Amore e Psiche …con qualche ritocco

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Amore e Psiche …con qualche ritocco
 Personaggi Capocomico / Narratore Venere Amore Psiche Dolcino Oracolo Bussola Rima Sorelle Servi Coro Sacerdoti (atto 2°) Ministri di Venere Formiche Arieti Aquila Re e Regina Valletto tuttofare Voci amiche -­‐ le bianche Voci tentatrici – le nere Voce fuori campo Narratori in cerchio Gloria Mantovani Valentina La Torre Alberto Malatesta Camilla Sanseverino Francesco Catinella Lorenzo Maddii Filippo Crini Anna Banchelli Enrica Nassini e Camilla Rosi Lapo Orbi, Ankita Rani, Letizia Dotti, Francesco Catinella Sara Pilla, Irene Brogi, Sonia Hysenllari Jason Quercioli e Jessica Leprai Sara Pilla, Petrillo Lucrezia Francesco Catinella, Martino Ottaviani, Jason Quercioli Alberto Malatesta e Alessandro Arnetoli Maria Chiara Cangero Alessandro Arnetoli e Enrica Nassini Martino Ottaviani Sara Pilla e Martina Zeneli Enrica Nassini e Lucrezia Petrillo Lucrezia Petrillo Gloria Mantovani, Anna Banchelli, Nassini Enrica, Francesco Badarne, Orbi Lapo, Harleen Kaur, Enrica Nassini, Alessandro Arnetoli, Camilla Rosi, Catinella Francesco, Martina Zeneli, Lucrezia Petrillo, Maria Chiara Cangero Autorevole Iraconda Giocondo Eterea Affamato Veniale Sfasato Martellante Invidiose Stupidi Saggio Solenni Cerimoniali Operose Bipolari Elegante Ansiosi Imprevedibile Premurose Insidiose Confortante Ognuno a suo modo Regia, sceneggiatura e selezione musiche: Prof. Alberto Turini Tecnici luce e palcoscenico: Alberto Malatesta e Alessandro Arnetoli Costumi e scenografia: parenti e amici Un saluto affettuoso a Luciano De Crescenzo che ha ispirato con la sua conoscenza, semplicità e simpatia questo nostro lavoro. Breve PROLOGO con SUPPLICA Entra in scena uno strano gruppo di personaggi vestiti da straccioni: una compagnia di attori, si direbbe. Guardano il pubblico con aria incredula, come se non vedessero essere umano da molto tempo. (musica 1)⇒ Claude Debussy, Préludes, I Livre, La sérénade interrompue Capocomico: -­‐Signori e signore! Vanesia: -­‐ (attorcigliandosi i capelli) Signoooore e signori!!! Capocomico: -­‐ Signore e signore! Attore 1: -­‐ (con tono disperato) Oh signoreee!!! Attore 2: -­‐ Signore e signori!!! Capocomico: -­‐ Signore e signori, bambini e bambine, partoriti e partorienti … Rima: -­‐ Non badate ai nostri stenti / dietro facce e volti stanchi / si nascondon dei talenti! Capocomico: -­‐ (indicando Rima) Lei è Rima, una brava attrice, a onor del vero. Peccato che non riesca più a comunicare normalmente. Ver-­‐si-­‐fi-­‐ca anche quando lava i piatti. Dolcino: -­‐ (affamato, con tono supplichevole) Perché lava i piatti se non mangiamo da giorni? Attore 3: -­‐ (con tono deciso) Zitto Dolcino! Non di solo pane vive l'uomo! Bussola: -­‐ Fatti non fummo a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza! (poi, disorientato) Ma dove siaaamooooo! Capocomico: -­‐ (indicando Bussola) Lui è Astrolabio o, per gli amici, Bussola. Chiamatelo come volete. Si è rovinato con lo studio ormai tanti anni fa. E' molto colto, un cervellone si direbbe, ma perde continuamente la cognizione del tempo e dello spazio. (Rivolto a Bussola, sbatte un piede sul pavimento come per svegliarlo dal sonno) Bussola! (Rivolto al pubblico) Gentile pubblico! Signori e … soprattutto signore! Non siam qui nella Firenze de' Medici... Attore 3: -­‐ Nell'Inghilterra elisabettiana! Attore 4: -­‐ O nella Ferrara dell'Ariosto! Dolcino: -­‐ C'è dell'arrosto? Rima: -­‐ Zitto Dolcino / resta al tuo posto / placa la fame / rimani composto! Dolcino: -­‐ Che fameee! Capocomico: -­‐ Qui siamo a Montevarchi … nel 2016! Attore 3: -­‐ A Montevaaarchii!? Nel 2016? Dirà qualcuno! Attore 4: -­‐ Vestiti a quel modo!? Gli farà eco un altro! Attore5: -­‐ Con quegli abiti vecchi!? Vanesia: -­‐ (attorcigliandosi i capelli) A dire la verità, io non sono poi così male! Capocomico: -­‐ Qui siamo a Montevarchi, per regalarvi la nostra arte: un umile spettacolo, messo in piedi senza mezzi e ... Rima e Vanesia: -­‐ (in coro, guardandosi con complicità) Senza vezzi! Rima: -­‐ E senza prezzi! Attore 6: -­‐ E' un mito antico. Attore 5: -­‐ Come una fiaba. Attore 6: -­‐ Racconta di AMORE ... Attore 5: -­‐ E di PSICHE. Attore 6: -­‐ Amore e Psiche … Attore 5: -­‐ Con qualche ritocco. Bussola: -­‐ (incurante di tutti, con tono saccente, gira a caso sulla scena) Amore e Psiche è una delle più belle storie d'amore che ci siano giunte dall'antichità. Narrata da Apuleio nella sua opera “Le Metamorfosi”, se ne conoscono diverse versioni. Nella prima, risalente forse ad una tradizione orale preesistente … (viene messo a tacere con la forza) Attore 5: -­‐ Ma fermi, non raccontiamo tutto! Facciamo aprire il sipario! Attore 6: -­‐ Ma non c'è! Non c'è nulla! Dolcino: -­‐ (guardando dentro a un sacchetto vuoto) Nulla di nulla! Capocomico: -­‐ Farem con ciò che abbiamo, il sogno e la magia. Chiediamo a voi, Signori ... Tutti: -­‐ (all'unisono) Clemenza e cortesia! Escono di scena. (musica 2)⇒ Bregovic, song for Elena ATTO 1o
La gelosia di Venere
Entra in scena il narratore e un piccolo CORO.
NARRATORE (capocomico): -­‐ C'erano una volta un RE e una REGINA che avevano tre figlie: due erano belle; la terza, di nome PSICHE, era bellissima, tanto bella da suscitare la feroce invidia della dea VENERE in persona. CORO: -­‐ Bella era Psiche /più bella d’un fiore / gonfiava d’invidia / di Venere ‘l core. (musica 3)⇒ Claude Debussy, Sonata for violin and piano (frammento) VENERE: -­‐ Razza di presuntuosa, insolente e sfacciata. Ma chi si crede di essere questa PSICHE! Ma cosa si è messa in testa? Osa sfidare le qualità divine!? Ah! Divento pazza! Presuntuosa …. boriosa …. spocchiosa e.... Irrompe nella scena Bussola, incurante di quanto sta succedendo sul palco. BUSSOLA: -­‐ Alla voce “presuntuoso”, il dizionario dei sinonimi e dei contrari recita, declino direttamente al femminile per agevolare lo sfogo della dea: superba, arrogante, ambiziosa, vanitosa, vanagloriosa, spocchiosa, pretenziosa… Venere lo allontana bruscamente. VENERE: -­‐ (dopo un istante di esitazione e poi con un crescendo rabbioso) Appunto!!!! Presuntuosa, boriosa, superba, arrogante, ambiziosa, vanitosa, vanagloriosa, spocchiosa, pretenziosa e …. Insolente! CORO: -­‐ Cresceva ogni istante / la rabbia, lo sdegno / questo è nell’Olimpo / il divino contegno? Venere si aggira sul palco con atteggiamento impaziente, quasi isterico. VENERE: -­‐ Devo stare calma. Deeevo stare calma. Caaallmaaa! Non devo essere vendicativa. Respira profondamente. Conta fino a tre, prima di prendere una decisione e non ti agitare, Venere non ti agitare che ti si alza la pressione! Respira profondamente (fa una posizione joga). Così … (a fil di voce) braavaaa … ancora un respiro … (urlando, con rapido sbalzo d'umore) Maledetta! Io ti rovinoooo!!!!Amoreeee! Amoreee! (musica 3)⇒ Claude Debussy, Sonata for violin and piano (frammento) Entra in scena Amore con aria distratta. AMORE: -­‐ Madre! VENERE: -­‐ Smetti di “flipparti” il cervello alla Play Station, figlio mio, e vieni qui. Hai fatto i compiti? Quante persone hai fatto innamorare oggi? AMORE: -­‐ Li ho fatti, madre. Ho fatto sbocciare l'amore in quattro coppie ... di vecchi. VENERE: -­‐ E che stavi a “Uomini e donne”? Perché solo vecchi? AMORE: -­‐ I giovani, madre, si innamorano da soli! A poco servono le mie frecce! Sono belli, in loro sgorga naturalmente la vita e la passione. VENERE: -­‐ (tra sé e sé) Sono belli … si ... e alcuni … soprattutto alcuuunee … bellissime. Ascolta, figliolo. Ho un piccolo favore da chiederti. AMORE: -­‐ Adesso? VENERE: -­‐ Sei sempre sacrificato quando ti si chiede qualcosa! AMORE: -­‐ Ma io … VENERE: -­‐ Se non la pianti di protestare ti tolgo le ali e ti mando in giro in treno! (rivolta al pubblico) Scusate! A dorso di mulo! AMORE: -­‐ Dite, allora, madre venerata! VENERE: -­‐ Vola da Psiche, nel mondo degli umani, la fanciulla più bella. (Al pubblico) Anche se sul taglio dei capelli e sui sandalini “modello Delfi” avrei qualcosa da ridire. Vola da lei e scocca la tua freccia. Tu, che puoi far innamorare gli animali, gli alberi e persino le pietre! Tu, che trasformi un rivolo asciutto nel fiume in piena dell'amore! Tu che …. AMORE: -­‐ (interrompendola) Ho capitoo!!! VENERE: -­‐ Colpisci la fanciulla e falla innamorare di un mostro. AMORE: -­‐ Di un mostro? VENERE: -­‐ Di un mostro, si, il più orribile che esista! Va'! Vola! Esce amore “svolazzando” e, subito dopo, lo segue Venere, che lancia un ultimo gesto di stizzosa gelosia. (musica 3)⇒ Claude Debussy, Sonata for violin and piano (frammento) CORO: -­‐ Così fu per Psiche / la bella fanciulla / tracciato il destino / nessuno può nulla / di lei la bellezza / che bella era e pura / cagion di dolore / in la vita futura. Entra in scena il narratore. NARRATORE: -­‐ E la bellezza, non solo era causa di dolore per la vita futura di Psiche ma anche per quella presente! La bellezza di Psiche era così luminosa da suscitare paura negli uomini. Nessuno osava avvicinarla. Per questo, delle tre sorelle, per quanto fosse di gran lunga la più bella, era l'unica a non essersi ancora sposata. La cosa, come si può facilmente immaginare, rendeva non poco tristi e pensierosi i vecchi genitori che le avevano provate di tutte senza risultato alcuno. Fu così che decisero di rivolgersi ad un oracolo, per conoscere il destino della figlia e prendere le più sagge decisioni. ATTO 2o
La profezia dell'oracolo
(musica 4)⇒ Bregovic, Silence NARRATORE: -­‐ (scandendo con il battito delle mani l'ingresso degli attori) Clap! -­‐ Oracolo! Clap! -­‐ Sacerdoti! Clap! -­‐ Re e Regina! Entrano in scena l'ORACOLO, due SACERDOTI, il RE e la REGINA. L'oracolo è stravolto e pronuncia suoni senza senso. RE: -­‐ Oracolo onnipossente! REGINA: -­‐ Oracolo onniveggente! RE: -­‐ Tu che il futuro conosci! REGINA: -­‐ E le trame del destino! RE: -­‐ A noi parla! Parla di Psiche! REGINA: -­‐ Dicci perché nostra figlia … RE: -­‐ Più bella del sole … di nobile cuore ... REGINA: -­‐ Chiuse le porte ha dell'amore! ORACOLO: -­‐ (dopo un attimo di esitazione) Bibìde tetìde falugie tarrrrriiiii …. bilinde cocunde di Pluto …. mariiiii!!! (tende la mano per ricevere denaro; il re, un po' contrariato, lo accontenta) ORACOLO: -­‐ Colora, scolora di Psiiii di Psiiii …. di Psiiii … chiediii di Psiiiii (tende ancora una volta la mano per ricevere denaro; il re lo accontenta di nuovo). RE: -­‐ Ma che va a gettoni? ORACOLO: -­‐ Dei giorni a venire ... il velame …. uriiii …. sariiii!!! REGINA: -­‐ Che dice? SACERDOTE1: -­‐ Oscuro è il messaggio. Attender conviene! ORACOLO: -­‐ Uuuuu!!! Catatatitititiiiii!!!08888 3654! VOCE FUORI CAMPO: -­‐ Tombolaaa!!! RE: -­‐ Sono i numeri del destino!? SACERDOTE2: -­‐ No, è il suo codice IBAN! Ma fermi, silenzio, qualcosa ci svela. REGINA: -­‐ Avrà nostra figlia l' amore che sogna? ORACOLO: -­‐ Un mostro … l'atteeeeende! RE e REGINA: -­‐ (all'unisono) Un mostrooo!?!? SACERDOTE1: -­‐ Un mostro. Ma piano, pazienza, non sciolto si è ancora il mistero! ORACOLO: -­‐ Un mostro! Ma po -­‐ po -­‐ po -­‐ poscia … RE, REGINA e SACERDOTI: -­‐ (in coro) Ma poscia? ORACOLO: -­‐ Portate …. po -­‐ po -­‐ po -­‐ portatela su, sopra un monte e ... poscia ... RE, REGINA e SACERDOTI: -­‐ (in coro) E poscia? ORACOLO: -­‐ Dei giorni a venire il velame …. uriiii …. sariiii!!! Turiiii!!!! RE: -­‐ Per Giove, ricomincia a farfugliare! (mette un'altra moneta nella sacca) ORACOLO: -­‐ Conoscerà il mostro. Portatela in cima alla grande montagna. Lasciatela sola. L'amore verrà! RE e REGINA: -­‐ Che intende? Che dice? SACERDOTE2: -­‐ Dice che Psiche avrà ciò che sogna: l'amore, un marito. SACERDOTE1: -­‐ Ma prima essa deve conoscere un mostro. SACERDOTE2: -­‐ Portatela in cima alla grande montagna e lasciatela sola. SACERDOTE1: -­‐ A prenderla il mostro verrà. CORO: -­‐ D’amore i sentieri / son erti e tortuosi / per Psiche, la bella / ancor più penosi / un mostro l’attende / così fu deciso / in cima alla vetta / le lacrime in viso. (musica 5)⇒ Bregovic, Scena pojavljivanja majke Escono tutti con passo lento, quasi a ritmo funebre. ATTO 3°
La dimora di Amore
Entrano i narratori. Formano un semicerchio. Le luci sono soffuse. NARRATORE: -­‐ Immaginate la povera fanciulla su di una montagna deserta, sola, senza acqua né cibo. DOLCINO: -­‐ Che fameeee!!! NARRATORE: -­‐ Immaginate il terrore, la paura, l'incertezza di una giovane donna sospesa nel nulla, in attesa di un destino … NARRATORE2: -­‐ Beh, il destino di Psiche voi già lo conoscete! NARRATORE3: -­‐ Ma …. come diceva Euripide … NARRATORE4: -­‐ Gli dei ci creano tante sorprese: l'atteso non si compie, e all'inatteso un dio apre la via. NARRATORE: -­‐ Per volontà o per errore. NARRATORE2: -­‐ Perché anche gli dei sbagliano! NARRATORE3: -­‐ Ed è ciò che accadde al nostro CUPIDO, o AMORE, chiamatelo come più vi piace, il quale ... NARRATORE4: -­‐ Forse folgorato dalla bellezza di Psiche e … un po' imbranato con gli strumenti del mestiere …. NARRATORE: -­‐ Si era ferito con la sua stessa freccia …. NARRATORE3: -­‐ Innamorandosi perdutamente della bellissima Psiche. In un angolo del palco Cupido rappresenta la scena del ferimento. NARRATORE4: -­‐ La quale Psiche, ormai rassegnata al suo destino, sull'orlo di una rupe spaventosamente ripida, si sentì sollevare dai venti zefiri …. NARRATORE: -­‐ Come una piuma … nell'aria leggera. NARRATORE2: -­‐ Volteggia … volteggia, fu depositata ai piedi di una valle, davanti a una reggia incantata. (musica 6)⇒ Bregovic, Tale IV Entra in scena Psiche. Occupa il centro del semicerchio. Si guarda intorno stupita, incredula, quasi ipnotizzata da tanto splendore. NARRATORE3: -­‐ Era la dimora nascosta, scelta da Amore per la sua Psiche. NARRATORE: -­‐ Lontano dal mondo. NARRATORE2: -­‐ Lontano da tutto. NARRATORE3: -­‐ Da tutti. NARRATORE4: -­‐ E soprattutto da Venere. NARRATORE: -­‐ Che non sarebbe stata certamente entusiasta della sua nuova nuora! NARRATORE5: -­‐ La reggia era bellissima, deserta e bellissima! NARRATORE6: -­‐ Immaginate soffitti a cassettone in avorio! NARRATORE7: -­‐ Pareti in oro ed argento! NARRATORE8: -­‐ Eleganti colonne. NARRATORE3: -­‐ Pavimenti in porfido! NARRATORE4: -­‐ Decorazioni finissime! NARRATORE2: -­‐ E profumi nell'aria! NARRATORE: -­‐ In questo luogo da sogno, Psiche era sola. Intorno a lei solo voci, voci gentili che le chiedevano … NARRATORE2: -­‐ Vuoi bere qualcosa? NARRATORE: -­‐ Che ne dici di un bagno? NARRATORE3: -­‐ Ti va della frutta? Del pane? Formaggio? DOLCINO: -­‐ Che fameee! NARRATORE4: -­‐ E tutto incredibilmente si materializzava, come trasportato da servi invisibili. Entra in scena un personaggio con cibi e altro. Porta al collo un cartello con scritto “invisibile”. NARRATORE5: -­‐ Passarono le ore e venne la notte Si abbassano le luci. E' notte. NARRATORE6: -­‐ Psiche iniziava ad avere paura. (musica 7)⇒ Bregovic, War PSICHE: -­‐ Che buio! Dei dell'Olimpo! C'è nessuno? Portate una torcia, vi supplico! VOCI: -­‐ (Tutti insieme con voce cavernicola) Il padrone non vuole! PSICHE: -­‐ Una fiaccola, vi scongiuro! VOCI: -­‐ Non fuoco, non fiamma! VOCI: -­‐ Verrà nella notte. VOCI: -­‐ Non vuol che si veda. Psiche, rassegnata e stanca si sdraia per terra. NARRATORE: -­‐ E infine il padrone arrivò. E accanto a lei si distese. Entra in scena AMORE e si distende accanto a Psiche. Lei lo accarezza dolcemente. Lui la ricambia. NARRATORE2: -­‐ Quello che Psiche credeva essere un mostro, aveva la pelle liscia e profumata, i capelli morbidi, le labbra di velluto, ed ogni suo gesto era gentile e leggero come i venti primaverili che lì l'avevano trasportata. NARRATORI (tutti insieme): -­‐ E fu subito amore CORO: Tornò nel bel volto /a regnare il sorriso / giungeva ogni notte / l’amante segreto / in quel paradiso / un solo divieto / nascosto ‘l sembiante / nascosto il suo viso. Entra in scena il valletto, copre i due amanti con un velo e poi si rivolge al pubblico. VALLETTO: -­‐ Non guardareeeee! (musica 8)⇒ Bregovic, Lullabye Buio totale SIPARIO ATTO 4°
Le sorelle a palazzo
NARRATORE: -­‐ Eh! Già! Il solito divieto! La regola! La condizione “Sine qua non”, passatemi il latinismo. Adamo non può mangiar la mela, Orfeo non può voltarsi a guardare la sua Euridice, appena sottratta agli inferi, e … l'elenco potrebbe continuare. (A bassa voce) Mi fermo qui prima che arrivi Bussola. La gioia è attaccata a un filo. Come dire … godi, respira la felicità a pieni polmoni, salta, canta, prenditi le cose più belle, assapora i frutti più gustosi ma … c'è sempre un “ma” e sempre un “non”, una linea da non oltrepassare, altrimenti … pufff! … l'incantesimo si rompe e tutto si perde in un istante: la nave sprofonda. Proprio come quella di Ulisse, che volle oltrepassare le Colonne d'Ercole. Lui osò tanto per amor di “canoscenza”, Orfeo fallì per impazienza, voltandosi prima del tempo, ma molte altre volte, chiedetelo ad Adamo, sono i cattivi consiglieri ad indurre all'errore, a solleticarci, a soffiare nella fiamma della curiosità, che cova dentro ognuno di noi. E cosa poteva volere di più l'adorata Psiche? Aveva già tutto! Una reggia incantata, un luogo di delizie, un amante dolce come l'ambrosia! Che però doveva restare invisibile ai suoi occhi. Questo l'imperativo categorico: bacialo, accarezzalo, amalo ma (scandisce le parole) non guardarlo in faccia. Per nessun motivo. Psiche era felice, piena di vita e d'amore. Solo un'ombra, di quando in quando, velava il suo cuore: la nostalgia di casa e il rammarico di non poter condividere neanche un pezzo della sua gioia con la famiglia, che non aveva saputo più niente di lei e la credeva morta. Fu così che, dopo molte insistenze, il buon Cupido concesse a Psiche di vedere le sorelle. Ma piano, i venti zefiri sono più veloci di un jet privato, son già qui, mi sembra di sentire le loro voci. (musica 9)⇒ Saint Saens, Carnevale degli animali (le galline) Il narratore esce di scena. Entra Psiche accompagnata dalle sorelle. SORELLA 1: -­‐ Che gioia vederti così! SORELLA 2: -­‐ E che splendore qua!!! SORELLA 1: -­‐ Che incanto! SORELLA 2: -­‐ Sono proprio felice per te! SORELLA 1 e SORELLA 2: -­‐ Siamo troooppo felici per te! PSICHE: -­‐ Morivo dalla voglia di vedervi. SORELLA 1 e SORELLA 2: -­‐ Anche noi sorella! SORELLA 2: -­‐ Ci dicevamo: “Ove sarà la nostra Psiche?” SORELLA 1: -­‐ Sola dovrà portar le pene! SORELLA 2: -­‐ O già nell'ADE …. SORELLA1: -­‐ E invece eccoti qua! SORELLA 2: -­‐ Come sei beellaaa! SORELLA 1: -­‐ E il tuo viso, più bello che mai, rischiarato par dall'amore! SORELLA 1 e SORELLA 2: -­‐ Siamo troooppo felici per te! PSICHE: -­‐ Son felice, è vero, ed altro non chiedo. SORELLA 2: -­‐ E che straordinari gioielli! SORELLA 1: -­‐ Deve essere ricco. SORELLA 2: -­‐ Straricco !!!! SORELLA 1: -­‐ Ma dicci, sorella. SORELLA 2: -­‐ Com'è il fortunato? SORELLA 1: -­‐ E' alto? SORELLA 2: -­‐ E' forte? SORELLA 1 e SORELLA 2: -­‐ E' ficooooo!?! PSICHE: -­‐ E' tenero. SORELLA 1: (sorride) -­‐ Il tenero mostro! SORELLA 2: -­‐ Pare un ossimoro! PSICHE: -­‐ E' dolce. SORELLA1: -­‐ (ridendo sempre più maliziosamente) Il mostro zuccherino! PSICHE: -­‐ Mi ama … lo amo. SORELLA2: -­‐ E' quindi un bel mostro? (ride ancora) PSICHE: -­‐ Non so … non lo vedo. Non posso vederlo. Ci amiamo nel buio. SORELLA1: -­‐ E ti fidi? Non temi? PSICHE: -­‐ E' dolce, gentile. Un Dio pare al tatto! SORELLA2 : -­‐ (con tono allusivo) Si… maaa … si dice … PSICHE: -­‐ (con apprensione) Si dice? SORELLA2: -­‐ No, niente … PSICHE: -­‐ Parlate, vi prego! SORELLA1: -­‐ Si dice che sia … PSICHE: -­‐ Che sia? SORELLA1: -­‐ No, solo voci … PSICHE: -­‐ (allarmata, impaurita) Vi scongiuro! SORELLA1: -­‐ Si dice che sia … un donnaiolo! SORELLA2: -­‐ Che gusti i bei frutti... e che poi se li mangi! SORELLA1: -­‐ Un Barbablù. PSICHE: -­‐ Che dite! Vi prego! SORELLA2: -­‐ Son voci, sorella, tranquilla! SORELLA1: -­‐ La calunnia è un venticello. SORELLA2: -­‐ Ma il saper … forse … conviene! PSICHE: -­‐ Non posso! SORELLA1: -­‐ Non puoi se ti scopre. Ma puoi, di nascosto, svelare il sembiante. PSICHE: -­‐ Non posso, il giurai! SORELLA1: -­‐ Potresti, con questa lanterna (mostra un lume ad olio), guardarlo nel sonno, sapere se …. se è orribile mostro. SORELLA2: -­‐ In tal caso (le allunga un pugnale) … trafiggigli il petto. SORELLA1: -­‐ Se è bello e gentile, come a te pare e parve, amalo più di prima! PSICHE: -­‐ Ho paura … se vede … se scopre!!! SORELLA2: -­‐ Non vede, non scopre se il sonno è pesante. SORELLA1: -­‐ Tranquilla, sarai più felice, sarai più serena. SORELLA2: -­‐ Che bella la nostra sorellina! SORELLA1: -­‐ Ma mostraci tutto! Uscendo. SORELLA2: -­‐ Hai pure la Jacuzziiii!!! SORELLA1: -­‐ E il solaaariuuumm! SORELLA2: -­‐ E la TV 5D! (musica 9)⇒ Saint Saens, Carnevale degli animali (le galline) Escono. CORO: -­‐ Passarono i giorni / passaron le notti / il tarlo del dubbio / gli indugi avea rotti / Neanche la gioia / più alta e sublime / protegge se stessa / da rapida fine! ATTO 5°
L'errore di Psiche
Entra in scena Rima con atteggiamento scocciato. RIMA: -­‐ Ma io quando recito? Prove, trucchi, pose … e a me? Giusto tre battute, a mo’ di contentino! La conosco anch'io la storia, sapete? Volete che continui? Si può andare avanti? Vi aggrada che in rima io ve la canti? Del verbo poetico io domino i tasti. Ma dite (sottovoce), su, avanti! Ove, con Psiche, eravamo rimasti? Irrompe il narratore. NARRATORE: -­‐ Eravamo rimasti al punto in cui Psiche, dopo la visita delle sorelle, seduta per terra … RIMA: -­‐ Seduta per terra? NARRATORE: -­‐ (indicando a Rima il pavimento) Seduta per terra ... RIMA: -­‐ (contrariata) Ho capito (si siede). NARRATORE: -­‐ Seduta per terra … lo sguardo perso nel vuoto, pensava e ripensava al da farsi. Guardare Amore nel sonno o restare fedele al patto? Svelare il mistero o proteggere il dolce segreto? Ci pensò molto ma alla fine la curiosità ebbe la meglio e in una notte bella come tante, Psiche accese la lanterna ad olio. Alla luce ondeggiante della fiamma, la bellezza di Amore apparve in tutto il suo splendore: pelle bianca come il latte, riccioli d'oro, scintillanti come la più luminosa delle costellazioni e ali d'argento che anche nel sonno vibravano, come mosse da un fremito incessante di passione. La creatura più bella che cielo e terra avessero mai visto. (Rivolta a Rima, con affettuosa indulgenza) Proseguiamo insieme? Lo facciamo in rima? Rima si alza e la affianca, finalmente soddisfatta. NARRATORE: -­‐ Di fronte a tale bellezza, l'occhio si abbaglia e la mano... RIMA: -­‐ Sbaglia. NARRATORE: -­‐ Tutta tremante al divino cospetto … RIMA: -­‐ Lasciò cadere una goccia nel petto. NARRATORE: -­‐ Lui che era Dio, ma la pelle avea viva, in un batter d'ali... RIMA: -­‐ Per sempre spariva! NARRATORE: -­‐ Le notti da sogno, di baci fiorite... le notti d'incanto ... RIMA: -­‐ Per sempre svanite! NARRATORE: -­‐ Lei ch'era donna, e nel cor tormentosa, senza il suo amore … RIMA: -­‐ Mai più trovò posa! NARRATORE: -­‐Vagò senza sosta per monti e per valli, più alto il suo grido.... RIMA: -­‐ Del canto dei galli! NARRATORE: -­‐ Amoooreee, gridava al sole e alla luna ma volte le spalle le avea... RIMA: -­‐ La fortuna. NARRATORE: -­‐ Anche gli alberi, supplicati da Psiche, drizzavano le chiome e agitando al vento i docili rami si univano al pietoso, implorante richiamo. Irrompe sulla scena Bussola con due ramoscelli in mano. Simula un albero parlante. E' vestito di verde. Oscilla come mosso dal vento. BUSSOLA: -­‐ Amore? Amore? Avete visto Amore? Si presenta come un biondino dai capelli d'oro. Ha occhi celesti, vola ed è armato … di arco e di frecce, di esile corporatura, credo sui 60 kg, credo, ma.... dove siamo? Bussola esce di scena. Rima e il Narratore seguono la sua uscita con espressione di sconforto. NARRATORE: -­‐ Il nome di Amore risuonò per il mondo intero. Si sente la voce di bussola fuori scena. BUSSOLA: -­‐ Amoreee?!?! NARRATORE: -­‐ Psiche percorse duecento e più valli finché ... finche? RIMA: -­‐ Nei bei piedi spuntarono i calli. Il narratore guarda Rima con disappunto. NARRATORE: -­‐ Finché la notizia arrivò dove non doveva arrivare, ossia a Venere in persona la quale, dopo aver richiuso il figlio Amore in una gabbia dalle sbarre d'oro, senza Tv né Play Station…. NARRATORE e RIMA: -­‐ Con la sua solita divina tranquillità … (musica 3)⇒ Claude Debussy, Sonata for violin and piano (frammento) Irrompe sulla scena Venere. E' furiosa. VENERE: -­‐ Ahhhh! Il narratore e Rima si guardano impauriti ed escono di scena. VENERE: -­‐ Questa me la paga cara. Me la paga cara. Non solo mi sfida, la siignoriinaa, ma vuol prendersi pure mio figlio! Vuoi anche un tempietto? Te lo meriti, certo! Sei così dooolceee, così tenera, così divina! Un'ara ti meriti! Sfacciata! E riposa in pace, angioletto! Portatemela qui! La voglio al più presto, mani e piedi legati. Dolce e gustosa sarà la ricompensa per colui che qui la condurrà. Avrà sette baci, uno più bello dell'altro, sette baci più dolci del miele, sette baci da togliere il fiato. Ma presto, non passino i giorni! Maledetta! Esce di scena Venere. CORO: -­‐ Suonò per le strade / il bando funesto / di Psiche la bella / si vuole l’arresto / Così fu deciso / per rabbia e rancore / per Psiche la bella /contate le ore. ATTO 6°
La cattura di Psiche
(musica 3)⇒ Claude Debussy, Sonata for violin and piano (frammento) Rientra in scena Venere, ancora più furiosa. VENERE: -­‐ Ho mobilitato mezzo mondo per acchiappare quella donnetta. Ma la troverò, dovessi andare a “Chi l'ha visto”. Servi! SERVO: -­‐ Dite, Signora. VENERE: -­‐ C'è qualche nova? SERVO: -­‐ Nova? VENERE: -­‐ Notizia, ignorante. Novità. Mi riferisco alla caccia. SERVO: -­‐ I cervi sono nella stagione dell'amore, Signora. VENERE: -­‐ Ma quali cervi, caprioli o stambecchi. Sei lucido o è venuto a trovarti Bacco? Intendo la caccia alla fanciulla. Nessuno l'ha trovata? SERVO: -­‐ Nessuno VENERE: -­‐ Branco di incapaci! Voci fuori campo. VOCI: -­‐ L'hanno presa! L' hanno presa! VOCI: -­‐ Mani e piedi ha lagati! Entra in scena Dolcino che trascina con una fune la povera Psiche. Psiche si accascia al suolo. E’ sporca, sfinita. VENERE: -­‐ Finalmente ci conosciamo. Ma aspetta. A chi l'avesse qui condotta, promisi delizie. Chi merita il dono? A chi dispensare io debbo i miei dolci baci? DOLCINO: -­‐ Son io, somma dea! Io la catturai. Ma se mi è concesso, preferirei solo dei dolci ... o dei dolci baci Perugina … o anche un salato. VENERE: -­‐ Ingrato! Osi rifiutare i baci della dea Venere? DOLCINO: -­‐ Non mangio da giorni, mia dea! VENERE: -­‐ Ingrato! Impudente! DOLCINO: -­‐ Che fameeee!!!!! VENERE: -­‐ Sarai punito! (Ai servi) Portatelo in una cella e mettetelo a pane e acqua! DOLCINO: -­‐ Siiii! Finalmente si mangia! I servi, strattonandolo, lo conducono fuori. Escono. VENERE: -­‐ Veniam dunque a noi! (Girandole intorno) Ma che bei gioielli? E chi te li diede? PSICHE: -­‐ Me li donò il mio amore ma tutti li cederei per un sol bacio. VENERE: -­‐ (Con tono ironico) Ma che romanticooonaaa, la nostra Psiche! Che nobile cuore! Che sen-­‐si-­‐bi-­‐li-­‐tà! PSICHE: -­‐ Dico il vero, mi creda. Io altro non voglio e nel ricordo mi tormento e piango. VENERE: -­‐ Si tormenta e piange! (Simula ironicamente il pianto) Che pena, per Giove! Servo! Un fazzoletto! Entra il servo, si soffia il naso con il fazzoletto e glielo porge. Venere lo rifiuta stizzita. VENERE: -­‐ Tu troppo osasti, fanciulla. Me sfidasti e non paga, mio figlio ai tuoi piedi facesti cadere. E ' solo un bambino! Il mio cucciolotto! E deve studiare! E solo una dea sarà sua compagna. PSICHE: -­‐ Lo amo. VENERE: -­‐ Lo ama. Che tenerezza mi fate! PSICHE: -­‐ E' bello VENERE: -­‐ Ogni scarrafone è bello a mamma sua. E Come posso aiutarla dolcezza? C'è qualcosa che posso fare per lei? Qui apposta vi ho voluta! PSICHE: -­‐ La prego, Signora …. VENERE: -­‐ Signorina!!! PSICHE: -­‐ Rivoglio il mio Amore! VENERE: -­‐ Il mio amore! PSICHE: -­‐ Non vivo. La prego! VENERE: -­‐ Peccato che ora sia fuori, altrimenti … PSICHE: -­‐ Dov'è? Io impazzisco! VENERE: -­‐ Sta facendo la revisione alle ali. PSICHE: -­‐ Io anche tra i morti lo seguirei! VENERE: -­‐ Aspetta, c'è sempre tempo per morire. Ho un'idea. Un modo ci sarebbe per poterlo rivedere. PSICHE: -­‐ Io altro non chiedo! VENERE: -­‐ E' molto semplice. Un gioco da ragazzi, una piccola prova, anzi due… facciamo tre … o forse quattro. Roba da niente, comunque, fidati. Un gioco da ragazzi (ridacchia). Ma l'amor va meritato! PSICHE: -­‐ A tutto son pronta! VENERE: -­‐ Vieni … ti spiego. Venere conduce fuori Psiche, guardandola con un misto di rabbia e disgusto. VENERE: -­‐ Ma che bel taglio di capelli! E che sandalini? (musica 10)⇒ Claude Debussy, Sonata for violin and piano (frammento 2) SIPARIO ATTO 7°
Le prove
NARRATORE: -­‐ Le prove che Venere aveva congegnato per Psiche, come condizione per poter rivedere Amore, erano così difficili, ma così difficili, che per metterle in scena dovremmo chiedere aiuto alla troupe di George Meliès. Lo scopo era chiaro: esigere l’impossibile dalla povera Psiche e gustare il fallimento di lei, punirla per la sua audacia e caparbietà. Ma si sa, l’impossibile a volte si realizza, per volontà di forze che, per fortuna, ci sono oscure e che ci permettono, ogni volta, di continuare a sognare. Potremmo stupirvi con effetti straordinari ma … non li abbiamo. Mettete quindi in moto la vostra fantasia e aprite la mente al prodigio. Il racconto …. continua! (musica 11)⇒ Musica della Grecia antica, Secondo inno delfico ad Apollo PRIMA PROVA Entra in scena il servo con il “trono-­‐conchiglia” di Venere. Lo colloca in un angolo della scena. Entra in scena Venere accompagnata da un servo e da un assistente di rango superiore. Si siede. VENERE: -­‐ Servo!!!! SERVO: -­‐ Ai suoi comandi. VENERE: -­‐ La ragazza. SERVO: -­‐ Non ce l’ho più signora. Mi ha lasciato … per un maggiordomo. VENERE: -­‐ Ti ha lasciato perché sei troppo intelligente. Intendo Psiche, stolto, dov’è la ragazza? SERVO: -­‐ E’ nella sua cella, Signora… ehmm…. Mia dea. VENERE: -­‐ Portatela subito al mio cospetto. SERVO: -­‐ La porterei volentieri ma … VENERE: -­‐ Ma!? SERVO: -­‐ Maaaa … in tutta sincerità, non so proprio dove sia il suo cospetto. VENERE: -­‐ Ma sei proprio un cretino! Portatela qui davanti a me! SERVO: -­‐ Eseguo mia dea. Volo! VENERE: -­‐ Vola! SERVO: -­‐ Volo! VENERE:-­‐ Vola! SERVO: -­‐ Voolaareee… oh! oh! Esce zoppicando. VENERE: -­‐ Sono proprio curiosa di rivedere la bella Psiche. Sono giorni che penso alle prove. (Con tono ironico) Sono disposta a tutto, pur di rivedere il mio Amore! Che coraggio la fanciulla! Che spirito! Vedremo! Auguri! Entra il servo con Psiche, la getta ai piedi del trono. VENERE: -­‐ Che piacere rivederti! Ma che brutta cera! PSICHE: -­‐ Sono giorni che non dormo. VENERE: -­‐ Anch’io. Deve essere il cambio di stagione. PSICHE: -­‐ Rivoglio il mio Amore. VENERE: -­‐ Lo so, ma ricordi il patto? Le prove? Sei pronta? PSICHE: -­‐ Son pronta. VENERE: -­‐ Ma stai tranquilla. Son prove da niente. Ce la farai, alto il morale! Ti lascio, sarà un mio ministro a guidarti nel gioco (sghignazzando maliziosamente) … nel gioco! A presto e buona fortuna! Esce. MINISTRO: -­‐ Sei pronta? PSICHE: -­‐ Lo sono. Che debbo fare? MINISTRO: -­‐ (srotola una specie di papiro) Dovrai separare dal mucchio dei semi il miglio dal farro, l’orzo dal grano. Sul palco ci sono molti oggetti colorati, simulano i semi. MINISTRO: -­‐ Affrettati Psiche, il tempo già corre. Psiche osserva, scoraggiata, la montagna dei semi. PSICHE: -­‐ Ma come faccio? Ci vorrebbero secoli! Si sposta in lungo e in largo per il palcoscenico, poi, si abbandona a un gesto di sconforto. VOCE FUORI CAMPO: -­‐ Non disperare, o nobile cuore. Il tempo già corre ma c’è chi soccorre. (musica 12)⇒ Claude Debussy, Quartetto in sol min. op. 10 (Scherzo) Entrano in scena 3 bambini vestiti da formiche. Ogni formica ha un contenitore colorato. Raccolgono rapidamente i “semi” e depongono i contenitori ai piedi del ministro. Poi escono con ordine. PSICHE: -­‐ Grazie formiche! MINISTRO: -­‐ La prova è superata. Passiamo alla seconda. Sei pronta? PSICHE: -­‐ Son pronta. MINISTRO: -­‐ Dovrai tosare un kg di lana d’oro da alcune pecorelle. Solo così la seconda prova sarà superata. (musica 13)⇒ Berlioze H., Sinfonia fantastica, mov. 3 (scena campestre) Il valletto porge a Psiche un paio di forbici. Entrano in scena 2 o3 bambini vestiti da ariete. Psiche si avvicina. Sembrano calmi ma ai primi passi della fanciulla iniziano a scontrarsi. La fanciulla retrocede impaurita. Sulla destra della scena, un albero. PSICHE: -­‐ Come faccio, santi dei! Mi faranno a pezzi! ALBERO: -­‐ Non disperare, fanciulla. Degli arieti, la notte, si placherà la furia. Solo allora potrai avvicinarti. Attendi. La notte ti sarà amica. PSICHE: -­‐ Grazie, sorella canna. Siano sempre verdi le tue foglie, gioiose le tue danze. CANNA: -­‐ Attendi, fanciulla, sotto le stelle gli arieti sono agnelli mansueti. PSICHE: -­‐ Tu sia benedetta, figlia gentile del fiume. Ti accarezzino le acque, ti coccoli la brezza, ti allietino le anatre e gli altri uccelli. CANNA: -­‐ Attendi la notte. Si abbassano le luci. Viene la notte. Psiche si avvicina alle bestie che dormono e tosa la lana. Poi depone la lana d’oro ai piedi del ministro di Venere. MINISTRO: -­‐ Anche la seconda prova è superata. Ti attende la terza. PSICHE: -­‐ Son pronta. Si proceda. MINISTROO: -­‐ Dovrai riempire questa brocca con l’acqua sacra che sgorga da quella montagna (le porge la brocca). PSICHE: -­‐ E’ alta la sorgente, altissima la vetta! Nessuno può scalarla. Misera me! VOCE FUORI CAMPO: -­‐ Non Piangere Psiche. / Sui sogni d’amore / non stendere il velo / l’aquila accorre / regina del cielo! (musica 14)⇒Bregovic,7/8 & 11/8 Entra in scena una bambina con ali e becco d’aquila, sfila con dolcezza la brocca dalle mani di Psiche, volteggia brevemente sul palco, sale tre gradini, riempie la brocca e, una volta a terra, la riconsegna a Psiche. MINISTRO: -­‐ Anche la terza prova è superata. Ti attende la quarta: il viaggio. PSICHE: -­‐ Il viaggio? MINISTRO: -­‐ Il viaggio. PSICHE: -­‐ In capo al mondo, son pronta ad andare. MINISTRO: -­‐ Non in capo al mondo ma in fondo, negli inferi si vuol che tu scenda. PSICHE: -­‐ Negli inferi? E’ lì che io posso abbracciare il mio amore? MINISTRO: -­‐ Non è in luogo oscuro il tuo Amore. Il sole ancor lo bagna. Laggiù non si sogna, è tenebra eterna. Laggiù la regina Proserpina un vaso conserva, un vaso speciale, di beltà pieno: il vaso della bellezza. Da lei conduci i tuoi passi. Saran passi insidiosi; occorre coraggio, occorre fortuna, occorre follia. PSICHE: -­‐ A tutti gli dei rivolgo i miei prieghi. Son pronta. Senza il mio amore, la morte è sollievo, ristoro. MINISTRO: -­‐ Il vaso della bellezza riporta alla luce, riporta nel mondo. Ma bada, rispetta il divieto. Proserpina non vuol che si apra. Chiuso rimanga. PSICHE: -­‐ Le tue parole ho inteso. Mi attende l’oltretomba. Son pronta per l’ultima prova, son pronta a morire, già morta mi sento se Amor mi è negato. Son pronta. Al viaggio mi accingo. Il buio laggiù non m’inquieta. Del desiderio la luce, rischiara ogni tenebra. Esce di scena. Si fa buio. (musica 15)⇒ Musica della grecia antica SIPARIO ATTO 8°
Il trionfo dell’amore
Psiche rientra in scena con il vaso in mano. Lo guarda. Continua a camminare. Si ferma. Lo guarda ancora. A destra e a sinistra del palcoscenico due ali di ragazzi, i neri ed i bianchi. PSICHE:-­‐ Sono felice, la prova è conclusa. Tra poco riabbraccerò il mio Amore. Ma sarò sufficientemente bella ai suoi occhi? Si muove verso sinistra. Si ferma dubbiosa. Le due file si rompono formando uno “sciame” intorno a Psiche. BIANCHI: -­‐ Son bella e lo amo. Mi basta. Mi aspetta. Si muove verso destra. NERI: -­‐ Son bella ma… il vaso più bella rendermi potrebbe! Si muove verso sinistra. BIANCHI: -­‐ Non aprirlo. Non serve. E’ chiaro il divieto. Si muove verso destra. NERI: -­‐ Un poco più bella… di certo non guasta. Si muove verso sinistra. BIANCHI: -­‐ Non aprirlo, è proibito. Si muove verso destra. NERI: -­‐ Ma chi può vederti? Si muove verso sinistra. BIANCHI: -­‐ Non farlo. Non aprirlo! Si muove verso destra. NERI: -­‐ Aprilo, avanti Le voci si sovrappongono. BIANCHI e NERI: -­‐ Aprilo! No! Tienilo chiuso! Aprilo un poco! Non farlo! Solleva il coperchio! E’ un divieto! Nessuno ti vede! Non farlo! Si! No! Si! Sarai la più bella! Non farlo! Sarai come un fiore! Non cedere! Aprilo, avanti! No! Si! Psiche apre il coperchio. (musica 16)⇒ Gong I suoi passi diventano improvvisamente lenti e incerti. Si piega sulle ginocchia e poi cede al sonno. Entra in scena il narratore. Le gira intorno. La guarda. Sorride al pubblico. NARRATORE: -­‐ Eh si! Dicevamo … il solito divieto e ... la solita, immancabile infrazione: Adamo, Ulisse, Orfeo… (sospira) Non c’è donna che, per quanto bella, non voglia esserlo ancora di più. Maledetta vanità! Psiche è caduta in un sonno profondo, mortale. Ma quella che vi raccontiamo è una fiaba a tutti gli effetti e, come in ogni fiaba, non può mancare il lieto fine. Psiche sarebbe morta di lì a pochi secondi ma l’amore trionfa e vola veloce, la salva … ti salva. Lo sento arrivare. Entra in scena Amore e solleva Psiche, assumendo la posa della statua del Canova. NARRATORE: -­‐ Non mi resta che dirvi …. che vissero … per sempre … TUTTI INSIEME: -­‐ Felici e contenti!!!! (musica 17)⇒ Bregovic, Wedding Cocek SIPARIO FINE