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MENSILE N.11 NOVEMBRE 2014 € 3,50 fondazione ente™ dello spettacolo I N T E R V I S T A Jane Fonda Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano Vivace, anzi smagliante. È la vedova allegra di This Is Where I Leave You VIVA TORINO Dalla deliziosa Gemma Bovery a Dumont e Allen. Un tesoro sotto la Mole IL CASO McTIERNAN La vera storia del regista di Die Hard. Più potente di un film PER VISUALIZZARE I CONTENUTI EXTRA SCARICA L'APP DI AR-CODE E INQUADRA LA COPERTINA O LA LOCANDINA DEL FLIM INTERSTELLAR Matthew McConaughey e l’infinito secondo Christopher Nolan APRITEVI A NUOVE OPPORTUNITÀ GHIBLI, QUATTROPORTE, GRANTURISMO E GRANCABRIO Per più di un secolo Maserati ha perfezionato l’arte di progettare e costruire automobili, producendo alcuni tra gli esemplari più ammirati al mondo, nati per clienti raffinati e selezionati. Oggi, i frutti di questa gloriosa tradizione traspaiono distintamente nell’attuale gamma del Tridente, composta da Ghibli, Quattroporte, GranTurismo e GranCabrio. Creazioni uniche in cui trova compimento la perfetta unione tra lusso, tecnologia all’avanguardia, perfomance senza compromessi e uno stile mozzafiato - ognuna delle quali è realizzata con cura artigianale e personalizzata con passione, per soddisfare una nuova ed altrettanto esigente clientela. GHIBLI DIESEL - CONSUMO: (CICLO COMBINATO) 5,9 L/100 KM - EMISSIONI DI CO2: (CICLO COMBINATO) 158 G/KM. QUATTROPORTE DIESEL - CONSUMO: (CICLO COMBINATO) 6,2 L/100 KM - EMISSIONI DI CO2: (CICLO COMBINATO) 163 G/KM. GRANTURISMO - CONSUMO: (CICLO COMBINATO) 14,3 L/100 KM EMISSIONI DI CO2: (CICLO COMBINATO) 330 G/KM. 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Nell’avamposto più dimenticato, il soldato – che aveva tentato il suicidio – troverà nell’incontro con l’altro la via per dare nuovo senso alla vita, un’identità che lo porta a diventare Balla coi lupi e a integrarsi nella cultura, nelle tradizioni e negli affetti GHOSRSRORFKHO¬KDDFFROWR/DSDUDERODUDFFRQWDWDGDO²OPGL Costner ci introduce alla XVIII edizione di Tertio Millennio Film Fest (Roma, 9-14 dicembre). Le opere di questa rassegna - organizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo con il Progetto Culturale della Cei, il patrocinio GHL3RQWL²FL&RQVLJOLGHOOH&RPXQLFD]LRQL6RFLDOL e della Cultura, nonché del Presidente della Repubblica - sono accomunate quest’anno da XQ²ORFKHSRUWDVXOFULQDOH)URQWLHUH&HUFDQGR un’immagine tra due mondi. CAPOREDATTORE Marina Sanna REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Angela Bosetto, Massimo Giraldi, Orio Caldiron, Margherita Campanaro, Matteo Caruso, Gianluigi Ceccarelli, Andrea Chimento, Elena Ciofalo, Patrizio Costantino, Alessandro De Simone, Karen Di Paola, Bruno Fornara, Gianlorenzo Franzì, Giuseppe Gariazzo, Mauro Gervasini, Marco Letizia, Massimo Monteleone, Franco Montini, Mattia Pasquini, Manuela Pinetti, Angela Prudenzi, Emanuele Rauco, Marco Spagnoli, Chiara Supplizi REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA 7LSRJUD²D6753UHVV6UO9LD&DUSL Pomezia (RM) Finita di stampare nel mese di ottobre 2014 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano 7HO)D[ Cell. 335-5428.710 HPDLOLQIR#HXUHNDLGHDLW DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. Milano ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro C/C 80950827 - Intestato a Fondazione Ente dello Spettacolo PER ABBONARSI [email protected] Tel. 06.96.519.200 PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Ivan Maffeis DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA XI²FLRVWDPSD#HQWHVSHWWDFRORRUJ COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta - [email protected] COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni - [email protected] DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Kevin Costner in Balla coi lupi Frontiere chiuse, come quella imposte dalla GLWWDWXUDDUDFFRQWDUOHLQSUHVDGLUHWWDVDUjXQ regista di fama internazionale. Frontiere che abbruttiscono nell’ignoranza e nell’arretratezza, presenti anche in Paesi che con orgoglio s’accreditano per sviluppati. Frontiere smarrite negli ingranaggi della burocrazia che, dopo aver illuso, inibisce ogni desiderio d’incontro. )URQWLHUHSUREOHPDWLFKHTXDQWRODFULVL²QDQ]LDULDYLVVXWD GDOO¬LQWHUQRGLXQDIDPLJOLDDVLDWLFDJLjVHJQDWDGDFRQ³LWWL burrascosi tra generazioni. Frontiere violente, che calpestano gli affetti più sacri e costringono DOODIXJDFKLFHUFDVROWDQWRXQOXRJRLQFXLVHQWLUVL²QDOPHQWH a casa. E le frontiere che condannano intere minoranze all’emarginazione o quelle del potere giudiziario che, a prescindere da torti e ragioni, rende tutti vittime; frontiere ferite, che alzano rughe e cicatrici e isolano nell’amarezza e nel risentimento. A queste frontiere daremo un nome nella conferenza stampa romana di giovedì 20 novembre. L’intento con cui le proponiamo è quello di chi non s’arrende a considerarle barriere insormontabili. Perché anche per registi e produttori vale quel che Claudio Magris dice GHOORVFULWWRUH©XRPRGLIURQWLHUDªFKH©PXRYHQGRVLOXQJRGLHVVD GLVIDQHJDHSURSRQHYDORULHVLJQL²FDWLDUWLFRODHGLVDUWLFRODLO senso del mondo con un movimento senza sosta che è un continuo slittamento di frontiere”. Interstellar non ne è forse una prova? Via Aurelia, 468 - 00165 Roma Tel. 06.96.519.200 - Fax 06.96.519.220 [email protected] Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 SOMMARIO NOVEMBRE 2014 18 Glamorous 12 Brividi di genere 14 Una rubrica da paura NEW! 14 No Martini, no Torino Dietro il Festival c’è sempre stata lei. Ora è il direttore: alla scoperta della 32° edizione 18 Hunger Games I segreti del Canto della rivolta raccontati dal regista Francis Lawrence 23 Aspettando le feste Sul set del nuovo cinepanettone Filmauro. E intanto dai creatori di Boris… MAGIC IN THE MOONLIGHT DI ALLEN AL TFF 28 28 COVER STORY Interstellar 18 Christopher Nolan si rimette in gioco dopo Batman e ci regala uno sci-fi formidabile 35 La parola ai giurati Dov’era finito John McTiernan? Ecco la sua storia 38 Vedova allegra This Is Where I Leave You: sempre battagliera, Jane Fonda INTERSTELLAR 42 Roma, la prova del 9 23 Sguardo retrospettivo sulla kermesse capitolina 54 Michael Madsen JENNIFER LAWRENCE È ANCORA KATNISS OGNI MALEDETTO NATALE 35 38 Di nuovo con Tarantino (The Hateful Eight ), l’attore ci svela Hope Lost e 2047: Sights of Death 56 Ritratti Hedy Lamarr, non solo diva 59,²OPGHOPHVH Recensioni, anteprime, colpi di fulmine 72 Dvd & Blu-ray Transformers 4, Dragon Trainer 2 e (fuori)serie 78 Borsa del cinema JOHN McTIERNAN THIS IS WHERE I LEAVE YOU 80 Libri 82 Colonne sonore novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 7 Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze glamorous a cura di Gianluca Arnone foto di Karen Di Paola e Giuseppe Vitale Quanto sei bella Roma Se una Festa si giudica dagli invitati, quella capitolina che voto merita? Valutate voi 8 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Lily Collins novembre 2014 Nina Hoss Elisa Sednaoui Riccardo Scamarcio Valentina Lodovini Spandau Ballet novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 9 glamorous Rooney Mara Benicio Del Toro 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Richard Gere Ksenia Rappoport novembre 2014 Francesco Scianna Clive Owen SMART TV PC TABLET SMARTPHONE brividi di genere NEW! I FESTIVAL a cura di 0DVVLPR0RQWHOHRQH Agenda del mese: ecco gli appuntamenti da non perdere KOLNO’A 1 PITIGLIANI FESTIVAL Località Roma, Italia Periodo 1-5 novembre Tel. (06) 5800539 Web pitiglianikolnoafestival.it Mail [email protected] Resp. Dan Muggia, Ariela Piattelli D’OMBRA 2 LINEA FESTIVAL CULTURE GIOVANI Località Salerno, Italia Periodo 13-15 novembre Tel. (089) 662565 Web festivalculturegiovani.it Mail info@ festivalculturegiovani.it Resp. Peppe D’Antonio SULLE ORME DI FULCI FILM FESTIVAL 3 AS Località Roma, Italia Periodo 15-16 novembre Tel. 3403329284 WebDV²OPIHVWLYDORUJ Mail LQIR#DV²OPIHVWLYDORUJ Resp. Giuseppe Cacace 4 N.I.C.E. USA 2014 Appunti, idee, curiosità: RdC inaugura una rubrica da paura. Cominciando con Sette note in nero L ucio Fulci è stato XQD²JXUDGLSULPR SLDQRGHOFLQHPD SRSRODUHLWDOLDQR/DVXD ²OPRJUD²DDQFRUDRJJL UDSSUHVHQWDXQD©OH]LRQHª HLVXRLFDSRODYRULGHO EULYLGRFRQWLQXDQRD HVVHUHSUH]LRVLSXQWL GLULIHULPHQWR,QWDOH FRQWHVWR6HWWHQRWHLQQHUR ²QDOPHQWHUHSHULELOHLQ GYGqXQWLWRORHVHPSODUH )XOFLORGH²Qu©LOPLRSULPR UHDOHYLDJJLRDOO¬LQWHUQR GHOIDQWDVWLFRª*LDOOR WKULOOHUFRQWLQWHPDFDEUHH YLVLRQDULHLO²OPGHO HVSORUDFRPHPROWHDOWUH RSHUHGHOUHJLVWDURPDQR Località New YorkWashington D.C.-San )UDQFLVFR)LODGHO²D6WDWL8QLWL ODOLQHDGLSDVVDJJLR WUDLOPRQGRGHLPRUWLH TXHOORGHLYLYL3HUODUHJLD FDOLEUDWDSHUODWHQVLRQH QDUUDWLYDH²JXUDWLYDFKH VLFUHDLQXQDVWRULDGRYH SDVVDWRSUHVHQWHHIXWXUR VLLQFDVWUDQRVHQ]DVRVWD 6HWWHQRWHLQQHURqXQRGHL WHVWLSLFODVVLFLGL)XOFL /DUHVWDXUDWULFH9LUJLQLD VFRSUHQHOODGLPRUDGHO PDULWRORVFKHOHWURGL XQDGRQQDFKHIXPXUDWD YLYD,QJUDGRGL©YHGHUHª IDWWLDFFDGXWLHFKH GHYRQRDQFRUDDFFDGHUH 9LUJLQLDHQWUDLQXQYRUWLFH DOOXFLQDWRFKHVHPEUDQRQ DYHUH²QH/HSDUHWLGHOOD YLOODHOHJDOOHULHOXQJROD VWUDGDGDOHLSHUFRUVDLQ DXWRFRVWLWXLVFRQRYHUH HSURSULH©SRUWHªFKH FROOHJDQRGLYHUVLOLYHOOL VSD]LRWHPSRUDOLDELWDWLGDL YLYLHGDLPRUWL $)XOFLVFRPSDUVRQHO OD&LQHWHFD1D]LRQDOH KDUHVRRPDJJLRDOFLQHPD 7UHYL0HQWUHHVWHQGHQGR LOGLVFRUVRLO)HVWLYDOGL 5RPDKDGHGLFDWRXQD VH]LRQH©'DQ]HPDFDEUHª DOFLQHPDJRWLFRLWDOLDQR GDODO²UPDWR IUDJOLDOWULGD0DULR%DYD 5LFFDUGR)UHGD$QWRQLR 0DUJKHULWL L’aldilà / 1981 Un gatto nel cervello / 1990 GIUSEPPE GARIAZZO Da non perdere Zombi 2 / 1979 Primo horror di Fulci sull’onda GHO²OPGL Romero. 12 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 Porte aperte sull’inferno nella densità del buio. Gli incubi di un regista. Fulci interpreta se stesso. Periodo 17 novembre - 8 dicembre Tel. (055) 290393 (riferimento a Firenze) Web nicefestival.org Mail [email protected] Resp. Viviana del Bianco PARI! LA PAROLA 5 SIAMO ALLE DONNE Località Milano, Italia Periodo 21-23 novembre Tel. (02) 55231193 Web siamopari.it Mail [email protected] Resp. Marco Chiesara FILM FESTIVAL 6 TORINO Località Torino, Italia Periodo 21-29 novembre Tel. (011) 8138811 WebWRULQR²OPIHVWRUJ Mail LQIR#WRULQR²OPIHVWRUJ Resp. Emanuela Martini FILM FESTIVAL 7 CITY Località Napoli, Italia Periodo 27 novembre - 3 dicembre Tel. 3480561993 WebFLW\²OPIHVWLYDORUJ Mail LQIR#FLW\²OPIHVWLYDORUJ Resp./RUHQ]R&LRI²6LOYLD Angrisani DEI POPOLI 8 FESTIVAL Località Firenze, Italia Periodo 28 novembre - 5 dicembre Tel. (055) 244778 Web festivaldeipopoli.org Mail info@festivaldeipopoli. org Resp. Alberto Lastrucci SMART TV PC TABLET SMARTPHONE TORINO NO LOGO Moretti, Amelio e Virzì: dietro loro c’era sempre lei, ma ora il neodirettore Emanuela Martini ci mette anche la faccia. E i film: da Woody Allen a Wild, passando per la nuova Hollywood di Federico Pontiggia 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 TFF32 Il neodirettore del Torino Film Festival Emanuela Martini, e il poster della 32esima edizione con un selfie di Schatzberg. A fianco, Reese Whiterspoon in Wild novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 15 TFF32 L Là dove troneggiava Moretti, campeggiava Amelio, motteggiava Virzì, ora c’è lei: Emanuela Martini, critico di lungo corso, occhio fino e penna acuta. Non è una notizia: c’è sempre stata, ma da vice, un pass(o) dietro i Nanni, i Gianni, i Paolini. Ora direttore del Torino Film Festival (32ma edizione dal 21 al 29 novembre) lo è anche di nome e levarsi qualche sassolino è un fatto: “A parte il Sundance, era un’anomalia mondiale: non ci sono altri festival così, ma la normalizzazione è passata tranquillamente, perché la città ci crede”. Martini, s’è chiuso l’album delle figurine? Macché, erano teste pensanti, e la ricerca della faccia, della firma vale anche per la carta stampata. Purtroppo, il rischio è un altro: perdere di vista l’oggetto principale del festival che non è la star che lo presenta, ma il film. Non sembra il caso di questa Torino. Qui arrivano attori e registi ancora sconosciuti, ma di grande futuro: Payne è nato qui, Assayas idem, e a Bergamo. Siamo lontani dal divismo, puntiamo sui giovani, sulle opere prime: dovrebbe interessare anche i giornalisti, no? Che hanno fatto Nanni & Co. e che farai tu? Nel 2007 Nanni mantenne l’identità del Cinema Giovani, una carta vincente anche su Roma; Gianni ha dalla sua una grande cinefilia; Virzì ha sottolineato che è un festival pop in senso alto. E io… beh, io sono pazza, e mischio sofisticato e basso, raffinatissimi film thailandesi e horroracci. Tutto qui? Ci metto la faccia, e non solo: passione, competenza e anche mancanza di diplomazia, una certa franchezza. Il programma: facciamo nomi e cognomi? Apriamo con Gemma Bovery, una (non) commedia carina e bizzarra, scritta da Pascal Bonitzer e interpretata dal magnifico Fabrice Luchini: il prodotto giusto per il pubblico misto dell’inaugurazione. Chiudiamo con Wild, storia di stile e regia firmata Jean-Marc Vallée, con una Reese Witherspoon da Oscar. Bene, e poi? Quattordici i titoli in concorso, tra opere prime e seconde. E il nuovo di Woody Allen Magic in the Moonlight. Poi Cold in July tratto dal romanzo di Joe F. Lansdale: lui e il regista Jim Magic in the Moonlight di Woody Allen, con Emma Stone e Colin Firth; sopra, The Theory of Everything e Gemma Bovery Mickle saranno con noi. E ancora The Theory of Everything, su Stephen Hawking, regia di James Marsh. E la doppietta di Duel e Lo squalo, perché per me sono lo stesso film, uno a basso e l’altro ad alto budget. Retrospettiva? La seconda parte di New Hollywood, con altri 33 titoli, quali The Big Fix con Richard Dreyfuss, Una squillo per “Non va perso di vista l’oggetto principale di un festival: non la star che lo presenta, ma il film” 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 l’ispettore Klute, Taking Off e Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me? con Dustin Hoffman. Altri quattro titoli, e ci fermiamo. La miniserie con cui Bruno Dumont prende per il culo il suo cinema, P’tit Quinquin, e The Disappereance of Eleanor Rigby nei due film in cui era originariamente inteso: Him e Her. E poi Ogni maledetto Natale della banda di Boris e Diplomatie di Schlöndorff. Il tutto alla modica cifra di? 2,4 milioni di euro era il budget dell’anno scorso, quest’anno è diminuito: non so ancora di quanto. Ma la mia speranza è a prescindere: che il pubblico venga, e trovi soddisfazione. fantablockbuster Fine dei Hunger Games al capolinea: suona Il canto quello che c’è da sapere sul film secondo il 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 giochi! della rivolta, penultimo atto della saga. Tutto regista: Francis Lawrence di Gianluca Arnone novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 19 fantablockbuster F ine dei giochi, o quasi. Come già accaduto per Harry Potter e Twilight, anche gli Hunger Games si concludono sdoppiandosi: Il canto della rivolta – Parte I, terzo capitolo della saga, uscirà il prossimo 20 novembre, mentre la Parte II sarà nelle sale solo nell’autunno 2015, pur essendo stata girata contemporaneamente alla prima. Finale dilazionato per ragioni di business più che per esigenze di racconto. Stiamo parlando di un franchise capace di incassare con i primi due film un miliardo e mezzo di dollari worldwide. E poi ai fan – milioni di – va bene così: è maledettamente difficile separarsi dai propri feticci. Una saga che ha saputo far crescere il pubblico del fantasy, sdoganando tra gli adolescenti tematiche adulte come la politica, la violenza, lo spettacolo. Che è nata dark e si è incupita ulteriormente fino a intristirsi con la tragica uscita di scena del grande Philip Seymour Hoffman, scomparso una settimana prima della fine delle riprese: “Non è facile parlarne. Philip è stato un amico, un fantastico compagno di viaggio, uno splendido attore. È stato uno shock per me e per tutti quelli coinvolti nel film. Ma, brutto sottolinearlo, la sua morte non ha compromesso il lavoro”, ci dice Francis Lawrence, che ha assunto il timone della saga dal “Vedremo fare a Katniss delle cose che non ci saremmo mai aspettati da lei” Woody Harrelson. Sopra Jennifer Lawrence tra Liam Hemsworth e Josh Hutcherson 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 Philip Seymour Hoffman e Julianne Moore. In basso, il regista Francis Lawrence secondo film e non lo ha più lasciato. Aveva già completato i suoi ciak? Sì, tranne uno. Abbiamo fatto ricorso agli effetti speciali per realizzare quella scena. Qual è il tema fondamentale del Canto della rivolta? È lo stesso che Suzanne Collins ha pensato per la saga letteraria fin dall’inizio: quali sono le conseguenze di uno stato di guerra permanente? Quest’idea si è sviluppata ed è diventata più articolata con il proseguo della storia, libro dopo libro. L’intuizione interessante è che guerra e violenza hanno bisogno di un’organizzazione, di una forma, di uno stile. La carta vincente si è rivelata invece quest’eroina indomita, che non si arrende mai e combatte per cambiare le cose. La gente ama la sua evoluzione e la sua integrità. Ne La ragazza di fuoco si mescolavano continuamente le carte. Emergeva forte l’ambiguità dei personaggi: nessuno era quel che sembrava. E’ una chiave di lettura che avete mantenuto? Assolutamente. Pur essendo un testo di fantapolitica, Hunger Games è totalmente realistico. E nella vita nessuno è bianco o nero. Le persone sono piene di sfumature. Questa cosa vale paradossalmente anche per Katniss. Ve ne accorgerete nei due ultimi film. Molto spesso la vedremo fare delle cose che non ci saremmo mai aspettati da lei. Fa il suo ingresso nella saga Julianne Moore. Qual è il suo ruolo? Julianne interpreterà il Presidente Alma Coin, leader della rivolta contro il Campidoglio. È un personaggio che la Collins ha introdotto nell’ultimo libro della serie e che noi vedremo sia nella prima che nella seconda parte del Canto della rivolta. Si tratta in apparenza della salvatrice di Katniss. Abbiamo visto come alla fine de La ragazza di fuoco, Katniss venga tratta in salvo dai 75esimi Hunger Games e portata al Distretto 13. Ebbene, dietro quest’azione di salvataggio c’è proprio la Coin. Ma le sue intenzioni sono tutt’altro che genuine. Non aggiungo altro... A proposito di Katniss: la si può definire la prima eroina femminista del terzo millennio? Non ho fatto ricerche, ma se parliamo di pop culture non ho alcun dubbio che la nostra Katniss abbia dato una bella sterzata al sessismo che pure esiste a Hollywood. Un altro aspetto interessante di Hunger Games è la relazione che pone tra fascismo e televisione. Esiste un rapporto tra qualunque media e qualsiasi punto di vista politico. Questo aspetto sarà particolarmente evidente nella prima parte del Canto della rivolta, in rapporto al diverso uso che Capitol City e il Distretto 13 fanno del mezzo televisivo, pur utilizzandolo entrambi in funzione propagandistica. Ogni agenda politica, credo, si pone il fondamentale quesito di come poter utilizzare la tv per cambiare le cose o, almeno, per evitare che cambino. Altro tema centrale: lo spettacolo della violenza e la responsabilità di cinema e tv. Ognuno ha una sua opinione riguardo alla violenza. La mia è che la violenza fa parte della vita e che le migliori storie sono quelle che t’insegnano qualcosa della vita. In questo film impariamo che la violenza danneggia tutti, non solo chi la commette. Ci sono tutta una serie di effetti laceranti causati dalla violenza: chi la subisce cambia per sempre, ma anche chi ne è testimone o chi la commette non sarà più lo stesso. L’idea intrigante di Hunger Games è che la violenza può essere sottile, non percepita, camuffandosi da intrattenimento. È una violenza ancora più subdola e pericolosa. Rispetto agli Harry Potter e ai Twilight, Hunger Games è senza dubbio più ambizioso e complesso. Crede che la sterzata verso problematiche più adulte potrà contribuire a far crescere il fantasy? Penso che le migliori saghe si costruiscano a partire da idee forti e da temi reali. La Collins è partita dalle conseguenze della violenza e della guerra e ha pian piano costruito una storia, dei personaggi. Ad Hollywood hanno intuito che era il momento di portare questo tipo di storie a un pubblico Young Adult. Gli adolescenti di oggi non vogliono più essere trattati come bambini o cerebrolesi, ma da adulti. Proporgli storie forti, tematiche importanti, li fa sentire più grandi, li eleva e insieme li rispetta. novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 21 ciak si gira IL NUOVO CORSO DELLA COMMEDIA TARGATA FILMAURO E IL TRIO DI BORIS PER GUASTARE LE FESTE NATALE SUL SET novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 23 ciak si gira SORPRESA CINEPANETTONE di Emanuele Rauco Volfango De Biasi al posto di Neri Parenti. Lillo & Greg protagonisti assoluti: in sala dal 18 dicembre per vincere al box office FINO A POCO TEMPO FA, il film di Natale significava località esotiche, donne seducenti, frizzi e lazzi. Ma da un paio d’anni la storia è cambiata. Grazie a Lillo & Greg che hanno guidato la transizione: i due comici romani sono ora protagonisti assoluti di Un Natale stupefacente, il film con cui Aurelio e Luigi De Laurentiis puntano a superare l’abbandono di Christian De Sica e Neri Parenti. Dopo i protagonisti, nuovo anche il regista, quel Volfango De Biasi che aveva scritto gli episodi di Lillo & Greg in Colpi di fulmine e Colpi di fortuna. Loro tre, assieme ad Ambra Angiolini e Paolo Calabresi ci hanno accolto sul set del film in uscita il 18 dicembre, un bellissimo casale sull’Appia Antica, accanto alle catacombe di Cecilia Metella. La trama ce la racconta Lillo: “Io e Greg siamo due amici costretti a badare a nostro nipote quando i suoi genitori finiscono in carcere per droga. Così per non farci togliere il bambino dai servizi sociali, mettiamo in scena un piano improbabile per far credere che siamo una vera famiglia, coinvolgendo la mia ex-moglie e la nuova fiamma di Greg”. Una commedia degli equivoci in puro stile italiano che abbandona la pochade per puntare su un umorismo familiare con i guizzi surreali tipici. Punto forte del rinnovamento è lo spazio femminile dato ad Angiolini e Minaccioni, la prima femme fatale innamorata di Greg, la seconda ex-moglie di Lillo che sarà “riconquistata” dal marito. “Sono contenta – dice Minaccioni – di essere in questo film, perché lavoro con Lillo & Greg da 15 anni, ma soprattutto perché ci sono due ruoli femminili veri, non legati al cliché della bella oca o della brutta simpatica, ma personaggi che fanno ridere in modo vario, sfruttando anche il fatto che siamo attrici e non solo comiche. È una soddisfazione che viene dopo anni di lavoro e di gavetta e che i ‘belli da fiction’ non avranno così facilmente”. “È importante – continua Angiolini – poter uscire dagli stereotipi, soprattutto nelle commedie, poter arrivare come attrici ad avere in un film la stessa importanza degli uomini. Qui, io e Paola possiamo lavorare su diversi tipi di situazioni ed è un bene. Come professioniste, ma anche come donne”. Ovviamente però il piatto forte del nuovo corso è nella coppia di protagonisti, che hanno dovuto lavorare un po’ per entrare in piena sintonia con il progetto: “Dopo le esperienze con Neri Parenti – racconta Greg -, in cui ci siamo trovati a cambiare situazioni scritte per altri o non da noi, qui abbiamo voluto partecipare alla scrittura per non fare un patchwork tra vari tipi di comicità. Quando abbiamo letto la prima stesura non ci convinceva molto e allora assieme al regista e agli altri sceneggiatori abbiamo migliorato i personaggi e dato più spessore alle situazioni per non renderle banali”. Questo nuovo metodo è figlio di un cambiamento naturale, dopo 30 anni di storie che raccontavano una società che ora non esiste più e per guardare anche altri contesti: il veicolo di questo cambiamento è proprio De Biasi, regista pronto a raccogliere “l’eredità” di Parenti alla guida del film di Natale: “Non so se è proprio un’eredità che devo raccogliere. Sono consapevole della responsabilità che De Laurentiis mi ha messo sulle spalle, ma io faccio semplicemente ciò che so fare e ciò che mi piace, portando le mie esperienze e il cinema che amo, non solo la commedia all’italiana, ma anche Wilder, Lubitsch e l’umorismo ebraico, passione che condivido con Greg. Per esempio, credo che anche nella comicità sia importante vedere, e allora mi piace dare più movimento anche all’immagine, non solo agli attori”. Carrelli, dolly e persino droni per provare a confrontarsi con il cinema con la C maiuscola anche in un prodotto popolare. “È un ringiovanimento che serviva – sostiene Lillo –. Neri è un grande professionista, che sapeva esattamente cosa voleva e aveva una sua precisa idea di commedia, Volfango invece vuole confrontarsi con altri modelli, vuole raccogliere più idee possibile per poi lavorare al montaggio, speriamo solo che il pubblico gradisca”. “Lo spera soprattutto Aurelio – scherza Greg – che ha capito che il corso doveva cambiare. Non se ne fa una ragione, ma per nostra fortuna lo ha capito”. ciak si gira BORIS SOTTO L’ALBERO Il trio della serie cult per mostrare l’altra faccia del Natale. Con la coppia Cattelan - Mastronardi, in anteprima al festival di Torino di Angela Prudenzi IL 25 DICEMBRE la festività più amata? Niente di più sbagliato, oramai chi non lo sa che intorno all’albero esplodono rancori, ansie, insoddisfazioni. Dell’argomento è esperto Mattia Torre, che con Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico ha firmato Ogni maledetto Natale, una delle pellicole più attese delle festività, in anteprima al festival di Torino e in uscita il 27 novembre. Torre, ma quanto è maledetto questo Natale? È una giornata capace di trasformarsi in incubo sociale, psicologico, emotivo. Le persone si dispongono al meglio, poi l’atmosfera di frustrazione prende il sopravvento e gli eventi precipitano. I nostri due giovani protagonisti (Alessandro Cattelan e Alessandra Mastronardi, ndr) ne sanno qualcosa, impreparati come sono a fronteggiare la disfatta. Già, due ragazzi da poco assieme al confronto con le rispettive famiglie: una miscela esplosiva. Infatti il vero tema del film è: riuscirà il loro amore a sopravvivere? S’innamorano a ridosso del Natale, una vera sciagura. Dovrebbero sprizzare gioia, invece si ritrovano a vivere l’apocalisse. Un cast eclettico, a parte i fidanzatini Cattelan e Mastronardi avete chiamato a raccolta Pannofino, Laura Morante, Caterina e Corrado Guzzanti. In più li avete costretti a farsi in due… Gli interpreti sono la nostra gioia. Cattelan si è rivelato di una bravura sorprendente, al terzo provino lo abbiamo torchiato per otto ore e non ha ceduto. Gli altri SE LA COLONNA FA LA COMMEDIA Da Anime nere a Ogni maledetto Natale, la musica secondo Giuliano Taviani Ogni maledetto Natale. A sinistra Marco Giallini, sopra Francesco Pannofino e Alessandra Mastronardi. Qui con Alessandro Cattelan si sono divertiti un mondo a dar vita ai vari rappresentanti di due famiglie tanto opposte. Non un gioco facile perché si trattava per ogni personaggio di inventarsi soluzioni diverse, tic differenti, parlate strane. Approfitto per sottolineare che, visti i tempi di crisi, abbiamo pure risparmiato sulla paga! Una regia a tre è di per sé complessa, in più qua c’è di mezzo il Natale. Boris era un’operazione collaudata che nasceva da situazioni a noi note, questa volta abbiamo rischiato molto. Per la prima volta ci siamo confrontati con una storia nata da zero. Un’avventura complessa e bellissima. Sembra impossibile, ma anche noi come tutti alla fine siamo sopravvissuti al Natale. White Christmas, Stille Nacht, Jingle Bells, Happy Christmas… quale identifica meglio la festività? È curioso, è la stessa domanda che ci siamo posti con Carmelo Travia lavorando alle musiche di Ogni maledetto Natale. La scelta è caduta su Jingle Bells, usata per sottolineare le insofferenze dei protagonisti nei confronti del Natale. Per la parte originale, attraverso l’uso della musica sinfonica abbiamo creato un’atmosfera disneyana contaminata però da sonorità di altri generi, horror compreso. Se invece penso alla mia canzone di Natale, Happy Xmas di John Lennon con il coro di bambini resta una delle più toccanti. Una strana filmografia la sua, ricca di film d’autore come di commedie. Cambia l’approccio nel comporre la colonna sonora? Ogni film è un’avventura diversa ma alla fine si tratta sempre di entrare in sintonia con il regista. Ho cominciato scrivendo le musiche per opere a basso costo, guadagnandomi la fama di compositore di cinema d’autore. Poi ho avuto la fortuna di lavorare alla serie tv Boris, da lì si è aperto un altro mondo e sono arrivati Lucini, Bruno, i Vanzina. Non credo che il mio approccio sia diverso, mi pongo al servizio del film che sia una commedia o un film drammatico come Anime nere di Munzi. A proposito di Anime nere, nel film vi è un equilibrio perfetto tra musica e immagini. È stato difficile raggiungerlo? Non c’è cosa peggiore che avere la sensazione che una musica sia là per sostenere le immagini. Anime nere è ricco di silenzi, proprio per questo la musica assume un’importanza maggiore. Non è una questione di quantità, ma appunto di equilibrio. A.P. COVER STORY Il cielo stellato sopra di noi Verso l’infinito, e oltre. Christopher Nolan prende da Kant e imbarca dubbi esistenziali nello spazio profondo: Interstellar, la fantascienza come non l’abbiamo (più) vista di Angela Bosetto L’astronauta Anne Hathaway scruta le stelle; pagina a fianco, un fotogramma di Interstellar COVER STORY C hristopher Nolan può piacere o meno, ma c’è almeno un punto su cui fan irriducibili e detrattori, che lo accusano di essersi venduto a Hollywood, concordano: al di là delle polemiche sulla sua onestà intellettuale (riaccese dal coinvolgimento produttivo nel reboot di Superman), Nolan è probabilmente il regista di maggior talento che il cinema abbia avuto dal 2000 in poi. Nessuna sorpresa, dunque, che Interstellar (in Italia dal 6 novembre) sia uno dei titoli chiave del 2014. L’attesa spasmodica che circonda la pellicola non nasce dal rinnovato interesse per la fantascienza spaziale (vedi Gravity), bensì dal fatto che Interstellar è il primo lavoro di Nolan dopo la conclusione della fortunatissima trilogia iniziata con Batman Begins (2005), proseguita con Il cavaliere oscuro (2008) e conclusasi con Il cavaliere oscuro – Il ritorno (2012). Tuttavia, continuare a chiamarlo “il regista di Batman”, per quanto il trittico sia importante, significa sminuirlo a rielaboratore di mondi altrui, quando è il suo, semmai, quello in cui lui permette ad altri personaggi – non importa che provengano dai fumetti DC o da un altro film (come nel caso di Insomnia, 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 2002, remake dell’omonimo thriller norvegese) – di esistere ed evolversi. Sin dall’esordio (Following, 1998), Nolan ha tratteggiato un universo personale inchiostrato di ombre e luci, dove le linee, le curve e le simmetrie perfette cozzano con il furibondo caos interiore dei personaggi, sospesi tra ricordo e amnesia (Memento, 2000), vendetta e ambizione (The Prestige, 2006), realtà e sogno (Inception, 2010) o, più semplicemente, fra ciò che è vero e ciò che non lo è, obbligati a confrontarsi costantemente con due spazi paralleli: quello che li circonda e quello che hanno dentro se stessi. Ed eccoci quindi a Interstellar, un progetto che amplifica tutti i dubbi esistenziali cari a Nolan secondo la kantiana Critica della ragion pratica: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle […] io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza”. Per Interstellar Nolan ha schierato al completo la squadra di fiducia: il fratello sceneggiatore Jonathan, la moglie produttrice Emma Thomas, il montatore Lee Smith, il musicista Hans Zimmer, lo scenografo Nathan Crowley e l’attore feticcio Michael Caine. Manca Wally Pfister, direttore di fotografia sin da Memento e premio Oscar per Inception, che ha preferito debuttare come regista in Transcendence. A sostituirlo è arrivato l’olandese Hoyte Van Hoytema, spalla di Tomas Alfredson in Lasciami entrare (2008) e La talpa (2011). Nonostante Jonathan abbia steso la prima bozza di sceneggiatura già nel 2007 su interessamento di Steven Spielberg, Christopher (che in seguito ha riscritto il copione insieme al fratello) è riuscito a tenere la trama top secret quasi fino alla fine, imponendo co- Nolan è probabilmente il regista di maggior talento del Terzo Millennio me falso titolo di lavorazione Flora’s Letter. La storia, basata sugli studi del fisico teorico Kip Thorne, parte da un mondo ridotto a una landa rurale, in cui il progresso scientifico, i governi e l’economia non esistono più. Fra incendi e terremoti, la popolazione sopravvive solo con le coltivazioni di granoturco, per altro minacciate da una nuova malattia. “La Terra ne ha avuto abbastanza di noi. Ci restano due, forse tre generazioni. Poi il nostro tempo sarà finito” spiega la biologa Brand (Anne Hathaway). Il pilota ingegnere Cooper (Matthew McConaughey, nel suo anno di grazia) ha però scoperto nel proprio campo una sonda spaziale che prova l’esistenza di un pianeta ghiacciato in un altro sistema solare: basterebbe raggiungerlo attraverso il tunnel spaziotemporale sfruttato dalla sonda per creare una colonia. Grazie a un’équipe scientifica clandestina, la spedizione interstellare è possibile, ma senza alcuna garanzia di successo. “Tornerò. È una promessa” dice Cooper alla figlia Murph (interpretata nelle varie fasce d’età da Mackenzie Foy, Jessica Chastain. Nella pagina a fianco, il protagonista Matthew McConaughey, sotto il regista di Interstellar Christopher Nolan Jessica Chastain ed Ellen Burstyn) prima di partire con Brand verso l’ignoto. Non sarà affatto facile mantenere la parola data… “Sono cresciuto in un’epoca di grande fantascienza, nella quale il sogno di ogni bambino era diventare astronauta, per cui mi hanno sempre attratto le questioni scientifiche e filosofiche riguardanti i viaggi nello spazio” spiega Nolan. “Blade Runner (1982), Guerre stellari (1977) e 2001: Odissea nello spazio (1968) sono pietre miliari non solo della sci-fi, ma del cinema stesso. Se oggi il termine ‘film di genere’ è diventato un riduttivo è perché spesso ci si riferisce a filoni così codificati da avere perso la forza dirompente che avevano un tempo. Ciò che cerco di fare è creare dei moderni equivalenti che parlino con la stessa potenza di allora”. Se c’è qualcuno in grado di portarci oltre l’infinito, quello è proprio Nolan. novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 31 COVER STORY BigMc “All right, all right, all right”: Matthew McConaughey non è più bello, ma s’è scoperto bravo. E dopo l’Oscar, Nolan lo manda in orbita di Federico Pontiggia M atthew McConaughey, ora, Dimagrendo e ancora dimagrendo, sacrificando pettorali e addominali sixInterstellar lo è davvero. pack alla svolta di qualità: l’Oscar per Ma solo ora, dopo Killer Dallas Buyers Club, almeno per i Joe, passando per The bifolchi wasp ma non vispi Paperboy, Mud e Magic dell’Academy, Matthew non l’ha vinto Mike, fino a The Wolf of Wall Street e sullo schermo, ma sulla bilancia. Dallas Buyers Club, che gli è valso Ebbene, il nostro Big Mc non ha l’Oscar. Insomma, un bel giorno Matthew il bisteccone texano, Matthew ringraziato la lancetta calante, ma tutto il resto sì: un acceptance speech “Prima o poi mi sposo”, Matthew “La vario ed eventuale, per i detrattori da rivolta delle ex” s’è svegliato, s’è coatto ripulito, per gli altri confuso, guardato allo specchio – o in dvd, che comunque confuso. Matthew ha per un attore è la stessa cosa – e s’è ringraziato Dio; il padre defunto, trovato brutto, meglio, disutile: non immaginandoselo con una birra in esteticamente – ma vedremo poi – mano; la madre, che gli ha insegnato il quanto qualitativamente. Conto in rispetto; il suo irraggiungibile eroe, banca gonfio, i pettorali pure, ma poi? ovvero se stesso 10 anni nel futuro. Tra Quel mattino Matthew il bello ha un “Amen” e un “Keep on Livin’”, deciso di diventare – di provarci soprattutto è spuntato fuori un “All almeno – bravo, ha deciso di fare right, all right, all right” non casuale: lo “L’attore”. Il serial True Detective non ha fatto che confermare questa “inattesa” bravura e The Sea of Trees alla vigilia degli 86esimi di Gus Van Sant Academy Awards – via e a lato Matthew McConaughey Rachel Syme del New Yorker – si parlava già di McConaissance. Per catalizzare definitivamente il passaggio dal bello al bravo, Matthew ha avuto bisogno di trasformarsi a uso e consumo dei caproni che votano agli Oscar e del popolo bue Oltreoceano – cui noi forniamo qualche bell’esemplare –, e come? 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 diceva il suo David Wooderson in La vita è un sogno (Dazed and Confused), il film che nel 1993 lo portò al cinema. Ora quel “all right” certifica il suo ingresso nel cinema che conta, ma non solo i soldi: Chris Nolan lo manda tra le stelle, eppure il problema – si sa – non è la caduta, ma l’atterraggio. Chi è, anzi, ci perdoni, che cos’è il Matthew McConaughey di talento? Lo smagrito da statuetta, un Leo DiCaprio oscarizzato e più avanti con gli anni? Quale è l’Inception di Big Mc nello showbiz “d’autore”? Dopo Interstellar arriverà – con ogni probabilità lo vedremo a Cannes – The Sea of Trees di Gus Van Sant, in cui Matthew medita il suicidio in Giappone e si riscopre vivo e innamorato (di Naomi Watts, non è difficile), ma scommettiamo che a portarlo alla grandezza tout court sarà prima che poi Martin Scorsese? Del resto, l’ha già diretto due volte nel 2013, in The Wolf e nello spot – magistrale – per Dolce&Gabbana Street of Dreams, dove il nostro belloebravo recitava al fianco di Scarlett Johansson. E indovinate come si chiamava il profumo? The One. Matthew spera sia davvero il suo, sia davvero lui: the one and only Big Mc. novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 “Delizioso. Una commedia magica. “Una commedia potente e divertente. Con un cast straordinario” Un magico Woody” - Il Venerdì di Repubblica - - Ciak - Scritto e Diretto da Woody Allen GRAVIER PRODUCTIONS PRESENTA UNA PRODUZIONE DIPPERMOUTH IN ASSOCIAZIONE CON PERDIDO PRODUCTIONS & SKE-DAT-TDE-DAT PRODUCTIONS “MAGIC IN THE MOONLIGHT” A ER CASTING JULIET TAYL A OR PATRICIA DICERTO COSTUMI SONIA GRANDE EILEEN ATKINS COLIN FIRTH MARCIA GAY A HARDEN HAMISH LINKLATER SIMON MCBURNEY EMMA STONE JACKI WEAV MONTAGGIO ALISA LEPSELTER L , A.C.E. SCENOGRAFIA ANNE SEIBEL, ADC DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA DARIUS KHONDJI, ASC, AFC CO-PRODUTTORE ESECUTIVO JACK ROLLINS PRODUTTORE ESECUTIVO RONALD L. CHEZ CO-PRODUTTORI HELEN ROBIN RAPHAËL BENOLIEL PRODOTTO DA LETTY ARONSON, p.g.a. STEPHEN TENENBAUM, p.g.a. EDWARD W WWALSON, p.g.a. SCRITTO E DIRETTO DA WOODY ALLEN WWW.MAGICINTHEMOONLIGHT-ILFILM.IT © 2014 GRAVIER PRODUCTIONS, INC. DAL 4 DICEMBRE AL CINEMA FACEBOOK.COM/WARNERBROSITA L’affare McTiernan di Alessandro De Simone artwork di Marco Letizia Lo strano caso del regista di Die Hard e Predator. Tra produttori potenti, loschi detective privati e agenti federali, ecco la sua storia. Più avvincente di un film novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 35 Quando era ormai prossimo alla bancarotta fraudolenta, John Travolta lo chiamò per fargli dirigere Warbirds CHE FINE HA FATTO JOHN McTIERNAN, McTiernan con Bruce Willis per Die Hard. Sopra sul set di Predator, in basso con Schwarzenegger per Last Action Hero 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 regista di grandi action come Trappola di cristallo e Predator? Di lui si sono perse le tracce nel 2003 dopo Basic, thriller militare successivo al tremendo remake di Rollerball. Ed è una storia che va raccontata. Tutto inizia nel 2001, durante la difficilissima lavorazione del rifacimento del film di Norman Jewison, regista con cui McTiernan si era già confrontato nel 1999 con Gioco a due, elegante rivisitazione de Il caso Thomas Crown. Sulla carta John è la scelta migliore: regista raffinato, amante del cinema europeo e dei cineasti americani degli anni Settanta, su cui si formò durante gli studi cinematografici, come raccontato a settembre durante una dolorosa lezione di cinema al Festival du cinéma américaine di Deauville, che gli ha tributato un doveroso premio alla carriera. Qualcosa non funziona sul set, il produttore Charles Roven non è convinto del lavoro di McTiernan e cerca di boicottare il film. Almeno questo è ciò che pensa il regista, che per accertarsene decide di assoldare un investigatore privato, Anthony Pellicano, per far controllare Roven. Il film si chiude con enormi problemi e la vita va avanti. McTiernan dopo Basic non trova produttori, conseguenza dell’essersi messo contro uno degli uomini più potenti di Hollywood. Arriviamo al 2006: Pellicano viene fantapolitica arrestato dall’FBI, protagonista di uno scandalo che scuote il mondo dello show business. L’investigatore intercettava e registrava illegalmente le conversazioni di potenti personaggi del cinema per ricattarli o rivendere le informazioni a loro rivali. Il Bureau rovista tra gli archivi di Pellicano e risale a McTiernan. Chiamato in causa dai federali con una semplice telefonata, il regista nega di avere fatto uso del detective. Convocato a testimoniare in aula, McTiernan rivede la sua posizione, ammettendo di avere mentito a un agente federale, reato che prevede una detenzione di almeno quattro mesi. John potrebbe cavarsela con una dichiarazione di Il controverso Anthony Pellicano. Sotto McTiernan al recente Festival di Deauville colpevolezza e una multa, ma non lo fa. Decide di dare battaglia, convinto di avere subito un’imboscata, una linea difensiva che nega la dichiarazione rilasciata in tribunale e che lo porterebbe a una condanna per spergiuro. Che è quanto accade nel 2010, mentre Pellicano sta già scontando il secondo dei suoi quindici anni di carcere. McTiernan viene omaggiato di dodici mesi in una prigione federale, ricorre in appello, spende tutto quello che ha in avvocati per uscire da una situazione tra Kafka e John Grisham. Ma la realtà non è il cinema, e il regista de Il 13° guerriero non ha un’alba gloriosa: perde l’appello e nell’aprile del 2013 finisce in galera, da dove esce nel febbraio del 2014. I guai non sono finiti. Il tribunale del Wyoming gli consegna un’istanza per bancarotta fraudolenta, a seguito di un disperato tentativo della famiglia McTiernan di non perdere il proprio ranch, ipotecato per sostenere le spese legali. Ad agosto, durante l’udienza susseguente, la rivelazione: John Travolta, sua star in Basic, ha dato la disponibilità a lavorare in un progetto diretto da McTiernan dal titolo Warbirds, per cui il regista riceverà un milione di dollari, mentre un altro è in sviluppo. Così da poter pagare i debiti e ricominciare a lavorare. L’ultimo atto si consuma sul palco di Deauville, dove McTiernan trasforma la consegna del suo premio in un gesto politico con un discorso da brividi. “Negli Stati Uniti è in corso una seconda guerra civile, perpetrata da chi aveva perso la prima. La conseguenza è un buon presidente prigioniero della Casa Bianca e una nazione che negli ultimi vent’anni ha ospitato nelle sue prigioni il 15% della popolazione adulta, la maggior parte proveniente dalle classi più povere, togliendole il diritto di voto. E se il 15% della popolazione non può votare, questo basta per avere il controllo della nazione”. Sembra una storia fantapolitica degli anni Settanta. John dovrebbe proprio farne un bel film. novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 37 intervista 76 anni a chi? Forma smagliante, lingua tagliente e ancora tanta, tanta voglia di stupire: This Is Where I Leave You. Parola di Lady Fonda di Mattia Pasquini 55 anni di carriera e 76 appena compiuti, Jane Fonda continua ad attraversare il cinema e i suoi generi con un piglio non comune, come dimostra il personaggio della vedova protagonista di This Is Where I Leave You, film diretto da Shawn Levy e sceneggiato dallo stesso autore del romanzo, Jonathan Tropper (edito in Italia da Garzanti con il titolo Portami a casa). Rigida e affettuosa, nostalgica e pragmatica, è lei il trait d’union di una famiglia allargata e disfunzionale - composta da Jason Bateman, Tina Fey, Adam Driver, Rose Byrne, Corey Stoll e Connie Britton - riunitasi per la morte del padre. Dopo due Oscar come Miglior Attrice e una quarantina abbondante di film, continua a nascondersi quando si parla di talento comico, ma sullo schermo il risultato parla da solo. Merito di direzione e sceneggiatura, sicuramente, ma anche del carisma e del carattere che dimostra nelle battute regalateci a Toronto dove era per presentare il film e la sua Hillary. Un personaggio per il quale si è offerta volontaria e ha accettato di ‘indossare’ un prorompente seno finto che le richiedeva ogni volta tre ore di trucco e del quale odia parlare (ma solo perché ammette di aver sperato che la gente pensasse fosse vero). Impossibile non complimentarsi per l’interpretazione, come anche non chiedersi perché sia così raro ormai vederla sullo schermo... Grazie per il complimento, ma il perché non mi si veda più spesso al cinema è semplice: perché sono vecchia. E Hollywood non è molto amichevole con le donne anziane. Eppure Dustin Hoffman ha recentemente dichiarato che i 70 anni sono i nuovi 30, non è d’accordo? Mente! Perché, quanti anni si sente? Settanta! Mi sento una settantenne. Vado per i settantasette, ma non me ne sento più di una settantina. E non so cosa succeda a lui… forse scherzava. Non c’è un sistema per sentirsi più giovani? Certo, dei buoni jeans e tanti soldi. Anche un film come questo può aiutare, soprattutto a far emergere la commedia in una storia di fondo drammatica. Oltre a un buon produttore e un meraviglioso regista. Paula Weinstein (produttrice insieme a Jeff Levine e Shawn Levy, ndr), aveva comprato i diritti del libro circa sei anni fa e ha lavorato molto per conservarne l’equilibrio anche sullo schermo. Il cast tutto ha dato sicuramente qualcosa in più, come avete 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 Jane Fonda protagonista della divertente commedia di Shawn Levy novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 39 intervista creato il legame tra voi? Nasce tutto dal fatto di essere in una grossa scatola che chiamiamo recitazione, ma il testo di Jonathan Tropper e il modo in cui l’ha scritto hanno davvero creato l’atmosfera. Shawn Levy racconta di aver voluto la gente giusta per il tono che voleva dare al racconto e che vi radunavate tutti su uno stesso letto a scherzare e riposarvi. Come è stato passare 25 giorni nella stessa casa di Long Island in una comunione tanto stretta? Un inferno! Scherzo, è stato fantastico. È davvero uno di quei casi in cui si può dire di essersi trovati. E voglio aggiungere che devo togliermi il cappello davanti a Shawn, per la caparbietà e il genio con cui ha insistito su una cosa in particolare; ha voluto davvero fortemente Adam Driver, e non avrebbe accettato un no, per quanto fosse molto, molto difficile. Ha dovuto vendere l’anima per poterlo portare da Girls al ruolo di Phillip, il fratello minore. Lo ringrazio davvero per questo. Eppure il rapporto più intimo lei sembra averlo avuto con Debra Monk, considerato il bacio che Hillary scambia con Linda. Ho adorato farlo. Abbiamo provato per settimane, baci veri! L’ho chiesto io. Sarà per questo che mi sono identificata tanto con Hillary. Shawn non ci credeva, ma abbiamo davvero fatto le prove; con Debra “Sono sparita di scena? Hollywood non è molto amichevole con le donne anziane” siamo diventate molto amiche, di fatto, e ci siamo divertite molto preparandoci. Ancora oggi ci vogliamo molto bene e ne vogliamo ai nostri rispettivi partner. Anche il suo prossimo progetto la porterà di nuovo 40 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 Jason Bateman con Tina Fey. Sotto ancora Jane Fonda con Debra Monk in This Is Where I Leave You a incontrare vecchie amiche: di nuovo con Lily Tomlin e Dolly Parton 35 anni dopo Dalle 9 alle 5... orario continuato nella serie Grace and Frankie, con Sam Waterston di The Newsroom e Martin Sheen nei panni di suo marito. Sì, sto preparando questa serie proprio sulle donne di una certa età, ma non c’è molto di quel film. Se vogliamo, è un tornare indietro nel tempo, ma stavolta sarà più dinamico e meno conservativo. Non faremo quello che facemmo allora. Per altro mi dicono che a Broadway fosse più divertente di quanto fosse il film. È la tv il vero cinema, oggi? Non so se il vero cinema sia in televisione oggi. Che sia ormai il modo migliore per entrare nelle case, non c’è dubbio. Così come è indiscutibile che abbia alcuni dei migliori autori in circolazione e che fare film sia diventato troppo caro. Alcuni di quelli che ho fatto oggi non sarebbero potuti essere realizzati dagli Studios, sarebbero stati film indipendenti. Il che vuol dire che avrebbero dovuto trovare finanziamenti in maniera davvero ardua. Studios e produttori indipendenti non vogliono assumersi rischi a meno di non vedere una chiara possibilità di guadagno. La televisione ne sta godendo i benefici e oggi ci sono grandi attori - tra i quali molti di questo film, direi tutti - che ci lavorano. Credo che la cosa migliore sia fare avanti e indietro tra i due media. Prima di salutarla, una curiosità: continua a intimidire gli attori, soprattutto quelli giovani? Forse per due minuti. Ma sono fondamentalmente una persona molto alla mano, semplice, e non ci vuole molto in genere perché gli altri, anche gli attori più giovani, si accorgano che sono spaventata esattamente come loro. Non so se le persone di talento siano spaventate dal fatto di presentarsi al pubblico con tutte se stesse, di diventare fisicamente la tela su cui un pittore costruisce la sua opera, ma io sì. Quando la gente lo capisce, smette di avere paura di me. LUIGI MUSINI, ELISABETTA OLMI E RAI CINEMA PRESENTANO UN FILM DI ERMANNO OLMI CON CLAUDIO SANTAMARIA ALESSANDRO SPERDUTI FRANCESCO FORMICHETTI ANDREA DI MARIA CAMILLO GRASSI NICCOLÒ SENNI E CON foto: Simone Falso - grafica: P. Sestito DOMENICO BENETTI ANDREA BENETTI UNA PRODUZIONE CINEMAUNDICI, IPOTESI CINEMA CON RAI CINEMA IN ASSOCIAZIONE CON BANCA POPOLARE DI VICENZA AI SENSI DELLE NORME SUL TAX CREDIT IN ASSOCIAZIONE CON RENATO RAGOSTA TEAM HOLDING S.R.L. AI SENSI DELLE NORME SUL TAX CREDIT IN ASSOCIAZIONE CON NONINO DISTILLATORI S.P.A. AI SENSI DELLE NORME SUL TAX CREDIT IN COLLABORAZIONE CON EDISON S.P.A. CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE DEL VENETO FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E L’AUDIOVISIVO FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE CON CONTRIBUTO DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO - DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA T CON IL SOSTEGNO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI - STRUTTURA DI MISSIONE PER GLI ANNIVERSARI DI INTERESSE NAZIONALE Città di Asiago capitale RO EPPUR MA Festival, Festa… Le continue metamorfosi di un “macro evento 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 SI PROVA metropolitano” ancora in cerca di identità di Valerio Sammarco novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 43 capitale A ‘‘ Lasciando il glamour a Cannes e il cinema d’arte a Venezia, quanti film-evento rimangono? nche il futuro di un macroevento di cinema scaturisce dalla possibilità di fornire risposte nuove, in un’andata e ritorno continua con il proprio passato, ripercorso e ragionato”. Film “popolari ma singolari”, “centralità del pubblico, che diviene protagonista assoluto nel valutare i film, i contenuti del programma”. “Mettersi in gioco, regalarsi inversioni di rotta”. Da Festa a Festival Internazionale, per ritornare Festa e avvicinarsi “alle nuove filosofie dei macroeventi metropolitani, che devono rimanere sempre in movimento, come le città che li ospitano”. I virgolettati sono quelli di Marco Müller, all’ultimo mandato da direttore della rassegna capitolina che qualche giorno fa ha calato il sipario sulla IX edizione (e che ha visto anche le dimissioni del dg Lamberto Mancini). Dei film, nello specifico, ne parliamo poco più avanti: qui proviamo a capire a che punto è arrivata la “metamorfosi” di un evento che, agli albori della sua ancor breve esistenza, portava sul red carpet Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio (The Departed) e che oggi affida la chiusura a Ficarra & Picone. Una Festa è pur sempre una Festa, a prescindere dagli “invitati”? Per noi addetti ai lavori, ammettiamolo, vedere un film sapendo che in sala ci sia Scorsese o Ficarra cambia poco. Ma per chi volesse assicurarsi – a 25 euro… - il biglietto per la première in Sala Santa Cecilia, applaudire Di Caprio o Picone è la stessa cosa? Ok, The Departed non era in anteprima mondiale, a differenza di Andiamo a quel paese che però, guarda caso, esce in sala il 6 novembre, a pochi giorni dalla fine del Festival. “Anteprima mondiale”… Il Festival quest’anno, nella Selezione ufficiale, ne ha presentate 24 (su 51 lungometraggi), 16 delle quali battenti bandiera italiana: 3 su 8 in Cinema d’oggi, 5 su 6 in Gala, 8 su 8 in… Prospettive Italia. Tra gli 11 “Eventi” altri 9 inediti mondiali, 5 dei quali italiani. Riassumendo: 33 anteprime mondiali, 21 italiane. Una Festa “nostrana”, dunque? Un controcampo italiano di Ficarra e Picone: Andiamo a quel paese. A destra La foresta di ghiaccio, sopra I milionari. In apertura Soap opera 44 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 “mülleriana, lagunare” memoria? Etichettare così la kermesse sarebbe francamente ingeneroso, il mondo si è presentato con altri 20 paesi partecipanti (compreso il Qatar), ma è la dimensione complessiva della manifestazione che continua a sfuggire, “schizofrenica” come da un paio d’anni l’ha ribattezzata lo stesso Müller, mai del tutto Festival, ancora poco Festa: al pubblico, lo crediamo fortemente, che il film scelto sia o meno un’anteprima mondiale importa relativamente. Diverso è provare a convincerlo di essere parte di un “evento”: si pensi alla scorsa edizione, al delirio che accompagnò Jennifer Lawrence per Hunger Games – La ragazza di fuoco. In quell’occasione si risvegliò una macchina che fece tornare alla mente – e agli occhi – il festoso caos che vestiva l’Auditorium nel 2006: allora il budget era di circa 9 milioni di euro, oggi sono diventati 6. Il problema, al netto di una relativa flessione in termini di capacità economica e di un ormai abituale trend che coinvolge anche altri Festival (leggi: Venezia), inerente la difficoltà da parte delle major di (sovra)spendere per mandare film e talents in giro per l’Europa, è quello del posizionamento: si dice da sempre, si nega dallo stesso tempo, ma lasciando il glamour a Cannes e il cinema d’arte a Venezia, quali e quanti potranno mai essere, in un anno, i filmevento che potrà mai ospitare Roma? 0718#'&+<+10'%10#..')#61%&41/ / r a a 00 Diffuso capillarmente nell’ambiente dello Spetta t colo Glii St Gl Stat atut utii, le le legg ggii e gl glii ac acco co ord r i di coo-pr prod oduz uzio ione ne Le Aziende del Cinema, della TV, della Comunicazione e Migliaia di no nomi m che con onta tano no nel “Chii è” del Ciine ne ema e del ella la TV Tutte le e-mail ed i siti +ƂNOKVCNKCPK FCN Le sale e le multisale italiane I pr prem mia iati ti del Cinem ema It Ital alia iano no:: Oscar, Dav avid id di Do Dona nate tell llo, o, Medagl g ie d’O Oro - Una Vit ita a pe perr il Cinem ma, a Nastrii d’A ’Arg r en nto to, Ve Vene nezi zia a Editore: Centro Studi di Cultura, Promozione e Diffusione del Cinem ma %orUo (rCPEiC r 4oOC r 6eN r iPHo"CPPWCriodeNEiPeOCit r YYYCP CPPW WCriode deNE NEiP PeO eOC Cit it 2WDDNiEit¼: A.P.S. Advertising n 8iC 6or de 5EJiCXi r 4oOC r 6eN r (CZ r iPHo"C " RUCdXertiUUiPI I itt r YYY YYC CRU RUCd CdXe ert rtiU iUiP iPI Iit it space sorpresa GALASSIA SOMMERSA Finiti i super, rimangono gli eroi: la Marvel pesca dal mazzo il jolly che non t’aspetti e punta sui Guardiani. Un azzardo con tutte le carte in regola di GianLorenzo Franzì 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 C’È UNA STRATEGIA IN CORSO, all’interno degli studi della casa editrice Marvel Comics: preso atto dell’enorme successo dei film direttamente prodotti da lei - con i nuovissimi e dinamici Marvel Studios, che hanno sfornato blockbuster assoluti come Iron Man, Thor e Avengers - e considerando che i diritti su alcuni eroi “storici” sono appannaggio di altre case di produzione - parliamo degli X-Men e dei Fantastici Quattro con la Fox, di Spider-Man con la Sony - i creativi di Park Avenue stanno lentamente mettendo da parte i superesseri di cui non possono parlare al cinema spostando il fuoco su eroi meno conosciuti, ma sempre appartenenti a quel pantheon mitico e soprattutto pieno di storie da raccontare che è il Saga divertente, con una miscela riuscita tra Guerre stellari, Avengers e tanto “cinema B” loro universo. È in quest’ottica che va vista la rinascita editoriale dei Guardiani della Galassia, gruppo spaziale nato tantissimi anni fa ma solo recentemente protagonista di un mensile autonomo: e che adesso sbarca e sbanca al cinema per mano dell’ex Troma James Gunn, autore che diverte perché si diverte a raccontare di un super team composto da un procione e un albero parlanti, dalla figlia di un criminale, da un ex deportato e da un Peter Pan fuori di testa. Questo è il curriculum di partenza di Guardians of The Galaxy, che fin dalla prima inquadratura dà l’emozione di una space-saga con una miscela riuscita di Guerre stellari, Avengers e tanto “cinema B” pieno di vitalità ed energia. Avventura, dramma e commedia sono dosati al bilancino, ma sempre con passione; e lo spirito sincero e dissacrante dei personaggi, quindi per traslato del regista, fa il resto, restituendo un film che colma la distanza fra Spielberg e J.J. Abrams - come dire, la miglior fantascienza al cinema di ieri e di oggi. È in questo senso che questo nuovo tassello Marvel divertentissimo e appassionato sembra suonare le stesse note che toccava Lucas tanti anni fa (e ora non più), ed è così che si appresta a diventare (uno dei) miglior cinecomic di sempre, senza toccare gli abissi di depressione e/o ossessione del Nolan batmaniano e senza avvicinarsi al vuoto pneumatico di un qualsiasi Transformers. Ma restando felicemente in volo, in mezzo. novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 47 e Gala Steven Soderbergh si dà alla televisione. E il risultato è The Knick: al livello della sua fama MOLTI SI CHIEDONO se e quando Steven Soderbergh terrà fede al suo proposito di smettere con il cinema. Di fatto ha mantenuto la parola, dato che la sua ultima fatica Dietro i candelabri è in realtà un film tv prodotto dalla HBO, un successo di critica e di pubblico che deve avergli dato fiducia. Inevitabile l’approccio alla serialità, a modo suo ovviamente. The Knick – ospitata tra i Gala del Festival di Roma – racconta le avventure del Dr. John Thackery, geniale chirurgo che all’alba del ventesimo secolo prende le redini del Knickerbocker Hospital, raccogliendo l’eredità del suo mentore morto suicida. L’ospedale è in difficoltà, ma il team vuole fornire un’assistenza sanitaria moderna, rivoluzionaria, e nelle dieci puntate della prima stagione scopriremo come e quali complicati intrecci si formeranno. Trama a parte, The Knick (vedi pag. 76) è un prodotto di altissimo livello, curiosa e affascinante traslazione temporale di un riuscitissimo mix tra E.R. e House, a cui Soderbergh, che ha diretto tutti gli episodi della prima stagione, ha aggiunto una potente componente politica e sociale, spaziando dalla discriminazione razziale, quella perpetrata nei confronti del dottor Algernon Edwards, eccellente chirurgo ma di colore, all’aborto, fino agli attualissimi problemi del sistema sanitario americano, non risolti dalla riforma Obama. Il tutto confezionato con grande classe, con la dovizia di particolari a cui Soderbergh ci aveva abituati all’inizio della sua carriera, quella di Delitti e segreti, di cui ritroviamo a tratti la pedante perfezione formale, volutamente sporcata da una regia opportunamente schizofrenica. Nei panni del Dr. Thackery troviamo un magnifico Clive Owen, luminare cocainomane e dalle multiple personalità. Un alter ego dello stesso Soderbergh, che prima o poi deciderà cosa vuole fare da grande. Per ora la televisione sembra divertirlo, dato che per il 2015 sono previsti la seconda stagione di The Knick e il debutto della serie tratta dal suo film The Girlfriend Experience. Tifiamo tutti per Sasha Grey protagonista. PARLANDO “SERIALMENTE”... di Alessandro De Simone 48 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 i film Pop sì, ma di qualità: le quattro perle da collezione nella sezione Gala GEMME D’AUTORE Escobar: Paradise Lost (di Andrea Di Stefano) Andrea Di Stefano, attore per Bellocchio, Argento, Özpetek e Ang Lee, esordisce come regista con un film che ha la scattante energia di un B-movie e può avvalersi di un protagonista di richiamo come Benicio Del Toro. Girato a Panama e ambientato nella Colombia dei narcos, il film racconta del giovane Nick (Josh Hutcherson), turista e surfista canadese, che incontra Maria e se ne innamora. Non può sospettare che la ragazza sia la nipote del boss della coca Pablo Escobar (Del Toro), giunto ormai agli ultimi anni del suo regno. 50 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 Escobar: Paradise Lost è un thriller d’azione e tensione, condotto con mano ferma e con un Del Toro magnetico e fisicamente camaleontico. Certo, il film utilizza gli stereotipi del genere e può essere visto come un compendio di situazioni colombiane ad uso del pubblico americano ed europeo. Certo, Nick si trova preso in una serie di svolte che lo fanno essere più l’eroe di un’avventura che non un verosimile personaggio. Ma non è questo che si chiede al film: che è racconto romanzesco e romantico, con una buona dose di violenza. Il mare del tropico, la giungla, la corruzione, le stravaganze, il sangue. Più l’Escobar di Del Toro, tutto droga e famiglia, un bravo sia pur mostruoso ragazzone dai toni populisti cui sembra sia capitato per caso di trafficare in droga e che con questo commercio tiene in piedi l’economia locale. Del Toro non è il Brando del Padrino, ma è pur sempre convincente come papà, come amata figura pubblica e come esperto criminale. Insomma, l’esordiente e ambizioso Di Stefano lascia il segno. BRUNO FORNARA Still Alice (di W. Westmoreland, R. Glatzer) Oltre 36 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da Alzheimer. Entro il 2050, 1 persona su 85 sarà colpita dalla malattia. Basterebbero questi numeri a giustificare l’interesse per un film come Still Alice, non il primo a tema ma inedito nell’approccio in soggettiva. Tratto dal bestseller di Lisa Genova e diretto da Wash Westmoreland e Richard Glatzer (quest’ultimo affetto da SLA), è incentrato su una professoressa universitaria (Julianne Moore), cui viene diagnosticata una forma precoce di Alzheimer. L’ottica spostata sulla protagonista finisce per sacrificare il côté familiare (peccato perché i personaggi sembrano interessanti e gli interpreti partecipi, da Alec Baldwin a Kate Bosworth, da Hunter Parrish alla sorprendente Kristen Stewart), ma si rivela efficace a sprofondarci nell’abisso della malattia. La sua forza è questa soggettiva sdoppiata in cui la Alice sana, quella di un tempo, osserva la Alice di ora, sempre più irriconoscibile. Funzionale in questo processo l’uso insistito degli specchi e quello della tecnologia, con la protagonista che usa il proprio smartphone o il pc per aiutare la persona che sta diventando a ricordare e, nel caso, ad agire come si deve. Il progressivo scivolamento di Alice nello spazio bianco dove non ci sono più parole, significati e ricordi, avviene senza la temuta enfasi melodrammatica. Anche se la performance spaccacuore della Moore è di quelle che nemmeno l’Academy – finora ingenerosa con l’attrice – potrà ignorare. GIANLUCA ARNONE Eden (di Mia Hansen-Løve) Parigi, 1990. Qualcosa si muove nei bassifondi della musica dance. Una sorta di “maggio francese” sonoro che vede Paul tra i pionieri, insieme a un duo di ragazzi dimessi che si fanno chiamare Daft Punk, destinati a diventare l’ensemble di elettronica più famoso del mondo. La fanzine “Eden” diventa il testo sacro di una forma più ossessiva di house, il cosiddetto garage. Inglesi e americani parlano di “french touch”. La rivoluzione ha inizio. Mia Hansen-Løve racconta una generazione che riparte da zero. Di un ventennio prima le ideologie, degli anni 80 il riflusso. Adesso tocca rimettere in circolo le energie, prima di tutto creative, in un contesto già lisergico di suo. L’insostenibilità dell’essere, che investe uno degli amici di Paul, è diffusa; le difficili relazioni sentimentali fanno presagire (melo)drammi più vasti, in un film che pare la decalcomania estetica di Désordre – Disordine (Assayas, 1986) però con sceneggiatura di Philippe Garrel. Nonostante Paul sia il centro di gravità permanente della storia, Eden è una polifonia con l’ambizione di raccontare i ventenni di un decennio che sta tornando di moda, prosciugato da molti suoi riferimenti iconici e invece saturo di suoni moderni ancora oggi. Nel cast volti del cinema francese. A parte i Daft Punk nel ruolo di se stessi, da segnalare il giovane protagonista Félix de Givry. MAURO GERVASINI novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 51 i film L’amore bugiardo (di David Fincher) Una donna (R. Pike) sparisce il giorno del suo quinto anniversario di matrimonio. Principale indiziato: il marito (B. Affleck). Nonostante lo spunto, L’amore bugiardo di Fincher non è un thriller. Manca la detection e anche la suspense abita altrove. È allora un mélo? Potrebbe, se il regista amasse i suoi personaggi. Il fatto è che questo Amore bugiardo appare ogni volta altro dalle nostre presupposizioni. Più che essere, non è: né mistery né comedy né dramedy. Testo mimetico, che si camuffa dietro un nickname che non rimanda a nulla, se non a se stesso. Come The Social Network. Curioso che pure stavolta le forze rigeneratrici del capitalismo Usa vengano ricondotte a pulsioni narcisistiche collettive e individuali. Che la vera merce del millennio sia ancora una volta l’intimità? E poi la donna scomparsa non è diversa dall’oggetto nella cultura del packaging e dall’amico nella socialità facebookiana. È solo vuoto e desiderio. Come questo film. GIANLUCA ARNONE 52 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 E GLI ITALIANI? Dopo Venezia, i nostri non concedono il bis: dai Milionari a Biagio, manca sempre qualcosa. Con un’eccezione: Fino a qui tutto bene di Federico Pontiggia C HE ITALIA CHE FA? Se Venezia aveva convinto con il tris Martone, Munzi e Costanzo, Roma non bissa, e non c’è da stupirsi: non abbiamo abbastanza qualità per mettere in cartellone sei film di valore in due mesi. Nel concorso – non concorso di Roma, ovvero Cinema d’Oggi (CdO), Alessandro Piva racconta con stile classico, sul modello del gangster movie di formazione alla Quei bravi ragazzi, I milionari: derivazione libraria, focus psicologico sul wannabe borghese e camorrista per inerzia Francesco Scianna, un prodotto onesto, dignitoso, ma nulla più. Poi, Biagio (CdO) di Pasquale Scimeca: cristico, pauperista, francescano e quel che volete, ma dopo 100 anni e passa di storia del cinema non può esistere così com’è. Va bene il naïf, ma si esagera, c’è conversione ma non sulla via dell’update poetico-formale. Opposto il problema de La foresta di ghiaccio (CdO), opera seconda del talentuoso Claudio Noce: sequenze persino mozzafiato, regia che vuole e sa osare, ma la sceneggiatura non è all’altezza delle ambizioni del soggetto, che mischia Balcani, fratellanza, redenzione e vendetta. Bravi gli interpreti (Adriano Giannini, Emir Kusturica, Ksenia Rappoport e Domenico Diele), ma troppi buchi, vuoti e omissis drammaturgici. Se Soap Opera (Gala), film d’apertura di Alessandro Genovesi, è metafora troppo facile e detrattiva, sono i Tre tocchi quelli buoni a dire per paradosso dell’intero festival: visione, concentrazione, velocità. Non solo per quello eponimo di Marco Risi (Gala), collage di storie di attori sfigati cui pare impossibile legarsi, ma per l’intera pattuglia tricolore vale il contrario: tutti e tre insieme, questi tocchi non li ha nessuno. Anzi, uno li ha: Fino a qui tutto bene (Prospettive Italia), opera seconda di Roan Johnson. Protagonisti cinque universitari a Pisa che stanno consumando l’ultimo weekend nella casa dove hanno convissuto, stretto amicizia, fatto feste, bevuto, amato e, sì, anche studiato. Fresco, vitale e libero, scorre che è un piacere, grazie ad attori sconosciuti quanto bravi, uno script “rubato” agli studenti intervistati e… la vita. La vita. /itonidellamoreilfilm @KochMediaIT 20 NOVEMBRE AL CINEMA www.itonidellamore.it Consigliato da intervista A breve sul nuovo set di Tarantino, l’ex Iena ci parla anche di Hope Lost e 2047: Sights of Death: “Non è facile trovare la chiave per accedere a personaggi oscuri” di Emanuele Rauco Michael Madsen Cattivo per finta UNA CAMICIA che pare una tela di Miró, lo sguardo sempre un po’ serrato, come se il sole lo colpisse in volto. Michael Madsen non è un tipo che fa fede al suo personaggio: è il suo personaggio. E quando lo incontriamo per parlare dei due film che sta promuovendo con la Ambi Pictures (2047: Sights of Death e Hope Lost, prodotti e diretti da cineasti italiani), l’ex Iena e amico di Tarantino non ci delude, visto che il periodo per lui è particolarmente ricco. Dei due film che stai promuovendo, Hope Lost sembra molto duro anche per i tuoi standard. In questo film c’è una violenza che non avevo mai visto prima. Ci sono due scene in particolare davvero disturbanti e sono credibili ed efficaci anche grazie al cast che produttori e regista hanno messo insieme, da Danny Trejo a Mischa Barton; e anche Sights of Death è notevole, con il grande Rutger Hauer come protagonista. Visto che in questo momento lavori molto, ci racconti come scegli i progetti? I buoni film oggi sono rari, soprattutto perché fare film costa molto meno di un tempo, e quindi chiunque pensa di poterlo fare. Quello che mi spinge a scegliere un personaggio, anche atroce e tremendo, è il fatto di potergli dare una coscienza, un’umanità, esplorare il lato “chiaro” del male. Non è facile trovare la chiave per accedere a personaggi così oscuri, andando anche contro la mia coscienza di uomo: H o p e L o s t ra cco n t a d i schiave e sfruttamento della prostituzione e il mio personaggio è ispirato a un uomo realmente esistiMichael Madsen con Harvey Keitel to, ma anche se fa male, e Steve Buscemi cerco di dare umanità done Le iene ve possibile. Un altro moti- 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 vo per cui scelgo sono i colleghi o le location, e in questo caso Sights of Death è perfetto: la storia è intrigante, i compagni erano fantastici (oltre a Hauer, Daryl Hannah, ndr) e Roma in cui abbiamo girato è eccezionale, con maestranze dedite e appassionate al proprio lavoro. A novembre comincio a girare The Hateful Eight con Quentin Tarantino. È la quarta volta che lavoro con lui, lo stimo come uomo e genio. E poi ho girato una love story nera a Las Vegas (Death in the Desert) e un film a Istanbul, appena finito (Magi). Insomma, mi tengo impegnato. Al di là dei tuoi film, sei un’icona per un certo tipo di cinema di genere. Sei d’accordo e cosa si prova? Sono felice di essere entrato nell’immaginario, anche se non credo di essere un’icona e faccio solo il mio lavoro. Se sono diventato ciò che sono come attore lo devo in parte a James Cagney, un attore di cui lessi la biografia da giovane e raccontava il modo in cui lavorava sui contrasti dei personaggi: se era il cattivo ne tratteggiava l’umanità e le ragioni, se era il buono i lati oscuri. Eroi con segreti, cattivi con lampi eroici. Ecco forse perché la gente mi ama. Visto che per questo motivo sei uno dei principali elementi di interesse nelle opere in cui appari, partecipi in qualche modo al processo creativo? Mi piacerebbe molto aiutare gli sceneggiatori, i produttori e i registi a creare il f i l m , p e rc h é h o s p e ss o grandi aspettative sui progetti che non sempre si traducono in grandi film. Ma credo giusto che ognuno abbia la propria idea, che faccia la propria parte nel processo produttivo, abbia il ruolo che gli spetta senza interferenze. novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 55 RITRATTI di Orio Caldiron Dark lady autodistruttiva, con King Vidor l’incontro più importante. Fisicità e fisica: che “salto di frequenza”! Lamarr Venere peccatrice 56 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 N Hedy Lamarr. A sinistra nel ritratto di Marco Letizia Nessun’altra attrice incarna meglio di Hedwig Eva Maria Kiesler gli splendori e le miserie dell’emigrazione sulla rotta ViennaBerlino-Hollywood, prima e dopo l’avvento del nazismo. Figlia di un direttore di banca e di un’ex-pianista entrambi di origine ebraica, nasce a Vienna il 9 novembre 1914. Studia recitazione con Max Reinhardt, che la dirige a teatro, mentre la si nota nelle sue prime apparizioni sullo schermo. La celebrità arriva soltanto con Estasi (1933) di Gustav Machatý che, premiato alla 2° Mostra di Venezia, fa della impacciata diciottenne che corre nuda nel bosco prima di tuffarsi nel lago il sex symbol degli anni trenta. Nell’autunno del ’37 – dopo una rocambolesca fuga dalla prigione dorata in cui il primo marito, l’equivoco mercante d’armi Fritz Mandl l’aveva rinchiusa – viene scoperta da Louis B. Mayer, il mogul della Mgm che la ribattezza Hedy Lamarr ancor prima dello sbarco in Usa. Negli studi californiani affollati di europei, per la nuova arrivata ci sono solo ruoli di straniera bellissima ma calamitosa. L’avventuriera traditrice di Un’americana nella casbah (1938), la spregiudicata rovinafamiglie di La febbre del petrolio (1940), la disinibita indigena di La sirena del Congo (1942) confermano la sua strepitosa fotogenia, la marmorea fisicità di un corpo senz’anima. L’incontro più importante è quello con King Vidor per Il molto onorevole Mr. Pulham (1941), un’amara commedia che si interroga sull’american dream dove è un’immigrata europea dallo spiccato accento austriaco decisa a affermarsi a ogni costo, diventando più americana degli americani. Negli alti e bassi di una carriera diseguale, si cimenta in tutti i generi, nel musical e nell’esotico, nello spionistico e nel drammatico, accanto ai divi del momento da Charles Boyer a Clark Gable, senza mai allontanarsi troppo dal personaggio della predatrice compulsiva e scandalosa. Nel ’46 tenta la produzione indipendente con Venere peccatrice, il piccolo capolavoro noir firmato Edgar G. Ulmer che rivela le fragilità di una autodistruttiva dark lady in cui si riconosce. Quando DeMille la vuole per Sansone e Dalila (1949), fumetto biblico magniloquente, la popolarità della diva è al massimo. In coppia con Victor Mature, la sua abbagliante sensualità fa fremere le platee. Ma negli anni seguenti siamo già al fine partita. La sua vita privata, in cui colleziona sei mariti, due figli, innumerevoli relazioni, è sempre più in bilico tra laceranti conflitti emotivi che confida allo psicoanalista e momenti di grande lucidità in cui gioca in Borsa con successo. La stampa si occupa di lei solo in occasione degli arresti per cleptomania. Se ne ricorda Andy Warhol nel suo film Hedy the Shoplifter del ’66, spericolato omaggio alla “donna più bella del mondo” ormai sfiorita. Ma la rivincita arriva quando nel 1997 l’Electronic Frontier Foundation le conferisce il Pioneer Award per l’invenzione del frequency hopping, il salto di frequenza che aveva brevettato più di cinquant’anni prima, rivelatosi alla base della moderna telefonia mobile. “Era ora”, commenta la coriacea ultraottantenne che il 19 gennaio 2000 scompare in Florida. Nasceva un secolo fa, per Andy Warhol era la “donna più bella del mondo” novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 57 OGNI LEGGENDA HA UN INIZIO. La vera storia del gruppo icona degli Anni ‘60. IN BLU-RAY E DVD DAL 19 NOVEMBRE PER VISUALIZZARE I CONTENUTI EXTRA DEL FILM SCARICA L’APP DI AR-CODE E INQUADRA L’IMMAGINE I TOP 5 60 al Cinema OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO Due giorni, una notte 62 66 Frank 65 Storie pazzesche 69 Calvary Il sale della terra 64 66 No Good Deed Tre cuori 67 Sils Maria 68 Adieu au langage 60 Due giorni, una notte 62 Il sale della terra 64 Tre cuori 65 Storie pazzesche 65 Trash 66 Frank 66 No Good Deed 67 Sils Maria 68 Adieu au langage 69 Preview Calvary Il ragazzo invisibile Magic in the Moonlight Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate - 3D Ritorno a casa Sognando Masterchef novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 59 i film del mese C'è un cuore, un'anima e un corpo a pezzi nel nuovo lavoro dei Dardenne 60 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 DUE GIORNI, UNA NOTTE I fratelli belgi non arretrano di un centimetro: ecce homo al tempo della crisi. Straziante la Cotillard In uscita Regia Jean-Pierre e Luc Dardenne Con Marion Cotillard, Fabrizio Rongione Genere Drammatico (95’) C è un cuore, un’anima e un corpo smembrato nel nuovo film dei fratelli Dardenne. Il cuore che suda, sanguina, pulsa, è di Marion Cotillard, che “alla prima” con i maestri belgi conserva il sapore di ruggine e ossa che le aveva lasciato addosso Audiard: sfibrata, smunta, scarmigliata, completamente off glamour, mai così veracemente bella. E brava. ’ È nuda, tant’è fragile. E vinta. La sua rassegnazione può farti ammattire. Chi scommetterebbe sulla sua riuscita? Neanche il tempo di rialzarsi da una depressione, che lei sprofonda di nuovo, messa al tappeto dall’azienda che le ha messo tra i piedi la tagliola del licenziamento: d’altra parte, perché pagare uno stipendio in più quando puoi ottenere stessa resa a minor costo (ovvero quando gli altri possono lavorare di più, per lei)? La palla passa ai suoi sedici colleghi, cui è stato promesso un bonus di mille euro all’anno se voteranno sì alla rimozione della donna. Non è la legge della crisi ma la logica del Capitale, nessuno se ne scandalizza più (e non è questo forse lo scandalo?). Sandra – il nome della nostra riluttante eroina – è sul punto di arrendersi. Chi voterebbe mai a suo favore? I Dardenne interpellano tutti, certo, ma il dilemma morale è altrove, e riguarda appunto la scelta di Sandra: arrendersi all’evidenza o provarci? Rintanarsi a letto o convincere i colleghi nonostante tutto? Ma tutto cosa? Ciò che impressiona di più di questo vagabondaggio alla ricerca di solidarietà è l’arrogante debolezza dell’egoismo: non ha ragion d’essere, mille euro all’anno non ti cambiano la vita, eppure… Eppure il male ha messo radici. Due giorni, una notte, questo tempo circoscritto e insieme assoluto - un tranquillo weekend di Passione nella via crucis di Sandra - mantiene intatta la forza del cinema dei Dardenne, che è quella della rivelazione: laddove altri avrebbero cavato fuori uno scontato pamphlet sulla crisi, i due belgi cercano ancora una volta Adamo, rifiutando qualunque forma di mediazione politicosociale. Palese d’altra parte come non ci sia (più) etica nel capitalismo (con buona pace di Weber) né vicinanza tra il proletariato (con tanti saluti a Marx). Forse una volta c’erano le classi e uno schema di rappresentazione del mondo. Oggi rimangono al massimo un corpo sociale smembrato e una dilagante guerra tra poveri. Ma anche queste sono definizioni di comodo. Per i Dardenne ci sono essenzialmente uomini e donne. Alcuni ti voltano le spalle, altri te ne offrono una su cui piangere. C’è l’azienda ma anche la famiglia, autentica anima di questa storia. Il dirigente infido e l’amore paziente di un marito. E ci sono, come sempre nel loro cinema, i bambini, custodi di una rinnovata speranza. Persino oggi. Anzi, oggi più che mai. GIANLUCA ARNONE novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 61 i film del mese IL SALE DELLA TERRA Il capolavoro di Wenders per “ritrarre con la luce” i capolavori di Salgado In sala Regia Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado Genere Documentario (109’) FOTOGRAFARE. Dal greco: scrivere con la luce, ritrarre. In pochi lo hanno saputo fare, lo sanno fare, come Sebastião Salgado, raccontato da Wim Wenders (e dal figlio Juliano Ribeiro Salgado) nello splendido documentario The Salt of the Earth, presentato in Un Certain Regard al Festival di Cannes (Premio Speciale della Giuria), e recentemente nella sezione Wired Next Cinema del Festival di Roma. Seguendo il fotografo negli ultimi viaggi, e ascoltando dalla sua voce la storia dei suoi scatti più importanti, il regista tedesco dà vita ad una creazione che alimenta il cinema con il suo nutrimento primario: l’immagine. Il sale della Terra sono gli uomini, seguiti 62 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 da Salgado in 40 anni di carriera: alcuni tra i fatti più sconvolgenti della nostra storia - conflitti internazionali, carestie sono stati immortalati nel bianco e nero inconfondibile, di rara potenza, del fotografo brasiliano. Da Other Americas a Sahel, The End of the Road, da Workers a Exodus, il lavoro di Wenders e Salgado Jr. tenta di riscrivere, attraverso una nuova luce, l’interminabile cammino di Salgado, la completa adesione di quest’uomo al “momento” che ha saputo fermare, consegnando alla Storia le troppe, innumerevoli storie che l’umanità avrebbe altrimenti continuato ad ignorare. Il genocidio in Rwanda, quello più recente dei Balcani: Salgado ha “catturato” questioni che hanno rischiato di “allontanarlo” dal suo soggetto principale, l’uomo. Con il quale lo stesso fotografo ha finito per non riconoscersi più. Solamente più tardi, realizzando Genesis, l’incontro ravvicinato con la fauna e la flora selvagge, unitamente al grandioso progetto portato avanti con la moglie e il figlio, atto al rimboschimento di quella che un tempo era (solo) la loro tenuta in Brasile (e ora è un parco nazionale), Salgado - secondo Wenders - ha avuto una sorta di risarcimento dopo la disperazione di cui è stato testimone: “Non ha soltanto consacrato Genesis alla natura, dice il regista, ma è proprio la natura ad avergli permesso di non perdere la sua fede nell’uomo”. VALERIO SAMMARCO Alimenta il cinema con il suo nutrimento primario: l’immagine i film del mese TRE CUORI Possente impianto mélo per un viaggio verso, dentro la morte In sala Regia Benoît Jacquot Con Benoît Poelvoorde, Charlotte Gainsbourg Genere Drammatico (106’) TUTTO NASCE DAL CASO, da sguardi che si sfiorano. Un incontro inatteso, di notte, in una città della provincia francese, fra un uomo e una donna. Due figure solitarie che si incamminano, senza conoscersi eppure già ben conoscendosi, una a fianco dell’altra, che si esprimono per poche parole e fondamentali piccoli grandi gesti. Inizia così 3 cœurs di Benoît Jacquot. Un viaggio verso, dentro la morte compiuto con magistrale equilibrio e una crescente tensione narrativa, visiva, musicale. Ne sono protagonisti Marc, impiegato, alla soglia dei cinquant’anni, e Sylvie, quasi quarantenne che lavora nel negozio d’antiquariato di famiglia. Il cuore, nel senso dei sentimenti e della 64 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 malattia, regola e scompagina con le sue aritmie gli orari, le attese, gli appuntamenti. Marc e Sylvie si perderanno e Marc troverà, senza saperlo, nella sorella della possibile amata, Sophie, la donna con la quale costruire una famiglia. Jacquot tesse una possente tela mélo dove ogni interprete è adeguato al personaggio: Charlotte Gainsbourg, immensa nel ruolo di Sylvie; Chiara Mastroianni nei panni di Sophie; Catherine Deneuve e Benoît Poelvoorde in quelli della madrematrona che tutto controlla e dell’uomo sofferente di cuore che non ha smesso di amare Sylvie. 3 cœurs è un film che vive di oggetti (un accendino, le fotografie appese alle pareti, gli abiti indossati da Sylvie), di gesti ripetuti, delicati e indelebili (quello abituale che compiono le sorelle portandosi le dita alle labbra), di occhi, mani, corpi che si cercano, vicini e lontani, per le stanze, su Skype, dietro un vetro. Personaggi che, in maniera diversa, si avviano verso un altrove, unico luogo possibile dove ri-trovarsi felici, dopo avere chiuso gli occhi. In un film in cui, con struggente naturalezza, in tre momenti decisivi entra in campo la voce di un narratore come se fossimo, e lo siamo, dentro un romanzo dove non si ha paura di esprimere i molti battiti del cuore descrivendoli e filmandoli con rara intensità. GIUSEPPE GARIAZZO Rara intensità, ogni interprete è adeguato al personaggio TRASH Operazione The Millionaire. Ma Daldry non è Boyle discarica di Rio e passano i loro giorni a smistare rifiuti per venderli a peso. Un giorno s’imbattono in un borsello contenente soldi, una carta d’identità, una mappa e una piccola chiave che apre un armadietto in cui sono stipati gli “scheletri” di un politico locale disonesto. Storia modello “Davide contro Golia”, che pur parlando di favelas, corruzione e religiosità - tre aspetti chiave della società brasiliana si rivela fin troppo leggera per lasciare il segno. Eccellenti i giovani interpreti (Tevez, Luis e Weinstein), tutti non professionisti ma dotati di un carisma innato. Il problema è che lo script di Richard Curtis è a corto di idee, mentre Stephen Daldry è così preoccupato di non dispiacere a nessuno (produzione in primis) da non piacere probabilmente nemmeno a se stesso. GIANLUCA ARNONE L’HANNO RIBATTEZZATO il gemello sudamericano di The Millionaire. E in effetti Trash di Stephen Daldry (vincitore a Roma) punta a rinverdire i fasti dell’esotismo in salsa hollywoodiana riusciti a Danny Boyle nella sua sortita indiana, ma il risultato stavolta è ampiamente inferiore. Tratto dal romanzo originale di Andy Mulligan (ambientato in un generico paese emergente), il film è incentrato su tre adolescenti che vivono vicino a una Anteprima Regia Stephen Daldry Con Rickson Tevez, Eduardo Luis Genere Commedia (112’) STORIE PAZZESCHE Dark comedy a episodi per inquadrare l’Argentina di oggi In uscita Regia Damián Szifrón Con Ricardo Darín, Oscar Martínez Genere Commedia (122’) UN OGGETTO MISTERIOSO in concorso all’ultimo Festival di Cannes: tra pellicole impegnate, opere di denuncia e film di grandi autori conosciuti in tutto il mondo, ha trovato spazio il bizzarro Storie pazzesche diretto dal misconosciuto regista argentino Damián Szifrón. Prodotto da Pedro Almodóvar, è un film a episodi che racconta diverse vicende grottesche che sfociano nel sangue e nella violenza: da un’esilarante sfida automobilistica tra due uomini che non se le mandano a dire, a una famiglia benestante che tenta di coprire il reato compiuto dal figlio, fino a un ingegnere alle prese con la rimozione forzata della sua auto. Una serie di sketch che possono apparire come semplici barzellette portate sul grande schermo ma che, dietro la superficie del divertissement scanzonato, nascondono un’interessante riflessione sulla difficile situazione odierna del paese di Szifrón: corruzione, cinismo e follie burocratiche sono gli ingredienti di questa piacevole pellicola, che ha nel surreale incipit (a bordo di un aeroplano) il maggior punto di forza. Rimane però la (piccola) delusione per un episodio conclusivo non all’altezza dei precedenti. Ottime le musiche di Gustavo Santaolalla. ANDREA CHIMENTO novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 65 i film del mese FRANK Gioiello "d'avanguardia". Superbo Fassbender ASPIRANTE MUSICISTA, Jon (Gleeson) si ritrova a sostituire il tastierista degli impronunciabili “Soronprfbs”, band d’avanguardia capitanata da Frank (Fassbender). Che lì in mezzo è “il più sano di tutti”, anche se nessuno sa quale sia il suo vero aspetto, visto che ispirazioni e psicosi, romanzo di formazione e libertà dissacrante. Supportato da uno straordinario lavoro sulle (e sulla creazione delle) musiche (curate da Stephen Rennicks), Frank dà il meglio di sé quando la band si “rinchiude” in una baita irlandese per concepire il nuovo album: ululati e theremin, osservazione e cattura del momento… Facile a dirsi: crisi e follie varie minano la convivenza e la riuscita del tutto. Jon lotta per far sì che Frank trovi il grande pubblico, ma la realtà è in quella bettola texana dove il film trova un finale bellissimo e malinconico: I Love You All, canta un magnifico Fassbender. La testona non c’è più: resta il genio. E una band di pazzoidi (compresa Clara Azar degli Autolux) a dargli corda. vive indossando una maschera di cartapesta, con tanto di “certificato medico”. Lenny Abrahamson si ispira liberamente alla figura di Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey, e tira fuori dal cilindro un gioiello che fonde VALERIO SAMMARCO di forza di No Good Deed. Avvincente soltanto nelle primissime battute, il film fa presto perdere l’interesse allo spettatore, diventando sempre più scontato con il passare dei minuti. Oltre alla continua sensazione di già visto, la pellicola è vittima di una serie interminabile di cliché drammaturgici e di dialoghi artefatti e poco credibili. Il regista Sam Miller, più adatto al passo delle serie tv che a quello del grande schermo, fatica a tenere la durata del lungometraggio e non riesce a ripetere i discreti risultati di Luther, il cui protagonista era lo stesso Idris Elba. L’attore, inoltre, è decisamente fuori parte e poco a suo agio nei panni del villain di turno; meglio Taraji P. Henson, nota ai fan della serie Person of Interest. In uscita Regia Lenny Abrahamson Con Domhnall Gleeson, Michael Fassbender Genere Commedia (95’) NO GOOD DEED Dal piccolo (Luther) al grande schermo, passo falso di Miller ed Elba In uscita Regia Sam Miller Con Taraji P. Henson, Idris Elba Genere Thriller (84’) ATLANTA. Terri (Taraji P. Henson) lascia il suo lavoro di procuratrice distrettuale per passare più tempo con i suoi due figli. Un giorno, invita in casa un uomo (Idris Elba) affascinante e gentile, rimasto in panne con l’automobile. Colui che sembrava un perfetto gentiluomo, una volta entrato nell’abitazione si trasforma in un criminale psicopatico, che terrorizza il nucleo familiare: Terri dovrà combattere per mettere in salvo se stessa e la sua famiglia. Fin dalla trama generale, si evince facilmente come l’originalità non sia certo il punto 66 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 ANDREA CHIMENTO SILS MARIA L’Effetto notte di Assayas. Per riflettere su attrice e personaggio In sala Regia Olivier Assayas Con Juliette Binoche, Kristen Stewart Genere Drammatico (124’) CLOUDS OF SILS MARIA (questo il titolo internazionale del film) – rimando al fenomeno del “Maloja Snake” che Olivier Assayas ripropone anche attraverso gli storici filmati di Arnold Fanck – è un’altra profonda riflessione sul ruolo dell’attore, sulla persona che si nasconde dietro al personaggio e sul personaggio che non riesce a lasciare andare la persona. Sul testo, sul significato e sul significante. E sul tempo. La sua inesorabilità e il mistero dietro al suo scorrere ineludibile. Come le nuvole che attraversano il passo del Maloja, fenomeno naturale mozzafiato e inspiegabile. È un gioco di sovrapposizioni e nuove forme, il film di Assayas, che chiede ad una Binoche inarrivabile di ragionare su se stessa, di nascondersi nel ricordo di un ruolo che non le appartiene più e di aprirsi ad una nuova consapevolezza di sé, radicata nel presente. Centrale, poi, è il ruolo dell’assistente Valentine (Kristen Stewart): è lei che quasi smette di preoccuparsi di organizzare l’agenda o gli impegni di Maria e incomincia - nel gioco di ruolo dato dalla “recita” del testo - a trasformarsi nel riflesso della donna, nella Sigfrid che Maria deve imparare a non cercare più. Finendo per sovrapporre (di nuovo) la finzione al vero, e sparire, proprio come una nuvola che solo fino a poco prima sembrava eterna. Assayas - che ha accettato di dirigere il film partendo da un soggetto pensato proprio dalla Binoche... - non racconta nulla di nuovo, in fin dei conti, considerando quante altre volte il cinema ha saputo confrontarsi con se stesso (da Godard a Fellini, da Truffaut ad Allen), e quante volte i suoi protagonisti hanno “lavorato sul proprio mestiere”. Ma il regista francese dimostra che si può ancora riflettere su un riflesso, giocare su diversi livelli il discorso del doppio (Maria e Valentine, Helena e Sigfrid, Jo-Ann Ellis e Jo-Ann Ellis...), allargando lo spettro d’introspezione: è un film che cala il sipario, Sils Maria, per poi riaprirlo nuovamente sul primo piano della Binoche. Che accetta la nuova parte pensata per lei. Dalla finzione. E dalla vita. VALERIO SAMMARCO Il titolo rimanda al suggestivo fenomeno del “Maloja Snake” novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 67 ADIEU AU LANGAGE Capolavoro o boiata pazzesca? L’ultimo Jean-Luc Godard non si giudica, si applaude Anteprima Regia Jean-Luc Godard Con Héloise Godet, Kamel Abdeli Genere n.d. (70’) CINEFILO O CINOFILO? Tridimensionale per fare spettacolo o accecare gli spettatori? La seconda: in una dissolvenza incrociata stereoscopica, tocca tenere un occhio aperto e l’altro chiuso, viceversa, blackout. Soprattutto, capolavoro o boiata pazzesca? Risponde il sommo Jean-Luc Godard con Adieu au langage, accolto all’ultimo Festival di Cannes da code bibliche, spintoni generosi e… standing ovation. Che poi gli applausi fossero per sincero apprezzamento o inconfessa incomprensione vai a saperlo. 70 minuti di durata (e lo spettro della Corazzata secondo Fantozzi…) e la musica, apertura e chiusura, che parla italiano: “Il potere agli operai! No alla scuola del padrone! Sempre uniti 68 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 vinceremo, viva la rivoluzione!”. Già, canta Lotta Continua: JLG (ri)va alla rivoluzione, con gli occhialini 3D e un film – un film? – che mette insieme Google e Solženicyn, Hitler (Machiavelli, Richelieu e Bismarck) e “la predisposizione al totalitarismo della democrazia moderna”, le nanotecnologie e il terrorismo, chiedendosi, tra mille altre cose, se “è possibile produrre un concetto d’Africa?”. Godard frulla vecchi film (il Mabuse di Lang, e non solo), il lago di Ginevra, una coppia, il cane, divide tra 1 La Natura e 2 La Metafora, esplode colpi di pistola, stressa in anamorfosi il 3D, riflette se la società possa accettare l’omicidio per combattere la disoccupazione, interroga sulla differenza tra un’idea e la metafora. Sono passati appena 20 minuti e non si capisce se il “film” è nuovo di suo o semplicemente ti ha fatto invecchiare, ma JLG ha una risposta buona per tutto: “L’esperienza interiore oggi è proibita nella società e in particolare nello spettacolo”, indi, becchiamoci il suo stream of consciousness, da rendere cinéma de papa – quello tanto vituperato dalla sua Nouvelle Vague – Michael Snow, Baruchello e Grifi. Ma Adieu o Ah Dieux? JLG serve entrambi, sfodera la dichiarazione universale del buon animale e afferma che gli uomini sono ciechi: la coscienza non ci permette di guardare il mondo. E anche questo film? FEDERICO PONTIGGIA La coscienza non ci permette di guardare il mondo. E questo film? i film del mese preview a cura di Manuela Pinetti MAGIC IN THE MOONLIGHT SOGNANDO MASTERCHEF IL RAGAZZO INVISIBILE LA VECCHIA EUROPA continua ad esercitare fascino su Woody Allen, che ha scelto stavolta l’assolato sud della Francia per la sua nuova commedia, ambientata negli anni venti e che narra dell’intrigo e del sentimento tra un celebre illusionista inglese (Firth) e la sedicente, giovane e affascinante medium Sophie (Stone), di cui l’uomo dovrà smascherare trucchi e inganni. Fotografia del Premio Oscar Darius Khondji. PER CREARE una buona ricetta l’armonia delle parti è più importante dei singoli elementi, proprio come accade con la musica. Forte di questo pensiero, e con un’abilità fuori dal comune tra i fornelli, il giovane Mark investe i risparmi destinati agli studi universitari per partecipare a un talent show culinario, col nobile scopo di salvare il ristorante di famiglia dal fallimento e diventarne chef. Incanterà tutti. TREDICI ANNI sono un’età bella e difficile: il corpo cambia, i rapporti con gli altri si fanno più complessi, le prime cotte straziano il cuore. Michele ha tredici anni, a scuola non è popolare, è timido e la ragazzina di cui è invaghito non lo degna di uno sguardo. Una mattina come tante altre si guarda allo specchio e si scopre invisibile: cosa potrà fare con questo straordinario superpotere? Regia Woody Allen Con Emma Stone, Colin Firth Regia Gina Kim Con Michelle Yeoh, Henry Lau Regia Gabriele Salvatores Con Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio RITORNO A CASA LO HOBBIT: LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE - 3D CALVARY I FANTASMI della rivoluzione culturale cinese sono più presenti che mai nell’intenso, struggente e romantico Coming Home, che ha strappato lacrime e applausi Fuori Concorso all’ultimo Festival di Cannes. Notevole la trasformazione di Gong Li nei panni di una donna dalla vita durissima tra tradimenti e solitudine, che al ritorno del marito dopo anni in un campo di lavoro viene colta da amnesia e non riesce più a riconoscerlo. CAPITOLO FINALE della trilogia, vede il gruppo capeggiato da Bilbo Baggins fronteggiare il drago Smaug, mentre Sauron è pronto a scatenare il suo esercito di orchi e gli elfi si mettono in viaggio per reclamare il tesoro custodito dal drago. Epico climax della saga che ha rifondato l’industria cinematografica neozelandese e consacrato l’enfant prodige Jackson nell’olimpo del fantasy internazionale. IRLANDA, giorni nostri. Per vendicare un abuso subito da un prete ormai defunto, un uomo decide di uccidere il parroco della sua città, un borgo di pescatori, annunciandoglielo in confessionale e dandogli una settimana di tempo per sistemare le proprie cose e riflettere. Padre James Lavelle (Gleeson) è uomo buono e amato, con una figlia in visita dal proprio passato e un enigma spirituale da sciogliere in tempi brevi. Regia Zhang Yimou Con Chen Daoming, Gong Li Regia Peter Jackson Con Martin Freeman, Ian McKellen Regia John Michael McDonagh Con Brendan Gleeson, Kelly Reilly novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 69 Dvd /// Blu-ray /// SerieTv /// Borsa del cinema /// Libri /// Colonne sonore TELECOMANDO A cura di Valerio Sammarco Dvd & Blu-ray Di “serie”: Twin Peaks, Gomorra Borsa del cinema Film d’essai e Peter Greenaway Libri Non solo Charlot, parla Er Monnezza Colonne sonore Frank, “testa” e cuore Biografia di un genio TELECOMANDO /// Dvd e Blu-ray ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Gomorra La serie Anche in Blu-ray la prima stagione dell’evento tv dell’anno A soli sei mesi dalla messa in onda, Gomorra – La serie arriva in Blu-ray e Dvd. La saga dei Savastano e la guerra tra due clan camorristici rivali in 12 avvincenti episodi arricchiti da due ore e mezza di contenuti speciali inediti ed esclusivi, tra cui alcune featurette realizzate dall’autore dell’omonimo bestseller e ideatore della serie, Roberto Saviano. Negli extra, oltre al videoclip dei Mokadelic, uno Speciale (Arte – La bellezza e l’inferno, il backstage, L’altra faccia di Gomorra) e le conversazioni con Roberto Saviano e l’attore Marco D’Amore (Interpretare il male, Crimine da esportazione, Onora la madre rispetta il figlio, Anime violate, Finzione e realtà). DISTR. 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT 72 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Laclasse deiclassici a cura di Bruno Fornara L’orribile verità Nelle commedie americane degli anni Trenta, lei e lui si incrociano, si incontrano, si mettono insieme e alla fine, dopo la conclusione del film, si sposano. Nelle classiche commedie del “rimatrimonio”, i due non ne possono più di essere sposati, divorziano, cercano altri compagni ma finiscono per accorgersi che è meglio tornare insieme. Una magnifica commedia “rimatrimoniale” è L’orribile verità di Leo McCarey. La ricerca della felicità di Lucy – Irene Dunne, adorabile! – e di Jerry – Cary Grant, fantastico! – viene premiata, dopo tante peripezie. L’orribile verità che il film nasconde è il sospetto del reciproco tradimento. Divorziano, lei trova un buzzurrone dell’Oklahoma, lui una gallinella del Sud. Alla fine, in una notte con la porta della stanza che non si chiude e certi discorsi fin troppo sofistici, finiscono a letto insieme mentre il lui e la lei dell’orologio a cucù si rintanano nello stesso sportellino... Grandi momenti di musica e canto: il gorgheggio con risatina della Dunne è stupefacente. Film meraviglioso. Regia Leo McCarey Con Irene Dunne, Cary Grant Genere Commedia (Usa, 1937) Distr. Columbia Classics novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 73 TELECOMANDO /// Dvd & Blu-ray ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Lo Hobbit - La desolazione di Smaug In attesa del terzo, conclusivo capitolo (La battaglia delle cinque armate, in sala a Natale), arriva dal 19 novembre in Blu-ray (anche 3D) e Dvd l’Extended Edition de Lo Hobbit - La desolazione di Smaug, secondo episodio della trilogia firmata da Peter Jackson. 25 minuti di scene inedite e più di 9 ore di nuovi contenuti speciali, che includono il commento audio del regista, produttore e sceneggiatore Peter Jackson e di Philippa Boyens, co-produttrice e sceneggiatrice. In più “Le Appendici”, un documentario in più parti incentrato su vari aspetti del film e della trilogia, e molto altro ancora. DISTR. WARNER HOME VIDEO Le mani sulla città Disponibile per la prima volta in Dvd, il film Leone d’Oro del 1963 di Francesco Rosi con Rod Steiger nei panni del costruttore Edoardo Nottola, consigliere comunale di un partito di destra, denunciato a seguito del crollo di un palazzo in un vicolo di Napoli, probabilmente costruito in maniera abusiva. Interpretato anche da Salvo Randone, Guido Alberti, Carlo Fermariello, Angelo D’Alessandro e Dany París, il film è arricchito da interessanti extra, curati da Umberto Rondi: interviste esclusive a Roberto Saviano e a Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, oltre al commento audio di Francesco Rosi. DISTR. MUSTANG ENTERTAINMENT 74 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 Transformers 4 L’era dell’estinzione C inque anni dopo i catastrofici eventi che hanno distrutto Chicago, la CIA ha segretamente deciso di mettere fine alla presenza dei Transformers sul suolo terrestre. Persino il leader degli Autobot, Optimus Prime, è costretto a nascondersi, almeno finché Cade Yeager, un inventore temerario ma sfortunato, finisce accidentalmente per ritrovarlo. Quarto capitolo della saga Hasbro diretta da Michael Bay, arriva in Blu-ray, Dvd e Blu-ray 3D dopo aver incassato oltre 1 miliardo di dollari in tutto il mondo: interpretato da Mark Wahlberg e Stanley Tucci, Transformers 4 – L’era dell’estinzione è arricchito – per le versioni Bluray – da un disco aggiuntivo con oltre tre ore di contenuti speciali, tra i quali un’intervista a Michael Bay (sull’approccio alle sequenze mozzafiato del film) e “Generazione 2”: sguardo sulle nuove facce della saga, quelle umane e quelle delle macchine. DISTR. UNIVERSAL PICTURES H. E. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Twin Peaks The Entire Mistery: 10 dischi, 30 episodi. “Chi ha ucciso Laura Palmer?” La città incantata Dragon Trainer 2 Il più grande capolavoro di Hayao Miyazaki, vincitore del premio Oscar nel 2003 come miglior film d’animazione, arriva finalmente in Bluray. Ancor prima di essere distribuito negli Stati Uniti e in Europa, era già considerato il primo film non americano della storia ad aver incassato 200 milioni di dollari. Chihiro è una ragazzina di dieci anni convinta che l’intero universo debba sottostare ai suoi capricci. Quando i suoi genitori le dicono che devono cambiare casa, la bambina si aggrappa al ricordo dei suoi amici e di un mazzo di fiori, e parte per un viaggio che si rivelerà denso di sfide e cambiamenti. Indimenticabile. Arriva il 24 novembre, in Blu-ray e Dvd, il film d’animazione campione d’incassi del 2014: il secondo ed emozionante capitolo dell’epica trilogia di Dragon Trainer ci riporta nel fantastico mondo dell’eroico vichingo Hiccup e del suo fedele drago Sdentato. L’inseparabile duo, deve proteggere la pace e salvare il futuro degli uomini e dei draghi dal loro nemico assetato di potere: Drago. Extra a non finire, tra i quali Drago Statistiche di Fishleg, La macchina da guerra di Dragon, Il mondo del Drago di Berk, Invenzioni per il volo di Hiccup, Scene eliminate, trailer, galleria d’immagini, video musicali e molto, molto altro ancora. DISTR. LUCKY RED MAESTRI Solamente qualche settimana fa l’annuncio shock: “Nel 2016 arriveranno nuovi episodi successivi a Twin Peaks”, sempre firmati da David Lynch. Quale occasione migliore, nell’attesa, se non quella di andare a rispolverare i 30 episodi che cambiarono per sempre il concetto di serialità televisiva? Dal 19 novembre, in cofanetto Blu-ray, potremo tornare a immergerci nelle suggestive e sulfuree atmosfere di Twin Peaks, piccola cittadina montana situata nello stato di Washington, a cinque miglia dal confine tra Stati Uniti e Canada. Famosa per i suoi boschi, le cascate e le migliori torte di ciliegie dello stato, Twin Peaks è un paradiso di tranquillità, dove rilassare lo spirito e godersi i sani piaceri della vita. Il 24 febbraio 1989 però, la città viene scossa da un fatto agghiacciante: la giovane liceale Laura Palmer, la ragazza più popolare della scuola e ben vista nella comunità, viene ritrovata morta assassinata nei pressi del fiume, nuda e avvolta nella plastica. Il fatto, di feroce brutalità, provoca un dramma collettivo in tutta la città. “Chi ha ucciso Laura Palmer?”… DISTR. UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT DISTR. 20TH CENTURY FOX H.E. STANLEY PER SEMPRE Kubrick - The Masterpiece Collection Otto Blu-ray in cofanetto. Packaging mozzafiato e libro fotografico 8 film in Blu-ray, 2 dischi bonus, un libro fotografico da collezione di 78 pagine, The “Kubrick remembered” documentary letter e una art card realizzata da Christiane Kubrick, attrice, pittrice, cantante e ballerina tedesca nonché ultima moglie di Stanley Kubrick. Otto capisaldi della filmografia kubrickiana – Lolita, Il dottor Stranamore, 2001: Odissea nello spazio, Arancia meccanica, Barry Lyndon, Shining, Full Metal Jacket e Eyes Wide Shut – più cinque documentari: oltre all’inedito Kubrick Rememberer (83 minuti nella vita del grande regista, con interviste alla moglie, alla famiglia e ai colleghi), Stanley Kubrick: A Life in Picture (2001), O Lucky Malcom! (2006), Once Upon a Time… A Clockwork Orange (2011) e Stanley Kubrick in Focus (2012). DISTR. WARNER HOME VIDEO Ogni maledetta domenica Contenuti speciali inediti per la “15th Anniversary Edition” del film di Oliver Stone, che dirige uno straordinario cast (in primis il coach Al Pacino, poi Dennis Quaid, James Woods, Cameron Diaz, Jamie Foxx, LL Cool J) per raccontare le vicende di una malridotta squadra di football americano. Negli extra mai visti prima: “Any Given Sunday: Anything Can Happen”, scene di football inedite commentate dal regista, oltre al making of del film, ai 3 video musicali, alle scene inedite e quelle aggiuntive, al commento di Stone e di Jamie Foxx, all’audizione dell’attore e altro ancora. Touch Down! DISTR. WARNER HOME VIDEO novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 75 TELECOMANDO /// Serie Tv ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- The Knick [CANALE 110 DI SKY] Dall’11 novembre, in prima serata, la serie di Soderbergh con Clive Owen D opo la recente presentazione al Festival di Roma, Sky Atlantic HD (ch. 110), trasmette dall’11 novembre, ogni martedì in prima serata, i dieci episodi di The Knick, serie tv diretta da Steven Soderbergh e interpretata da Clive Owen. Creata da Jack Amiel e Michael Begler, la serie è ambientata nel 1900 e racconta le vicende del dottor John Thackery: dopo l’improvviso suicidio del suo filminorbita 76 mentore, John assume la guida del reparto di chirurgia del Knickerbocker Hospital, noto semplicemente come “The Knick”. Geniale e cocainomane, il medico (la cui figura è ispirata al chirurgo William Stewart Halsted) detesta la concorrenza e accoglie non di buon grado l’arrivo di un altro dottore (André Holland), di origine africana ma formatosi in Europa. “Le serie tv ambientate negli ospedali hanno avuto sempre successo perché la posta in palio è alta: si parla di vita e di morte. A quell’epoca c’erano progressi continui, e il mio personaggio si assume dei rischi, non si ferma davanti a nulla”, dice Clive Owen, che aggiunge: “Non mi preoccupo mai di far sì che i personaggi che interpreto siano simpatici, quello che conta è affrontare i ruoli cercando di capirli. Solamente così si può riuscire a renderli credibili”. a cura di Federico Pontiggia Senza muro Via col vento Bob’s Burger’s 4 Studio Universal Studio Universal Fox Animation A 25 anni (9 novembre 1989) dalla caduta del Muro, il lunedì alle 21.15 quattro film, da Il sipario strappato a Gorky Park. Nel 75° anniversario, il 30 alle 17 torna il filmone da 8 Oscar e fama imperitura: “Dopotutto, domani è un altro giorno”. Dal 6 novembre ogni giovedì alle 21.50, la serie animata vincitrice dell’Emmy 2014: panini, risate e… musical. rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 SMART TV PC TABLET SMARTPHONE TELECOMANDO S /// Borsa del cinema ///------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ i può definire d’essai un film che nelle sale aderenti alla FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai) raccoglie poco più del 6% dei propri introiti? Evidentemente no, ma nella classifica dei 50 maggiori incassi d’essai della stagione 2013-14, resa nota in occasione del convegno mantovano di ottobre organizzato dalla FICE, compaiono film come Un boss in salotto, Una donna per amica e Sotto una buona stella, tutti titoli che, avendo ottenuto il bollino di film di interesse culturale, in base alla normativa vigente, diventano automaticamente d’essai. È chiaro che in questo meccanismo c’è qualcosa che non funziona e che è necessario intervenire con urgenza perché la confusione fra film autenticamente d’essai, che non a caso nelle sale FICE arrivano a rastrellare fra l’80 e il 90% del proprio totale, come accaduto nella stagione appena trascorsa a Oh Boy - Un caffè a Berlino, In ordine di sparizione, Father and Son e a moltissimi altri ancora, e film che non lo sono affatto, da una parte rende difficile quantificare i numeri e il peso del cinema di qualità e dall’altro rischia di penalizzare ingiustamen- te quegli esercenti che svolgono realmente una programmazione meritevole di essere assistita. Infatti alle agevolazioni e ai premi previsti per la programmazione d’essai oggi possono accedere anche sale che raggiungono le quote previste proiettando esclusivamente film che d’essai hanno solo un marchio ministeriale derivato, come già accennato, dal fatto di essere film di interesse culturale. Si tratta di un bollino che, allo scopo di sostenere la produzione nazionale, oggi viene ottenuto con estrema facilità. Il risultato è che le risorse a disposizione delle sale d’essai, già molto scarse e assai ridotte rispetto al passato, vengono suddivise fra un numero sempre più consistente di schermi, con la conseguenza che il singolo sostegno è diventato progressivamente sempre più esiguo e quindi poco utile. Al contrario, la funzione che svolgono le sale d’essai - quelle aderenti alla FICE sono 355 - è importantissima perché si tratta dei soggetti essenziali nel difficile compito della formazione del pubblico. Queste sale di fatto si sono sostituite alla televisione pubblica, che da anni ha rinunciato al suo ruolo, e alla scuola, che non si è mai interessata allo studio dell’audiovisivo. Da qui la necessità di un intervento legislativo che ristabilisca con precisione il concetto di film d’essai e una revisione complessiva degli incentivi alla programmazione destinati alle sale che vanno attualizzati e accresciuti. Inoltre il circuito d’essai, che forse meriterebbe una nuova definizione, perché il termine oggi appare superato, vecchio, desueto, oltre che incomprensibile alle nuove generazioni, soffre, più ancora che altri tipi di esercizio, la mancanza di un’offerta per molti, troppi mesi all’anno e continua ad incontrare notevoli difficoltà nella pratica della multiprogrammazione, che consentirebbe alle sale monoschermo di moltiplicare il numero delle proposte, consentendo di rivolgersi nella stessa giornata a target diversi di pubblico. In ogni caso, nonostante queste difficoltà, come ha ricordato il presidente della FICE Mimmo Dinoia, nel citato convegno mantovano, il segmento essai rappresenta il 37,5% del mercato italiano: abbandonarlo o farlo morire sarebbe un peccato mortale. CAOS D’ESSAI Non basta il bollino “di interesse culturale”: ecco come dovrebbe cambiare la catalogazione del cinema d’autore di Franco Montini ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Surfing Marco Spagnoli La variante di Greenaway “Ormai sono un fossile”, dice il regista. Che riflette sulle nuove tecnologie: “Chissà Derek Jarman che cosa avrebbe fatto oggi…” a realtà è che io sono un ‘fossile’ e il mio cinema e di tante altre persone della mia età appartiene ad un’altra era geologica. Personalmente trovo, in genere, molto più interessante quello che accade nei Social Media, oggi, rispetto a quanto vedo proiettato nelle sale cinematografiche o ai Festival dove trovo i lavori di altri ‘fossili’ come me”. Peter Greenaway scherza, ma non troppo: Internet e i Social Media hanno realizzato il sogno sessantottino di ‘prendere una macchina da presa e andare a fare un film in strada’ e il web, sebbene privo di redditività per chi crea contenuti, è pieno di cose interessanti soprattutto agli occhi di un autore provocatorio e controverso come il regista de I misteri del giardino di Compton House e L’ultima tempesta è sempre stato. E non è solo il cineasta inglese a pensarla così. Con le persone che dedicano sempre più tempo all’interazione digitale su Facebook, Twitter e le altre piattaforme, anche altri filmaker guardano con curiosità a L ‘‘ Importante è la funzione delle sale aderenti alla FICE: meriterebbero incentivi maggiori quanto accade in rete in termini di produzione autonoma di filmati non necessariamente destinati a diventare prodotti di largo o piccolo consumo da parte degli Internauti. “Una catastrofe naturale, un evento lieto, un piccolo video filosofico sono certamente una forma espressiva e perfino artistica più interessante e innovativa di tanto cinema che abbiamo visto fino ad oggi. Uno scambio di video in tempo reale con un amico che abita a Shanghai può rivelarsi più sorprendente dell’ultimo lavoro di un autore affermato. Lei ha un telefono, un computer, un iPad e una connessione in rete? Lei può fare un film meglio di tanti autori che partono dal testo”. Perché i Social Media affascinano alcuni registi più del cinema d’essai di oggi? Greenaway non ha dubbi: “Io, Lynch, Burton, Schnabel, pur nelle nostre considerevoli differenze, abbiamo tutti una formazione artistica da pittori. Su Internet è l’immagine a vincere più ancora che il testo. Non è vero che al principio di tutto c’era il ‘verbo’, all’inizio c’era il buio e poi sono arrivate le immagini a squarciare le tenebre. Sarà il web a portare il cinema verso l’immagine lontano da quella ‘passeggiata in libreria’ che è diventato oggi”. E Greenaway, alla fine sospira: “Alle volte mi domando cosa avrebbe potuto fare Derek Jarman con la tecnologia digitale se solo fosse stato vivo oggi. Sarebbe forse stato l’utente dei Social Media di maggiore talento che avremmo potuto conoscere”. novembre 2014 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 79 TELECOMANDO /// Libri ///------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Il trucido e l’attore Tomas Milian (con Manlio Gomarasca) Monnezza amore mio Cubano de Roma Di Er Monnezza, lo sboccato meccanico-ladro in tutta blu e Adidas, si conosce quasi tutto, mentre, al di là del curriculum stracult, poco si sa del suo interprete: Tomas Milian, il giovane cubano (classe 1933), che a Roma trovò la sua America (e che il Festival di Roma ha recentemente omaggiato), un attore nel cui carnet non ci sono solo registi di genere come Umberto Lenzi, Sergio Corbucci, Stelvio Massi e Lucio Fulci, ma anche intellettuali del calibro di Visconti, Lattuada, Bertolucci e Antonioni, o cineasti americani quali Sydney Pollack, Steven Spielberg, Oliver Stone e Steven Soderbergh. Dall’infanzia spezzata dal suicidio del padre al ritiro nella Miami degli anni ’80, ecco la cronaca spericolata e, al tempo stesso, malinconica di una vita al massimo. (Rizzoli, Pagg. 306, € 18,50) Cronaca spericolata e malinconica di un attore (non solo) stracult. Omaggiato dal Festival capitolino ANGELA BOSETTO Librodrome David Cronenberg Divorati Nathan e Naomi sono due giovani fotogiornalisti freelance (“Scrivere e basta non è più sufficiente. Dobbiamo produrre immagini, audio, video”), ossessionati dalla tecnologia e dalle inchieste morbose, che fanno coppia a distanza come “una moderna variante delle Relazioni pericolose”. 80 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Mentre Nathan contrae una rara malattia venerea indagando su un controverso chirurgo di Budapest, Naomi segue “un succoso caso di omicidio-suicidio sessualcannibal-filosofico francese”, in cui un noto intellettuale libertino è accusato di aver ucciso e mangiato la moglie per poi darsi alla fuga. Al suo primo romanzo, il regista scrive come gira (freddo, asettico, crudo e provocatorio) e dipana tutti i temi del proprio cinema contaminato, da Il demone sotto la pelle a Cosmopolis. Puro Cronenberg. (Bompiani, Pagg. 352, € 18,50) ANGELA BOSETTO novembre 2014 Io, Giannini Giancarlo Giannini Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi) A settantadue anni, Giancarlo Giannini, attore, doppiatore, inventore e orgoglio nazionale, pur non avendo alcuna intenzione di mettersi a riposo (“Devo avere idee, altrimenti mi spengo. Devo sperimentare, pensare, creare, al- trimenti è come entrare in letargo e buttare via qualcosa di prezioso. Non mi sono mai fermato, in tutta la mia vita.”), si è preso il tempo necessario per raccontarsi, seguendo il filo dei ricordi, delle emozioni e delle sensazioni, che vanno dall’infanzia alla cucina (inclusa la ricetta del suo imbattibile pesto), dall’Italia all’America, dal cinema alle riflessioni più personali sulla vita e la morte. Il risultato è un libro emozionante e coinvolgente come solo le migliori autobiografie riescono a essere. (Longanesi, Pagg. 288, € 16,40) ANGELA BOSETTO -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Gattopardo Vi presento Charlot Una vita tra luci e ombre, tragedia e farsa, raccontata da Peter Ackroyd ne, ma che l’autore tenta di decifrare ripercorrendo la storia del cinema tramite l’utilizzo del corpo. Dallo slapstick alla farsa, poi la commedia sofisticata alla Lubitsch e la commedia all’italiana, fino alla malinconia dei nuovi comici, il cinema ha fin dai suoi albori messo in scena il corpo comico con le sue deformazioni, stravaganze, normalità e trasformazioni, sfruttandone la capacità di sconfiggere persino la morte e di esorcizzare la realtà con un’arma insospettabile: la risata. (Edizioni FEdS, pagg. 275, € 11,90) di Angela Bosetto CHIARA SUPPLIZI Sostiene Lattuada Gianni Volpi Il cinema secondo Lattuada. Bellezza, eros e stile Come si ride? Alessandro Cappabianca Ontologia del corpo nel cinema comico Cos’è il comico? È possibile misurare il potenziale sovversivo di una risata, calcolarne il coefficiente di non-senso? Quanto residuo delle antiche pratiche “basse” o corporee è insito nel meccanismo della comicità? Quesiti filosofici di non facile risoluzio- Charlie Chaplin dietro la macchina da presa Ecco la pubblicazione delle chiacchierate avvenute tra Gianni Volpi e Alberto Lattuada dal 1976 al 1989. Tali incontri avrebbero dovuto costituire la base per una monografia (mai realizzata) sul cineasta: invece hanno dato il via a quella che Goffredo Fofi, ospite del libro con PaulLouis Thirard, definisce “una delle conversazioni più simpatiche e più serie che mai critico abbia stabilito con un regista”. Da spirito arguto, ma con una punta di tristezza (“In questo paese gli spiriti indipendenti, da Dante a Giordano Bruno, a Giacomo Matteotti, sono sempre stati presi a bastonate”), Lattuada offre il proprio punto di vista sul cinema, il teatro, l’arte, la letteratura, le donne e la società italiana. (Donzelli, Pagg. 106, € 17,00) ANGELA BOSETTO Charlie Chaplin “Benvenuti nel mondo di South London nell’ultimo decennio del Diciannovesimo secolo. La metà meridionale di Londra era miserevole, squallida, con negozi angusti e generalmente luridi. Non vi era la minima traccia della ricchezza e dell’energia che caratterizzavano la zona più importante della città sull’altro lato del Tamigi.” Con questo inizio dickensiano, comincia l’appassionante biografia che il grande Peter Ackroyd (se non avete mai letto un suo libro, non sapete cosa vi siete persi) dedica al leggendario Charlie Chaplin. Nato il 16 aprile 1889 nei bassifondi londinesi, il futuro Charlot lottò con le unghie e con i denti per imporsi. Fu un genio e un innovatore che rese il proprio nome sinonimo di cinema, ma di certo non un santo ed è nelle sue contraddizioni che Ackroyd lo ritrae: brillante e crudele, acuto e ossessivo, perfezionista e irascibile, tenero e geloso, quattro mogli, undici figli e uno sterminato numero di amanti. Una vita tra luci e ombre, tragedia e farsa, senza perdere quella malinconia da ex ragazzino cresciuto nei sobborghi di Londra e animato da un’inesauribile sete di rivalsa, sino a quando Chaplin “morì nel sonno prima dell’alba del 25 dicembre 1977. Aveva sempre odiato il Natale. Fu sepolto nel cimitero di Vevey due giorni dopo. Se ne andò così un grande visionario dei sobborghi londinesi, che per un certo numero di anni fu l’uomo più famoso della Terra”. TELECOMANDO /// Colonne sonore ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- LA STORIA DELLA PRINCIPESSA SPLENDENTE Un tassello dopo l’altro, un processo gestaltico senza eguali, un compositore come nessun altro, Joe Hisaishi. Armonie tradizionali e musica orchestrale, ottimismo per basso continuo e analogie che spaziano da Prokofiev a - nella magnifica Yamasato - Bach, Arvo Pärt e Morricone. Se vogliamo trovare una pecca, il finale non è all’altezza, ma a far capolino è una promessa di felicità che speriamo possa essere esaudita: il sodalizio di Joe con il regista Isao Takahata come quello con Hayao Miyazaki? F.P. FRANKAMENTE ME LA FISCHIO! LAVORO SORPRENDENTE, quello di Stephen Rennicks per Frank di Lenny Abrahamson, operetta rock del nuovo millennio così lontana dai capolavori glam degli anni 70, rassegnata al ruolo subalterno della musica odierna nei confronti dell’immagine. Rennicks alterna le malriposte ambizioni del protagonista (Jon’s Crap Songs) al commento musicale, per poi dare spazio alle sessions dei Soronprfbs di Frank, un Captain Beefheart in grado di destrutturare la musica prima ancora di farla. Abbozzi di canzoni (Creaky Door), crescendo che non portano in alcun luogo (Ginger Crotuton), improvvisazioni melodiche alla Daniel Johnston (Lone Standing Tuft), il tutto affidato all’incredibile carisma di Michael Fassbender (caoadiuvato da Carla Azar degli Autolux, vera musicista indie). A tratti la canzone sembra decollare, prendere forma (Secure the Galactic Perimeter), per poi implodere ancora una volta. Ma sono quei pochi secondi di musica vera la ragione di vita di persone altrimenti perse in un mondo troppo grande e smaliziato per loro (I’m Just Me, la geniale cover di Lighthouse Keeper). Si fa musica per se stessi, per ritrovarsi: e si è folli per questo, sembra voler dire Frank nel finale con la splendida I Love You All, ancora una volta nata dal nulla e destinata a tornare nel nulla al termine dei titoli di coda. GIANLUIGI CECCARELLI 82 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2014 IL LORDE DELLA RIVOLTA Yellow Flicker Beat: è di Lorde la traccia principale di Hunger Games - Il canto della rivolta: parte 1. Ma non finisce qui: la cantautrice neozelandese, 18 anni il 6 novembre, ha supervisionato l’intera OST firmata da James Newton F.P. Howard. LO SCIACALLO Il compositore James Newton Howard per l’esordio alla regia di Dan Gilroy, e non c’è da stupirsi: con il fratello Tony, James ha già lavorato in Michael Clayton, Duplicity e The Bourne Legacy. Insomma, affari di famiglia. Ma come suona James, forse il più multiforme, ondivago e poliedrico dei grandi del cinespartito? Chitarre d’atmosfera, elettronica d’ambiente, archi e percussioni per i momenti drammatici, ma nulla che colpisca davvero: a dar nell’orecchio sono solo i passaggi orchestrali, più energ(et)ici, ma la coesione dell’OST F.P. rimane una chimera. G H I B L I LA MENTE DICE SÌ IL CUORE DICE ASSOLUTAMENTE SÌ. MASERATI GHIBLI. A PARTIRE DA 68.000 €* LA NUOVA MASERATI GHIBLI È EQUIPAGGIATA CON UNA GAMMA DI AVANZATI MOTORI 3 LITRI DOTATI DI CAMBIO AUTOMATICO ZF A 8 RAPPORTI, INCLUSO IL NUOVO PROPULSORE TURBODIESEL. DISPONIBILE ANCHE CON IL SISTEMA A TRAZIONE INTEGRALE Q4. maserati.com MAIN SPONSOR Fanpage Maserati Italia VALORI MASSIMI (GHIBLI DIESEL): CONSUMO CICLO COMBINATO 5.9 L/100 KM. EMISSIONI CO2: 158 G/KM. *PREZZO CHIAVI IN MANO, IPT ESCLUSA RIFERITO ALLA VERSIONE DIESEL. PREZZO DI LISTINO AL 01.04.2014 Instagram Maserati Italia