accademia internazionale di improvvisazione all`organo e

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accademia internazionale di improvvisazione all`organo e
ACCADEMIA INTERNAZIONALE DI IMPROVVISAZIONE ALL’ORGANO E AL CLAVICORDO
SMARANO - BOLOGNA 25 LUGLIO - 4 AGOSTO 2012
31 LUGLIO 2012 ore 20.45 – Chiesa S. Maria Assunta, Smarano
Jacques van Oortmerssen – organo
J. S. Bach 1685 – 1750
Fantasia g moll BWV 542/1
Partite diverse sopra
Sei gegrüsset, Jesu gütig / O Jesu, du edle Gabe BWV 768
Fuge g moll BWV 542/2
J. P. Kellner 1705-1772
Was Gott tut das ist wohlgetan
J. C. Kittel 1732 – 1809
Preludio a moll pro Organo Pleno
J. L. Krebs 1713 – 1780
à 2 Claviere è Pedale
Herzlich lieb hab ich dich, o Herr
J.C. Kellner 1736 – 1803
Praeludium C dur
Jacques van Oortmerssen ha iniziato i suoi studi musicali al conservatorio di Rotterdam, studiando
organo con André Verwoerd e pianoforte con Elly Salomé. Ha finito i suoi studi con ‘cum laude’ e ha
vinto un premio speciale in improvvisazione. Dal 1974 al 1976 ha studiato a Parigi con Marie-Claire
Alain. Nel 1976 ha vinto il premio Prix d’Excellence.
Nel 1977 si è diplomato come solista in pianoforte e nello stesso anno ha vinto il primo premio alla
competizione nazionale olandese. Dal 1979 è professore d’organo al Sweelinck conservatorio di
Amsterdam, dove il suo corso d’organo attira studenti da molti paesi di tutto il mondo. Nel 1982 ha
preso il posto di Gustav Leonhardt come organista titolare della chiesa Waalse ad Amsterdam.
Inoltre è stato per molti anni docente ospite all’università di Goteborg, al conservatorio di Lyon e alla
Sibelius Accademia. È molto richiesto come docente e organista ai conservatori e alle università di tutto
il mondo. Van Oortmerssen è molto famoso come conduttore, compositore e consulente d’organo.
Le opere complete d’organo di Brahms e C. P. E. Bach (BIS) fanno parte delle sue numerose
registrazioni per varie case discografiche e trasmissioni radiofoniche. Nel 1994 Jacques van
Oortmerssen ha iniziato la registrazione delle opere complete di J. S. Bach sui più importanti organi
storici d’Europa (Challenge Classics).
Prossimo concerto: 2 agosto, ore 20.45 Smarano – chiesa S. Maria Assunta
improvvisazione in chiave moderna: concerto nell’ambito del Festival Jazz
Note di sala:
La poliedrica personalità di Johann Sebastian Bach non si esaurisce, come ben noto, nel celebre compositore,
seppur del calibro dei più geniali. Egli fu anche raffinato interprete, appassionato didatta, esperto d’organaria;
ebbe inoltre la possibilità di viaggiare a lungo facendo importanti esperienze ed incontri significativi. Appare
perciò evidente che la fitta rete di relazioni che la sua musica ha tessuto intorno a lui non si limitò a datori di
lavoro, familiari e alla sua cerchia di ammiratori, ma coinvolse collaboratori, copisti, studenti della Thomasschule
e studenti privati, organari, o una combinazione di questi.
Johann Peter Kellner, allievo di Bach per un breve periodo, mantenne poi con il maestro rapporti cordiali per
tutta la vita. Egli raccolse e copiò una novantina di opere del grande compositore, che oggi rivestono
un’importanza non trascurabile nello studio delle fonti bachiane. Ciò non deve indurre a pensare che Kellner
fosse un semplice epigono: nonostante la sua grande opinione delle opere del maestro, si allontana dalla
complessità del contrappunto bachiano per tendere ad una notevole semplificazione di scrittura, traendo spunto
dallo spirito galante (a volte dalla sua deviazione Empfindsamer) e dallo stile melodico d’ascendenza italiana. Il
Preludio-corale Was Gott tut, das ist wohlgetan, rappresenta pienamente quest’estetica, coniugnado un
andamento del pedale dall’evidente provenienza di basso orchestrale ad una costruzione sintattica delle frasi
melodiche influenzata dalle nuove tendenze dei suoi contemporanei.
La produzione del figlio, Johann Christoph Kellner, è lambita dall’insegnamento bachiano in modo indiretto e
in particolare attraverso il filtro dello stile di Carl Philipp Emanuel, di cui subisce il fascino nei giochi di contrasti e
di tensione drammatica. La sua adesione allo stile galante si fa sempre più evidente nella maturità di cui il
Preludio in do maggiore è congruo manifesto. Questo brano infatti, flette una scrittura fortemente alla moda
come quella del “Basso Albertino” con le peculiarità dell’organo rivisitate in soluzioni di riempimento (basso ad
ottave spezzate o in raddoppio) e sommarie indicazioni dinamiche facilmente traducibili in cambi di registro o di
tastiera.
Il contemporaneo Johann Christian Kittel prese una via totalmente diversa. Nasce, suona, compone, insegna
e infine muore ad Erfurt: non abbandona la sua città natale che per brevissimi periodi; tra questi il suo soggiorno
a Lipsia, come studente – uno degli ultimi – di Johann Sebastian Bach alla Thomasschule. Nel monumentale Der
angehende praktische Organist espose la sua dottrina “fondata su i principi di Bach”: il manuale, in cui si
affrontano temi estetici, pratici e teorici, ha per scopo “risvegliare, mantenere e rialzare il sentimento di
devozione, per mezzo della musica, nel cuore dei suoi ascoltatori” ed ebbe un peso importante nella formazione
degli organisti del XIX secolo. Attraverso gli allievi di Kittel, tra cui si annoverano Fischer, Rink e il nipote Hässler,
si crea un tenue ma resistente filone che trasmette l’insegnamento bachiano fino alle ultime propaggini del
secolo. Kittel stesso tuttavia non si chiude al progresso e spesso rinuncia all’uso ormai stereotipato e rigoroso del
contrappunto tardobarocco: solo i grandi preludi guardano con ammirazione ed emulazione alla tecnica
contrappuntistica bachiana, come nel caso del Preludio in la minore pro Organo Pleno
Anche Johann Ludwig Krebs studiò – alla Thomasschule e privatamente – con Bach. Il legame di amicizia e di
stima fu sempre reciproco e il maestro non perse occasione di elogiare il suo allievo. Dal canto suo, Krebs è stato
accertato come copista principale di una serie di cantate di Bach e considerevole è il suo lavoro redazionale su
oltre 60 opere del maestro. Ad avvicinarli è anche la profonda conoscenza tecnica nella costruzione dello
strumento, elemento che contribuisce a rendere Krebs l’ultimo grande, poliedrico compositore di musica
organistica del XVIII secolo. Nel Preludio-corale Herzlich lieb hab ich dich, o Herr si percepisce un imprescindibile
gusto musicale tardo-settecentesco caratterizzato dalla prevalenza di facili elementi melodici come le
appoggiature, o dall’andamento del basso che tradisce una concezione orizzontale del brano; non mancano
tuttavia momenti dove la lezione bachiana si manifesta in episodi di grande raffinatezza armonica legati al
trattamento della melodia del corale.
Persino le nove Partite sopra il corale O Gott du frommer Gott BWV 767 di Johann Sebastian Bach richiamano
ancora in qualche modo rapporti e contatti intrecciati tra compositori: lo stimolo e l’interesse a cimentarsi in
questa forma rapì l’attenzione di Bach quando egli conobbe Georg Böhm a Lüneburg. Cimentarsi nel linguaggio
delle variazioni, nella formula del tema di volta in volta riproposto e continuamente rielaborato si sposava
perfettamente con la concezione bachiana di articolazione del discorso musicale; vi trovava anzi un validissimo
strumento. Così Bach in questa serie di partite forgia una collana davvero variopinta fatta di ingegnosa creazione
del nuovo dallo stesso materiale.
La diade composta dalla Fantasia e Fuga in sol minore BWV 542 propone la tradizionale successione di una
fantasia libera e preludiante seguita da un brano più rigoroso in stile contrappuntistico, ma è da annoverare tra i
capolavori organistici di tutti tempi. Nella fantasia due temi si alternano tra cadenze, omofonie, recitativi, pedali e
contrappunti; nella fuga, costruita su un tema fluido e ricco di sollecitazioni ma di origine popolare, la parità di
trattamento delle voci è un principio talmente fondante che ai pedali viene offerto poco o nessun respiro. La
difficoltà tecnica e l’atmosfera inquieta di questa composizione non possono non ricordare – senza voler con
questo cedere a banalizzazioni o facili ma inconsistenti conclusioni sul processo compositivo – le disposizioni
d’animo in cui l’autore la diede alla luce. Il 1717 è infatti un anno turbolento per Bach: in seguito all’allettante
offerta di lavoro ricevuta dalla corte di Köthen, decise di lasciare Weimar, dove copriva il ruolo di Konzertmeister
(subordinato perciò al Kapellmaister) con risentimento e insofferenza nei confronti dei suoi superiori; non a caso
dunque la sua domanda di dimissioni fu considerata così provocatoria e impudente da farlo imprigionare e poi
licenziare con disonore.