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NEWSLETTER 03-2016
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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
INCONTRO SUL TRATTATO TTIP IN SALA GRAN GUARDIA A ROVIGO
SABATO 23 GENNAIO ALLE ORE 17.
Oltre ad avere carattere informativo su di una incombente sciagura per l'Italia, può
essere un'occasione per evidenziare la connessione con i nostri diritti garantiti dalla
Costituzione.
Siamo tutti invitati a condividere questa iniziativa e a partecipare con un intervento
sulle ragioni del No, a difesa dei nostri diritti.
(segnalato da [email protected] – gennaio 2016)
AUTO LUSSUOSE CHE AMMICCANO NELLE PUBBLICITÀ, MENTRE LO
SMOG CI UCCIDE
Vetture lussuose, che ci dipingono viaggi e ci trasportano nelle verdi campagne
d'Irlanda, motori che sono una musica, comfort come a casa. Ecco cosa ci
"raccontano" le pubblicità delle auto...mentre noi soffochiamo per lo smog...
“Il lusso è l'abitudine a consumi di elevata
gamma qualitativa e di costo. È uno stile di
vita e di comportamento che privilegia
l'acquisto e il consumo di prodotti e oggetti,
spesso superflui”. Così dice Wikipedia.
Spudoratamente, invece, significa “senza
pudore, in modo sfacciato, sfrontato”.
E, guarda caso, il lusso senza vergogna è
quanto affermano come diritto le pubblicità
di tantissime automobili. Insomma si tratta
di auto i cui produttori non si vergognano di
sbandierare il lusso. Perché dovrebbero? E
perché dovremmo vergognarcene noi se la
guidiamo?
Abbiamo il sacrosanto diritto a un po' di lusso quotidiano. Non importa se ci indebiteremo per
i prossimi anni per comprarle, se magari non abbiamo un lavoro o l'abbiamo perso da poco.
Oppure se ne abbiamo uno che non ci permetterebbe questi “lussi”. I messaggi (molti
messaggi perché adesso molte pubblicità sono proposte a capitoli quasi come si trattasse di
una serie tv a puntate) sembrano non tenere conto di questo.
Anzi, più hai problemi e difficoltà, più sei triste e infelice, più hai diritto a consolarti e a
coccolarti. Se hai bisogno di attenzione, amore e coccole, sei il cliente migliore. Se soffri di
bassa autostima e vivi male il confronto con gli altri, non ne parliamo. Siamo disposti ad
ascoltare senza farci caso un'immensità di bugie. Lo sappiamo già, per carità, e non voglio
certo dire che si tratti di una pubblicità ingannevole. Non, almeno, a un certo livello.
Sono sicura che le caratteristiche tanto decantate dalle pubblicità ci sono tutte: leggerezza,
spazio, aerodinamicità, connettività, comfort e tutto il resto ma il modo in cui vengono
presentate fa pensare. Se tante case automobilistiche ci basano intere campagne pubblicitarie
significa che puntare sul sentirsi un po' sopra gli altri e in possesso di un oggetto di “lusso” ci
fa sentire bene e saremmo disposti a spendere e a fare sacrifici pur di averlo. Ma vediamo
per quali altre ragioni ci dicono che dovremmo acquistare le auto di lusso.
“Per i vostri viaggi lunghi”
Cosa ci viene alla mente quando sentiamo o leggiamo questo? Be', magari un lungo e
romantico viaggio per le semideserte lande islandesi, magari in buona compagnia... O in
montagna costeggiando la foresta primigenia... E' esattamente questo che si vuole evocare
nei nostri ricordi o nei nostri desideri. E infatti le immagini che rappresentano le prestazioni
delle macchine sono di solito di questo tipo. Peccato, però, che per la maggior parte di noi
non si intenda esattamente quello per “lungo viaggio”.
Il nostro lungo viaggio con questa macchina si svolgerà molto probabilmente e per la
stragrande maggioranza dal punto A al punto B della città insostenibile in cui viviamo, immersi
nello smog, nel traffico infernale delle ore di punta (cioè 24 ore su 24) per fare ben 8 km in
un'ora e mezza. Se è una giornata senza intoppi e senza imprevisti particolari, naturalmente.
“I test hanno confermato che i nuovi motori offrono un'esperienza sonora piacevole
e dinamica”
Cosa vi viene in mente quando leggete “un'esperienza sonora piacevole e dinamica”? Forse
certe musiche composte da Verdi o da Orff? Forse qualche gruppo underground o punk? Poco
importa. A ciascuno verrà in mente qualcosa di bello, rilassante o energizzante. Il rumore del
motore spacciato per musica! Impareremo a sognare e ad emozionarci al magico suono del
motore che non fa rumore ma produce “un'esperienza sonora”...
Siamo talmente abituati al rumore delle auto nelle città, che non riusciamo neppure più a
sentirlo, neppure più ad esserne disturbati. Non avevo mai fatto caso al rumore continuo e
profondo del continuo passare di macchine che viene dal raccordo non lontano da casa mia.
Non fino a quando non me l'ha fatto notare un amico: un sottofondo continuo. La colonna
sonora della nostra vita. E visto che c'è, come tutte le cose brutte che ci circondano,
impariamo a conviverci, ad accettarle e poi, un bel giorno, ci si convince, o ci convincono, che
sono anche belle.
E' perché ci sono. E' così che il frastuono delle macchine è diventato “musica”. Del resto,
adesso che le case automobilistiche riescono a produrre motori sempre più silenziosi i
guidatori più “raffinati” hanno protestato chiedendo a gran voce di ripristinare la musica della
macchina. Detto fatto, alcune macchine sono state dotate di impianti per il rumore artificiale,
in modo tale che il guidatore senta il rumore a cui è abituato anche se il motore non lo fa più.
Ci sono addirittura diverse accordature come se il motore fosse un vero e proprio strumento
musicale. E così, quando saliamo in macchina possiamo azionare l'accordatura che ci piace di
più e partire...
"Un'oasi di benessere"
Sedili con possibilità di regolazione con funzione massaggio, memory, climatizzazione e
regolazione in larghezza delle imbottiture. Un vero e proprio oggetto di lusso, arte scultorea,
precisione, architettura leggera, motori di ultima generazione. Qui si tratta di tecniche di
distrazione: non devo concentrarmi sul fatto che resto ore incollata in macchina in città ma
sul fatto che, tanto, ho la funzione massaggio e che la macchina “si prende cura della mia
schiena e del mio benessere”.
Si sta forse acquistando un'opera d'arte? La tua macchina è la tua casa? Dobbiamo desiderare
di non scendere più? Cioè dovremmo essere attratti da quella prospettiva perché in macchina
si sta talmente bene, talmente coccolati e a nostro agio che l'unico nostro desiderio sarebbe
di viverci dentro. Molti di noi ci vivono già sempre in macchina, non è affatto una novità. E
visto che è così, tanto vale organizzarci e farne un'esperienza memorabile: in fondo passare
delle ore in macchina, imprecando nel traffico e causando inquinamento, spreco, perdita di
tempo ed energie, rumore, caos, incidenti e stress, è bellissimo. Perché la macchina mi fa il
massaggio col sedile riscaldato, inonda di esotiche fragranze l'abitacolo ed è un oggetto di
vero lusso. Potremmo desiderare di più?
Poco importa se è solo un'illusione. Ne abbiamo bisogno e non riusciamo a capire che si tratta
di un miraggio. In questi giorni alcune città italiane hanno superato il limite di guardia dei
livelli di polveri sottili presenti nell'aria. Il livello di allerta resta altissimo.
Dovremmo forse cominciare a pensare a un modo per tapparci le orecchie al canto delle sirene
di queste pubblicità e iniziare finalmente a guardarci intorno. Dovremmo forse cominciare a
pensare a un modo per starne fuori, dalle macchine, e non a sistemi sofisticati e innovativi
per rendere un'esperienza indimenticabile e straordinaria starci dentro e desiderare di non
uscirne più. Prima che il vero lusso diventi quello di avere aria pulita da respirare.
(da Il Cambiamento – gennaio 2016)
Pochi, ma sempre più ricchi
Trentaquattro milioni di persone detengono il 45% della
ricchezza globale, e gli 80 miliardari più ricchi del Pianeta
dispongono di risorse pari a quelle del 50% più povero della
popolazione mondiale. Una fotografia della disuguaglianza.
da Altreconomia – gennaio 2016
LIBERA E DON CIOTTI: LA MACCHINA DEL FANGO A OROLOGERIA
Doveva essere una di quelle giornate memorabili, uno di quei rari casi in
cui la politica delle aule parlamentari si occupa di ascoltare e rilanciare
l’impegno di chi fa il lavoro sporco, di chi vive i territori e le situazioni più
difficili dal vero, di chi con la violenza, la corruzione e il malaffare ci lotta
tutti i giorni.
Invece l’audizione di mercoledì 13 della Commissione parlamentare
antimafia, che sta indagando sui casi di interessi economici e carriere
personali coltivati approfittando della popolare etichetta dei movimenti
antimafia, si è trasformata in una valanga di fango riversata su don Luigi
Ciotti e Libera.
Una bomba a orologeria innescata dalle dichiarazioni di uno dei più importanti e stimati pm
antimafia: Catello Maresca, sostituto procuratore della Repubblica di Napoli, che tra le altre
cose ha coordinato le indagini sui Casalesi e la cattura del boss Michele Zagaria. Libera ha
comunque ricevuto la solidarietà della presidente della Commissione Rosy Bindi, secondo la
quale le affermazioni di Maresca “sono offensive, assolutamente gratuite e infondate”. Perché
il lavoro dei commissari è stato “intrapreso nell’ottica di rilanciare l’antimafia, non per
delegittimarla”.
A leggere la cronaca sembra invece che negli ultimi mesi gli ingranaggi che muovono
l’associazione all’interno della società civile italiana si siano come inceppati proprio negli stessi
punti. Anche le accuse dirette alla persona di don Ciotti, descritto come accentratore delle
decisioni che riguardano l’associazione, appaiono prive di consistenza: è ovvio che il suo è un
ruolo carismatico e importante. Di cosa stiamo parlando?
La sua figura e il suo pensiero sono un limite o un valore che ha portato Libera e l’attività
delle migliaia di persone impegnate nell’antimafia a far risorgere territori interi, oltre che un
sentimento condiviso a livello nazionale?
Il problema ovviamente non è la critica in se stessa e la domanda che ci poniamo è a chi giova
tutto ciò? Davvero vogliamo mettere in discussione tutto il lavoro che ha fatto e che fa Libera?
Chi ci guadagnerebbe? Di certo non la collettività. Lo stesso don Ciotti ammette che “Libera
non è perfetta” – come tutte le attività umane del resto – “ma è pulita”. Probabilmente ci
saranno aspetti da migliorare ma l’importante è non generalizzare, non tagliare una realtà
così complessa e importante con l’accetta.
Quello che non vogliamo è far passare il concetto che sia tutto sporco, che niente funzioni.
Proprio in questi momenti crediamo che persone, pensieri e azioni come quelli di don Ciotti e
Libera non debbano essere abbandonati, lasciati alla mercé di affermazioni che sembra siano
ben architettate per gettare discredito sul lavoro di chi ogni giorno si sveglia con l’entusiasmo
e la convinzione che quello che sta facendo è bene, e non solo per il proprio piccolo orticello.
(Daniele Buttignol in Slow Food – gennaio 2016)
SCOZIA, IL VENTO DÀ ENERGIA
AL 97% DELLE CASE
La BBC riporta un anno record per le
rinnovabili in Scozia. I campi eolici sono
qui riusciti a fornire quasi la totalità
dell’energia necessaria ad alimentare i
fabbisogni domestici nel 2015: il 97 per
cento per la precisione.
La produzione di energia eolica in Scozia è aumentata del 16 per cento rispetto al 2014.
Anche il solare è cresciuto, fornendo il 50 per cento del riscaldamento di acqua domestica,
evitando le emissioni di milioni di tonnellate di CO2. Fra i mesi migliori dicembre, quando il
vento ha generato il 148 per cento del fabbisogno domestico. La Scozia vuole diventare
completamente libera dal petrolio entro il 2030.
Non male, eh? E l’Italia? O no. A noi sole e vento
non servono. Ci piace fare buchi. Non abbiamo
progetti, idee, obiettivi. Tutto a casaccio. Ma che
problema c’è. Invece di pensare al futuro abbiamo
ogni giorno un qualche cine-panettone sui guai del
padre della Maria Elena Boschi, le farneticazioni di
Federica Guidi, e qualche altra genialata di Matteo
Renzi.
§§§
SMONTARE SEMPRE LA MENZOGNA XYLELLISTA
Dopo l’ufficializzazione dell’inchiesta da parte della
Procura di Lecce a proposito dell’affaire xylella, è
partito un clamoroso e assurdo attacco alla
magistratura leccese, col chiaro tentativo di
neutralizzare
l’inchiesta
attraverso
la
delegittimazione della magistratura stessa.
Ma l’azione della controffensiva mediatica punta
anche a un altro obiettivo: convincere l’opinione
pubblica che il piano di intervento per il
contenimento della (presunta) epidemia di xylella è necessario per evitare la procedura di
infrazione Ue. Poco importa sapere se l’Europa ha adottato la decisione di
esecuzione perché indotta in errore dalle autorità italiane….
(continua QUI la lettura di questo articolo)
(da comune-info.net – gennaio 2016)
PERCHÉ DOVREMMO RICOMINCIARE A FARE ACQUISTI NEI PICCOLI
NEGOZI DI PAESE
Da alcuni anni il modo di fare la spesa e di fare acquisti della maggior parte di noi è
cambiato. La motivazione più semplice è legata alla diffusione dei centri
commerciali e dei grandi supermercati che fin da subito hanno voluto presentarsi
come la soluzione per risparmiare e avere a portata di carrello tutto ciò che serve.
Ormai dovremmo conoscere bene il rovescio della
medaglia:
la
progressiva
apertura
di
nuovi
supermercati e centri commerciali ha portato alla
chiusura inesorabile di molti negozi di paese, di
alimentari e non, o comunque a grandi difficoltà
economiche per i loro gestori.
In pochi anni ci siamo abituati a fare la spesa al
supermercato e a comprare vestiti e scarpe nei centri
commerciali, attirati dalle offerte, dalla vasta scelta e
forse dalla possibilità di mescolarci tra la folla per dedicarci allo shopping in totale anonimato.
Tempo fa, la realtà era ben diversa. Se siamo giovani, i nostri genitori lo possono confermare.
Fare la spesa e altri acquisti nei negozi di paese era normalissimo, ci si conosceva tutti dato
che si trattava di un’occasione per socializzare. Ognuno aveva i propri negozianti preferiti con
cui stringere un rapporto di fiducia e da cui sapeva di poter acquistare, e anche ordinare
comodamente, i prodotti migliori. Per anni i proprietari di piccoli negozi hanno svolto la loro
attività con passione e così hanno potuto mantenere le loro famiglie.
Poi la situazione è cambiata, e le saracinesche hanno iniziato ad abbassarsi. Alcuni temerari
ancora oggi cercano di aprire una nuova realtà proprio dove un vecchio piccolo negozio aveva
ormai chiuso, ma purtroppo non sempre i risultati corrispondono alle speranze. Ed ecco che
nel giro di pochi mesi il tentativo fallisce. Per quanto possibile dovremmo ricominciare a
supportare le piccole realtà commerciali di paese e di quartiere. Si tratta di un modo semplice
per dare una mano all’economia locale e a persone che lavorano in modo onesto e che magari
conosciamo di persona da tempo.
Entrare in un negozio di paese dopo tanto tempo potrebbe riservarci delle sorprese
inaspettate:
1. I prezzi non sono così alti come ricordavamo, anzi, a volte risultano davvero
convenienti;
2. Gli imballaggi spesso sono ridotti rispetto ai supermercati;
3. Andare a fare la spesa a piedi è piacevole e per una volta possiamo lasciare l’auto in
garage;
4. Dal fornaio di quartiere troviamo dell’ottimo pane fresco e dei prodotti tipici di cui ci
eravamo dimenticati;
5. I piccoli negozi di elettrodomestici offrono assistenza e piccole riparazioni in modo
rapido quando ne abbiamo bisogno;
6. Fare la spesa sotto casa più spesso ci consente di comprare meno e meglio e di avere
a disposizione prodotti sempre freschi. Forse ci accorgeremo che fare scorte eccessive,
come d’abitudine al supermercato, è quasi sempre inutile;
7. I proprietari di negozi specializzati possono diventare i nostri esperti di fiducia per la
scelta di prodotti e regali;
8. Conoscere di persona i negozianti, le commesse e le cassiere, scambiando quattro
chiacchiere, ci rende più umani, vitali e cortesi. Inoltre, a nostra insaputa, nel nostro
piccolo centro potrebbero essere nati un nuovo negozio bio o una nuova erboristeria a
cui vale la pena dare fiducia;
9. Alcuni negozianti si occupano personalmente di consegnare a domicilio il pane o la
spesa: un servizio utile per gli anziani, per chi non ha l’auto e in caso di emergenza;
10. Fare la spesa nei piccoli negozi è meno stressante e ci porta ad essere più attenti alla
qualità piuttosto che alla quantità.
Chi di voi ha già ricominciato a dare fiducia ai negozi di paese per fare la spesa e
qualche acquisto?
(da greenme.it – gennaio 2016)
STORIA DI SEMI, DI TERRA E DI
PANE
“La terra è il capitale più importante del
contadino. Se la terra sta bene, sta bene anche la
pianta. Se la pianta è sana, è sano anche l’uomo”:
è l’insegnamento che arriva dai contadini dei
Monti Tauri, in Austria. Qui l’industrializzazione sembrava aver condannato alla scomparsa
l’antica segale del Lungau, ma la volontà di agricoltori, panificatori e cuochi dell’area ha
fecondato come un seme questa terra: così è nato il Presidio della segale dei Tauri del
Lungau.
** guarda QUI il video su YouTube **
§§§
Non trivelliamo il futuro per un pugno di barili
Quante volte abbiamo sentito ripetere che cultura
e turismo sono “il petrolio dell’Italia”?
Tante, forse troppe. L’espressione potrà suonare
retorica, ma è giusto che la politica ci dica senza
ambiguità quale futuro immagina per l’Italia e la
sua economia.
da Slow Food – gennaio 2016
Tutti pazzi per le patate: 15 facili ricette
dall'antipasto al dolce
Se amate le patate, non limitatevi a servirle lessate
come contorno. Infatti le patate sono un ingrediente
davvero versatile che si presta alla preparazione di
numerosi piatti, dall’antipasto al dolce.
Ad esempio, le patate sono una base perfetta per i
vostri burger vegetali oppure possono diventare
protagoniste dei primi piatti, ad esempio come ingrediente per gli gnocchi o per arricchire la
classica pasta e ceci.
Senza dimenticare che le patate sono un ottimo ingrediente anche per preparare i dolci.
Con i nostri suggerimenti potrete arricchire la vostra raccolta di ricette
vegetariane grazie a tanti nuovi piatti gustosi da preparare in casa.
da Greenme.it – gennaio 2016
"LA XYLELLA CAUSATA DALLE SCIE CHIMICHE?"
IPOTESI SHOCK DI ADRIANA POLI BORTONE
L'ex ministro all'Agricoltura avanza dubbi sulla diffusione
della malattia collegandola al tema - molto discusso - delle
scie chimiche.
La colpa di Xylella sono le scie chimiche? La domanda shock è di Adriana Poli Bortone, ex
sindaco di Lecce e ministro dell'agricoltura che affida a Facebook i suoi dubbi aprendo scenari
a dir poco inquietanti.
“Gli USA confessano di usare scie chimiche sul territorio italiano. Se la notizia fosse
confermata avremmo tutto il diritto di chiedere se la diffusione della Xylella sul territorio
pugliese e salentino in particolare non sia attribuibile anche a questo fenomeno.
Riflettiamo: nel tempo è stata distrutta la nostra agricoltura a partire dalla eliminazione del
tabacco (la cui coltivazione é stata spostata in altre parti del mondo), della vite, ora dell'ulivo
secondo una volontà precisa da parte dell'Europa che, guarda caso, proprio in coincidenza
con la sciagura Xylella, concede alla Tunisia l'importazione di quantità esponenziali di olio, il
Ministero dell'Agricoltura italiano fa un bel piano di eradicazione degli alberi (per fortuna
bloccato dalla procura di Lecce), i terreni "infetti" vengono dichiarati inedificabili per 15 anni,
i referendum sulle trivellazioni vengono pressoché' eliminati.
Dalla somma di queste circostanze potrebbe venire un totale devastante. È fantapolitica
pensare che il nostro territorio, ricco di gas nel sottosuolo e di petrolio anche nel nostro mare,
per volontà di poteri forti sia destinato non più al turismo ed alla agricoltura identitaria, ma
alla trivellazione "legalizzata"? Sarà fantapolitica, ma mi incomincia a sorgere il dubbio che
Xylella faccia rima con trivella”.
Una posizione decisamente “sui generis” quella della senatrice leccese, che mostra di dar
credito alle teorie “complottiste” più oltranziste, dando spazio anche all'ironia degli
internauti.
(da leccesette.it – gennaio 2016)
NUOVI INCENERITORI, LE REGIONI
DICONO SÌ
Otto nuovi inceneritori: in Umbria, Marche,
Campania, Abruzzo, Sardegna, due in Sicilia,
Puglia (potenziamento di quello esistente).
Per un totale di 1,83 milioni di tonnellate/anno da
realizzare. Lo ha stabilito il governo con un
decreto del Consiglio dei Ministri confermando
quindi le voci che circolavano sempre più
insistentemente da mesi.
La decisione è di ieri sera (20 gennaio), e oggi il dossier con le scelte è sul tavolo della
Conferenza delle Regioni, le quali si sono divise sul parere che – fanno sapere alla fine della
riunione – sarà comunque positivo, a maggioranza. Il sì definitivo e formale è stato rinviato
alla prossima riunione ma si sa già che il sì sarà condizionato all’accoglimento di un
emendamento che stabilisca che siano le Regioni stesse a decidere in base all’evoluzione dei
piani regionali di raccolta differenziata.
Questo significa che la necessità dell’impianto si verificherà dopo una proiezione sui fabbisogni
futuri e in relazione ai piani regionali. Questo, secondo le maggioranze favorevoli. E poi ci
sono quelle che hanno detto no e sono: Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise.
«Stiamo smantellando gli inceneritori, questo piano non ha senso – commentata l’assessore
lombardo al bilancio, Massimo Garavaglia – Abbiamo detto no e presentato anche un ricorso».
Spicca, tra le varie posizioni, il “ni” della Liguria: ha votato sì ma «la Liguria ha un bacino di
popolazione talmente piccolo che non regge da sola un inceneritore», spiega il presidente
della Regione Giovanni Toti. Sì agli inceneritori, insomma, ma non a casa mia. E la sindrome
Nimby questa volta appartiene a un’istituzione.
da BioEcoGeo – gennaio 2016)
Come realizzare una compostiera fai da te... Non hai un
giardino? Scopri i vantaggi della lombricompostiera da
appartamento
da Terra Nuova – gennaio 2016
§§§
USA e Ogm in etichetta:
Campbell’s rompe il fronte del
big food
da Slow Food – gennaio 2016
§§§
Pendolaria 2015: Veneto tra le Regioni in cui si
investe meno per il servizio ferroviario
da Ecopolis Newsletter di Legambiente Padova – gennaio
2016
ADDIO AD UN'ALTRA TRADIZIONE
Vigneti anche sulla collina del San Gallo, quale sarà la prossima vittima?
"per qualche dollaro in più" non c'è più
considerazione per nient'altro che non siano
gli Schèi!


Tutti questi investimenti beneficeranno delle
sovvenzioni dell'unione europea (con le tasse
pagate dagli italiani):

senza pretendere una coltivazione biologica,
come previsto dalle leggi europee e italiane;

creando vantaggi puramente economici per un
ristretto gruppo di persone;
creando danni considerevoli per la salute di tutti gli abitanti e per l'ambiente;
creando anche danni per il turismo, che tanto è invocato (candidatura
UNESCO).
**leggi QUI: Cosa sta facendo la Regione Veneto per noi**
In omaggio alla "disinformazione di massa" il dibattito locale è convogliato
sull'argomento "panevin", ultimo baluardo irremovibile e simbolo delle nostre
tradizioni da difendere, facendoci dimenticare che:
l'ambiente in cui viviamo è la prima vera tradizione da difendere
Una volta messo al sicuro l'ambiente, potremo occuparci serenamente delle
altre tradizioni! Ci saranno dei sindaci avveduti che riusciranno ad invertire questa
tendenza?
Invito i nostri politici a leggere cosa fa la Danimarca, uno sconosciuto paese
del nord Europa, nel/per il biologico. In Italia saremo capaci di fare altrettanto?
Cordiali saluti da OA WWF Terre del Piave TV-BL -- gruppo AltaMarca
NON È BELLO CIÒ CHE È BELLO: I PRODOTTI “BRUTTI” COSTANO
MENO E COMBATTONO LO SPRECO
In questa storia abbiamo “il buono, il brutto e il
cattivo”. Solo che quel che è brutto è anche buono,
mentre di cattivo c’è solo lo spreco alimentare: quello
che il collettivo Les Gueules Cassées (potremmo
tradurlo come “i brutti ceffi”) sta combattendo da un
paio d’anni, prima in Francia e ora in altri Paesi.
L’idea è venuta a Nicolas Chabanne, un imprenditore
provenzale attivo nella rivendita della frutta: «Un mio
amico vende le migliori albicocche che si possano
immaginare – racconta Chabanne – e un giorno l’ho visto buttare un certo quantitativo di
frutta solo a causa di una piccola abrasione sulla buccia provocata dai rami. Le albicocche
erano perfettamente commestibili, mi ha spiegato, ma sarebbero comunque state scartate
dal distributore».
Così, nell’aprile del 2014, ha iniziato la sua battaglia anti-spreco insieme a Renan Even,
presidente di una piccola compagnia di distribuzione ortofrutticola. Les Gueules Cassées
autorizza a fregiarsi delle sue etichette (il logo è una mela sorridente con un occhio nero e
senza un dente) quei produttori che praticano sulla frutta e la verdura difettata uno sconto
pari ad almeno il 30% del normale prezzo di vendita. Gli “scarti di produzione” hanno le
medesime garanzie di sicurezza alimentare dei loro equivalenti “belli” e vengono venduti nella
stessa regione in cui sono stati prodotti. In questo modo ci guadagnano tutti: le aziende che
recuperano i prodotti e i consumatori che li acquistano con un considerevole sconto.
Ma soprattutto ci guadagna l’ambiente, perché Les Gueules Cassées stima che addirittura il
40% del cibo sul pianeta finisca sprecato. Migliorare l’efficienza del sistema alimentare
consentirebbe di risparmiare un miliardo di tonnellate di emissioni inquinanti e 210 milioni di
tonnellate di cibo ogni anno. In Francia il marchio della mela sdentata è ormai una realtà
importante che unisce 800 agricoltori e aziende, stringendo accordi con giganti della
distribuzione commerciale come Carrefour.
Il fondo d’investimento newyorkese Global Emerging Markets ha assegnato un finanziamento
di oltre 6 milioni di dollari col quale l’impresa di Chabonne si sta
espandendo in vari Paesi.
Dopo il lancio del sito Too good to waste, il progetto – con il nome
Ugly Mugs – è sbarcato in dicembre negli Usa, dove sono 300 i
negozi coinvolti (l’obiettivo è raggiungere anche lì le grandi catene,
a partire da Walmart). La Germania conterà in un primo tempo una
trentina di punti vendita, a cui si aggiungeranno i 500 negozi che
distribuiscono prodotti biologici col marchio delle Gueules Cassées.
Altri ventuno Paesi sono interessati all’idea – e tra questi c’è l’Italia.
Ma Chabanne non è solo. Sempre nel 2014, la catena di
supermercati Intermarché ha avviato una campagna per il recupero
di frutta e verdura difettata. A San Francisco, una startup chiamata Imperfect si occupa della
stessa missione: «Credetemi, gli agricoltori odiano buttare prodotti della terra perfettamente
commestibili. A fare la differenza sono i distributori», assicura Ron Clark, cofondatore di
Imperfect.
Clark è anche tra i promotori di Farm to Family, un programma per redistribuire il surplus
delle aziende agricole alle comunità che ne hanno bisogno. Fino a ora, grazie a questa rete,
140 tonnellate di verdura e frutta fresca sono state salvate dallo spreco. Non c’è proprio niente
di brutto, vero?
(da Slow Food – gennaio 2016)
MI SENTO COINVOLTO
Ogni giorno passo tantissimo tempo a
osservare le mie bambine e i miei
bambini. Quando lavorano, ma soprattutto
quando giocano durante gli intervalli.
Perché soprattutto in questi momenti puoi
osservare le dinamiche relazionali che
si sviluppano nella tua comunità
classe. Ti accorgi di chi si aggrega, di chi viene escluso, di chi si isola, di chi rischia di
venire isolato. E tu, maestra o maestro un po’ così, intervieni, ascolti, parli, giochi, organizzi,
rifletti e fai riflettere. E, soprattutto, non lasci passare nulla, ma proprio nulla, che abbia
anche il pur minimo sapore della prevaricazione, dell’umiliazione, dell’esclusione.
Le mie bambine e i miei bambini hanno otto anni e da due stanno facendo – come in tantissime
altre classi di tantissime altre scuole – assieme agli adulti che li circondano, un bellissimo
percorso di crescita nella loro comunità. Un percorso che serve tantissimo a loro. E che serve
tantissimo anche a noi, che troppo spesso pensiamo di essere “grandi” e non lo siamo.
Perché, se una ragazzina di dodici anni decide di buttarsi dal balcone e in una lettera
ai suoi compagni di classe scrive “adesso sarete contenti” anche io mi sento
coinvolto (leggi qui la notizia). Come educatore, come genitore, come persona.
La costruzione di un senso civico di appartenenza a una comunità è un percorso
lungo, faticoso, che ti costringe a interrogarti e a metterti in gioco ogni giorno. Ma,
come ho già detto, se per insegnare basta sapere, per educare è necessario
essere. Ogni giorno, con convinzione, senza stancarci mai…
(da comune-info.net – gennaio 2016)
Dallo stesso sito Internet, leggi anche:
Il bravo insegnante e le
radici per volare
e
Catene di montaggio per la
scuola
L’ultimissima è la
Newsletter di gennaio de La Terra e Il Cielo,
come di consueto piena di molti ed interessanti articoli sul mondo del
biologico…
APPUNTAMENTO PER
LUNEDI' SUL LAVORO
"NERO".....
ACS - Associazione di
Cooperazione e Solidarietà
presenta
Lunedì 25 gennaio alle ore 10:00
nella Sala PEPPINO IMPASTATO a
Padova - c/o Banca Popolare Etica in
via B. Cairoli (Piazzale Stazione) una ricerca sul lavoro “nero” in
Veneto:
“IL LAVORO IRREGOLARE IN
AGRICOLTURA: UNO STUDIO
SULLA REGIONE VENETO”.
(scarica il dossier cliccando sul
titolo)
Siete tutti invitati a partecipare per
conoscere più a fondo un tema
estremamente importante per la
nostra economia sociale.
§§§
Realizzato con il contributo della
Regione del Veneto, in
collaborazione con CGIL/FLAI ed
Etifor
Per info:
Associazione di Cooperazione e Solidarietà – mail: [email protected] – Web:
www.acs-italia.it -- Fb: ACSitalia
Vi informiamo della serata che si svolgerà stasera
venerdì 22 gennaio 2016 alle ore 21:00
a Noventa Padovana (PD)
dal titolo
"INQUINAMENTO ACQUA E ARIA Cosa
respiriamo? Parliamo di Inquinamento
dell’aria, Inceneritore di Padova, PFOA".
con:
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Dott.Vincenzo Cordiano, Medico Chirurgo
presso Ospedale di Valdagno, Presidente Associazione
Medici per l’ambiente-ISDE Vicenza;
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Prof. Lorenzo Simonato, Università di
Padova, dip. Medicina Molecolare;
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Dott. Alberto Zolezzi, Deputato Movimento 5
Stelle.
Presso l’AUDITORIUM SANTINI in Via Valmarana –
con ingresso gratuito
QUI allegato il volantino, che informa anche sulle serate successive:
 11 febbraio - gioco d'azzardo e ludopatia;
 4 marzo - reddito di cittadinanza e microcredito per le PMI;
 18 marzo proiezione del film BANDIZA
§§§
Nella stessa serata di oggi, venerdì 22
gennaio 2016, un incontro dal titolo
"IMMIGRAZIONE: FARSI CARICO DEL
CAMBIAMENTO"
(scarica QUI il volantino)
presso lo Show Room Maretto in Via di
Rivale, 61 a Rivale di Pianiga (Ve)
ad ingresso gratuito
con:
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Emanuele Cozzolino, Deputato del
Movimento 5 Stelle commissione
affari costituzionali;
Giuseppe Brescia, Deputato del
Movimento 5 Stelle Commissione
parlamentare
sul
sistema
di
accoglienza e identificazione dei
migranti;
Alvise
Maniero
e
Francesca
Spolaor, Sindaco e Assessora alle
Politiche sociali, Comune di Mira;
Alvise Pilotto, Cooperativa Giuseppe
Olivotti di Mira, Ente gestore di strutture di accoglienza per richiedenti
protezione internazionale;
Stefano Ferro, Padova accoglie;
Dacius Kayijuk, CISM - Coordinamento Immigrati del Sud del Mondo di
Spinea;
Michele Mogno, CALM - Comitato Accoglienza Locale Migranti - Scorzè (Ve);
Musica e parole del Maestro Hassan Difaa e il suo Oud – Liuto;
Poesie di Chiara Pinton.
Chiunque partecipi potrà portare del cibo o delle bibite da consumare insieme.
E’ gradita la conferma della partecipazione ai seguenti recapiti:
Email: m5s.gruppopianiga@g mail.com, oppure al Cell 329 4426874