Lezione LM-67 Glicazione avanzata
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Lezione LM-67 Glicazione avanzata
Domani Vol. 95, N. 2, Febbraio 2004 Prodotti di glicosilazione avanzata: possibili implicazioni per l’aterosclerosi nel diabete Giuseppina Basta1, Serena Del Turco1, Raffaele De Caterina1,2 Riassunto. La formazione dei prodotti di glicosilazione (o glicazione) avanzata (Advanced Glycation Endproducts, AGEs) rappresenta un’importante alterazione biochimica del diabete mellito. In questa rassegna abbiamo riportato gli studi più recenti che pongono l’accento su come gli AGEs possano influenzare l’omeostasi della parete vascolare e indurre lo sviluppo della patologia aterosclerotica nel diabete. Nella parete vascolare gli AGEs, legandosi al collagene, alterano la struttura della matrice extracellulare e legandosi alle lipoproteine plasmatiche innescano reazioni ossidative. L’interazione degli AGEs con le cellule endoteliali produce un aumento della permeabilità vascolare, dell’attività procoagulante, generazione di stress ossidativo e induzione di molecole d’adesione leucocitaria. L’interazione con i macrofagi induce la secrezione di citochine e fattori di crescita. Poiché le fasi iniziali dell’aterosclerosi coinvolgono alterazioni della parete vasale che danno inizio ad un processo di tipo infiammatorio-proliferativo, una maggiore comprensione dei meccanismi biochimici attraverso cui gli AGEs contribuiscono a questo processo è assai rilevante al fine di sviluppare strategie preventive e terapeutiche per l’aterosclerosi nel diabete. Parole chiave. AGEs, aterosclerosi, diabete, infiammazione, prodotti di glicosilazione avanzata. Summary. Advanced glycation endproducts and vascular inflammation: implications for accelerated atherosclerosis in diabetes The formation of advanced glycation endproducts (AGEs) is an important biochemical abnormality accompanying diabetes mellitus and, likely, inflammation in general. Here we summarize and discuss recent studies indicating that the effects of AGEs on vessel wall homeostasis may account for the rapidly progressive atherosclerosis associated with diabetes. Driven by hyperglycemia and oxidant stress, AGEs form to a greatly accelerated degree in diabetes. Within the vessel wall, collagen-linked AGEs may “trap” plasma proteins, quench nitric oxide activity and interact with specific receptors to modulate a large number of cellular properties. On plasma low density lipoproteins (LDL), AGEs initiate oxidative reactions that promote the formation of oxidized LDL. The interaction of AGEs with endothelial, as well as with other cells accumulating within the atherosclerotic plaque, such as mononuclear phagocytes and smooth muscle cells, provides a mechanism to augment vascular dysfunction. Specifically, the interaction of AGEs with vessel wall component increases vascular permeability, the expression of procoagulant activity and the generation of reactive oxygen species, resulting in increased endothelial expression of endothelial leukocyte adhesion molecules. AGEs potently modulate initiating steps in atherogenesis involving blood-vessel wall interactions, triggering an inflammatory-proliferative process and, furthermore, critically contribute to propagation of inflammation and vascular perturbation in established disease. Thus, a better understanding of the biochemical mechanisms by which AGEs contribute to such processes in the vessel wall could be relevant to devise preventive and therapeutic strategies for diabetic atherosclerosis. Key words. AGEs, atherosclerosis, diabetes, inflammation, products of advanced glycation. Introduzione La patologia vascolare nel diabete mellito costituisce oggi la più importante complicanza di questa 1 malattia 1,2. Le microangiopatie (alterazioni a livello delle arteriole) e le macroangiopatie (alterazioni a livello delle grandi arterie) costituiscono le cause principali di morbilità e mortalità di questa malat- Istituto di Fisiologia Clinica, CNR, Pisa; 2 Cattedra di Cardiologia, Università degli Studi G. d’Annunzio, Chieti. Pervenuto il 10 marzo 2003. 68 Recenti Progressi in Medicina, 95, 2, 2004 tia. Nel Nord America l’aterosclerosi è causa di morte dell’80% dei pazienti diabetici, a fronte di meno della metà nella popolazione generale 3. Per questo motivo, uno degli scopi principali della terapia nel diabete è la prevenzione e il trattamento delle malattie vascolari. L’esposizione cronica ad elevate concentrazioni di glucosio nel sangue rappresenta la causa scatenante primaria delle alterazioni patologiche del sistema vascolare 4,5. L’esistenza di una relazione causale tra iperglicemia cronica e malattia diabetica microvascolare, sostenuta da molti studi clinici e animali 6, è stata definitivamente stabilita da due studi clinici multicentrici, prospettici del Diabetes Control and Complications Trial 4,7. Inoltre molti dati in letteratura riportano una correlazione tra iperglicemia cronica e malattia macrovascolare in pazienti con diabete mellito di tipo 2 8-10. L’esposizione prolungata all’iperglicemia rappresenta dunque il fattore principale associato all’insorgenza delle malattie vascolari specifiche del diabete, sebbene l’associazione tra alterato metabolismo del glucosio e patologia arteriosa è resa più complessa dalla presenza contemporanea di altri fattori di rischio, come l’ipertensione, le dislipidemie e fattori genetici predisponenti al danno tessutale. Per spiegare l’associazione tra iperglicemia e complicanze vascolari nel diabete, il più importante meccanismo proposto è la formazione e l’accumulo irreversibile di prodotti di glicosilazione (o glicazione) non enzimatica di proteine e lipidi, attraverso cui si formano addotti intermedi e avanzati, questi ultimi chiamati collettivamente Advanced Glycation Endproducts (AGEs). Questa rassegna prenderà in considerazione i meccanismi attraverso cui gli AGEs, presenti in elevate quantità nello spazio extracellulare ed in prossimità delle cellule della parete vasale, contribuiscono allo sviluppo della patologia aterosclerotica associata al diabete. La patogenesi delle fasi estremamente iniziali dell’aterosclerosi si caratterizza per un’alterazione delle proprietà adesive dell’endotelio nei confronti dei leucociti circolanti (prevalentemente monociti, ma anche linfociti T) 11-14. La base biochimica di una tale alterazione è la comparsa di specifiche proteine adesive sulla superficie della cellula endoteliale 12,14,15. I monociti vi si attaccano e migrano nell’intima, sotto l’influenza di fattori chemo-attrattanti e regolatori rilasciati dall’endotelio alterato, dai monociti adesi e probabilmente dalle cellule muscolari lisce sottostanti. Nell’intima, il monocita/macrofago diventa capace di internalizzare lipidi e si trasforma in cellula schiumosa (foam cell), che è in grado di produrre citochine, fattori di crescita ed altre molecole regolatorie responsabili dell’amplificarsi dei processi infiammatori e proliferativi, agendo sia sul sovrastante monostrato endoteliale sia sulle sottostanti cellule muscolari lisce. Questi eventi concorrono anche alla formazione della placca ateromasica avanzata, caratterizzata da un cappuccio fibroso che ricopre cellule muscolari lisce, macrofagi, componenti della matrice, lipidi intra- ed extra-cellulari presenti nell’intima. In questo contesto gli AGEs possono promuovere il processo aterosclerotico ossidando le lipoproteine a bassa densità (low-density lipoproteins, LDL) e causando modificazioni nel collagene dell’endotelio vascolare 16-21. Il principale contributo degli AGEs all’aterogenesi emerge tuttavia da importanti studi che hanno portato all’identificazione e all’isolamento di un recettore per gli AGEs sulla superficie cellulare, chiamato “RAGE” (receptor for AGEs), che funziona come molecola capace di transdurre il segnale all’interno della cellula 22. Il RAGE è localizzato sulla superficie di molti tipi cellulari, ma è particolarmente abbondante sulle cellule endoteliali di pazienti diabetici 23. Il RAGE non lega solo gli AGEs, ma anche altre molecole infiammatorie, come le S100/calgranuline, identificate in alcune lesioni della parete vasale 24-26. La presenza contemporanea di AGEs, S100/calgranuline e RAGE a livello delle lesioni tessutali determina un’attivazione cellulare cronica e l’induzione di molte vie di transduzione del segnale, fra cui l’attivazione del fattore di trascrizione Nuclear Factor(NF)-κB che regola l’espressione di molecole infiammatorie 27-32. Biochimica della formazione degli AGEs La glicosilazione non enzimatica avviene attraverso il legame non covalente di gruppi aldeidici o chetonici degli zuccheri ai gruppi aminici liberi delle proteine, con formazione di addotti instabili, chiamati basi di Schiff (figura 1). Durante stati prolungati di iperglicemia, come nel diabe- Figura 1. Possibili vie di formazione degli AGEs. La prima reazione è una condensazione tra il gruppo aldeico di una molecola di glucosio con un qualsiasi aminogruppo libero delle proteine. Da questa interazione si crea una base di Schiff che, spontaneamente, si riarrangia in un prodotto di Amadori. Successivamente subentrano trasformazioni più lente (non mostrate), che sono progressivamente meno reversibili e che conducono agli AGEs. Dall’auto-ossidazione del glucosio, o dalla stessa base di Schiff o prodotto di Amadori, si possono formare composti dicarbonilici altamente reattivi, che a loro volta reagiscono con lisine o arginine, formando addotti AGEs come imidazolone, N-ε-carbossi-metil-lisina (CML), N-ε-carbossi-etil-lisina (CEL), gliossal-lisina dimero (GOLD) e metil-gliossal-lisina dimero (MOLD). G. Basta, S. Del Turco, R. De Caterina: Prodotti di glicosilazione avanzata ed aterosclerosi nel diabete te, questi prodotti di glicosilazione primaria rappresentano le basi per ulteriori riarrangiamenti molecolari, che portano alla formazione degli AGEs 33,34. Tali trasformazioni possono avvenire a livello dei fosfolipidi, dei nucleotidi e delle proteine, preferibilmente su quelle molecole che hanno un basso grado di ricambio fisiologico. La formazione della specie A1c dell’emoglobina (HbA1c) è il miglior esempio studiato di questo processo di glicosilazione: negli eritrociti l’emoglobina glicosilata rappresenta lo 0,42% dell’emoglobina circolante totale nei soggetti normali e fino allo 0,75% e oltre nei pazienti diabetici 35-37. Il glucosio è il carboidrato più abbondante nel plasma, e quindi più facilmente di altri zuccheri può attaccarsi ai gruppi aminici delle proteine plasmatiche. Dopo giorni, le basi di Schiff possono formare composti più stabili chiamati prodotti di Amadori 33 (figura 1, alla pagina di fronte). Per esempio, la reazione del glucosio con i gruppi aminici delle proteine forma il prodotto di Amadori 1-amino-1deossi-2-chetoso: il gruppo carbonilico libero è responsabile delle conseguenze biologiche della glicosilazione. Inoltre, sia le basi di Schiff che i prodotti di Amadori possono essere degradati in una varietà di altri composti carbonilici altamente reattivi, come il 3-deossiglucosone, che a sua volta può reagire con altri gruppi aminici, formando prodotti di glicosilazione intermedi. Recentemente è stato proposto che gli intermedi che formano gli AGEs sono il 3-deossi-glucosone, il gliossale e il metil-gliossale 38 (figura 1). Il gliossale e il metil-gliossale possono formarsi dall’auto-ossidazione del glucosio e dall’ossidazione dei lipidi glicosilati 39,40. Affinché si possano formare gli AGEs sono necessarie trasformazioni più avanzate che durano settimane o mesi, e che implicano reazioni di deidratazione, condensazione, frammentazione, ossidazione e ciclizzazione 34. Le prime specie chimiche caratterizzate come AGEs per il colore giallo-bruno, o per le proprietà di fluorescenza, o per le capacità di formare legami trasversi (cross-links) con le proteine 41,42, erano: 4-furanil-2-furoil-1H-imidazolo (FFI), 1-alchil-2-formil-3,4-diglucosil-pirrolo (AFGP), pirralina, pentosidina e N-e-carbossimetil-lisina (CML) 43-46 (figura 2). Questi ultimi due composti, sono quelli caratterizzati meglio dal punto di vista chimico e correlano con la severità delle complicanze diabetiche 21,44,47-51. 69 Recentemente è stata caratterizzata una nuova frazione significativa di AGEs con effetti rilevanti non solo sulla funzione e sulla struttura delle proteine, ma anche come fonte di mediatori di risposte biologiche. Questi composti comprendono: 1) l’addotto imidazolone, formato dalla reazione del 3-deossi-glucosone con i residui di arginina delle proteine 52,53; 2) N-e-carbossi-etil-lisina (CEL), un analogo della CML formato dalla reazione del metil-gliossale con la lisina 54; 3) il gliossal-lisina dimero (glyoxal-lysine dimer, GOLD) e il 4) il metil-gliossal-lisina dimero (methyl-glyoxal-lysine dimer, MOLD), che sono composti imidazolici formati dalla reazione del gliossale e del metil-gliossale con i residui di lisina delle proteine 55,56 (figura 2). Se in vivo sono presenti composti intermedi come gliossale, metil-gliossale o 3-deossi-glucosone, immancabilmente sono presenti anche gli AGEs, in grado di perturbare l’integrità funzionale dei tessuti 52. Meccanismi molecolari attraverso cui gli AGEs promuovono l’aterosclerosi L’analisi immunoistochimica di lesioni aterosclerotiche umane con anticorpi monoclonali anti-AGEs ha evidenziato la presenza diffusa degli AGEs sia nello spazio extracellulare sia all’interno di macrofagi e cellule muscolari lisce. La concentrazione tessutale degli AGEs correla con la severità delle lesioni aterosclerotiche e con l’accumulo di proteine plasmatiche, lipoproteine e lipidi nella parete vascolare 57-59. Elevati livelli di AGEs e CML sono stati trovati nei pazienti diabetici con malattia coronarica 59. Per la loro distribuzione ubiquitaria, gli AGEs possono avere un ruolo sia diretto che indiretto nella formazione della placca aterosclerotica. Essi possono alterare l’integrità e la funzione della parete vasale, modificandone le proprietà meccaniche attraverso legami che si stabiliscono tra gli AGEs e le macromolecole della matrice extracellulare del vaso, e promuovere l’intrappolamento di molecole come immunoglobuline e apolipoproteine, le quali possono andare incontro a processi di glicosilazione 16,51,60. Tabella 1. - Effetti degli AGEs sull’aterogenesi, indipendenti dal legame recettoriale. Alterazioni della matrice extracellulare Formazione di legami trasversi tra le fibre di collagene e resistenza alle collagenasi Aumentata sintesi delle sue componenti e restringimento del lume del vaso Minore auto-assemblaggio polimerico della laminina Inattivazione dell’ossido nitrico Intrappolamento di LDL e di immunoglobuline nell’intima Figura 2. Struttura chimica di alcuni prodotti di glicosilazione avanzata. FFI: furanil-2-furoil-1H-imidazolo; AFGP: 1-alchil-2-formil-3,4-diglucosil-pirrolo; Pentosidina; Pirralina; CML: N-ε-carbossimetil-lisina; CEL: N-ε-carbossietil-lisina; Imidazolone; GOLD: gliossal-lisina dimero; MOLD: metil-gliossal-lisina dimero. Modificazioni delle lipoproteine Aumentata suscettibilità all’ossidazione Ridotto riconoscimento da parte del recettore LDL Aumentata internalizzazione da parte dei recettori scavenger dei macrofagi Alterazioni della coagulazione e della fibrinolisi Ridotta attività biologica dell’antitrombina III Ridotta suscettibilità della fibrina alla degradazione Aumento dell’aggregazione piastrinica Ridotta fluidità della membrana piastrinica 70 Recenti Progressi in Medicina, 95, 2, 2004 Tabella 2. - Effetti degli AGEs sull’aterogenesi dipendenti dal legame recettoriale. Monocita-macrofago Induzione di PDGF, IGF-1 e citochine proinfiammatorie come IL-1β e TNF-α Chemiotassi da parte delle forme solubili di AGEs Apoptassi da parte di AGEs immobilizzati Maggiore internalizzazione di lipoproteine modificate dagli AGEs Cellule muscolari lisce Aumento dell’attività proliferativa Aumento della produzione di fibronectina Cellule endoteliali Aumentata permeabilità Induzione del fattore tessutale e diminuzione dell’attività della trombomodulina Diminuizione dell’espressione di t-PA ed aumento dell’espressione del PAI-1 Aumentata attività procoagulante Induzione di endotelina-1 ed aumento della vasocostrizione Aumento dello stress ossidativo intracellulare Aumento di espressione di molecole adesive termina una minore suscettibilità della matrice alla degradazione fisiologica da parte di proteasi, interferendo con il normale ricambio delle componenti della membrana basale. L’interferenza si manifesta perché il normale sviluppo ed il mantenimento della struttura della membrana basale avvengono attraverso un processo di “autoassemblaggio” che coinvolge interazioni sitospecifiche tra molecole diverse quali collagene di tipo IV, laminina, proteoglicani, eparan-solfato, entactina 73-75. La formazione degli AGEs altera le proprietà associative delle componenti della membrana basale, riducendone l’abilità a interagire per formare un ordinato complesso polimerico. Studi eseguiti mediante diffrazione ai raggi X del collagene di tipo I modificato dagli AGEs hanno dimostrato che questi ultimi causano un aumento degli spazi intermolecolari 76. L’alterazione delle proprietà associative delle componenti della membrana basale contribuisce all’ispessimento della parete vasale, alla distorsione della struttura tridimensionale della matrice e all’aumento della sua porosità 70. EFFETTI DEGLI AGES SUI LIPIDI Il danno causato dagli AGEs sulle cellule è mediato dal legame con recettori di superficie presenti su macrofagi, cellule endoteliali, cellule muscolari lisce (SMC = Smooth Muscle Cells), renali e neuronali 61-65. Distinguiamo due meccanismi generali attraverso cui gli AGEs possono favorire ed accelerare il processo aterosclerotico: un meccanismo indipendente ed un altro dipendente dal legame con il recettore (tabelle 1 e 2). Effetti degli AGEs sull’aterogenesi non dipendenti dal legame recettoriale EFFETTI DEGLI AGES SULLE PROTEINE DELLA MATRICE DELLA PARETE VASCOLARE Diversi studi hanno dimostrato che la formazione di legami trasversi degli addotti AGEs sulle componenti della matrice extracellulare, in particolare sul collagene, può indurre l’intrappolamento di proteine plasmatiche 16,34,66,67. Si suppone perciò che la modificazione mediata dagli AGEs di componenti della matrice possa costituire una trappola di superficie per molte macromolecole, tra cui lipoproteine, immunoglobuline, fibrina, albumina, tutte effettivamente ritrovate in lesioni precoci nei vasi di soggetti diabetici 68 (figura 3). In seguito all’accumulo di proteine plasmatiche mediato dagli AGEs, all’interno della parete vascolare si ha un ispessimento della matrice con conseguente contributo al restringimento del lume dell’arteria 69. La formazione di legami trasversi nelle componenti della matrice è anche responsabile di altre alterazioni della parete vascolare, quali la ridotta elasticità, l’aumento di rigidità e di permeabilità 70-72. La formazione di legami trasversi de- Le modificazioni ossidative dei lipidi in vivo hanno un ruolo centrale nell’aterogenesi, e l’ossidazione dei lipidi nelle lipoproteine plasmatiche e nelle membrane cellulari è associata allo sviluppo di malattie vascolari 77. Per esempio, l’ossidazione della componente lipidica delle LDL conduce alla perdita del riconoscimento di queste molecole modificate da parte dei recettori per le LDL dei macrofagi ed all’internalizzazione preferenziale delle LDL ossidate da parte dei cosiddetti “recettori spazzini” (scavenger receptors) 78,79. In seguito all’aumentata endocitosi delle LDL ossidate, i macrofagi si trasformano in cellule schiumose, ricche di vacuoli lipidici, le quali caratterizzano le lesioni precoci dell’aterosclerosi. Data l’importanza delle modificazioni lipidiche nelle complicanze diabetiche e nell’aterogenesi, l’interesse degli studiosi si è esteso anche alla glicosilazione dei lipidi ed allo studio dell’ossidazione lipidica mediata dagli AGEs. In vitro l’ossidazione dei lipidi, mediata dal glucosio, avviene quando essi contengono amine libere, come per esempio la fosfatidil-etanolamina e la fosfatidil-serina. Al contrario, i lipidi che non hanno amine libere, come la fosfatidil-colina, non sono capaci di reagire col glucosio, e non sono quindi atti a formare prodotti di ossidazione 41. È emerso che, dall’incubazione delle LDL con il glucosio, la formazione degli AGEs avviene sia sui lipidi che sulla componente apoproteica. Questa evidenza è stata confermata da studi su campioni di LDL di soggetti diabetici, che rivelano livelli di AGEs significativamente più alti sia sull’apoproteina-B (apo-B) che sui lipidi, e che correlano con i livelli di LDL ossidate 41. Data l’interazione tra glicosilazione e ossidazione, questo processo è chiamato “glicossidazione”. G. Basta, S. Del Turco, R. De Caterina: Prodotti di glicosilazione avanzata ed aterosclerosi nel diabete Fra gli AGEs, gli addotti della CML e della CEL, che originariamente sono stati descritti come prodotti derivanti dalla degradazione ossidativa di una base di Schiff o di un prodotto di Amadori, in realtà si possono formare sulle proteine anche in seguito all’ossidazione degli acidi grassi poli-insaturi 80. Ciò è possibile in quanto esistono degli intermedi, come gliossale, glico-aldeidi, idrossi-aldeidi o altri gruppi dicarbonilici, che si possono formare sia dall’ossidazione dei carboidrati che dall’ossidazione degli acidi grassi poli-insaturi 81,82. Questi intermedi comuni, come è stato menzionato prima, sono altamente reattivi con i gruppi amini- 71 ci liberi di lisine o arginine delle proteine (come l’apo-B delle LDL) e provocano la formazione di composti AGEs come CML, CL, Gold e Mold 54-56. La formazione di complessi AGE-apoB, che avviene principalmente sui residui lisinici posti all’interno del dominio di legame specifico per il recettore delle LDL, è tale da determinare un’inibizione del legame delle LDL con il loro recettore, diminuendone la clearance rispetto alle LDL native 83,84. Molti studi hanno dimostrato che nei fibroblasti umani in coltura la degradazione delle LDL glicosilate è compromessa rispetto alle LDL non modificate, e tale alterazione è proporzionale al grado di glicosilazione 83. Figura 3. Rappresentazione schematica del possibile ruolo degli AGEs negli eventi patogenetici rilevanti dell’aterosclerosi nel diabete. (1) Il glucosio circolante, penetrato nell’intima, promuove la formazione di AGEs sul collagene della matrice extracellulare. Questi, a loro volta, creano nuovi legami intermolecolari (legami trasversi), che irrigidiscono la parete vascolare e ne aumentano la permeabilità. (2) Di conseguenza, nell’intima, si ha un maggior afflusso di macromolecole come lipoproteine a bassa densità (low-density lipoproteins, LDL) o di cellule circolanti e di monociti. Sempre nell’intima, le LDL, già ossidate da un processo di glicosilazione (3), vengono internalizzate dai macrofagi che si trasformano in cellule schiumose (4). Queste ultime liberano citochine, fattori di crescita ed altre molecole regolatorie responsabili dell’amplificazione dei processi infiammatori e proliferativi, agendo sia sul sovrastante monostrato endoteliale sia sulle sottostanti cellule muscolari lisce (SMC). (5) Gli AGEs che si formano in circolo interagiscono con le cellule endoteliali attraverso il RAGE (receptor for AGEs) (6), attivando l’espressione di molecole di adesione (Vascular Cell Adhesion Molecule-1 = VCAM-1; Intercellular Adhesion Molecule-1 = ICAM-1; E-selettina), che favorisce l’accumulo dei monociti nell’intima e l’espressione del fattore tessutale. Quest’ultimo meccanismo promuove la coagulazione. L’interazione degli AGEs con i monociti induce un fenotipo attivato, caratterizzato dall’induzione di citochine proinfiammatorie come IL-1β e TNF-α (7) e promuove la migrazione cellulare (chemiotassi) (8). (9) L’interazione degli AGEs con il linfocita T fa aumentare la sintesi e la liberazione di interferone-γ, che rappresenta un importante fattore attivante i macrofagi. 72 Recenti Progressi in Medicina, 95, 2, 2004 Contrariamente ai fibroblasti, i macrofagi riconoscono e incorporano le LDL glicosilate, grazie alla presenza di recettori scavenger non specifici, presenti sulla superficie cellulare 85. Nell’intima, il riconoscimento delle LDL glicosilate da parte dei suddetti recettori macrofagici può indurre l’accumulo intracellulare di esteri del colesterolo favorendone la trasformazione in cellule schiumose, promovendo così il processo aterosclerotico 85,86 (figura 3). EFFETTI DEGLI AGES SULLE COMPONENTI DEL SISTEMA EMOSTATICO: ALTERAZIONI DI PROTEINE SOLUBILI IMPLICATE NELLA COAGULAZIONE E NELLA FIBRINOLISI Anomalie nel meccanismo della coagulazione avvengono nella malattia diabetica, con un evidente stato di tendenza alla trombosi 87. Le anormalità osservate coinvolgono tutti gli stadi della coagulazione, interessando sia la formazione che l’inibizione della formazione di fibrina, la fibrinolisi, la funzione piastrinica e le funzioni emostatiche dell’endotelio. L’ipotesi che l’iperglicemia possa costituire un fattore chiave dell’ipercoagulabilità del diabetico ed indurre quei cambiamenti che promuovono la trombosi, è suggestiva e suffragata da diverse evidenze sperimentali. La glicosilazione non enzimatica riduce la suscettibilità della fibrina alla degradazione da parte di specifici enzimi fibrinolitici come la plasmina 66. Nei pazienti diabetici, inoltre, vi è una diretta correlazione tra l’iperglicemia e l’aumento del fibrinopeptide A (marcatore dell’attivazione della trombina) 88,89. Infine, nei pazienti diabetici l’antitrombina III (AT-III), un inibitore della coagulazione, presenta una minore attività biologica; l’alterazione dell’attività di questa molecola sembra essere esercitata direttamente dal glucosio, che – occupando i residui lisinici che legano l’AT-III al suo naturale cofattore, l’eparina – rende la molecola meno attiva 90. Dato che i processi di glicosilazione sono probabilmente legati alla produzione di radicali liberi, questi potrebbero indurre una rapida inattivazione dell’ATIII; è stato infatti dimostrato che lo stress ossidativo è capace di ridurre l’attività dell’AT-III 91. L’iperglicemia causa anche una diminuzione dell’attività biologica e della concentrazione della proteina C, un altro inibitore fisiologico della coagulazione 92. Da altri studi è emerso che l’aumento della glicosilazione riduce la fluidità della membrana piastrinica, ma ciò non sembra correlare con la sensibilità delle piastrine agli agenti aggreganti 96. Dal momento che la glicosilazione avviene lentamente ed il ricambio delle piastrine è piuttosto rapido, specialmente nel diabete, l’emivita delle piastrine potrebbe essere insufficiente alla produzione di cambiamenti drammatici per la funzione piastrinica. È stato però dimostrato che nella malattia diabetica accompagnata da ipercolesterolemia si ha un aumento dell’aggregazione piastrinica e della generazione di trombossano ex vivo 18,94. La formazione di trombossano in vivo può essere condizionata da uno stretto controllo metabolico, ma non si conoscono i meccanismi responsabili di questi effetti 97. È stato allora ipotizzato che l’interazione delle LDL ossidate con le piastrine può portare ad un aumento del legame delle LDL alle piastrine stesse, svolgendo forse un importante ruolo nell’aterogenesi del diabete. Effetti degli AGEs sull’aterogenesi dipendenti dal legame recettoriale CAPTAZIONE CELLULARE DEGLI AGES La presenza sulla superficie cellulare di recettori per gli AGEs media l’endocitosi e la degradazione degli AGEs, influenzando il loro catabolismo. È stato inizialmente osservato che gli AGEs che si formano in vivo ed in vitro sono riconosciuti da un recettore macrofagico differente dal recettore scavenger e da quello coinvolto nella captazione delle glicoproteine 98,99. Sono state identificate diverse proteine recettoriali che legano gli AGEs, due proteine di 60 e 90KDa isolate dal fegato di ratto, una proteina chiamata polipeptide simil-lattoferrina (lactoferrin-like polypeptide) di 80KDa e un’altra chiamata galectina-3 (galectin-3) di 32 KDa 100,101. Il loro ruolo nell’attivazione cellulare mediata dagli AGEs non è stato ancora chiarito. Invece, il receptor for Advanced Glycation Endproducts (RAGE), recettore multi-ligando appartenente alla superfamiglia delle immunoglobuline, sembra essere principalmente coinvolto nella transduzione del segnale cellulare piuttosto che nell’endocitosi e nel turnover degli AGEs 22,102-105. ALTERAZIONI DELLA FUNZIONE PIASTRINICA IL RAGE: STRUTTURA, LOCALIZZAZIONE TESSUTALE, LIGANDI E MECCANISMI DI ATTIVAZIONE Nel diabete è anche descritto un aumento dell’aggregazione piastrinica ex vivo in risposta ad agenti aggreganti 93, alterazione che si manifesta pure attraverso l’aumento dei livelli circolanti di alcuni indici di attivazione piastrinica in vivo come la β-tromboglobulina 93 e il fattore piastrinico 4 94. È stata proposta da molto tempo l’ipotesi che la glicosilazione non enzimatica delle proteine di membrana delle piastrine possa causare l’ipersensibilità di queste ultime all’aggregazione, ed è stata riscontrata un’aumentata glicosilazione delle proteine di membrana delle piastrine nei soggetti diabetici 95,96. Il RAGE è una proteina di circa 45 KDa isolata originariamente dall’endotelio di polmone bovino 106. La forma matura del recettore consiste di 403 aminoacidi, un dominio citoplasmatico carbossi-terminale, fortemente carico, un piccolo dominio transmembranario, e una regione extracellulare costituita da un dominio di tipo V, tipico delle immunoglobuline, seguìto da due dominî costanti di tipo C, stabilizzati da legami disolfuro tra i residui di cisteina 107. I determinanti strutturali nel recettore che mediano il legame degli AGEs sono situati nel dominio V situato all’estremità N-terminale. G. Basta, S. Del Turco, R. De Caterina: Prodotti di glicosilazione avanzata ed aterosclerosi nel diabete Il RAGE è altamente conservato tra le specie, ed è espresso in diversi tessuti 107. Metodi di immunoistochimica, ibridazione in situ ed analisi Northern hanno evidenziato che l’antigene e l’mRNA del RAGE sono presenti nell’endotelio, nelle cellule muscolari lisce, nei fagociti, nei cardiomiociti e nel tessuto neuronale 108. L’ampia localizzazione del RAGE suggerisce che l’interazione AGERAGE abbia una funzione rilevante nel modulare sia le proprietà della parete vascolare che le funzioni neuronale e cardiaca, compromesse nel diabete e nell’invecchiamento. L’espressione del RAGE è elevata in diverse patologie come l’aterosclerosi, l’artrite reumatoide e la malattia di Alzheimer 26,102,104,109-111. Questo ampio ed anche inaspettato quadro d’espressione del RAGE suggerisce che gli AGEs non sono i soli ligandi del RAGE. Sebbene il blocco del RAGE prevenga molte perturbazioni cellulari indotte dagli AGEs 27, sono stati identificati altri ligandi per questo recettore. Il RAGE ha un’alta affinità con le fibrille a conformazione β-sheet composte da differenti subunità/monomeri, con l’amiloide A, l’amiloide β, il peptide dei prioni o l’amilina 65,112,113. Esistono anche ligandi “naturali” del RAGE: tali, ad esempio, sono l’anfoterina, una proteina che promuove la crescita neuronale cellulare, oppure l’S100A12, chiamato anche Extracellular Newly identified RAGE binding protein (EN-RAGE), un polipeptide della famiglia di citochine pro-infiammatorie S100/calgranuline, che attiva le cellule bersaglio attraverso il RAGE, il cui legame compete con un altro membro della stessa famiglia, l’S100B 24,63. Queste molecole infiammatorie sono state ritrovate in alcune lesioni infiammatorie, compresa la parete vasale di soggetti diabetici 111. Questa proprietà del RAGE di legare differenti ligandi, con strutture apparentemente molto diverse fra loro, richiede ulteriori studi e chiarimenti della struttura del sito di legame del RAGE. A parte il carattere multi-ligando del RAGE, un altro aspetto del RAGE è l’insolita sovrapposizione del ligando e del recettore nei tessuti. Ad esempio, nei siti delle lesioni vascolari dove c’è un accumulo di AGEs o S100/calgranulina, c’è anche un’aumentata espressione del recettore a livello delle cellule endoteliali, delle cellule muscolari lisce e dei macrofagi 25,111,114,115. Questa sovrapposizione tessutale del recettore e dei suoi ligandi determina un aumento della sua espressione, che tende ad amplificare la risposta infiammatoria. Contrariamente ad altri recettori, come quello per le LDL, la cui espressione diminuisce in presenza di elevati livelli del ligando, l’interazione RAGE-ligando determina un feed-back positivo che ne aumenta l’espressione. D’altra parte il gene che codifica per il RAGE è localizzato sul cromosoma 6, fra i geni del complesso d’istocompatibilità maggiore di classe II e III 61. Inoltre, l’analisi del promotore del RAGE dimostra che sono presenti siti di legame per NF-κB accanto a elementi responsivi all’interferone-gamma (Interferon-gamma Response Elements, IRE) e a siti di legame per il Nuclear factor-interleukin 6 (NF-IL-6) 116. 73 Le analogie tra il promotore del RAGE e i promotori delle molecole adesive, e la stessa appartenenza del RAGE alla superfamiglia delle immunoglobuline suggeriscono che il RAGE possa partecipare alla risposta, da parte dell’ospite, alle perturbazioni ambientali, così come fanno le molecole di adesione cellulare, piuttosto che funzionare soltanto come scavenger di polipeptidi modificati. Per il momento, il solo modo per diminuire l’espressione del RAGE è interrompere il ciclo d’interazione dei ligandi con il RAGE per mezzo di forme solubili del RAGE (sRAGE) o anticorpi anti-RAGE. VIE DI TRANSDUZIONE DEL SEGNALE ATTIVATE DALL’INTERAZIONE DEGLI AGES CON IL RAGE Nell’apparato vascolare, la conseguenza principale dell’interazione AGE-RAGE è l’induzione di stress ossidativo, dovuto almeno in parte all’attivazione della NAD(P)H ossidasi 117-119 (figura 4). Figura 4. Vie di trasduzione del segnale attivate dall’interazione degli AGEs con il RAGE. La porzione extracellulare del RAGE è formata da un dominio di tipo V, cui si legano gli AGEs, seguìto da due regioni di tipo C (C1 e C2); seguono una regione di ancoraggio, che attraversa la membrana ed una regione citoplasmatica corta, ma fortemente carica, che media l’interazione con le molecole di trasduzione del segnale. Una forma mutante del RAGE che manca del dominio citosolico blocca le risposte cellulari dipendenti dal RAGE, pur mantenendo la capacità di legame con i suoi ligandi. L’attivazione del RAGE induce generazione intracellulare di specie reattive dell’ossigeno (Reactive Oxygen Species, ROS) attraverso l’attivazione di una NAD(P)H-ossidasi. Le ROS attivano una via Ras-MAPchinasi-dipendente, che a sua volta conduce all’attivazione ed alla traslocazione nucleare di NF-κB. Una via di perturbazione cellulare RAGE-dipendente include l’attivazione di p21ras, seguìta dall’attivazione di MAP-chinasi e traslocazione nucleare del fattore di trascrizione NF-κB, che porta alla trascrizione di geni bersaglio 28,30-32,119. Entro 10 minuti dal legame degli AGEs con il RAGE aumentano i livelli di GTP legato a p21ras. 74 Recenti Progressi in Medicina, 95, 2, 2004 La deplezione di glutatione endogeno intracellulare con L-butionina-(S,R)-sulfoximina associata all’interazione AGE-RAGE aumenta l’attivazione di p21ras, a sostegno di un meccanismo mediato dallo stress ossidativo. Nelle cellule esposte agli AGEs, le MAP-chinasi sono bersagli di p21ras; ciascuno di questi eventi è in stretta relazione all’interazione AGE-RAGE, poiché il blocco del recettore con immunoglobuline G anti-RAGE o un eccesso di sRAGE prevengono l’attivazione di NF-κB. Questo fattore di trascrizione è coinvolto nell’espressione di molti geni infiammatori, tra cui il Tumor Necrosis Factor(TNF)-α/β, le interleuchine e le molecole di adesione (Vascular Cell Adhesion Molecule-1, Intercellular Adhesion Molecule-1, E-selettina) 27,110,114,120. Un’ulteriore evidenza a sostegno del ruolo del RAGE come molecola di signaling viene da recenti dati in cui l’espressione di una forma negativa dominante del RAGE (un mutante che manca della coda citosolica) previene l’attivazione cellulare indotta dagli AGEs 24. L’esistenza del RAGE in tutte le cellule rilevanti nell’aterosclerosi, fra cui i monociti-macrofagi, i linfociti, le cellule muscolari lisce e le cellule endoteliali, indicherebbe l’importanza del RAGE in questa patologia. INTERAZIONE DEGLI AGES CON MONOCITI E LINFOCITI T La presenza del RAGE sulla superficie dei monociti è strettamente legata ai livelli circolanti di AGEs e al loro ricambio, tanto da far ipotizzare che essa possa rappresentare un meccanismo di rimozione degli AGEs e delle proteine senescenti 121. Tuttavia l’interazione degli AGEs con i monociti induce un fenotipo attivato, caratterizzato dall’induzione di Platelet Derived Growth Factor (PDGF) e di citochine proinfiammatorie come IL-1β e TNF-α 122-124. Nei monociti, l’interazione degli AGEs con il RAGE promuove la migrazione cellulare (chemiotassi); ciò avviene con ligandi solubili per il RAGE (AGEs preparati in vitro o isolati da soggetti diabetici). Contrariamente agli effetti mediati dagli AGEs solubili, gli AGEs legati alla membrana basale rallentano la migrazione dei monociti (apoptassi): sia la chemiotassi che l’apoptassi sono inibite dall’uso di anticorpi antiRAGE o da sRAGE 125,126. In un recente studio in cui è stato utilizzato l’EN-RAGE come stimolo chemiotattico, la migrazione dei monociti risultava dipendente dal RAGE 24. D’altro canto è ragionevole pensare che, una volta raggiunto il sito tessutale dove sono localizzati gli AGEs immobilizzati (ad esempio nella matrice extracellulare), la migrazione del monocita rallenta, consentendo al monocita di legare gli AGEs e divenire così attivato. Un sistema inducibile del RAGE è stato ritrovato anche nei linfociti T 127. L’esposizione di linfociti T ad AGEs dopo pre-stimolazione con fitoemoagglutinina fa aumentare la sintesi e la liberazione di interferone-γ, che rappresenta il principale fattore attivante i macrofagi, ma potenzia anche molte delle azioni del TNF sulle cellule endoteliali 127. In accordo con la scoperta che linfociti attivati sono presenti nelle lesioni aterosclerotiche, è stato perciò ipotizzato che negli stati iperglicemici, i linfociti T, attivati dagli AGEs, in cooperazione con i monociti, possano contribuire al danno tessutale 11,128. INTERAZIONE DEGLI AGES CON LE CELLULE MUSCOLARI LISCE Le cellule muscolari lisce incubate con gli AGEs manifestano un’elevata attività sia proliferativa che di produzione di fibronectina, con un meccanismo ancora poco conosciuto 42,129. Gli effetti che promuovono la crescita delle SMC, in vivo, sono in parte mediati dalla produzione di citochine, chemochine e fattori di crescita, la cui sintesi è indotta nei monociti dagli AGEs. Inoltre nelle SMC è stato dimostrato che il Trasforming Growth Factor (TGF)β agisce come fattore intermediario nella produzione di fibronectina indotta dagli AGEs nelle SMC 129. Questi studi suggeriscono che la stimolazione con gli AGEs delle SMC può contribuire alle lesioni proliferative, tipiche dei tessuti diabetici. INTERAZIONE DEGLI AGES CON L’ENDOTELIO VASCOLARE: ALTERAZIONE DELLA PERMEABILITÀ, DELLE PROPRIETÀ EMOSTATICHE ED ADESIVE Data la sua posizione d’interfaccia strategica e le numerose proprietà funzionali, l’endotelio vascolare è particolarmente importante nella regolazione della permeabilità, nel mantenimento della fluidità del sangue, nella regolazione del tono vascolare, nella sintesi di ormoni e mediatori vasoattivi. L’ endotelio è esposto sia agli AGEs localizzati sulle proteine plasmatiche o sulle cellule circolanti (ad esempio, i globuli rossi nei diabetici), sia agli AGEs presenti nella sottostante matrice sottoendoteliale. Il RAGE è stato identificato sulla superficie delle cellule endoteliali, dove media sia la captazione degli AGEs che la cascata di trasduzione del segnale cellulare. In seguito all’esposizione agli AGEs, l’endotelio manifesta un’aumentata permeabilità cellulare alle macromolecole, accompagnata da alterazioni delle componenti citoscheletriche e della morfologia cellulare 130,131. Inoltre gli AGEs alterano anche la funzione anti-emostatica dell’endotelio, come è dimostrato dall’induzione del fattore tessutale e da una minore attività della trombomodulina 132,133. L’induzione del fattore tessutale e la ridotta attività della trombomodulina spostano l’equilibrio dinamico endoteliale da uno stato anticoagulante ad uno procoagulante. La produzione di citochine (IL-1β, TNF-α) indotta dall’interazione degli AGEs con i macrofagi può alterare la funzione delle cellule endoteliali, che hanno recettori specifici per questi mediatori 134,135. Queste citochine inibiscono l’espressione dell’attivatore tessutale del plasminogeno (Tissue Plasminogen Activator, tPA) e contemporaneamente inducono l’espressione del suo inibitore (Plasminogen activator Inhibitor-1, PAI-1), riducendo così le proprietà fibrinolitiche dell’endotelio 136,137. G. Basta, S. Del Turco, R. De Caterina: Prodotti di glicosilazione avanzata ed aterosclerosi nel diabete Il legame degli AGEs al RAGE determina una riduzione delle difese antiossidanti cellulari (glutatione, vitamina C) 29 e un aumento dello stress ossidativo cellulare, che induce attivazione di NFκB, il quale a sua volta regola diversi geni, fra cui fattore tessutale e VCAM-1 27,110,130,133. Anche l’incubazione delle cellule endoteliali con l’EN-RAGE o L’S100B causa induzione di VCAM-1 attraverso il RAGE 24. Mentre gli AGEs circolanti inducono l’espressione di molecole adesive sulla superficie luminale dell’endotelio, e di conseguenza promuovono l’adesione dei monociti circolanti, gli AGEs legati alla matrice extracellulare diminuiscono l’adesione delle cellule endoteliali alla matrice vascolare, promovendo il distacco e l’esfoliazione endoteliale 138. ALTERAZIONE DELLA VASODILATAZIONE ENDOTELIO-DIPENDENTE Gli AGEs legati alla matrice extracellulare possono chimicamente interferire con la biodisponibilità dell’ossido nitrico (NO), mediatore radicalico fondamentale nella regolazione del tono vascolare, il quale induce il rilasciamento delle SMC e inibisce l’adesione monocitaria 139,140. Molti stati patologici, come il diabete, l’aterosclerosi ed alcune forme di ipertensione sono caratterizzati da un’alterata vasodilatazione endoteliale 141-144. Le proteine complessate agli AGEs bloccano, in vitro, l’attività dello NO in maniera concentrazione-dipendente. Studi su modelli animali con diabete sperimentalmente indotto hanno dimostrato che la diminuzione della vasodilatazione endoteliale avviene precocemente, entro due mesi dall’induzione del diabete: presumibilmente, l’inattivazione dell’NO avviene attraverso una reazione tra l’NO e i radicali liberi che si formano durante le reazioni di glicosilazione avanzata 139. Contemporaneamente-gli AGEs inducono l’espressione endoteliale di un potente vasocostrittore, l’endotelina-1 145. Ulteriori evidenze sul coinvolgimento degli AGEs nella modulazione del tono vascolare derivano da studi in vivo, condotti su ratti e conigli trattati con AGEs, che manifestano un sensibile peggioramento della risposta vasodilatatoria 132. Effetti degli AGEs in modelli animali La prima evidenza sperimentale di effetti patologici diretti degli AGEs è stata ottenuta in modelli animali normoglicemici trattati con AGEs. In seguito a tale trattamento sono stati osservati diversi fenomeni: una deposizione tessutale di AGEs, aumentata permeabilità, infiltrazione di monociti nello spazio sotto-endoteliale, e minore sensibilità agli agenti vasodilatatori 132,146. Conigli non diabetici trattati per molto tempo con concentrazioni fisiologiche di AGEs manifestano un’aumentata deposizione di AGEs, espressione di molecole adesive e di marcatori di stress ossidativo 147. Come menzionato prima, un aspetto peculiare delle lesioni patologiche caratterizzate dall’accumulo degli AGEs è la stretta associazione e, anzi, 75 la quasi assoluta co-localizzazione, di epitopi AGEs con l’aumentata espressione del RAGE. Per esempio, nei vasi diabetici, aree in cui gli AGEs sono abbondanti, si trovano in prossimità di cellule che esprimono alti livelli di RAGE 62. In modelli di aumentata permeabilità vascolare, associata alla patologia diabetica in modelli animali, sono stati valutati gli effetti di sostanze in grado di bloccare o di competere con il legame al RAGE 131. Ratti resi diabetici dalla somministrazione di streptozotocina mostrano un’aumentata permeabilità in molti organi, soprattutto intestino e fegato, con una reversione alla normalità bloccando il recettore sia con sRAGE che con anticorpi specifici anti-RAGE. L’iperpermeabilità vascolare associata al diabete costituisce un fattore importante di patologia. Un suo indice, la microalbuminuria, è associata, in pazienti diabetici, all’aumento della morbilità e della mortalità per complicanze vascolari 148,149. I principali contributi allo studio dello sviluppo della microvasculopatia diabetica derivano dalla capacità di verifica di questi concetti in modelli murini di aterosclerosi. Topi omozigoti per la delezione del gene per l’apoproteina E (privi di apo-E), che sviluppano una patologia aterosclerotica spontanea, se diabetici mostrano una maggiore progressione delle lesioni aterosclerotiche, dopo sei settimane, rispetto ai topi normoglicemici della stessa età 150. Inoltre, gli animali diabetici sviluppano un maggior numero di lesioni complicate (con sottile cappuccio fibroso, abbondante infiltrazione di monociti e scarsità di cellule muscolari lisce) rispetto agli animali di controllo. La somministrazione di sRAGE in tali topi diabetici privi di apo-E previene la formazione dell’aterosclerosi legata al diabete. Possibili interventi terapeutici sulla formazione degli AGEs, sull’interazione degli AGEs con le proteine e con il RAGE Agenti farmacologici che specificatamente inibiscono la formazione degli AGEs, hanno reso possibile studiare il ruolo degli AGEs nello sviluppo delle complicanze vascolari in modelli animali. L’aminoguanidina è stata valutata in diversi modelli animali su differenti complicanze diabetiche 60,151153 . L’aminoguanidina ed altri inibitori degli AGEs sembrano funzionare come trappole nucleofiliche per i composti carbonilici intermedi che si formano durante il processo di glicosilazione, piuttosto che interferire con i prodotti di Amadori 152. Tuttavia è stato recentemente dimostrato, in vitro, che gli inibitori degli AGEs, alle concentrazioni millimolari utilizzate in molti studi, agiscono soprattutto mediante un’attività chelante o antiossidante piuttosto che attraverso l’inibizione del residuo carbonilico 154. Sebbene i risultati nei modelli animali siano incoraggianti, il posto di questi inibitori deve essere meglio definito da studi clinici. Poiché l’aminoguanidina previene la formazione degli AGEs, essa non può, ragionevolmente, essere efficace in pazienti con una lunga storia di malattia, dove gli AGEs sono già accumulati nei tessuti. La necessità di rimuovere gli AGEs irre- 76 Recenti Progressi in Medicina, 95, 2, 2004 versibilmente legati dai tessuti connettivi e dalla matrice ha condotto allo sviluppo di agenti in grado di tagliare i legami tra gli AGEs e le macromolecole del tessuto connettivo e della matrice 155. Studi animali 156 e studi clinici preliminari 157 hanno evidenziato la capacità di alcuni di questi agenti di ridurre la severità di lesioni patologiche indotte dagli AGEs o l’accumulo di AGEs. Un altro bersaglio della terapia farmacologica può essere quello di inibire il perpetuarsi dell’attivazione cellulare che si crea dall’interazione degli AGEs con il RAGE, in quanto, come ricordato precedentemente, gli AGEs inducono l’espressione del RAGE così da amplificare uno stato cronico di attivazione cellulare 158. Questo dato suggerisce che l’interferenza con il circolo vizioso stabilito dall’interazione del RAGE con i suoi ligandi interromperebbe l’attivazione cellulare, e conseguentemente si potrebbe avere un miglioramento di varie situazioni patologiche croniche. Nondimeno, per stabilire definitivamente il ruolo dei meccanismi dipendenti dal RAGE nella patogenesi di malattie croniche umane sono necessari ulteriori esperimenti su modelli animali in cui l’espressione del RAGE sia geneticamente modificata, in modo da far luce sulle potenziali funzioni fisiologiche di questa molecola e dei suoi ligandi. Il fine ultimo, non troppo lontano, è di sviluppare inibitori a basso peso molecolare per il RAGE o per altri recettori degli AGEs. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. Conclusioni I dati sperimentali sopra menzionati dimostrano che gli AGEs possono alterare l’omeostasi vascolare in modo pro-infiammatorio e pro-aterogeno, attraverso molteplici distinti meccanismi: alterazioni della permeabilità della matrice extracellulare, liberazione di citochine infiammatorie e fattori di crescita, alterazioni delle proprietà antitrombotiche dell’endotelio e della capacità della parete vasale di modulare il tono vascolare, aumentata espressione delle molecole di adesione sulla superficie delle cellule endoteliali. Una conoscenza più profonda di questi meccanismi fisiopatologici può permettere lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per limitare i danni vascolari nel diabete ed in altre condizioni infiammatorie croniche. Bibliografia 1. Schwartz CJ, Valente AJ, Sprague EA, et al. Pathogenesis of the atherosclerotic lesion. Implications for diabetes mellitus. Diabetes Care 1992; 15: 1156-67. 2. Stamler J, Vaccaro O, Neaton JD, et al. 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Indirizzo per la corrispondenza: Prof. Raffaele De Caterina Cattedra di Cardiologia Università degli Studi G. d’Annunzio Ospedale S. Camillo de Lellis Via Forlanini, 50 66100 Chieti E-mail: [email protected]