canonbiote”, un materiale ottenuto “mineralizzando” la canapa
ricoprendola con silice per renderla
impermeabile all’umidità. Altri, poi,
mescolano la canapa trattata con calce naturale ed acqua che può essere
versata in forme prefabbricate, come
il cemento, per poi indurirsi nei
muri, o applicata con una cazzuola,
con una consistenza granulosa
simile al sughero. Una ditta
tedesca, inoltre,
tratta la canapa
con bitume per
creare isolamento per pavimenti.
Il prodotto viene
semplicemente
versato tra le tavole del pavimento,
che rimangono compatte.
Siamo di fronte ad una sfida. Ai nostri designer il compito di sostenerla in Italia, però, c’è molto da fare:
la coltivazione della canapa è stata
abbandonata a partire dal secondo
dopo guerra. Bisogna riavviare il
comparto, creare un nuovo sistema
produttivo, capace di ottimizzare
l’enorme potenzialità e versatilità
della canapa. Un’opportunità da non
perdere.
85
Siamo avanti, non c’è che dire. Prima i materiali “caldi”, mattone, legno, vetro. Poi, la bioedilizia, con
legno, acciaio, paglia, tanto verde,
e soprattutto soluzioni energetiche
risparmiose. Ora, le ultime frontiere
dell’arredamento puntano sulla canapa, una fibra di antica tradizione,
con la quale si può praticamente produrre di tutto nei più disparati settori: da quello automobilistico al farmaceutico, alimentare, tessile, fino a
quello dell’edilizia e dell’arredamento.
C’è chi azzarda che la casa
del futuro sarà
interamente di
canapa,
dalle
fondamenta agli
infissi, compreso
l’arredamento.
Canapa compressa in pannelli, per le
strutture portanti della casa, capaci
di resistere ai terremoti e garantire
un ottimo isolamento termico ed
acustico, ma anche per la realizzazione di mobili, cucine, armadi, oggetti di arredamento. Una rivoluzione
funzionale: i manufatti che sfruttano
la canapa sono ignifughi, più duraturi e resistenti del legno e non soggetti
ad attacchi delle tarme; sono refrattari a muffe ed insetti e soprattutto
hanno un basso impatto ambientale:
Sport e salute
Cresce la voglia di correre all’aria aperta
Come vestirsi da
Runner
Controllo medico e sana alimentazione: sempre e comunque
di Federico Errante
P
86
ensi alla corsa, e nella mente si fanno strada
una serie di flash che affondano le proprie radici nella storia: tra questi spiccano Jesse Owens,
l’americano di colore che alle Olimpiadi del ‘36
a Berlino davanti ad Hitler vinse quattro medaglie d’oro;
l’etiope Abebe Bikila che, scalzo, vinse la maratona olimpica a Roma nel 1960; l’epopea di Carl Lewis, il “figlio del
vento”; fino alle recenti, quanto straordinarie, imprese del
giamaicano Usain Bolt, oggi l’uomo più veloce del mondo.
Per noi italiani la “corsa” è Livio Berruti, che vinse i 200
metri a Roma (1960) indossando gli occhiali da sole; l’irresistibile progressione vincente di Alberto Cova nel 10
mila metri ai Mondiali di Helsinki nell’83 (successo bissato anche l’anno successivo alle Olimpiadi di Los Angeles); lo sguardo spiritato di Pietro Mennea che, a Città del
Messico nel 1979, stampa uno straordinario 19”72 nei 200
metri, un record del mondo che resiste fino al ‘96; e l’arrivo solitario di Stefano Baldini nella maratona olimpica di
Atene del 2004.
Il “correre” è uno dei movimenti più naturali per un individuo, implicito che la corsa sia lo sport più facilmente
praticabile, perchè se il “gotha” appartiene a pochi, lo zoccolo duro è formato dalla gran parte di appassionati che,
di qualsiasi età, occupazione, reddito, scelgono di indossare t-shirt, calzoncini e scarpe, mettendosi in movimento.
Che sia lo spirito battagliero che porta alle competizioni,
la voglia di tenersi in forma o anche la più semplice necessità di “fare due passi” poco importa: la corsa è senza
dubbio un’attività alla portata di tutti.
E la base della “piramide” è costituita da tutti coloro che,
alla sera, svestono in un attimo i panni “da lavoro” per
indossare quelli del “runner”, liberando la mente dalle tensioni quotidiane, a beneficio di un fisico più che mai in
grado di rifocillarsi, ovviamente con l’adeguata attenzione
e con il necessario “step by step”, per non andare incontro
ad inconvenienti di vario genere solo per emulare il Forrest Gump di turno. Perchè il cinema è pieno di Iron Man,
ma proprio per quello meglio lasciarli al grande schermo,
a favore di quella che nella maggioranza dei casi deve rimanere solo la più grande e sana delle passioni.
Meglio un controllo preventivo
Certo, la corsa è lo sport più semplice da praticare – spiega
il Dottor Giacomo Poggioli, direttore del Centro di Medicina dello Sport degli Ospedali Riuniti di Bergamo - Non
occorrono attrezzature specifiche come per altri sport ed è
quello che garantisce maggiori benefici al fisico; garantisce,
ad esempio, il mantenimento del peso ideale o la diminuzione del sovrappeso, grazie all’ottimo dispendio calorico
e giova anche sul piano cardiocircolatorio. Ciò non toglie
che implica naturalmente anche delle controindicazioni,
alle quali bisogna dare la massima attenzione. Bisogna rivolgersi, innanzitutto, al proprio medico di base o, meglio
ancora, ad un medico dello sport, per valutare lo “stato di
salute” del proprio corpo. Solo lui è in grado di valutare,
preventivamente e adeguatamente, se l’attività fisica che il
Meglio seguire un’alimentazione ad hoc
Se lo sport è di tipo aerobico, nel quale la resistenza (dal
mezzofondo in poi) è la caratteristica predominante,
l’alimentazione deve prevedere un carico prevalente di
carboidrati per permettere all’organismo di avere delle
“riserve di glicogeno” in vista di uno sforzo prolungato.
Se invece ci si sofferma sulla tipologia prevalentemente
od esclusivamente anaerobica, (100, 200, 400, 800 metri),
nella quale viene esaltata l’esplosività e dunque uno sforzo sul “breve”, è necessario far prevalere per l’organismo
un “carburante” a rapida assimilazione e cioè gli zuccheri.
Ovviamente la dieta dev’essere quotidianamente equilibrata, con l’assunzione contestuale di vitamine (frutta e
verdura), nonchè di proteine (vegetali e animali), importanti e strategiche specie nella fase di recupero. Implicito,
inoltre, che si debbano rispettare alcune norme igieniche
fondamentali: mai correre quando si è appena assunto un
pasto, perchè nel corso della digestione si provocherebbe
una sottrazione di sangue dall’apparato gastroenterico,
per destinarlo ai muscoli, provocando nello stesso tempo difficoltà digestive. E’ assolutamente sempre igienico
rispettare 2-3 ore di stacco tra l’attività e il pasto (leggero)
e mai astenersi dall’idratarsi durante e dopo la sforzo, in
quanto è indispensabile ripristinare i liquidi persi durante l’attività fisica con il sudore e la ventilazione mediante
l’assunzione di acqua e/o sali minerali come potassio o
magnesio, prevenendo l’insorgenza dei crampi.
87
soggetto vuole svolgere corrisponde ed è in funzione alle
proprie qualità psico-fisiche e metaboliche e nello stesso
tempo se è in grado di sopportare precisi carichi di lavoro
senza arrecare disfunzioni cardiocircolatorie che potrebbero risultare anche letali. L’ideale, dunque, è una visita
specialistica approfondita almeno una volta all’anno, poichè non bastano nè un controllo, nè tantomeno un semplice elettrocardiogramma basale per il raggiungimento di
questo obiettivo”.
E per i soggetti obesi? “L’attività può essere svolta – continua il Dottor Poggioli - ma devono prestare massima
attenzione, seguendo alla lettera indicazioni ben precise,
poichè il sovraccarico delle articolazioni degli arti inferiori, ampliato chiaramente dalla stazza dell’individuo, può
provocare patologie che potrebbero diventare anche irreversibili”.
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casaup
Tutti pazzi
per l’orto fai da te
di Greta Nicoletti
Orti fai da te, è boom. I fattori determinanti sono diversi: dalla crisi economica che spinge al risparmio, al desiderio di
trovare un passatempo poco lontano o addirittura dentro casa. O forse sarà la moda della coltivazione “fai da te” di
lattughe e pomodori da raccogliere all’occorrenza. Fatto sta che in tutta Italia, a partire dalla Lombardia e dal Piemonte,
sono esplosi gli orti privati e gli orti urbani (anche noti come orti comunali).
Se in passato erano i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori di un passato vissuto in campagna, adesso
la passione si sta diffondendo tra i più giovani e le donne. L’orto sul terrazzo dell’appartamento, ad esempio, coinvolge
anche gli universitari. Carote, pomodorini ciliegini, salvia, rosmarino, dragoncello, valeriana, melissa e finocchio sono le
“aiuole” predilette sul balconcino di casa. E dalle cassette si possono raccogliere la verdura e le foglie da far essiccare per
realizzare tisane fatte in casa.
Q
uattro italiani su dieci sono appassionati
Il tam tam mediatico sull’orto fai da te lo si deve
certamente all’iniziativa, di quasi tre anni fa, della first lady Michelle Obama di trasformare un centinaio
di metri quadrati del prato della Casa Bianca in orto biologico. Iniziativa di forte valore simbolico che ha radici
ben più lontane. Prima dell’orto presidenziale, il più famoso Victory Garden è stato realizzato con l’appoggio di
Slow Food Nation proprio davanti al Municipio di San
Francisco.
In Inghilterra da oltre un decennio più persone stanno
trasformando degli spazi urbani in luoghi per produrre
alimenti. L’associazione London Food, intende creare entro il 2012 oltre 2mila spazi urbani in cui il singolo potrà
coltivare ortaggi per se stesso e per la comunità.
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In Italia, secondo alcuni dati della Coldiretti, 4 italiani su
10 sono stati contagiati dall’hobby di coltivare sul balcone
di casa pomodori, lattughe e piante aromatiche. Molto interessante è il servizio di orto virtuale attivo in Piemonte
e Lombardia. La Coldiretti stima che per avviare un orto
occorrono circa 250 euro per 20 mq. di orto.
Profumi e prodotti di casa mia!
Come, quando e cosa coltivare sul balcone
Coltivare un orto è senz’altro un buon modo di riavvicinarsi alla natura e godere di un hobby ma soprattutto un
ottimo modo per avere erbe, frutta e verdura sempre fresca
risparmiando notevolmente. Un orto non richiede necessariamente grandi spazi, alcune persone riescono a coltivare
con successo piccoli orti anche su un balcone o su pezzetti di
terra. Piantine, semi, vanga, zappa, acqua e sole sono gli ingredienti essenziali per un orto. La preparazione del terreno
per realizzare l’orto è identica a quella descritta per il prato
con la differenza che, nel caso dell’orto, occorre dividere la
superficie in rettangoli (aiuole), ciascuno dei quali sarà dedicato a una coltura.
L’orto fai da te sul balcone di casa rappresenta un’ottima
possibilità per dedicarsi all’agricoltura biologica in un’ottica di piena sostenibilità ambientale, potendo contare
anche sulla sicurezza alimentare. Basta veramente poco
per metterlo a punto: bisogna soltanto conoscere le regole
giuste in termini di esposizione solare, tecniche di travaso
e accorgimenti relativi all’innaffiatura. Ambiente ideale,
tipologia di ortaggi e oggetti utili: differenti sono le condizioni da tenere in considerazione e gli elementi a cui
ricorrere. Da ricordarsi che, di fronte a una certa fatica,
coltivare l’orto può essere visto come un antidoto contro
lo stress quotidiano!
Per la semina è sempre consigliabile usare semi nuovi, se avviene in tarda primavera o addirittura in estate è bene bagnare il terreno 24 ore prima. A questo punto si può procedere
con una piccola zappetta, facendo uno scavo lungo quanto
l’aiuola prescelta e largo poco più della larghezza dei semi
che si intendono piantare. Al tramonto del sole si deve procedere con una buona bagnatura a pioggia, operazione che
andrà ripetuta tutti i giorni. L’orto deve essere bagnato tutti i
giorni, senza esagerare con la quantità d’acqua.
Per un’adeguata esposizione solare l’orto sul balcone dovrebbe essere collocato ad est oppure ad ovest. Nel primo
caso riceverà i raggi del sole al mattino, nel secondo caso
nel pomeriggio. È bene tenere presente che un’esposizione
al sole piena e continua sarebbe opportuna solo per piante
come il rosmarino e il timo. Ogni pianta necessita sia di
sole che di ombra. Proprio per questo motivo non tutti i
balconi possono essere utilizzati per la coltivazione di un
orto.
Quando si decide quali ortaggi coltivare nel proprio orto bisogna tenere conto dei problemi legati alla “consociazione”
dei vari tipi di ortaggi e di erbe. La tecnica della consociazione è efficace non solo per la migliore crescita e qualità degli
ortaggi, ma anche per proteggerli dall’attacco dei parassiti.
Ci sono infatti alcune erbe con un odore repellente per gli
insetti che, se piantate intorno alle aiuole da proteggere o
all’intero orto, danno un importante contributo alla lotta
contro i parassiti. Il basilico, per esempio, respinge mosche e
zanzare; la menta tiene lontana la cavolaia; il lino allontana
le dorifere dalle patate. Inoltre, è stato verificato che la vicinanza di alcuni ortaggi aumenta la velocità dello sviluppo, le
dimensioni e la qualità dei frutti.
Per quanto riguarda gli ortaggi da coltivare bisogna operare una scelta. Solitamente i generi di ortaggi più adatti a
essere coltivati su un balcone sono costituiti da cipollotti,
peperoncini, zucchine, pomodorini, melanzane, insalata,
bietola e piante aromatiche.
Possiamo scegliere di piantare il tutto in cassette da appendere alle pareti o in fioriere apposite, avendo cura di
esporre nella parte più esterna le piante che presentano i
fiori più vistosi, per un effetto migliore anche dal punto
di vista estetico.
Per iniziare possiamo acquistare bulbi, semi o piantine.
In quest’ultimo caso ci troveremo di certo più agevolati,
perché saremo già a un buon punto di partenza.
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casaup
L’idea del designer Calluaud,
l’Urd Garden
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Per chi vive o possiede un locale in città avere un orto è quasi
sempre un’impresa impossibile. Ci ha pensato il designer australiano Xavier Calluaud, che ha inventato l’orto da città,
che in una soluzione all-in-one unisce l’esigenza di provare a
coltivarsi qualche ortaggio da soli insieme all’opportunità
di riciclare in maniera utile una bella fetta di rifiuti.
Si chiama Urb Garden ed è una sorta di giardino verticale
costituito da recipienti modulari comunicanti tra di loro
e collegati a un contenitore che funge da compostiera, nel
quale buttare gli scarti organici provenienti dalla cucina
per produrre poi sostanze nutrienti per le piante. Il tutto è
alimentato da un sistema a goccia che trasporta una miscela di acqua e elementi nutritivi alle piante più alte; da lì, a
caduta, la miscela arriva a tutti gli altri contenitori per poi
finire nel serbatoio posto alla base dell’Urb. Una volta che
le piante sono cresciute i moduli che le contengono possono
essere rimossi con facilità per la raccolta o per il rinvaso.
event
Il Dadaismo nella luce
di Paul & Cuck
di Greta Nicoletti photo Matteo Mottari
amico di Paolo da diversi anni. Insieme hanno concepito
il Transforming Design qualche anno fa. Tutto è iniziato
parlandone via Facebook, Skype, telefono e qualche sporadico incontro in Finlandia o in Italia.
Alla serata di presentazione, purtroppo, uno dei padri del
progetto, Paul Kinnunen, non è potuto essere presente.
Ma ad allietare la serata ci sono stati tanti nomi noti, a
partire dall’ospite d’onore Andrew Basso, incredibile illusionista ed escapologo di fama mondiale, che ha intrattenuto e stupito tutti i presenti con giochi di close up e
mentalismo.
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H
a visto la luce (…scusate il gioco di parole) lo scorso 23 marzo al Caffè Bergamo il progetto “Paul
& Cuck Lighting”. Si tratta di una serie di lampade concepite applicando il concetto di “Transforming Design”. Le lampade sono prodotte e distribuite dalla Center
Light Service di Grassobbio (Bg), azienda di successo diretta da Maurizio Lorenzi con la quale oltre alla passione
per la “luce” si condivide la passione per il basket.
“Paul & Cuck” in realtà sono due persone: Paolo Cucco (Cuck), autore televisivo e designer, e Paul Kinnunen
(Paul), un giovane designer finlandese di Espoo, grande
Inoltre utilizzando una tecnica di scioglimento della plastica si ottiene un prodotto inusuale. Guardando gli oggetti si ha l’impressione che si stiano proprio sciogliendo
per il calore della luce. In realtà la luce dalle lampadine al
loro interno non è in grado di sciogliere la plastica. La
lampadina che, invece, si vede all’esterno è il segno che
contraddistingue tutta la linea. È come se quella lampadina fosse stata immaginariamente lanciata da lontano contro ogni lampada, conficcandosi nella plastica e facendola
sciogliere.
A contribuire alla riuscita del prodotto finale insieme a
Cucco e Kinnunen c’è la mano di Maurizio Lorenzi.
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E ancora, sono stati presenti Carlo Saffioti, vice presidente del Consiglio regionale (Pdl), Filippo Marra, consulente
tecnico in senato e componente commissione Politiche sociali, disabilità, abusi e violenze; e ancora Massimo Villa,
ufficio stampa di Gerry Scotti, Diego Parigi, proprietario
di Liski Sport Equipment, Giacomo Ferrari, ex attaccante dell’Albino Leffe attualmente socio della Glamentertiment che si è occupata dell’evento, e infine Vera Vavassori,
ufficio stampa Paul & Cuck Lighting.
La linea di lampade Paul & Cuck si ispira fondamentalmente al dadaismo. Si tratta semplicemente di una trasformazione di oggetti in plastica di uso comune in lampade.
event
Cigar Club
Serata Gold Night
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di Cristian Di Lemma photo Mood photo studio
L
e serate GOLD NIGHT sono serate per pochissimi
eletti, fortunati, intenditori. Serate all’insegna del
bien vivre, del glamour, del lusso ed esclusivissime.
Serate nelle quali i nostri ospiti avranno la possibilità di degustare sigari che sono entrati, oppure entreranno a
breve, nella Hall of Fame dei sigari.
La prima di queste serate si svolgerà presso l’Hosteria del Vapore di Carobbio degli Angeli in provincia di Bergamo.
In quella occasione il proprietario, Paolo Berzi e la splendida moglie Monica, riserveranno ai fortunati partecipanti la
sala privè della loro Hosteria. In occasione della prima serata
tireremo fuori dal cilindro una vera chicca, un sigaro che poche persone al mondo hanno avuto la possibilità di fumare e
ancor meno fortunati avranno la possibilità di stringerlo fra
le proprie dita, esistono solo 40 esemplari di questo sigaro in
tutto il mondo. Una volta fumati rimarranno nella memoria
di coloro che hanno avuto la fortuna aggiudicarseli.
Più che una fumata sarà un’esperienza di vita. Una sensazione
da tramandare da padre in figlio. Ogni puff regalerà momenti
di estrema estasi. Protagonista assoluto della serata sarà:
DUNHILL SELECCION DIVIDEND SHARES (PREEMBARGO)La direzione del progetto Gold Night è affidato
a Cigar Events. Grazie alla collaborazione con i migliori collezionisti di tutto il mondo, Cigar Events riesce ad organizzare
serate esclusive e a ricercare per i propri clienti qualsiasi sigaro
presente sul mercato mondiale.
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