informazione - Libera Scuola Rudolf Steiner

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informazione - Libera Scuola Rudolf Steiner
in
formazione
Periodico
di comunicazione
tra maestri, allievi,
genitori, amici.
LIBERA
ASSOCIAZIONE
PEDAGOGICA
RUDOLF
STEINER
25 13
◊
e
b
ditoriale
envenuti
Dopo un anno di silenzio rieccolo, il giornalino: un punto fermo,
il riflesso unitario di una comunità piccola ma fervente, le cui
variegate sfaccettature a volte ne impediscono la visione unitaria.
Coloro che non hanno imparato
a passare attraverso la bellezza
e a conquistarsi la verità
attraverso la bellezza
non accoglieranno mai
quella piena umanità
che dia loro la forza
per affrontare le prove della vita
Rudolf Steiner
Tratto da: “Corso di pedagogia per giovani” (pag. 112)
tenuto a Stoccarda dal 3 al 15 ottobre 1922
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In copertina:
Acquarello di Maria Luisa Vigilanti
molteplici accadimenti che nascono
nella nostra scuola, traboccanti di
entusiasmo e per lo più sorretti da una
struttura creativa, vedono necessariamente coinvolte le due componenti
fondanti della nostra comunità: gli
insegnanti e i genitori, la cui interazione
può essere armoniosa o far sorgere, in
entrambe le componenti, interrogativi
perplessi.
Le pagine che seguono vogliono esserne una testimonianza, avere un ruolo
informativo ma anche offrire un’immagine, seppur parziale, di iniziative
culturali e spirituali dedicate all’educazione.
Un’educazione che guarda da una parte
alla molteplicità creativa dell’essere
umano e dall’altra è attenta a perseguire un modello di vita sociale basato sul
reciproco riconoscimento rispettoso,
secondo le indicazioni di Rudolf Steiner.
Il giornalino, un anno dopo, saluta un
consiglio di amministrazione rinnovato
da recenti elezioni, una comunità che
deve stringersi ancora più forte per
non essere spazzata via dal vento della
crisi economica, la sempre crescente
difficoltà di tener duro per quei valori
educativi non proprio usuali per i tempi
che corrono.
Non tutto va liscio come l’olio, ma in
questo momento di passaggio cruciale
che ci costringe a ridimensionare gli
stili di vita e ci invita a riflettere se essi
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non siano ormai logori al di là della crisi,
può sorgere una consapevolezza piena
e matura per scelte fondanti, prive di
orpelli ma dense di valori come la scelta
educativa per i figli.
Una scelta a tutto tondo, che investe
anche la crescita degli adulti e che
passa per la via obbligata del mettersi
in discussione. Passa per la via inevitabile della collaborazione per veder sorgere frutti sempre nuovi e non sempre
esenti dall’essere acerbi, imperfetti.
Nel generale riconsiderare alla luce
di tempi difficili, nella ricerca di nuove
architetture sociali, occorre essere
desti e saper metamorfosare facendo
tesoro del pre-esistente insufflandolo di nuovo entusiasmo che lo liberi
da forme irrigidite; così come occorre
saper guardare spregiudicatamente a
forme nuove correndo il rischio di rimanere per un attimo senza contenitori.
Picchettiamo dunque l’essenziale dei
nostri contenuti che per la natura storica di questa scuola auspicano l’esistere
di una comunità calorosamente viva,
stringiamoci coraggiosamente come
fondamenta e pareti umane per la
nostra coraggiosa scuola.
Bentornato giornalino, che cristallizzi in
parole e immagini il vivente fluire delle
nostre iniziative per la realizzazione di
un ideale degno, che abbia la forza di
portare con sé ogni componente della
nostra comunità.
Primavera 2013 Numero Venticinque
di Matilde Barberis
d
al Consiglio dell’Associazione
di Monica Turchetto, presidente dell'Associazione
uando nove anni fa le mie figlie furono accolte nella nostra
Scuola, non ero del tutto cosciente
del lavoro dei genitori. Il coinvolgimento nelle riunioni di classe e
nell'essere disponibili a creare un
ambiente idoneo al bambino, naturale proseguimento dell'ambiente
familiare, mi era già noto dall'asilo
Waldorf che le mie figlie avevano
frequentato in un' altra città: là avevo appreso anche
come preparare il Bazar di
La nostra
Natale e diverse attività di
Scuola è nata
lavoro manuale.
In realtà le possibilità di
circa 20 anni
fa con un impulso collaborazione nella nostra
Scuola sono molteplici.
a rendere possibile
All'inizio sono stata coinvolta in semplici attività
una responsabile
tipo riordinare l'armadio
partecipazione
del materiale didattico
dei genitori
delle classi delle mie figlie, fino a ritrovarmi a far
alla vita
parte del consiglio di amdella Scuola
ministrazione dell'Associazione. Trovare un compito
all'interno della comunità,
portare insieme ad altri la responsabilità per lo sviluppo della Scuola,
scambiare reciprocamente punti di
vista per giungere insieme a nuovi
criteri, lavorare a fianco di insegnanti
e genitori, mi ha dato l'opportunità di
conoscere meglio me stessa e gli altri.
Anche per questo motivo sono grata
a chi ha fatto nascere questa comu-
Q
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nità scolastica, in modo che a noi genitori sia data la possibilità di essere
così fortemente coinvolti.
Infatti la nostra Scuola è nata circa 20
anni fa con un impulso a rendere possibile una responsabile partecipazione dei genitori alla vita della Scuola.
Nello spirito che l'ha fatta nascere i
genitori non devono essere "utenti", il
cui scopo principale è quello di pagare le rette, ma attivi partecipanti alla
vita dell'Associazione, quindi coinvolti anche negli ambiti decisionali.
Le domande con cui è nata la Scuola
sono le seguenti e ancora attuali per
il nostro lavoro quotidiano:
- Quanto e come i genitori possono
partecipare alla vita della Scuola e
dell'Associazione?
- Entro quali ambiti è possibile e valida una partecipazione dei genitori
alle decisioni?
- Dove genitori e maestri, al di là della
propria classe, possono incontrarsi
per collaborare nel prendere le decisioni, per confrontarsi sui problemi dell'educazione o della Scuola,
in modo tale che possano anche
comprendersi come individui che
operano nella medesima comunità
scolastica?
Tenendo presente l'impulso spirituale
che porta ad un libero incontro tra
genitori e insegnanti nella ricerca di
una pedagogia in cui il bambino è
il centro, la scintilla che richiede la
massima responsabilità e cooperazione da parte degli adulti, i fondatori
hanno ritenuto di fondamentale importanza, per una corretta gestione
della Scuola, individuare e distinguere
tre sfere di intervento:
- l'ambito pedagogico-didattico, cui
spetta in primo luogo la ricerca
spirituale, la direzione pedagogica,
la formulazione del piano di studi,
l'aggiornamento degli insegnanti, il
lavoro culturale;
- l'ambito economico, che deve provvedere alla raccolta delle risorse
occorrenti, alla gestione delle spese
che riguardano l'edificio, il personale, il materiale e i sussidi didattici;
- l'ambito giuridico-sociale, che deve
occuparsi dei rapporti istituzionali ai
vari livelli, intervenire nei casi di crisi
della Scuola, fare proposte in merito
alle rette, promuovere donazioni.
La nostra Scuola è nata con l'impulso di una volontà di incontro, un
sentire comune, un rinnovato spirito
associativo, volto a promuovere e
diffondere la pedagogia in un ambito
decisamente più vasto di quello della
scuola, con la partecipazione anche di
ex genitori, ex insegnanti, ex alunni e
simpatizzanti.
La base essenziale per poter realizzare una collaborazione tra genitori
e insegnanti, tra le componenti della
Scuola e dell'Associazione, è la capacità di attuare il dialogo come arte
sociale.
In particolare i genitori non dovrebbero semplicemente accompagnare
i loro figli nella scuola Waldorf, ma
insegnanti e genitori dovrebbero imbarcarsi insieme nel viaggio avventuroso dell'educazione e scoprire quali
strumenti possono avere a
loro disposizione.
La realizzazione di un reLa nostra
ale incontro umano tra
persone, la trasparenza, la Scuola è nata
comprensione, il confron- con la volontà
tarsi e sviluppare idee per di incontro, un
il futuro, la determinazione
per l'azione comune: questi sentire comune, un
sono gli ambiti della colla- rinnovato spirito
borazione su cui lavorare associativo, volto
insieme affinché questa
a promuovere
Scuola possa continuare a
esistere per i nostri figli e e diffondere la
per i bambini che verranno. pedagogia in un
“
ambito decisamente
Ricordo ancora una conferenza tenuta da Mathias più vasto di quello
Riepe, della Sezione Peda- della scuola, con
gogica di Dornach, in cui
la partecipazione
è stata proposta una bella
immagine per descrive- anche di ex
re la capacità relazionale genitori, ex
come elemento centrale
insegnanti,
della pedagogia: un'amaca
dentro alla quale stanno i ex alunni e
bambini, i cui pilastri che simpatizzanti
la sorreggono sono rappresentati dai genitori e
dagli insegnanti. Se i due pilastri si
avvicinano troppo o si allontanano, i
bambini nell'amaca non stanno bene,
rischiano di cadere e farsi male.
„
Auguri di buon lavoro a tutti!
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Crescere con i nostri figli
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Il ruolo del padre nel primo settennio
di Paola Colombo e Rosanna Novati, maestre dell'asilo
scoltare parlare la Maestra Franziska
Spalinger è sempre un'occasione
per fermarsi a riflettere sul proprio agire
come educatori, per chiedersi quanto, di
ciò che mettiamo in atto ogni giorno nel
lavoro con i nostri bambini, sia consapevole, pensato, elaborato interiormente.
Si può rimanere inizialmente spiazzati dal
suo modo di condurre il discorso; capita
di chiedersi “Ma quando arriva al dunque? Quando dice cosa bisogna fare?”.
La signora Spalinger non dà ricette: quel
che cerca di fare è spingere ciascuno di
noi ad osservare il tema dell'educazione
senza preconcetti e a sviluppare il nostro
proprio modo di porci di fronQuali
te al bambino.
L'ultimo incontro, da lei tesono i bisogni
nuto lo scorso 11 maggio, era
del bambino?
incentrato sul ruolo del padre
In quale ruolo mi nel I settennio. Affinché si potesse delinearne un profilo,era
sento meglio?
necessario porre a confronto
l'aspetto maschile con quello femminile.
Le differenze che si possono cogliere sul
piano fisico hanno una corrispondenza
anche a livello animico-spirituale: come
vuole la tradizione, la donna è raccoglitrice, il suo gesto è quello di raccogliere,
di andare verso l'interno; l'uomo è cacciatore ed il suo gesto va incontro a ciò che
è esterno. Così in asilo le bambine prediligono il gioco dei travestimenti, mentre i
maschietti cercano spade per combattere e andare in viaggio.
Naturalmente l'altalenarsi dei due
aspetti convive nell'interiorità umana ed
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ogni individualità ha il compito di unire dentro di sé questi due principi per
trovarne un equilibrio. Ma in passato la
configurazione sociale permetteva sia
all'uomo che alla donna di entrare nel
proprio ruolo con più facilità, poiché i
compiti erano ben delineati. Non è più
possibile oggi in una società come la nostra, perché i confini di separazione non
sono più così netti . Così quello che vive
dentro di noi, assume un ' importanza
che prima non aveva e richiama la nostra coscienza ad assumere la responsabilità dei propri gesti.
Allora la prima domanda da farsi è “Quali
sono i bisogni del bambino? “ a cui far
seguire la successiva “In quale ruolo mi
sento meglio?”.
Le decisioni da prendere presuppongono sempre un confronto all'interno della
coppia, affinché le proprie riflessioni possano avere uno spunto per poter essere
sempre più chiare o per potersi modificare. Così per i primi anni di vita , dove
è necessaria una dedizione assoluta verso
il bambino, mamma e papà decidono insieme chi dei due debba assumersi tale
compito e per quanto tempo.
Non è una ricerca facile, ma nell'epoca
dell'Anima Cosciente la coppia dovrebbe
ritenerlo un compito primario. È una ricerca che riguarda da vicino la propria libertà: libertà di svincolarsi dagli schemi
tradizionali e decidere di essere genitore
del proprio bambino basandosi sulle proprie attitudini, sul proprio modo di interpretare il ruolo maschile o femminile.
La Regina delle Nevi di H. C. Andersen
Pensieri e riflessioni raccolti dal maestro Andrea Scicchitani durante
un incontro con i genitori della terza classe
“
Le fiabe sono per l’anima un tesoro. Quel che danno
allo spirito sussiste oltre la morte e, in altre vite sopra la
Terra, porterà i suoi frutti. Esse ci fanno presagire oscuramente il vero e, dal presentimento, la nostra anima trae la
conoscenza che a tutti noi occorre nella vita
„
ra i diversi racconti ascoltati dai
bambini della terza classe vi è
anche “la Regina delle Nevi” e una
sera, durante una riunione di classe,
ho pensato di condividerne il contenuto con i genitori, nella ricerca di un
senso.
La fiaba è suddivisa in sette quadri;
inizia presentando uno spirito malvagio che “aveva costruito uno specchio che aveva la facoltà di far sparire
immediatamente tutte le cose belle e
buone che vi si rispecchiavano… Non
ci fu più un solo paese o un solo uomo
che non fosse stato deformato nello
specchio… Ora volevano volare fino al
cielo per prendersi gioco degli Angeli
e di nostro Signore... a un certo punto
lo specchio tremò, sfuggì loro di mano
e precipitò verso la Terra, dove si ruppe
in centinaia di milioni, di bilioni di pezzi e ancora di più... E così fece molto
più danno di prima, perché alcuni pezzi erano piccoli come granelli di sabbia
e quando entravano negli occhi della
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gente... vedeva tutto storto, vedeva il
lato peggiore delle cose… A qualcuno
una piccola scheggia dello specchio
cadde addirittura nel cuore e questo
fu veramente orribile: il cuore divenne
come un pezzo di ghiaccio.”
La narrazione procede con la storia
di due bambini, Kay e Gerda, grandi
amici fino a quando due granelli dello specchio entrano negli occhi e nel
cuore di Kay.
Kay sapeva fare i calcoli a mente, anche con le frazioni, conosceva l’estensione in miglia quadrate dei vari paesi,
il numero degli abitanti. Dopo l’arrivo
dei granelli, la sua intelligenza inizia
a rivolgersi al particolare, all’infinitesimale: guarda i fiocchi di neve con
la lente d’ingrandimento, ne coglie le
perfette costruzioni geometriche. Diventa scontroso, critico, dispettoso,
prende in giro la nonna.
Kay incontra la Regina delle Nevi,
ne è affascinato: un viso più bello e
intelligente non lo avrebbe potuto
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to di pericolose illusioni da cui fuggire:
un giardino nel quale ciò che muore
non esiste.
Continuando il viaggio, Gerda viene catturata dai briganti ma diventa
amica della figlia che la aiuta a procedere; le dona la renna, per essere
trasportata dalla Donna di Finlandia
che, insieme alla Signora di Lapponia,
incarna la saggezza. La renna chiede
alla Donna di Finlandia: “Ma tu non
puoi dare qualcosa alla piccola Gerda,
in modo che lei possa avere potere su
tutto?” “Io non posso darle una forza
più grande di quella che già ha. Non
vedi quanto è grande? Non vedi come
gli uomini e gli animali la servono, e
quanto ha camminato nel mondo con
le sue sole gambe? Non deve avere da
noi il potere: il potere si trova nel suo
cuore perché è una fanciulla dolce e
innocente. Se lei stessa non riesce ad
arrivare dalla Regina della Neve e a togliere il vetro dal piccolo Kay, noi non
possiamo aiutarla!”
Prima che Gerda possa entrare nel castello della Regina, le si scatena contro
un reggimento di fiocchi di neve che
prendono forme orribili; l’amore di
Gerda, la sua profonda moralità, sgomina gli orribili fiocchi di neve. Entra
nel castello, abbraccia Kay, piange calde lacrime che scendono sul petto di
Kay, gli entrano nel cuore e corrodono
il frammento di specchio. “E abbracciò forte Gerda, e lei rise e pianse di
gioia, era così bello che persino i pezzi
di ghiaccio si misero a danzare di gioia
intorno a loro, e quando furono stanchi
si fermarono, formando quelle lettere
che la Regina aveva detto a Kay di com-
porre, per poter diventare signore di se
stesso.”
Riprende il viaggio di ritorno: “Kay e
Gerda s’incamminarono mano nella
mano, e dove camminavano spuntava
la bella primavera con i fiori e il verde;
le campane della chiesa suonarono e
loro riconobbero le alte torri e la grande città. Era quella in cui abitavano…
camminarono fino alla porta della
nonna… ma quando entrarono si accorsero che erano diventati adulti…
La nonna si trovava nella chiara luce di
Dio e leggeva a voce alta dal Vangelo:
se non diventerete come bambini, non
entrerete nel Regno dei Cieli… improvvisamente capirono il vecchio inno: Le
rose crescono nelle valli. Stavano lì
seduti, entrambi adulti, eppure bambini, bambini nel cuore, ed era estate, la
calda estate benedetta.”
Il motivo della rosa accompagna tutto il racconto; c’è anche un incontro
fugace con il giglio nel palazzo di una
principessa, anch’ella estremamente
intelligente ma prodiga di aiuti per
Gerda.
Gerda, per salvare l’amico, trova il
coraggio di rischiare e di mettersi in
cammino alla ricerca di un’apertura
possibile verso la vita. La fiaba è un
percorso di conoscenza e di scoperta,
inclusivo dei veri passaggi della vita e
di quel viaggio che tutti ci troviamo
ad affrontare. Quante volte esiliati,
o auto esiliati nel paese dei ghiacci,
nella solitudine, nei drammi dentro
e fuori il nostro essere, ci mettiamo
in cammino per cercare di uscirne.
La fiaba ci incoraggia a non temere
di entrare nella regione del freddo;
è possibile uscirne. Spesso nelle fiabe
troviamo il motivo dello smarrimento nell’oscuro bosco: bisogna perdersi
per avere la possibilità di ritrovarsi e
crescere.
Kay e Gerda vivono entrambi dentro
di noi, sono le polarità
con le quali ci dobbiamo
confrontare nella ricerca
È il viaggio
di una nostra identità. È il
viaggio della vita sempre della vita sempre
più colpita e ostacolata più colpita e
da una intelligenza che
ostacolata da una
si è prepotentemente
evoluta, ma che fa emer- intelligenza che si
gere il freddo e astratto è prepotentemente
intellettualismo che, con
evoluta, ma che
la sua esteriore conoscenza, pervasa di critici fa emergere il
giudizi, uccide l’umanità freddo e astratto
dell’uomo e le relazioni
intellettualismo
tra gli uomini. È la consapevolezza che solo l’a- che, con la
more di cui siamo capaci sua esteriore
può vincere le seduzioni
conoscenza,
di un sapere senz’anima.
I bambini della terza clas- pervasa di
se, nel nono anno, vivono critici giudizi,
la migrazione dalla prima
uccide l’umanità
alla seconda infanzia,
prima di entrare nella dell’uomo e le
pre-pubertà; è un punto relazioni tra gli
di svolta, di non ritorno
uomini
dell’essere che vive nel
fare all’essere del pensare. Cominciano a impadronirsi della
razionalità del pensiero, delle forze
dell’intelletto; sono i frammenti della
mela dell’Albero della Conoscenza del
Giardino dell’Eden che, se non si riconnettono ai frutti dell’Albero della Vita,
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immaginare. Il primo bacio della Regina, più freddo del ghiaccio, lo anestetizza; dopo il secondo bacio, dimentica
Gerda, i suoi cari e non ha più paura.
Si ritrova quindi nel castello della Regina, in una sala vuota, enorme: un lago
ghiacciato infranto in mille pezzi, ma
ogni pezzo era identico all’altro ed era
una vera opera d’arte. Proprio lì stava
seduta la Regina della Neve, così diceva
che sedeva sullo specchio dell’intelligenza e che quello era il miglior posto
al mondo. Kay faceva varie figure, le
più perfette, era il gioco di ghiaccio
dell’intelligenza… ma non
riusciva a comporre la parola eternità; la Regina gli
Kay e Gerda
aveva detto: “ Se riuscirai
vivono entrambi
a comporre quella parodentro di noi, sono la, diventerai signore di
te stesso, e io ti regalerò il
le polarità con le
mondo intero e un paio di
quali ci dobbiamo
pattini nuovi.”
Gerda, quando Kay spaconfrontare nella
risce, si mette in viaggio
ricerca di una
per andare a cercarlo.
nostra identità
Incontra ostacoli e dure
prove da superare, è sostenuta dal coraggio del
cuore. Gli ani mali e gli uomini che
incontra si mettono al suo servizio,
toccati dalla purezza della sua anima.
Le scarpette rosse che Gerda getta nel
fiume per ritrovare Kay sono i primi
oggetti di cui si priva: è l’inizio di un
processo di abbandono delle costrizioni materiali per una ulteriore fortificazione interiore.
La bellezza seducente del giardino della
Signora dei fiori, dove nulla muore, nasconde un mondo falso e insidioso, fat-
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E riemerge la domanda: perché educhiamo? Accanto all’aspetto sociale
e culturale della risposta, ce n’è uno
ancora più basilare, che riguarda l’uomo tutto: l’educazione
deve cominciare là dove
L’educazione
l’uomo senza di essa
deve cominciare là non sarebbe in grado di
dove l’uomo senza emanciparsi dal suo essere naturale, ossia non didi essa non sarebbe verrebbe capace di essere
in grado di eman- in grado più tardi di autociparsi dal suo esse- educarsi. Il bambino sano
vive all’inizio nel suo amre naturale, ossia
biente, nel suo mondo,
non diverrebbe
orientandosi attraverso il
capace di essere in movimento e la volontà,
e si regola secondo i suoi
grado più tardi di istinti, impulsi, brame e
autoeducarsi
desideri. Senza modello, senza orientamento,
resterebbe al gradino
della mancanza di libertà. Se invece
il bambino si deve dirigere sulla via
verso sé stesso e verso la libertà, deve,
rispetto a ciò, sperimentare il mondo
come campo di esercizio e di sfida. La
parte dell’essere spirituale-individuale
del bambino non trova senza l’aiuto
dell’educatore il modo di inserirsi nella
propria corporeità e nella “corporeità
del mondo”, senza che l’una o l’altra
gli siano di impedimento nel suo per-
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corso verso l’autonomia, la capacità di
giudizio e, all’età giusta , la possibilità
di prendere decisioni libere.
***
“Poiché siamo uomini e non animali,
dobbiamo domandarci: perché educhiamo? Perché gli animali crescono,
senza bisogno di educazione, capaci
di svolgere i compiti della loro vita?
Perché noi uomini dobbiamo educare i nostri figli? Perché non avviene semplicemente che il bambino,
guardando e imitando, si acquisti ciò
di cui ha bisogno per la vita? Perché
un educatore, un pedagogo deve intromettersi nella libertà del bambino?
Sono domande che per lo più non si
sollevano, perché si considera la cosa
naturale.
…Si tratta dunque nientemeno che
di portare, fra il settimo e il quattordicesimo anno di vita del bambino, il
pensare nel giusto collegamento con
il volere, con la volontà, e si può non
riuscire. Per questo noi dobbiamo
educare, mentre nell’animale questo
collegamento tra pensare (l’animale
ha un pensare sognante) e volontà
(l’animale ha una volontà) si verifica
di per sé; nell’uomo invece il collegamento fra pensare e volontà non si
verifica di per sé stesso. Nell’animale
è un’azione naturale, nell’uomo deve
diventare un’azione morale.
L’uomo può divenire un essere morale proprio perché qui sulla Terra ha
occasione di collegare il suo pensare
con la sua volontà, di portarli ad unione. L’intero carattere umano, in quanto procede dall’interiorità, poggia
sul fatto che sia suscitata, per mezzo
dell’attività umana, la giusta armonia
fra pensare e volere.”
R. Steiner, Vita spirituale del presente ed
educazione, Ilkley 1923, pag.80
***
Ci allertiamo se il bambino o il ragazzo
non impara la grammatica o la matematica piuttosto che per le disarmonie
nei suoi comportamenti, nel suo essere
sociale. Se durante un’unità di lavoro
il bambino disturba, interrompe un
dialogo, se è dispettoso e irrispettoso,
se non ci ascolta quando gli parliamo,
se ostinatamente fa i capricci per ottenere il gelato, succede spesso che
releghiamo queste manifestazioni al
suo essere ancora piccolo mentre sono
quelle le disarmonie da prendere seriamente in considerazione, ovviate le
quali il processo di istruzione e di informazione è una naturale conseguenza.
La storia e la vita ci hanno insegnato
la stima e il rispetto per la conoscenza,
per la filosofia, amore della conoscenza, per la sapienza. Sappiamo anche
quanto il mondo abbia bisogno di coltivare un po’ di saggezza, di ascendere
dalla sapienza alla saggezza.
Nelle scuole dei misteri di tutti i tempi è
la Divina Sofia ad essere ricercata e ambita. Nella cultura cristiana la Divina
Sofia è personificata da Maria, madre di
Cristo, Figlia del tuo Figlio. Nel candore,
purezza, semplicità e immensa forza
d’animo di Maria possiamo avere
un’immagine della Divina Sofia, della
Vergine Sofia, la divina conoscenza, riunificazione delle forze dell’Albero della
Conoscenza e dell’Albero della Vita. A
quell’immagine di purezza viene accostato il giglio, lilium, complementare
alla rosa. Le forze del pensare, unite alle
forze del cuore, manifestano moralità
nei comportamenti umani. Testa, cuore
e mani si fecondano incessantemente. È
l’unità ancora presente nel bambino
piccolo, che si frantuma e che occorre
riunificare nel diventare adulti. “Se non
diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”.
E per concludere, un’ antica leggenda polacca:
Il Signore Iddio creò la terra, con i monti, le valli, i
mari, i fiumi, le nuvole nel cielo, il sole e la luna, gli
alberi, le erbe, i fiori e tutti gli animali. Creò anche
l’uomo, Adamo.
Volle poi creare una compagna per l’uomo e lo
fece utilizzando le sostanze più raffinate, più nobili
e pure che la terra potesse produrre. Prese un po’
di sostanza dai fiori e dalle erbe, la luce del sole,
l’acqua di fonte; con tutto questo creò, con la sua
mano divina e benedetta, una figura femminile,
meravigliosa e delicata. La chiamò Lilith. Poi la prese per mano e la condusse da Adamo, il quale disse:
“Signore, tu mi hai creato e ciò mi rallegra; ora hai
creato questa donna e ciò mi addolora perché essa
è troppo fine per essere mia moglie.”
Allora il Signore prese di nuovo Lilith per mano e la
condusse in una stanza dorata posta subito dietro il
suo trono: “ Aspetta qui, le disse, finché io ti chiami.”
Creò allora una seconda donna traendola dalla costola di Adamo, Eva.
Quando Adamo la vide disse: “Questa è uguale a
me e può essere mia moglie.”
Poi vi fu la tentazione da parte del serpente, il
peccato originale, la cacciata dal Paradiso; la terra divenne sempre più fredda ed oscura. Quando
sulla terra le tenebre furono complete, Dio ebbe
compassione, aprì la stanza d’oro in cui stava Lilith
e le disse: “Va’ giù sulla terra ad aiutare gli uomini.”
Lilith nacque allora come Vergine Maria e nel suo
corpo puro si incarnò colui che sarebbe divenuto il
portatore delle forze del Cristo.
Quando egli nacque spuntò una rosa e così la rosa
stava nel grembo di Lilith, il giglio.
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si manifestano nella sostanza delle
schegge di vetro dello specchio diabolico. Se le giovani forze del pensare
non vengono avvolte e riscaldate dalle
forze del cuore, corriamo il rischio di
veder crescere giovani in preda alla sofferenza, riproduttori di sofferenza.
e
sperienze
“
A cura di Giusi Graziuso e della classe VII
onostante si trattasse della quinta volta in cui
ospitavamo una classe della Scuola Waldorf di Monaco, anche quella appena conclusa è stata un’impresa
entusiasmante. Per consentire l’accoglienza di tutti i 26
ragazzi e ragazze tedeschi, la classe settima ha potuto
contare sulle famiglie di altre classi o di ex-allievi, che
generosamente hanno contribuito a completare la sistemazione di tutti. A loro va un ringraziamento speciale.
Un vero “team” (maestri, segreteria, genitori) si è mobilitato per organizzare l’ospitalità, le prenotazioni per le
uscite e le visite ai vari musei, nonché nel predisporre
tempi e spazi necessari allo svolgimento delle attività
durante l’orario scolastico. Non sono mancati gli imprevisti!
Il programma è stato faticoso, ma ricco: l’itinerario milanese prevedeva la salita al Duomo, la visita alla Chiesa
bramantesca di San Satiro e alla mostra sulle macchine
di Leonardo da Vinci – che ha coinvolto e affascinato
tutti per l’ ingegnosità dei modelli riprodotti e per il considerevole corredo di pannelli interattivi; a Venezia abbiamo camminato lungamente attraverso le labirintiche
calli, mentre Cremona ci ha offerto un percorso musicale
sulle orme dei maestri liutai.
A scuola, invece, dopo le poesie del mattino e i canti (al
nostro canto africano gli ospiti hanno risposto offrendoci “Azzurro” in italiano), le classi hanno potuto lavorare
insieme nelle ore di inglese, di matematica e di arte, in
un’atmosfera di efficace partecipazione. Infine, è stata
riproposta la recita del “Flauto magico” per gli ospiti tedeschi e per la settima di Via Clericetti, invitata per l’occasione.
L’ultimo giorno, sparsi per il giardino, in un’ora tranquilla
del primo mattino, tutti hanno scritto qualche pensiero
sulla settimana che si stava concludendo. Ne proponiamo qualche estratto.
“
A me piace molto girare per
Milano, e non solo, in poche parole:
fare gite. In questa settimana ne abbiamo fatte molte. Forse è anche per questo motivo che è stata una delle settimane più speciali, significative e belle
one
È stato molto bello conoscere pers
abiloro
le
di lingua diversa e i loro giochi,
re
tudini diverse dalle nost
N
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“
All’inizio avevo
paura dei tedeschi,
poi, con l’andare del
tempo, ho capito che
erano come me.
“
Tutto è iniziato davanti a un
binario del treno alla Stazione
Centrale. Quando ho visto questa
classe per la prima volta, mi sembravano degli sconosciuti, e parevano
tantissimi. Ora invece, se penso a
loro, mi vengono in mente tutte le
loro facce, abbinate ad un nome. Li
ho conosciuti.
“
Anche la mostra di Leonardo da
Vinci è stata interessante, ogni volta che
vedo le sue invenzioni, mi domando
come abbia fatto ad avere simili idee.
Era da molto tempo che non salivo sul
Duomo di Milano, questa volta l’ho
guardato con occhi diversi…
13
Primavera 2013 Numero Venticinque
Scambio linguistico con la Scuola
di Monaco di Baviera
v
ita della scuola
Il Flauto magico
Singspiel di Wolfgang Amadeus Mozart
riduzione con marionette
di Simona Locatelli, maestra della classe settima
in
formazione
Perché questa scelta per una classe VII?
La costruzione delle marionette, come anche
lo studio dei pezzi di recitazione e di musica, offrono ampie occasioni di esperienza e
di apprendimento che vengono incontro, nei
campi più diversi, alla fase di sviluppo che gli
allievi intorno ai 13 anni stanno attraversando.
Con l'ingresso nella pubertà i ragazzi sentono
la propria corporeità sempre più estranea e
pesante. Tutto “pende” e può essere in movimento soltanto a fatica. Occorre una forza
“superiore” per entrare in azione, a dispetto
di una pesantezza incredibile. Gli scolari sperimentano come, dai materiali più semplici,
tramite il proprio lavoro, nasce una forma che
più tardi si potrà risvegliare alla vita tramite
una guida. Durante la costruzioni sono affiorati
temi come il temperamento, il carattere, la fisionomia, la caratterizzazione tramite il colore,
la simbologia espressa tramite il colore del vestito, degli occhi e dei capelli.
Nelle marionette tutto deve essere pesante: i
piedi vengono appesantiti con piombo e tutte
le membra pendono in giù, persino il capo. Ma
con i fili, la figura della marionetta, si stende e
si raddrizza e va nella leggerezza!
I ragazzi sono stati capaci di grande collaborazione scambiandosi ruoli e passando dall'in-
14
Molto esercizio, assoluta concentrazione e serio lavoro da parte di ognuno, hanno permesso
di giungere alla meta tutti insieme e con una
enorme soddisfazione nel cuore!
terpretazione sulla scena al proprio posto in
orchestra (nella quale hanno avuto un ruolo
importante anche gli allievi di classe VIII).
Nell'oscurità, dietro alla scena, hanno sperimentato calma e concentrazione e la capacità di
muoversi in spazi ristretti, controllando i propri
movimenti e reprimendo simpatie e antipatie.
in
formazione
15
Primavera 2013 Numero Venticinque
atrino” e alla messa in scena di spettacoli per i
bambini durante le feste della scuola.
La partecipazione di una soprano, studentessa
di canto in Conservatorio, che ha dato voce alla
Regina della Notte nella sua famosissima aria,
ha donato il tocco finale allo spettacolo.
a settima classe ha lavorato per tutto il I
quadrimestre alla realizzazione dello spettacolo andato in scena i primi giorni di marzo.
E' stato innanzitutto un lavoro interdisciplinare
che ha visto la quasi totalità delle materie di
insegnamento coinvolte nel progetto: i ragazzi
hanno iniziato
a costruire le
marionette con
la maestra di
lavoro manuale,
durante le ore di
arte hanno modellato e decorato il volto con la
pasta di legno e
hanno realizzato
le scenografie,
in falegnameria
hanno costruito
il bilancino per
poter muovere
le marionette,
con i maestri di
musica hanno
studiato le musiche e i canti,
durante le ore di
lingua tedesca hanno perfezionato la dizione e
la pronuncia dei testi e con la maestra di classe
si sono dedicati allo studio del copione.
Un tempo particolare è stato inoltre dedicato
alla pratica del movimento delle marionette
con la preziosa partecipazione di alcune mamme della scuola che da anni si dedicano al “Te-
L
v
in
formazione
Il figlio di Devaki
La Fiaba dei Saltimbanchi
Recita della classe quinta sull'antica India
di Michael Ende
Recita della classe ottava
16
17
Primavera 2013 Numero Venticinque
ita della scuola
v
ita della scuola
Bambini e ragazzi,
un germoglio per il futuro
Alla riscoperta degli antichi mestieri
in
formazione
18
19
Primavera 2013 Numero Venticinque
La classe 3ª costruisce in giardino
no un vialetto e una rosa dei venti
in pietra naturale
e
venti culturali
Lo sguardo del mondo, verso la Grande Opera
di Rudolf Steiner
L
e vie che conducono all’incontro con Rudolf Steiner sono
molteplici: la Medicina, l’Arte, l’Alimentazione e non ultimo il desiderio
di offrire ai nostri figli una scuola che
sappia condurli nel mondo.
Ci ritroviamo così a frequentare una
“Scuola Steineriana”.
Immersi nelle nostre professioni, nelle nostre preoccupazioni, nei nostri
aneliti, sentiamo i bambini cantare e
ci emozioniamo, ammiriamo la bellezza dei loro dipinti, ci preoccupiamo
e partecipiamo ai loro dolori, alle loro
difficoltà.
Ci rendiamo conto che quel che Rudolf
Steiner ha dato nell’ambito pedagogico
è un grande tesoro per l’umanità. Questo dono vive e si manifesta nella realtà
facendo nascere nel Mondo sempre più
scuole Waldorf-Steiner.
Grandi forze sono necessarie affinché
ciò avvenga; l’energia dei maestri, l’impegno e il lavoro dei genitori, il sostegno della Società Antroposofica.
E così comprendiamo che il nostro impulso, inizialmente egoistico ( il bene
dei nostri figli), entra nella dinamica di
un grande movimento.
Tante sono le difficoltà che s’incontrano in questo percorso, ma tante le
opportunità di poter approfondire la
conoscenza di chi, con la sua ricerca
filosofica, scientifica, spirituale, ha
dato al mondo impulsi per la comprensione e soluzione di diversi pro-
in
formazione
20
blemi nell’ambito conoscitivo, artistico e sociale.
Una di queste opportunità di conoscenza è stata la visita alla Mostra:
Rudolf Steiner. L’alchimia del quotidiano, allestita al Mart di Rovereto,
l’importante Museo di Arte Moderna
del Nord Italia.
Unendo le forze delle tre scuole Waldorf-Steiner e l’Associazione Antroposofica di Milano siamo riusciti ad organizzare un gruppo che ha visitato la
Mostra in una piovosa domenica dello
scorso aprile.
La preziosa guida dell’Architetto Stefano Andi, ha arricchito ulteriormente la
giornata…
Il Mart di Rovereto esprime tutta la sua
modernità sin dall’ingresso e la presenza delle opere di Rudolf Steiner suona
in armonia con quest’atmosfera.
Una Mostra che ha richiamato
tantissimo pubblico, portando così,
fuori dall’ambiente antroposofico
ciò che Rudolf Steiner disse e fece,
e che ancor oggi possiamo percepire
come impulso vivente.
Nel Salone d’ingresso alla mostra ci accoglie una particolare struttura, la “camera colorata poligonale” viola, opera
realizzata su suggerimento di Steiner
per la cura di disturbi psichici.
Entrati nel primo salone l’atmosfera
cambia, e quell’aria di euforia data
dalla visita nella “camera viola” si tra-
sforma
osf
iin compostezza e silenziosa
il i
servazione.
Ci troviamo di fronte allo studio del
“Gruppo ligneo” chiamato anche “Il
Rappresentante dell’Umanità”, opera
alla quale Rudolf Steiner lavorò personalmente e che si salvò dal doloso incendio che distrusse il primo Goetheanum nella notte di San Silvestro del
1922-23, perché non era ancora finita
e quindi non era esposta dove avrebbe
dovuto essere: al centro del Goetheanum.
Nella parte centrale dell’opera è rappresentato l’Essere Umano, che con un
gesto delle braccia e delle mani mantiene in equilibrio due figure: Arimane
e Lucifero.
L’uomo deve affermarsi tra queste
due forze estreme. Una è l’immagine
dell’indurimento,
della
paura,
d ll’i d i
d ll
dell’iperstrutturazione, dell’ossificazione; l’altra, l’immagine dell’esaltazione,
della dissoluzione, della vanità. Queste
due forze vogliono far perdere l’equilibrio all’essere umano, seducendolo e
imprigionandolo in una delle due polarità. Portandolo in stati di esaltazione
o profonda amarezza, che conducono a
una inevitabile unilateralità.
Rudolf Steiner mostra in questa sua
opera la possibilità dell’uomo di mantenere un sano equilibrio, rendendosi
così veramente Umano, capace di utilizzare la forza strutturante di Arimane
e l’entusiasmo di Lucifero.
La gente passa, osserva e va. In questa
sala non ci sono spiegazioni scritte e
ciò rende ancor più prezioso ciò che
l’architetto Andi ci racconta.
21
Primavera 2013 Numero Venticinque
di Patrizia Curcetti
e
venti culturali
Ci inoltriamo nelle sale e troviamo il modello del Goetheanum che Steiner avrebbe voluto
a Monaco, ma la struttura “troppo strana” per
l’epoca ha impedito che fosse dato il permesso
di costruirlo.
Così il destino interviene; da parte di un facoltoso sostenitore fu offerto a Steiner un terreno
a Dornach, presso Basilea (Svizzera), il quale vi
in
formazione
22
si recò per visionarlo nel 1913 e accettò. Così,
mentre la Prima Guerra mondiale tuonava, uomini di 17 nazioni lavorarono in pace per edificare il primo Goetheanum, il Teatro pensato per
poter accogliere le espressioni artistiche e le
conferenze della Scienza dello Spirito.
Il mio racconto è indubbiamente incapace di
descrivere come, partecipando all’osservazione
della Mostra, sia stato possibile percepire tangibilmente il Pensiero di Rudolf Steiner attraverso
l’Opera che realizzò.
Sono esposte le fotografie che raccontano i volti delle persone che lavorarono per la costruzione del primo Goetheanum e le grandi fotografie
dell’incendio che lo distrusse.
Rileggere le parole di ringraziamento, che
Steiner disse in occasione della Prima conferenza “L’Enigma dell’Uomo” tenutasi a Dornach
il 19 luglio 1916, può offrire spunti di profonda
riflessione, in relazione all’operare umano e al
futuro: “Con grande piacere saluto questa occasione di essere di nuovo qui riuniti e con pari
soddisfazioni posso constatare che nel periodo
in cui non abbiamo potuto essere qui insieme,
il nostro edificio è progredito in modo tanto
mirabile. A tutti gli amici che con così necessaria dedizione collaborano alla realizzazione di
questo edificio, deve venire veramente espresso
il più caldo ringraziamento da parte della corrente che nel nostro senso vuol servire il nostro
tempo. Vorrei oggi dire quale saluto che ogni
piccolo progresso nel lavoro comune, realizzatosi attraverso i mesi, rappresenta qualcosa di
molto importante per l’ambito del nostro movimento spirituale.
Oggi, in questo momento difficile in cui si può
dire che i destini dei movimenti spirituali siano
sospesi nell’incertezza del futuro, noi dobbiamo
assolutamente tener vivo nella coscienza l’eterno significato di ciò che effettivamente accade
con un’ opera come quella che sta sorgendo
qui. Qualunque cosa possa riservarci il futuro è
importante che si sia lavorato a un’opera come
questa, che tutto ciò che è spiritualmente collegato con essa sia entrato in molti cuori e in
molte anime umane, che questa opera sia stata
guardata da un gran numero di occhi umani e
sia pertanto divenuta attiva nel corso dell’evoluzione delle aspirazioni umane. Possiamo
sperare, per i cari amici qui attivi, che quanto
si realizza qui per mezzo delle loro anime possa
divenir fruttuoso anche fuori nel mondo, nelle
maniere più diverse. E dovrà portare buoni frutti
poiché è fin dal principio collegato con lo spirito
del progresso, dell’agire e del tendere nel senso
dell’evoluzione del nostro tempo. Ho provato
ad esempio una profonda soddisfazione nel
passare davanti alla casa ora ultimata, nelle vicinanze del portale ad occidente. E’ importante
che anch’essa sia qui intorno al Goetheanum. Si
può dire che abbia importanza il fatto che una
casa simile abbia potuto essere costruita. Essa è
infatti una vivente protesta contro tutto ciò che
è tradizionale nello stile e nel genere architettonico, e che così com’è non deve più inserirsi
nel cammino evolutivo del presente. Questa
casetta è anche qui come un preannuncio del
nuovo. Il fatto stesso che nella nostra cerchia si
sia trovata comprensione per la realizzazione di
una cosa nuova come questa, ha più importanza di quanto a tutta prima non si possa pensare.
La presenza qui di questa casa ha uno speciale importante significato! Per quanto questo
stile, questo genere architettonico possa venir
criticato, esso resta comunque lo stile, il genere
architettonico del futuro. Se si cerca di conoscere le tendenze artistiche del nostro tempo,
si incontrerà dovunque un impulso oscuro e
mai una direzione precisa. Si imparerà che viene
appunto ricercato ciò che qui si persegue. Si imparerà che ci si deve immedesimare nelle forme
che si sviluppano qui, dal grembo della scienza
23
dello spirito. Se forse si trova ancora qualcosa
di sconcertante nelle nostre forme architettoniche, questo non durerà al lungo; non sarà
più sconcertante, ma apparirà come il naturale
risultato del sentire e percepire del presente e
del prossimo futuro. E nel momento attuale in
cui sono molti i fatti che suscitano dolore ci è
dato però qualcosa che ci eleva, e cioè ci sarà
possibile immettere nel destino così incerto
del presente quel che è necessario per il futuro
dell’umanità”.
Il secondo Goetheanum, fu ricoSono esposte
struito in cemento
armato. L’architet- le fotografie che
to Andi ci spiega
raccontano i volti
che Steiner avrebbe
voluto utilizzare una delle persone che
particolare compo- lavorarono per
sizione di cemenla costruzione
to, considerandolo
materiale del futu- del primo
ro, già per il primo Goetheanum e le
edificio, ma la dograndi fotografie
nazione, da parte di
amici, di una grande dell’incendio che lo
quantità di legname distrusse
determinò la scelta nei confronti di
questo materiale.
Il percorso nel Museo continua il suo racconto
mostrando: progetti, modelli di case, mobili,
grandi strutture realizzate secondo l’impulso
dell’Architettura Antroposofica, come scuole e
abitazioni. Poco prima di giungere alla conclusione della grande esposizione troviamo ad accoglierci, in una sala ricca di colori, i gesti dell’Euritmia, ci soffermiamo ad osservare il perpetuo
movimento a lemniscata di uno strumento in
metallo contenuto in un parallelepipedo di vetro
“
„
Primavera 2013 Numero Venticinque
Di fianco al “Gruppo ligneo” abbiamo tutta l’Opera Omnia di Rudolf Steiner.
Così si apre la grande Mostra... e questo basterebbe per dare senso a tutta la visita.
… il percorso continua e ci porterà a osservare
come il suo Pensiero sia oggi vivente e creativamente attivo.
Nella prima grande Sala viene espresso il periodo storico in cui si colloca la nascita del pensiero
di Steiner; troviamo video, fotografie, oggetti, libri, sedie di grandi designer dell’epoca. Si percepisce il desiderio dei pensatori, architetti e artisti, di sperimentare e ricercare in diversi campi
una nuova via che potesse in quegli anni portare del nuovo in un’antica Europa, ma il Nuovo di
quel tempo, oggi lo viviamo
come “Stile”.
Tra le diverse opere esposte di prestigiosi designer
dell’epoca, attraggono in
particolare, non solo la mia
attenzione, tre sedie; lineari,
slanciate, composte di una
forma al di fuori dello stile
di quegli anni, al di là di un
tempo.
Sono opera di Rudolf Steiner.
Si coglie così la sua “modernità”, il suo essere
al di fuori di un’epoca, la sua attualità, la sua
direzione verso il futuro. Il Senso della Mostra
appare chiaro: presentare al grande pubblico l’opera di Rudolf Steiner e sottolinearne l’attualità.
e
e
venti culturali
venti
Concludo il mio racconto con le parole di Rudolf Steiner, pronunciate in occasione di una
conferenza pubblica a Basilea, il 9 aprile 1923,
a circa tre mesi dall’incendio: «Quello che l’Antroposofia intende essere per le anime umane
in modo invisibile, come guscio, come dimora, il
Goetheanum l’ha voluto rappresentare in modo
visibile. Se il Goetheanum fosse stato solo una
in
formazione
24
costruzione simbolica, il dolore per la sua perdita non sarebbe stato cosí grande, perché si potrebbe evocarne sempre di nuovo il ricordo. Ma
il Goetheanum non era qualcosa per il ricordo.
Il Goetheanum era qualcosa che voleva manifestare lo Spirito nel mondo dei sensi, così come
ogni opera d’arte intende presentarsi direttamente all’osservatore, direttamente al mondo
dei sensi. Per questo motivo, con l’incendio del
Goetheanum è andato perso tutto quello che
esso ha voluto rappresentare.
Ma forse ha invece dimostrato che l’Antroposofia non intende essere qualcosa di esclusivamente teorico, una mera conoscenza, ma può
e deve rappresentare a tutti gli effetti un contenuto di vita... Il Goetheanum doveva mettere
davanti agli occhi quello Spirito che l’Antroposofia pone dinanzi all’anima ... Quanto proviene
dalle stesse fonti da cui fluisce l’Antroposofia,
e attraverso le quali essa vuole servire l’umanità, doveva essere percepibile all’occhio fisico, doveva essere costituito di sostanza fisica.
E come lo stesso corpo umano ...che però con
la morte viene abbandonato in modo che lo
spirituale possa evolversi in altre forme, è l’immagine sensibile e il prodotto dello spirituale
eterno, così è stato possibile che anche quello
...che doveva venir impresso nella materia per
essere reso visibile all’occhio, fosse consumato
dal fuoco fisico. Ma ciò che deve rappresentare l’Antroposofia scaturisce dallo Spirito, e su
esso possono agire solo fiamme dello Spirito...
E quella vita che deve manifestarsi, attraverso
l’Antroposofia, come vita cognitiva dei Mondi
superiori deve temprarsi attraverso le fiamme
del più elevato entusiasmo umano, animico e
spirituale» (Compiti di civiltà dell’Antroposofia e
della Società Antroposofica, O.O. N° 259).
In programma l’organizzazione di un viaggio a
Dornach.
La Festa della Scuola Aperta,
un'occasione preziosa
di Draupadi Piccini
n questo momento dell’anno, alle porte
dell’estate, molti di noi stanno vivendo momenti di grande concitazione, l’esistenza in
questa città che può indurire sembra correre su
binari indipendenti e solo con uno sforzo personale e consapevole si riesce ad abbassare la velocità del proprio pensare per riuscire a incontrare
veramente l’altro e se stessi, attraverso dialoghi
ristoratori. Proprio quando sembra più difficile
e necessario dare respiro alle nostre forze che
tendono ad assopirsi, la nostra scuola propone
un’occasione preziosa per provare a ricercare
quei momenti di condivisione con chiunque abbia voglia di stare con noi, di venirci a trovare:
la Festa della Scuola Aperta, che quest’anno si
svolge domenica 26 maggio dalle 10 alle 18.
Durante questa giornata abbiamo l’opportunità di stare insieme - bambini, genitori, maestri,
collaboratori – per riscoprire i valori della nostra
Comunità scolastica, quel legame prezioso che
ci unisce, pensieri e sentimenti condivisi sulla
nostra scelta pedagogica. Abbiamo l’opportunità di lavorare fianco a fianco per la buona
riuscita di un momento basato sull’accoglienza e la condivisione che ci aiuti a conoscerci
meglio, l'un l'altro, ma anche a raccontarci. E’
il momento in cui accogliamo altri bambini,
mamme, papà e amici che possono toccare con
mano la pedagogia Steiner-Waldorf, attraverso
le visite guidate nelle classi dove sono esposti
i lavori degli allievi, i colloqui con i maestri, la
partecipazione a tutte le attività che rappresentano un saggio della nostra scuola e diversi
spaccati della nostra identità.
Il programma, seppure concentrato in un solo
giorno, è molto ricco. Ad aprire e chiudere l'e-
I
25
vento, gli appuntamenti in musica: i concerti
dell'orchestra della scuola e del coro, le danze
popolari. Ospiti graditi: gli asinelli dell'associazione Sbaraglio. E un giocoliere capace di lasciare a bocca aperta grandi e piccini. Per tutta
la giornata, è a disposizione un accogliente servizio di caffetteria e bar, con anche tanto buon
gelato.
Nel giardino anche quest’anno ci sono i giochi
“di una volta“: la carrucola, la pista delle biglie,
il bilanciere, il ricamo di legno, il birillo tra legni
basculanti. Inoltre tanti laboratori: coroncine di
fiori, manufatti di cuoio e legno, diverse lavorazioni della lana infeltrita. All'interno, il Teatrino
delle marionette con la fiaba Biancaneve e Rosarossa dei Fratelli Grimm, le bancarelle di prodotti naturali e artigianali, il banco libri, l'Atelier
dell'usato.
Due le novità, che vedono protagonisti i genitori della scuola. Il pranzo in giardino è un picnic aperto anche agli ospiti. Un momento di
condivisione che chiama a raccolta tutti, seduti
insieme nel gustare quanto preparato e offerto
per tutti coloro che stanno visitando la scuola e
chi lavora per l'evento, chi frequenta i laboratori
e chi li allestisce, maestri e bambini, genitori e
amici. E poi l'asta, che mette in palio i talenti offerti da mamme, papà e amici per sostenere, con
il ricavato, le attività didattiche.
Ci salutiamo con l'estrazione a premi. Sapendo
che il premio più bello è una giornata trascorsa
insieme, che rafforzi il senso della nostra Comunità, sviluppi la relazione fiduciosa tra genitori e
maestri, dia un esempio di vita sociale bello e
importante ai bambini, sia occasione di trovare
nuovi amici e sostenitori.
Primavera 2013 Numero Venticinque
alto circa due metri, che avrebbe dovuto essere
pieno di acqua... una struttura per creare appunto vortici di acqua, ci spiega la nostra preziosa
guida, e mentre l’architetto ci racconta di vortici
e dinamizzazioni, i nostri occhi seguono il movimento, il nostro pensiero le sue parole...
E’ stato un viaggio intimo, pur vissuto in uno
Spazio Pubblico ed imponente, un viaggio
che ha visto come Rudolf Steiner sia presente
e attuale e pur ancora non conosciuto ai molti,
come il suo operato rappresenti uno dei capitoli
più coinvolgenti sia dell’arte moderna che della
storia spirituale: artisti eminenti, come Wassily
Kandinsky o Piet Mondrian sino a Joseph Beuys,
si sono costantemente interessati al mondo
del pensiero universale di Rudolf
Steiner, traendo
da esso impulsi artistici per le
loro opere d’arte. Con l’inizio
del XXI secolo si
presenta un crescente interesse
anche da parte
degli artisti moderni alla figura di Steiner. La sua concezione del
mondo risponde a problemi di grande attualità;
sia in relazione al senso religioso che alla responsabilità ecologica nei confronti del pianeta, che
sul disgregarsi del sistema economico attuale.
e
f
venti
Attenti all'asta: diamo valore ai nostri talenti
di Silvia Garrone
26
la scuola, la cerchia di amici, l'azienda,
il quartiere, quali elementi costitutivi
della nostra vita sociale.
Genitori e amici hanno risposto con entusiasmo, grande disponibilità e originalità. E’ stato creato anche un catalogo
dei talenti che i partecipanti possono
aggiudicarsi al miglior prezzo: lezioni di
sci e arrampicata, tango argentino e arti
orientali, la preparazione di una cena
speciale, la realizzazione di un sito web,
visite guidate ai musei milanesi con uno
storico dell'arte, un week-end in barca
a vela con skipper, la consulenza di un
giardiniere e persino un concerto jazz di
un ensemble a cappella per un evento
pubblico o privato.
Ci auguriamo che questo evento, che
rientra nell’attività di raccolta fondi,
possa andare oltre e diventare un elemento tra i tanti che possano “ispirare”
la comunità di genitori e insegnanti animandola in uno spirito di condivisione.
Abbiamo lavorato molto al progetto
nei mesi precedenti grazie all’aiuto e al
supporto di tanti genitori che hanno
creduto nell’idea e ora, grazie alla cooperazione e al dono che ognuno ha
fatto dei propri talenti, lo possiamo
realizzare. Tutto sommato è quello che
accade tutti i giorni nella nostra scuola:
qualcuno mette a disposizione di qualcun altro la propria ricchezza nel sapere e nel saper fare, e l’aspetto magico
di questa cosa è che, indipendentemente che si tratti di un lavoro o
meno, l’intenzione con cui lo facciamo,
l’atteggiamento interiore che ci guida,
crea qualcosa di tangibile e di intangibile. Crea il presente e il futuro.
un momento musicale intenso e intimo. Spaziando dal primo Rinascimento fino alla musica
Rock degli anni ‘70, presenterà brani a cappella, vale a dire senza alcun supporto strumentale, in
alcuni casi (1, 5 e 6) arrangiati per coro dal direttore Timo Baucken.
1
intimo, traduce in musica le parole di Gesù che raccomanda ai discepoli di affidarsi allo Spirito di Verità.
Aria sulla quarta voce
di J. S. Bach (1685-1750), Aria sulla quarta corda.
La nostra versione accentua il carattere suggestivo e
intimista, sostituendo essenzialmente gli archi con le
quattro voci del coro. La quarta voce del titolo è il
basso, che rappresenta il filo conduttore in un viaggio
travolgente fatto di dolci salite, brusche discese e giravolte vorticose.
4
Too much I once lamented
di Thomas Tomkins (1572-1656), madrigale
Quest’opera dell’allievo di William Byrd narra di un
amante sconsolato che cerca invano di fingersi sereno e brillante. Nonostante il testo aspro e sarcastico,
rappresenta un tripudio stupefacente della polifonia e
vetta insuperabile dello stile madrigalistico.
2
Il bianco e dolce cigno
di Arcadelt (1507-68), madrigale
Probabilmente l’opera più celebre del grande pioniere
fiammingo della musica polifonica, si basa sui versi del
poeta rinascimentale Giovanni Guidiccioni che hanno
ispirato anche altri compositori cinquecenteschi.
5
3
Because the night
di Bruce Springsteen
Travolgente canzone d’amore. La versione a cappella,
comunque intensa e carica, evidenzia la sorprendente
ricchezza armonica di questo brano.
Scarborough Fair
Antica canzone popolare, narra di due amanti lontani
che a vicenda si lanciano sfide impossibili come prove
del reciproco amore.
6
If ye love me
di Thomas Tallis (1505-85), mottetto per la Domenica
di Pentecoste
L’unico brano sacro di questo concerto e anche il più
Danze popolari di TrèsBienEnsemble
di Caterina, Giada e Sofia
venerdì dalle 18 alle 20 per suonare insieme… il tempo per noi passa veloce, soprattutto perché ci divertiamo e c’è un clima di
complicità, amicizia e lavoro.
Questo è il terzo anno per questo Ensemble
e ci siamo concentrati in particolare su un
repertorio di musica popolare e tradizionale di vari Paesi; alcuni brani sono anche
cantati e vanno ballati.
Vi invitiamo alla Festa della Scuola Aperta
per ascoltarci e ballare con noi… e perché
no? L’anno prossimo venite a suonare con
noi!
Ciao, noi siamo i ragazzi del TrèsBien
Ensemble e siamo in undici. Alcuni di noi
sono alunni o ex alunni della Scuola, altri
invece vengono da fuori.
Il nome del nostro gruppo viene da una
famosa canzone dei Beatles “Michelle” e in
francese significa … molto bene insieme…
ed è proprio quello che ci succede, stiamo
molto bene insieme.
I nostri strumenti sono flauto dolce e flauto
traverso, violino, violoncello, clarinetto, chitarra, pianoforte e percussioni.
Il TrèsBienEnsemble si incontra tutti i
27
Primavera 2013 Numero Venticinque
i siamo! Nei mesi scorsi abbiamo
raccolto i talenti che genitori e
amici della scuola hanno messo a disposizione. E, finalmente, è arrivato il
momento di “metterli all'asta“, durante la Festa della Scuola Aperta.
L'iniziativa serve a raccogliere fondi
per sostenere le attività didattiche. Ma
non solo. Nello spirito comunitario che
ci caratterizza, attraverso questo evento non abbiamo messo all'asta semplicemente degli oggetti: abbiamo scelto
di mettere i talenti al servizio degli altri
perché, donandoli, consentiamo ad altri di esprimere i propri.
L’idea è nata dalla realtà quotidiana
della nostra scuola, dove i maestri lavorano tutti i giorni per aiutare i nostri
figli a scoprire il mondo, a imparare in
divenire, a trovare il giusto equilibrio,
a sviluppare i propri talenti. Gli adulti,
insegnanti e genitori, accompagnano i
bambini in questo viaggio, imparando
a loro volta e arricchendosi cammin
facendo.
Ognuno di noi nasce con dei talenti,
in più abbiamo l’opportunità di svilupparne altri nel corso della nostra vita,
scoprendo e capendo per prove ed errori cosa sappiamo fare, cosa ci viene
meglio, cosa ci rende liberi.
Queste inclinazioni naturali ci chiedono di essere usate, di essere messe a
disposizione. Quando lo facciamo, donandoli, possiamo crescere individualmente e possiamo sviluppare sempre
nuovi talenti che costituiscono un’inesauribile fonte di ricerca e scoperta. Possiamo costruire e accrescere la
ricchezza di una comunità: la famiglia,
formazione
Pomeriggio musicale
LiberIncanto, il Coro dei Genitori e Amici della Scuola, concluderà la giornata di festa con
C
in
esta della scuola
i
l viaggio
Orosei
La pagina dedicata al Viaggio, in questo numero, inaugura anche una nuova rubrica
dedicata alle nostre famiglie, alle loro storie e alle offerte che vorranno condividere
con noi.
La scelta
Il mare è l’elemento che domina i paesaggi
di Orosei, sempre capace di stupire con i suoi
variegati scorci, i suoi colori cangianti e le sue
incredibili trasparenze incorniciato da pinete,
macchia mediterranea e scogli di granito rosa
e basalto. Il suo lungo litorale comprende
ben 14 km di spiagge che si estendono da
Osala (sormontata dall’omonimo nuraghe)
fino all’oasi faunistica di Bidderosa che, con il
suo mare incontaminato, la spiaggia finissima
dell’arenile e la retrostante profumata macchia mediterranea, costituisce un particolare
vanto; la tutela dell’area è garantita tramite
un accesso giornaliero limitato dei visitatori.
Nell’ultimo ventennio anche il lungo cordone
sabbioso (6 Km.) da Marina di Orosei a Su
Barone e Osala, frequentato da un numero in
continua crescita di bagnanti, servito da una
più articolata rete viaria, ha accolto alcune
strutture ricettive e di servizio, tra le quali si
segnala l’area di Su Barone, immacolata spiaggia fasciata da lussureggiante pineta con lo
stagno retrodunale di Su Petrosu, zona umida
di interesse comunitario.
Nelle estese zone umide stanzia ormai permanentemente una ricca avifauna palustre
(aironi cenerini, garzette, folaghe, cormorani,
gallinelle d’acqua, gabbiani…) cui periodicamente si aggiungono specie migratorie (anitre, fenicotteri rosa, cavalieri d’Italia…): tutti
elementi che farebbero la gioia dei sempre più
numerosi appassionati del bird-watching.
I suoi fondali esercitano una forte attrazione
per gli appassionati della subacquea: davanti
a Orosei si trova il relitto del KT 12, un cargo
armato tedesco della 2°guerra mondiale. Dal
paese inoltre partono numerose e varie escursioni naturalistiche nel territorio circostante
che permettono di conoscere ed apprezzare
anche l’entroterra.
Eccoci qui, alla fine l’abbiamo proprio fatto:
abbiamo mollato gli ormeggi, lasciato il continente, partiti, trasferiti. Con un furgoncino in
prestito carico come migranti di altri tempi, la
macchina con i nostri tre bambini, portando
con noi anche un po’ di varicella e pidocchi
lasciamo Milano, meglio, San Bovio, alla volta
della Sardegna, meglio, Orosei.
Siamo una famiglia dell’asilo Fior di Pesco.
Sara la nostra primogenita ha frequentato
per tre anni con la maestra Paola e Fabio
quest’anno è stato uno dei piccolini della classe Glicine della maestra Maria Grazia.
Io, mamma Valeria voce narrante, sono sarda.
Arrivata in continente 22 anni fa per l’università e sequestrata poi dal lavoro. Ho
conosciuto papà Gianluca e con lui da un po’
di anni meditiamo un piano di evasione. Ma
diciamocelo, siamo riusciti a ritagliarci uno
spazio niente male anche in questa Milano
caotica. San Bovio è un angolo di verde che
tenta di sopravvivere all’assalto edilizio che
ancora da spazio alle famiglie con bambini. Per
cui: fuga rimandata. Ma l’idea del ritorno alla
Terra Madre è sempre presente.
Tutto è iniziato quasi per gioco quattro anni
fa, quando ho chiesto a una cara amica
architetto di buttare giù qualche idea per la
ristrutturazione della casa di mia nonna. Si
trattava della casa dove sono nata e dove ho
trascorso una felicissima infanzia, la casa delle
riunioni di famiglia in occasione delle feste,
che dopo la morte di mia nonna ho avuto
l’onore di rilevare.
Beh, d’idee la mia amica ne ha buttate giù
tante, una migliore dell’altra. Così dopo un
anno di lavori, finalmente nell’estate 2011 è
pronta.
Quattro anni fa eravamo una famiglia di tre
persone. Il processo di ristrutturazione della
casa è stato accompagnato di pari passo
dalla trasformazione della nostra famiglia.
formazione
28
Uno dei cambiamenti del progetto iniziale ha
riguardato l’aggiunta della camera di Fabio.
Nora invece è arrivata a lavori ultimati, niente
camera singola per lei…
B&B CASA SABA
Le parole d’ordine della ristrutturazione sono
state: conservare intatta la struttura originale
con l'ampia corte interna che è l'anima della
casa, nonché il luogo della vita familiare
condivisa, utilizzo di materiali locali (marmo,
basalto), con un occhio di riguardo agli aspetti
di risparmio energetico dell'edificio (impianto
solare termico per la produzione di acqua
calda e fotovoltaico per energia elettrica).
Sulla corte si affacciano le camere degli ospiti
(tutte con bagno privato) e i due appartamenti padronali, la sala lettura, la cucina rustica
con il forno a legna dove ancora si fa il pane
carasau, ed una lavanderia a disposizione per
gli ospiti. E nella corte viene servita anche la
prima colazione, quando la temperatura permette (ovvero, quasi tutto l'anno.).
La posizione della casa, nel centro storico,
permette di dimenticare la macchina una volta
arrivati e immergersi nella vita del paese spostandosi a piedi, oppure usando le biciclette che
mettiamo a disposizione per scoprire le spiagge
più vicine (la Marina, su Barone, Osala).
Alle famiglie della scuola, Valeria e
Gianluca hanno riservato uno sconto del
15 per cento sulle tariffe e, di volta in
volta, offerte personalizzate a seconda del
periodo e della composizione della famiglia. Per maggiori informazioni:
www.bbcasasaba.it - Tel. 0784.98883
29
Primavera 2013 Numero Venticinque
in
Il centro storico è
ben conservato e
offre l’immagine
di un paese nobile,
ricco di pregevoli
opere di architettura rurale, di chiese impreziosite da
affreschi, antiche
statue lignee e antichissimi pavimenti in ceramica. Merita senz’altro una visita il museo Guiso che custodisce
la più grande collezione di teatrini antichi e
le prime edizioni di libri di argomento sardo
fra cui spicca un esemplare unico del 1587.
Numerose sono le testimonianze dell’epoca
nuragica: il complesso de Sa Linnarta con
pozzo sacro è senz’altro il più interessante.
Dalla chiesetta campestre di Santa Maria ‘e
mare nasce una delle manifestazioni più belle
di tutta la Sardegna: il simulacro della Santa
viene portato dal paese con barche infiorate
lungo il fiume Cedrino fino alla chiesetta dove
la manifestazione di fede si fonde con la tipica
ospitalità oroseina che offre la degustazione
gratuita di frutti di mare e vino.
di Valeria e Gianluca Carbone
a redazione segnala...
La ricetta
Qualche libro per l'estate
di Daniela Cancellieri
Crostata senza glutine
bambino si ritrovano a condividere la lettura
di una fiaba, di un racconto, li fa entrare in
reciproca sintonia, costruendo quella base di
calore e fiducia che sosterrà il futuro sviluppo.
Ad ogni età, attraverso mondi che prendono
vita tra le pagine di un libro, coltiviamo la possibilità di risvegliare la fantasia, nella sua accezione più alta, quella che solo gli esseri umani
possono esprimere.
i questi tempi verrebbe da chiedersi se
sia effettivamente ancora così importante dedicarsi alla lettura o sarebbe più sensato adeguarsi e utilizzare tutte le tecnologie
che ci vengono cosi abbondantemente messe
a disposizione. Certo non è facile trovare uno
spazio tranquillo all’interno delle nostre fitte
giornate, ma riuscire a dedicare un momento, al termine della giornata, in cui adulto e
D
Consigli di lettura
Varigotti
Per ragazzi
Nella letteratura per i più grandi, senza dubbio Astrid Lindgren, conosciuta ai più per
aver ideato i personaggi di Pippi Calzelunghe e di Emil, rimane la più amata. Dell’autrice svedese numerosi libri sono stati tradotti, nei quali si respira un’atmosfera di
semplice ingenuità, divertenti ma anche capaci di trasmettere intense emozioni
senza diventare moralisti.
In Vacanze all’isola dei gabbiani (Gl’Istrici Salani, 2008) i protagonisti sono quattro fratelli di differenti età, portati dal padre a trascorrere una meravigliosa vacanza
in un'isola sperduta, detta l’isola dei gabbiani. Affittano la Vecchia falegnameria, una
baracca in disuso, che diventerà il teatro delle disavventure quotidiane, dei momenti divertenti, luogo dove tornare dopo le scorribande tra le isole disabitate, gare di
pesca e scherzi. Sullo sfondo una natura rigogliosa e selvaggia, magica. Un romanzo
per i più grandi divertente, intriso di amore per la natura.
Ingredienti:
250 farina di riso
180 amido di mais o farina di mais
fioretto
230 burro
190 zucchero al velo
1/2 bustina di cremor tartaro
140 g di tuorlo d'uovo
1 cucchiaino di buccia di limone
grattugiato
lo strato superiore con una forchetta e
cospargere di zucchero semolato o di canna.
Infornare per 40 min. a 160 gradi.
Preparazione
Lavorare il burro e lo zucchero. Unire poi i
tuorli, infine le farine e il lievito e il limone
Far riposare in frigo per 1 ora.
Stenderla dello spessore di 1,5 cm e
ricoprirla con marmellata a piacere o frutta
precedentemente cotta e decorare con le
classiche strisce o ricoprirla con un disco
di impasto. In questo caso bucherellare
Variante alla ricotta (al posto della
marmellata):
500 gr di ricotta da miscelare con 2 uova
100 gr di zucchero
100 gr di gocce di cioccolato o di uvetta
ammollata
Libera Scuola Rudolf Steiner - Via Tommaso Pini 1 - 20134 Milano
www.liberascuola-rudolfsteiner.it • e-mail: [email protected]
In Formazione è realizzato grazie al lavoro totalmente volontario dei maestri e dei genitori che vi partecipano.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero:
Paola Alberganti, Matilde Barberis, Timo Baucken, Francesca Biraghi, Daniela Cancellieri,
Valeria e Gianluca Carbone, Paola Colombo, Patrizia Curcetti, Silvia Garrone, Riccardo Gatti,
Giusi Graziuso, Simona Locatelli, Patrizia Longo, Rosanna Novati, Draupadi Piccini, Andrea Scicchitani,
Monica Turchetto, Ornella Valsazina, M. Luisa Vigilanti.
Per le foto: Ivan Bellucco, Oscar Migliavacca, Andrea Negrinelli, Paolo Sasso
Chiusura in redazione: maggio 2013
DAELLI MILANO
telefono 02 66 88 542
fax 02 60 73 78 46
Punti vendita:
via Porro Lambertenghi, 34
tel. 02 66 88 542
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www.arte-e-gioco.it
L’isola delle balene (Il castoro, 2008). Michael Marpugo, uno tra i più famosi scrittori inglesi per ragazzi, ci porta nelle isole Scilly, sulla costa della Cornovaglia, dove
due ragazzini, Gracie e Daniel, fanno amicizia con il Migratore, personaggio solitario,
sempre vestito con una mantella e un cappello nero, al quale sarebbe proibito avvicinarsi. Insieme all’eccentrico vecchio, i due ragazzi cercano di fermare gli isolani, che partecipano alla mattanza delle balene narvalo arenate sulla spiaggia. Anni
prima la stessa azione portò la morte di tutti gli abitanti del vicino isolotto, che la
gente crede maledetto. Ma i due ragazzi, con l’aiuto del vecchio, riusciranno a far
luce sul mistero. Una storia ricca di avventura che educa al rispetto della vita e della
natura senza pregiudizi e condizionamenti.
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LIBERA
SCUOLA
RUDOLF
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