ottobre 2012 - Diocesi di Como
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della diocesi di como 38 contiene inserto Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXVI - 13 ottobre 2012 - € 1,20 Italia 4 Europa 6 Como 18 Sondrio La nuova mafia: una tassa occulta Mediterraneo: oltre l’interesse dei singoli Quindici anni sul filo della pace Famiglia in festa: un successo C A U D orruzione: una piaga che investe le istituzioni e il nostro sistema produttivo. Editoriale La profezia della luna di don Angelo Riva colloquio con Vittorio Emanuele Parsi, docente di geopolitica alla Cattolica. n compleanno speciale per il Coordinamento comasco per la pace. 31 omenica 30 settembre la prima edizione della manifestazione. Pellegrini a Lourdes P assò alla storia come “il discorso della luna”. 11 ottobre 1962. Le luci tremule di una tersa serata dell’ottobre romano, la carezza del ponentino a sfiorare il viso dei fedeli convenuti in piazza San Pietro. Il Concilio si era aperto in quello stesso giorno. Papa Giovanni, forse improvvisando, saluta la folla: “la mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre”. Evoca la luna (“pure lei si è affrettata stasera”), esorta a volersi bene, a tornare a casa portando una carezza ai bambini (“dite loro: questa è la carezza del Papa”), e un conforto ai malati (“il Papa è con i suoi figli specie nell’ora dell’amarezza”). Chissà se papa Roncalli se ne sarà reso conto: ma in quel discorso c’era già tutto il Concilio. Anzitutto quell’immagine: la luna. Immagine carissima ai Padri antichi e medievali per dire della Chiesa, mysterium lunae, astro che non vive di luce propria, ma soltanto riflette quella del sole che ci ha visitato dall’alto, Cristo Signore. La luce delle genti, che è Cristo, risplende sul volto della Chiesa: così inizierà la Costituzione sulla Chiesa. Un Concilio appunto per ritrovare, sciacquandola dalle polveri e dai fanghi della storia, il volto immacolato della Sposa di Cristo. Detergendolo da quelle incrostazioni che ne hanno, nel tempo, opacizzato la luminescenza. Prima fra tutte, tra le incrostazioni, quell’inimicizia con il mondo moderno – il mondo delle libertà individuali e del progresso economico e tecnologico – per molti versi giustificata da un clima di acceso anticlericalismo, ma che ormai era venuto tempo di mettersela alle spalle. Da qui il linguaggio nuovo di quella notte romana. Un linguaggio che tocca le corde profonde dell’umano, che parla al cuore, che irrora di evangelica rugiada le zolle fumanti della vita, con l’artiglio della verità e la carezza della misericordia. Così lontano dal grigio e spento “ecclesialese”. Il linguaggio di una Chiesa – si dirà poi – “esperta di umanità”, “amica dell’uomo e della ragione”. Infine lui, il “Papa buono”. Un tradizionalista. Un curiale. Un diplomatico di lungo corso nelle nunziature di mezzo mondo. Oggi diremmo un “aziendalista”, uno dei “quadri del partito”. Ben saldo sulla dottrina tradizionale e poco sensibile alle sirene del rinnovamento teologico. Epperò – memore delle sue radici contadine bergamasche – un uomo dalla fede tetragona (la “fedascia”, si direbbe dalle nostre parti), e dall’enorme bontà per la povera gente. Carità pastorale, si bofonchia oggi. Giovanni XXIII è la Chiesa del Concilio (“la mia voce è una sola, ma riassume tutte le vostre”, ebbe a dire quella sera). Una Chiesa talmente salda nella Fede e ancorata alla roccia della Tradizione da saper amare il mondo come nessuno. Come lo amerebbe Cristo. Una Chiesa spalancata al futuro senza essere in rottura col passato (immagino che Roncalli – alla vista di alcune “innovazioni” teologiche o pastorali del post-concilio – si sarà rivoltato nella tomba…Paolo VI no, lui fece in tempo a ribaltarsi nel suo letto!). Per questo la nostra memoria del 50° del Concilio (si comincia il 19 ottobre) non rappresenta il solito, stucchevole e parruccone anniversarismo ecclesiastico. Si parla, alla scuola del Concilio, di chi siamo noi oggi. E di come i cattolici sanno stare al mondo. Foto william Tra lunedì e mercoledì scorso oltre mille pellegrini, provenienti da ogni parte della Diocesi, si sono messi in cammino verso Lourdes, recando l’urna di S. Luigi Guanella. Le attese e le speranze del Vescovo e di tante persone malate e in difficoltà affidate alla potente intercessione delle Vergine di Massabielle. Pagine 10-11 Concilio Vaticano II 2-3 L’apertura 50 anni fa. Evento epocale Ottobre Missionario 16 Tavernola: servire senza limiti e confini Como 20 Camerlata: i progetti per la nuova stazione Poggiridenti 32 Inaugurata l’esposizione di due cicli di affreschi vittorio messori racconta bernadette. intervista esclusiva PAG 11 Idee e opinioni 2 Sabato, 13 ottobre 2012 P er alcuni osservatori è l’inizio di un autunno caldo. Le manifestazioni degli studenti nelle piazze italiane sono arrivate all’improvviso e anche con un codazzo di scontri e violenze di cui avremmo fatto volentieri a meno. Un segnale inquietante, di un clima esasperato. Tanto più inquietante perché coinvolge proprio i giovani studenti – una piccola parte, intendiamoci – che finiscono per essere spesso “carne da macello” e parafulmine per disagi e situazioni più complesse di quelle legate al mondo scolastico. Così anche questa volta i cortei hanno lanciato slogan contro il caro-libri, per salvare la scuola pubblica dai tagli e contro la scuola privata, ma anche contro “la casta”, contro le banche, la crisi, l’austerità. Hanno portato cartelloni con slogan sulla scuola e contro il ministro Profumo, ma hanno anche bruciato la fotografia di Monti. Non c’è anno che passi senza ✎ L’opinione | di Alberto Campoleoni Scuola e manifestazioni: l’improvvisa fiammata le contestazioni studentesche e con gli slogan sempre uguali, qualsiasi governo ci sia. E con ragione c’è da lamentarsi di una scuola continuamente deprivata di risorse, su cui si continua a investire poco e talvolta in situazioni critiche. La piazza, poi, non è luogo di mediazioni e facilmente fa di tutte le erbe un fascio. Punta sulle magagne e non vede i passi avanti. Ma tant’è: il fenomeno è noto e, per certi versi, inevitabile. Questa volta, però colpisce anzitutto la facilità della degenerazione in violenza e poi l’oggettiva situazione di disagio crescente e complessivo nel quale le manifestazioni studentesche trovano spazio. I giovani sono forse i più colpiti dalla crisi di sfiducia che investe il Paese, dalla mancanza di riferimenti, dal clima complessivo di corruzione e immoralità che ogni giorno rimbalza dalle cronache dei giornali, dalle immagini televisive, dalle indagini giudiziarie. Giuseppe De Rita, sul Corriere invitava a guardare alla crisi attuale e alla “cafonaggine collettiva”, a quello che potrebbe apparire come una “infernale discesa verso l’inevitabile disastro antropologico”, come a una crisi di crescita, un processo di assorbimento e poi espulsione di grumi che si sono raggruppati nel corso del processo sociale. La speranza è di “andare avanti”, di “metabolizzare i parvenu, senza cadere nella tentazione di vedere tutto in discesa verso il baratro della beceraggine collettiva”. Sarà anche. L’analisi viene da un esperto conoscitore della “chimica del corpo sociale”. Tuttavia, per tornare agli studenti, è difficile che siano i più giovani a comprendere questa visione. Piuttosto a loro servono reazioni forti, esempi, parole nuove. Speranze. Un miraggio nella scena attuale. Serve lo “slancio morale” di cui ha parlato ancora Napolitano, un sussulto soprattutto della vita pubblica e della politica, la cui inadeguatezza, tra degrado e frammentazione produce smarrimento, rifiuto. Fino alla violenza. Serve uno sforzo “straordinario come ai tempi della costituente”, una “ripresa di slancio ideale e di senso morale”. Qui è il nodo. E non è nuovo. C’è chi richiama da tempo in modo accalorato la necessità di un’opera educativa, che passa necessariamente da un rinnovamento della vita pubblica e della politica. In questo quadro le nuove contestazioni studentesche, l’insofferenza e la violenza di piazza – mai giustificabile, come non è giustificabile ogni violenza, compresa quella arrogante cui è sottoposta ogni giorno la cosa pubblica – sono un segnale ulteriore, una sirena d’allarme. Non si può spegnarla con la forza, ma cercando davvero di cambiare strada. Concilio | di Papa Giovanni XXIII Il “discorso della luna” di 50 anni fa C La semplicità disarmante rediamo di fare volontà’. cosa gradita ai Se domandassi, se potessi chiedere di papa Giovanni XXIII nostri lettori a ciascuno: voi da che parte inaugura il lavori del Concilio ora riportando venite? I figli di Roma, che sono Vaticano II. Nelle sue parole qui specialmente rappresentati, il testo del discorso di papa Giovanni XXIII la risponderebbero: ah, noi siamo i figli la ricchezza di un evento sera dell’apertura del più vicini, e voi siete il nostro vescovo. che ha profondamente Concilio Vaticano II, cui Ebbene, figlioli di Roma, voi sentite fa riferimento l’Editoriale segnato la vita della Chiesa veramente di rappresentare la ‘Roma in prima pagina. caput mundi’, la capitale del mondo, Sicuramente non è fra i testi più pregnanti, dal punto così come per disegno della Provvidenza è stata di vista teologico e pastorale, per mettere a fuoco il chiamata ad essere attraverso i secoli. grande evento spirituale che fu il Concilio (obiettivo La mia persona conta niente: è un fratello che parla a per il quale si può rimandare ai ben più impegnativi voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro discorsi di Giovanni XXIII nell’assise di apertura e di Signore… Continuiamo dunque a volerci bene, a Paolo VI in quella di chiusura il 7 dicembre 1965). volerci bene così; guardandoci così nell’incontro: Però il “discorso della luna”, oltre che giustamente cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, famoso, è un testo di grande semplicità, che aiuta a qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà… ritrovare, a distanza di 50 anni, il profumo, l’atmosfera Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro e la sensibilità di questo grande evento che ha segnato una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”. profondamente la vita della Chiesa e del mondo. Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli ari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore sola, ma riassume tutte le voci del mondo; della mestizia e dell’amarezza… E poi tutti insieme e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo… ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Noi chiudiamo una grande giornata di pace… Sì, Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l’augurio di pace: ‘Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona della buona notte”. “ C ◆ Stella Polare di don Angelo Riva Il cielo in una stanza C inquant’anni fa non solo il Concilio che iniziava. Correva l’anno 1962 quando il cantautore Gino Paoli disse di voler lasciare la moglie legittima (in attesa di un figlio) per andare con una giovanissima attrice ancora minorenne, Stefania Sandrelli. Nell’Italia del primo boom economico e delle prime tempeste ormonali pre-sessantottine, la vicenda suscitò grande clamore e scandalo, per quello che al tempo era anche un reato (abolito nel 1969). Succedesse (succede…) oggi, il rumor nell’opinione pubblica sarebbe assai più blando, forse anche un po’ distratto. “Và dove ti porta il cuore” – sentenzierebbe la mitologia della libertà –; “al cuor non si comanda… e poi inutile, anzi dannoso ostinarsi a far sopravvivere una relazione decotta”, e via pistolottando opinioni comuni d’ordinanza. Così ascoltando, domenica, il vangelo dell’indissolubilità del matrimonio (Mc 10,1-16 per chi se lo fosse perso), nella sua chiarezza adamantina, abbiamo provato un duplice disagio. In primo luogo perché abbiamo misurato, se mai ce ne fosse bisogno, quanto “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra…” (Is 55,8-9). Ci scopriamo distanti dal sogno sorgivo di Dio sull’uomo e la donna di un amore unitivo, fedele, indissolubile (e se nascono problemi, ci si aggrappa alla croce, e si va incontro l’altro pagando per primi e di tasca propria). Ci sentiamo come scolaretti invitati a dipingere l’Ultima Cena quando siamo giusto capaci di quattro scarabocchi con l’acquarello. Ma ecco un secondo disagio: lo scacco del fallimento coniugale ci tocca ormai un po’ tutti. Se non in prima persona, forse un figlio, una sorella, un cugino…Quante famiglie, delle nostre, possono ancora dirsi immuni dalla piaga della divisione? Forse proprio per questo Gesù – consapevole di averla sparata grossa (con il vangelo dell’indissolubilità), e consapevole della nostra fragilità – ha di seguito preso un bambino, l’ha messo in mezzo e ha detto che le cose del suo Regno sono per quelli che sono come bambini. Perché? Perché un bambino, a differenza dell’adulto scaltro, calcolatore e anche un po’ cinico, ci crede ancora, nei sogni. Così, di fronte al sogno di Dio sul matrimonio, la prima cosa sarebbe di stupirsi, di meravigliarsi, di crederci appassionatamente, evitando di tranciare gelidi e navigati “ma dai, in che mondo vivi?”. E poi perché un bambino, a differenza dell’uomo moderno autonomo e che “non deve chiedere mai”, di fronte alle cose difficili, chiede aiuto. Cerca la mano del papà e della mamma per sentirsi accompagnato, sostenuto, incoraggiato, protetto. Diciamolo con franchezza: se tanti matrimoni oggi fanno naufragio, potremmo andare giustamente alla ricerca delle cause storiche, sociologiche, psicologiche, economiche, ma la ragione fondamentale è questa: gli sposi non pregano più (o troppo poco). Le crisi matrimoniali sono anzitutto crisi di fede. Della fede come relazione viva degli sposi con Dio e della fede come proposta di vita per la coppia (valida e ragionevole, fra l’altro, anche per chi in Dio dice di non credere). Sarò all’antica, ma mi rimane in testa l’idea che nessun matrimonio, di quelli andati male, sarebbe fallito, se solo gli sposi avessero mantenuto – in forme magari aggiornate – l’abitudine dei nostri nonni di mettere da parte tutto, la sera, e prendere in mano la corona del Rosario. Pare che ti si aprono occhi, orecchie e cuore. E, dentro la fatica e la fragilità che abita ogni casa, si accende una luce. Come fosse… un cielo nella stanza. Attualità ● L’11 ottobre di cinquant’anni fa si apriva a Roma il Concilio ecumenico Vaticano II ● Uno degli eventi più importanti dell’intera storia della Chiesa per la sua portata di contenuti e riforme Sabato, 13 ottobre 2012 ● Il Concilio ha ancora molto da dire, a partire dall’annuncio sempre nuovo del messaggio evangelico Un grande appuntamento unitario per tutta la diocesi con il Vescovo: gli incontri sul Concilio trasmessi in videoconferenza Alle ore 20.45 di venerdì 19 ottobre relatore presente a Morbegno; venerdì 16 novembre, martedì 29 gennaio e venerdì 26 aprile relatore presente a Como Le località che si sono rese disponibili sono: In poche parole, il Concilio UN AVVENIMENTO STORICO… L’ 11 ottobre 1962 – giusto cinquant’anni fa – prendeva inizio uno degli avvenimenti più importanti, non solo dei nostri tempi, ma di tutta la storia della Chiesa: il concilio ecumenico Vaticano II. Annunciato da papa Giovanni XXIII, nel gennaio del 1959, esso si svolse in quattro periodi, dal 1962 al 1965. Il concilio ecumenico (cioè universale) è un avvenimento ricorrente, anche se non frequente, nella vita della Chiesa: sono, in tutto, ventuno, i concilii ecumenici, in venti secoli di storia. L’aspetto straordinario di quest’ultimo concilio sta innanzitutto nel fatto che, per la prima volta, si radunarono insieme vescovi provenienti da tutti i continenti del mondo, con una molteplicità di razze e di mentalità mai realizzatasi prima di allora. Anche molti dei temi affrontati furono nuovi: i grandi problemi dell’umanità - come la fame, lo squilibrio economico mondiale, la corsa agli armamenti - che mai in precedenza si erano verificati in simili dimensioni; e il tema stesso della Chiesa, mai prima di allora considerata, in un concilio, nel suo significato d’insieme. …ANZI, LA RISCOPERTA… «Non è da stupirsi - ebbe a dire Paolo VI riaprendo il Concilio dopo la morte di papa Giovanni, nel 1963 - se dopo venti secoli di cristianesimo e di grande sviluppo storico e geografico della Chiesa [...] il concetto vero, profondo e completo della Chiesa, quale Cristo fondò e gli apostoli cominciarono a costruire, ancora ha bisogno d’essere più precisamente enunciato». La storia della Chiesa è lunga ma è anche breve, soprattutto se si considera quanto grande e profondo, e dunque lento ad essere compreso, è il dono che essa ha ricevuto da Cristo e che, in nome suo, annuncia e comunica a tutti gli uomini. A quel dono originario la Chiesa continuamente ritorna, come alla propria viva sorgente: non a caso, i quattro principali documenti del Vaticano II (le quattro “costituzioni”) ripropongono i quattro elementi fondamentali della Chiesa primitiva, come ci viene descritta negli Atti degli Apostoli. …DELLE FONTI PERENNI… Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli... (At 2, 42) Il Vaticano II non è stato un’opera di adeguamento - resa necessaria dall’evoluzione dei tempi - di una vecchia dottrina, bensì la riscoperta di quel «vivo contatto col Dio vivo» (sempre per usare parole di Paolo VI, questa volta nel bellissimo discorso alla fine del concilio) che è la Rivelazione. Nella vicenda del popolo di Israele, narrata dall’Antico Testamento e, in modo chiaro e definitivo, nella vicenda di Gesù raccontata dai Vangeli, Dio non ci ha comunicato una serie di aride dottrine, ma ha voluto «rivelare se stesso», facendosi conoscere «agli uomini, come ad amici [...] per invitarli e ammetterli alla comunione con sé» (Dei Verbum, 2). Questo carattere vivo e cordiale della Parola di Dio ha finito spesso, lungo la storia, con l’essere rinchiuso in formule teologiche astratte, nelle quali l’acqua scaturita dalle sorgenti fresche della Rivelazione appariva stagnante come in cisterne segnate dal tempo. Già nella seconda metà dell’Ottocento, e poi lungo tutta la prima parte del Novecento, si risvegliò nella comunità ecclesiale un vasto movimento di riscoperta della Bibbia. Il Vaticano II riconobbe e accolse tale ritorno soprattutto con la costituzione intitolata Dei Verbum («Parola di Dio»), nella quale si chiede «che tutta la predicazione [...] come la stessa vita cristiana sia nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura» (DV, 21). ...nella frazione del pane e nella preghiera (At 2, 42) Dio non ci ha soltanto parlato di sé: ci dona, in Cristo, la sua stessa vita, il suo Spirito. E’ la vita nuova che per noi scaturisce dai sacramenti celebrati nella liturgia. Questa vita di Grazia, certo, non fu mai assente dalla vita della Chiesa – poiché di altro essa non potrebbe vivere. Solo ne venne, a volte, oscurata la coscienza, col dare più importanza agli aspetti esteriori della Chiesa, vista come una struttura dalla quale ricevere determinati servizi tra i quali, appunto, anche i sacramenti, anziché essere sentita e vissuta come un “corpo” tutto impregnato di quella vita divina. La riscoperta della dimensione “vitale” e dinamica della Chiesa si sviluppò lungo tutto il Novecento, favorendo – come sottolineava Pio XII «la partecipazione ai sacramenti più larga e frequente; le preghiere liturgiche più soavemente gustate e il culto eucaristico considerato - come veramente è - il centro e la fonte della vera pietà cristiana» (Enciclica Mediator Dei, 1947). Il concilio Vaticano II, quale primo documento, approvò proprio la Sacrosanctum concilium, ossia la costituzione riguardante la liturgia, vista come la perenne azione di Cristo, sempre operante nella sua Chiesa, per la santificazione degli uomini. ...DI UNA STUPENDA REALTà... La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola (At 4, 32). Così profondamente ricollegata alle fonti vive della Parola e della Grazia di Dio, la Chiesa appare come una realtà meravigliosa, e tale viene descritta nella costituzione conciliare Lumen gentium («Cristo, luce dei popoli»), ossia come «sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di Como, Cinema Astra, viale Giulio Cesare; Como, Auditorium “Don Guanella”, via Tomaso Grossi per la conferenza del 29 gennaio; Morbegno, Centro Parrocchiale San Giuseppe; Sondrio; Cinema Excelsior, via Cesare Battisti 18; Menaggio, Sala parrocchiale (da confermare); Cagno, Salone Oratorio “P. G. Frassati”, via Varese 6; Abbadia Lariana, Sala parrocchiale; Canonica di Cuveglio, Sala Parrocchiale; Ponte in Valtellina, Cinema Vittoria, piazza della Vittoria; Bormio, Sala parrocchiale; Livigno, Sala parrocchiale; Chiavenna, Cinema Victoria, Corso G. B. Picchi 2 tutto il genere umano» (Lumen gentium, 1). Essa è «il germe e l’inizio» del Regno di Dio che «va lentamente crescendo nel tempo» (LG, 5). Vivendo nella storia, la Chiesa, a volte, può appesantirsi fino ad oscurare la limpidezza della propria missione: ecco perché essa «santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al rinnovamento» (LG, 8). Venendo dal cuore di Dio, essa è chiamata ad essere un riflesso della stessa vita della Trinità, ossia una comunione di amore che continuamente si accresce e si apre, oltre i suoi stessi confini, alle altre forme religiose e a tutti gli uomini del mondo. …PER IL MONDO DI OGGI… ... e godevano la simpatia di tutto il popolo (At 2, 47) Si può certo dire, con Paolo VI, che il concilio è stato tutto pervaso da «una simpatia immensa» verso l’umanità. Come indica il titolo stesso della “costituzione” dedicata alla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et spes, «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto [...], sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo» (GS, 1). C’era bisogno di ritrovare un dialogo tra Chiesa e mondo dopo secoli di diffidenza, resasi sempre più acuta per una sorta di incomprensione reciproca. Il mondo occidentale moderno aveva spesso ritenuto di poter trovare la via del progresso nel sottrarsi alla guida della Chiesa; d’altra parte, la Chiesa raramente aveva saputo cogliere, dietro l’atteggiamento polemico del mondo moderno nei suoi confronti, l’esigenza di valori positivi e, in buona parte, ancora cristiani. La riapertura al mondo fu operata dal Vaticano II non come un opportunistico adeguamento della Chiesa all’evoluzione dei tempi, ma come il ricupero di un’esigenza insita alla missione propria della Chiesa. …E DI DOMANI Se dovessimo raccogliere in sintesi il messaggio del Vaticano II, potremmo dire che esso è costituito, oltre che da ciò che ha detto, anche da ciò che è stato, a partire dall’ispirazione iniziale di papa Giovanni, fedelmente sviluppata sotto l’attenta guida di Paolo VI. Inaugurando il Vaticano II, l’11 ottobre 1962, Giovanni XXIII dichiarava: «la Chiesa cattolica, innalzando, per mezzo di questo concilio ecumenico, la fiaccola della verità religiosa, vuol mostrarsi madre amorevole di tutti [...] Al genere umano, oppresso da tante difficoltà, essa [...] non offre ricchezze caduche [...] ma partecipa i beni della grazia divina». E, ponendo fine al concilio, il 7 dicembre 1965, Paolo VI affermava: «Questo concilio tutto si risolve nel suo conclusivo significato religioso, altro non essendo che un potente e amichevole invito all’umanità d’oggi a ritrovare, per via di fraterno amore, quel Dio “dal Quale allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi è risorgere» (Sant’Agostino). I cinquant’anni che ci separano dal Vaticano II potrebbe farcelo apparire come un avvenimento ormai lontano nel tempo. Se non fosse che il concilio ha riproposto al mondo la novità perenne del Vangelo. In modo nuovo, e di nuovo simile a quello di Colui che è la Novità di Dio per l’uomo: Gesù. SAVERIO XERES 3 4 Italia Sabato, 13 ottobre 2012 ■ Giovani Per i neolaureati nessun beneficio dalla riforma A due mesi dall’approvazione della riforma Fornero, nulla è ancora cambiato per i giovani laureati e nessun miglioramento sembra profilarsi nel prossimo trimestre. La rilevazione condotta nel mese di settembre da “Ufficio Studi Bachelor” è esplicita: sul totale degli annunci di lavoro destinati a laureati, il 54% sono stage. Emerge chiaramente che il restante 46% nella grande maggioranza dei casi si rivolge a ingegneri ed economisti appartenenti a una élite di percorso universitario. Inoltre mancano dati ufficiali rispetto all’inserimento dei laureati una volta finito lo stage. Il vero nocciolo della questione è rappresentato dalla “generazione di mezzo” di laureati che va a sovrapporsi sia ai laureati che li hanno preceduti e che non hanno ancora un impiego, sia ai neolaureati che li seguiranno: il problema riguarda soprattutto coloro che non possono più fare stage e che vengono tagliati fuori dal mercato del lavoro e dalle sue riforme. «È innegabile – afferma il presidente di “Bachelor Selezione Neolaureati”, Salvatore Corradi - che solo una sana economia crea sana occupazione. Credo sia arrivato il momento di un accordo tra fisco, previdenza e parti sociali, che sfoci in un “contratto di congiuntura” da applicare in caso di crescita del PIL inferiore all’2%, per creare uno shock positivo in termini di nuovi inserimenti». Sarebbe un patto per le nuove generazioni di laureati che azzera il cuneo fiscale per tre anni e permette di inserire capitali nel ciclo economico e sociale del Paese, con positive ricadute su consumi e conservazione sia di competenze sia di risorse umane. ❚❚ Tavola rotonda a Milano sabato 13 ottobre Carità, giustizia e servizi nella crisi L’ Auditorium della Fondazione Ambrosianeum di Milano, in via delle Ore 3, sabato 13 ottobre, dalle ore 9.30 alle ore 13.30, ospiterà la tavola rotonda dal titolo “Carità, giustizia, diritti sociali – Quali politiche e servizi sociali nella crisi attuale”, organizzata dall’Unione Cattolica Internazione di Servizio Sociale (Uciss) – Madeleine Delbrel. Per gli assistenti sociali che vi prenderanno parte è previsto il riconoscimento di crediti formativi, mentre nel pomeriggio si svolgerà l’assemblea generale dell’associazione, aperta a soci e persone interessate. Ad aprire i lavori sarà il presidente dell’Uciss Fernando del Re. Il coordinamento degli interventi è affidato a Francesco Villa, professore presso l’Università Cattolica di Milano. Monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas Italiana, parlerà di carità e giustizia a partire dall’esperienza della Caritas; mentre Carlo Mario Mozzanica (esperto di organizzazione dei Servizi sociali e sanitari), nell’attuale situazione di crisi di sistema e risorse, traccerà alcuni possibili scenari futuri a partire dall’inquadramento istituzionalelegislativo in vigore. Di impegno e responsabilità dell’assistente sociale si occuperà la presidente del competente ordine regionale lombardo Renata Ghisalberti; infine Giordano Vidale, della Fondazione Zan- Riflettere sui danni provocati dal fumo O gni giorno quasi centomila giovani iniziano a fumare, e settantamila morti l’anno, in Italia, sono attribuibili a malattie legate al fumo, dall’enfisema alla broncopolmonite, con costi diretti per il Servizio Sanitario Nazionale di “circa 7 miliardi di euro in tre anni, il 7% del budget complessivo, in una fase di tagli”. Sono alcuni dei dati di uno studio di I-Think, dal titolo ‘Generazione in fumo” presentati al Senato corruzione Una situazione grave che coinvolge istituzioni e sistema produttivo; un male che altera l’andamento economico e anche l’ambiente Una nuova mafia, una tassa occulta... “L a nuova mafia si chiama corruzione che inquina i processi della politica, minaccia il prestigio e la credibilità delle Istituzioni, inquina e distorce gravemente l’ambiente e l’economia, sottrae risorse destinate al bene della comunità, corrode il senso civico e la stessa cultura democratica”. Di questo sono convinti Libera, Legambiente e Avviso Pubblico, che hanno presentato il dossier “Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce e inquina il Paese”. Contro la corruzione e per chiedere l’attuazione delle norme che prevedono la confisca e il riutilizzo sociale dei beni sottratti ai corrotti Libera con Avviso Pubblico ha raccolto oltre un milione di cartoline consegnate al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per “chiedere di intervenire affinché Governo e Parlamento adeguino il nostro Codice alle leggi internazionali anticorruzione”. “Sul problema corruzione servono can, illustrerà le buone prassi nelle comunità locali. Dopo il dibattito la mattinata proseguirà con la presentazione del libro dedicato a Madeleine Delbrel (1904-1964), cui l’Uciss è intitolata. Dopo una giovinezza brillante e dichiaratamente atea, la Delbrel, a vent’anni, fa l’esperienza di una conversione radicale e irreversibile, per donarsi a Dio e vivere il Vangelo nel mondo. In questa esperienza di forte testimonianza di carità evangelica non fu sola: la condivise con alcune compagne impegnandosi nell’animazione e nell’aiuto alle comunità povere dei sobborghi operai di Parigi. Sarà l’assistente ecclesiastico dell’Uciss, monsignor Fiorenzo Facchini, a descrivere i contenuti del testo. In chiusura Luigi Nalesso, della Caritas diocesana di Como, approfondirà il ruolo dell’Osservatorio sui problemi etici nei servizi sociali. Ulteriori informazioni su www.uciss.org o inviando una mail a uciss. [email protected]. (E.L.) italiano. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel XXI secolo saranno in totale circa un miliardo le vittime del tabagismo. Nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni fuma il 15,9% dei maschi e ben il 21,8% delle ragazze. Determinante, purtroppo, anche il ruolo della scuola. L’82% degli studenti ha visto i suoi compagni fumare, e il 3% dei docenti fuma perfino in classe. effettuare controlli. “I numeri parlano chiaro – sottolinea il dossier -, dal 1° gennaio 2010 al 30 settembre 2012 sono state 78 le inchieste relative a episodi di corruzione connessi ad attività dal forte impatto ambientale”. Le inchieste analizzate hanno riguardato “il ciclo illegale dei rifiuti (dai traffici illeciti agli appalti per la raccolta e la gestione dei rifiuti fino alle bonifiche); il ciclo illegale del cemento (dall’urbanistica alle lottizzazioni, dalle licenze edilizie agli appalti pubblici); le autorizzazioni e la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici; le inchieste sulle grandi opere, le emergenze ambientali e gli interventi di ricostruzione”. Un “veleno” diffuso scelte chiare, nette, concrete, categoriche. Non sono possibili deviazioni”, ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, alla presentazione del dossier. Per don Ciotti, è necessario uno “scatto di coscienza. Non possiamo più essere cittadini a intermittenza”. I “costi” della corruzione Secondo la World Bank, nel mondo va sprecato a causa della corruzione circa il 3% del Pil mondiale. Applicando questa percentuale all’Italia, si legge nel dossier, “si calcola che l’onere sui bilanci pubblici è nella misura di 50-60 miliardi di euro l’anno, come una vera e propria tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini”. Non solo: anche il peggioramento dell’indice di percezione della corruzione (Cpi) determina una riduzione annua del prodotto interno lordo, del reddito pro capite e della produttività. Rispetto a questo, “visto che l’Italia nel decennio 2001-2011 ha visto un crollo del proprio punteggio nel Cpi da 5,5 a 3,9, si stima una perdita di ricchezza causata dalla corruzione pari a circa 10 miliardi di euro annui in termini di prodotto interno lordo, circa 170 euro annui di reddito pro capite e oltre il 6% in termini di produttività”. Particolarmente significativo è, poi, il dato relativo alle esperienze personali di tangenti, ossia alla corruzione vissuta sulla propria pelle dai cittadini dei 27 Paesi dell’Unione europea. Nell’ultima rilevazione di Eurobarometro 2011, il 12% dei cittadini italiani si è visto chiedere una tangente nei 12 mesi precedenti, contro una media europea dell’8%. In termini assoluti, “questo significa il coinvolgimento personale, nel corso di quell’anno, di circa 4 milioni e mezzo di cittadini italiani in almeno una richiesta, più o meno velata, di tangenti”. Corruzione ambientale Particolarmente allarmante è quella che Libera, Legambiente e Avviso Pubblico chiamano “corruzione ambientale”. Sempre più spesso, infatti, attività illegali come il traffico illecito di rifiuti o l’abusivismo edilizio, magari “rivestito” con il rilascio di concessioni illegittime, sono accompagnate da un sistematico ricorso alla corruzione di amministratori pubblici e rappresentanti politici, funzionari incaricati di rilasciare autorizzazioni o di La “corruzione ambientale”, nel senso del suo impatto sul patrimonio naturale, sul territorio e sul paesaggio, è “un veleno che attraversa il Paese: sono 15 le Regioni coinvolte nelle inchieste, con 34 procure impegnate, omogeneamente distribuite tra Nord (13), Centro (11) e Sud Italia (10)”. Il maggior numero d’inchieste, invece, “si è concentrato in Lombardia (15) seguita a pari merito, con 8 inchieste ciascuna da Calabria, Campania e Toscana”. Le persone arrestate complessivamente, per reati che vanno dalla corruzione all’associazione a delinquere, dal traffico illecito di rifiuti al riciclaggio, dal falso in atto pubblico alla truffa aggravata, sono state 1.109”. Il dato disaggregato per aree geografiche evidenzia, da un lato, il primato, per numero di arresti, delle Regioni dell’Italia Nord Occidentale (esattamente 442, pari al 39,9%) e, dall’altro, l’incidenza rilevante delle Regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), con 409 ordinanze di custodia cautelare pari al 36,9% del totale nazionale. Numeri che dimostrano quanto sia stretto il legame tra corruzione e mafie. Ma la corruzione ambientale miete ogni anno altre vittime. Il settore dell’edilizia e delle costruzioni è conosciuto anche per la sua vulnerabilità alla corruzione, che inesorabilmente si ripercuote sulla capacità di resistenza degli edifici, ad esempio, agli eventi sismici, ricorda il dossier. Lavoro Domenica 14 ottobre. Prevenire infortuni e incidenti. «Il lavoro è per l’uomo» C’ Dati per riflettere... N el 2011 gli infortuni mortali sul lavoro sono stati 920, in calo rispetto ai 973 del 2010. Diminuito anche il totale degli infortuni denunciati all’Inail. Nel 2011 sono stati denunciati 51mila infortuni in meno rispetto al 2010 e il numero dei casi mortali rimane, per il secondo anno, al di sotto dei mille. Nel 2011: 725mila sono stati gli infortuni avvenuti e denunciati all’Inail, in calo del 6,6% rispetto al 2010; 920 i morti sul lavoro (6 nel comasco, 10 nel sondriese), in calo del 5,4% rispetto all’anno precedente. Non sono compresi gli incidenti di quasi 3 milioni (secondo i dati Istat) lavoratori “in nero”. Inail stima che nel 2010 siano lor accaduti circa 164mila infortuni, rientranti, per lo più, in una tipologia di gravità medio-lieve. Malattie professionali: il fenomeno registra un’accelerazione delle denunce negli ultimi tre anni. Molto rilevante l’aumento nel 2011: le denunce sono 46.558, 4mila in più in un anno (+9,6%). La sensibilizzazione di datori di lavoro, lavoratori, medici di famiglia e patronati ha dato l’innesco a un fenomeno di emersione delle malattie “perdute”, attenuando lo storico fenomeno di sottodenuncia (sia per i lunghi periodi di latenza di alcune patologie che per la difficoltà di dimostrarne il nesso causale con l’attività lavorativa). è una affermazione della Dottrina sociale della Chiesa inerente il rapporto uomo-lavoro che può essere così schematizzata: il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro, dove per lavoro si intende il complesso sistema produttivo dei beni necessari per una dignitosa vita della persona e della sua famiglia. Il principio del primato dell’uomo sul lavoro o, in altre parole, la centralità “dell’uomo del lavoro” viene ripreso per esprimere delle valutazioni sul sistema produttivo, al fine di verificare se esso non schiavizza l’uomo del lavoro. Altrettanto fondamentale è avviare un confronto per constatare se una determinata attività lavorativa è fonte di malattie, o, peggio, causa di decessi dell’uomo del lavoro. È vero, in queste ultime settimane il rapporto lavoro-salute è alla ribalta della cronaca per il caso Ilva di Taranto. È una questione che sta avendo una risonanza nazionale sia per l’importanza dell’azienda, leader nella produzione dell’acciaio, sia perché la struttura produttiva è motivo di insorgenza di gravi e mortali malattie sia per i lavoratori che tra i tarantini, sia per l’inquinamento ambientale prodotto. Il caso Ilva ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica la stretta connessione esistente tra il lavoro e la salute del lavoratore. Ma non dimentichiamo che in tutte le attività produttive è riscontrabile una stretta connessione tra lavoro, salute e sicurezza del lavoratore. Vigilare perché il lavoro non debba essere fonte di malattie o peggio di decessi è il messaggio che la 62° Giornata Nazionale per le Vittime degli incidenti sul lavoro, che si terrà domenica 14 ottobre invia a tutti gli italiani. In questi ultimi anni non si può negare che, grazie anche a una legislazione attenta alla sicurezza sul lavoro e anche per la crescita di sensibilità circa il valore della salute dei lavoratori, gli incidenti sul lavoro e i decessi sono diminuiti. Questi risultati positivi non devono far abbassare la guardia. In un momento di crisi economica si presta, giustamente, molta attenzione ai progetti per rilanciare la produzione. Ma questa attenzione non deve far dimenticare il valore della vita, la sua difesa e la sua promozione anche nel mondo del lavoro. Troppo poco se ne parla. La giornata a ricordo delle vittime del lavoro deve sensibilizzare le coscienze. Situazioni come quelle dell’Ilva non devono più ripetersi. Per questo caso c’è una grande mobilitazione perché tra lavoro e salute non ci sia contrapposizione. Ma nel nostro sistema produttivo quanti casi Ilva ci sono? In quante piccole aziende si pone la questione emersa nell’Ilva? I numeri potranno anche essere pochi, ma non dimentichiamo che il valore della persona è un valore in sé e ogni uomo del lavoro deve essere salvaguardato nella sua salute, nella sua integrità fisica. L’impegno e le energie che vengono messe in campo per la ripresa economica non devono sottrarre impegno e energie per la salvaguardia della salute dell’uomo del lavoro, ma anche dell’integrità dell’ambiente. Se così non fosse si avrà un rinnovato benessere economico, ma molte sofferenze, purtroppo, continueranno a piagare il mondo del lavoro. don GIUSEPPE CORTI Rapporto fra maternità e lavoro Una difficile conciliazione M amme e lavoratrici: ancora oggi la conciliazione è lontana. Lo dimostrano i dati del rapporto “Mamme nella Crisi” di Save the Children. In Italia mancano i servizi all’infanzia e il lavoro, se c’è, è a rischio a seguito della gravidanza, con pressioni o dimissioni in bianco: sono questi gli elementi che spiegano il calo della natalità in Italia (-15mila nascite tra il 2008 e il 2010). Il rapporto donne-lavoro resta uno scoglio: nel 2010 solo il 50,6% delle donne senza figli era occupata (contro la media europea del 62,1%). Dato che scende al 45,5% con l’arrivo del primo figlio, al 35,9% con il secondo e a 31,3% nel caso di 3 o più figli. Tra il 2008 e il 2009 sono state 800 mila le mamme licenziate o spinte alle dimissioni. L’8,7% del totale delle interruzioni di lavoro nel 2009 è avvenuta per costrizione (era il 2% nel 2003). Sono queste condizioni precarie alla base della maggiore incidenza della povertà sui bambini e sugli adolescenti registrata in Italia. Il confronto internazionale dimostra, infatti, che lo spread relativo al rischio di povertà tra minori e adulti è pari all’8,2% (il 22,6% dei minori a rischio povertà contro il 14,4% degli over18). Fare figli diventa davvero un’impresa quando l’autonomia stenta ad arrivare: il 35,6% delle donne nel 2010 e il 36,4% nel 2011 erano inattive e appartenenti alla fascia 25-34 anni. Dei 3 milioni e 855mila donne fra i 18 e i 29 anni, il 71,4% vive con i genitori. E se il lavoro c’è, spesso manca di qualità: nel 2010 è diminuita l’occupazione qualificata, tecnica e operaia, in favore di quella a bassa specializzazione (collaboratrici domestiche, addette ai call center). Quanto al part time in aumento, le ragioni sono dovute quasi esclusivamente all’incremento del parttime involontario, accettato cioè in assenza di occasioni di lavoro a tempo pieno (nel 2010 il 45,9% sul totale dei part time, contro la media Ue27 del 23,8%). Essere donna, lavoratrice e straniera rende poi tutto più difficile: il primo figlio comporta un aumento dell’indice di deprivazione materiale dal 32,1% al 37% contro il 13,3% e il 14,9% delle madri italiane. Vulnerabili sono anche le mamme sole, i cui figli sono i più esposti al rischio di povertà (28,5% contro il 22,8% della media dei minori in Italia). “La crisi non può e non deve essere un alibi per non affrontare subito le difficoltà specifiche e i divari di genere che ricadono sulle mamme e inevitabilmente sulla condizione dei loro figli”, sottolinea Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Inserimento e permanenza delle mamme nel mondo del lavoro sono elementi imprescindibili - ha aggiunto - perché non si può chiedere ad una donna di scegliere tra lavoro e maternità come se fossero percorsi di vita inconciliabili”. Sabato, 13 ottobre 2012 ■ Ilva di Taranto Sono ore decisive per lavoratori e azienda I n quest’autunno costellato di episodi eclatanti che riguardano lavoratori alla difesa della propria occupazione, pesa come un macigno sull’economia nazionale la vicenda dell’Ilva di Taranto, la più grande acciaieria italiana bloccata dalla magistratura locale: inquina. Lo fa da decenni, lo fa in maniera nociva alla salute di una Taranto che sta a ridosso dell’enorme complesso industriale. Bisogna tutelare la salute collettiva - hanno deciso i magistrati, sulla spinta di comitati locali che da anni si battono contro i fumi dell’acciaieria e le malattie anche mortali che essa ha provocato a lavoratori e residenti. Il problema è che la tutela della salute pubblica si scontra con gli interessi soggettivi di migliaia di lavoratori che vedono nello spegnimento degli altoforni e nella sostanziale chiusura dell’impianto, il funerale del proprio posto di lavoro. Siamo nel profondo Sud, non a Cinisello Balsamo. Qui i posti di lavoro sono più preziosi dell’oro, e prezioso è pure il prodotto che fuoriesce dall’acciaieria di proprietà della famiglia Riva. L’acciaio è sembrato ad un certo punto qualcosa di retrò, che non si “portava” più nell’era del digitale e dell’immateriale. Invece l’acciaio è ancora l’ossatura del manifatturiero mondiale, la plastica non lo ha certo scalzato in moltissime lavorazioni. I fogli di lamiera sono vitali per l’industria italiana: è stato calcolato che la chiusura dell’Ilva di Taranto manderebbe in tilt mezza economia del Veneto, costretta a servirsi a costi e tempi maggiorati da produttori esteri. E la vecchia combinazione di ferro e carbonio è ancora la struttura portante di un’economia mondiale sempre più affamata di un prodotto ora richiesto e prodotto pure da Cina, India, Brasile. Orbene, che fare? Salvare Taranto, o salvare le migliaia di posti di lavoro (si parla pure di 180 aziende di indotto locale) che l’Ilva garantisce? Come lavorare senza continuare ad inquinare? Come garantire la capra della salute pubblica locale, con i cavoli degli stipendi e dell’interesse nazionale? Un corto circuito a cui il governo Monti sta cercando di porre rimedio. La magistratura ha ordinato lo spegnimento di certi impianti: fine dell’inquinamento, ma pure fine dell’Ilva. Senza produzione mancherebbero i soldi - almeno 400 milioni di euro - per risanare l’impianto; e la riaccensione degli altoforni è cosa che non si fa in un amen, ma in più di un anno. Sulla morbosità dell’acciaieria, c’è da dire che oggi non è ieri: è inquinante, ma meno di un tempo e le malattie sono frutto degli anni passati. Ma: si possono perfettamente capire tutte i timori e le richieste di chi a Taranto ci vive, ha figli, vorrebbe camparci senza essere ammazzato dai fumi di un’acciaieria. Immaginate di averla a 500 metri da casa vostra… Le prossime ore saranno decisive. Ad impianto spento, il problema sarà per una parte risolto: a quel punto si dovranno trovare le contromisure per tutelare i redditi dei lavoratori, e le esigenze dell’economia italiana. A impianto salvaguardato, andrà immediatamente messa a regime un’azione di risanamento dell’impianto svolta dallo Stato stesso, e pagata dalla proprietà privata, con modalità e quantità che non spingano la stessa a gettare la spugna (raccomandabile anche l’uso di fondi pubblici: l’Ilva è un asset di interesse strategico, e lì - in quel posto ora assurdo - la mise lo Stato italiano). A tutti gli attori in questione si raccomandano abbondanti dosi di buonsenso, di trasparenza, di celerità. Se guardiamo al fatto che l’Italia è riuscita a sollevarsi da una devastante guerra mondiale, il problema di Taranto non dovrebbe risultare insormontabile. Se invece vediamo nei particolari come si sia affrontata di recente la ricostruzione de L’Aquila, o la deindustrializzazione della Sardegna, i polsi iniziano a tremare. Se infine si valutano i tempi del risanamento dell’area napoletana di Bagnoli - altro sito ex Italsider - dismessa da “appena” due decenni, c’è da affidarsi al miracolo. Proviamo, per una volta, a smentire la nostra fama. NICOLA SALVAGNIN 5 6 Europa Sabato, 13 ottobre 2012 Avrà un capitale di 700 miliardi Al via il fondo salva-Stati C Segnali di speranza per i sono buone ragioni per “avere fiducia” circa la fine della crisi europea, la soluzione della crisi economica e finanziaria dopo l’approvazione del in atto, anche se l’Europa Meccanismo europeo di “continua a trovarsi di fronte a tempi impegnativi”. L’Ue ha stabilità (Esm) da parte dei compiuto “progressi evidenti nella compressione del rischio sistemico”, 17 ministri della zona euro e questo è avvenuto grazie a “un dopo il via libera al nuovo fondo impegno comune” delle istituzioni di Bruxelles, salva-Stati (Esm) giunto l’8 ottobre dai 17 ministri Strasburgo e Francoforte. Mario Draghi, presidente finanziari di Eurolandia, ha parlato di “momento della Bce, mostra il volto di un’Europa che non si è storico”: in sostanza i Paesi che utilizzano la stessa affatto rassegnata al tracollo della moneta unica e, con valuta, in accordo con l’intera Unione europea, si sono essa, dell’intero progetto della “casa comune”. attrezzati di un mezzo necessario per andare incontro Martedì 9 ottobre, dinanzi alla commissione Affari agli Stati in situazione di instabilità finanziaria e alle monetari dell’Europarlamento, il capo dell’Eurotower banche, operando a stretto contatto con la Banca ha svolto un’analisi serrata della situazione in cui si centrale europea, con una potenza di fuoco (700 trovano l’Eurozona e l’Ue nel suo insieme. Si è detto miliardi) finalmente adeguata per reggere gli urti dei convinto che nei prossimi vertici (tre appuntamenti mercati. fra ottobre e dicembre) i 27 capi di Stato e di governo Del resto, come ha riconosciuto ancora Juncker, il dell’Unione sapranno riaffermare la irreversibilità Meccanismo europeo di stabilità “non nasce come uno dell’euro, agendo di conseguenza per una integrazione strumento a sé stante”: nelle sedi Ue sono infatti in più marcata. itinere nuove decisioni (dall’unione bancaria a quella di Sulla stessa linea sembrano muoversi il presidente bilancio, fino al completamento dell’unione economica del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, quello anche mediante un rafforzamento del livello politico della Commissione José Manuel Barroso e quello e istituzionale) che, se raggiunte, dovrebbero mettere dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Quest’ultimo, in sicurezza bilanci statali e finanze europee, aiutare i singoli Paesi membri a intraprendere strade virtuose sui conti interni, rilanciare – questa è la sfida decisiva – l’economia reale, le imprese, il lavoro, mediante investimenti e azioni indirizzati alla crescita. Il prossimo appuntamento di rilievo è fissato per il 18 e 19 ottobre con il Consiglio europeo specialmente dedicato all’unione bancaria e ai casi della Grecia (proprio il 9 ottobre la cancelliera tedesca è volata ad Atene per porre le basi di un dialogo risolutivo con il governo ellenico) e della Spagna. Quest’ultima, nei giorni scorsi, ha annunciato che non ha intenzione di chiedere ulteriori aiuti dopo quelli già ricevuti per il sistema bancario. Restano numerosi obiettivi da centrare: la governance condivisa, un bilancio pluriennale Ue adatto a reggere gli impegni futuri dei 27, una tassa sulle transazioni finanziarie… Un percorso accidentato e lungo, carico di insidie, ma – alla luce degli ultimi sviluppi – quantomeno fattibile, purché non manchi la volontà politica di compierlo. Intervista. A colloquio con Vittorio Emanuele Parsi, docente di geopolitica alla Cattolica “ L a crisi economica è un’opportunità dolorosa che l’Europa deve sfruttare per diventare una vera federazione. Questa crisi accentua le diseguaglianze che mettono a serio repentaglio il progetto di casa comune europea ma queste si possono governare solo attraverso la politica, per questo serve dotarsi di un’Unione federale”: a ribadirlo da Nicosia (Cipro), al seminario internazionale di studi, “Le strategie europee 2020 e l’Europa mediterranea: le sfide strutturali del mercato del lavoro”, promosso dal Movimento cristiano lavoratori (Mcl), è stato Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano. “Unione sì, ma non a partire dai conti” ha sottolineato Parsi, per il quale “la finanza non è la ‘conditio sine qua non’ per una maggiore unificazione. Unificazione politica non significa pagare i conti di alcuni Paesi ma eliminare le diseguaglianze amplificate dalla crisi”. Chiaro il riferimento a Italia, Spagna e Grecia, Stati membri dell’Ue e siti nell’area del Mediterraneo, il Sud d’Europa. unificandoci riusciremo a gestire le differenze crescenti”. Diseguaglianze che si aggiungono alle diversità di vedute politiche sull’area… “Su tutta l’area del Levante e del Mediterraneo le istituzioni sia comunitarie sia atlantiche fanno fatica a stare, in quanto sono sempre state fuori dalla loro competenza. Si tratta di zone che hanno visto i singoli Stati muoversi in solitaria. Muoversi unitariamente comporta delle difficoltà. Ci sono Paesi, come la Turchia, che confinano con il Medio Oriente, per i quali entra in gioco il ruolo di potenza regionale, il tema della sicurezza dei confini, cosa che non vale per Paesi come Spagna, Italia o Francia. Per quest’ultima ha più peso la Libia. Gestire tutte queste differenze sarebbe possibile se ci fosse un governo unitario”. Paesi del Mediterraneo sono anche Turchia e Israele. Si è parlato di un ingresso turco nell’Ue, sarebbe favorevole L’area del Mediterraneo è sempre più cruciale per il futuro europeo, a un ingresso d’Israele? “Portare Israele in Europa ma le divergenze tra Stati impediscono l’adozione di politiche efficaci non porterebbe nessun vantaggio anzi non più ricca, più veloce sa bene che il suo più solide e a un vero dialogo. Tutto ciò gioverebbe nemmeno allo stesso Israele peso è legato al fatto che è inserita in una prescinde dall’attuale mancanza, da parte che dovrebbe essere percepito sempre più Prof. Parsi, la crisi economica sta costruzione che conta e vale centinaia di dell’Europa, di mezzi economici per aiutare come Paese mediorientale e non come colpendo molti Paesi del Mediterraneo, milioni di persone”. questi Paesi. Che questo frangente storico, una colonia di europei trasferiti oltremare. come Spagna, Italia e Grecia. Si Non c’è, tuttavia, solo la crisi: con poi, porti al recupero della rilevanza Concezione questa in auge nel mondo studiano interventi per salvaguardare la “primavera araba” l’area del del Sud dell’Europa potrebbe essere arabo. Non si possono avviare iniziative che la costruzione dell’Ue e la sua moneta. Mediterraneo è tornata anche ad essere implicito. Tuttavia dobbiamo pensare alterino quell’equilibrio sbilanciato in cui Si sta prefigurando una questione una zona strategica per i rapporti di forza che le differenze all’interno dell’Ue sono vive il Medio Oriente. La questione arabomeridionale anche per l’Europa costretta tra Usa, Ue e Medio Oriente… pesanti e con la crisi si accrescono. Per israeliana rischia sempre di esplodere così a procedere a due velocità? “L’Europa deve guardare alle ‘primavere poterle governare serve un governo in quanto non si è fatto un mezzo passo “Parlare di Europa a due velocità potrebbe arabe’ con simpatia e sostegno, perché politico dell’Unione più saldo e solido e avanti. Per gli arabi la questione araboavere un senso solo se s’intendono solo attraverso un rafforzamento andare verso una federazione europea più israeliana è una preoccupazione centrale procedure da adottare, con Paesi pronti istituzionale di quei Paesi sarà possibile effettiva. Senza questo passaggio politico e costante. Sarebbe bene che Israele sfrutti e altri meno a recepire, per esempio impostare un’effettiva collaborazione non potremo governare le diseguaglianze al meglio quanto sta accadendo in questo la politica comune di difesa o quella tra le due sponde del Mediterraneo. che finiranno per minare alla base l’Unione tempo nel mondo arabo per trovare la via monetaria. È un errore, tuttavia, credere Istituzionalizzazione bloccata in passato in modo irreparabile. L’assenza di un di una pace giusta e duratura”. che ci sia un pezzo d’Europa che possa fare da regimi personali ma oggi la loro governo centrale concede spazio agli a meno dell’altro. L’Europa più potente, rimozione apre alla possibilità di istituzioni interessi nazionali dei singoli governi. Solo DANIELE ROCCHI “Oltre gli interessi dei singoli” Mondo Notizie flash SIRIA ■ Colombia L’ opo altre un anno di scontri e combattimenti all’interno della Siria la guerra rischia di allargarsi alla vicina Turchia con conseguenze che potrebbero destabilizzare l’intero Medio Oriente. La scorsa settimana, lungo il confine tra i due Paesi, si sono verificati diversi incidenti con colpi di mortai siriani caduti in territorio turco e la pronta risposta dell’esercito di Ankara. Proprio in risposta a quella che il premier Erdogan ha definito un’aggressione il Parlamento turco ha autorizzato, per la durata di un anno, operazioni I l Fronte di liberazione islamico Moro (Milf) è pronto a trasformarsi in un partito politico. Lo ha detto un esponente di spicco del principale gruppo ribelle delle Filippine annunciando l’accordo con il governo che promette di porre fine a un conflitto durato 40 anni. L’intesa prevede che parte di Mindanao ottenga un’ampia autonomia, nel rispetto delle tradizioni delle comunità di etnia Moro e religione musulmana dell’isola. Il governo, del resto, si impegna affinché le popolazioni locali godano di “una giusta ed equilibrata quota” delle risorse naturali della regione. ■ Nazioni Unite Prodi sarà il nuovo inviato per il Sahel R omano Prodi, già presidente del Consiglio e della Commissione Europea, è stato scelto dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, come inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sahel. La decisione dovrà essere approvata nei prossimi giorni dai quindici membri del consiglio, ma non sono previste opposizioni. Tra i punti più spinosi che Prodi troverà sulla sua agenda c’è senza dubbio la carestia che sta colpendo l’intera regione e la crisi malaiana, con il Paese di fatto diviso in due. Il nord resta, infatti, sotto il controllo di diversi gruppi ribelli. Il ruolo della NATO L a Nato sta seguendo con grande interesse l’evoluzione della crisi siriana che coinvolge uno dei suoi stati membri, la Turchia. La scorsa settimana si è tenuta una riunione d’emergenza nel centro di comando di Bruxelles. Il Patto atlantico è, però un’alleanza difensiva ed obbliga gli stati membri ad intervenire in aiuto di uno dei Paesi membri solo in caso di attacco o minaccia diretta. Questo significa che i colpi di mortaio caduti in territorio turco potrebbero non essere ritenuti sufficienti a giustificare un intervento militare della Nato. Il Parlamento di Ankara ha autorizzato, in caso di minaccia, operazioni militari in territorio siriano militari in territorio siriano: dando, di fatto, la luce verde ad un possibile intervento militare. Una situazione particolarmente delicata essendo la Turchia membro della Nato ed avendo la Siria il supporto di Iran e Russia: è chiaro allora come tutti i principali attori in gioco vogliano evitare un coinvolgimento Filippine Siglata l’intesa tra governo e ribelli Continuano le schermaglie lungo il confine turco, mentre cresce il numero di sfollati nei Paesi vicini La guerra si allarga D Al via il 17 ottobre i colloqui di pace Interpol ha sospeso gli ordini di cattura contro i membri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) designati come negoziatori per il processo di pace che si aprirà il 17 ottobre a Oslo, data comunicata nei giorni scorsi dal governo della Norvegia. La revoca dei mandati fa parte dell’accordo raggiunto nei mesi scorsi a Cuba con il governo per consentire la piena partecipazione del gruppo armato alla trattativa. Gli ordini di cattura resteranno necessariamente sospesi per l’intera durata del negoziato che dopo Oslo si trasferirà all’Avana con Cuba e Norvegia in qualità di “garanti” e Cile e Venezuela come “accompagnatori”. Il terzo tentativo di raggiungere una pace negoziata tra il governo colombiano e la guerriglia più longeva dell’America Latina, nata nel 1964, genera nel paese grandi aspettative, almeno secondo un sondaggio realizzato dall’istituto Datexco, diffuso nel fine-settimana. In base all’inchiesta, condotta in 13 delle principali città del paese, l’82% dei circa 1000 intervistati appoggia il processo di pace, e il 67% è certo che “la Colombia va per la giusta strada”. L’iniziativa ha risollevato peraltro la popolarità del presidente Juan Manuel Santos: l’86% delle persone consultate ha anche approvato il fatto che Santos abbia annunciato al paese di essere stato colpito da un tumore, in ogni caso “piccolo e non aggressivo”, che gli è stato peraltro rimosso la settimana scorsa e non dovrebbe costituire un ostacolo alle sue funzioni. Sabato, 13 ottobre 2012 diretto nel conflitto, optando per il sostegno all’Esercito libero siriano, la principale forza ribelle. Secondo fonti vicine all’opposizione, l’esercito ha bombardato roccaforti ribelli ad Aleppo, nel nord, e a Karak al Sharqi, nella provincia meridionale di Daraa. Scontri sono avvenuti anche a Douma, un sobborgo alle porte di Damasco. Attentati antigovernativi, secondo varie fonti, sono stati compiuti nel fine settimana ad Aleppo e Damasco. Contro una spirale di violenza che sembra non trovare fine, si è pronunciato ancora una volta il segretario generale dell’Onu preoccupato “dall’escalation del conflitto al confine turco-siriano e dall’impatto che la crisi può avere sul Libano”. Mentre la diplomazia sembra incapace di trovare una soluzione alla crisi continua il dramma degli sfollati. Secondo fonti governative la Giordania ospita attualmente almeno 200.000 persone fuggite dalle violenze in Siria e solo una parte di queste è stata registrata dall’Onu e sta ricevendo aiuti diretti. Il numero dei rifugiati è progressivamente aumentato anche negli altri paesi confinanti della Siria. In Turchia, i rifugiati sono quasi 94.000, in Libano sono 88.000 e in Iraq ne sono arrivati 36.000. MICHELE LUPPI Presidenziali in Venezuela Chavez rieletto presidente I l presidente venezuelano Hugo Chavez resta alla guida del Paese e di quella che lui stesso ha definito “rivoluzione bolivariana”. Nelle elezioni di domenica 7 ottobre il leader socialista ha sconfitto con il 54% dei voti il suo sfidante Henrique Capriles, alla guida di una coalizione che radunava una trentina di partiti di opposizione (44,73%). Il nuovo mandato - il quarto per Chavez - inizierà il prossimo gennaio e durerà 6 anni. Nel discorso pronunciato davanti ai suoi sostenitori il presidente ha ribadito la sua intenzione di proseguire nella costruzione di un “socialismo democratico”, dimostrandosi però aperto ad eventuali concessioni ai partiti di opposizione. E sono proprio gli sfidanti del leader che, seppur sconfitti, escono rafforzati da questo voto: il margine tra vincitore e sconfitto si è ridotto dai 27 punti del 2006 a solo dieci. Congratulazioni al Venezuela sono arrivate anche dagli USA che hanno sottolineato l’alta partecipazione al voto e il clima pacifico in cui si è svolta, ribadendo però la necessità di ascoltare le richieste dell’opposizione. “Noi crediamo che la visione di più di Il leader socialista si appresta ad iniziare il suo quarto mandato, anche se l’opposizione cresce, conquistando il 44,73% dei voti 6 milioni di persone che ha votato per l’opposizione dovrebbe essere presa in considerazione in futuro”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, William Ostick. Il clima in cui si è volta la votazione e le prime reazioni dei protagonisti, con lo sconfitto che si è congratulato con Chavez, fanno pensare che per il Venezuela possa iniziare una nuova stagione, come hanno sottolineato alcuni commentatori sudamericani. “Il Venezuela non sarà più lo stesso – si legge in un editoriale di “El Comercio”, giornale Ecuadoregno -. Sebbene il trionfo di Hugo Chavez sembra essere sufficiente, il presidente rieletto deve tenere in considerazione che il potere dei sostenitori dell’opposizione è una componente importante della democrazia e la loro voce deve essere rispettata”. Sul futuro del Paese e del suo leader resta però un incognita: la salute del presidente. A Chavez, 58 anni, è stato infatti diagnosticato un cancro lo scorso anno che lo ha costretto a diversi viaggi a Cuba per le cure. Al potere dal 1999 il leader socialista ha nazionalizzato settori chiave dell’economia, in particolare nell’industria petrolifera. Il Paese è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo ed il greggio ha permesso negli ultimi anni al governo di finanziare programmi sanitari, educativi e di housing sociale. L’opposizione lo accusa, però, di aver favorito la burocrazia, l’inefficienza e frenato l’economia. 7 Cultura 8 Sabato, 13 ottobre 2012 Ad Assisi il “Cortile dei Gentili”. Credenti, non credenti e confronto interculturale. S i è chiuso domenica 6 ottobre, ad Assisi, l’incontro del “Cortile dei Gentili”, dibattito tra credenti e non credenti sul tema “Il dialogo interculturale e interreligioso per la pace”, che ha visto alternarsi 40 relatori per un pubblico di 12mila partecipanti. La “politica non può fare un passo avanti senza aver ceduto il passo alla morale”, ha osservato nella giornata conclusiva il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura. Se “la questione fiscale non è una questione solo giuridica, ma morale e religiosa”, e “chi non paga le tasse e poi fa un’offerta al santuario pecca”, “immensamente gravi” sono “lo spreco e la corruzione del denaro pubblico”. Il cardinal Ravasi si è poi soffermato sul “rapporto fedepolitica e fede-economia: l’unico pronunciamento politico fatto da Cristo in merito è ‘Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio’. Ci sono delle leggi dell’economia e della politica che hanno una loro indipendenza”, ha detto, anche se “gli sconfinamenti sono inesorabili” poiché “la frontiera non è e non può essere così rigida”. È, ad ogni modo, da rifiutare ogni “concezione ierocratica: trono e altare sono distinti anche se non separati completamente. E un’etica generale anche laica deve tener conto della parola ‘amore’”. Il Dio biblico “per sua natura non è astratto” e il fatto che “la creatura umana” sia “a sua immagine” ne sottolinea la “trascendenza: l’uomo e la donna, amandosi e generando, sono la statua migliore di Dio creatore”, ha detto il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, evidenziando “la dimensione di trascendenza dell’amore, che vuole dire bellezza, estetica e poesia”. Per tutte queste ragioni, ha spiegato, “l’homo economicus non è una definizione completa della natura umana”. A proposito della discesa dei cattolici in campo politico, l’auspicio “la preghiera senza impegno nella piazza degli umili” sia “semplicemente rito”. Anche le comunità cristiane, ha concluso il missionario, hanno le loro responsabilità: “non sono più coscienza critica, non coltivano stili di vita alternativa, e non si tratta di invocare né al pauperismo né al conservatorismo, ma alla sobrietà”. Non c’è politica senza morale del porporato è che si torni a “usare la parola utopia: chi appartiene alla grande tradizione cristiana dovrebbe essere capace di inalberare alcuni vessilli significativi. L’uomo, ha concluso citando Ghandi, “si distrugge con la politica senza principi, con la ricchezza senza lavoro, con l’intelligenza senza sapienza; l’uomo si distrugge con gli affari senza la morale, con la scienza senza umanità, con la religione senza la fede. L’uomo si distrugge con un amore vago senza il sacrificio di sé”. “La crisi viene interpretata con modelli sbagliati”, mentre occorrono “comprensione e corresponsabilità”, ha detto Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, dialogando con il cardinal Ravasi. Il bene comune, in questo momento, è soprattutto “creazione di lavoro”, e dalla crisi “si uscirà solo con un progetto comune che dovrà riguardare tutti i pezzi della società”, coinvolgendo “sia il pubblico che il privato, profit e non profit”. Non ci possiamo illudere, ha proseguito, “che tutte forme di assistenza, aiuto e vicinanza siano solo pubbliche o private profit: dovremo aiutare a crescere il terzo settore, che è una delle piattaforme di sviluppo del nostro Paese”. Per la crescita, ha concluso, “è necessario essere competitivi, ma anche coesi. Bisogna restituire centralità alla famiglia, cui in questi anni non è stata rivolta attenzione sufficiente”. “Dio non può accettare che un miliardo di essere umani faccia la fame”, ha detto il missionario comboniano padre Alex Zanotelli intervenendo alla tavola rotonda sul tema “Il grido dei poveri, crisi economica globale e sviluppo sostenibile”. L’Italia “l’anno scorso ha speso 26 miliardi di euro per le armi”, e “oggi viviamo “la tragedia della dittatura della finanza: in un mondo limitato come il nostro non ci può essere una crescita illimitata”. È pertanto “da rivedere il nostro stile di vita”, ha invitato padre Zanotelli, facendo eco al cardinal Ravasi, che ha introdotto il dibattito sottolineando come Il giornalista Federico Rampini, che vive a New York, ha raccontato che “in America il grido dei poveri è fuorilegge. Le leggi contro l’accattonaggio e il vagabondaggio sono sempre più severe: i poveri non si devono vedere”. A San Francisco, a un passo dalla Silicon Valley, “ci sono poveri più che nel resto d’America perché è una delle poche città che non vieta il grido dei poveri, e gli homeless vi si riversano”. Nonostante le promesse della società digitale e della new economy, “in America i poveri crescono, ce n’è più ora che negli anni Trenta. Sono, oggi il 46milioni, ossia il 15% della popolazione, sempre più giovani (il 22% ha meno di 18 anni), con punte più altre tra ispanici (uno si quattro è povero), tra i neri (27%) e in famiglie con genitori singoli (26,6%). “A ridurre le povertà non sono riuscite le religioni e le guerre, né il liberismo”, ha sottolineato il sociologo Domenico De Masi, “e oggi il mondo è tripartito: nella produzione di idee, di materiali e di manodopera a basso costo”. Del fatto che “siamo abituati a vivere al di sopra delle nostre possibilità” ha parlato la giornalista Lucia Annunziata: “la politica internazionale – ha spiegato - non ci potrà dare soluzioni per lungo tempo”. Quando una persona è povera, “da qualche parte c’è un rapporto malato, sia esso di natura civile, politica o famigliare”, ha detto l’economista Luigino Bruni, ricordando “il momento formativo della fraternità occidentale è quando Francesco abbraccia il lebbroso. Senza condivisione col povero la povertà verrà gestita, immunizzata, ma non curata”. a cura di LORENA LEONARDI Il rapporto 2012 Censis-Ucsi sulla comunicazione L’Italia si specchia nei media? N ell’era biomediatica “l’individuo si specchia nei media (ne è il contenuto) creati dall’individuo stesso (che ne è anche il produttore)”. “I media siamo noi: l’inizio dell’era biomediatica” è il titolo della decima edizione del Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione. “Il notevole sviluppo di Internet”, “l’evoluzione della rete dell’ultimo decennio nella declinazione del web 2.0”, “la crescita esponenziale dei social network”, con la “miniaturizzazione dei dispositivi hardware” e la “proliferazione delle connessioni mobili”, sono “i fattori che tutti insieme hanno esaltato la primazia del soggetto”. Secondo il Rapporto, “la caratteristica che meglio contraddistingue l’evoluzione dell’habitat mediatico nell’era digitale è la progressiva integrazione dei diversi strumenti di comunicazione. Grazie alla diffusione di device sempre più piccoli e mobili e al successo dei social network, questa integrazione è ormai compiuta”. Nell’“era biomediatica” diventano “centrali la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle biografie personali”. I dati sull’andamento dei consumi mediatici nel 2012 confermano che gli unici mezzi che incrementano la loro utenza sono quelli che integrano le funzioni dei vecchi media nell’ambiente di Internet, come gli smartphone e i tablet. La televisione continua ad avere un pubblico di telespettatori che coincide con la totalità della popolazione (il 98,3%), ma un quarto degli italiani collegati a Internet (24,2%) ha l’abitudine di guardare i programmi dai siti web delle emittenti televisive e il 42,4% li cerca su YouTube per costruirsi i propri palinsesti su misura. Come la televisione, anche la radio resta un mezzo a larghissima diffusione di massa (l’ascolta l’83,9% della popolazione). I telefoni cellulari (utilizzati ormai da 8 italiani su 10) aumentano ancora la loro utenza complessiva (+2,3%), anche grazie agli smartphone, la cui diffusione è passata tra il 2009 e il 2012 dal 15% al 27,7% della popolazione e oggi si trovano tra le mani di più della metà dei giovani di 14-29 anni (54,8%). La penetrazione di Internet ha guadagnato 9 punti percentuali nell’ultimo anno, con un’utenza che si attesta al 62,1% degli italiani. Il dato sale nettamente nel caso dei giovani (90,8%), delle persone più istruite, diplomate o laureate (84,1%), e dei residenti delle grandi città, con più di 500.000 abitanti (74,4%). E continua la forte diffusione dei social network, con una tendenziale sovrapposizione tra Internet e Facebook: sono iscritti a Facebook due terzi delle persone che hanno accesso a Internet. Al tempo stesso, prosegue l’emorragia di lettori della carta stampata: i lettori di quotidiani (-2,3% tra il 2011 e il 2012) sono oggi solo il 45,5%; al contrario, i quotidiani on line contano il 2,1% di lettori in più rispetto allo scorso anno, arrivando a un’utenza del 20,3%. Perdono lettori anche la free press, che si attesta al 25,7% di utenza (-11,8%), i settimanali (-1%) e l’editoria libraria (-6,5%). È la “dieta mediatica” degli italiani, ossia il sistema di relazioni e interazioni che si determinano in ciascun soggetto in base alla sua capacità di orientarsi nel mondo, non solo grazie all’impiego di un numero più o meno ampio di media, ma anche in base alla qualità intrinseca dei mezzi di comunicazione usati in prevalenza. Le persone con diete basate solo su media audiovisivi (tv e radio) sono il 25,2%, mentre gli italiani con diete aperte a Internet sono il 55,5%. Tra i giovani (14-29 anni) solo il 7% si orienta su una dieta mediatica basata essenzialmente sugli audiovisivi, così come il 9,7% dei soggetti più istruiti (diplomati e laureati). Emerge, però, un dato preoccupante: nel 2006 le persone estranee ai mezzi a stampa erano il 33,9% della popolazione, nel 2012 sono diventate il 45,5%. Non sente il bisogno di leggere libri e giornali il 36% dei giovani tra i 14 e i 29 anni, che navigano in Internet, e il 31,9% dei soggetti più istruiti. Dal momento che il contenuto mediatico siamo noi stessi e le nostre vite private, “uno degli effetti più controversi dell’attuale fase della rivoluzione digitale è l’impatto sulla tutela della riservatezza e la protezione dei dati sensibili”, ma “la gran parte degli utenti di Internet tollera di buon grado l’indiscrezione dei social network basata sull’autoesposizione”. I timori per i rischi di violazione della privacy riguardano invece “la possibile ingerenza esterna da parte di soggetti di mercato”. Le preoccupazioni si appuntano, in particolare, “sulla memorizzazione delle parole inserite nei motori di ricerca, sulla tracciatura dei percorsi di navigazione, sulla profilazione degli utenti a scopi commerciali”. Infatti, negli ultimi tempi “Internet ha cominciato ad assumere un ruolo importante anche nel mercato dell’advertising”, essendo “l’unico mezzo ad aver incrementato il volume della raccolta pubblicitaria, peraltro con una variazione a due cifre percentuali: +12,3% nel 2011 rispetto all’anno precedente, arrivando a 636 milioni di euro”. Dalla ricerca emerge “una grande efficacia della pubblicità via web misurabile in termini di capacità di influenzare le scelte dei consumatori”. Chiesa in Italia Sabato, 13 ottobre 2012 L’11 ottobre a Roma. Il significato della cerimonia di apertura con papa Benedetto XVI. U na celebrazione piena di “segni che evocano il Concilio”. Così monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, descrive i vari momenti della celebrazione di inaugurazione dell’Anno della fede, presieduta da papa Benedetto XVI, che si tiene giovedì 11 ottobre, a partire dalle ore 10.00, in piazza San Pietro. Il primo di questi momenti consiste nella lettura di brani delle quattro costituzioni conciliari (“Sacrosanctum concilium”, “Lumen gentium”, “Dei verbum” e “Gaudium et spes”), testi - dice monsignor Fisichella - “che hanno segnato i lavori del Concilio e il rinnovamento nella vita della Chiesa”. Viene poi ripetuta “la lunga processione che nell’immaginario collettivo riporta al 12 ottobre del 1962”, con tutti i padri sinodali e i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, insieme ai 14 padri conciliari che sono riusciti “nonostante l’età” a giungere a Roma, sul totale dei 70 padri conciliari viventi. “Tra di loro - nota monsignor Fisichella - ce ne sono alcuni che hanno addirittura 102 anni, mentre la maggioranza supera i 90 anni e il più giovane è il cardinal Arinze che ha 80 anni. Altro segno - prosegue - è l’intronizzazione della Parola di Dio con lo stesso Evangeliario e leggio di 50 anni fa. Come a chiusura del Concilio Paolo VI consegnò dei messaggi al popolo di Dio, quegli stessi messaggi sono consegnati da papa Benedetto XVI a diverse categorie di persone, al termine Anno della fede In piazza San Pietro tante le simbologie per evidenziare il legame con il Concilio e l’apertura al futuro con l’impegno per una nuova evangelizzazione dei popoli Annalisa Minetti, cantante e sportiva); ai lavoratori (tra cui a Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl); ai poveri, ammalati e sofferenti (tra cui tre italiani dell’Unitalsi, Croce rossa e vittime della strada); ai giovani (uno per continente); ai catechisti (tra cui Tommaso Spinelli, della parrocchia romana di Santa Melania Juniore, giovane uditore al Sinodo). della celebrazione eucaristica”, sottolinea ancora monsignor Rino Fisichella. Tra le altre novità che segnano l’apertura del Sinodo e l’avvio dell’Anno della fede monsignor Fisichella cita anche quella dello speaker in lingua araba alle udienze generali del mercoledì. “Oltre agli speakers abituali nelle diverse lingue - afferma - ve ne sarà uno di lingua araba che pronuncerà anche una breve sintesi della catechesi del Papa”. Questa decisione - ha aggiunto - “si colloca in continuità col recente viaggio del Papa in Libano e con la pubblicazione dell’esortazione postsinodale Ecclesia in Medio Oriente”. Secondo monsignor Fisichella, inoltre, con questo gesto il Papa intende manifestare “il suo incessante interesse e la vicinanza ed appoggio ai cristiani del Medio Oriente”. I Messaggi conciliari vengono affidati a personalità di tutto il mondo divise per categorie: ai governanti (tramite il decano del corpo diplomatico presso la Santa Sede); agli uomini di scienza e di pensiero (tra cui l’italiana Fabiola Gianotti, del Cern); agli artisti (tra cui lo scultore Arnaldo Pomodoro e il regista Ermanno Olmi); alle donne (tra cui Ricordiamo che in diocesi di Como la Santa Messa che segnerà l’apertura ufficiale dell’Anno della Fede anche nella nostra Chiesa locale sarà domenica 21 ottobre, in Cattedrale, a Como, alle ore 17.00, con il solenne pontificale presieduto dal vescovo monsignor Diego Coletti (a chiusura anche della peregrinatio guanelliana). Il ruolo dell’Azione cattolica. Intervista al presidente nazionale Franco Miano. Immutata passione Come cinquant’anni fa l’Ac è pronta a sostenere il rinnovamento della Chiesa a partire da famiglia e corresponsabilità... “I l legame tra Azione cattolica e Concilio è molto stretto. L’Ac arriva alla grande assise avendo in qualche modo contribuito alla sua preparazione attraverso le sue diverse esperienze, per tanti aspetti anticipatrici, di impegno del laicato cattolico all’interno di una storia quasi centenaria. Al tempo stesso l’Azione cattolica esce dal Concilio trasformata e rinnovata”. A delineare il rapporto tra Concilio Vaticano II e Azione cattolica italiana, è il presidente nazionale Franco Miano, che sottolinea la “forte passione” con cui l’Ac ha “partecipato” alla storica assise, “accompagnandone” i lavori “con la preghiera, l’attenzione e l’approfondimento dei temi”. Miano rammenta che l’11 ottobre 1962, serata del “discorso alla luna” di Giovanni XXIII, l’associazione era in piazza San Pietro “per essere vicina al Pontefice, ai vescovi, ai padri conciliari”. Quale impatto ha avuto il Concilio sull’associazione? “Quell’evento ha riplasmato il nostro essere Chiesa. L’Ac ha vissuto il dopo Concilio anzitutto con il compito di impegnarsi ‘per un’educazione del popolo’, come affermava Vittorio Bachelet (presidente nazionale dal 1964 al 1973) , ossia nella tensione a tradurre per ogni persona i risultati dell’assise. Forte, in questi 50 anni, nella stampa e nei diversi sussidi associativi la presenza di tale evento, quasi una ‘bussola’ per l’Ac, a testimoniare l’esigenza prioritaria che tutto il popolo di Dio ne venga reso partecipe e possa giovarsi degli spunti emersi”. Un obiettivo realizzato? “In buona parte sì, ancorché non pienamente, perché gli esiti di un Concilio hanno tempi lunghi e complessi e le vicende della storia sono varie e articolate. Grazie all’Ac, il Concilio è ‘arrivato’ in molte parrocchie; tuttavia, come sosteneva Giovanni Paolo II, esso rimane ancora ‘impegno davanti a noi’. La nuova figura di Chiesa emersa ha infatti bisogno di tradursi tuttora in storia concreta. In una dinamica che mette sempre insieme tradizione e rinnovamento, che appartengono alla natura stessa della Chiesa, l’Azione cattolica ha interpretato la storica assise tentando di puntare sui valori essenziali dell’annuncio evangelico e della vita cristiana. Tra i molti dibattiti che hanno attraversato il post-Concilio, in questi anni l’Ac ha tentato di mantenere, e continua a farlo, la priorità dell’elemento spirituale e del Vangelo, il primato della fede e della coscienza”. Nel post-Concilio si è registrata la nascita di nuove forme di aggregazione del laicato cattolico. Qual è stata la “risposta” dell’Ac? “Il Concilio ha certamente costituito la base per un profondo ripensamento della vita della nostra associazione che, come ho detto, l’ha portata ad interrogarsi sui valori essenziali. In questo senso va interpretata l’insistenza, che è stata peraltro comune a tutta la Chiesa, di riferirsi più saldamente ai valori del Vangelo e vivere sempre più un’adeguata tensione alla coniugazione di fede e vita. Non che il resto non sia importante; lo è, a condizione tuttavia di non smarrire il centro. La nascita di nuovi movimenti ha certamente arricchito, secondo diverse modalità, il panorama delle possibilità di cammini per laici, di forme di impegno, di sostegno alla testimonianza cristiana. Uno scenario inedito di fronte al quale l’Ac si è rigenerata, riscoprendo come sua dimensione essenziale il legame con la vita della Chiesa: da quella locale a quella universale, partendo dalla quotidianità delle nostre comunità diocesane e parrocchiali, ossia da un territorio accolto come dono e impegno”. Che cosa può offrire l’Ac alla Chiesa? “Il dono che essa rappresenta per la vita della Chiesa esce in questi 50 anni confermato nella sua importanza e vitalità. Abbiamo più che mai bisogno di laici che si spendano per la Chiesa e l’annuncio del Vangelo nel suo insieme, per una partecipazione alla vita della chiesa locale e del suo territorio. Abbiamo ancora bisogno all’interno delle nostre comunità di una ‘scuola di formazione cristiana’, come una scuola di vita in cui ai contenuti si coniughi il metodo, quella ricerca della verità che accompagna l’esperienza concreta di Chiesa in cui si impara a camminare insieme e a sperimentare il senso della comunità. I vescovi e i pontefici succedutisi in questi anni ci dicono che c’è ancora bisogno di un’associazione che sappia guardare all’integralità della proposta formativa vissuta nella e per la comunità”. In che modo l’Ac intende “rivisitare” il Concilio? “Anzitutto sul piano della corresponsabilità. Siamo convinti che l’Ac abbia il compito di contribuire a far crescere un senso vivo di Chiesa ma anche di attenzione al Paese. Il secondo impegno, non disgiunto, riguarda la famiglia: luogo della corresponsabilità, ma anche della trasmissione della fede, della tradizione e dell’appartenenza”. GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA 9 10 Sabato, 13 ottobre 2012 Lourdes 2012 La diocesi in pellegrinaggio a Lourdes. Un’occasione di preghiera e riflessione per vivere un forte momento di fraternità diocesana e condivisione di un cammino; oltre mille i fedeli che hanno raggiunto la grotta di Massabielle guidati dal Vescovo Diego Coletti. Nessuno è solo, con Maria... «R Fotoservizio william itorniamo a Lourdes!». Questo l’invito rivolto dal vescovo monsignor Diego Coletti in vista del pellegrinaggio diocesano in programma dall’8 al 14 ottobre: oltre mille i fedeli che hanno accolto le sue parole. Hanno raggiunto Lourdes in treno, in aereo, in pullman, con mezzi e date diverse, in base alle proprie disponibilità, ma con l’unico desiderio di condividere, nei giorni centrali del pellegrinaggio, dal 10 al 12 ottobre, un momento significativo di comunione e di Chiesa. «Come già dissi qualche mese fa, sollecitando una partecipazione numerosa a questo nostro pellegrinaggio diocesano – ha affermato il Vescovo al momento della partenza, lunedì 8 ottobre –, ho spiegato il mio desiderio di tornare a Lourdes, alla Grotta di Massabielle, per condividere, con lo spirito fraterno di una Chiesa che cammina insieme, un forte evento di grazia». I primi ad affrontare l’impegnativo viaggio verso Lourdes sono stati i pellegrini del gruppo Unitalsi. Un treno di 13 carrozze, lungo quasi mezzo chilometro, che ha raggiunto il santuario mariano nella regione dei Pirenei francesi dopo oltre 22 ore di tragitto. «Tanti i sentimenti che ci accompagnano in questo viaggio di fede – è ancora il pensiero di monsignor Coletti –. Innanzitutto un vivo senso di gratitudine: per la canonizzazione di San Luigi Guanella, avvenuta esattamente un anno fa, e per l’attesa della beatificazione di un altro sacerdote diocesano, l’arciprete Nicolò Rusca, la cui testimonianza, sebbene lontana nel tempo, ha ancora molto da dirci e insegnarci oggi. Nei giorni centrali del pellegrinaggio saremo uniti nella preghiera al Santo Padre e al mondo intero per l’apertura dell’Anno della Fede, in vista della celebrazione solenne di questo momento anche nella nostra Diocesi, il prossimo 21 ottobre. Saremo inoltre accanto alla piccola Bernadette, per farci prendere per mano e imparare, da lei, a pregare con il Rosario. Ma soprattutto desideriamo fare nostro il suo atteggiamento di umile ascolto di fronte a Maria e a Dio». Ma c’è ancora di più. «Ciascuno sarà a Lourdes animato da un’infinità di motivazioni – riprende sempre il Vescovo Diego –. Penso soprattutto ai nostri malati e a quanti vivono situazioni di fatica, affanno e difficoltà: fisica, personale, spirituale, familiare, lavorativa... Nessuno sarà solo: tutti possono avere la certezza della vicinanza dell’amore materno di Maria e del sostegno fraterno della comunità diocesana. La condivisione allevia le preoccupazioni e apre alla fiducia». Fino al 14 ottobre per i pellegrini saranno moltissimi i momenti di riflessione, «per una preghiera che si dilata e dilaga nell’intera giornata! Vorrei ricordare – è la conclusione del Vescovo – le parole di Benedetto XVI pronunciate la scorsa settimana a Loreto, nel ricordo della visita fatta dal beato papa Giovanni XXIII alla vigilia dell’apertura del Concilio Vaticano II. Il Santo Padre ha usato espressioni bellissime, che vogliamo sentire nostre: “Affidiamo alla Santissima Madre di Dio tutte le difficoltà che vive il nostro mondo alla ricerca di serenità e di pace, i problemi di tante famiglie che guardano al futuro con preoccupazione, i desideri dei giovani che si aprono alla vita, le sofferenze di chi attende gesti e scelte di solidarietà e di amore”». ENRICA LATTANZI Lourdes 2012 “H messori racconta bernadette o visto qualche cosa di bianco che aveva l’aspetto di una Signorina”. Il 13 febbraio 1858 (due giorni dopo la prima apparizione), Bernadette Soubirous , una ragazzina di 14 anni alta 1 metro e 40 centimetri, di salute malandata, poverissima, analfabeta, si confessa. Il curato don Pomian l’ascolta, con pacata benevolenza, raccomandandole il buon senso. Ma el petito Damiselo ,”la piccola Signorina”, o Aqueró, ● In esclusiva per il Settimanale il celebre giornalista ci illustra il suo libro, in uscita giovedì 18 ottobre “Quella là”, come Bernadette -racconta Vittorio Messori - la chiamava nel suo stretto dialetto della vallata pirenaica, ricomparirà per altre 17 volte, dando il via a una travagliatissima vicenda che vedrà coinvolti nell’incredulità, oltre alla stessa sconcertata famiglia di Bernadette, sacerdoti e alti prelati, suore e badesse, scrittori e intellettuali, commissari, poliziotti, giudici, magistrati, nobiluomini e nobildonne, bassi e alti funzionari dello Stato, Sabato, 13 ottobre 2012 fino all’Imperatore Napoleone III, che a lungo si opposero e indagarono attorno alla vicenda. Quest’incredibile commedia umana rivive ora nell’ultimo libro-inchiesta dello scrittore, risultato di un’indagine che dura da trent’anni. S’intitola Bernadette non ci ha ingannati. La verità storica su Lourdes. Costruito su una mole impressionante di dati e di notizie, sempre vagliati alla luce della ragione, è un affondo appassionante dentro la vicenda ● La ricerca di Messori è scrupolosa e mette in evidenza la grandezza di quanto accadde a Massabielle storica di Bernadette, dove il rigore dello storico s’intreccia alla sapienza del narratore. Per una singolare coincidenza, il libro, edito da Mondadori, esce proprio all’inizio dell’Anno della Fede, voluto da papa Benedetto XVI. Ho chiesto a Vittorio Messori di presentarci questa sua ultima fatica (in virtù anche della nostra ventennale amicizia). intervista esclusiva di MILLY GUALTERONI ● Ancora oggi dal mistero delle apparizioni arriva un messaggio di guarigione che riguarda tutti Indagine storica sulla verità di Lourdes C ominciamo da lei, Bernadette, che, come tu scrivi, lo scrittore francese Émile Zola definì “un’irregolare dell’isteria”, anzi addirittura una “povera idiota”. Nel libro, racconti le varie ipotesi che si possono fare per negare la sua attendibilità... «La struttura del libro è proprio questa: m’interrogo su tutte le ipotesi alternative a quelle della verità raccontata da Bernadette e arrivo alla conclusione che nessuna è convincente, nessuna regge alla critica delle fonti. Quindi, paradossalmente, la posizione più logica è quella di accettare il Mistero. La prima ipotesi è che il tutto fosse organizzato da qualcuno: dai genitori di Bernadette, per lucro, o, non potendo escludere nulla, dal clero locale. Un’altra ipotesi è che fosse una commedia messa in scena da lei stessa, per esibizionismo, vanità, o per uscire dalla sua povertà. Infine, l’ultima ipotesi, come disse Zola, è che fosse un’isterica, un’allucinata. Nel libro le esamino tutte con molta pacatezza, non mi scandalizzo di niente e mi pare di poter arrivare alla conclusione che davvero Bernadette non ci ha ingannati». Lasciamo al lettore il gusto di scoprire quali sono, all’interno delle varie ipotesi, le ragioni con cui tu le smantelli e parliamo della grotta di Massabielle. Un luogo adatto per un simile avvenimento? «Vedi, uno degli indizi che le apparizioni non sono frutto di un imbroglio è proprio il fatto che la grotta di Massabielle era il luogo meno adatto per ambientarvi un’apparizione. A Lourdes quella grotta era chiamata la tute aux cochons, “il rifugio dei maiali”, perché il porcaio municipale portava lì il branco di maiali, per farli grufolare nel bosco comunale, ricco di bacche, di ghiande, di funghi. La grotta, quindi, era nota come un posto malfamato, per i maiali appunto, ma non solo in senso animalesco, anche in senso umano, perché frequentata, per i cattolici più intransigenti, da “porci umani”: gli amanti che lì consumavano un sesso clandestino e frettoloso. Che la location dell’apparizione sia stata posta lì è assurdo, se davvero alle spalle c’è un imbroglio. Bastava dire che Bernadette aveva visto la Madonna in una grotta sì, ma non la tute aux cochons... Il terreno attorno a Lourdes è carsico e ce ne sono molte». Un tuo racconto mi ha colpito per il paradosso evangelico che tu evidenzi. L’episodio di Bernadette che si reca dal parroco per portare il messaggio della Madonna accompagnata dalle due zie... «...sì, le due zie che erano state espulse dalle Figlie di Maria, perché entrambe erano rimaste incinte fuori dal matrimonio, cosa che allora, come sai, era una colpa gravissima, che la Chiesa non perdonava. In una prospettiva di fede, c’è qui un altro segno sul quale meditare: l’annuncio che l’Immacolata desidera un santuario dove si venga in pellegrinaggio è portato alla Chiesa da un’analfabeta accompagnata, come strana garanzia, da due “pubbliche peccatrici”. Un gruppetto scandaloso per i farisei di sempre, ma del tutto appropriato per chi conosce Gesù...». Da sempre, c’è chi denuncia come limite del cristianesimo la mancanza del riso. Tu racconti che la Madonna di Lourdes non solo sorrideva, ma, addirittura, rideva... «Questo secondo me è uno dei segni più belli di verità. Rispetto alle altre apparizioni, Lourdes ha un clima talmente sereno... A parte i pochi momenti in cui si rattrista perché pensa ai peccatori, Maria sorride sempre e addirittura ride. Tra l’altro, come ti ho detto, Bernadette non chiamò mai l’apparizione “Signora”, non disse mai, come tutti volevano che dicesse, che si trattava di una Dama. Diceva: “Era giovane e piccola come me” e non accettò mai la statua che fu scolpita, alta un metro e settanta. Disse che era troppo alta e non abbastanza giovane. Si ha l’impressione - e questo è molto bello - che fosse come un incontro tra due coetanee, piccole entrambe, contente di vedersi... La Madonna si mette a ridere quando Bernadette, temendo che sia il diavolo, l’asperge di acqua benedetta. Prima sorride, poi, poiché Bernadette insiste, si mette a ridere. Ride anche quando le sue compagne spingono la ragazzina a presentarsi con una bottiglia d’inchiostro e una penna per chiedere all’Apparizione di scrivere il suo nome e Bernadette - è una scena bellissimaarriva lì, tutta bardata con queste cose e cerca di allungare penna e calamaio... L’Immacolata sorride, poi, siccome Bernadette insiste, ride. Il bello è che il suo è un riso contagioso. Le testimoni, due bambine, raccontano che anche Bernadette si mise a ridere come una matta, avendo compreso quant’era ridicola la situazione. Anche questo è uno dei segni maggiori di verità: a Lourdes domina la serenità, non ci sono profezie apocalittiche, non ci sono minacce, c’è soltanto dolore per i peccatori. E’ anche un segno della sanità mentale di Bernadette. Le allucinate, le isteriche hanno un carattere cupo, sono chiuse su di sè. Bernadette aveva, invece, un carattere estremamente gioioso, ballava, le piaceva fare il girotondo, saltava la corda... Nella vita normale di solito era obbediente e silenziosa, ma appena poteva scappava con i più piccoli di lei e si scatenava nei giochi. Quindi, gioiosa la Madonna, ma gioiosa anche la sua ambasciatrice...Insomma avrai capito che ne sono innamorato. Anzi, devo dire che fa finta di niente, ma qualche volta Rosanna (la moglie di Messori, ndr) è un po’ gelosa... A proposito, sai che per due volte Bernadette fu chiesta in sposa...». No, non lo sapevo... «Sì, fu chiesta in sposa, una volta da un nobile, un conte, e un’altra volta da un famoso intellettuale. Si rivolsero al Vescovo per chiedere l’onore di poterla conoscere e di poterle proporre di sposarla. Non sappiamo se Bernadette sia stata informata, comunque se l’avesse saputo avrebbe sorriso tristemente, perché sapeva di essere malata gravemente e sapeva di non poter fare la madre. Due anni prima delle apparizioni era scoppiato il colera a Lourdes, lei ne era venuta fuori, ma con una grave forma d’asma. Più della metà dei suoi tredici anni in convento li ha passati in infermeria. Un altro segno di verità è il fatto che la piccola Soubirous non era affatto una mistica. Il suo temperamento era quello di una contadina pragmatica, realistica. Per questo, le sue suore di Nevers non riuscivano a convincersi che la Madonna fosse apparsa proprio a lei, perché era di una religiosità ordinaria, era puntuale, precisa, ma non faceva le grandi veglie, le grandi penitenze... Certo, la sua penitenza la fece a letto, nella malattia, fino a una morte prematura. Comunque sia, questo esclude che potesse essere un’isterica. Il suo era un temperamento concreto e affidabile. Quando le chiedevano: “Ma perché è apparsa proprio a te”, rispondeva: “Non lo so, la Signorina non 11 me lo ha detto”. A chi, ancora, dopo tanti anni insisteva, diceva: “Basta con le domande, quello che avevo da dire l’ho detto, se poi non volete credermi è affar vostro”. Il mitomane, il bugiardo, l’imbroglione accumulano le parole per convincerti. Bernadette, invece, rispondeva: “La Signorina non mi ha detto di convincervi, mi ha detto solo di dirvelo. Il mio compito l’ho fatto, adesso vedetevela voi”». Furono concepiti tanti stratagemmi per farla cadere in contraddizione, nel libro ne racconti alcuni di sorprendenti e anche divertenti... «Su di lei gravava un peso... dai genitori, al suo parroco, fino all’imperatore, tutti addosso... Il vero miracolo è questo, evidentemente ci fu un’assistenza dal Cielo... Nessuno di noi sarebbe riuscito a reggere l’opposizione che lei ha avuto e meno che mai avrebbe potuto lei, che non sapeva niente, non aveva niente. Non aveva la salute, non aveva l’istruzione, non aveva una buona reputazione, perché il padre era stato in galera... Era davvero ultima tra gli ultimi. Tutti le dicevano ma no, ti sbagli e lei dura, tenace, però con una forza pacata, tranquilla. Pensa anche solo alle scenatacce che le faceva il parroco, un uomo tempestoso, che metteva paura quando si arrabbiava, anche perché era un metro e novanta di altezza e lei così piccola, mezzo metro di meno...». Perchè Maria si presentò proprio con il nome di Immacolata Concezione e non come la Madonna o la madre di Gesù...? «Questo, sì, è un problema, ma la soluzione più logica è questa. L’Immacolata Concezione, come sai, è l’unica creatura umana venuta al mondo con il peccato originale già redento. Immacolata Concezione è, quindi, una verità alla quale si può credere se si crede nel peccato originale, da cui gli altri discendono. Invece, ciò che contrassegna la modernità, allora agli inizi, è proprio la negazione del peccato. In fondo, la nostra visione, come dire, liberatrice, catartica della politica è pensare che il peccato non esista e che, quindi, si possa organizzare un mondo secondo ragione, dove tutti si comporteranno da ottimi cittadini. La cultura moderna non mette in conto il peccato. Credo che presentarsi con quel nome fosse proprio un voler richiamare il mondo, che dimenticava il peccato, alla sua realtà». Un richiamo quanto mai attuale in questi nostri tempi corrotti... ma la fede ha bisogno di queste prove? Ha bisogno dei santuari? «No... questi sono dei doni gratuiti, i doni di un Dio generoso. La rivelazione evangelica, l’insegnamento della Chiesa dovrebbero bastarci, però, un Dio generoso sa che noi abbiamo bisogno di aiuti. La Chiesa, infatti, non impegna sul piano dogmatico. Tu potresti essere una buona cattolica anche se, dopo aver studiato per trent’anni, scrivessi un libro dicendo che Bernadette non è credibile. Nessuno nella Chiesa potrebbe dirti nulla, proprio perché le apparizioni sono un regalo, possiamo accettarlo o rifiutarlo, non è quello il messaggio...». Qual è, allora, il cuore del messaggio di Lourdes? «Il messaggio è che tutti possono guarire. Tutti, se vogliono, possono tornare guariti da Lourdes, però è una guarigione spirituale, è la guarigione dell’anima, dal cui male derivano tutti i mali. Nelle intenzioni del cielo Lourdes non era un lazzaretto, la Madonna non ha detto “bagnatevi nella fonte e guarirete nel corpo”. La Madonna non parla di malati, parla sempre solo di peccatori. La guarigione fisica, i miracoli sono soltanto suggelli di verità...Del resto, le guarigioni fisiche riconosciute in 150 anni di storia sono solo 67 e i pellegrini sono stati mezzo miliardo! I miracoli sono solo dei segni della verità del messaggio principale... Delle guarigioni parlerò nel prossimo libro, perché questo è il primo di due. Qui, mi sono fermato su Bernadette, è lei la protagonista dell’inchiesta, ma “attorno” ci sono infinite altre cose, molto interessanti, che ho raccolto in tutti questi anni di lavoro. “Attorno alla grotta”: sarà questo il titolo probabile del secondo libro». Chiesa Locale 12 Sabato, 13 ottobre 2012 Agenda del Vescovo ■ Un percorso formativo proposto dall’Azione cattolica Quale impegno nel servizio pastorale L 17 ottobre A Como, in Cattedrale, alle ore 11.00, Santa Messa con le scuole cattoliche. 18 ottobre A Como, al mattino, Consiglio Episcopale; a Bergamo, nel pomeriggio, consulta regionale su sette e movimenti alternativi. 19 ottobre a Diocesi di Como, in collaborazione con l’Azione Cattolica, propone un percorso di formazione alla corresponsabilità ecclesiale che si rivolge a chi è stato chiamato a far parte dei consigli vicariali, a chi presta il proprio servizio nei consigli pastorali parrocchiali, a chi esercita ruoli di responsabilità nelle associazioni ecclesiali, a chiunque si senta chiamato ad un nuovo stile di servizio nelle nostre comunità. E’ un’opportunità preziosa anche per i sacerdoti, che possono condividere con i laici un tempo di riflessione, di dialogo e di progettualità. da accogliere, ma anche stile da imparare e impegno da assumere nell’andare d’accordo, riconoscersi in una Chiesa, affrontare le difficoltà della comunicazione e delle relazioni, per superare i conflitti che si generano, anche sulle scelte e sulle operatività. La proposta La proposta vuole avere un orientamento pastorale e prevede approfondimenti biblici, del magistero e culturali, momenti di confronto e di laboratorio, secondo il seguente percorso: La premessa A Como, alle ore 20.45, partecipazione all’incontro sul Concilio Vaticano II. ■ San Guanella T utto è pronto per la festa del “ritorno” dell’urna di San Luigi Guanella nella “sua” Como. L’urna arriverà in Cattedrale giovedì 18 ottobre, alle ore 18.00, con Santa Messa alle ore 18.30, (presieduta dal Superiore provinciale dei Servi della Carità, don Remigio Oprandi). Venerdì 19 ottobre, Sante Messe alle ore 8.00, 9.00, 10.00 e alle 18.30. Sabato 20 ottobre, alle ore 10.00, Santa Messa per i Consacrati/e (presieduta da don Attilio Mazzola, Vicario Episcopale per la Vita Consacrata) e alle ore 18.30.Domenica 21 ottobre sono previste Sante Messe alle ore 8.00, 9.00, 10.30 (presieduta dal Superiore generale dei Servi della Carità, padre Alfonso Crippa), 12.00; alle ore 17.00, Pontificale presieduto dal Vescovo monsignor Diego Coletti e solenne apertura diocesana dell’Anno della Fede. Al termine, processione con l’urna fino al Santuario del Sacro Cuore. Sante Messe, sempre in Cattedrale, alle ore 18.30 e 20.30. Nei giorni di permanenza dell’urna in Duomo, dalle 11.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.30, ci sarà una presenza guanelliana per accogliere parrocchie, gruppi e persone; sarà pure allestita una piccola mostra con pannelli su vita e spiritualità di don Luigi Guanella. Si invitano le parrocchie e i singoli fedeli, nei giorni feriali, a prediligere le celebrazioni eucaristiche delle ore 10.00 e delle ore 18.30. Le parrocchie che intendono partecipare possono segnalare la propria presenza all’Ufficio per la Liturgia, indicando, se possibile, un numero indicativo di cantori, ministranti, lettori. Si può contattare don Simone Piani al 333-6217220. «La fede è il fondamento della Chiesa. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?». (Card. Martini, agosto 2012). Siamo convinti che la vita della Chiesa di oggi, e quella di domani, dipenda dalla capacità di tutti di mettere in atto la corresponsabilità ecclesiale, con un stile e un modo rinnovato dello stare e del lavorare insieme. La nostra Chiesa diocesana è in cammino verso una riorganizzazione a livello pastorale, che ha già portato a ridefinire le zone in vicariati, costituendo nuovi organismi di partecipazione: i Consigli Vicariali. I momenti di cambiamento, siano essi personali o comunitari, vanno sempre accompagnati. Oggi siamo chiamati a prepararci ad un stile e ad un modo nuovo di essere a servizio nelle nostre comunità e questo percorso vuole essere un sostegno per chi accetta questa sfida. Le aree tematiche C’è un’esigenza di formazione sui contenuti della fede che è trasversale e sempre presente in tutti e di questo bisogna tenere conto. É necessaria una formazione specifica sull’ecclesiologia conciliare che è alla base di tutte le ultime scelte pastorali della nostra diocesi (siamo forse tutti un po’ a digiuno). Come si può vivere una corresponsabilità ecclesiale se non si sa (o non si è consapevoli) a che tipo di Chiesa facciamo riferimento? Che idea di Chiesa abbiamo in mente noi? Una Chiesa comunionale, che vuole annunciare e in dialogo con il mondo. É necessaria una formazione sulla vocazione e il ministero laicale, perché il nostro apporto alla corresponsabilità sia quello proprio dei fedeli laici. Questa formazione si inserisce nel contesto socio-culturale odierno, una cultura che richiede idee, pensieri… che vive in pieno nel cambiamento. Avremo come filo conduttore: la comunione, che nasce dall’essere in comunione con Cristo nella Chiesa, ma quanto fa parte del nostro contesto socio culturale? Infatti lavorare insieme nella Chiesa, ma anche nella vita di tutti i giorni, è bello, ma anche faticoso, richiede pazienza e tempo, costanza, coraggio di fare un passo indietro quando l’idea dell’altro, e non la nostra, crea consenso, capacità di relazionarsi e di lasciarsi interpellare dall’altro, di comunicare con verità. C’è un ministero laicale che si inserisce in pieno nel contesto culturale, per questo terremo come filo conduttore la comunione che è prima di tutto dono Area Parola e magistero La persona tra dono di sé e comunione Area “In ascolto del mondo” - Le relazioni e i conflitti nei rapporti interpersonali e nella società: “provocazioni” o occasioni? Area esperienziale - Laboratorio sul lavorare insieme come capacità di relazionarsi e di gestione dei conflitti La prima edizione si concretizza così. SABATO 27 ottobre Regoledo di Cosio (So) - ore 15.30: inizio lavori: “Dio è amore” – don Ivan Salvadori; “La Chiesa: casa e scuola della comunione” - don Roberto Bartesaghi - Approfondimenti e condivisione; - ore 19.00: Vespri; - ore 19.15: cena insieme; - ore 20.30: conclusione. DOMENICA 4 novembre Talamona (So) - ore 9.00: Santa Messa in parrocchia; - ore 10.00: inizio lavori - “In ascolto del mondo: parole e gesti di conflitto e di comunione”, professor Leonardo Lenzi, dell’Università Cattolica di Milano; - ore 12.30: pranzo insieme; - ore 14.00: “Lo stile del lavorare insieme: esercizi pratici”, - ore 16.30: conclusioni. Ciascuno potrà contribuire alle spese di organizzazione secondo le proprie possibilità. La seconda edizione si svolgerà a Como – presso il Seminario diocesano - nel mese di febbraio 2013. Iscrizioni e prenotazione pasti entro il 24 ottobre presso la sede diocesana di Azione Cattolica, viale Cesare Battisti, 8 – Como – telefono 031.265181 - email: [email protected] ■ Il Vangelo della domenica: 14 ottobre - XXVIII domenica del tempo ordinario «Va’, vendi, vieni e seguimi» (Mc 10, 17-30) Prima Lettura: Sap 7, 7-11 Seconda Lettura: Eb 4, 11-13 UNO SGUARDO D’AMORE Per tre volte nel Vangelo di oggi, si parla dello sguardo di Gesù. La prima volta quando Gesù fissa “quel tale”che, ricco di beni materiali già in questa vita terrena, mette le mani avanti e vuole anche “in eredità la vita eterna”. La seconda quando Gesù, abbandonato da quell’uomo, volge lo “sguardo attorno”e sconsolato ammette: “Quanto è difficile per chi possiede ricchezze entrare nel Regno di Dio”. Infine, quando Gesù guarda in faccia gli apostoli sconcertati (la ricchezza faceva gola anche a loro!) e proclama che la salvezza viene da Dio e non la si compera con il denaro. È sguardo d’amore che parla al cuore dell’uomo, anche se a volte (lo dice l’autore della seconda lettura), la sua parola è tagliente come una spada e lo mette in crisi. UN’ OCCASIONE PERSA Ritorniamo a “quel tale”che un po’ rappresenta ciascuno di noi e la nostra epoca. Osservava i comandamenti, almeno quelli che riguardano il prossimo, come noi che magari siamo anche onesti. Per di più li osservava “fin dalla giovinezza” (quindi tanto giovane non era!), come noi che abbiamo una lunga tradizione di fede alla spalle. Eppure ci manca sempre qualcosa e siamo sempre alla ricerca pur avendo ancora tante ricchezze materiali anche in un momento di crisi economica. A volte non sappiamo spiegarci questa inquietudine che ci fa assomigliare a quel tale che “diventa scuro in volto”e se ne va “rattristato”. Ci manca di ricambiare lo sguardo d’amore di Gesù e di seguirlo; ci manca di volgere lo sguardo attorno e di accorgerci dei poveri per soccorrerli. Nella sequela di Gesù “maestro buono”osservi anche i primi comandamenti. In più ci guadagni già in questa vita in “case, familiari e campi”e poi “la vita eterna”. Anche la prima lettura ci ricorda che con il dono della sapienza (traduco: il gusto per le cose di Dio) ci vengono dati tutti gli altri beni. SOLO UNA CANZONETTA? Sto attendendo l’inizio del Tg1 della sera, quando il sottofondo musicale di uno spot è una bella canzone che in famiglia ricordiamo ancora e che canticchiamo subito (Canzonissima 1968) anche se fuori “non scende la pioggia”. “Amo la vita più che mai”; come dare torto al Gianni nazionale? Fin da bambino dico: “Ti adoro mio Dio; ti ringrazio di avermi creato”. Inizia il Tg con notizie di congiuntura economica; partiti litigiosi; politici che rubano; un presidente che in Siria uccide il suo popolo... e mi nascono mille interrogativi. Alle immagini nella mente si sovrappongono le parole della canzone: “Ognuno pensa solo a se stesso... La vita appartiene solo a me”. Trovo la risposta alle mie domande: fin che uno considera la vita solo come sua proprietà, chissà quanti tg sempre negativi dovrò ancora vedere! “Va, vendi, vieni e seguimi”. Ecco la soluzione per cambiare canale! don ALFONSO ROSSI Chiesa diocesana ■ Dal 19 ottobre presso il Santuario Sacro Cuore di Como Santa Messa di Gesù misericordioso G esù misericordioso, apparendo più volte asanta Faustina, la Santa polacca canonizzata dal beato Giovanni Paolo II, così si esprimeva con la santa stessa: «Annuncia che la misericordia è il più grande attributo di Dio… Dì all’umanità sofferente che si stringa al mio Cuore misericordioso, e Io la colmerò di pace». Mai forse come oggi, con l’avvento del cosiddetto “pensiero debole”, che non crede più nei valori fondamentali della vita, ridotta a puro e semplice piacere materiale; e di conseguenza, angosciati da tanti problemi e difficoltà, tutti in certo modo, sentono un insopprimibile bisogno di misericordia. D’altra parte soltanto Dio può appagare il desiderio più profondo del cuore umano, che anela, consapevole o no, a Lui, unica fonte di ogni bene e felicità. Perciò: allo scopo di ravvivare la fede in Gesù misericordioso di tanti cristiani, che gemono sotto il peso di tante sofferenze fisiche e morali, ci sembra quanto mai opportuna l’iniziativa, che veniamo a proporre, di una celebrazione eucaristica di liberazione, che si terrà presso il Santuario del Sacro Cuore di Gesù, dell’Opera don Guanella in via Tommaso Grossi, 18 – Como, al terzo venerdì di ogni mese, alle ore 15.00, a partire dal 19 ottobre 2012. Tutti sono fraternamente invitati a sperimentare, in tal modo, la misericordia di Dio che ci libera, ci sostiene nel cammino e dona pace al cuore. Il Piano Pastorale 2013 presentato in sintesi. I l Piano Pastorale 2013 si apre con un titoletto a modo di trittico: meravigliati, affamati, in cammino. Sono parole che descrivono l’atteggiamento del cristiano di fronte all’Eucaristia. La meraviglia riguarda il dono, la fame rappresenta ogni desiderio di amore e di realizzazione di sé e del mondo, in cammino è il dinamismo che la vita eucaristica imprime alla Chiesa, popolo in cammino. L’Eucaristia è Pane che ci rimette in cammino. Continua la proposta pastorale del Vescovo Diego: “Il Maestro è qui”. La presenza è del Risorto. Il “qui” è la nostra terra, siamo noi. L’azione del Maestro è concreta: egli chiama, cammina condivide! Ci basta, con un colpo d’occhio, ripercorrere la proposta pastorale di questi anni per coglierne il senso unitario. Il Maestro è qui e ti chiama (proposte pastorali 2008-2010). Un nuovo tratto di strada per una diocesi in cammino (2011). Il Maestro è qui e cammina con noi (2012). Il Maestro è qui e spezza il pane per noi (2013). Il Piano pastorale non è una forma di catechesi su un argomento, né un manuale liturgico; non è un richiamo ad alcune attenzione, né un semplice messaggio del Vescovo. È un progetto operativo, che indicala direzione in cui muoverci, le prospettive da condividere e sulle quali convergere, le scelte da privilegiare, la verifica da fare. È indirizzato alle comunità in quanto tali, ai preti, ai laici, ai consacrati, alle famiglie e a tutti i soggetti comunitari quali le associazioni, i movimenti e i gruppi. Il racconto dei discepoli di Emmaus è l’icona evangelica del Piano pastorale triennale. La sosta nella casa dei discepoli, all’invito “resta con noi…”, si trasforma in piena rivelazione dell’identità del viandante nell’atto eucaristico dello spezzare il pane. C’è quanto basta per una “sosta” con il Signore. Sostare è parte del cammino, come l’andare. Ed è difficile decidere se il cammino sia finalizzato alla sosta o viceversa la sosta al cammino. Immersi nell’Anno della Fede, nella C hi attendeva un piccolo “pamphlet” di teologia o di spiritualità eucaristica è rimasto giustamente deluso. Sia perché, in circolazione, ne abbiamo a profusione e di molto buoni (a cominciare dall’Esortazione apostolica “Sacramentum charitatis”: il documento in tema più “fresco”, e per questo adottato dai presbiteri per i loro incontri vicariali di formazione). Sia perché non è questa l’indole di un piano pastorale. Il quale dà per presupposti i tesori della teologia e della spiritualità per concentrarsi sullo stato dell’esistente e, a partire da qui, delineare alcuni obiettivi concreti. A una lettura attenta di individuarli e metterli in cantiere: dal numero e orario delle celebrazioni eucaristiche, alla presenza dei bambini (n.8), La prima parte del piano pastorale, centrata su alcune domande esistenziali, innesca l’attenzione a quanto il Piano pastorale sottolinea in tutte le sue parti: la dimensione antropologica della vita cristiana. L’uomo si interroga davanti al senso della sua vita, al suo cammino e al suo destino. Sofferenza, lavoro, festa, sessualità, cultura, esperienza della morte, ma anche famiglia, separazioni, accoglienza e presenza di stranieri nelle nostre terre sono tracce umane bisognose di arrivare all’Eucaristia e di ripartire da essa. Il settimo capitolo, dedicato alla comunità, può essere considerato il perno pastorale del documento del Vescovo. La comunità nasce dall’Eucaristia: non prima, non dopo, non senza! La seconda parte si concentra sulla pastorale dei soggetti. Non è contrapposta alla pastorale delle iniziative: solo si preoccupa che la vita ecclesiale metta al centro la persona. La pastorale dei soggetti è “una forma particolare di attenzione alla situazioni della vita, che comporta varianti di attività, sfumature di spiritualità, proposte differenziate” (ib. Pag 23). Famiglie, fidanzati, cuori feriti dalle separazioni matrimoniali, vita da prete, fatiche e dono di sé degli infermi, turisti, stranieri residenti, famiglie colpite dal lutto vengono messi in rapporto con il dono eucaristico. Sono alcuni soggetti, non tutti. La comunità è chiamata a far proprio un metodo di annuncio del Vangelo. La terza parte indica le priorità per la vita delle comunità nella Diocesi di Como. Pure attenti alle tante iniziative e ai validi progetti già in atto, siamo chiamati ad un colpo d’ala nei confronti dell’Iniziazione cristiana, della spiritualità eucaristica, della carità, dell’educazione degli affetti e della sessualità. Infine, un invito ad un concreto progetto formativo e la proposta di una verifica diocesana delle comunità pastorali concludono il Piano pastorale. Dal punto di vista grafico la lettura è facilitata dai titoli e dall’uso del neretto per evidenziare le proposte concrete. Con le sue ottanta pagine, formato tascabile, il Piano pastorale si presenta agile da sfogliare. Si presta ad una lettura personale, ad uno studio condiviso in gruppo, specialmente nei consigli pastorali, a forme di approfondimento sulle singole parti, anche mediante incontri formativi e organizzativi dell’attività pastorale. La Chiesa di Como lo accoglie nella consapevolezza che il Piano pastorale parla di lei, parla di noi. La frase con la quale si apre, sia la conclusione della presentazione: “La vera gioia è riconoscere che il Signore rimane tra noi, compagno fedele del nostro cammino”. don ITALO MAZZONI all’attenzione per i malati (n.12), per i turisti (n.13), per le famiglie etniche legate ai flussi di immigrazione (n.14), la celebrazione delle esequie (n.15), fino agli obiettivi più generali della formazione dei laici (n.21) e della graduale costituzione delle comunità pastorali (n.22). C’è un filo rosso che lega insieme tanto l’attenzione ai soggetti (parte seconda) quanto il rilievo dei progetti educativi (terza parte): è la famiglia. Cardine di un progetto pastorale che abbraccia l’iniziazione cristiana (n.16), la preparazione al matrimonio (n.9), l’educazione affettiva e sessuale (n.20), non escluse le famiglie in difficoltà, segnate dalla fragilità della disunione o della convivenza irregolare (n.10). L’attenzione alla famiglia esige una grande capacità di adattamento pastorale alle situazioni concrete, che, nel contesto frammentato e secolarizzato in cui ci troviamo a vivere, sempre più si diversificano e si complicano. Non solo lo esige, ma anche lo favorisce. Le indicazioni del Vescovo per una pastorale eucaristica a misura di famiglia rappresentano un prezioso aiuto in questa direzione. L’obiettivo puntato sull’Eucaristia non può certo prescindere dal riferimento all’Anno della Fede indetto dal Papa (n.2). Le due cose si intersecano e si influenzano a vicenda. Sia perché l’Eucaristia è fonte e compimento della fede, sia perché solo la buona qualità “cristiana” della fede può renderci capaci di un culto eucaristico all’altezza del suo significato. (d. A. R.) ricorrenza dei cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, facciamo tesoro dell’anno della Parola e dell’anno dell’Eucaristia, già guardando alla Missione che ci riguarda. Sono i riferimenti fondamentali per la fede che professiamo Trinitaria. La Parola e l’Eucaristia rivelano il vero volto di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Ci mettono in contatto con lui, mediante l’ascolto e la comunione. “Tutte e tre le persone della Santissima Trinità sono efficacemente presenti in un unico dialogo d’amore, per donare alla Chiesa e al mondo la loro comunione” (Diego Coletti, Il maestro è qui e spezza il pane per noi, Como 2013, pag. 21). Sabato, 13 ottobre 2012 13 ■ Familiari Clero Mercoledì 24 ottobre la Giornata di inizio anno presso il Seminario È bello iniziare un nuovo anno insieme come Familiari del Clero, alla luce delle parole di Benedetto XVI per l’indizione dell’Anno della fede: “…riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia e il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo”. Da un’Associazione che negli anni ha visto assottigliarsi sempre più le sue fila e che opera in silenzio, quasi ai margini della vita diocesana, parte invece un desiderio di rinnovamento sincero. L’incontro con Cristo si manifesta ogni giorno nel servizio ai preti e diventa testimonianza di fede se fatto con dedizione e responsabilità. L’Associazione vuole aiutare a vivere consapevolmente la propria vocazione tutti coloro che vivono questo servizio nelle parrocchie, vuole aprirsi a chi collabora nella cura della vita quotidiana dei preti. Quindi non solo i genitori o i parenti, ma anche le persone che prestano servizio nelle case parrocchiali più o meno continuativamente. Si chiede anche la collaborazione dei preti stessi perché facciano conoscere l’Associazione e gli incontri che si svolgeranno nel corso dell’anno 2012-2013. Non è secondario, nella vita di un sacerdote, avere vicino delle persone “familiari”, magari non per legami di sangue, ma di affetto, di fede, di vera condivisione fraterna. Perché ci si conformi sempre meglio alla vocazione di “familiari del clero”, l’Associazione riprende gli incontri periodici con “rinnovato entusiasmo” e confidando in una partecipazione numerosa e convinta. Guidati dall’assistente diocesano, monsignor Armando Bernasconi e da don Silverio Raschetti, si ritroveranno in Seminario mercoledì 24 ottobre, per la giornata di inizio anno. PROGRAMMA ore 9.30: accoglienza; ore 10.00: recita delle Lodi e meditazione condotta da monsignr Bernasconi; momento di silenzio con possibilità di confessarsi; ore 12.00: Santa Messa, ore 13.00: pranzo; ore 14.30: comunicazioni della presidente e programma dell’anno. Si raccomanda di dare la propria adesione all’iniziativa entro e non oltre domenica 21 ottobre alle seguenti persone: Giovanna Della Monica, telefono 031-240242 Geltrude Morcelli, telefono 0342-635726 ■ Ufficio Liturgia Aperte le iscrizioni per il “Percorso di ricerca” per i cresimandi in età adulta A Como (aperto anche ai Vicariati adiacenti) sarà attivato nelle prossime settimane un “Percorso di ricerca nella fede” per adulti cresimandi, che sfocerà nella veglia di Pentecoste (sabato 18 maggio 2013). Nella successiva solennità di Cristo Re dell’universo (24 novembre 2013) si svolgerà un incontro di “verifica e rilancio”. Il primo incontro si terrà a Como mercoledì 24 ottobre dalle ore 20.45 alle ore 22.30 presso l’Istituto Sacra Famiglia, via Dante 94. Sono aperte le iscrizioni, che si sollecitano tempestive, in modo tale da avere la possibilità di un incontro a livello individuale con ciascuno degli interessati per presentare le caratteristiche del Percorso prima che esso abbia inizio. Per comunicazioni: catecumenato@ diocesidicomo.it oppure telefonare al numero 031-3312252. Per ulteriori chiarimenti si rimanda alla scheda Percorso per il completamento dell’Iniziazione cristiana in età adulta (nella serie Diocesi di Como- Progetti) consultabile sul sito diocesano. Vita diocesana 14 Sabato, 13 ottobre 2012 Due Giorni Giovani I l Lido di Menaggio farà da cornice, sabato 27 e domenica 28 ottobre, al tradizionale appuntamento della Due Giorni Giovani. Il tema scelto, sintetizzato dallo slogan “Andarono senza indugio”, prendendo le mosse dall’episodio dei discepoli di Emmaus, mette in evidenza la centralità dell’Eucaristia e lo slancio missionario che da essa deriva. Sabato pomeriggio, con l’arrivo e le registrazioni a partire dalle ore 17.00, i partecipanti avranno subito la possibilità di entrare in contatto con il tema scelto attraverso tre “angoli” di approfondimento: il Concilio, la Caritas e Nicolò Rusca (il sacerdote diocesano, arciprete di Sondrio, vissuto a cavallo fra XVI e XVII secolo riconosciuto martire della fede e prossimo beato). Alle ore 18.00 sarà padre Lorenzo Snider, della Società Missionaria Africana, a parlare della sua esperienza. Dopo la cena tre le proposte. L’adorazione eucaristica: avrà inizio per tutti presso la parrocchiale di Menaggio. Dopo un tempo comune di preghiera, il Santissimo sarà portato processionalmente presso la chiesa di santa Marta, dove l’adorazione continuerà, in forma personale o a gruppi, fino alle ore 8.00 della domenica mattina, con la possibilità di turni durante la notte (da prenotare in segreteria all’accoglienza). Le confessioni: gli animatori di “Giovani&Riconciliazione” sono a disposizione, fino a esaurimento delle richieste, per accompagnare i giovani ad accostarsi al Sacramento della Riconciliazione, offrendo accoglienza, un breve tempo di preparazione e l’accompagnamento con un brano biblico e la preghiera. Spazio anche all’animazione: presso il Lido, dopo l’adorazione comune, il gruppo “Dancing Animation”, come negli scorsi anni, offrirà un tempo di musica e intrattenimento insieme. Domenica, dopo le Lodi, cinque gruppi di lavoro su “Andarono senza indugio…”: verso chi ha sbagliato; verso chi soffre; per costruire il bene comune; verso chi crede in un altro dio; in missione. Alle ore 11.45 la Santa Messa con il Vescovo e, nel pomeriggio, il racconto delle diverse proposte per i giovani in programma in diocesi nei prossimi mesi. Tutte le info su www.pgcomo.org o telefonando allo 031-5001210. ■ Musica&Liturgia Le lezioni della Scuola diocesana “Luigi Picchi” S ono riprese, presso l’istituto Canossiano di via Balestra 10 a Como, le lezioni della Scuola Diocesana di Musica e Sacra Liturgia “Luigi Picchi”. È ancora possibile iscriversi, presentandosi nei prossimi sabati presso la sede della scuola. Le lezioni iniziano alle ore 14.15 con le diverse materie di indirizzo, proseguono alle ore 15.00 con il canto corale e si concludono con le lezioni di strumento. ■ Ministranti Il servizio liturgico per la beatificazione del Rusca L a beatificazione di Nicolò Rusca potrà essere l’occasione per gli adolescenti della nostra diocesi che già svolgono il servizio di ministranti nelle proprie parrocchie di incontrarsi e prestare aiuto per il servizio liturgico. Sono invitati a partecipare gli adolescenti (dalla Prima Superiore in avanti) e i giovani. Maggiori informazioni saranno diffuse in seguito tramite il Settimanale o possono essere richieste all’Ufficio per la Liturgia (liturgia@ diocesidicomo.it). Per il momento si invita a prendere in considerazione la possibilità di invitare chi svolge questo servizio a partecipare. La proposta prevede l’arrivo a Sondrio nel pomeriggio di sabato 20 aprile, le prove per il servizio, la cena e la partecipazione alla veglia, il pernottamento. Il rientro nelle proprie parrocchie avverrà dopo la liturgia di beatificazione. Insegnanti di religione. Il corso di aggiornamento per i docenti della Secondaria. M ercoledì 3 ottobre ha avuto inizio, Il valore della libertà individuale, pur con la relazione di monsignor apprezzato, trova nel valore della vita il Angelo Riva, il corso di proprio limite e legame fondamentale. In aggiornamento per i docenti di Religione questo contesto, sorgono alcuni dilemmi. Cattolica nelle scuole secondarie di 1° e 2° Primo dilemma bioetico: cos’è e quando grado. La tematica del corso si presenta c’è vita umana personale? Il relatore ha complessa e attuale: Etica e razionalità messo a confronto i diversi modelli etici nel dibattito epistemologico e ha argomentato sul come e perché il contemporaneo. modello del personalismo ontologico si Il corso ha una dichiarata finalità: pone come alternativo. Secondo dilemma comprendere il complesso dibattito bioetico: quale rispetto per la vita umana contemporaneo sull’etica e approfondire personale? Il personalismo ontologico il contributo che l’Insegnamento della –ha affermato il relatore- sviluppa il Religione Cattolica può offrire. Dopo il modello bioetico della sacralità della vita, saluto rivolto ai presenti da don Teresio secondo il quale il rispetto della vita è Barbaro, direttore dell’Ufficio Pastorale assoluto e fondato sulla sua consistenza della scuola e dell’università, che ha ontologica: la vita va rispettata perché è, sottolineato la necessità di un costante e non per quello che ha o per quello che aggiornamento per un insegnamento fa. Ha poi evidenziato come il modello qualificato e qualificante, ha preso la della qualità della vita sia insufficiente parola mons. Angelo Riva su: “Bioetica: sotto diversi punti di vista. Ha così nuove prospettive, nuove domande”. precisato: “La mediazione corretta fra La tematica è complessa –ha subito sacralità e qualità della vita viene ricercata precisato- e in essa si nell’applicazione del concatenano tre anelli. Il principio di proporzionalità primo: le tecnoscienze e della cura. Esso, tenendo il mercato. Un’etica della conto dei parametri di vita, applicata in particolare straordinarietà, futilità e all’esercizio dell’arte medica, invasività di un trattamento è sempre esistita. Tuttavia medico, non risolve a priori la “questione bioetica” – tutti i casi, lascia un certo Il primo incontro ha avuto come argomento di confronto la bioetica: ha premesso il relatore- è margine di “grigio” nelle diventata impellente nel ma ha il merito un tema complesso che ha evidenziato la necessità di altri approfondimenti decisioni, ‘900, in seguito ad una di sottrarre la decisione vertiginosa accelerazione terapeutica dalle grinfie delle conoscenze scientifiche dall’etica ma anche dalla politica. Ed un contesto individualistico e libertario, del puro soggettivismo, e delle relative applicazioni tecnologiche. eccoci al secondo anello: l’etica. Tecnica sembra essere una debolissima etica perimetrando alcuni margini di oggettività La “questione bioetica” rappresenta una e mercato hanno un rapporto difficile con del rispetto dell’altrui libertà incapace doverosità (per chi la presta e per chi vera e propria “questione antropologica” l’etica. Infatti i due àmbiti sopra indicati però di far fronte ai nuovi problemi; è, la riceve) della cura”. Alla domanda: che mette in discussione la grammatica manifestano la radicale insufficienza poi, un’etica che rende impossibile la “quale modello etico per la bioetica?”, il elementare dell’essere uomini (il senso dell’etica “di funzionamento” di cui sono convivenza civile e non è in grado di relatore ha delineato un modello liberaledel nascere, del morire, del generare, della portatrici (“non si deve fare solo ciò che sopportarne le regole e i limiti esponendo veritativo-relazionale che metta in malattia…). Con una conseguente svolta non si può fare”); constatano i propri così al rischio della prevaricazione da evidenza non solo la libertà del soggetto copernicana in molti campi del sapere, sia limiti epistemologici (crisi dell’economia parte del più forte; è un’etica, infine, che ma anche il suo limite (ontologiconella medicina clinica, sia nelle sviluppo liberale e, sul versante della filosofia assegna un destino di solitudine e di etico) e il suo legame (relazionale). delle neuroscienze, sollevando nuove della scienza, la consapevolezza della nichilismo disperato alla sola coscienza Infine, il terzo anello della questione questioni di frontiere (la procreatica, parzialità e relatività del proprio sapere); individuale. L’insistenza unilaterale sulla bioetica: il diritto. Qui si è evidenziata la la genetica, la cibernetica). Per quanto appaiono riluttanti ad accettare una libertà individuale delinea i connotati di complessità della questione e l’uso, non riguarda la sinergia con l’economia “briglia” etica e una governance giuridicoun’umanità radicalmente diseguale e non sempre adeguato, del richiamo a decisioni di mercato: la ricerca ha bisogno di legislativa. Un secondo aspetto di questo fraterna. A fare da contrasto .ed è questo il definite “democratiche” nella misura in fondi, in quanto investitori e produttori “anello” è dato poi dalla prospettiva terzo aspetto- all’etica libertaria e radicale cui soddisfano una parte. Il dibattito con ricercano occasioni di realizzo economico. avanzata nell’epoca post-moderna circa abbiamo il modello del personalismo ha evidenziato la necessità di ulteriori Ha origine così un sottosistema la radicale insufficienza del modello ontologico che propone un’etica centrata approfondimenti sul tema. socio-economico autoreferenziale e individualistico e libertario moderno. sulla dignità della persona umana e sul sintesi a cura difficilmente controllabile non solo Infatti, l’unica etica ancora possibile, in rispetto assoluto dovuto alla sua vita. di ARCANGELO BAGNI Fra prospettive e domande Visita Pastorale Sabato, 13 ottobre 2012 15 Testimoni del Vangelo in un quartiere di frontiera Sabato 6 e domenica 7 ottobre mons. Coletti ha ripreso, da Monteolimpino, la visita pastorale alle comunità della diocesi di Como D ue giorni di grande festa, ma anche di riflessione sui grandi temi della cristianità a Monteolimpino, sabato 6 e domenica 7 ottobre, in occasione della visita pastorale del nostro vescovo Diego Coletti. Nonostante il susseguirsi di eventi importanti mons. Coletti, sempre attento ad ascoltare tutti e a fornire un consiglio a chi lo chiedeva, ha anche trovato il tempo per incontrarci e scambiare qualche battuta con noi. Ecco le sue impressioni: “Monteolimpino si trova in una condizione di frontiera più che altrove, non solo dal punto di vista geografico ma anche per l’ alta percentuale di immigrati presenti. Proprio questa condizione di periferia di una grande città concorre a creare le condizioni favorevoli ad una comunità che vuole testimoniare veramente l’insegnamento del Vangelo, cominciando proprio dall’accoglienza che crea la base per la proposta di valori veri. L’alta qualità della comunità, e non lo dico come complimento gratuito, è determinata da una costante ricerca di risposte impegnative a domande che sono parte della vita quotidiana. E’ proprio l’ambiente ad essere da stimolo: qui c’è la coscienza del cambiamento e della sfida sia di fronte ai grandi temi dei ragazzi, sia alle problematiche sociali che emergono sempre più ed anche di fronte alle difficoltà dell’accoglienza che qui non ha diviso ma unito”. Il Vescovo rimarca poi alcune peculiarità dei monteolimpinesi: “Ho vissuto in prima persona la grande cordialità e umanità fortemente espresse dagli Alpini, non di meno ho toccato con mano come i malati vivono la sofferenza con dignità e fede, questo è stato molto significativo per me”. Un altro aspetto ha impressionato FOTOSERVIZIO BARICCI Nella visita al quartiere di Como, il Vescovo ha inaugurato i nuovi locali parrocchiali per il catechismo e la sede del gruppo Alpini. Non sono mancati incontri con i bambini e i giovani. positivamente il nostro Vescovo: “In un momento dove ci si chiede spesso dove sono le giovani coppie ho constatato che a Monteolimpino esiste un gruppo di giovani coppie che da anni porta avanti un lavoro di gruppo confortante e coinvolgente e non in modo episodico, ma con una continuità e fede uniche. Il loro ritrovarsi e sviscerare temi, problematiche e ricercare le risposte giuste in linea con gli insegnamenti cristiani denota una preparazione continua in tal senso e qui si vede anche il lavoro svolto da don Tullio in questi anni”. Un pensiero conclusivo: “Alla vigilia della partenza per il pellegrinaggio diocesano a Lourdes questa visita pastorale mi ha dato una carica differente rispetto al passato. Porto con me le molte intenzioni di preghiera suggeritemi dalle persone che ho incontrato in questi giorni”. Don Tullio Salvetti, instancabile coordinatore di questo appuntamento, ricorda alcuni passaggi importanti del Vescovo: “Ha ribadito la gratuità come prezioso dono di Dio agli uomini. Un concetto questo che deve essere declinato a seconda delle circostanze e deve essere indirizzato all’impegno civile che non crea contrapposizioni, come invece avviene spesso in politica, ed indirizzato al bene comune. Ci ha fatto comprendere come l’impegno cristiano deve essere amore di Dio dato in dono, come dobbiamo essere testimoni nella vita, essere il vero sale della terra. Con i giovani ha sottolineato come la vita vera deve partire dal legame con Gesù, perché è il dedicarsi agli altri che fa girare il mondo. Inoltre il Vescovo si è anche soffermato, citando la propria lettera alla Città dell’agosto di quest’anno “Gratis et amore Dei”, sul valore della “gratuità”, sia come modo di Dio di amare l’uomo, sia come modo dell’Associazionismo di rivolgere la propria attività verso tutti”. La visita pastorale è stata infine l’occasione per inaugurare le rinnovate aule di catechismo e la sede dell’associazione degli Alpini: “Gli edifici che abbiamo davanti rivestono un significato molto profondi per i cristiani di Monteolimpino: sono il cuore storico e religioso del nostro rione. Tutti vediamo i quattro colori che indicano quattro elementi architettonici distinti: il grigio del campanile, il rosso mattone della vecchia chiesa che esisteva già nel 1400, il giallo della casa parrocchiale dove hanno abitato 15 parroci dal 1654 fino al 1929, il colore crema della casa dei vicari. Ora questi edifici sono utilizzati dai ragazzi che si radunano per ascoltare la Parola di Gesù e dai vari gruppi per le loro riunioni”. Come sempre il nostro Vescovo Diego Coletti non ha mancato di sorprenderci. Ha stupito tutti i numerosi presenti in più occasioni, ad esempio mettendosi a giocare a bocce con gli amici della Mutuo Soccorso o coinvolgendo don Tullio in una piccola partitella a calcetto; non è mancata anche una parentesi dedicata alla pallavolo nel cortile dell’oratorio coi ragazzi. La conclusione di questi due giorni intensi è stata la grande processione della domenica sera per le vie del quartiere che ha visto una larga partecipazione di fedeli. MARIO MOLTENI Fotogallery. Alcune istantanee della Visita di mons. Diego Coletti alla comunità Molti gli appuntamenti: civili, religiosi e non solo NELLE IMMAGINI (FOTO BARICCI) DA SINISTRA: LA PROCESSIONE DELLA MADONNA DEL ROSARIO, L’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE DELLA SEZIONE DELL’ANA (ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI), UN MOMENTO SCHERZOSO CON DON TULLIO Ottobre Missionario 16 Sabato, 13 ottobre 2012 i due versi della missione I n questo ottobre missionario abbiamo iniziato ad accompagnare i nostri fidei donum (Laura, Lorenza, don Ivan e don Roberto) verso la loro partenza per il Perù. Questa settimana vogliamo, però, soffermarci su un aspetto importante dell’esperienza dei fidei donum che, spesso, passa in secondo piano: è il momento del rientro, del ritorno alla vita di prima, almeno geograficamente. Perché se da un lato la partenza è solitamente accompagnata da entusiasmo e partecipazione, dall’altro, il rientro, avviene in forma molto più silenziosa, quasi anonima. Un atteggiamento anche comprensibile nei modi, ma che potrebbe nascondere un rischio di fondo: quello di non capire quale ruolo sono chiamati a giocare, quotidianamente, i missionari rientrati. Troppo spesso la partenza per le missioni diocesane viene vista come un fatto personale, che riguarda solo chi parte. Una prospettiva per cui al rientro - traducendo in maniera volutamente bruta – verrebbe da dire: “bravi, avete fatto qualcosa di bello, ma adesso non create più problemi di quelli che ci sono e adeguatevi a quello che stiamo facendo”. Ed è qui che dovremmo chiederci il senso di andare agli estremi confini della terra, per poi tornare a fare quello che si faceva prima, con lo stesso spirito e le stesse modalità? Magari semplicemente in un posto diverso e con qualche chilo in più o in meno. Così facendo non avremmo solo perso una grande occasione? L’esperienza dei fidei donum non può esaurirsi negli anni passati in terra di missione e non può essere ristretta al quel preciso luogo o al novero dei più “vicini”. Deve portare frutti anche qui, nella Chiesa che invia, abbracciando il maggior numero di persone e comunità. Come la parrocchia di Tavernola che - ci raccontano in questa pagina - ha vissuto l’esperienza del rientro di don Felice Cantoni e, a distanza di anni, sta provando a farne tesoro. Perché solo così si può chiudere il cerchio di un’esperienza costruita sullo scambio e spalancare le porte a nuove partenze. M.L. Esperienze. La parrocchia di Tavernola ci racconta come il ritorno di don Felice dal Cameroun li abbia spinti a sperimentare un nuovo modo di vivere la comunità Servire, senza limiti e confini P ensando ai missionari ci torna alla mente l’idea di una vita spesa in una terra lontana dalla propria per trasmettere l’amata e sempre nuova notizia del Vangelo, più raramente si considerano i missionari nel momento del loro ritorno e quanto la loro presenza, magari proprio nella diocesi di origine, possa rinnovare e aprire al mondo lo spirito di una comunità, ricordandoci che ogni cristiano è chiamato a questo compito. La parrocchia di Tavernola ha vissuto questa esperienza per circa nove anni sotto la guida di don Felice Cantoni di ritorno dalla ventennale presenza in Cameroun nella missione diocesana. Le solide fondamenta che hanno permesso alla nostra comunità di crescere sono state la preghiera e l’accoglienza: preghiera vissuta all’inizio di ogni incontro per dare senso alla concretezza di ogni azione, accoglienza vissuta inizialmente con una stretta di mano che non guarda chi ha di fronte, non giudica, ma che con misericordia mette le ali e dà la forza per ricominciare. Con le intuizioni e la chiarezza di idee della guida il cammino di tanti singoli è diventato sempre più cammino comunitario, prendendo sempre più coscienza e sentendosi sempre più parrocchia famiglia di famiglie. Missionarietà è diventata una parola sempre più a noi familiare, non fatto straordinario che riguarda pochi, ma stile da vivere nella concretezza della quotidianità in ogni ambito. Abbiamo imparato e sperimentato l’importanza di abbandonare la logica dell’attendere gli altri per abbracciare l’idea che per primi bisogna andare a cercare e incontrare le persone, stringere nuove relazioni con un’attenzione costante per chi è assente e non si sente parte di una comunità, aprendosi sempre più e cercando di costruire una chiesa dove ognuno può mettere a disposizione i suoi talenti, ben consapevoli che ogni persona è importante, nessuno è indispensabile, e che è meglio fare poco in tanti, attraverso una sana “Missionarietà è diventata una parola sempre più familiare: abbiamo abbandonato la logica dell’attendere gli altri per abbracciare l’idea che per primi bisogna andare a cercare e incontrare le persone, stringere nuove relazioni con un’attenzione costante per chi è assente e non si sente parte di una comuità” collaborazione, piuttosto che fare tanto in pochi. Don Felice stesso nel suo saluto ricordava: “Parrocchia di Tavernola, chiesa per tutti, dove ogni assenza fa soffrire e qualunque presenza è motivo di gioia”. In una società come la nostra, spesso definita in via di scristianizzazione, è indispensabile rinnovarsi nei metodi, nelle modalità di proporre lo stile di vita cristiana e in questo possono esserci maestre le Chiese giovani, come quella africana, se non si vuole rischiare di diventare comunità sempre più vecchie che potrebbero scomparire. Sulla base di quanto vissuto in Cameroun don Felice ha suddiviso la parrocchia in zone, ognuna delle quali affidata ad un responsabile laico, ogni zona ha un piccolo consiglio pastorale al quale è affidato il compito di essere presenza viva e discreta attenta a tutti: ammalati, anziani, poveri, bambini, giovani, famiglie giovani e meno giovani, senza far mancare un saluto di benvenuto ai nuovi arrivati, ai nuovi nati. I responsabili di ogni zona formano poi il consiglio parrocchiale dove spesso si raccolgono le idee nate nei vari consigli zonali. Proprio perché uno dei punti cardine di ogni cammino è la preghiera si è sostituito il vecchio catechismo degli adulti con i gruppi di ascolto, diventati poi CEB –Comunità Ecclesiastiche di Base -: famiglie che accolgono nella loro casa fratelli e sorelle che, in tempi liturgici particolari, si riuniscono per nutrirsi della parola di Dio e a partire da questo confrontarsi, condividere le proprie esperienze e crescere insieme. In ogni zona ci sono più famiglie che aprono la loro casa per la condivisione, ogni gruppo è guidato da un animatore laico che aiuta a spezzare la parola di Dio e aiuta nella riflessione. Anche il luogo in cui avvengono gli incontri non è scontato: non più la chiesa o l’oratorio, ma tante case diverse, anche questo segno di una parrocchia che non vuole chiudersi in se stessa, ma che è pronta ad uscire da se stessa per andare incontro agli altri, in questo modo è stato possibile conoscere e coinvolgere nuove persone che altrimenti forse non avrebbero accettato l’invito a venire in luoghi formali. Comuni sono anche momenti di preghiera, come rosari o vie crucis, che avvengono contemporaneamente in modo itinerante nelle varie zone e che poi si concludono tutti insieme in chiesa. Gli animatori del gruppi di ascolto vivono una costante formazione sotto la guida del parroco e di altre persone che sono invitate a intervenire; la spesso citata (e a volte solo teorica) responsabilizzazione dei laici, di cui si parlava già nel Concilio Vaticano II, è così vissuta nella concretezza. Come comunità ci siamo sentiti presi per mano e aiutati a crescere, accompagnati con dedizione, abbiamo con fiducia affrontato il cammino, perché guidati da chi sapeva bene cosa sarebbe avvenuto dopo ogni nuovo passo, non perché un indovino, ma perché sorretto da una grande fede in Dio, cammino capace costantemente di rinnovarsi, attento alla realtà che cambia, cammino iniziato proprio dalla conoscenza, attraverso un censimento anonimo, del tessuto sociale della parrocchia per poter meglio indirizzare, nel concreto, le forze. La capacità di don Felice di non legare le persone a sé, di portare non se stesso, ma di portare chiunque incontrava alla fonte, cioè al Signore, insieme al suo essere testimone credibile del Vangelo sono state la garanzie per poter cercare di continuare il cammino iniziato con lui anche al termine del suo mandato nel 2008, prima di ripartire nuovamente per il Cameroun. La sua partenza ci insegna così che il Vangelo non è chiusura, non è mediocrità, ma radicalità e dono totale di sé per gli altri. Concludiamo consapevoli di aver vissuto e di cercare di continuare a vivere un’esperienza non comune, ma che forse dovrebbe essere la normalità per essere veri Cristiani, esperienza che vive di dinamismo come ci ricordava don Felice nel suo saluto, usando queste parole del Cardinal .H. Newman: “Non siamo chiamati una volta soltanto, ma molte volte; per tutta la nostra vita Cristo ci chiama… sempre di nuovo, da una casa all’altra, senza che possiamo avere un luogo di riposo…, e quando obbediamo ad un comando, subito ce ne viene dato un altro. Egli ci chiama continuamente, per sempre più santificarci…”. LA COMUNITà PARROCCHIAle DI TAVERNOLA (COMO) Cronaca 18 Sabato, 13 ottobre 2012 Coordinamento. Un compleanno speciale e in cantiere nuove iniziative Q uindici anni per la pace. Il Coordinamento comasco per la Pace ha celebrato, lo scorso 3 ottobre, i 15 anni di vita. Un’avventura iniziata il 3 ottobre 1997 presso il Teatro Sociale di Canzo alla presenza di una ventina di Comuni e alcune associazioni e cooperative comasche che ne sottoscrissero l’atto costitutivo. “Comuni e associazioni – scriveva Claudio Bizzozero, tra i principali promotori del coordinamento e a lungo suo direttore nella nota che annunciava questo appuntamento daranno vita, in tal modo, ad un’organizzazione comune che permetterà loro di lavorare insieme sul versante dell’educazione della pace, della cooperazione internazionale decentrata, degli scambi internazionali e della solidarietà tra i popoli”. La serata commemorativa del 3 ottobre scorso è iniziata con il ricordo di Gabriele Moreno Locatelli, attivista per la pace di origine canzese, morto a Sarajevo il 3 ottobre 1993, dove era presente con una delegazione dei “Beati costruttori di pace” per frapporsi tra i belligeranti in uno dei conflitti più cruenti di fine millennio, nel cuore dell’Europa. “Vi prego gridate che qui la gente muore – è uno degli scritti lasciati da Moreno, testimone diretto dell’assedio imposto a Sarajevo dalle milizie serbe – di granate, di snajpeer (cecchini) di malattie, ma anche di paura, di angoscia, di disperazione, perché non c’è pace, non c’è pane e l’inverno arriva e nessuno crede che non li abbiamo dimenticati. Vi prego gridate”. “Ogni 3 ottobre 1993 – recitava la nota diffusa dai “Beati costruttori di pace” nelle ore immediatamente successive alla tragedia – un gruppo di ‘Beati costruttori di pace’, attraverserà il ponte di Vrbania dove è stata colpita la prima persona della guerra. Sosterà alcuni minuti in preghiera deponendo un mazzo di fiori, poi si recherà dai soldati bosniaci e serbi e dalle autorità religiose offrendo il pane e consegnando i documenti politici dei ‘Beati costruttori di Pace’ e quelli religiosi scaturiti nell’ultimo incontro ecumenico”. A ricordo di quella tragedia, che colpì profondamente non soltanto il territorio comasco ma l’intera comunità internazionale, preoccupata dei venti di guerra che da tempo stavano soffiando sulla Bosnia Erzegovina, venne apposta una targa, su iniziativa del sindacalista Quadroni dello Spi – Cgil. Quindici anni sul filo della pace Una realtà che, oggi, riunisce 48 associazioni e 38 Comuni della provincia sensibili alle tematiche dell’educazione alla non violenza, della cooperazione internazionale decentrata, degli scambi internazionali e della solidarietà tra i popoli Una lunga premessa dedicata a questo giovane canzese, morto a 34 anni perché è dal suo sacrificio che prende forza e slancio l’idea di dare vita ad un Coordinamento che metta il tema della Pace nel cuore dell’agenda politica Un corso di massaggio infantile Il prossimo lunedì 15 ottobre partirà un nuovo corso di massaggio infantile, promosso dall’assessorato alle Politiche Educative del Comune di Como. La sequenza del massaggio che viene insegnata ai genitori è stata ideata delle amministrazioni e delle associazioni del territorio comasco. Un viaggio che inizia nel 1997, si diceva. «Per me è stato il periodo più bello che abbia mai vissuto – il commento di Graziella Pozzi, primo presidente del Coordinamento -, un’esperienza indimenticabile che ci ha permesso di prendere contatto con decine di amministratori e sollecitare la loro attenzione e sensibilità sulle tematiche della pace. La sottoscrizione del protocollo d’intesa con l’Amministrazione provinciale di Como è stato un punto di arrivo, ma anche un inizio. E da lì ha preso il via un’esperienza stupenda che ho condotto con entusiasmo e immenso piacere. Indimenticabili per me sono state le numerose persone che ho incontrato. Credo che questa iniziativa meriti continuità. è troppo importante portare avanti queste tematiche, soprattutto per i nostri giovani chiamati a comprendere che cosa sia la pace, la convivenza, la relazione con chi è diverso. Ricchezze inestimabili che dobbiamo fare nostre, senza chiudersi nel proprio guscio. Alle amministrazioni, da ex sindaco, l’invito a mantenere da Vimala Schneider McClure, che si è ispirata al massaggio indiano, al massaggio svedese, allo yoga e ad elementi della riflessologia plantare. Un’educatrice comunale diplomata A.I.M.I. (Associazione Italiana Massaggio Infantile) tiene il corso a un gruppo massimo di 6 bambini, da 1 a 7 mesi, accompagnati dalla mamma o dal papà. Il corso prevede 5 incontri al mese, il lunedì pomeriggio dalle 15.30 alle 17, allo Spazio Famiglia in via Gramsci 6 a Como. alta l’attenzione su questi argomenti, pur in un periodo di fatica economica come quello che stiamo vivendo». «Il Coordinamento – il commento dell’attuale direttore Mauro Oricchio ha saputo, negli anni, essere un punto di riferimento del territorio, ringiovanendosi, continuando a cambiare ma senza snaturarsi. Partito con 17-18 Comuni e alcune associazioni è stato in grado di allargare la sua rete, fino ad arrivare alle attuali 48 associazioni e 38 Comuni che ne fanno parte. Siamo cresciuti andando al di là delle differenze, focalizzandoci sulle persone, favorendo relazioni e interconnessioni tra soggetti diversi del territorio. Questo ci ha permesso di creare molteplici occasioni di incontro e di essere da stimolo ad iniziative di grande importanza. Cito, ad esempio, la nascita de “L’Isola che c’è”, ma anche, come ultimo “nato” la costituzione di “Libera Como” grazie all’impegno e alla mobilitazione di molti giovani. Uno dei fiori all’occhiello del Coordinamento è indubbiamente stata la Scuola Diritti Umani, che ha permesso di avvicinare molti giovani della provincia, Il costo del corso è di 60 euro. Per informazioni ed iscrizioni (ci sono ancora alcuni posti disponibili) è possibile telefonare dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 al numero 031/27 04 47 e chiedere di Adriana (mail [email protected]) Il massaggio infantile favorisce uno stato di benessere nel bambino e lo aiuta a scaricare le tensioni, stimola, fortifica e regolarizza il sistema circolatorio, respiratorio, muscolare, immunitario e gastro- dai 100 ai 130 ogni anno, che hanno accettato di seguire ore di lezione specifiche in orario extrascolastico. Alcuni di loro hanno anche scelto di vivere un’esperienza all’estero, in Senegal e in Chapas. Un progetto questo che continua a restituirci tanto entusiasmo, proprio in virtù dei tanti ragazzi e ragazze che abbiamo incontrato e che incontriamo, molti dei quali si sono legati al Coordinamento stesso o hanno deciso un impegno diretto nelle associazioni o nei Comuni presenti sul nostro territorio. Non dimentico poi, ovviamente, i tanti convegni che abbiamo organizzato in questi anni, oltre all’iniziativa “Oltre lo sguardo”, che ha raggiunto anche punte di 1500 iscritti». E il futuro? «La celebrazione di questi 15 anni non si è esaurita con la commemorazione del 3 ottobre. Abbiamo in animo altri tre momenti: uno riservato agli aderenti, che si servirà per dettare l’agenda e definire la rotta dei prossimi anni, in programma a metà novembre; ci sarà quindi il tradizionale convegno, con un momento specificamente dedicato alle scuole, legato alla Giornata dei diritti umani del 10 dicembre, e una serata con una o più protagonisti di questi anni, aperta alla cittadinanza. Proseguirà “Oltre lo sguardo”, così come la Scuola Diritti Umani e gli incontri di sensibilizzazione sul territorio. Andiamo avanti, il lavoro da fare è ancora tanto e l’entusiasmo e la fiducia non ci mancano». A commemorare questo compleanno, il 3 ottobre, c’era anche l’assessore comunale al Commercio Gisella Introzzi: «Nella mia storia personale mi sono trovata in diverse occasioni a prendere parte a iniziative promosse sul tema della pace, anche dal Coordinamento. Non so, nelle pieghe del bilancio, se e quanto sarà possibile investire, da parte del Comune di Como, in questo ambito. Ma assicuro da parte dell’Amministrazione intera la piena vicinanza e partecipazione ai lavori di questo Coordinamento ed alle iniziative di cui si è reso e si renderà promotore in futuro. Lavoriamo assieme per una città e un territorio sempre più messaggeri di pace». Non poteva mancare anche il saluto di Claudio Bizzozero, anima e cuore del Coordinamento per tanti anni, oggi sindaco di Cantù, «il costante rinnovamento che ha accompagnato questa realtà negli anni è una delle sue caratteristiche più belle. Non un organismo chiuso nelle sue articolazioni, ma in divenire costante, arricchito dalle persone che si sono avvicendate al suo interno. Un buon auspicio per il futuro». MARCO GATTI intestinale e così previene e dà sollievo al disagio delle coliche gassose, può rivelarsi un buon sostegno nei disturbi del ritmo sonno-veglia, favorisce il legame di attaccamento e rafforza la relazione genitore-bambino, è un’esperienza di profondo contatto affettivo tra il genitore e il bambino, che favorisce il rilassamento di entrambi. Dopo quello di ottobre un nuovo corso sarà avviato anche in novembre, a partire da lunedì 19 novembre, con le medesime modalità. Como Cronaca Sabato, 13 ottobre 2012 19 Progetto. Potrebbe diventare strategico polo di interscambio esterno alla convalle, con possibilità di raccordo anche con la linea Como S. Giovanni - Milano Camerlata: la nuova stazione S e il piano operativo sarà rispettato i lavori entreranno nel vivo il prossimo mese di maggio e la loro conclusione è prevista per novembre 2014. Teatro di questo nuovo intervento di edilizia ferroviaria sarà ancora la stazione FNM di ComoCamerlata che si appresta, almeno nelle intenzioni di Rete Ferroviaria Italiana, a diventare il principale scalo esterno alla convalle in uno scenario che, con i dovuti paragoni, ci fa tornare alla memoria i più reconditi ricordi del XIX secolo. Allora, infatti, non esisteva alcuna linea ferroviaria che raggiungesse Como centro (anche per le difficoltà progettuali che questo tracciato comportava). Fino a circa vent’anni dall’arrivo del 1900, dunque, l’unica stazione della nostra città è stata quella ubicata a Camerlata, situata nelle vicinanze di quello che è oggi un popolare ritrovo per cenare a pochi passi dalla fontana razionalista. Tornando all’attualità finalmente possiamo entrare nel vivo dell’analisi progettuale di quella che viene definita la nuova stazione unificata “RFI-FNME d’interscambio di Camerlata” di cui abbiamo accennato in passato (Il Settimanale nr. 19 del 12 maggio scorso). Si tratta di una serie di interventi, che comportano un investimento complessivo di 7milioni e mezzo di euro nessuno dei quali a carico del Comune di Como ma a cura di Rete Ferroviaria Italiana grazie all’accesso a fondi europei, che hanno l’obiettivo di creare un “corridoio” che permetta agli utenti di utilizzare i convogli in transito sulle linee FNME e Trenitalia usufruendo, praticamente, della stessa stazione. Rete Ferroviaria Italiana ha presentato questo progetto lo scorso mese di marzo ottenendo l’assenso dell’allora sindaco di Como, Stefano Bruni, e del suo assessore alla mobilità, Stefano Molinari. Praticamente dall’attuale sedime della stazione, che da diversi mesi è oggetto da parte di Ferrovie Nord di altri lavori che consentiranno la realizzazione Se il piano operativo della Rete Ferroviaria Italia sarà rispettato i lavori potrebbero entrare nel vivo già nel prossimo mese di maggio di un sottopassaggio tra i binari 1 e 2, si dipanerà una passerella pedonale coperta della lunghezza di qualche centinaio di metri che grazie ad ascensori permetterà di raggiungere il più basso tracciato della linea Como San GiovanniMilano. Lungo i binari saranno realizzati nuovi marciapiedi, con pensiline, attraverso i quali si potrà attendere il proprio treno diretto a Milano oppure in Canton Ticino. A rendere molto interessante questa nuova possibilità per i pendolari o Prosegue la pubblicazione a Palazzo Cernezzi degli antichi documenti conservati negli archivi P gli studenti è un altro punto previsto dal progetto ovvero la realizzazione di un nuovo parcheggio d’interscambio a servizio della rinnovata doppia stazione approfittando di aree limitrofe al cantiere del tratto conclusivo del primo lotto del tracciato della tangenziale cittadina (prevede lo sbocco su via Canturina/viadotto dei lavatoi) che la società Pedemontana Lombardia sta realizzando. Per Rete Ferroviaria Italiana, ente proponente, l’obiettivo è quindi quello di realizzare una grande area d’interscambio ferro-gomma che consentirà un maggiore sfruttamento da parte degli utenti non solo delle corse S11, ovvero i vecchi treni locali Como San Giovanni-Milano Porta Garibaldi, ma anche dei convogli insubrici TILO S10 diretti a Bellinzona/ Castione Arbedo, nonché della direttrice Como-Lecco che, con l’introduzione dell’orario autunnale, ha visto crescere il numero di corse in ambito rosegue a Palazzo Cernezzi, nella bacheca all’ingresso della Sala Stemmi, la pubblicazione delle copie degli antichi documenti conservati negli archivi comunali. Dopo i profughi comaschi dall’Impero Ottomano, la fiscalità nei primi anni del Novecento, e i tram, il tema scelto per il mese di ottobre è la scuola. Il mese di ottobre, fino alla metà degli anni Settanta del secolo scorso, era il mese dell’inizio della scuola. Il 1 ottobre, se non era domenica, il “Remigino” si presentava per la prima volta nella sua classe, il maschietto con il grembiule nero e il fiocco azzurro e la femminuccia con il grembiule bianco e il fiocco rosa. Nell’archivio del Comune di Como, il ricordo di serale. Per agevolare l’utilizzo della nuova area è prevista la realizzazione anche in un ponte ciclo-pedonale. Un progetto interessante che potrebbe riorganizzare completamente l’accessibilità ferroviaria nella periferia di Como anche perché altri cantieri che interessano il traffico ferroviario della nostra città proseguono di buona lena. La scorsa settimana, ad esempio, è stato sostituito con un intervento che ha coniugato la precisione dell’ingegneria ferroviaria con la celerità che i frenetici ritmi moderni impongono, il ponte sul torrente Laveggio lungo la futura linea MendrisioVarese-Aeroporto Malpensa. Piuttosto, nel progetto di Camerlata, non si fa alcun cenno su quale sarà il destino del vecchio stabile ferroviario Trenitalia “Albate Camerlata”. In ogni caso pensare che i treni diretti a Milano si fermino in futuro in corrispondenza della stazione di Camerlata delle Nord e poi poco meno questo momento è suggellato in tanti diversi documenti: si va dal calendario scolastico di 100 anni fa, all’acquisto degli arredi per le aule con la realizzazione della “aula autarchica”, dal resoconto di una fantastica gita scolastica a Roma da parte di alunni meritevoli, all’acquisto degli attrezzi ginnici e di materiale per l’insegnamento “dei lavori donneschi”, dai testi delle canzoni insegnate durante le lezioni di musica, all’elenco del materiale di pulizia necessario per i bidelli. Ricco è inoltre il materiale relativo alle opere di manutenzione dei fabbricati scolastici come pure quello relativo alle pratiche personali di bidelli e insegnanti. La pubblicazione dei documenti è stata promossa Un progetto che potrebbe riorganizzare completamente l’accessibilità ferroviaria alla periferia del capoluogo comasco di un chilometro dopo è un controsenso. Il timore di tanti è che la vecchia infrastruttura venga poi abbandonata a se stessa anche se è tecnicamente impossibile, ad esempio, che la nuova fermata possa fungere da capolinea per le corse S10. La logica, ed anche le necessità tecniche, indicano come il punto di partenza e arrivo più meridionale della linea insubrica S10 rimarrà, dunque, presso questo vecchio scalo, disastrato e, ricordiamolo, privo di biglietteria. Luigi Clerici dal settore Archivio/Protocollo, diretto da Massimo Patrignani e rappresentato dall’assessore Marcello Iantorno, e rientra nell’ambito della gara promossa dal Comune di Como per il servizio di riordino e inventariazione informatizzata del fondo Rimoldi, dell’archivio del Giudice conciliatore e dell’archivio storico del Comune di Como. Il lavoro degli studiosi - la prima gara (l’importo a base d’asta era di 127mila euro) è stata vinta da Scripta srl, una ditta specializzata in lavori in campo archivistico e che già si era occupata del censimento e dell’elenco di consistenza dell’archivio comunale - è iniziato nel gennaio di quest’anno e proseguirà fino alla fine del 2013. 20 Sabato, 13 ottobre 2012 Como Cronaca Energia. Al via una campagna gratuita, promossa da Domotecnica, con il patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Como e Anaci, rivolta agli edifici di vecchia edificazione con impianto centralizzato per una diagnosi energetica adeguata Condomini: occhio ai consumi U na politica di efficientamento energetico e di abbattimento dei consumi e delle emissioni inquinanti in atmosfera a partire dai condomini di vecchia costituzione della città e della provincia di Como. Ha preso il via anche a Como, con il convegno svoltosi a Palazzo Cernezzi giovedì 11 ottobre, la campagna di diagnosi energetica dei condomini con impianto centralizzato nel territorio di Como e provincia promossa da DomotecnicaDivisione Condomini, con il patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Como e la collaborazione di Anaci provinciale (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari). «Ci troviamo oggi in una condizione complessa dal punto di vista economico – spiega l’assessore all’Ecologia e Ambiente del comune di Como Bruno Magatti -. Appare pertanto sempre più importante riuscire a razionalizzare al massimo i consumi energetici degli immobili, al fine di evitare di immettere sostanze inquinanti in atmosfera. Questa iniziativa, che abbiamo accettato di patrocinare con grande piacere, mette in moto risorse private per assicurare benefici privati e collettivi. Si tratta di un percorso intrapreso già da 6 Regioni e 700 Amministrazioni comunali che speriamo, nel tempo, possa trovare nuove adesioni. La sostenibilità è, prima di tutto, un problema di comportamenti umani. Occorre pertanto far circolare pensiero e conoscenza su queste tematiche, innescando processi positivi, al fine di far acquisire consapevolezza sui comportamenti virtuosi in termini di impatto ambientale». Non a caso l’input di questo progetto arriva da Domotecnica, realtà dal 2009 in prima linea sul fronte della promozione del risparmio energetico negli edifici condominiali. Proprio in questa tipologia residenziale, in La presentazione dell’iniziativa a Palazzo Cernezzi. Da sinistra: Rosaria Molteni, presidente anaci Como; l’assessore bruno magatti e fabrizio ferrari, domotecnica particolar modo negli edifici di più vecchia edificazione, risiede infatti le responsabilità di un livello oggi non più sostenibile di dispersione energetica e di inquinamento. Secondo le ultime stime risulta infatti che l’efficienza energetica media dei condomini con impianto centralizzato costruiti prima del 1990 sia del 50% rispetto a quelli di edificazione più recente. In parole povere: per ogni 100 euro spesi in riscaldamento almeno 50 vengono sprecati a causa di impianti obsoleti, sovradimensionati ed “energivori”. Senza dimenticare che il riscaldamento da fonte domestica risulta oggi la seconda principale causa di inquinamento (al primo posto si colloca il traffico viabilistico) delle nostre città. In provincia di Como, 594.988 abitanti, 249 mila famiglie, 107 mila persone risiedono in condominio. Gli stabili condominiali distribuiti sul territorio comasco sono 9604. Il consumo medio annuo di gas metano a famiglia in Lombardia è di 1093 metri cubi di gas . 116.951.000 sono i metri cubi bruciati annualmente in provincia, corrispondenti a oltre 104 milioni di euro, per un impatto sull’ambiente che genera, ogni anno, 228.054.450 kg di Co2. «L’inefficienza energetica dei condomini con impianto di riscaldamento centralizzato – spiega Fabrizio Ferrari, responsabile Domotecnica -, oltre a rappresentare una delle prime cause di inquinamento è anche causa di enormi sprechi in denaro per i condòmini. Il primo passo verso la riduzione di questi sprechi e delle emissioni di CO2 può e deve tradursi nell’effettuazione di una adeguata diagnosi energetica. La Campagna per gli stabili condominiali che abbiamo lanciato intende offrire agli amministratori condominiali del territorio, per un anno, la diagnosi energetica gratuita dei condomini centralizzati più energivori. Uno strumento concreto e totalmente gratuito per conoscere il reale stato di efficienza dei propri siti. Questo progetto ha lo scopo di rendere consapevoli i condòmini che vivono in edifici alimentati da vecchi impianti sulle enormi possibilità di risparmio e di abbattimento degli inquinanti che interventi adeguati di sistemazione possono generare. La campagna nasce inoltre per rispondere agli importanti vincoli normativi nazionali e regionali relativi all’obbligo di certificazione energetica degli edifici (in caso di compravendita e locazione) e di installazione delle valvole termostatiche. La diagnosi energetica diventa così l’unico strumento disponibile per studiare nel dettaglio il fabbisogno energetico dello stabile ed individuare le soluzioni di intervento ritenute più idonee». Domotecnica metterà a disposizione i propri esperti per la compilazione di questa diagnosi energetica ai condomini che aderiranno all’iniziativa. La diagnosi sarà poi presentata in assemblee condominiali appositamente convocate in cui verranno illustrate le analisi dei risultati ottenuti e identificate le migliori soluzioni di efficientamento energetico. A conclusione della campagna di mappatura verrà realizzato un dossier che racchiuderà i condomini diagnosticati. «Saranno gli amministratori e i condomini a decidere, in piena libertà – continua Fabrizio Ferrari – se dare o meno corso alle soluzioni prospettate, andando in questo modo incontro a risparmi certi per il futuro. Domotecnica opera in rete con 1800 aziende attive sul territorio nazionale (specializzate in ambito energetico) di cui 23 nella provincia di Como. Nel caso si volesse procedere con i lavori si potrà decidere, anche in questo caso in piena libertà, se appoggiarsi ad una di queste aziende o sceglierne altre, anche non a noi legate, ma di propria fiducia. L’obiettivo è quello di innescare un processo virtuoso che permetta di unire efficienza energetica, risparmio e rispetto dell’ambiente, arrivando ad abbattere almeno il 30% dei consumi e degli agenti inquinanti immessi in atmosfera». Per la provincia di Como significherebbe un risparmio di oltre 68 milioni di kg all’anno di Co2 non immessi in atmosfera, l’equivalente dello smog causato da 17.100 auto con una percorrenza annua di 30 mila km. Mica male no? Marco Gatti ❚❚ In provincia il progetto sostenuto da una rete di 24 associazioni Amministratore di sostegno: si cercano volontari “ A scolta, sostieni, progetta - Cambiamenti e prospettive dell’Amministrazione di Sostegno”. È questo il titolo del convegno svoltosi venerdì 5 ottobre a Como presso l’Aula Magna dell’Università dell’Insubria e – in videoconferenza - a Varese, sempre presso la sede dell’Università dell’Insubria. Obiettivo del convegno è stato quello di fare il punto sul quadro dei cambiamenti sociali e culturali avvenuti, per poi tentare un bilancio sui percorsi di sensibilizzazione e informazione che hanno accompagnato la legge, analizzando l’evoluzione della sua interpretazione e applicazione, e le prospettive e aspettative di quanti si occupano di protezione giuridica, sostegno e prossimità sociali. L’istituto dell’Amministrazione di Sostegno, frutto di una modifica della legge sulla tutela giuridica, è stato creato per rappresentare e sostituire la persona che non raggiunge o perde nel tempo la capacità di valutare, decidere, e per tutelare i propri interessi. L’Amministratore di Sostegno è una figura nominata dal giudice tutelare per affiancare una persona con fragilità nelle proprie scelte di vita. La grande novità introdotta dall’attuale normativa in termini di tutela giuridica delle persone in stato di fragilità (maggiorenni con disabilità, anziani, tossicodipendenti, malati terminali, persone affette da disagio psichico, ecc.) è che l’Amministrazione di Sostegno pone al centro dell’attenzione la persona con la sua storia, le sue difficoltà, le esigenze e le aspirazioni ed è quindi un ribaltamento totale del provvedimento di interdizione, che priva, invece, totalmente la persona della capacità di agire. Il Progetto Amministratore di Sostegno per la provincia di Como, operativo dal mese di ottobre 2010, è emanazione del progetto Amministratore di Sostegno Regionale ed è sostenuto da una rete di 24 associazioni. Il progetto regionale AdS è volto a favorire l’utilizzo dello strumento AdS nel progetto di vita individualizzato delle persone fragili e sta agendo sul terzo settore realizzando un’articolata infrastrutturazione sociale: sta sviluppando nuovi livelli di responsabilità sociale, promuovendo sinergie con le istituzioni, sviluppando e radicando servizi di ascolto, formazione, accompagnamento, infine sta garantendo supporto al ruolo di AdS sia di famigliari che volontari. Proprio nell’impegno di nuovi volontari si gioca la tenuta futura nel lungo periodo di questo servizio. Da qui l’invito, da parte dei promotori del progetto Ads, a mettersi in gioco per la protezione giuridica delle persone fragili. “Hai più di 18 anni – si legge nel volantino appositamente preparato -, sei attento ai problemi sociali e ti interessa conoscere una nuova realtà nell’ambito del volontariato? Contatta subito i referenti territoriali per saperne di più. Parteciperai attivamente alle attività di formazione e ai momenti di incontro e di lavoro di volontari impegnati nella gestione delle attività del Progetto Ads”. Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi a Francedsca Sbarbato, Responsabile dell’Ufficio di Protezione Giuridica dell’Asl di Como, tel. 031.370292, 349-6844863; Maria Assunta Peluso, coordinatrice Progetto ADS Como, 3311559009; Nadia Parachini, referente operativo Progetto AdS Como, 3311559010. Como Sociale Sabato, 13 ottobre 2012 21 Uici como Lo scorso 11 ottobre si è celebrata la XIII Giornata mondiale della vista. L’impegno della sezione a favore dei disabili visivi Disabilità visiva: la vita oltre lo sguardo U na giornata per richiamare all’attenzione del pianeta le problematiche della vista. Giovedì 11 ottobre si è, infatti, celebrata in tutto il mondo XIII Giornata mondiale della vista. Per l’occasione i volontari dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Como si sono presentati alla città in piazza Duomo, con un gazebo informativo, distribuendo materiale riguardante le malattie e le affezioni oculari. L’appuntamento con la giornata ci ha offerto lo spunto per riflettere su quali siano le problematiche che caratterizzano, oggi, i minorati della vista in provincia di Como. Ne abbiamo parlato con il presidente dell’UICI Como Daniele Rigoldi, realtà che riunisce circa 300 iscritti. «Le difficoltà che oggi affrontano i non vedenti, anche del nostro territorio, sono legate alle differenti età. I giovanissimi vivono problematiche legate all’utilizzo dei libri di testo a scuola, alla necessità di adeguate conoscenze informatiche a supporto dell’attività scolastica. Per non parlare del problema dell’assistenza e del sostegno Un convegno contro la dispersione scolastica il 15 ottobre in confindustria scolastico, rispetto alla cui futura organizzazione attendiamo le eventuali novità che arriveranno dalla ridefinizione delle Province. Grossi problemi riscontriamo poi sul fronte occupazionale per quei giovani che, terminata la scuola, si affacciano al mondo del lavoro. Sempre più urgente si prospetta, per loro, la necessità di una formazione nuova, che ne permetta l’accesso a professioni oggi già possibili, almeno sulla carta, per disabili visivi, come la gestione di banche dati, il telemarketing, o nuove specializzazioni sul fronte informatico. Impieghi che permettano di andare oltre le attività più classiche, oggi sature, come il centralinista e fisioterapista. Per non vedenti e ipovedenti anziani si rende, invece, necessario un affiancamento di carattere più assistenziale. Tra i problemi che accompagnano i non vedenti vale la pena di segnalare anche le gravi difficoltà che la nostra provincia esprime, ancora oggi, sul fronte dei trasporti». Scarsa attenzione da parte delle società di trasporto locali? «Al contrario percepiamo, come Unione Ciechi e Ipovedenti, un’attenzione crescente da parte di Asf e Ferrovie Nord. Quella che registriamo, però, è una generale carenza di ausili che possano rendere più agevole la circolazione anche di chi è affetto da difficoltà visive. Mi riferisco, ad esempio, alla mancanza di L unedì 15 ottobre, alle ore 17, presso la Sala Conferenze di Confindustria Como, avrà luogo il Convegno di presentazione dei servizi di orientamento predisposti per l’anno scolastico 2012/2013 da Univercomo: “Per un Cambio Paradigmatico nei Servizi di Orientamento e di Contrasto alla Dispersione Scolastica”. L’iniziativa, promossa da Univercomo e dall’associazione segnalazioni audio alle fermate… Piccole cose che consentirebbero, anche a noi, una maggiore autonomia di movimento. Autonomia che stiamo cercando di affermare, ad esempio, in ambito domestico, con la promozione di corsi specifici: dalla cucina all’orientamento, all’economia domestica». In che misura l’Unione Ciechi e Ipovedenti di Como riesce ad essere d’accompagnamento alle problematiche che un minorato della vista vive quotidianamente? «I servizi che promuoviamo sono molteplici e articolati. Rispetto ai più giovani svolgiamo un prezioso lavoro di intermediazione tra la famiglia e il mondo scolastico, organizzando corsi braille per docenti e alunni, oltre che di informatica. Nel caso di adulti e anziani i nostri corsi sono finalizzati all’acquisizione di una maggiore autonomia nella vita quotidiana, oltre che ad un uso corretto delle tecnologie che la vita ci mette a disposizione: dal computer, al cellulare ad elettrodomestici che possono essere supportati da guide audio e sintetizzatori vocali o da indicazioni in braille. Per quanto possibile offriamo la nostra esperienza e collaborazione a scuole, enti pubblici, ditte allo scopo di andare incontro al meglio alle necessità espresse da non vedenti e ipovedenti. Per non parlare delle molteplici attività culturali alle quali aderiamo, partecipando a mostre a noi accessibili. Tra le novità L.A.L.T.R.O. in accordo con l’assessorato all’Istruzione e all’Università del Comune di Como e con l’Ufficio Scolastico Provinciale, è aperta al pubblico ed è rivolta in particolare ai dirigenti scolastici e ai docenti degli Istituti Secondari di I° e II° della Provincia di Como. Obiettivo dell’incontro, accanto all’illustrazione dei progetti che Univercomo ha predisposto in più importanti delle ultime ore vale la pena di segnalare l’accessibilità ad un percorso di esperienze tattili su una decine di opere, con un supporto in braille, presso la Pinacoteca di Como. Iniziativa resa possibile grazie alla preziosa collaborazione della direttrice e in cui faremo da apripista ad un percorso che diventerà permanente». Quanto e in che misura il volontariato è importante nell’attività che svolgete? «Il volontariato riveste un ruolo fondamentale nelle attività che svolgiamo: dall’accompagnamento (anche in piscina), al dono della voce. Si tratta di presenze preziose sempre necessarie, anche per l’animazione dei nostri pomeriggi». Un impegno che continua, quello dell’UICI di Como, e che promette un autunno ricco di iniziative. L’appuntamento più vicino in calendario sarà la “cena al buio” in programma domenica 21 ottobre alle ore 19.30 presso il ristorante “Antica Trattoria”, in via Cadorna 26, a Como (27 euro). Per informazioni e prenotazioni, dato il numero limitato di posti, è raccomandata la prenotazione al numero: 031-570565, oppure inviando un messaggio di posta a: [email protected]. MARCO GATTI maniera sistematica dopo la positiva esperienza sperimentale realizzata lo scorso anno scolastico con i ricercatori dell’associazione L.A.L.T.R.O., è quello di coinvolgere docenti e istituti scolastici nella realizzazione dei servizi fin dalla fase di progettazione, nella consapevolezza che le criticità dell’attuale crisi congiunturale non possono affrontarsi senza il contributo condiviso e sinergico di ogni singolo esponente del mondo scolastico e universitario. L’impegno finanziario di Univercomo e la collaborazione istituita con il Polo Universitario di Como e con le iniziative promosse dalla Rete Provinciale per l’Orientamento intende testimoniare la sinergia e l’urgenza con la quale si intende affrontare tali decisive questioni per il futuro del territorio comasco. Menzione d’onore al concorso “La passione di assistere 2012” Premio per la RSA “Don Guanella” N on è solo George Clooney sul Lario a vincere premi per i suoi film. La Residenza Sanitaria per Anziani “Don Guanella” di Como ha ottenuto una speciale menzione d’onore al concorso “La passione di assistere” 2012 promosso dall’azienda Tena con il filmato autoprodotto Robin Hood. La cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 28 settembre a Milano, presso la splendida Villa Necchi Campiglio di proprietà del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano): la giuria, formata dalla nota conduttrice e documentarista Sveva Sagramola (dal 1998 è alla guida di Geo&Geo in onda tutti i giorni in diretta su RaiTre), dalla giornalista e eco-blogger Letizia Palmisano e da Loredana Ligabue, per molti anni consigliere d’amministrazione dell’E.N.E.A, ha voluto conferire una targa di riconoscimento al lavoro della R.S.A. per «l’originalità del progetto». Racconta l’educatrice Silvia Bianchi: «È stata veramente una bella soddisfazione: Sveva ha usato per noi parole molto carine e sembrava veramente sorpresa per quanto di bello e di divertente si possa fare con gli anziani e insieme agli anziani. Sì, perché ci siamo divertiti moltissimo a realizzare questo film che ha visto impegnati per quasi due anni ben trenta dei nostri ospiti con noi operatori, oltre a tirocinanti, volontari, parenti e amici. Il set è stato allestito a Sormano (gli esterni) e a Como, con i bellissimi costumi prestati dal Palio del Baradello. Le riprese e il montaggio sono stati opera del nostro grande regista, l’animatore Matteo, e il film è stato presentato per la prima volta durante la nostra tradizionale Festa “è per te” lo scorso giugno in Casa Divina Provvidenza. Visto il successo riscosso, abbiamo previsto altre proiezioni anche in tournée (altre Case di riposo, presso gruppi anziani parrocchiali della città). In realtà questa non è la nostra prima produzione, ma la terza (ad esempio nel 2003-2004 abbiamo realizzato Frankenstein e nel 2007-2008 l’Odissea), oltre a diversi spettacoli teatrali (Pinocchio, Alice nel Paese delle Meraviglie…)». Per informazioni: Laboratorio animazione R.S.A. “Don Guanella”, tel. 031.296867. (s.fa.) 22 Sabato, 13 ottobre 2012 Como Cronaca La parrochia di S. Fedele, a Como, pronta alla missione parrocchiale Grande attesta per un evento che abbraccerà l’intera comunità parrocchiale in un cammino di riflessione e di fede S to ad ostium - Io sto alla porta...e busso. E’ la frase incisa sulla porta del tabernacolo della basilica di san Fedele in Como ed è anche il “Motto” della Missione parrocchiale che si svolgerà dal 14 al 28 ottobre nella “Città Murata”. Scrive il parroco don Carlo Calori nell’opuscolo distribuito in questi giorni a tutte le famiglie e realtà della parrocchia: “…. Questo evento lo vivremo proprio nell’apertura dell’ “Anno delle fede” indetto dal Papa; negli stessi giorni in cui il Sinodo dei Vescovi, insieme con Benedetto XVI tracceranno le prospettive e i criteri di una “Nuova evangelizzazione” . Alla luce e sotto l’impulso della Parola di Dio dovremo rivedere la nostra fede: non per aggiungere nuove pratiche e complicare la vita, ma per ritornare decisamente al centro. Che è Gesù e il nostro rapporto con Lui. Le visite alle famiglie, i Centri di Ascolto del Vangelo nelle case, le varie celebrazioni e catechesi, sono il modo corretto con cui il Signore ci raggiunge per rinnovare con noi la sua amicizia. Gesù ci troverà accoglienti, disponibili, partecipi?” La Missione sarà guidata da un equipe di frati francescani che, come ha scritto il responsabile fra Pasquale, avrà Gesù, il Signore, cuore centro del messaggio che noi vogliamo portare e che insieme a voi dovremo trasmettere a tutti coloro che appartengono alla nostra famiglia parrocchiale, ma che, per diverse ragioni, si sentono un po’ indifferenti e un po’ lontani. Le giornate saranno scandite da alcuni appuntamenti quotidiani e da una serie di altre iniziative di catechesi e di preghiera. La missione avrà inizio domenica 14 ottobre con la santa Messa alle ore 10.30 in san Fedele nel corso della quale il nostro vescovo Diego darà “Il mandato” ai Missionari. In serata alle ore 21 sempre in san Fedele una “Elevazione Spirituale Mariana” Affidamento a Maria con il coro “Regina La Missione sarà guidata da un equipe di frati francescani che avrà Gesù, il Signore, cuore centro del messaggio. Le giornate saranno scandite da alcuni appuntamenti quotidiani e da una serie di altre iniziative di catechesi e di preghiera. Al via domenica 14 ottobre con la santa Messa alle ore 10.30 in san Fedele nel corso della quale il vescovo Diego darà “Il mandato” ai Missionari di Luciano Campagnoli Pacis” di Villa Guardia diretto da Gioacchino Genovese. I due lunedì (15 e 22) vedranno le due grandi catechesi su “L’incontro con Gesù” e “La Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo” temi che saranno ripresi in settimana nei 10 centri di ascolto nelle case. Tutti i giorni feriali (da lunedì a venerdì) Sante Messe: in san Fedele alle ore 7.00 e 8.15 (con lodi), in santa Cecilia alle ore 7.30 e 17.15, in sant’ Eusebio alle ore 17.15. Per tutto il periodo della Missione inoltre in san Fedele e sant’Eusebio alle ore 7.45 “Buon giorno Gesù” breve incontro con i fanciulli e con i ragazzi. Alle ore 18 in san Fedele la celebrazione del Vespro caratterizzata da una catechesi su I segni della Fede. Nei due giovedì (17 e 25) alle ore 21 presso il teatro “La Lucernetta” due incontri dedicati alle famiglie sul tema: “Matrimonio e famiglia nella Bibbia” e “Famiglia e trasmissione della fede”. Inoltre alle ore 16.00 di giovedì 25 ottobre in san Fedele: santa Messa per anziani ed ammalati con unzione degli infermi. Nella serata di sabato 20 ottobre un interessante appuntamento musicale per gli appassionati di musica organistica: alla consolle dell’organo Mascioni della basilica di san Fedele un interprete di fama Le vie della Provvidenza. N Autobiografia di un santo La presentazione del manoscritto di 233 pagine in Biblioteca Comunale a Como venerdì 19 ottobre europea: Roger Sayer, inglese, organista della cattedrale di Rochester. Domenica 21 “Festa della famiglia” e Giornata Missionaria Mondiale, in piazza san Fedele “Stands” sui servizi alla famiglia in città a cura del Forum delle famiglie di Como. La Messa solenne delle ore 10.30 in basilica sara animata dal coro della comunità Filippina. Il carattere penitenziale del venerdì sarà sottolineato da una “Via Crucis” lungo le strade del centro città (venerdì 19) e da una celebrazione penitenziale comunitaria (venerdì 26). Il sabato 27 sarà dedicato in particolare ai ragazzi/e e ai giovani con l’incontro dei missionari con i gruppi di catechesi, seguito da un momento di festa in oratorio e in serata alle ore 21 presso il teatro “La Lucernetta” uno spettacolo a cura del gruppo giovanile “Perchè aspettare che lo faccia qualcun altro”. Nei giorni della missione troverà spazio l’adorazione eucaristica (al mattino in san Fedele e al pomeriggio in santa Cecilia) e nelle nostre chiese sarà sempre presente un missionario per colloqui personali e per celebrare il sacramento della riconciliazione. La missione terminerà domenica 28 ottobre, solennità patronale di san Fedele martire con la messa solenne alle ore 10.30 in basilica. La proposta e la celebrazione delle Missioni si è un po affievolita a partire dagli anni 60 del secolo scorso (si pensi che nella città murata, a parte le “Grandi Missioni” cittadine del 900 si ha traccia di due Missioni parrocchiali rispettivamente nel 1875 e 1877!!!!!) ha trovato un nuovo impulso verso la fine degli anni 80 su invito del beato Giovanni Paolo II... proprio in questi anni si sta sperimentando la “Missione” in diverse metropoli d’Europa. Pur consapevoli delle modeste dimensioni della nostra comunità, è tempo di metterci anche noi in cordata. Perchè il Vangelo torni ad ispirare la vita. ell’ambito delle celebrazioni che concludono a Como la peregrinatio dell’urna di san Luigi Guanella, venerdì 19 ottobre, alle ore 20.45, presso l’Auditorium della Biblioteca Comunale di Como (Piazzetta Venosto Lucati 1), i curatori Fabrizio Fabrizi e Francesca Bucci del Centro Studi Guanelliani di Roma presenteranno “Le vie della Provvidenza. Autobiografia di un santo”, di don Luigi Guanella (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2011). L’originale de “Le vie della Provvidenza” è un manoscritto di 233 pagine conservato nell’Archivio Storico Guanelliano di Como. Luigi Guanella ne dettò il testo nel 1913-1914, aggiungendovi alcune integrazioni autografe. Il bel volume della San Paolo (con presentazione di Andrea Riccardi) lo ripropone al grande pubblico, alle persone che desiderano conoscere meglio don Luigi Guanella per assaporare il segreto della sua santità direttamente dalle sue parole. Nelle pagine del libro il “nostro” Santo ripercorre con gratitudine, con delicatezza e anche con disincanto le vicende della sua vita, viste in un’ottica provvidenziale (la sua vita è l’ordito di una trama divina di cui è stato «servo fedele»), e prende coscienza dell’opera di Dio che in lui ha compiuto meraviglie. Ne esce un don Guanella profondamente umano, decisamente ironico e “simpatico”, che non indulge ad autocelebrazioni. Una persona capace di ridere di sé e delle proprie vicende, consapevole di come anche le difficoltà, le amarezze, le sconfitte abbiano un valore preciso nel percorso umano: ridimensionare la tentazione della vanità e ricordare che siamo tutti nelle mani di un Dio buono che ci è vicino e ci soccorre. L’ingresso alla presentazione è libero. Introduce don Roberto Rossi, direttore del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile. (s.fa.) Como Cronaca Sabato, 13 ottobre 2012 23 Sicurezza. Festa in tutta la regione lo scorso 6 ottobre. L L’Open Day della Polizia Locale a Regione Lombardia ha organizzato una giornata Open Day dei Comandi di Polizia Locale, che prevede il coinvolgimento di 48 Comandi di comuni con oltre 20.000 abitanti e 8 comandi di Polizia Locale delle province. La data prevista per l’evento è stata lo scorso sabato 6 ottobre, in contemporanea in tutti i comandi aderenti. L’iniziativa è stata pensata per avvicinare la cittadinanza alla sua Polizia Locale, consentendo di conoscere le attività normalmente svolte, in particolare quelle che hanno maggior impatto con la vita quotidiana delle persone. Il Corpo della Polizia Locale del comune di Como, che ha aderito all’iniziativa, ha organizzato due “punti” in città: uno all’interno del cortile d’onore del palazzo comunale, l’altro con una visita guidata alla sede del Comando in viale Innocenzo XI. Nel corso della giornata, agenti ed ufficiali hanno intrattenuto i cittadini su varie tematiche “vecchie e nuove”. In particolare si è parlato della storia del Corpo di Polizia Locale nato nel lontano 20 gennaio 1868 come Corpo di Guardie Urbane con 14 componenti tra graduati e agenti. (Per la cronaca l’attuale organico del Comando di Polizia Locale di Como è composto da: 1 Comandante Dirigente Superiore di Polizia Locale, 2 Funzionari - Commissario Capo, 7 Istruttori Direttivi - Commissari foto william Como ha aderito all’iniziativa organizzando due “punti” in città: e nel cortile d’onore del palazzo comunale e presso il Comando di viale Innocenzo Visita a Milano alla Pinacoteca Ambrosiana L Culturale “Mondo Turistico” ’ Associazione organizza per sabato 20 ottobre una visita guidata alla Pinacoteca Ambrosiana e alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, entrambe fondate da Federico Borromeo all’inizio del XVII secolo. L’appuntamento è fissato per le ore 14.30 a Milano, davanti all’Ambrosiana (piazza Pio XI, 2). Nella Pinacoteca, oltre alla celebre Canestra di Frutta di Caravaggio e al cartone di Raffaello Aggiunti, 78 agenti effettivi e 2 agenti allievi. Completano l’organico anche 5 dipendenti amministrativi). Nella sua ultracentenaria storia il Corpo, non solo ha mutato più volte denominazione (Vigili Urbani nel 1913 per divenire poi Polizia Municipale nel 1986 ed ora Polizia Locale), ma ha visto ampliare sia l’organico che i compiti passando dall’iniziale attività di controllo del rispetto dei regolamenti d’igiene, edilizia, sicurezza che raffigura la Scuola di Atene, si potranno ammirare i capolavori di Botticelli, Tiziano, Lorenzo Lotto, Bramantino, Bergognone, nonché il famoso Musico di Leonardo e alcune tele di pittori leonardeschi, mentre nella Biblioteca (la prima biblioteca pubblica in Europa) si potrà godere della visione integrale dei disegni originali del Codice Atlantico di Leonardo, in un’occasione unica e irripetibile. La quota di partecipazione è di 20 euro per gli adulti non soci, 18 euro per gli adulti soci, 15 euro per gli over 65 e gli under 18 (ingresso incluso). Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie al più presto): Mondo Turistico, tel. 0344-30060; 3394163108; e-mail: mondoturistico@virgilio. it. Geremia, un profeta in tempi difficili G “ eremia, un profeta in tempi difficili”. Il 17° corso biblico promosso dall’associazione “Ascolto” gruppo di cultura sarà dedicato al libro del Profeta Geremia e sarà svolto da esperti studiosi che rappresentano vari ambiti del pensiero religioso. Quest’anno infatti oltre a quelli di mons. Bruno Maggioni sono previsti anche gli interventi di Vittorio Robiati Bendaud, allievo e assistente da vari anni di Rav Giuseppe Laras, già Rabbino di Milano; del pastore della Chiesa Valdese di Como, Andreas Koehn e, in chiusura, con l’intervento di Enzo Bianchi priore della Comunità di Bose. Ogni lezione sarà tenuta, come sempre, nella sala Auditorium del Collegio Gallio (ingresso da via Barelli) e comporterà un’introduzione del docente e uno spazio per brevi osservazioni e domande. Il primo appuntamento è previsto per lunedì 22 ottobre: “Il tempo in cui visse Geremia. La vocazione del profeta”, con mons. Bruno Maggioni. Hai l’alcolismo in casa? Vuoi saperne di più? hai bisogno di aiuto? I gruppi familiari Al-Anon condividonoleloroesperienze in modo anonimo e gratuito e possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona all numero verde 800-0878897 stradale e…. interventi in caso d’incendio agli attuali compiti che, oltre ai suddetti, spaziano dalla Polizia Stradale, alla Polizia Giudiziaria con la recente “apertura” di un “Gabinetto di Polizia Scientifica” attrezzato per l’individuazione di documenti falsi o contraffatti (patenti, passaporti, carte d’identità ecc.ecc.) emessi dai vari stati. Si è parlato delle nuova disciplina del traffico in Zona a Traffico Limitato, di Infortunistica Stradale, di procedure in ordine alle sanzioni amministrative, mentre chi ha voluto ha potuto visitare le strutture di viale Innocenzo XI con la moderna Centrale Operativa e i vari uffici. Particolare interesse ha suscitato la presenza lungo via Vittorio Emanuele di due agenti in “Divisa d’epoca, una in uso nel 1869 e l’altra nel 1915. Numerosi anche i turisti che, incuriositi dall’iniziativa hanno chiesto, e ottenuto, di “Posare” con gli agenti, sia quelli in divisa d’epoca che nell’attuale. La giornata di festa, che si spera divenga un appuntamento costante nel tempo, ha fatto registrare un bilancio estremamente positivo, in quanto i numerosi “Visitatori” hanno potuto discutere in tutta tranquillità con gli operatori della Polizia Locale, che non solo non hanno “Scritto”, ma hanno donato alle persone una “Penna” che per la Polizia Locale è lo “strumento di lavoro” più importante. Luciano Campagnoli Notizie flash ■ Iubilantes “I passi e il silenzio” alla Ubik Giovedì 18 ottobre, alle ore 18.00, presso la Libreria Ubik di Como (piazza S. Fedele 32), Ambra Garancini e Silvia Fasana dell’associazione culturale Iubilantes dialogheranno con Monica Cardarelli (giornalista della Free Lance International Press e redattore della rivista La perfetta letizia) e Francesco Gallo (guida ambientale escursionistica, licenziato presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma), autori di “I passi e il silenzio. A piedi, sulle strade di Chiara d’Assisi” (Edizioni Porziuncola, 2011). Si tratta della presentazione della prima guida a piedi sulle strade di santa Chiara, per ripercorrere in sette giorni di cammino, fisico e spirituale, il suo breve ma intenso pellegrinaggio sui sentieri della terra umbra, tra Assisi, la Porziuncola e San Damiano. Un invito a mettersi sulle tracce di questa straordinaria santa, per riscoprire la ricchezza di una figura che ancora oggi non smette di affascinare. L’ingresso è libero. Per informazioni: Iubilantes tel. 031.279684; e-mail iubilantes@ iublantes.it. 24 Sabato, 13 ottobre 2012 Como Storia Piazza Cavour: i diversi look del salotto cittadino Un angolo di citta destinato, nel corso dei secoli, a funzioni sempre diverse: da porto cittadino, a crocevia tramviario ad area di parcheggio. Q uando si parla di Piazza Cavour, il pensiero va istintivamente alle esondazioni del lago. Eppure il lago non fa che tentare di riprendersi ciò che dal 1338 circa era diventato suo, poi gli è stato sottratto per fare il «salotto buono» della città. Tra il 1336 e il 1338 a Lecco era stato fatto costruire da Azzone Visconti, signore di Milano, il ponte sull’Adda; opera che, riducendo il deflusso delle acque in caso di grandi piogge, ha fatto sì che il lago diventasse una gigantesca vasca di laminazione, che da allora ha provocato un’interminata serie di esondazioni a Como, probabilmente risparmiando alluvioni ai paesi della pianura. Ma non è che i Comaschi avessero presentito le esondazioni. Davanti alla Cortesella era stato scavato allora un nuovo porto per la città, perché la vecchia darsena di approdo delle persone dal lago, che era sul luogo dell’albergo Plinius (davanti all’attuale Piazza Roma, dove si faceva il mercato del pesce), era stata, per così dire, militarizzata, perché inglobata da un’altra opera di Azzone Visconti, divenuto dal 1335 signore di Como: le fortificazioni che formavano la «cittadella viscontea». Le merci, invece, portate dai comballi, arrivavano nel porto del borgo di S. Agostino, che nell’Ottocento, come quello di Piazza Cavour, era classificato «porto nazionale». Delle esondazioni, che hanno afflitto la città nei secoli passati esiste, tra l’altro, una copiosa documentazione in un fascicolo pressoché ignorato dagli studiosi e dagli addetti ai lavori, in un fondo dell’Archivio di Stato di Milano, con altro materiale interessante la storia o personaggi comaschi. Nel 1868, non senza fervore di polemiche, si decise di interrare il plurisecolare porto, per trasformarlo in piazza, dedicata appunto a Camillo Benso di Cavour, tessitore dell’unità d’Italia. Intorno, per la riqualificazione urbanistica, La fontana di Piazza Cavour Pensare alla piazza rimanda istintivamente il pensiero alle numerose esondazioni che nei secoli l’hanno caratterizzata. Eppure il lago non fa altro che tentare di riprendersi un luogo che, dal 1338, era diventato suo. Dopo svariate vesti, l’ultimo assetto viene raggiunto negli anni ‘70 . Perché non fare memoria del prezioso patrimonio storico che ne ha accompagnato la storia con una mostra? di Mario Mascetti Il “porto nazionale” di Como furono schierati alberghi e banche in stile eclettico e liberty, come biglietto da visita della Como turistica, nella nascente «belle époque». Ad arredo della piazza, nel 1872 fu collocata una fontana zampillante, che nel 1891 fu venduta ai Rockfeller e trasferita nel Bronx Park di Nuova York. Al suo posto fu modellata una calotta artificiale, come un piccolo poggio recintato di alberi, oasi di verde invitante all’ombra, da godere su più o meno comode panchine. Agli inizi del Novecento, con la nascita a Como della S.T.E.C.A.V. (Società Trazione Elettrica Comense Alessandro Volta) per l’impiego di energia elettrica come forza motrice per i tram, prese sviluppo il trasporto leggero su ferro. La prima linea ad entrare in funzione dal gennaio 1906, fu quella tra la Stazione S. Giovanni e la Funicolare, passante per Piazza Cavour, che fu scelta come capolinea dei tram; segnatamente della linea che attraversando le vie Plinio, Vittorio Emanuele, Giovio, Cantù, e passando sotto Porta Torre, puntava verso Camerlata (1906), da dove si dipartiva per Trecallo (1907) e Cantù (1909), e per Appiano-Mozzate (1910); nonché della linea per Ponte Chiasso (1906), poi prolungata per Maslianico-Cernobbio, completando la circolare fino a Villa Salazar. Nel 1908 si attivò la tranvia che da Piazza Cavour, passando per Piazza Amendola, e le Vie Manzoni e Dante, arrivava a S. Martino. Nel 1912, arrampicandosi lungo la Via Rienza fino a Solzago, raggiunse Erba, da dove fu collegata con la linea Oggiono-Lecco. Negli anni ’30 le tranvie per Ponte ChiassoCernobbio e per Camerlata-Cantù, furono convertite in filovie su gomma, con capolinea tra il Barchetta e il Banco Lariano (allora nel vecchio palazzo in stile liberty), davanti al quale c’erano le transenne per incanalare i passeggeri in salita. Il percorso della linea filoviaria per Camerlata-Cantù fu dirottato su Via Nazario Sauro, e per immettersi in Viale Battisti furono aperte le mura sotto la torre di S. Vitale. Il capolinea del tram per Erba-Lecco fu portato in Piazza Matteotti; quello del tram per Appiano, rimasto in servizio fino al 1956, in Via Plinio. Piazza Cavour, sgombrata dai tram, pavimentata in cubetti scuri, con bordi a verde per la delimitazione dalle carreggiate viabili sui tre lati non a lago, fu convertita nei primi anni del dopoguerra nel più grande parcheggio della città, popolato di auto multicolori, salvo lo «zuccotto» centrale trasformato in aiuola, dove spiccava lo stemma cittadino rosso, crociato di bianco, formato con vasetti di fiori interrati e quotidianamente innaffiati. Poi anche la rotonda centrale fu sacrificata per dare più spazio alle macchine, e lo stemma fu trasferito nella residua striscia verde dell’aiuola sagomata all’italiana, con la fontanella di bronzo sul lato verso il Barchetta. Poi, negli anni ’70, si è dato il nuovo assetto, con l’ovvio seguito di discussioni e polemiche, oltre che di girandole di proposte alternative, ormai dimenticate. Perché non farne memoria, magari con una mostra? Insomma, Piazza Cavour, ha anche stimolato molti cervelli a produrre idee, lasciando sempre qualcuno o molti insoddisfatti, a cominciare forse da Cavour, che in quella piazza né altrove in Como non ebbe mai un monumento, giacché quando si pensava, secondo il progetto di Eugenio Linati, di mettere un suo medaglione sull’obelisco di S. Fermo con quelli di Vittorio Emanuele, Napoleone e Garibaldi, qualcuno fece sparire i soldi raccolti, e ci si limitò a ritrarre Garibaldi. I tram in Piazza Cavour (1910 ca). Como Provincia Sabato, 13 ottobre 2012 25 Il traguardo celebrato lo scorso martedì 2 ottobre Il 30 anni del Cav di Mandello C ome preannunciato, martedì 2 ottobre il Centro di aiuto alla Vita di Mandello ha festeggiato il 30° anniversario dall’inizio dell’attività con una messa di ringraziamento ad Abbadia Lariana, in località Borbino, nella chiesa della Madonna della Neve parata a festa, come nelle grandi occasioni, ed arricchita da tavole della Mostra della Vita del nostro Cav con volti di bimbi che ricordano il nostro impegno prioritario. Ha presieduto la celebrazione il Vicario Episcopale mons. Italo Mazzoni a cui si sono affiancati il nostro vicario foraneo don Pietro Mitta, il parroco di Abbadia don Vittorio Bianchi, don Luigi Prandi e il diacono Roberto Bernasconi, presidente della Caritas Diocesana, che negli anni ha sostenuto le nostre iniziative con i contributi attinti all’otto per mille. Alla funzione hanno partecipato, oltre ai volontari, dei rappresentanti di alcuni Cav e della Federvita Lombardia e talmente tanti amici e sostenitori di tutto il Vicariato che, oltre alla Chiesa, si è riempito il piazzale antistante. Questa massiccia adesione alla nostra festa, nel pomeriggio di un giorno feriale, ci ha veramente commosso e ha testimoniato che la nostra azione a favore della vita è condivisa, anche se non direttamente, dalle comunità del nostro territorio e sta creando nei cuori un solco dove, ci si augura, potranno attecchire i semi che si continuano a spargere con la parola e l’esempio. La giornata però non si è conclusa con la preghiera a Maria, perché subito dopo, quasi in processione, i partecipanti con i sacerdoti celebranti, a cui si sono uniti altri parroci del Vicariato, si sono recati in via Quinto Alpini 10 per l’inaugurazione della “Casa Isabella”, piccola abitazione idonea però all’accoglienza temporanea di una famigliola in attesa di un bimbo o con figli minori, bisognosi di un tetto e di tanto amore. Dopo la benedizione e il taglio del nastro è seguito un rinfresco predisposto all’interno della casa ed è stato così possibile visitare la struttura giudicata favorevolmente da tutti per la sua funzionalità. La grande partecipazione e i complimenti ricevuti per l’acquisto della casa, che abbiamo potuto realizzare soprattutto grazie al lascito di una benefattrice, al momento ci compensano della grande dedizione profusa da tutti i volontari in questi anni, ma certo ci ricordano che questo anniversario è solo una prima tappa e che l’impegno per servire, sostenere, promuovere la vita non si esaurisce qui, ma anzi da qui riparte per poter essere svolto ancora meglio, forte dell’esperienza acquisita. PAOLA CIAMPITTI Presidente Cav Mandello Mostra e convegno a Garzola Titanic: quali misteri? I L’iniziativa è stata n tutto il mondo in occasione del centenario dell’affondamento del promossa dalla Titanic si stanno celebrando e Rettoria del “Sacrario si sono celebrate iniziative storico degli sport nautici” in rievocative di questo tragico avvenimento che ha poi segnato la occasione del centenario sicurezza della navigazione. I 705 dell’affondamento dello sopravvissuti si salvarono anche ore 15.30. grazie al radio telegrafo di Guglielmo La manifestazione avrà il suo storico piroscafo Marconi, il quale ricevette una targa momento culminante nella d’oro consegnata dai sopravvissuti di quell’immane giornata di sabato 13 ottobre alle 9:30 quando avrà tragedia. luogo la conferenza “Titanic: quali misteri?”, che vedrà La Rettoria del “Sacrario degli Sport Nautici” presso la partecipazione di uno dei più qualificati esperti il Santuario di Nostra Signora del Prodigio, in Como italiani della storia del Titanic, Claudio Bossi, con la località Garzola, vuole ricordare e commemorare questo collaborazione di Mario Salussolia, parente di uno dei storico evento attraverso un’iniziativa intitolata “Titanic: membri dell’equipaggio del Titanic. quali misteri?”, presso la Sala Convegni. Interverranno: il Capitano di macchina della Marina La manifestazione, patrocinata dal Comune di Como Mercantile Italiana, in pensione, Duilio Curradi e l’ – Assessorato alla cultura, da Lario Fiere di Erba, Associazione Radioamatori Italiani - Sezione di Como . dall’Associazione Nazionale Marinai Italia (sezione Nel corso della conferenza saranno altresì proiettate oltre “Caio Plinio” di Como), e con la collaborazione un centinaio di immagini, con specifico riferimento alle dell’Associazione Radioamatori Italiani (sezione di circostanze che caratterizzarono la tragedia del Titanic. Como), ha avuto inizio giovedì 11 ottobre con il taglio del A far da contorno al convegno ci sarà una rassegna nastro alla presenza delle autorità civili e religiose, e si fotografica (saranno esposte una sessantina di protrarrà fino alla domenica 21 ottobre. riproduzioni) sulla storia del Titanic, dalla costruzione Venerdì 11 ottobre alle ore 10 in programma una alla tragica fine del gigante dei mari. La rassegna è stata conferenza a cura di Duilio Curradi su “Aspetti del curata dallo stesso storico Claudio Bossi. All’interno della Titanic”. La relazione sarà replicata nel pomeriggio, alle sala convegni sarà poi esibito il modellino, scala 1:100, opera di Duilio Curradi. Questo modellino è già stato oggetto di una rilevante esposizione: si pensi che è stato a trasmissioni televisive quali Ulisse e Porta a Porta. Sarà approntata e resa operativa una postazione radio che, gestita dai radioamatori dell’A.R.I. di Como, consentirà di effettuare collegamenti con l’esterno. Nella giornata di domenica 14 ottobre, alle 10.15, avrà luogo una funzione religiosa con celebrazione della S. Messa in suffragio delle vittime del Titanic, nella quale verranno ricordati anche tutti i nomi e cognomi dei deceduti italiani che erano sul transatlantico. Lo scopo dell’iniziativa sarà quello di riuscire a fare del “Sacrario degli Sport Nautici” presso il Santuario di Nostra Signora del Prodigio, di Como località Garzola, il centro di ritrovo di tutti gli appassionati di questa bellissima nave e cercare di riunire in un futuro, abbastanza prossimo, i parenti degli italiani che si trovavano a bordo del TITANIC. Attesa, da parte dei promotori, la partecipazione degli insegnanti e studenti delle scuole secondarie di I° e II° grado della città e provincia. ❚❚ Promossa dal Consorzio dei servizi sociali dell’Olgiatese La prima festa dell’intercultura 4 00 partecipanti, di cui 150 commensali al pranzo, alla “Prima festa dell’intercultura”, svoltasi presso il CDD di Lurate Caccivio e promossa da Consorzio dei servizi sociali dell’Olgiatese, Anolf di Como, associazione Al Amal, Associazione Teranga, coop. Sociale Csls, con il contributo di Fondazione Comasca e con la collaborazione di Enaip Lombardia, sede di Como, l’associazione comasca dei cuochi e l’associazione Burkinabè. Il presidente del consorzio Agostino Grisoni (presenti anche i sindaci di Villaguardia Alberto Colzani, di Olgiate Comasco, Rita Livio, di Gironico, Paolino Strambini, il sindaco di Valmorea, Mauro Simoncini) ha sottolineato come la festa fosse una tappa di un percorso che guarda ai migranti in quanto cittadini e risorse, piuttosto che in quanto stranieri, che vede l’Olgiatese avanguardia provinciale di sperimentazione. Il segretario generale della Cisl, Gerardo Larghi, ha sottolineato l’importanza dell’integrazione e della valorizzazione della cultura dell’intercultura. Il consigliere regionale Luca Gaffuri ha valorizzato l’iniziativa sperimentale dell’Olgiatese, avanguardia co- masca. Infine i saluti dei presidenti delle associazioni di migranti e della presidente di Anolf, Rosangela Pifferi, con la proposta di continuare ad usare la cucina come campo di applicazione dell’integrazione e l’idea di promuovere dunque un libro di ricette inedite, frutto dell’incrocio di culture. Durante la festa si è svolta la sfilata di abiti da sposa Maghrebini, si sono tenuti i giochi per i bambini e le associazioni, tramite i banchetti espositivi, hanno illustrato le iniziative d’integrazione future. L’originale e sperimentale elaborazione del menù ha visto al lavoro, da un mese, lo chef Massimiliano Tarsini, le cuoche delle associazioni dei migranti, e 20 ragazzi di Enaip Lombardia. Ci si è dovuti intendere e trovare il giusto equilibrio circa la proposta culinaria, gettando la coda dell’occhio alle proprie tradizioni, ma soprattutto tenendo lo sguardo puntato verso la generazione di un prodotto “terzo”, cioè nuovo ed inedito, che andasse oltre la specifica cultura di appartenenza. Hanno collaborato 50 volontari di associazioni, consorzio dell’Olgiatese, associazione cuochi ed Enaip Lombardia foto claudio ramaccini 26 Sabato, 13 ottobre 2012 Como Provincia Itinerari. L’origine del suo nome deriverebbe dalla storpiatura del termine “sacreno” V « iensi al lago di Segrino, angusto e lungo circa due miglia, fra due monti, de’ quali l’orientale ha una stratificazione orizzontale ed uniforme...»: così un viaggiatore dei primi dell’Ottocento veniva introdotto alla scoperta di questo lago da una delle guide turistiche più celebri ed in voga, il “Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne’ monti che lo circondano” scritta nel 1794 dall’abate Carlo Amoretti, bibliotecario dell’Ambrosiana di Milano. Il lago del Segrino, diversamente dagli altri laghi della Brianza, ha una forma stretta ed allungata e occupa gran parte di un solco vallivo delimitato ad est dal monte Cornizzolo e ad ovest dal monte Scioscia, al limite meridionale del Triangolo Lariano. La sua origine risale all’ultima glaciazione Pleistocenica ed è dovuta in parte ad escavazione glaciale e in parte a sbarramento morenico: la conca infatti è stata scavata da una lingua glaciale che scendeva dalla Valassina e successivamente sbarrata alla sua estremità meridionale da depositi morenici abbandonati al suo ritiro. Secondo un’affascinante ipotesi avanzata da alcuni geologi, tale conca, ora occupata dal lago, potrebbe rappresentare un paleoalveo del fiume Lambro, poi abbandonato e approfondito dai ghiacciai. Il lago non ha immissari - se si esclude una piccola roggia che proviene da Canzo - ma è alimentato principalmente da sorgenti legate a fessurazioni di tipo carsico delle rocce circostanti, tra cui la più importante, la Fons Sacer, è ben visibile sulla sponda orientale. Un piccolo emissario esce dalla parte meridionale e si getta nel lago di Pusiano. L’ambiente presenta una tipica vegetazione acquatico-palustre, che forma Il lago del Segrino Prosegue il nostro viaggio autunnale tra alcuni dei luoghi più caratteristici e interessanti della Brianza comasca attorno al lago delle fasce a composizione floristica variabile con la profondità. Le ampie fasce di canneto che cingono il lago offrono rifugio a numerosi uccelli stanziali e migratori quali il germano reale, lo svasso, la gallinella d’acqua, la folaga, l’airone cinerino. Per quanto riguarda gli Anfibi è stata accertata la presenza della rana di Lataste, specie endemica - cioè esclusiva della pianura padano-veneta. Le condizioni del Segrino negli anni ‘70 erano estremamente preoccupanti, a causa degli scarichi fognari civili ed industriali, oltre che della navigazione a motore utilizzata per lo sci d’acqua. Nel 1973 fu proibito l’uso delle imbarcazioni a motore e poco alla volta si arrivò al collettamento delle fognature. Agli inizi Lungo la pista ciclopedonale degli anni ’80 le comunità locali che gravitano attorno al Segrino, dopo un periodo di saltuarie iniziative individuali, hanno avviato un programma comune per il recupero e la salvaguardia del lago e del territorio circostante. Nel 1984 la Regione Lombardia istituiva il “Parco di interesse sovracomunale Lago del Segrino”, affidandone la gestione e la pianificazione ad un Consorzio tra la Comunità Montana del Triangolo Lariano e i Comuni di Canzo, Eupilio e Longone al Segrino. Grazie all’impegno dell’Ente Parco, si è ottenuto un netto miglioramento della qualità dell’ambiente naturale, oltre che la valorizzazione degli aspetti turisticoricreativi e didattici dell’area. Un lido attrezzato, una pista ciclopedonale, un Centro Visitatori rendono il Segrino un punto di ritrovo per amanti della natura, sportivi, famiglie e per chiunque voglia passare qualche momento di relax nel verde. Nel 2006 il Segrino è stato identificato come Sito di interesse comunitario (SIC). Varie sono le ipotesi sull’origine del nome di questo lago, che, diversamente dagli altri bacini briantei, non porta il nome di uno dei paesi sorti sulle sue rive. La più accreditata vedrebbe derivare il toponimo Segrino dal latino “Fons sacer”, fonte sacra (da sacer sarebbe derivato sacrinus e quindi Segrino), o comunque dalla storpiatura del termine “sacreno” (luogo sacro). Secondo altri autori il nome del lago sarebbe da collegare al francese “chagrin”, malinconia, attribuendo questo richiamo a Stendhal (“lac du chagrin”, appunto “lago della malinconia”). Invece Carlo Emilio Gadda ne “La cognizione del dolore” trasforma il toponimo nel tedesco “See grün”, ovvero lago verde. Anche il lago del Segrino ha interessato poeti e scrittori. Molti letterati hanno citato nelle loro opere questo specchio d’acqua, evidenziandone spesso però gli aspetti cupi, tristi, malinconici che gli derivano dalla sua posizione geografica “incassata” tra le montagne. Tra questi l’abate Giuseppe Parini, ma anche Giovanni Torti, Stendhal, Ippolito Nievo (vi ambientò la novella giovanile “La pazza del Segrino”), Giovanni Biffi (con il suo romanzo “La Ghita del Carrobbio”), Antonio Fogazzaro (che traspose il lago nel suo romanzo “Malombra”) e Carlo Emilio Gadda. pagina acura di SILVIA FASANA Lago Segrino: Edicola del Caradur indurmentaa Un giro in piena sicurezza P roponiamo qui un semplice Dietro il centro visitatori itinerario che permette di fare “Malvezzi” è stato allestito il giro di tutto il lago in totale un percorso didattico sicurezza lungo la ciclopedonale chiusa al traffico veicolare (circa con pannelli che sviluppano cinque chilometri). Il punto temi naturalistici, storici di partenza è il parcheggio in e culturali dell’area prossimità del Centro Visitatori “Dr. Elvezio Malvezzi” (tel. 031.641225) del Segrino a Longone al Segrino. Dietro il Centro è stato allestito un percorso didattico con dove si può pannelli che sviluppano i temi naturalistici, storici e scorgere la Fons culturali dell’area del Segrino. Si piega in direzione di Sacer, oggetto di un importante lavoro di recupero Eupilio, imboccando il percorso ciclopedonale che e risistemazione una decina di anni fa. Siamo passa accanto all’ingresso del Lido Aquilegia. Lungo ormai presso l’estremità settentrionale del lago, questo tratto si possono notare gli affioramenti a sotto lo “Chalet Segrino”: in questa zona sono bordo strada delle rocce stratificate di origine marina state ritrovate tracce di un insediamento riferibile che caratterizzano il territorio e, sopra l’abitato di all’Età del Bronzo antico. Proseguendo lungo la Galliano, sul monte Vers, la torre medievale detta “della ciclopedonale, all’estremità settentrionale del lago Ghita”, in riferimento alla protagonista del romanzo si può vedere l’impianto di fitodepurazione (vale a di Biffi. Si arriva in breve tempo al ponte d’Inach, sul dire di depurazione delle acque di scolo attraverso piccolo emissario del lago, circondato da una piccola l’attività naturale delle piante, in questo caso il zona umida, ove è possibile osservare da vicino le canneto) predisposto dal Parco, uno dei primi in caratteristiche dell’ambiente acquatico-palustre. Si Lombardia. Poco lontano si incontra un’edicola votiva prosegue poi lungo la sponda orientale, incontrando dedicata alla Madonna, conosciuta come “Edicola del la cappellina del Crocifisso, già segnalata sulle mappe Caradùr indurmentaa”, in cui è riportato un pannello nel 1851 e ricostruita nel 1998 dagli Alpini di Longone realizzato nel 1996 dal pittore Walter Cremonini. ed Eupilio. Si raggiunge quindi un ponte in pietra Questa cappellina è legata ad un fatto particolare: si racconta che durante un freddo inverno, un carrettiere (caradùr), di ritorno verso Canzo da Eupilio, si addormentò alla guida del suo carro di fieno, tirato da una coppia di buoi. Al suo risveglio, l’uomo vide con sgomento sulla superficie gelata del lago le tracce degli zoccoli e delle ruote, e comprese come avesse deviato dalla strada, attraversando il lago; a ricordo del fatto, egli volle far erigere una cappella di ringraziamento alla Madonna per lo scampato pericolo. Da questo punto si prosegue ritornando al punto di partenza dalla sponda occidentale del lago, seguendo il percorso ciclopedonale a ridosso della strada provinciale Arosio - Canzo. Questo percorso è adatto a tutte le stagioni; il tempo di percorrenza di tutto l’anello è circa di un’ora e mezzo. Per informazioni: www.parcolagosegrino.eu. Lago Lo scorso 10 ottobre, data storica per il territorio lacustre foto archivio Inaugurata la variante della Valsolda P er realizzare poco più di tre chilometri e mezzo di galleria si è lavorato per quasi 25 anni ed è stata spesa l’esorbitante cifra di 120 milioni di euro. Si tratta della variante della Valsolda, un’opera attesa da troppo tempo da frontalieri, turisti e abitanti della zona, e che ora viene finalmente aperta al traffico. Un evento storico che cambierà la fisionomia della riva fogazzariana restituendole la possibilità di rinnovarsi e svilupparsi, soprattutto a livello paesaggistico e turistico. Ne è convinto il sindaco Giuseppe Farina: “Realizzeremo parcheggi sotterranei per liberare il lungolago dalle auto e studieremo progetti unitari con gli altri comuni affacciati sul Ceresio, Porlezza e Claino con Osteno, per dare un nuovo volto alla sponda e renderla finalmente vivibile, senza più il folle traffico che soffocava ormai tutto il territorio, concentrato su una strada che già da tempo non era in grado di sostenerlo”. Dopo l’incessante rincorrersi di date annunciate per l’apertura che ha caratterizzato il 2012, a partire da aprile, poi giugno e luglio, poi settembre, sarà infine il 10 ottobre a rimanere negli annali a ricordare il momento della vera svolta per un paese sfiancato da un traffico in continuo aumento che non poteva più sopportare. L’inedita facilità di accesso al Ceresio e al Lario offerta dalla nuova galleria potrebbe anche cambiare, come molti amministratori si aspettano, tutta la circolazione della Statale Regina, soprattutto durante la stagione estiva, divenendo l’ingresso più diretto all’area di maggior richiamo turistico rappresentata dal Centro e dall’Alto Lago, soprattutto per la consistente fetta di turismo che, provenendo dal centro Europa e dalla Svizzera, predilige il transito dal valico di Oria. Anche per questo si attende ora l’avvio del “Terzo Lotto”, quello che prevede lo scavalcamento della strettoia nei pressi del Santuario della Caravina, a pochi metri dall’imbocco del tunnel. A cura di Elisa Denti ❚❚ L’iniziativa dell’associazione “Mondo Turistico” Passeggiare per ville a Cernobbio L ’ associazione culturale “Mondo Turistico” organizza per sabato 20 ottobre una passeggiata cittadina a Cernobbio. L’appuntamento è fissato per le ore 9.30 a Cernobbio, davanti a villa Bernasconi (largo Campanini). Si tratta di una bella passeggiata della durata di circa tre ore, con tappa di visita in alcuni dei luoghi più interessanti di Cernobbio. Si parte da villa Bernasconi, uno dei migliori esempi di stile Liberty presenti sul lago, attorno alla quale a cavallo tra Ottocento e Novecento sorgeva il complesso delle strutture legate all’industria serica di Davide Bernasconi. Si possono ancora vedere gli alloggi fatti costruire per gli operai, parte della fabbrica originaria, l’asilo per i figli dei dipendenti, ma soprattutto l’ex tintoria e sede degli uffici oggi in parte trasformata in scuola media e in parte in biblioteca pubblica. Di fronte è Villa Erba, un tempo Villa Bernasconi di proprietà della famiglia di Luchino Visconti, ora centro espositivo-congressuale. Si raggiungerà poi il centro storico, di cui è ancora riconoscibile la struttura medioevale, con la chiesa di S. Vincenzo di origine romanica. Si visiterà quindi l’oratorio di S. Maria delle Grazie, molto caro ai Cernobbiesi, che conserva una venerata immagine della Madonna del Latte e il Giardino della Valle, risultato di un lungo lavoro di bonifica dell’alveo del torrente Garrovo da parte di Nonna Pupa, che ha creato un piacevole angolo verde di relax e di quiete. Si passerà davanti a Villa BesanaCiani, Villa Gastel-Visconti, Casa Cattaneo, Villa Allamel, Villa Belinzaghi; dalla piazza a lago si potranno intravedere anche Villa d’Este e Villa Pizzo. Si raccomandano scarpe comode. La quota di partecipazione è di 5 euro per i soci, di 6 euro per i non soci. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail: mondoturistico@ virgilio.it; sito internet www.mondoturistico. it. (s.fa.) Sabato, 13 ottobre 2012 27 Notizie flash ■ Rovenna Zucche e castagne: due feste in una Fors’anche per un piccolo risparmio in tempi di crisi, le ormai tradizionali rassegne cernobbiesi dedicate alla zucca e alla castagna vengono proposte sabato 13 e domenica 14 ottobre in un’unica grande festa. Ecco dunque la mostra di zucche al Centro Civico, dimostrazione di intaglio di zucche in puro stile Halloween, degustazioni di castagne e altre delizie, mostra di lavori delle scuole cernobbiesi, attività per bambini, mercatino artigianale per le vie del borgo, possibilità di percorsi guidati a piedi. Ma la vera chicca della manifestazione sono forse gli spettacoli: sabato alle 17.30 ‘Lasciami giù che dirò la verità’, conferenza spettacolo di Paolo Portone e Chiara Milani sulla caccia alle streghe, e alle 23.00 la performance infuocata di ‘Lune al Tempio’; domenica alle 15.30 in piazza Vittoria il balletto di Ramona Zundure “Il bosco incantato” su musiche originali di Farid Jarullin, una prima nazionale per l’Italia in quanto il balletto era stato presentato due anni fa a Como dalla nota ballerina e coreografa lettone (ormai cernobbiese d’adozione) nella versione originale, una triste e romantica leggenda slava, mentre a Rovenna vedremo una versione più allegra e adatta ai più piccoli. Proseguono inoltre a Cernobbio tre mostre a tema: in Villa Bernasconi “Stryx and Strips” (la strega nei fumetti), in biblioteca la mostra di libri sulla stregoneria, e l’esposizione delle opere partecipanti al concorso fotografico ‘Chi vuol esser strega, sia!’ (premiazione il 3 novembre). Per raggiungere la frazione montana di Rovenna funzionerà un servizio navetta gratuito dall’autosilo di Villa Erba. (g.fo.) ■ Tavernerio Osservazione del cielo con gli “Astrofili” Venerdì 12 ottobre, alle ore 21.00 presso il Centro Civico “Borella” di Solzago, il “Gruppo Astrofili Lariani” propone un’osservazione del cielo autunnale all’esterno del Centro Civico; in caso di maltempo ci sarà una proiezione del planetario. L’ingresso è libero. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Liberazione 5 a Solzago di Tavernerio, presso il Centro Civico “Borella”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: info@ astrofililariani.org; sito web: www. astrofililariani.org. Da giovedì 11 a domenica 14 ottobre Villa Carcano: parco aperto al pubblico D a giovedì 11 a domenica 14 ottobre prossimi il Parco di Villa Carcano ad Anzano del Parco sarà aperto al pubblico dalle ore 10.00 alle 18.30. L’anticipo di stagione, dopo l’estate molto calda, ha creato un effetto di foliage autunnale molto bello, e questo rende particolarmente piacevole una passeggiata tra gli alberi secolari, lungo i viali ombrosi che portano a vallette nascoste, circondati dagli affascinanti panorami di fine estate, in questo antico giardino privato. Durante l’estate è stata completata la cartellinatura botanica delle più interessanti essenze vegetali, alberi, arbusti e fiori. Ora ogni specie e varietà rara e preziosa ha accanto un’indicazione che porta il nome comune, quello botanico, l’origine geografica e la data di introduzione in Europa. Una nuova segnaletica indica i percorsi di visita suggeriti ed i punti più interessanti e un gruppo di pannelli, all’ingresso, permette di seguire la storia della realizzazione del Parco, l’evoluzione dell’attività economica e delle condizioni sociali nel territorio circostante e nel paese di Anzano. Ma il Parco di Villa Carcano è anche un osservatorio privilegiato sui mutamenti del territorio nell’Alta Brianza negli ultimi due secoli. Nella seconda metà dell’800 furono messe in opere le tecniche agricole più avanzate del momento e, inoltre, iniziò una produzione invernale di ghiaccio dal laghetto che, conservato nella grande ghiacciaia, venne venduto nella stagione calda fino a Milano. È ancora visibile ad Anzano il trascorrere dall’attività agricola originale alle attività moderne, dalla tenuta all’azienda agricola. Nell’attività meccanica che seguì, nell’officina della tenuta agricola, furono costruite le prime motociclette (con il motore Carcano, brevettato) ed un auto nel 1898. Nei primi anni del ‘900 fu realizzata la piccola centrale elettrica e installato il trenino che garantiva i trasporti interni. Non è necessaria la prenotazione. Il biglietto di ingresso è 6 euro; visite guidate alle ore 11.00 e alle 15.00 di sabato e domenica al costo aggiuntivo di 5 euro. Per informazioni: tel. 340.9462516 oppure 339.1379379; e-mail: villacarcano@gmail. com; sito internet: villacarcano.it e www. grandigiardini.it. (s.fa.) Valli Varesine 28 Sabato, 13 ottobre 2012 Esperienze. Da Brenta a Santiago de Compostela Appuntamenti ■ Arbizzo Il 20 ottobre l’incontro delle Comunità apostoliche S abato 20 ottobre alla ore 20.45 presso la parrocchia di Arbizzo è fissato l’incontro delle Comunità apostoliche. La riunione si inserisce nella veglia organizzata in occasione della Giornata missionaria mondiale. ■ Cassano All’Eremo del Carmelo incontro sul Concilio Due suore sul Cammino... S uor Mariliana e suor Cristina, Figlie di Santa Maria della Provvidenza, da anni operano nella Scuola dell’Infanzia e nella Parrocchia di Brenta. Suor Cristina ha vissuto questa estate un’esperienza ‘forte’ e spiccatamente guanelliana sul Cammino di Santiago di Compostela. L’abbiamo incontrata per farci raccontare cosa resta di quei giorni e anche le motivazioni che li avevano spinti ad affrontare questo lungo cammino”. Quali arricchimenti hai portato da questa esperienza? “Un rafforzare e motivare l’identità del carisma guanelliano e il renderci ancor più consapevoli della necessità di nuove forme di evangelizzazione, aperte ai segni dei tempi. Dio è la sola ricchezza che, in definitiva, gli uomini desiderano trovare in una religiosa. Abbiamo incontrato persone di diverse religioni e culture, anche dichiarate non credenti, che si sono mostrate aperte al dialogo; anzi, in fondo, le loro aspettative erano quelle che portano alla spiritualità e alla fede cristiana”. Dunque, questa, è sicuramente un’esperienza da ripetere, da portare avanti? “Più che ripetere è un’esperienza da coltivare, da approfondire, soprattutto in una dimensione vocazionale. I giovani, che ci hanno avvicinato, avevano bisogno di risposte alle loro domande più profonde. Sarebbe bello essere presenti durante tutto il periodo estivo da giugno ad ottobre per poter accompagnare un maggior numero di pellegrini … e avere inoltre la possibilità di una struttura di “accoglienza” per coloro che desiderano fare una “sosta” per una riflessione più approfondita della propria vita. Pensi a brevi esercizi spirituali? Anche, perché no? Uno o due giorni, non di più, vissuti nella fede… In fondo il Cammino di Santiago è “la riduzione in scala” del cammino della Vita … dove la meta del nostro pellegrinaggio su questa terra, non è Santiago … non è “una tomba” … ma “una casa”, il Cielo, l’incontro con Qualcuno che è un papà. Nel nostro zaino non deve mancare l’essenziale: la Provvidenza, il Pane e la sua Parola; una scorciatoia assolutamente da prendere è Maria, “porta del Cielo”, perché sono certa che Gesù non si offende, anzi! È proprio contento, anche se Lui resterà sempre … l’unica Via, Verità e Vita! L’esperienza in terra di Spagna di suor Cristina non è finita a Melide. In seguito, “pellegrina con i pellegrini” insieme alla sua consorella, suor Mariliana, ha percorso un tratto del Cammino verso Santiago (200 km). È stata una bella avventura, mi dice, nel vero senso della parola, altrimenti … che “Cammino” sarebbe? SERGIO TODESCHINI Le religiose guanelliane hanno trascorso un mese a Melide, lungo il percorso, offrendo un sostegno spirituale e materiale ai pellegrini in marcia Suor Cristina, che tipo di esperienza? “Una esperienza pastorale sul Cammino di Santiago. Insieme a Suor Luisa (spagnola) e a Suor Lucia (romena) sono stata a Melide, una località che si trova a circa 50 chilometri da Santiago di Compostela, accompagnando spiritualmente i pellegrini di passaggio che si recavano alla tomba dell’apostolo”. In che modo? “Ci sono state affidate quattro piccole chiesette situate lungo il percorso che tenevamo aperte durante il giorno dando assistenza spirituale e, in alcuni casi, anche sostegno materiale offrendo del pane fresco, secondo l’insegnamento del nostro fondatore, San Luigi Guanella: “Date pane e Paradiso”. In concreto, come si svolgeva la vostra giornata? “Ci alzavamo all’alba per recarci nella prima chiesetta dedicata a S. Maria, dove celebravamo le lodi, invitando i pellegrini che passavano a pregare con noi. Si teneva un breve momento di meditazione; poi le altre due consorelle, suor Luisa e suor Lucia, raggiungevano altre due chiesette: S. Maria di Leboreiro (a 5 km da Melide) e San Giovanni Battista nella frazione di Furelos, dove anche loro accoglievano i pellegrini e timbravano le credenziali. A mezzogiorno raggiungevano l’ultima chiesetta in centro al paese dedicata a S. Rocco, dove insieme ai nostri confratelli, i Servi della Carità, celebravamo l’Eucaristia con i pellegrini e la gente del paese. Al pomeriggio (dalle ore 17 alle ore 19) c’era inoltre la possibilità di vivere un momento di adorazione animato da noi nella chiesa di S. Antonio molto vicino agli alberghi dove alloggiavano i pellegrini. La giornata si concludeva con la celebrazione dei Vespri e la S. Messa del pellegrino in chiesa parrocchiale. Si dialogava? “Sì, ma soprattutto si pregava con loro e per loro. Tante persone ci aprivano il cuore raccontandoci i loro problemi, inquietudini A ll’eremo del Carmelo di Cassano Valcuvia si terrà sabato 20 ottobre il primo degli incontri “A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, memoria e profezia”. Il tema: La Parola di Dio. Relazionerà il prof. Baini Pierpaolo, docente di filosofia e studioso di Sacra Scrittura. L’incontro metterà a fuoco la centralità che la Parola di Dio ha assunto nella vita del cristiano grazie al Concilio Vaticano II. ■ Missioni In Valcuvia e in Valmarchirolo raccolta dell’usato S abato 13 ottobre, in Valcuvia e in Valmarchirolo, si svolgerà la raccolta dell’usato (Vestiario, biancheria, scarpe, coperte, borse, materassi di lana), organizzata dalla commissione missionaria zonale a favore di numerose attività missionarie nel mondo. Punti di raccolta del materiale sono a Gemonio (piazzale scuole), Cassano Valcuvia (casa parrocchiale) e Cadegliano (casa parrocchiale). Gli organizzatori raccomandano di introdurre nei sacchi solamente roba ancora in buono stato (e non da macero) al fine di poter riutilizzare al meglio quanto raccolto. I sacchi potranno essere portati direttamente al centro di raccolta più vicino o posti fuori dalle case entro le ore 10.00 di sabato. (a.c.) ■ Vocazioni Riprendono i pellegrinaggi mensili a Cavona A nche in quest’anno pastorale torna il pellegrinaggio vocazionale di zona, in concomitanza con gli appuntamenti che si svolgono in diocesi. Meta del pellegrinaggio la Chiesa della Santa Casa di Loreto, nel centro di Cavona. Il primo appuntamento sarà il 20 ottobre. Il ritrovo è per la mattina del terzo sabato del mese alla cappelletta di Santa Teresa di Gesù Bambino, posta lungo la strada Cuveglio – Cavona e da lì, in corteo a piedi si raggiungerà la chiesa di Cavona recitando i misteri del rosario. In Santa Casa alle ore 7.30 celebrazione della S. Messa. ■ Caravate Momenti di preghiera e riflessione dai Passionisti ■ Vicariato di Marchirolo Succeso per gli incontri sulla Trinità S i è chiuso martedì 2 ottobre il ciclo di incontri sul mistero della Trinità tenuto da don Ivan Salvatori, su iniziativa del vicariato di Marchirolo. Se le prime due serate hanno suscitato fra gli intervenuti il più vivo interesse, l’ultimo ha riscosso tale entusiasmo tanto che da parte dei presenti è stato formulato l’auspicio di poter ascoltare ancora l’oratore su argomenti religiosi. Don Giovanni, cogliendo la richiesta l’ha subito girata al teologo strappandogli già la mezza promessa di un prossimo incontro. Certo è che don Ivan non ci si stanca mai di ascoltarlo per la chiarezza espositiva che avvince e convince. Così è stato martedì sera quando ha messo davanti all’auditorio la parabola del figliol prodigo (Vangelo di Luca), detta anche del padre di due figli, come se si stesse ammirando un quadro o un affresco. Ed è partito, per così dire, dalla cornice costituita dalla mormorazione degli scribi e dei farisei sul comportamento di Gesù, inquadrando in tal modo il movente della parabola. Entrando poi nel vivo ha evidenziato quattro aspetti invitando i presenti a costruirsi l’immagine di quanto sarebbe andato esponendo. E credo proprio che ognuno si sia tanto immedesimato nella descrizione da sentirsi coinvolto nelle scene evidenziate. L’insofferenza del figlio minore verso il padre che lo spinge a chiedere la sua parte dei beni; le parole che questi pensa di dirgli sulla strada del ritorno dopo la vita dissoluta e di sperpero trascorsa, parole che poi non riuscirà ad esporre per l’abbraccio del genitore; l’accoglienza del padre che non ha mai pensato di aver perso il figlio; il rimbrotto del figlio maggiore per i festeggiamenti riservati al fratello. Insomma una parabola che oltre a tradurre in forma narrativa il grande trinomio della fede è di una strabiliante attualità. Evidenziando anche la simbologia in essa contenuta: il padre nominato 12 volte, le 7 azioni che compie al ritorno del figlio; l’oratore ha terminato l’intervento facendo notare come la conclusione della parabola rimanga aperta quasi lasciando a noi la sintesi. Una sospensione che fa ricordare i dipinti del Guercino, del Rembrant o meglio del Tiepolo. (Ni. Sa.) C ontinua l’esperienza del Cammino di fede presso la comunità passionista di Caravate. “Questa proposta – spiegano i padri Passionisti - vuole aiutare i partecipanti a riscoprire la nostra fede in Gesù a partire dall’ascolto della vita e della Parola”. Gli incontri si svolgeranno la 1° domenica di ogni mese, con la S. Messa delle 9,30 e termineranno alle 17.00. Il calendario degli incontri è il seguente: 4 novembre, 2 dicembre, 3 febbraio 2013, 3 marzo, 7 aprile, 5 maggio, 2 giugno. Per crescere nell’ascolto della Parola di Dio e nella preghiera i Padri Passionisti di Caravate propongono altre due nuove iniziative: ogni venerdì sera, a partire dalle ore 20.30, si svolgerà presso la Comunità un incontro di Lectio divina. Dal 6 Ottobre, invece, ogni 1° sabato del mese, ci sarà l‘esposizione eucaristica dalle ore 15.00 alle ore 18.15 Nella chiesa conventuale di Santa Maria del Sasso. Per informazioni 0332/601405; passionisticaravate@ gmail.com o consultare il sito www.passionisticaravate.it. (a.c.) Sondrio Cronaca Il convegno Sabato, 13 ottobre 2012 29 Nell’ambito del Sondrio Festival si è discusso del ritorno dell’orso sulle nostre montagne. Torna l’orso: come conviverci? S i è svolto ieri mattina lo scorso venerdì 5 ottobre, nella tensostruttura allestita in Piazza Garibaldi per il Sondrio Festival, il Convegno Internazionale Il ritorno dell’orso: strategie di conservazione e problemi di convivenza: tema di grande attualità soprattutto alla luce dei recenti avvistamenti dell’animale sulle montagne di Valtellina, Valchiavenna e della vicina Valposchiavo; un interessante approfondimento attraverso la voce di alcuni fra i più autorevoli esperti in materia. Dopo un’introduzione ai lavori condotta dal direttore del Parco delle Orobie Valtellinesi, Claudio La Ragione, è seguito l’intervento recitato dagli alunni della classe IV del Liceo Scientifico Donegani di Sondrio con alcuni estratti del libro di Dino Buzzati La famosa invasione degli orsi in Sicilia, a cura di Gianluca Moiser. Michela Zucca, Antropologa specializzata in culture alpine, ha catalizzato l’attenzione del giovane pubblico con una lezione dedicata all’orso, un interessante approfondimento a cavallo fra storia, arte e scienza. «L’orso è stato rispettato e divinizzato per secoli – ha spiegato l’esperta – ma dal Medioevo la visione dell’animale è cambiata radicalmente: gli viene dichiarata guerra e da quel momento è stato rappresentato come belva feroce e sterminato, per poi essere ridicolizzato nelle fiere. Oggi l’orso è tornato ed è diventato attrazione turistica ma ancora una volta si vorrebbe utilizzarlo senza dare niente in cambio, senza capire che, se anche fa qualche danno, il rapporto costi-benefici è nettamente a nostro favore». «L’orso è sicuramente un animale po- tenzialmente pericoloso ma i danni provocati si possono ridurre di molto con specifiche opere di prevenzione», ha chiarito Carlo Frapporti, rappresentante WWF Italia, fra i maggiori esperti di orso. Linda Friar, Rappresentante del National Park Service USA, ha invece illustrato le peculiarità del Parco in cui lavora e fornito ai presenti qualche pratico consiglio. «è importante non dare da mangiare agli orsi: così perdono il proprio istinto naturale e viene meno la loro paura per gli umani; occorre ricordare sempre che si tratta di animali selvaggi». A chiudere la mattinata la proiezione del documentario Compagno orso di Valentina De Marchi, cui è seguita una tavola rotonda. La scorsa domenica Le tigri vincono al Sondrio Festival S La 26esima edizione della i è conclusa la scorsa domenica 7 ottobre, con manifestazione ha visto una serata di gala molto circa 2mila presenze al partecipata, la 26esima giorno, 500 spettatori edizione di Sondrio Festival. Grandi numeri, ma anche un elevato livello a ogni proiezione, oltre tecnico e scientifico delle pellicole 3 mila bambini coinvolti in concorso: la manifestazione nelle attività didattiche. si è conclusa regalando grandi soddisfazioni agli organizzatori. Sono assegnato al documentario di state circa 2 mila le presenze ogni giorno e 500 spettatori Paul Reddish Colibrì – I messaggeri delle piante «per ad ogni proiezione, oltre a 3 mila i bambini coinvolti l’eccezionalità delle immagini, realizzate grazie a nelle attività didattiche. cineprese ad alta velocità, che permettono di scoprire Ad aggiudicarsi Sondrio Festival 2012 è stata la pellicola il meraviglioso mondo di questi volatili». Il Premio del regista indiano Subiah Nallamuthu. Una dinastia Regione Lombardia (per il miglior documentario sugli di tigri ha infatti conquistato il Primo Premio “Città di aspetti naturalistici, culturali, paesaggistici ed economici Sondrio” «per il livello della fotografia e per la storia delle aree protette all’interno dell’Unione Europea) è narrata nel documentario, destinata a ottenere un andato a Natura in Germania - La foresta bavaresedi forte impatto sul pubblico. Va segnalata la particolare Jürgen Eichinger con la seguente motivazione: «Il attenzione che il documentario riserva al rapporto documentario mostra come, di là dai possibili interventi problematico tra natura selvaggia e antropizzazione. pianificati dall’uomo, la Natura sia in grado di realizzare Tiger dinasty ha richiesto due anni di lavoro, che l’autore straordinarie performance quando opera secondo i ha realizzato superando notevoli difficoltà, con un propri principi». forte coinvolgimento in prima persona, testimoniato La Giuria Internazionale ha inoltre sottolineato come anche dalla sua auto rappresentazione all’interno del altri documentari abbiano raggiunto livelli di eccellenza documentario. La Giuria segnala inoltre l’elevata qualità vicini a quelli premiati, in particolare ha deciso di della colonna sonora». riconoscere una menzione speciale a Leoni bianchi – Il Premio Parco Nazionale dello Stelvio è stato invece Oltre ogni speranza” di Joe Kennedy (Austria 2012) e Il cinema Excelsior passa al digitale Importante novità al cinema della Parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Sondrio I l cinema Excelsior di Sondrio ha ripreso, già nelle scorse settimane, le proiezioni dopo la pausa estiva e lo ha fatto con una significativa novità: il passaggio dalla pellicola analogica alla tecnologia digitale. Negli scorsi mesi, nella struttura di via Cesare Battisti di proprietà della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio, si è provveduto all’installazione di una macchina sulla quale vengono caricati gli hard disk con i film in alta definizione per poi essere proiettati. «Il passaggio – Puma! di Uve Muller (Germania 2012), che condividono con il vincitore l’attenzione prestata al mondo dei felini. Una menzione è andata anche a Polonia Selvaggia di Hans-Peter Kuttler e Ernst Sasse (Germania 2012) per la qualità fotografica e per la completezza del ritratto fornito delle aree protette della Polonia. Il Comitato Scientifico del Festival ha proposto una selezione di quattro documentari in concorso sul tema della relazione fra attività umane e aree protette per la visione e valutazione della Giuria degli Studenti. Il Premio per questa categoria è stato assegnato a L’orso del libro della giungla di Oliver Goetzl (Germania 2012). «Mai come quest’anno ci siamo trovati di fronte a filmati che testimoniano l’abnegazione e il sacrificio personale dei registi e delle loro troupe, a testimonianza del fatto che la filmografia d’ambiente è ricca di difficoltà, imprevisti e tempi lunghi» ha dichiarato Marina Cotelli, Presidente Assomidop e Assessore alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Sondrio. spiegano i responsabili della struttura – ha comportato una grossa spesa, ma il futuro è questo e siamo costretti ad adeguarci per non chiudere. Con questo investimento vogliamo far comprendere ai sondriesi che siamo un cinema vivo, che può costituire un’alternativa al multisala (attivo da quasi due anni in città, ndr), anche se certo non possiamo fare concorrenza, in quanto il target dei frequentatori è diverso». Il nuovo sistema di proiezione è stato inaugurato la sera di giovedì 27 settembre con un aperitivo seguito dalla visione del film del 1959 “A qualcuno piace caldo”. Ad introdurlo è intervenuto il dottor Rino Bertini. «Il film – spiegano i responsabili della sala – è stato scelto per omaggiare Marylin Monroe, che ha fatto la storia del vecchio cinema a pellicole. Noi lo abbiamo proiettato sempre in bianco e nero, ma riammodernato e trasferito in formato digitale». La serata inaugurale è stata anche l’occasione per fare festa con i cosiddetti “turnisti”, circa 40 volontari di età compresa tra i 15 e i 40 che che una o due volte al mese si alternano alla cassa a vendere i biglietti per l’ingresso al cinema. I responsabili della struttura hanno così potuto ringraziare per una volta pubblicamente tutti coloro che da anni lavorano “al buio” e gratuitamente per far sì che la struttura stia in piedi, tanto che tutti i nomi di ciascun volontario sono stati elencati nella locandina della serata. Mentre sulla pagina Facebook del cinema è stato pubblicato un video che presenta i volti dei volontari, dai giovani che offrono la loro disponibilità attraverso gli oratori della città, fino alle famiglie e agli adulti. La variegata presenza di chi presta la propria opera per il funzionamento del cinema è segno dell’offerta che la struttura offre a tutti in città, non solo sul piano delle novità cinematografiche, ma anche per l’aspetto culturale e religioso. Proprio nelle prossime settimane, infatti, il cinema Excelsior ospiterà, ogni venerdì sera, le video conferenze proposte dalla Diocesi per la ricorrenza dei 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. ALBERTO GIANOLI Valchiavenna 30 Sabato, 13 ottobre 2012 Incontro a Chiavenna. Si è svolta a fine settembre un’importante manifestazione di rilievo regionale che ha messo in evidenza la centralità dell’istituto familiare. Una vera festa per la famiglia O rmai archiviato l’evento, resta viva l’emozione di un incontro tra più di 300 persone - adulti, ragazzi e bambini - che hanno partecipato alla prima Agorà Lombarda di “Mondo di Comunità e Famiglia” (MCF), a fine settembre al Deserto in Chiavenna. Anche se le dimensioni di questa aggregazione sono diventate tali da richiedere nel corso degli anni un’organizzazione sempre più articolata e strutturata, ciò non ha compromesso né ha tradito lo spirito e lo stile familiare originari: la cura della relazione tra persone, il ricorso al buon vicinato, l’esperienza dell’accoglienza, della sobrietà e l’esercizio della fiducia reciproca. Effetto di questo stile è riuscire a liberare risorse ed energie per farsi prossimo, cioè aprirsi all’accoglienza e alla solidarietà, attenti alle nuove povertà emergenti che sempre più interpellano la famiglia ‘luogo di relazioni’ prima che ‘istituzione’ e che, senza dover ricorrere a chissà quali eroismi, possono trovare una risposta proprio a misura di famiglia. In un contesto dove le persone e le famiglie restano sovrane e non si snaturano né si omologano, condividere i beni va di pari passo anche con il desiderio di regalarsi un tempo per trovarsi, approfondire tematiche, scambiare esperienze e vissuti, cercando di privilegiare però sempre una dimensione domestica, di vicinato solidale. Nella sola Lombardia, sono oggi presenti quasi 20 comunità di famiglie e una fitta rete di gruppi di amici. Per favorire il più possibile l’incontro tra di loro, sono nati negli ultimi anni 4 nodi che raggruppano ciascuno le realtà comunitarie e i gruppi di condivisione geograficamente più vicini tra loro. E da quest’anno poi, come detto all’inizio, ecco la sperimentazione del nuovo momento di incontro (Agorà = piazza) pensato a livello regionale per avvicinare e attivare il confronto tra realtà di un territorio relativamente più circoscritto e omogeneo se pensiamo alla dimensione nazionale di MCF. Il nodo di Sondrio-Lecco che comprende 4 comunità, 2 gruppi di condivisione e diversi amici - ha risposto entusiasticamente alla richiesta di ospitare e organizzare il primo evento. La scelta di Chiavenna, al Deserto, dove MCF dal 2004 ha ricevuto in comodato la struttura Convitto dai Servi della Carità Opera don Guanella, valorizza la presenza della Comunità di Famiglie (Associazione Comunità al Deserto) che cerca di interpretare la proposta di MCF impastandosi Novate Mezzola Nella chiesa parrocchiale della Trinità un’occasione per ricordare gli amici... N ell’ambito del Circuito Organistico Internazionale in Lombardia (COIL), nato nel 1989 per rivalutare i prestigiosi organi storici presenti nelle chiese della Lombardia, dal 14 al 20 ottobre, la chiesa della SS. Trinità di Novate Mezzola ospiterà la prima edizione del Festival “Carlo Prati”. La settimana musicale è anche un’ottima occasione per la preparazione al 176° anniversario della festa votiva del Sacro Cuore, cui il popolo di Novate è molto devoto, che verrà celebrata domenica 21 ottobre. La “settimana” prevede una serie di manifestazioni legate al seicentesco Organo della chiesa parrocchiale di Novate, restaurato negli anni ‘80: concerti musicali di arte barocca e religiosa e momenti culturali. Giovedì 18 ottobre alle ore 20,15 nella chiesa della Trinità sarà celebrata una messa in suffragio del prof. Sandro Massera, nato a Novate, scomparso lo scorso 19 giugno a Teglio, uno tra i più importanti storici della provincia di Sondrio. La funzione religiosa sarà celebrata dal prevosto Ernesto Tocalli e accompagnata all’organo seicentesco dal maestro Ennio Cominetti. Dopo la messa il presidente del Centro di studi storici valchiavennaschi prof. Guido Scaramellini ricorderà il prof. Massera che con lui, don Peppino Cerfoglia, Luigi Festorazzi, Giovanni Giorgetta, don Tarcisio Salice e Giorgio Scaramellini nel 1959 fondò l’associazione. nelle vicende del territorio della Valchiavenna, particolare e diverso da tante altre zone. Lungi infatti dalle ‘famiglie del Deserto’ l’idea di arroccarsi in una struttura in cui vivere una esperienza ‘alternativa’, magari a forte valenza di testimonianza ma improponibile ai più! Piuttosto ‘impastarsi’ nel territorio ha significato promuovere la realizzazione e la cura di una fitta rete di collaborazioni e buon vicinato con la Congregazione dei Servi della Carità, la sua comunità religiosa residente nella stessa località, con gli Amici e Cooperatori dell’Opera don Guanella; con le cooperative sociali Nisida e La Quercia, con l’amministrazione civica, con le parrocchie e il vicariato, con numerose associazioni, movimenti o gruppi. Così è potuta nascere e svilupparsi un bella esperienza di residenzialità integrata, un progetto di presenza e di accoglienza ad ampio respiro che viene piano piano riconosciuto e supportato anche dal territorio. Imparare a guardare la realtà com’è, educarci a vedere quello che si vede e niente più; non ingannarci, non fantasticare sulla realtà ma restare fedeli a quello che vediamo, amare quello che vediamo (…) anche se non sempre è una gratificazione (…) (Antonella Potente - La religiosità della vita - 2003), invita a leggere la diversità come l’arricchente esperienza del muoversi in molteplici direzioni. Risuonano allora quanto mai attuali le parole del cardinal Martini sulla sfida più urgente della nostra civiltà: imparare a convivere come diversi pur condividendo lo stesso territorio e sociale e imparare a convivere senza distruggerci, senza ghettizzarci, senza disprezzarci o guardarci in cagnesco e neanche senza solo tollerarci. Dobbiamo fare di più: vivificandoci e fermentandoci a vicenda, anche senza parlare di evangelizzazione o conversione, così che ognuno sia aiutato a rispondere davanti a Dio della propria chiamata: sia musulmano, sia indù, sia cristiano, protestante, cattolico o ortodosso. Rispondere di fronte a Dio, alla propria chiamata. Questo è molto difficile; forse è il problema principale della società di oggi e di domani. (C.M. Martini - esercizi spirituali, settembre 2005). Accogliendo questa sollecitazione, l’esperienza dei partecipanti si è fatta narrazione e ha permesso di ridare cittadinanza a molte parole oggi travisate o svuotate di significato, divenute spesso luoghi comuni e non attraversate dalla vita. Pazienza, resilienza, fiducia, condivisione di spazi di relazione, rispettare i tempi dell’altro… non sono più solo temi per una lectio, argomenti per una discussione, parole con cui riempire articoli, sms ed e-mail ma diventano carne ed ossa embricate con le storie personali, famigliari, di una comunità e di un territorio. Diventano vita! Certo, l’impossibilità di Bruno Volpi ed Enrica a partecipare per motivi di salute, ha lasciato per un attimo emergere qualche disorientamento. La loro assenza è stata però forse un’occasione in più per dimostrare la qualità e vivacità di questa esperienza associativa di vicinanza affidata a tutti, in pari dignità, e a quello che ciascuno ritiene di poter liberamente condividere in un clima di fiducia per alimentare il quotidiano esercizio della ‘memoria del dono’ (gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date). Campodolcino ha accolto don Mario S abato 6 ottobre la popolazione di Campodolcino ha festosamente accolto il suo nuovo parroco, il reverendo sacerdote guanelliano don Mario Baldini. Ad attenderlo sul piazzale della chiesa numerosi fedeli con le autorità, insieme alla Banda di Samolaco. A porgergli il saluto di benvenuto a nome di tutta la popolazione è toccato al sindaco Giuseppe Guanella, che ha augurato al nuovo pastore una lunga, un prete esperto di parrocchia proficua e serena presenza nella avendo svolto quasi sempre il terra di San Luigi Guanella. Dopo compito di parroco in diverse l’inizio della cerimonia di ingresso, parti d’Italia. Ha quindi letto il presieduta dal vicario foraneo di saluto di augurio del Superiore Chiavenna, mediante la consegna generale dei Guanelliani, padre delle chiavi, la funzione è proseguita Alfonso Crippa: “Con gioia in chiesa dove l’incaricata del ho appreso della tua nomina consiglio pastorale ha rivolto a don a parroco di Campodolcino, Mario il saluto della parrocchia. A quasi a completare la tua ricca presentare il nuovo sacerdote ai fedeli esperienza pastorale proprio ha provveduto don Cesare Perego, nella parrocchia in cui don Luigi vicario provinciale dei guanelliani, Guanella è stato battezzato… ti il quale ha sottolineato che don auguro si esprimere tutta la tua Mario, pur essendo un religioso, è ricca spiritualità e il generoso zelo sacerdotale che sempre hai dimostrato…” Durante l’omelia il novello parroco, commentando il Vangelo della domenica che evidenziava l’amore di Gesù per i piccoli, ha specificato che la semplicità, la comunione, la collaborazione e la misericordia avrebbero caratterizzato anche il suo ministero, sull’esempio di San Luigi Guanella. La festa si è conclusa in Oratorio con il sontuoso rinfresco preparato con la collaborazione di tutti. Sondrio Cronaca Sabato, 13 ottobre 2012 31 Sondrio. Domenica 30 settembre si è svolta la prima edizione della manifestazione organizzata dal Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Sondrio. Famiglia in festa: un successo D omenica 30 settembre si è svolta la prima edizione di Famiglia in festa, organizzata dal Forum delle Associazioni Familiari di Sondrio. L’evento è stato molto apprezzato ed ha, infatti, visto la partecipazione di centinaia di persone fra adulti e bambini. La Festa ha avuto inizio con la Messa, presieduta dall’arciprete di Sondrio, monsignor Marco Zubiani, e concelebrata dal dehoniano padre Giosuè Torquati, nella chiesa del Sacro Cuore. Dopo la celebrazione c’è stata l’apertura degli stands di diverse associazioni: Agesc, Anfn, Cav, Coldiretti, Incontro Matrimoniale, RnS, Consultorio La Famiglia, Sondrio anch’io, e una mostra espositiva degli Scout. Grazie alla collaborazione degli Alpini di Chiesa in Valmalenco, sono poi stati distribuiti circa 300 pasti. Dopo pranzo, la giornata è proseguita in due momenti separati: mentre i bambini sono stati impegnati ad assistere e partecipare allo spettacolo di magia organizzato da padre Giosuè, ormai famoso per la quantità di giochi di prestigio, barzellette e indovinelli che propone, gli adulti sono stati invitati a partecipare all’incontro dal tema Le buone prassi per la famiglia e la comunità. L’incontro ha visto la presenza del dott. Francesco Belletti, sociologo, direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia di Milano, centro culturale del settimanale Famiglia Cristiana, membro del comitato di direzione del mensile “Famiglia oggi” e autore di numerose monografie e pubblicazioni scientifiche. Svolge attività di ricerca, consulenza, docenza e formazione in campo sociologico, in ambito privato e universitario, con particolare interesse a politiche sociali, dinamiche del privatosociale, tematiche familiari. È membro della Consulta nazionale di Pastorale familiare dell’Ufficio per la pastorale della famiglia della CEI e dal 2009 è presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari. Altro relatore è stato il dott. Nino Sutera, che è stato presidente del Forum delle associazioni familiari di Brescia e da giugno 2012 è presidente regionale del Forum; don Diego Fognini della comunità di recupero “La Centralina” con sede a Civo; ha fatto seguito un intervento della dott. ssa Caterina Perazzo, direttore sociale dell’ASL di Sondrio. Il dott. Belletti ha sottolineato come il Forum Nazionale è formato da 50 associazioni, diverse fra loro per Statuto, ma rimaste unite da un Patto associativo molto forte e legate tutte all’idea di fondo di difendere la famiglia. Le famiglie oggi sono chiamate a far valere la loro “cittadinanza attiva”, ha detto Belletti, essere cioè soggetti pubblici, diventare interlocutori con le autorità locali, per il bene comune. L’emergenza del nostro Paese è il non riuscire a costruire condizioni sociali, politiche ed economiche tali affinché le nuove generazioni possano entrare nella vita e mettere a frutto i loro talenti, per costruire così il “bene comune”. Senza la famiglia il paese non riuscirà ad uscire dalla crisi e i recenti Governi non sembrano essere sensibili a ciò, sembra che gli interessi da proteggere siano invece altri. La famiglia è messa all’ultimo posto, non parla nessuno di essa e dei suoi bisogni, mentre è evidente che è proprio la famiglia che mette insieme i territori, le comunità locali, grazie ai servizi che svolge tacitamente, come ad esempio l’attenzione e la cura di anziani e bambini. La famiglia è il capitale sociale del nostro Paese e ciò essa lo realizza innanzitutto quando svolge responsabilmente il suo compito sociale educativo, nella libertà e nella “generatività”. Una famiglia generativa sa essere accogliente con chi ha attorno e questo è uno di quei fattori che cambia la vita di un quartiere e di un territorio. Il modo migliore in cui la famiglia può realizzare “il suo mandato” è mettersi insieme ad altre famiglie per diventare così soggetto sociale. Siamo ad un collasso generazionale, siamo di fronte ad un Paese che ha paura del futuro e che non investe nelle nuove nascite perché non considera i figli come un bene comune. Oggi fare famiglia è diventata una bella scommessa, in una società in cui sembra si possa fare famiglia in qualunque modo, dove non sono definiti i diritti dell’essere famiglia, questo è un grave errore per la società italiana, perché rende più debole una delle ultime risorse di coesione sociale del Paese. Lo slogan finale lanciato da Belletti è: «Stiamo uniti per fare meglio la propria famiglia, perché insieme ad altre famiglie si vive meglio e per fare più famiglie nella società». Il dott. Sutera ha continuato l’intervento presentando il Forum regionale, formato da 30 associazioni, il cui compito primario è quello di interloquire con le istituzioni locali, perché la famiglia possa essere al centro delle politiche locali e porta degli esempi pratici di intervento: sulle tariffe che i comuni stabiliscono per i servizi che loro erogano o per la modifica del sistema di welfare, Ad Ardenno la festa degli anniversari Ardenno Alla scoperta delle chiese del paese nell’Anno della Fede D omenica 30 settembre, durante la celebrazione eucaristica, la comunità di Ardenno si è stretta attorno alle coppie di sposi che festeggiano un particolare anniversario. Erano 104 le coppie invitate che festeggiano 10, 20, 25… fino ad arrivare a 50 e più anni di matrimonio. Erano 69 gli anni di matrimonio della coppia più longeva, Maria e Cirillo Verga. Questa festa, non certo alla sua prima edizione, è stata pensata e voluta ancora per due ragioni: ringraziare Dio sero. Ma vivere nella propria faper il dono della famiglia, perché cia- miglia nella fede, nella speranscuna coppia porta nel cuore la grati- za e nella carità. Al termine della tudine per il Bene ricevuto da Dio nella celebrazione ciascuna coppia ha sua storia; per ringraziare le coppie di ricevuto a ricordo una pergamesposi che con la semplicità della loro na con una bella preghiera della vita testimoniano l’importanza del- famiglia. la famiglia e dei valori della fedeltà e La festa è proseguita in oratorio con un ricco aperitivo. Qui le fadell’amore. Nell’omelia un monito e un augurio a miglie presenti si sono divertite tutti: non essere di scandalo, di inciam- con il karaoke, scambiandosi aupo, vivendo senza parlare di Dio, come guri e ricordandosi a vicenda i se Lui non ci fosse, e ripiegati e chiusi giorni belli del matrimonio. Non su sé stessi come se gli altri non esistes- è mancata una foto ricordo per sull’organizzazione dei trasporti in base alle esigenze delle famiglie. Il Forum Regionale chiede da anni ai Comuni, la presenza di un assessore o garante della famiglia, in modo da verificare, costantemente, se ogni intervento che la Giunta o la Comunità Montana assume è nell’interesse della famiglia. Ciò non significa soldi nuovi per la famiglia, ma un’erogazione diversa dei servizi che ci sono già. Sutera ha, infine, ribadito l’importanza di unirsi insieme, come Associazioni, per dar nuova voce alla Famiglia. La dott.ssa Perazzo ha suggerito il modo in cui in questo momento, territorialmente, la famiglia può essere soggetto attivo e fa riferimento alla sperimentazione appena avviata nel Comune di Tirano del Fattore Famiglia, dove l’ASL ne guida “la cabina di regia”. In questa fase di sperimentazione il Forum delle Famiglie di Sondrio può intervenire e dar voce alle famiglie in modo da tenere conto dei loro suggerimenti. Ha ribadito poi l’importanza di mettersi in rete fra le associazioni per rendersi più protagonisti e poter interloquire con chi si deve assumere la responsabilità sociale delle scelte. Sono seguiti gli interventi di don Diego Fognini, invitato come profondo conoscitore delle tematiche giovanili che ha riportato l’attenzione sul ruolo formativo ed educativo della famiglia nel crescere i figli insegnando loro ad assumersi delle responsabilità, e della famiglia Di Roio, rappresentante provinciale dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, che ha portato la propria testimonianza di vita, definendo la famiglia numerosa «culla della socializzazione, antagonista della cultura dominante del sé, propria di una società individualista». Il pomeriggio è proseguito con una buona merenda offerta dalla Coldiretti con pane e miele, succo e mele, con una divertente pesca di beneficenza e con i giochi organizzati dai ragazzi dell’ACI di Morbegno. Dando appuntamento alla prossima edizione, un ringraziamento va a tutti coloro che hanno partecipato e collaborato alla buona riuscita della manifestazione, in particolare la Comunità Montana, il Credito Valtellinese, la Banca Popolare di Sondrio per i contributi; la Provincia, il Comune di Sondrio e l’ASL per la concessione del Patrocinio. N ciascuna coppia. La scorsa domenica poi, la comunità di Ardenno ha vissuto la festa della Madonna del Rosario, preceduta dal triduo con la Messa alle ore 9.30 e 20.30; l’adorazione eucaristica e il rosario meditato dalle ore 17. Domenica, dopo la Messa solenne delle ore 10, è stato proposto il banco vendita delle torte e, alle 15, i vespri e la processione con la statua della Madonna. MARIAGRAZIA GIANOLI ell’Anno della Fede indetto dal Papa per la Chiesa Universale, la parrocchia San Lorenzo di Ardenno propone un percorso culturale e spirituale sui Santi e le chiese del paese. Per riscoprire la fede che è appartenuta a chi ci ha preceduto nella storia della nostra realtà locale e che ha voluto costruire le chiese e le cappelle che oggi frequentiamo. Per conoscere meglio la storia delle nostre chiese e per riscoprire la testimonianza di fede dei Santi a cui sono dedicate. Saranno le opere d’arte a parlarci della fede, a farci tornare quella nostalgia di Dio che serbiamo nel cuore, quel desiderio instancabile di incontrarlo, a far risvegliare in noi lo stupore e la meraviglia per le cose belle che parlano di Lui. Gli incontri saranno tenuti il mercoledì sera alle ore 20.30 da don Ilario Gaggini e dal prof. Massimo Dei Cas con l’ausilio di immagini e filmati. Mercoledì 10 ottobre, in chiesa parrocchiale: la chiesa di San Lorenzo; mercoledì 17 ottobre, in oratorio: la chiesa di Sant’Antonio; mercoledì 24 ottobre, in oratorio: la chiesa di Sant’Abbondio; mercoledì 31 ottobre, in oratorio: la chiesa di San Rocco. Ma. Gi. Sondrio Cultura 32 Sabato, 13 ottobre 2012 Poggiridenti. Inaugurata a fine settembre l’esposizione di due cicli d’affreschi. E ra stata veramente grande la sorpresa, quando, nel 1963, di fronte alla necessità di staccare da casa Toloni a Poggiridenti un pregevole affresco, stimato di metà Quattrocento, si era scoperto che al di sotto ve n’era un altro, che riproduceva lo stesso soggetto, cioè le sette opere di misericordia corporali e che, in più, recava la data 1387 e il nome del committente nella formula che si usava anticamente: ha fatto eseguire quest’opera Domenico dei Da Pendolasco… I due affreschi, poi, su iniziativa dell’allora direttore Giovan Battista Gianoli, erano stati portati nel museo di Sondrio, dove ancora fanno bella mostra di sé. Nell’ambito delle manifestazioni che a Poggiridenti si stanno promuovendo per festeggiare l’anniversario dei 500 anni di fondazione della parrocchia, che ricorre il 14 gennaio 2014, l’Associazione San Fedele ha ottenuto dal Museo di riavere i due cicli di affreschi, per un’esposizione che rimarrà aperta fino al 4 novembre nella torre dei Da Pendolasco a Poggi. In questo modo, per una volta, «non sono le persone che sono invitate a vedere le opere d’arte, ma sono queste ultime che vengono dalle persone». L’inaugurazione ufficiale della mostra si è tenuta sabato 29 settembre, nell’oratorio di Cristo Salvatore, presso la chiesa parrocchiale di San Fedele, un ambiente certo suggestivo, con i suoi pregevoli affreschi del Ligari, ma insufficiente a contenere il grande «Hoc opus fecit fieri...» Le opere furono staccate nel 1963 da casa Toloni e trasferite al Museo di Sondrio. Entrambe rappresentano le opere di misericordia corporale. numero di persone affluite. Come era avvenuto per la precedente mostra fotografica, infatti, gli abitanti hanno colto pienamente l’importanza di simili iniziative culturali, perché permettono loro di mantenere i legami con il loro lontano passato. L’incontro, ben preparato, è stato condotto da Mariangela Cederna. Dopo i consueti saluti delle autorità, la Presidente (e anima delle iniziative) Franca Prandi ha ricordato gli scopi e le attività dell’Associazione, mentre la direttrice del Museo di Sondrio, Angela Dell’Oca, ha svolto una dotta relazione sulle caratteristiche delle opere, delle quali non si conoscono gli autori. Al di là dell’importanza storica e della qualità stilistica degli affreschi, rimane però da chiarire un piccolo mistero: come mai gli antichi proprietari, a nemmeno un secolo di distanza, hanno fatto martellare e poi ricoprire un precedente affresco per farne uno che ha il medesimo soggetto? La spiegazione che mi sembra più plausibile è quella della peste. Secondo la tradizione orale, che ancora permane nei nostri paesi, in caso di contagio si procedeva alla disinfestazione degli edifici, che prevedeva non solo l’imbiancatura a calce, ma anche un intervento più radicale, cioè la stesura di un nuovo intonaco. Si può quindi capire come i proprietari non abbiano voluto rinunciare a un dipinto così prezioso, per cui ne hanno fatto sovrapporre uno che riproducesse il precedente, nel tema e nella scansione degli spazi. Da sottolineare, infine, uno degli aspetti certamente più belli dell’iniziativa: il coinvolgimento diretto dei ragazzi delle scuole, presenti alla manifestazione con costumi d’epoca, che poi svolgeranno il prezioso lavoro di guide alla mostra negli orari di apertura, cioè il sabato, domenica e festivi, dalle ore 10 alle 12 e dalle 14 alle 17, fino al 4 novembre. pagina a cura di CIRILLO RUFFONI talamona Venerdì 28 settembre un convegno dedicato alla scoperta della necropoli romana, ricordandone lo scopritore, l’ing. Clemente Valenti. Valenti: scoprì un po’ di Roma a Talamona L a comunità di Talamona ha voluto ricordare in modo speciale un suo personaggio dell’Ottocento, che ha avuto un rilievo particolare ed è stato un vero e proprio benefattore. L’occasione si è avuta venerdì 28 settembre, durante un convegno dedicato alla scoperta della necropoli romana, fatta proprio dall’ingegner Clemente Valenti nel 1874. All’ingegner Valenti, infatti, è stata dedicata una sala per le conferenze, che il Comune ha ricavato nella parte alta dell’edificio, chiamato Palazzo della cultura, dove ha sede anche la biblioteca. Alla nipote Adriana Valenti è toccato il compito di ricordare, in modo vivace e allo stesso tempo commosso, la figura del nonno. Era nato il 9 dicembre 1842. Dopo aver completato gli studi universitari, aveva vissuto un momento eroico durante la terza guerra di indipendenza, tanto da seguire Garibaldi nella campagna militare che si era conclusa con il famoso «Obbedisco!». Nel 1869 il Comune di Talamona lo aveva nominato sorvegliante generale delle scuole e in questo compito il Valenti aveva profuso molte energie, perché capiva l’importanza di un’educazione che riguardasse tutta la persona e curasse quindi non solo la capacità di leggere, scrivere e far di conto, ma anche l’amore per la propria terra e per la natura. Così egli aveva curato l’istituzione di scuole serali e domenicali, per estendere l’istruzione anche agli adulti e in particolare alle donne; aveva poi fondato una scuola materna (una delle prime in provincia) e una biblioteca circolante. Aveva promosso inoltre la fondazione della Latteria Sociale (la prima in Valtellina), della banda musicale e, con il suo deciso intervento, aveva ottenuto che venisse creata la stazione ferroviaria a Talamona. Tra i suoi progetti architettonici è stata ricordata in particolare la chiesa della Sirta, con la sua grande cupola. Nel 1874, durante i lavori di ampliamento del cimitero, gli operai avevano trovato alcuni strani reperti. Il Valenti ne aveva capito subito l’antichità e l’importanza, per cui aveva curato la raccolta, aveva steso una relazione e successivamente li aveva mandati al Comitato Archeologico Provinciale, da poco costituito e guidato dall’arciprete di Sondrio Antonio Maffei. In questo modo i reperti erano rimasti a Sondrio e sono poi confluiti nella sezione archeologica del Museo, come ha ricordato l’attuale direttrice Angela Dell’Oca. L’aspetto più interessante che emerge da questa scoperta archeologica e che è stato evidenziato in particolare nelle relazioni del cartografo Stefano Pruneri e della ricercatrice Rita Pezzola, è la continuità di utilizzo di un’area per la sepoltura. È straordinario il fatto che un luogo utilizzato per seppellire i morti duemila anni fa abbia continuato poi a svolgere questa funzione lungo i secoli, passando attraverso le terribili vicende della peste del 1630 e arrivando fino ai nostri giorni. Si tratta di un filo invisibile che lega una comunità fino alle sue più lontane radici. Chi erano quegli antichi abitanti? Secondo l’archeologa Valeria Mariotti si trattava probabilmente di coloni romani, uomini liberi, venuti dal comasco per lavorare la terra. Essi avevano la consuetudine di cremare i corpi dei loro defunti, poi scavavano delle semplici buche nel terreno e vi deponevano le ceneri del rogo, insieme a oggetti di uso quotidiano che erano appartenuti al defunto. La necropoli di Talamona appartiene quindi al tipo detto a incenerizione e presenta forti analogie con altre, in particolare con quella di Angera. In che cosa consistono i reperti? Si tratta di oggetti molto semplici, come ha illustrato Paola Bordigone: alcuni recipienti di terracotta, dei coltelli, dei falcetti e un tintinnabulum, una specie di campanaccio come quelli ancora usati dai nostri pastori. Sondrio Cronaca Sondalo Sabato, 13 ottobre 2012 33 L’artista Guglielmo Bertarelli ha donato i pannelli per rivestire il portone della chiesa. Un regalo per San Francesco G iovedì 4 ottobre la comunità di Sondalo ha ricevuto un regalo: la porta della chiesa dedicata a San Francesco, edificio costruito durante il decennio scorso e non completamente ultimato. La domenica precedente, il parroco monsignor Battista Galli aveva annunciato che la Messa feriale del giorno di San Francesco sarebbe stata celebrata nella chiesa dedicata al santo di Assisi eccezionalmente alle ore 18. «Sarà preceduta da un momento particolare – aveva detto – che non vi dico, ma sarà simpatico». La sorpresa è stata svelata dall’artigiano artista che l’ha creata, il trentino Gugliemo “El Duca” Bertarelli, pluripremiato artista di fama internazionale e Senatore dell’Accademia Universale “Gugliemo Marconi” di Roma. Ha allestito numerose mostre, in Italia e all’estero: Germania, Austria, Svezia, Francia, Sviz- zera, Danimarca, Finlandia, America, Ucraina e Russia orientale. Molte delle sue opere sono collocate sui Passi di Montagna: come lo Stelvio (2758 metri slm), il Gavia (2652 metri slm). Conosciuto per caso da don Battista durante la cerimonia di benedizione della croce in acciaio realizzata per Campodolcino in Valchiavenna, l’artista è venuto a conoscenza della situazione della chiesa di San Francesco a Sondalo. Dopo una serie di sopraluoghi ha deciso di donare conoscenze, materiale e lavoro per la realizzazione dei pannelli destinati a coprire il provvisorio portone: un telaio rivestito da un pannello di panforte. Il soggetto rappresentato è stato pensato di comune accordo con don Battista: per l’esterno tutte le nove chiese di Sondalo oltre a quella di Mondadizza, per l’interno un gioco dei quattro colori liturgici, in continuità con le moderne vetrate della chiesa. Sempre all’interno il portone ospita due formelle raffiguranti una copia dei Santi Pietro e Paolo presenti nella chiesa parrocchiale. Le formelle di cui si costituiscono i pannelli sono state realizzate in polvere di pietra, con una tecnica tutta particolare, descritta nel dettaglio durante l’inaugurazione. La comunità ha particolarmente apprezzato il dono di Bertarelli, una ventata di novità in un periodo particolare. Verranno fatte delle copie delle formelle e saranno vendute per far fronte alle difficoltà di una comunità desiderosa di impegnarsi nel vivere un’esperienza cristiana utile. LUCIA SCALCO Grosio. Lo scorso sabato l’incontro con la testimonianza dell’Associazione Kwizera. La comunità di Grosio incontra il Rwanda S abato sera presso l’oratorio di Grosio si è vissuto un intenso momento di vita comunitaria quando, con la testimonianza dei coniugi Luca e Mariuccia, si è ripercorsa la lunga storia di amicizia tra Grosio e il Rwanda. Il momento clou si è avuto quando i due relatori, anche con l’ausilio di numerose immagini, hanno ripercorso le tappe più significative del loro primo viaggio con l’Associazione Kwizera nel paese centroafricano durante lo scorso mese di agosto. Ad arricchire la serata si è aggiunta dapprima la testimonianza di don Battista Galli che, tramite una registrazione audio, ha condiviso alcune sue emozioni di quando, a capo di una delegazione della Caritas italiana, si era recato in Rwanda all’indomani dell’eccidio per portarvi i primi aiuti; poi, addirittura dal Rwanda, don Paolo Gahutu ha ripercorso la storia di amicizia che lo lega a molti grosini dal lontano 1994, quando, giovane seminarista, arrivò in Italia per sfuggire agli orrori della guerra. Dopo di lui, Angelo Bertolucci, responsabile dell’Associazione Kwizera, ha passato in rassegna le principali realizzazioni dell’associazione nei suoi primi dieci anni di vita e, soprattutto, ha posto in risalto lo spirito dei suoi volontari. Il conduttore della serata, Carlo Toini, ha poi ricordato alcune importanti realizzazioni che, benché meno impegnative sotto il profilo finanziario, influiscono però direttamente sia sui donatori, sia sui rwandesi. Con Michele Ghilotti si è parlato del Progetto Mikan, mentre don Alessandro Zubiani, attraverso una registrazione audio ha illustrato l’esperienza di vicinanza che i bambini della prima comunione della parrocchia di Sagnino (Como) hanno condiviso coi coetanei rwandesi. A suggellare una serata indimenticabile sono state da una parte la proposta di Luca e Mariuccia che la comunità parrocchiale di Grosio si assuma il compito di sostenere il funzionamento dell’asilo di Kagera intitolato alla memoria del grosino Carlo Rodolfi, dall’altra le parole del parroco don Renato Lanzetti, che ha invitato ad aprire un ciclo di incontri dove le diverse realtà associative parrocchiali condividano le singole esperienze, così da rendere la comunità grosina sempre più aperta agli altri. PIERANGELO MELGARA Arriva la decima edizione della manifestazione “Un Ponte di note” L a decima edizione di “Un Ponte di note” a Ponte in Valtellina, dedicata a Gustav Leonhardt, grande clavicembalista e organista, nonché direttore di orchestra olandese, riconosciuto come uno dei pioneri dell’esecuzione storica soprattutto delle opere di Johan Sebastian Bach e morto a gennaio di quest’anno, non può che proporre l’Integrale delle sonate per violino e cembalo di Bach, L’iniziativa A2A ripropone il progetto scuola e apre le centrali R iparte il progetto scuola A2A. Da oltre trent’anni le società del gruppo sviluppano progetti didattici in collaborazione con il mondo della scuola, per promuovere tra i giovani la crescita di una cultura rispettosa dell’ambiente e dar loro la possibilità di approfondire la conoscenza delle tante realtà produttive di A2A. L’iniziativa è rivolta alle scuole dei territori dove il gruppo è presente e prevede una serie d’iniziative, tra le quali la possibilità di visitare gli impianti industriali del gruppo: termovalorizzatori, centrali idroelettriche, termoelettriche, di cogenerazione, fonti dell’acqua, depuratori e discariche per i rifiuti, ai quali si aggiunge la Casa dell’Energia di Milano, centro permanente di comunicazione dedicato all’energia. Le prenotazioni agli impianti aziendali possono essere effettuate per tutti gli impianti del gruppo A2A, in modo semplice e veloce, compilando un modulo di prenotazione sul sito www.a2a.eu progetto scuola. V di cui interpreti saranno Annegret Siedel al violino barocco e alla viola d’amore e Brett Leigton al clavicembalo. Il primo concerto si terrà sabato sera 13 ottobre alle ore 18.30, il secondo domenica mattina alle ore 11.15 presso il Teatro comunale “Giuseppe Piazzi” in Piazza Bernardino Luini a Ponte. L’iniziativa è promossa dalla Biblioteca comunale “Libero Della Briotta” e dal Comune di Ponte, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, della Banca Popolare di Sondrio e della Tipografia Bettini. L’ingresso è gratuito e i posti devono essere prenotati telefonando o scrivendo ai seguenti indirizzi: cell. 347.7709717, natruzio@ gmail.com; 0342.489017, biblioteca@comune. ponteinvaltellina.so.it, o www.biblioponte.eu. Pi. Me. Consegnati i premi del Concorso Sertoli Salis enerdì 12 ottobre, presso la Sala Consiliare della Provincia di Sondrio, sono stati consegnati i premi della nona edizione del Concorso Letterario Renzo Sertori Salis, figura di spicco della cultura locale militante. Il premio principale, quello di poesia intitolato a Renzo Sertori Salis, 5 mila euro offerti dalla Fondazione Pro Valtellina, è stato assegnato a Jolanda Insana, una poetessa italiana nata a Messina nel 1937. Si è dedicata alla traduzione di vari classici e autori contemporanei, dal greco e dal latino. Il premio di poesia “Grytzko Mascioni”, 3 mila e 500 euro offerti dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, è stato attribuito al poeta Silvio Mignano per “La nostra ribelle buona educazione”. L’autore nato a Fondi nel 1965 arricchisce le proprie opere con le terre visitate: Gaeta, borgo crocevia delle culture greca, latina, romana, bizantina, araba, francese, siciliana e borbonica, Roma, Basilea, La Paz, Cuba, Kenya. Il premio di poesia “Padre Camillo de Piaz”, mille e 500 euro offerti da Lions Club Sondrio Host, Provincia di Sondrio e Comune di Tirano, è stato destinato all’esordiente Lorenzo Stoppa Tonolli per “Euridice e altri versi intorno all’inerme”. Il giovane insegnante e poeta milanese, nato nel capoluogo lombardo nel 1978, inizia con questo riconoscimento la sua carriera letteraria. La giuria era composta dal presidente Giancarlo Majorino, una delle personalità più eminenti della poesia attuale in Italia; Ernesto Ferrero, saggista, critico e romanziere, vincitore del Premio Strega 2000, Direttore della Fiera Internazionale del libro di Torino; Gilberto Isella, poeta e saggista, coredattore della rivista “Bloc Notes” e collaboratore alla rivista valtellinese “Tellus”; Giorgio Luzzi, poeta e saggista, autore di volumi, antologie e interventi su riviste di poesia; Cristina Pedrana, docente di lettere nei licei con particolare interesse per la poesia, ha seguito con competenza e passione tutte le edizioni del concorso. Lu. S. Spettacoli 34 Sabato, 13 ottobre 2012 ✎ il telecomando | AIART Como Venerdì 26 ottobre un incontro sul futuro della televisione “ N uovi scenari per la Tv e i Media”. è questo il titolo della serata organizzata, venerdì 26 ottobre, dall’Aiart (Associazione spettatori) di Como in collaborazione con l’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali della diocesi di Como. All’incontro, con inizio alle 20.45 al centro pastorale card. Ferrari, interverrà il professor Massimo Scaglioni, docente di “Storia dei media”, ricercatore dell’Università Cattolica. L’invito è rivolto a tutti in particolare a genitori, docenti, educatori e catechisti. La serata organizzata dall’Aiart rientra nel progetto dell’associazione comasca dal titolo “Media: no alle dipendenze”, realizzato con il contributo della Regione Lombardia. Domenica 14. Le frontiere dello spirito, C5, 8,50. C. Sangiorgi ci parla del Concilio Vaticano II. A sua immagine Rai1, 10.30. Rubrica religiosa. Per i più piccoli su Rai2 3 film d’animazione: Mucche alla riscossa, 13.45; Wall-E, 15.00; Lilo e Stitch,16.30. Tre uomini in fuga, La7. 15.50. Divertente commedia di guerra con Luis De Funes. La svolta, Tv2000, 15,40/21.00. Storia di una conversione Il velo dipinto, Rai Movie, 21.15. Intenso film drammatico con E. Norton. Don Bosco Tv2000, 21.50. Ultima parte. Report, Rai3, 21,30. La cassa depositi e prestiti. Lunedì 15. L’infedele, La7, 21.10. Attualità. Che tempo che fa del lunedì, Rai3, 21.05. Attualità. Colorado, It1, 21.10. Varietà. Ronin, Rai4, 21.10. Poliziesco d’azione con De Niro. Concilio, Tv2000, 21.20 (fino a giovedì) Bombardate Roma; Bombe sulla Germania, Rai storia 21.00 . Documentari. A beautiful di Tiziano Raffaini mind, C5, 23.40. Ottimo film da una storia vera. Martedì 16. Don Camillo e l’onorevole Peppone, R4, 21.10. Madagascar 2, It1, 21.10. 2° episodio avvincente quanto il 1°. SOS tata, La7, 21.10. Reality di pedagogico. La nascita della Repubblica, Rai storia, 21.00. Doc. In questo mondo libero, Rai5, 21.15. Ottimo film di Ken Loach sullo sfruttamento del lavoro. Mercoledì 17. La fede di Dante, Rai storia, 21.00. Colloquio LaviaRavasi; segue Concilio Vaticano II.doc. Sposami, Rai uno 21.10. Fiction 4° p. Miss Marple: Il segreto di Chimneys, Rai movie, 21.15. Giallo. In fondo al cuore, La5. 21.10. Una famiglia viene sconvolta quando un figlio sparisce. Ben fatto. Atlantide, La7, 21.10. Doc. L’enigma della Sindone, La7, 23,05. Documentario. Giovedì 18. Come l’arte ha raccontato il mondo, Rasi5, 21.15. La morte, Doc. Le parole che hanno cambiato il mondo, Tv2000, 21.50. doc. Un passo dal cielo 2, Rai1, 21.10. Fiction con T. Hill. Sherlock Holmes, It1, 21.10. Film d’azione. Le basiliche papali di Roma, Tv2000, 22.45. doc. Venerdì 19. I grandi santuari d’Europa, Tv2000, 23.35. Doc. Lo spazio bianco, Rai3, 21.05. Un film di F. Comencini. Una storia struggente che trova in M. Buy un’interprete credibile. Tale e quale, Rai1, 21.10. Show. Agente 007 una cascata di diamanti, Rai movie 21.10 con Sean Connery. Crozza nel paese delle meraviglie, La7, 21.10. Satira. Sabato 20. Sulla via di Damasco, Rai2, 10.15. Rubrica religiosa. Tv Talk, Rai3, 14.55. Programma di critica tv. Enrico Mattei, Rai premium, 19.55. Miniserie completa. Lourdes, Tv2000, 21.20. Ulisse, Rai3, 21.05. L’amore ai tempi di Nerone. Lipomo Madagascar 3 Domenica 14 ottobre I drammatico drammatico commedia drammatico è stato il figlio Reality Il rosso e il blu Bella addormentata La famiglia Ciraulo vive poveramente nel quartiere Zen di Palermo. Però davanti all’uscio di casa tiene parcheggiata una Mercedes, acquistata con il risarcimento percepito in seguito alla morte della figlia capitata per caso in mezzo a una sparatoria tra mafiosi. Al cinema Excelsior di Sondrio dal 12 al 15 ottobre. L’ultimo film di Matteo Garrone racconta la storia di un pescivendolo napoletano che dopo aver partecipato ad un casting de ”Il Grande Fratello” entra in una spirale di attese che trasformerà la sua vita. Giuliana, preside scrupolosa, Fiorito, professore di storia dell’arte che ha perso il gusto della bellezza e dell’insegnamento e Prezioso, giovane supplente di lettere che vorrebbe salvare il mondo si ritrovano in un liceo alla periferia di Roma. All’Astra dall’11 al 14 ottobre. A Menaggio dal 12 al 14 ottobre. Tutto si svolge in sei giorni, dal 3 al 9 febbraio 2009, gli ultimi di Eluana Englaro, la cui vicenda resta però sullo sfondo, e al cui caso si collegano emozionalmente le storie dei diversi personaggi di fantasia. l leone Alex, la zebra Marty, l’ippopotamo Gloria e la giraffa Melman sentono nostalgia dello zoo di New York, e decidono di lasciare l’Africa per Montecarlo, per recuperare i pinguini, le scimmie e il re dei lemuri Julien, onde partire con loro alla volta dell’America. Ma le cose non vanno però come previsto... Nella sala della comunità di Livigno il 14 ottobre. Nella sala dell’oratorio di Lipomo. Il film a Chiavenna 12, 13 e 14 ottobre. Lettere e Rubriche Sabato, 13 ottobre 2012 35 ❚❚ Lettere al direttore [email protected] Dubbi e certezze sull’ora di Religione C aro Direttore, fin dalle prime classi che ho frequentato ho sempre avuto dei forti dubbi sull’ora di religione, non tanto come scelta personale (che, nel mio caso, lasciava il tempo che trovava poichè, allora, ero giovincello), ma in merito alla didattica e alla metodologia della suddetta materia. Anche se tali lezioni erano previste e fanno parte come altre discipline dell’ordinamento scolastico del nostro Paese, capitava spesso che durante quell’ora si facesse di tutto. Eppure, devo dire con franchezza che il desiderio di sentire quel sacerdote o quella professoressa non mancava! anzi, spesso erano momenti di discussione su vari argomenti di portata sociale, e anche se vi era il solito gruppetto che faceva la cosiddetta “cagnara”, tutto sommato, per chi partecipava, la lezione era molto interessante. Tuttavia devo dire con tutta la sincerità che in tutti gli anni che ho fatto religione non ho mai sentito parlare di Gesù e di Dio. Si parlava di ogni tema riguardante il sociale, o di sesso, tant’è vero che rimanevo stupito, forse perchè non volevo che si sciupasse quel poco che si poteva raccogliere. Oggi, con la gioventù, parlare di religione diventa ancora più difficile, perchè si rischia di rendere il giovane ancor più insicuro davanti al mondo che lo circonda. Perciò, penso che sia meglio e giusto che possa scegliere lui stesso, con gli strumenti culturali e religiosi di cui dispone, il proprio credo. Tutto questo, all’insegna di una moralità che possa renderlo responsabile delle proprie scelte di vita. Gianni Noli C aro Gianni, la tua preoccupazione di un’ora di religione nella quale non si parla mai di Gesù e di Dio mi sembra l’esatto contrario di quella che, invece, vorrebbe un insegnamento meno confessionale e più in linea con il contesto pluralistico nel quale viviamo. L’ha detto, recentemente, anche il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che probabilmente, però, aveva in mente l’ora di religione della sua nonna. Penso infatti che l’equilibrio fra le due opposte esigenze sia già stato realizzato dalla metodologia dell’IRC (Insegnamento Religione Cattolica), come ben spiegava, nello scorso numero, il direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale scolastica don Teresio Barbaro. Né ora di catechismo, né generica ed esangue ora di cultura religiosa, bensì il cattolicesimo presentato nelle sue valenze culturali, storiche, artistiche, esistenziali: questo si fa durante l’ora di religione. Che poi, qualche volta, capiti che si prepari il compito di matematica o di greco, vabbè, fa un po’ parte della legittima difesa riconosciuta allo studente. Resta il fatto che l’ora di religione cattolica rappresenta una straordinaria, e libera, occasione di crescita e confronto culturale, che non aumenta lo spaesamento dello studente, ma gli fornisce le vitamine per diventare grande. Specie se poi, dall’altra parte della cattedra, siede qualcuno che abbia voglia – e proprio l’insegnamento della religione gliene da’ l’occasione – di occuparsi un po’ di te, ben al di là dello svolgimento dello stretto compitino accademico. ❚❚ Lettere al direttore Diventiamo protagonisti del cambiamento C aro Direttore, rileggevo, proprio oggi, le parole che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha pronunciato in occasione della cerimonia di commemorazione del Giudice Giovanni Falcone. “Facciamo affidamento - ha detto Napolitano - sulle forze dello Stato, sulle migliori energie della società civile, sulle nuove generazioni. Colgo, in questa vostra generazione, una carica di sensibilità, di intelligenza, di generosità che molto mi conforta, che mi dà grande speranza e fiducia. E perciò voglio dirvi: completate con impegno la vostra formazione, portate avanti il vostro apprendistato civile, e scendete al più presto in campo, aprendo porte e finestre se vi si vuole tenere fuori, per rinnovare la politica e la società, nel segno della legalità e della trasparenza. L’Italia ne ha bisogno; l’Italia ve ne sarà grata”. Con un PIL praticamente piatto, una disoccupazione giovanile mortificante, un’in- “Sulla tua parola getterò le reti”. (Lc 5,5) G se anche giustamente disgustoso, ma così, di fatto, lasciando allo stesso sistema l’assoluta e incontrollata libertà di agire nella più totale assenza di controllo, senza dover rendicontare alcunché. Il disinteresse mostrato dai cittadini italiani durante le ultime elezioni rappresenta un segnale forte ed inconfutabile del biasimo verso la classe politica centrale e locale. Ma questa non è cosa sufficiente: perché, infatti, solo la partecipazione attiva ed appassionata alla vita politica del Paese può cambiare le cose e restituirci il futuro che gli italiani meritano e che, anche troppo pazientemente, attendono da tempo. L’Italia e gli italiani, siamo convinti, hanno però ancora respiro, energia, fantasia, capacità, coraggio, voglia di intraprendere. Ed è con queste forze vive che l’Italia può cambiare, può farcela a risorgere. E’ allora giunto il momento di diventare protagonisti del cambiamento. Carmelo Lentino ✎ parola di vita | Chiara Lubich Ottobre 2012: Sulla tua parola getterò le reti di esù, quando fini di insegnare, seduto sulla barca di Simone, disse a lui e ai suoi compagni di gettare le reti in mare; e Simone, pur affermando che tutta la notte avevano faticato invano, soggiunse: “Sulla tua parola getterò le reti”. E, gettatele, furono talmente ripiene di pesci che si rompevano. Vennero allora dei compagni ad aiutarlo e riempirono essi pure le barche a tal punto che quasi affondavano. Simone, assai stupito, come lo erano anche Giacomo e Giovanni suoi compagni, si gettò allora ai piedi di Gesù, pregandolo di allontanarsi da lui peccatore. Ma Gesù gli disse di non temere: da quel momento sarebbe diventato pescatore di uomini. E da quell’istante, Simone, Giacomo e Giovanni divennero suoi discepoli. Questo è il racconto della pesca miracolosa, che Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como Telefono 031-26.35.33 Fax Redazione 031-30.00.33 E-mail Redazione [email protected] Fax Segreteria 031-31.09.325 E-mail Segreteria [email protected] conto corrente postale contenibile e sembrerebbe irrisolvibile evasione fiscale, i servizi pubblici statali e locali al palo, vetusti e privi di risorse per modernizzarsi e rendersi efficienti, la credibilità internazionale che tenta affannosamente la risalita dai suoi minimi storici, l’Italia pare sull’orlo del baratro. E’ di tutta evidenza che, per questo stato di cose, c’è un principale responsabile: l’intera classe politica che negli ultimi quarant’anni ha gestito in modo pessimo il Paese, anteponendo interessi personali o partitici a quelli prioritari della Nazione. E’ anche vero, però, che la responsabilità è pure di tutti quelli che come cittadini hanno assistito passivamente a questa deriva, senza pretendere contromisure immediate e serie, senza denunciare prontamente truffe e corruzione, senza chiedere conto ai loro rappresentanti parlamentari, regionali, provinciali e comunali. I più si sono di fatto lavati le mani, allontanandosi volontariamente da un sistema politico giudicato for- simboleggia la futura missione degli apostoli. Il comportamento di Pietro è modello non solo per gli altri apostoli e per coloro che gli succederanno, ma anche per ogni cristiano. “Sulla tua parola getterò le reti”. (Lc 5,5) Dopo una notte infruttuosa, Pietro, esperto nella pesca, avrebbe potuto sorridere e rifiutarsi di accettare l’invito di Gesù a gettare le reti di giorno, momento meno propizio. Invece, passando oltre il suo ragionamento, si fidò di Gesù. E’ questa una situazione tipica attraverso la quale anche oggi n. 20059226 intestato a: Il Settimanale della Diocesi di Como Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio Telefono e Fax 0342-21.00.43 E-mail [email protected] Stampa: A.G.Bellavite s.r.l. Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: ogni credente, è chiamato a passare. La sua fede, infatti, è messa alla prova in mille modi. Seguire Cristo significa decisione, impegno e perseveranza, mentre in questo mondo in cui viviamo tutto sembra invitare al rilassamento, alla mediocrità, al “lasciar perdere”. Il compito appare troppo grande, impossibile a raggiungersi, e fallito in anticipo. Occorre allora la forza di andare avanti, di resistere all’ambiente, al contesto sociale, agli amici, ai mass – media. E’ una prova dura da combattere giorno per giorno, o meglio ora per ora. Ma , se la si affronta e la si accoglie, essa servirà a farci maturare come cristiani, a farci sperimentare che le straordinarie parole di Gesù sono vere, che le sue promesse si attuano, che si può intraprendere nella vita un’avventura divina mille volte più affascinante di quante altre ne possiamo immaginare, dove possiamo essere testimoni, ad esempio, che mentre nel mondo la vita è spesso così stentata, piatta ed infruttuosa, Dio ricolma di ogni bene chi lo segue: dà il centuplo in questa vita, oltre alla vita eterna. E’ la pesca miracolosa che si rinnova. Direttore responsabile: Alberto Campoleoni Direttore editoriale: mons. Angelo Riva La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2011: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI “Sulla tua parola getterò le reti”. (Lc 5,5) Come mettere in pratica allora questa Parola? Facendo anche noi la scelta di Pietro: “Sulla tua “parola””. Aver fiducia nella sua Parola; non mettere il dubbio su ciò che Egli chiede. Anzi: basare il nostro comportamento, la nostra attività, la nostra vita sulla Parola. Fonderemo così la nostra esistenza su ciò che vi è di più solido, sicuro, e contempleremo, nello stupore, che proprio là dove ogni risposta umana viene meno, Egli interviene, e che là, dove è umanamente impossibile, nasce la vita. (Unione Stampa Periodica Italiana) Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale.