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BIG EYES di Tim Burton con Christoph Waltz, Amy Adams (USA, 2014, 106') Trama Tra gli anni 50 e 60, il pittore Walter Keane raggiunse un enorme e inaspettato successo, rivoluzionando la commercializzazione dell'arte con i suoi enigmatici ritratti di bambini dai grandi occhi. Finché non emerse una verità tanto assurda quanto sconvolgente: i quadri, in realtà, non erano opera di Walter ma di sua moglie, Margaret. A quanto pare, la fortuna dei Keane era costruita su un'enorme bugia, a cui tutto il mondo aveva creduto: una vicenda così incredibile da sembrare inventata, che ha dato vita a una leggendaria frode artistica della Storia dell'arte. Critica "I vialetti di case banali e ordinate sono quelli di 'Edward mani di forbice', moda e pettinature sono anni '50, e l'eroina somiglia tantissimo a Doris Day. Tim Burton (Burbank, 1958) toma a casa in molti sensi con 'Big Eyes', un film che lo riporta ai luoghi e agli anni dove è nato/cresciuto, alla pittura che ha un ruolo così importante nel suo cinema, alle crepe dell'American Dream da cui sono sbucati molti dei suoi mostri, alla provocazione del kitsch tanto vitale nell'arte dei suoi film e a delle immagini che hanno visibilmente stregato la sua opera. (...) è chiaro che gli spaventosi buchi neri che si spalancano sui volti dei bambini di «Keane« hanno avuto un grosso impatto sull'immaginario di Tim Burton. E che la struggente compulsività del gesto di Keane, insieme alla sua implausibilità artistica, lo affascinano come quello di Ed Wood. Quello che è meno chiaro - forse perché dopo tutto questa è una storia di (auto)repressione - è cosa Burton vede in quei buchi neri. Cosa succede dietro alla porta dello studio di Margaret Keane, e dietro ai suoi grandi occhi blu, rimane un mistero. Il che fa di 'Big Eyes' un bel film che però ti lascia con la voglia di qualcosa di più." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 31 dicembre 2014) "Mi è accaduto più volte in passato di confrontare la visionarietà di Tim Burton, sia pure con immagini meno folgoranti, addirittura con quella di Fellini. Per esempio dopo 'Sweeney Todd', dopo i due 'Batman', dopo 'Edward mani di forbice' e, da ultimo, 'La sposa cadavere'. Carichi di suggestioni e di ricerche continue in mondi abnormi. Oggi, con 'Big Eyes', sembra che Burton abbia cambiato rotta. Intanto parte da un fatto di cronaca realmente accaduto, quello che, fra i Cinquanta e i Sessanta, coinvolse, fino a un divorzio esacerbato, i coniugi Keane. (...) Un fatto di cronaca (...) molto noto in quegli anni, di cui il solo elemento che poteva coinvolgere Burton era quel gioco spesso drammatico della finzione architettata dai coniugi con quella sua conclusione tutta in nero. Burton, però, non esitò ad alleggerirla con il finale lieto di quel processo puntualmente scandito secondo tutte le regole di Hollywood. Una delusione per chi ha sempre privilegiato le sue tante diavolerie anche se, a questa sua nuova fatica non possono negarsi dei meriti. Specialmente nella costruzione di quella vicenda dominata, nella seconda parte, dalla suspense in attesa che la moglie, angariata, vilipesa e perfino minacciata di morte, si decidesse a ribellarsi e a sbugiardare il marito. Consentendo così allo spettatore, di tirare un sospiro liberatorio. Provocato anche dall'abilità con cui si sono mossi i protagonisti, Christoph Waltz che, per il marito truffaldino e avido, ha saputo creare un personaggio che rasenta la cialtronaggine e Amy Adams, nella quasi umile figura della moglie, composta e modesta anche quando si vede dar ragione." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 2 gennaio 2015) "II film 'Big Eyes' può risultare anomalo nell'ambito della filmografia di Tim Burton, autore dalla vena fiabescoespressionista. Nessuna tinta gotica in questo spaccato biografico - metà «scene da un matrimonio», metà storia di un plagio artistico (...). Per il fatto che la Keane (oggi ottantaseienne) è una persona reale, 'Big Eyes' può essere accostato a 'Ed Wood', ma a noi viene in mente piuttosto 'Edward mani di forbice', certamente il personaggio più autobiografico di Burton, il quale tra l'altro è uno dei tanti collezionisti hollywoodiani (Natalie Wood, Jerry Lewis Joan Crawford, Kim Novack) dei quadri 'kitsch' della Keane. In fondo questo personaggio di donna fragile come la incarna la ottima Adams, e prigioniera di un uomo che la inchioda a dipingere mentre lui si gode la celebrità, è un 'diverso'; e quei grandi occhi, che sono poi quelli di 'La sposa cadavere' e di 'Sweeney Todd', non rivelano forse un talento, ma di certo un cuore, un'emozione infantile rimasta intatta." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 2 gennaio 2015) "A partire da immagini che hanno accompagnato il regista di 'Nightmare Before Christmas' dall'infanzia (gusto camp quello della Ulbrich, ma pieno di contesto d'attualità estetica pop) è un film affatto minore. Chiaro e pulito, illumina delicate contraddizioni della creatività e dell'amore. Tocca la questione del valore di un'opera d'arte: i soldi la producono al di là del risultato, il successo la declina nell'equivoco della celebrità e la pone all'asta delle cose per la proprietà." ('Nazione - Carlino - Giorno', 2 gennaio 2015) "L'anno scorso, in 'American Hustle' di David O.Russell, era una pericolosa pantera Anni Settanta, fasciata in abitiseconda pelle, attraversati da scollature profonde come canyon. Due stagioni fa, in 'The Master' di Paul Thomas Anderson, era Peggy Dodd, la moglie composta e timorata del Maestro Philip Seymour Hoffman. Premi e candidature agli Oscar hanno premiato ambedue le prove, confermando l'irresistibile ascesa di un'attrice che sa essere tutto. Sexy, timida, aggressiva, dominatrice, devota. Stavolta, in 'Big Eyes' di Tim Burton (...) Adams delinea il ritratto di una Barbie perfetta, dotata di un talento che la supera e quasi la mette a disagio. Per riuscirci ha voluto incontrare la vera Keane che, vedendola sullo schermo, è rimasta scioccata dalla somiglianza. Per Adams questo potrebbe essere l'anno dell'Oscar, in ogni caso nulla potrà fermare la carriera di un'interprete che, davanti alla macchina da presa, sa rinascere ogni volta a nuova vita." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 8 gennaio 2015) PROSSIMI FILM: 30 e 31 marzo ANDIAMO A QUEL PAESE di e con Ficarra e Picone 13 e 14 aprile THE IMITATION GAME di Morten Tyldum con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley 20 e 21 aprile PRIDE di Matthew Warchus con Bill Nighy, Imelda Staunton