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La Comunicazione 2 [email protected] Per Punteggiatura si intende: quell’operazione consistente nel separare qualche cosa da qualcos’altro che le sta vicino. Il mondo esterno invia un’infinità di stimoli al nostro cervello (circa 10.000 al sec.) e quindi, per una legge di economia mentale, noi decidiamo quali percepire e quali scartare. Stiamo punteggiando il mondo esterno, non solo… Questa punteggiatura avviene sia in entrata che in uscita (deformazioni, cancellazioni, generalizzazioni), cioè quello che noi diciamo e facciamo deve passare attraverso la nostra punteggiatura, cioè il nostro punto di vista. In un laboratorio di psicologia gli scienziati stavano facendo un esperimento… Volevano insegnare a dei topi che premendo la leva del cibo potevano decidere loro quando mangiare e così fu… Conclusioni dello scienziato: “Abbiamo insegnato ai topi che quando vogliono il cibo devono premere la leva…” Facile no? Cambiamo punto di vista. Mettiamoci nei panni del topo. Il topo direbbe ai suoi amici topolini: “Avete visto? Ho addestrato quest’uomo in modo che ogni volta che premo questa leva lui reagisce dandomi da mangiare!”. Evidentemente il ratto della barzelletta vede la stessa sequenza S-R (Stimolo-Risposta) diversamente dallo sperimentatore. È quindi necessario punteggiare (imporre una Gestalt/ordine/forma) alle sequenze di eventi (comprendenti anche gli “eventi comunicativi”) che ci circondano. Gli psicologi della Gestalt hanno dimostrato (già nel 1920) che questo ordinamento è radicato negli strati più profondi della neurofisiologia delle nostre percezioni, qualsiasi forma di comunicazione richiede qualche tipo di punteggiatura. Quindi noi manipoliamo la realtà, per punteggiarla nel nostro cervello. Tutto questo cosa crea in noi? Ciò cambia il nostro modo di vedere il mondo. E così arriviamo al secondo assioma: La mappa non è il territorio Da quando nasciamo, noi percepiamo il mondo e ne facciamo esperienza, formando una struttura di conoscenze analogico-digitali (Sistemi di Mappe) che corrispondono ad una serie di norme inconsce sul come organizzare la varietà di stimoli. Queste “mappe” precisamente cosa sono? Eccone un esempio: Provate a confrontare la proiezione della terra concepita da Mercatore, 1569 (a partire dal punto di vista di uno che abita in Germania) con un mappamondo. Avrete sicuramente notato che la Germania è al centro della carta del mondo, mentre nella realtà, è più a Nord. E che l’Europa (9,7 milioni di km quadrati) appare più grande del Sudamerica (17,8 milioni). Peters ha recentemente ridisegnato una carta del mondo che rispetta le aree e le posizioni reciproche dei continenti…. Stupefacente la differenza vero???? Quando costruiamo una mappa utilizziamo tre filtri (che agiscono sia in funzione di Input che di Output) Deformazioni: deformiamo la realtà, sia la cartina di Mercatore che di Peters non sono neanche lontanamente vicine alla realtà del territorio. Generalizzazioni: generalizziamo la realtà, Mercatore ha disegnato tutti i fiumi blu e le città come pallini, linguisticamente corrisponde all’uso di parole come: Tutti, sempre, Mai ecc. (Per un approfondimento sull’argomento rimando al “Metamodello” di R.Bandler e J.Grinder) Cancellazioni: cancelliamo ciò che non ci interessa o che ci da fastidio, come ad esempio Mercatore non ha messo le strade, le ferrovie ecc. Il vero problema che ora si pone è che nel rapporto di comunicazione, le mappe delle persone si scontrano tra loro e più si cerca di capire l’altra mappa, più si andrà d’accordo, e più si potrà tentare di portare l’altro verso la propria mappa…. Sembra una cosa scontata ma non è così. Ricordate sempre: La Mappa non è il Territorio. “B. Skinner aveva un gruppo di studenti che avevano svolto una gran mole di ricerche su ratti e labirinti. Un bel giorno qualcuno chiede: ma che differenza c’è tra un ratto e un essere umano? Ora, dato che i comportamentisti non sono particolarmente svegli, questi decidono di farci sopra un esperimento. Costruiscono quindi un enorme labirinto a misura d’uomo. Quindi prendono un gruppo di controllo composto da ratti, ed insegnano loro ad attraversare un piccolo labirinto per raggiungere un pezzo di formaggio. Poi prendono i soggetti umani ed insegnano loro ad attraversare il labirinto grande per raggiungere un biglietto da 5 $. Quando confrontano i dati non riscontrano nessuna differenza significativa…. Il dato statistico veramente interessante viene fuori quando gli sperimentatori svolgono la parte finale dell’esperimento. Tolgono il biglietto da 5$ e il formaggio, e dopo un certo numero di tentativi i ratti smettono di percorrere il labirinto. Gli esseri umani invece non si fermano affatto… sono ancora laggiù…si insinuano nel laboratorio col favore delle tenebre.” I topi non si sentono tenuti a proteggere la propria identità difendendo le loro ipotesi e le loro convinzioni. Alcuni (in realtà molti) esseri umani, invece fanno di tutto per difenderle. Quando si comunica: È importante essere come una canna di bambù che si piega sotto la brezza del vento e che, rimanendo sempre se stessa, ritorna nella sua posizione originaria.