Anna Giacobbe presentazione del libro sulla vita di

Transcript

Anna Giacobbe presentazione del libro sulla vita di
Intervento di Anna Giacobbe alla presentazione di “Alessandro e io. La
vita “bella” di Adele Morelli Natta” di Francesca Paglieri
Imperia, 6 marzo 2009
Una cosa molto interessante della figura di Adele è come vive “con uno
spirito di indipendenza”, come lo chiama lei le scelte nelle quali la sua vita
di donna è stata condizionata e segnata dall’essere moglie di Sandro.
Adele ci dice di essere contraria al “moglismo”.
Da dove viene questa indipendenza e perché nella scelta di seguire Sandro
a Roma non c’è nulla di “moglista”?
Intanto il rapporto con la vita pubblica, la politica, l’impegno civile non è
“all’ombra di Natta”.
La guerra, la coscienza del terribile carico che porta alle persone e alle
famiglie, sin dalla partenza del padre quattro giorni prima che nascesse,
l’assistenza che fa ai feriti all’ospedale militare, con solidarietà umana e
non puramente caritatevole, con la consapevolezza piena del male assoluto
che è la guerra, fonte di tristezza, di sofferenza e di morte, ed anche di
solitudine; e il “cos’è la guerra per le donne, che la fa parlare dell’Iraq
l’otto marzo e di come le donne vivono i conflitti armati. La ribellione alle
ingiustizie, il senso civile, sembrano nascere proprio da lì, da un suo
vissuto intenso, tra la dimensione personale e quella collettiva, sempre ala
base della speciale esperienza politica che le donne vivono. E poi un forte
senso dei valori che spinge alla partecipazione, prima ancora che alla
scelta da “da che parte stare” (“non sapevo nulla della politica, a parte il
rispetto nei confronti dell’Italia”).
Adele sceglie un modo di fare politica “nelle retrovie”, non è mai “di
palazzo”, né dei palazzi istituzionali né di quelli di partito, dove forse
avrebbe finito per esser “la moglie di”.
C’è anche alla base dell’indipendenza e dall’autonomia di Adele il suo
bagaglio di cultura, di amore per lo studio e per la trasmissione del suo
sapere, non solo fino a che insegna, ma poi nel suo modo di fare politica.
L’esercizio della scrittura è uno dei tratti ricorrenti della vita di Adele. I
lunghi periodi lontana, per studio o per la prigionia, tra Adele e Sandro,
sono intessuti del rapporto epistolare, così difficile nel periodo della guerra
e della prigionia. Anche questi dolorosi periodo di distacco ci fanno veder
come del tutto naturale, ovvia, la scelta di seguire Sandro a Roma quando
non riuscirà più, lui, a fare il pendolare.
Certo l’amore per la cultura è aria che nella coppia Adele - Sandro si
respira intensamente; non solo sotto un aspetto accademico; pensate al
valore che Natta da all’opera di “chiarificazione ed educazione politica e
culturale svolta tra gli internati” come strumento essenziale per “dare
vigore e maturità ala resistenza nei lager, facendone un episodio vero e
proprio delle lotta di Liberazione”.
Molto importante per noi, per ciò che insegna anche al nostro lavoro di
rappresentanza sociale, sindacale, e che qualcosa dovrebbe ancora
insegnare anche alla rappresentanza politica è l’idea che Adele ha,
appunto, dell’impegno politico, quella “politica nelle retrovie” di cui lei
stessa ci parla, fatta anche dell’aiuto consapevole ad una sola persona
perché possa esercitare un proprio diritto essenziale, magari la cura del
marito in ospedale, come nel caso della portinaia.
Un impegno fatto di relazione diretta, di discussione, che fa sentire “il
dovere di tentare di parlare”,nei comizi, nelle riunioni, quando non usava
che le donne parlassero in pubblico, e meno che meno di politica, anche
quando non corrisponde ad un’indole riservata, mite, come quella di
Adele. “Non parlavo di teoria, ma di vita pratica”, ci dice e ci fa pensare,
in tempi certo meno drammatici, ma così confusi e contraddittori, a quanto
è importante quel lavoro che ogni giorni tanti nostri militanti e dirigenti
sindacali, soprattutto in territori minori, più decentrati, fanno come parte
essenziale della nostra missione. Nessuno d noi pensa di risolvere nella
sola tutela individuale i problemi del lavoro, ma sa che intanto va data una
risposta che allevia una condizione di disagio anche individuale, le persone
capiscono la necessità di associarsi, di lottare collettivamente, se intanto
non le abbiamo lasciate sole quando si sono rivolte a noi; e poi la
costruzione di vertenze collettive, di lotte sindacali parte dalla conoscenza
precisa delle condizioni su cui vogliamo intervenire, che vogliamo
cambiare.
Questa attenzione si coltiva di più nei territori “minori”, vale anche per i
luoghi, i quartieri che stanno nelle città più grandi, per quanto la stessa
Adele, allora, arrivata nella capitale, non abbia trovato quello stesso
ambiente, “ravvicinato”, fatto di rapporti quotidiani, che ha lascito nella
provincia, incontrando in questo una difficoltà.
Mi fa piacere infine citare due aspetti della personalità di Adele che ne
fanno una persona “intera”, con le sfumature che disegnano una donna
“bella” che ha vissuto una vita “bella”: la voglia, e la capacità di essere
elegante anche in situazioni di grandi privazioni e difficoltà: si fa le maglie
cambiando i colori tingendo la lana delle maglie disfatte, e poi, non vi
sembra di vederla con la gonna di lino azzurro e la camicetta di seta,
quando va incontro a Sandro su qual camion disastrato? Inoltre ci dice lei
stessa “ho sempre saputo cogliere anche i lati comici delle cose che mi
sono accadute nella vita”, in una vita così travagliata e difficile anche
questo ha un valore straordinario, spiega, in fondo, come le persone che
affrontano sacrifici e dolori molto grandi, siano in grado di dare a se stessi
e agli altri così forti messaggi di speranza e di fiducia.