Favole di Fedro

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Favole di Fedro
Fedro, Fabulae
I prol
Prologo
Io resi più bello in versi senari quel materiale
che Esopo ha per primo inventato.
Doppio è il merito del libretto: muove al riso e
con saggi consigli ammaestra a ben vivere.
Se qualcuno avrà voglia di muovere critiche
per il fatto che gli alberi, e non soltanto gli
animali parlano, si ricodi che io amo scherzare
con racconti immaginari.
I 15
L'asino e il vecchio pastore
Nel mutare forma di governo, il più delle volte
i poveri non cambiano nulla tranne il nome del
padrone.
Questa favoletta dimostra che questo è vero.
Un timido vecchio pascolava un asinello nel
prato. Atterrito dall'improvviso arrivo di
nemici, consigliava l'asino di fuggire per non
essere catturati. Ma il somaro cocciuto chiede:
"Forse tu pensi che il vincitore mi imporrà una
doppia soma?". Il vecchio rispose di no.
"E allora che mi interessa a chi dovrò servire,
purchè io continui a portare una sola soma?".
I 30
App. 13
L’asino e la lira
Le rane e i tori combattenti
Come miseramente può andare persa
I deboli soffrono allorchè i potenti litigano.
un'occasione
Nella palude, una rana guardando una
Un asino vide una lira a terra su un prato; si
battaglia fra tori, esclamò: “Ahimè, che grave
sciagurati ci minaccia!”. Interrogata da un’altra avvicinò e con l'unghia pizzicò le corde. Quelle,
toccate, emisero dei suoni. "Piacevole cosa
perché mai dicesse questo, dal momento che
ma, perbacco, non ha avuto fortuna" disse"
quei bovini lottavano per la supremazia sulla
mandria e passavano la loro vita lontano da
perchè non conosco nulla di quest'arte. Se
loro: “Il loro territorio è lontano e sono animali fosse stata trovata da qualcuno più capace di
me avrebbe, con dolcissimi suoni, deliziato le
di una razza diversa; chi fuggirà scacciato dal
orecchie . Così spesso le capacità innate
regno della foresta, arriverà nei segreti
vengono rese inutili dalla sfortuna.
nascondigli della palude e ci pesterà e ci
stritolerà coi duri piedi. Ecco come il loro
furore ricade sulle nostre teste”.
I 24
II 7
La rana e il bue
I due muli e i ladri
Il povero quando vuole imitare il ricco va in
Due muli camminavano, carichi di bisacce; uno
rovina. Una rana vide in prato un bue e
portava un cesto di vimini contenente denaro,
invidiosa di tanta grandezza gonfiò la sua pelle l'altro sacchi pieni d' orzo. Il primo, orgoglioso
rugosa. A questo punto domandò ai sui piccoli per il prezioso carico tiene alta la testa e
se fosse più grande del bue. Quelli risposero di scuote sul collo i sonagli tintinnanti; il
no. Nuovamente distese la pelle con maggior
compagno lo segue con passo lento e
sforzo e come prima chiese chi dei due fosse
tranquillo. Improvvisamente sbucano fuori dai
più grosso. "Sempre il bue" risposero" quelli". (loro) nascondigli dei ladri e nel tafferuglio
Alla fine stizzita volendosi gonfiare ancora di
colpiscono con la spada il mulo, saccheggiano
più morì con il corpo aquarciato.
le monete ed ignorano il vile orzo. Allora,
mentre quello derubato piangeva le sue
disgrazie, l'altro gli disse : "Sono felice di
essere stato trascurato; infatti non ho perso
nulla e non sono stato ferito". Questa favola
dimostra che i poveri sono immuni dai mali,
mentre le grandi ricchezze sono esposte al
pericolo.
III 1
III 12
La vecchia beona
Il pulcino e la perla
Una vecchia vide un'anfora vuota appoggiata a Un pulcino, alla ricerca del cibo in un letamaio,
terra che tuttavia diffondeva dai nobili fianchi trovò una perla. "Per quanto tu sia una cosa
di creta un piacevole odore dovuto al residuo
tanto pregevole" esclama" ti trovi in un luogo
del Falerno che aveva contenuto. Dopo averla indegno.
Se una persona conscia del tuo valore vedesse
odorata a piene narici:"O profumo delizioso!
questo a quest'ora ti avrebbe già riportato
Se è così quanto rimasto (potrei dirti) posso
all'antico splendore. Per me che ti ho trovato
immaginare quanto fosse buono quello che
conteneva.
c'è tant'altro cibo più adatto, ne io posso
Chi mi conosce comprenderà a cosa si riferisca essere utile a te ne tu a me". Scrivo questa
questa mia favola.
favola per coloro che non mi capiscono.
IV 1
IV 23
L'asino e i sacerdoti di Cibele
La montagna che partorisce
Chi nasce sventurato non solo trascina una vita Una montagna stava partorendo emettendo
miserabile ma il destino avverso lo perseguita grida immani e c'era nel mondo una grande
attesa.
anche dopo la morte. I sacerdoti di Cibele
Alla fine partorì un topo: Questa favola è
erano soliti condurre durante la questua un
scritta per deridere te che prometti mari e
asino stracarico . Morto per il troppo lavoro e
per le tante bastonate, lo scuoiarono e ne
monti ma non combini nulla.
fecero dei tamburi per loro uso. Avendo
qualcuno chiesto cosa ne avessero fatto del
loro caro beniamino risposero: "Pensava che
una volta morto sarebbe stato in pace; ecco
invece che riceve botte anche da morto".
IV 18
Ingratitudine del serpente
Chi aiuta i malvagi dopo un certo tempo se ne
pente. Un uomo raccolse un serpente
intirizzito per il gelo e pietoso se lo mise sul
seno con suo danno: e infatti non appena si
riprese immediatamente uccise l'uomo.
Avendo un'altra serpe chiesto il motivo di
questo delitto rispose:"Perchè ognuno impari
a non fidarsi dei malvagi".