Come aiutare i bambini dopo un terremoto
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Come aiutare i bambini dopo un terremoto
AIUTARE I BAMBINI DOPO UN TERREMOTO “E’ stato terribile, la mia casa è distrutta, il tetto è rimasto su solo sopra la mia camera.. Aspetti che tutto crolli…. Quando ci sono state le altre scosse, pensavo che non finiva più. Volevo dormire con mamma e papà e volevo stare in cucina perché c’era il tavolo sotto cui potevo ripararmi” (Alberto, 9 anni) I disastri come un terremoto provocano nei bambini una serie di reazioni psicologiche. La maggior parte dei bambini piccoli ha difficoltà a comprendere i danni, le ferite o la morte che possono risultare da un evento inaspettato ed incontrollabile, come un terremoto. Il bambino non vede più il mondo come sicuro e prevedibile. Occorre tuttavia ricordare che la maggior parte dei problemi psicologici sono transitori. Il passare del tempo aiuterà a ristabilire l’equilibrio. Questo processo di recupero dipende anche dalla gravità di ciò che è accaduto e dai danni e dalla perdite che si hanno subito. Alcune famiglie ritorneranno alla routine quotidiana abbastanza rapidamente, altre invece ci metteranno più tempo perchè hanno avuto la loro casa distrutta o resa inagibile, hanno avuto dei cari o dei conoscenti che hanno perso la vita, che sono rimasti feriti o hanno peggiorato i loro problemi di salute. Altre famiglie hanno subito gravi danni economici ingenti, hanno visto distrutto il loro negozio o la loro azienda. Per favorire questo processo è tuttavia importante che insegnanti, genitori e gli operatori conoscano le reazioni che possono avere i bambini e sappiano come aiutarli al meglio. Aiutare i bambini dopo un terremoto 3 In un disastro come un terremoto, i bambini tendono a cercare l’aiuto degli adulti soprattutto dei loro genitori. Se gli adulti reagiscono in modo allarmante, i bambini si spaventeranno di più. Loro vedono la paura degli adulti come una prova del fatto che il pericolo sia reale. I bambini possono e devono percepire che gli adulti sono tristi o che piangono, che soffrono tanto quanto lui, ma che non hanno perso il controllo. E’ meglio quindi essere un modello di riferimento, sforzarsi di identificare qualche aspetto positivo che serva da consolazione, un senso di speranza o un progetto per il futuro ed evitare di pronunciare davanti al bambino frasi come “anche io voglio morire” o “cosa sarà di noi”. Quando i bambini si trovano a vivere in una tendopoli, senza la loro camera da letto e la loro casa, non andando più a scuola, sperimentano una forte interruzione delle loro abitudini quotidiane. Attività come guardare la tv, giocare al computer, o fare sport potrebbero essere impraticabili, è quindi opportuno aiutare i bambini a pensare ad attività ludiche alternative come le carte, i libri, i palloncini. È fondamentale cercare di ripristinare una routine il prima possibile, con orari regolari quando si mangia o si va a letto; ciò aiuta a dare una “struttura” alla giornata. La principale paura è quella dell’abbandono. Alcuni bambini tendono ad avere un “pensiero magico” che fa credere loro che, con il solo fatto di desiderare qualcosa, questa avverrà. Occorre quindi capire il loro concetto di perdita perché potrebbero credere che con il solo desiderio possono far ritornare in vita la persona, l’animale, l’oggetto che hanno perso. Aiutare i bambini dopo un terremoto 4 Le reazioni dei bambini • • • • • • • Di fronte ad un evento inaspettato ed incontrollabile come un terremoto, i bambini possono sperimentare un ampio ventaglio di reazioni. Alcuni potrebbero aver voglia di raccontare quello che hanno vissuto anche più volte mentre altri potrebbero rifiutarsi di parlarne del tutto. I genitori ed gli insegnanti devono sapere che le reazioni sono normali e naturali, e che non permarranno per sempre. Molti bambini piccoli, soprattutto quelli con meno di 7 anni, reagiscono senza una risposta emotiva, a volte non piangono, né esteriorizzano i loro sentimenti. Alcuni bambini potrebbero avere comportamenti regressivi. Certi bambini si mostrano piagnucolosi, smettono di controllare gli sfinteri, si succhiano il pollice o chiedono che venga dato loro da mangiare o che li si vesta quando sono cose che già facevano da soli. Altri non vogliono perdere di vista i propri genitori, vogliono che li tengano o li prendano in braccio ed hanno paura della gente e degli estranei. Tutti questi comportamenti sono sintomi normali dell’ansia e della paura che sentono i bambini. L’attaccamento ai genitori è un’espressione naturale della paura della separazione. A volte anche nei più piccoli, può sorgere una domanda o un commento “egoisti”del tipo “e adesso chi mi aiuta a fare i compiti?” che in realtà denotano il loro senso di smarrimento. Aiutare i bambini dopo un terremoto 5 Le reazioni dei bambini • • • • • Il bambino potrebbe provare ansia e paura se sente dei suoni forti o vibrazioni, se rimane al buio o da solo, e potrebbe pensare che il terremoto ricominci. Alcuni bambini potrebbero avere degli incubi che riguardano in modo più o meno realistico il terremoto appena avvenuto. Gli incubi sono un modo per esprimere le ansie ed elaborare l’intensa esperienza emotiva. Tuttavia, i bambini più piccoli non sono in grado di distinguere la realtà dalla fantasia, il dormire dall’essere svegli, e gli avvenimenti dei loro incubi sono tanto reali quanto la vita quotidiana. E’ importante che i genitori si mostrino comprensivi e flessibili, lasciando dormire i bambini temporaneamente con loro, magari con una luce accesa durante la notte, stando più tempo con loro quando arriva il momento di coricarsi. Alcuni bambini reagiscono con problemi di concentrazione e di disciplina, fino all’iperattività: il movimento è una delle molte strategie utilizzata per affrontare un evento negativo. Altri potrebbe manifestare sintomi fisici, come mal di pancia, vomito, dolori alla testa o eruzioni cutanee. Alcuni bambini potrebbero avere una risposta ritardata. Subito dopo il terremoto sembrano aver reagito bene ma due mesi dopo, se si verifica una scossa, potrebbero avere manifestazioni di regressione e di disagio. Ci vuole del tempo prima che ricomincino a capire che il mondo è un posto sicuro. Aiutare i bambini dopo un terremoto 6 Cosa fare con i bambini • • • • E’ cruciale far sentire i bambini “al sicuro”, evitare le separazioni non necessarie, mantenere l’ambiente tranquillo, ascoltarli e stimolarli a parlare delle loro paure, chiedere che cosa pensano e cercare di fare in modo che esprimano le loro emozioni magari attraverso disegni o giochi. E’ necessario che gli adulti aiutino i bambini a dare nomi semplici alle loro emozioni intense e che diano loro spiegazioni sullo stato emotivo degli altri (es., che sappiano perché i loro genitori sono preoccupati) Conviene spiegare ai bambini l’impegno delle istituzioni per il ripristino della normalità, che ci sono dei “grandi” che stanno facendo di tutto per far ritornare l’elettricità, l’acqua, il gas, che toglieranno i detriti e la polvere e troveranno un alloggio o del cibo. Può essere opportuno coinvolgere i bambini in attività di aiuto come riordinare o in gesti di solidarietà verso altre persone colpite. Questo li aiuterà a sentirsi parte delle attività di soccorso e a capire che le cose torneranno progressivamente alla normalità. •Con i bambini che dopo il terremoto si mostrano tristi e depressi (mangiano o dormono di meno, sono giù di morale e stanchi), può essere importante focalizzarsi sul presente, su cosa hanno bisogno adesso, cosa fare di volta in volta durante la giornata; può essere anche conveniente limitare l’esposizione a giornali e tv che parlano dell’accaduto. •Con i bambini che dopo il terremoto sono diventati più aggressivi e ostili (è il loro modo per sentirsi più forti e sicuri), può essere opportuno parlarci individualmente e senza umiliarlo fargli capire che il suo comportamento ha un impatto sugli altri e su quelli che vogliono aiutarli. A volte i bambini non si rendono conto neanche di essere arrabbiati e può essere utile capire insieme che in fondo ne hanno tutto il diritto. •Con i bambini che dopo il terremoto tendono a isolarsi e a stare per conto loro, può essere opportuno cercare gentilmente di interagire, magari facendo un disegno insieme o giocano con animali o bambole. Parlando di come gli adulti si sentono (tristi, delusi) possono capire che queste sensazioni sono normali. Come aiutare un bambino ad affrontare la perdita di una persona cara • • • • Quando un bambino perde una persona cara è importante garantire un costante percorso di accompagnamento e contenimento emotivo. L’idea della morte nei bambini si modifica nell’arco dello sviluppo e dipende dai valori religiosi e culturali della famiglia. I bambini con meno di 6 anni possono capire avere l’idea che la morte sia transitoria e si aspettano che la persona ritorni. Nel tempo capiscono che la morte è una cessazione delle funzioni vitali (il cuore non batte più, il respiro si ferma…) e si fanno progressivamente l’idea che la morte è irreversibile ed è impossibile un ritorno alla vita. I bambini da 7 a 10 anni comprendono che la morte è universale e riguarda tutti, piante, animali e persone, i propri cari e se stesso. Alcuni potrebbero provare senso di colpa perché ritengono che i loro pensieri negativi potrebbero essere alla base del decorso degli eventi. A volte sperimentano, nel desiderare il ritorno di una persona amata, la sensazione della sua presenza come se fosse un fantasma, e potrebbero non parlare di queste esperienze ad altri. A volte si crede che i bambini siano incapaci di comprendere e si opta per non dire od omettere. Con l’intento di proteggerli, tuttavia, si rischia di ottenere l’effetto opposto: senza elementi per dar senso al lutto i bambini restano con il loro dolore e la loro inquietudine. Aiutare i bambini dopo un terremoto 8 Come aiutare un bambino ad affrontare la perdita di una persona cara • • • • Occorre comunicare al bambino, sulla base della sua capacità: che la morte è una separazione definitiva, che lui non è responsabile, che lui non è in pericolo di morte, che i suoi familiari o altri si prenderanno cura di lui, che gli altri familiari continueranno ad amare e a non dimenticare la persona scomparsa. E’ importante rispondere alle domande che il bambino che può fare. Ad esempio, un bambino che ha perso una sorella durante il terremoto potrà fare domande tipo: “Perché il papà è triste? Dove è mia sorella? Perché non si muove più? Quando è che la rivedrò?”. Sono domande strazianti che tuttavia necessitano di una risposta adeguata alla situazione e al bambino. Il bambino deve essere aiutato ad esprimere le proprie emozioni come rabbia, paura e tristezza e non deve nascondersi per potere piangere. Le frasi come “non piangere”, “non essere triste”, “devi essere forte” possono limitare la libera espressione. Alcuni bimbi si “sfogano” dipingendo, scrivendo una lettera, un poema, un racconto o un diario. Se alcune reazioni permangono per oltre un mese in modo frequente ed intenso, è opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta o uno psichiatra affinché esamini la situazione e il grado di malessere del bambino. Aiutare i bambini dopo un terremoto 9 Realizzato dal gruppo di ricerca in Psicologia dell’emergenza Facoltà di Psicologia, Università di Bologna Supervisione: dott. Luca Pietrantoni, dott. Gabriele Prati Autori: studenti dell’insegnamento “Psicologia dell’emergenza” 2008/2009