1. PREMESSA (grassetto+maiuscolo)

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1. PREMESSA (grassetto+maiuscolo)
via Torretta, 9 - 12029 SAN DAMIANO MACRA CN
tel. +39.0171.900061 - fax+39.0171.900161
e-mail: [email protected] - sito web: www.mairaspa.it
VISO BLU POWER S.r.l.
IMPIANTO IDROELETTRICO “RIO LAITÀ”
VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ ALLA VALUTAZIONE DI
IMPATTO AMBIENTALE
Relazione
COORDINAMENTO TECNICO
HYDRODATA S.p.A. - ingegneria delle risorse idriche
CODICE DOCUMENTO
CODICE ATTIVITÀ MAIRA
2 8 6 3 - 0 2 - 0 0 1 0 1 . D O C
ELABORATO
1
01
GIU.15
Ing. S. Tozzi
ing. C. Malerba
ing. C.. Mosca
00
LUG.13
Ing. S. Tozzi
ing. C. Malerba
ing. C.. Mosca
REV.
DATA
REDAZIONE
VERIFICA
AUTORIZZAZIONE
RIPRODUZIONE O CONSEGNA A TERZI SOLO DIETRO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE
MODIFICHE
INDICE
1.
PREMESSA
1.1 Elementi qualificanti della proposta di intervento
1
1
2.
CARATTERISTICHE GENERALI DEL TERRITORIO INTERESSATO DAL PROGETTO
2
3.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
3.1 Schema di intervento
3.1.1 Opera di presa
3.1.2 Condotta forzata
3.1.3 Centrale di produzione e restituzione in alveo
3.1.4 Connessione alla rete elettrica nazionale
3.2 Cantierizzazione e tempi di realizzazione
3.3 Descrizione delle soluzioni tecniche prescelte per minimizzare le fonti di impatto
4.
ILLUSTRAZIONE DEL PROGETTO IN RELAZIONE ALLA LEGISLAZIONE, PIANIFICAZIONE
PROGRAMMAZIONE VIGENTI IN CAMPO AMBIENTALE E PAESISTICO
4.1 Pianificazione e programmazione territoriale
4.1.1 Piano Paesaggistico Regionale: PPR2015
4.1.1.1
Compatibilità con le prescrizioni normative
4.1.2 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Cuneo: PTP
4.1.3 Piano di Gestione del Distretto Idrografico del Fiume Po
4.1.3.1
Compatibilità con le prescrizioni del PGD
4.1.4 Piani Regolatori Comunali di Paesana e Ostana
4.1.4.1
Compatibilità con le prescrizioni dei PRGC
4.2 Vincoli ambientali-paesistici
4.2.1 Vincoli presenti sul territorio interessato dalle opere
5.
ILLUSTRAZIONE DEL PROGETTO IN RELAZIONE AGLI ASPETTI AMBIENTALI,
PAESAGGISTICI E SOCIO-ECONOMICI
30
5.1 Acque superficiali
30
5.1.1 Caratterizzazione dello stato attuale: aspetti quantitativi
30
5.1.1.1
I dati storici disponibili
31
5.1.1.2
I dati di afflusso
36
5.1.1.3
Dati di misura diretti
37
5.1.1.4
Le portate naturali
38
5.1.1.5
Il DMV
40
5.1.1.6
Le portate utilizzabili
42
5.1.1.7
Stima della producibilità e parametri di concessione
43
5.1.2 Caratterizzazione dello stato attuale: aspetti qualitativi
43
5.1.2.1
Valore di DMV
44
5.1.2.2
Compatibilità con gli obiettivi ambientali
44
5.1.3 Analisi della compatibilità dell’intervento
51
5.2 Vegetazione-flora, fauna e ecosistemi
52
5.2.1 Caratterizzazione dello stato attuale
52
5.2.1.1
La componente vegetale
52
5.2.1.2
La componente faunistica
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5.2.1.3
La componente ecosistemica
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5.2.2 Analisi di compatibilità dell’intervento
5.3 Aspetti geologici e geomorfologici, acque sotterranee
5.3.1 Quadro geologico generale
5.3.2 Assetto geologico e geomorfologico lungo il tracciato delle opere in progetto
5.3.2.1
L’opera di presa
5.3.2.2
Il tracciato della condotta forzata
5.3.2.3
Il sito della centrale e lo scarico in alveo Po
5.3.3 Inquadramento idrogeologico
5.3.4 Inquadramento geotecnico e sismico dell’area di progetto
5.3.5 Analisi di compatibilità dell’intervento
5.3.5.1
Assetto geomorfologico e dinamica dei versanti
5.3.5.2
Dinamica del trasporto solido
5.3.5.3
Idrogeologia, acque sotterranee
5.4 Aspetti paesaggistici
5.4.1 Caratterizzazione dello stato attuale
5.4.1.2
Il tracciato della condotta
5.4.1.3
La zona della centrale di produzione
5.4.2 Il tracciato della linea elettrica
5.4.3 Compatibilità delle opere sotto il profilo paesaggistico
5.4.3.1
Fase di cantiere
5.5 Rumore
5.5.2 Valutazione dell’impianto acustico
5.5.2.1
Descrizione dell’attività in progetto (rif. comma 1, punto 4 della
D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.2
Descrizione degli orari di attività e di funzionamento (rif.
comma 2, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.3
Descrizione delle sorgenti rumorose e loro ubicazione (rif.
comma 3, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.4
Descrizione delle caratteristiche costruttive dei locali (rif.
comma 4, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.5
Identificazione e descrizione ricettori (rif. comma 5, punto 4
della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.6
Planimetria dell’area di studio (rif. comma 6, punto 4 della
D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.7
Classificazione acustica dell’area di studio (rif. comma 7, punto
4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.8
Individuazione delle sorgenti sonore già presenti sull’area e
indicazione dei livelli di rumore ante-operam (rif. comma 8,
punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004
5.5.2.9
Calcolo previsionale dei livelli sonori (rif. comma 9, punto 4
della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.10 Calcolo previsionale dell’incremento dei livelli sonori dovuto
all’aumento del traffico veicolare (rif. comma 10, punto 4 della
D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.5.2.11 Descrizione dei provvedimenti tecnici per contenere i livelli
sonori emessi (rif. comma 11, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616
del 02/02/2004)
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5.5.2.12
5.5.2.13
5.5.2.14
Analisi dell’impatto acustico generato nella fase di
realizzazione (rif. comma 12, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616
del 02/02/2004)
Programma dei rilevamenti di verifica (rif. comma 13, punto 4
della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
Provvedimento regionale di riconoscimento del tecnico che ha
predisposto la documentazione (rif. comma 14, punto 4 della
D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
5.6 Atmosfera
5.6.1 Riferimenti legislativi e normativi
5.6.2 Caratterizzazione ante operam
5.6.2.1
Caratteristiche meteoclimatiche dell’area
5.6.2.2
Attuali livelli di inquinamento
5.6.3 Analisi degli impatti relativamente alla fase di esercizio
5.6.4 Analisi degli impatti relativamente alla fase di cantiere
5.7 Aspetti socio-economici
5.7.1 Caratterizzazione dello stato attuale
5.7.2 Analisi di compatibilità dell’intervento
ALLEGATO 1 - Programma di monitoraggio ambientale
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Gruppo di lavoro
La presente relazione di compatibilità ambientale relativa al progetto dell’impianto idroelettrico con
opera di presa sul rio Laità in Comune di Paesana e centrale nel medesimo Comune, in Provincia di
Cuneo, proponente il Consorzio Bacino Imbrifero Montano del Po (BIM), è stata curata e redatta dal
seguente gruppo di lavoro:
-
Simona Tozzi (Hydrodata S.p.A.), ingegnere iscritta
all’ordine degli ingegneri della Provincia di Torino al n.
7566F, coordinatore del gruppo di lavoro, esperta in
campo ambientale;
-
Luca Fresia (Hydrodata S.p.A.), ingegnere iscritto
all’ordine degli ingegneri della Provincia di Torino
n. 10175W, progettista dell’impianto idroelettrico;
-
Cecilia Mosca (Hydrodata S.p.A.), ingegnere, esperto in
idrologia, modellistica, sistemi di monitoraggio
idrologici;
-
Marco Bersano Begey (Hydrodata S.p.A.), geologo
iscritto all'ordine dei geologi della Regione Piemonte al
n. 247, esperto in idrogeologia e geomorfologia;
-
Katia Gentile (Hydrodata S.p.A.), architetto iscritta
all’ordine degli architetti della Provincia di Torino
n. 7377, esperta in campo ambientale-paesaggistico;
-
Simona Dutto, forestale iscritta all’Ordine dei Dottori
Agronomi e Forestali della Provincia di Cuneo al
n. 141, esperta nell’analisi vegetazionale;
-
Vincenzo Buttafuoco (Studio Progetto Ambiente S.r.l.),
ingegnere iscritto all’ordine degli ingegneri della
Provincia di Biella al n. A 465, esperto in qualità
dell’aria e tecnico competente in acustica ambientale.
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1.
PREMESSA
La presente relazione è volta ad illustrare le implicazioni di carattere ambientale indotte dalla
realizzazione e dal funzionamento dell’impianto idroelettrico in progetto sul rio Laità nei Comuni di
Paesana e Ostana (Provincia di Cuneo), proposto dalla Viso Blu Power S.r.l. (società strumentale
interamente partecipata dal Consorzio Bacino Imbrifero Montano del Po).
La proposta progettuale esaminata prevede i seguenti parametri di concessione:
Portata media di concessione
Portata massima derivata
Salto lordo
Potenza di concessione
l/s
l/s
m
kW
50
21,6
470
99,36
L’intervento in progetto rientra tra le opere di cui all’allegato B2 categoria - 41 della L.R. 40/1998
e s.m.i.: Impianti per la produzione di energia idroelettrica con potenza installata superiore a 100 kW
oppure alimentati da derivazioni con portata massima prelevata superiore a 260 litri al secondo. Per le
derivazioni localizzate in zona C, come definita dalla d.g.r. del 26.04.1995, n. 74-45166, o la cui
sezione di presa sottende un bacino di superficie minore o uguale a 200 km², la soglia inferiore è
ridotta a 140 l/s. Inizialmente escluso dalla fase di verifica in quanto sotto soglia, il progetto viene
ora sottoposto alla verifica di assoggettabilità alla VIA in forza dell’entrata in vigore del D.M.
30.3.2015 (Linee guida per la verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale dei
progetti di competenza delle regioni e province autonome, previsto dall'articolo 15 del decretolegge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116),
essendo le opere collocate in area che ricade nei criteri stabiliti dal citato D.M. (area boscata).
Il presente studio si propone, pertanto, di inquadrare le opere previste nell'ambito della normativa
ambientale di riferimento, di verificare la conformità degli interventi agli esistenti strumenti di
pianificazione e programmazione territoriale e di settore e di analizzare le caratteristiche del
contesto territoriale in cui è inserito l’impianto, al fine di definire compiutamente ogni elemento utile
per individuare il quadro dei possibili effetti sull'ambiente e delle misure adottabili per ottimizzare
l'inserimento delle opere, soddisfacendo sia la necessità di intervento che la compatibilità con
l'ambiente.
1.1
Elementi qualificanti della proposta di intervento
Il Consorzio BIM del Po, in esecuzione delle previsioni statutarie che lo impegnano a ricercare,
nell’interesse primario della popolazione montana risiedente nel proprio territorio, le migliori forme
di razionale utilizzo delle risorse energetiche da fonte rinnovabile che il territorio offre, ha inteso
sviluppare l’iniziativa di intervento sul rio Laità in oggetto in modo da proporsi anche come soggetto
attivo nel campo della produzione idroelettrica.
A tal scopo un accordo di programma per l’impianto idroelettrico sul rio Laità è già stato siglato, a
inizio 2013, fra il BIM del Po e i Comuni di Ostana e Paesana, con l’obiettivo di realizzare un
intervento di dimensioni ridotte ma importante sotto il profilo del cambiamento di approccio, in
quanto sarebbe il primo impianto effettuato interamente da Enti Pubblici nell’alto bacino del Po,
ambito nel quale lo sfruttamento delle risorse idroelettriche è in mano a società private.
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1
In tale accordo si specifica che è il BIM il soggetto attuatore dell’intervento sul rio Laità, sia in termini
amministrativi ed economici (il BIM si fa carico, con mezzi propri, del costo previsto dell’intervento)
sia in termini tecnici, realizzativi e gestionali.
Identificate, come nel seguito descritto, le prerogative tecniche, prestazionali e di sostenibilità
economico-finanziaria dell’intervento, costituisce d’altra parte aspetto di primaria importanza la
messa a punto e attivazione di un adeguato modello organizzativo per la sua realizzazione.
Per questo motivo il BIM ha costituito (aprile 2014), ad iter autorizzativo avviato, una partecipata
societaria, la Viso Blu Power S.r.l., che ha capacità di finalizzare la progettazione dell’intervento,
perseguire l’ottenimento del relativo pacchetto autorizzativo, mobilitare le risorse finanziarie a
sostegno dell’investimento, aggregare correttamente i valori patrimoniali che ne conseguiranno,
realizzare una governance adeguata nelle fasi di realizzazione e gestione ed anche in riferimento a
possibili ulteriori sviluppi della strategia dei promotori, gestire le aspettative di ritorno economico e
le esternalità.
Le prerogative assegnate al progetto di intervento, in riferimento alle quali si è operato
finalizzando indagini in campo, metodologia di sviluppo delle analisi ed elaborazioni progettuali e
impostazioni tecnico-organizzative sono, in definitiva:
a) ottimizzazione del risultato produttivo in termini di energia erogata e fatturato, in rapporto ai
costi di realizzazione e di esercizio e agli ammortamenti sull’investimento, inclusa in tale criterio
la massimizzazione del beneficio riversabile sul territorio;
b) robustezza delle assunzioni di progetto, con particolare riguardo all’identificazione della risorsa
idrica sfruttabile e alle scelte impiantistico-tecnologiche;
c) attenzione alle problematiche di cantierizzazione e realizzazione in genere, inclusa la variabile
logistica riferibile ai limiti di accessibilità al sito;
d) elevata sostenibilità idrologico-ambientale intrinseca nelle scelte progettuali;
e) inserimento paesaggistico delle opere visibili: presa, centrale di produzione;
f) attenzione al percorso autorizzativo, alla disponibilità dei titoli di superficie e alla problematica
inerente alla connessione elettrica locale, quali fattori di potenziale criticità e incidenza
tempistica;
razionale identificazione delle possibili esternalità riversabili a vantaggio del territorio/comunità
locale, in una logica di massimo apporto in termini di competenza/fiducia e inclusa una stabile
comunicazione quale componente di intervento.
2.
CARATTERISTICHE GENERALI DEL TERRITORIO INTERESSATO DAL PROGETTO
L’intervento ricade prevalentemente nel Comune di Paesana, lungo la vallata del rio Laità, tributario
in sinistra orografica del fiume Po e solo per una piccola porzione nel Comune di Ostana.
La valle montana del Po non è particolarmente lunga, sviluppandosi per appena 32 km dal Pian del
Re ai piedi del Monviso, dove ha la sua sorgente il fiume Po, congiungendo Crissolo, ultimo paese
della valle a 1.333 m di altitudine, a Saluzzo posto allo sbocco nella piana a 400 s.l.m..
Il rio Laità costituisce il confine tra i Comuni di Paesana e di Ostana, pertanto l’opera di presa
ricade in gran parte nel territorio del Comune di Paesana e con la sola spalla destra nel Comune di
Ostana. Le restanti opere, ovvero condotta di adduzione ed edificio di centrale, ricadono
interamente all’interno del territorio del Comune di Paesana.
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La zona interessata dall’impianto è compresa tra l’opera di presa, localizzata circa 900 m a monte
dell’ex borgata (ora disabitata) di Parè superiore, a quota di circa 1.293 m s.l.m., e il sito del nuovo
edificio di centrale posto a valle di località Boschetto, a quota 823 m s.l.m., in fregio alla sponda
sinistra del fiume Po, subito a valle della confluenza, in destra, del torrente Lenta.
La zona è raggiungibile attraverso la SP26, strada che percorre longitudinalmente la valle
mantenendosi, nel tratto di interesse, in sinistra orografica.
Il territorio comunale di Paesana si estende su entrambe le sponde del fiume Po e, con quote
comprese tra i 544 e i 2.385 m s.l.m., appartiene alla zona altimetrica della montagna interna; il
centro cittadino si trova alcuni km a valle dell’area di intervento, distinto in due nuclei principali
situati sulle due sponde. Con circa 3.000 abitanti è il maggior centro abitato del tratto montano
della valle.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL PROGETTO
REGIONE
PROVINCIA
COMUNE
LOCALITA’
PIEMONTE
CUNEO
PAESANA
RIO LAITA’
Figura 1 - Estratto dal sito http://www.viamichelin.it per inquadramento del territorio di interesse.
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3
ZONA
INTERVENTO
Paesana
Saluzzo
Figura 2 - Vista aerea dell’area interessata dall’intervento (tratta dal sito Bing Maps).
Allo stato attuale sul sito individuato per l’opera di presa è presente uno sbarramento naturale in
massi seguito da un salto di fondo. A monte dello sbarramento è presente una zona di calma
dell’acqua, che anticamente alimentava dei piccoli canali (“bial”) utilizzati per l’irrigazione dei prati,
attualmente in stato di abbandono e di cui sopravvivono soltanto alcune tracce.
Foto 1 - Stato attuale del sito individuato per l’opera di presa
4
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La zona può essere raggiunta dalla borgata Parè superiore, al termine di una pista forestale
sterrata di proprietà del Consorziale Acquedotto Rurale frazione Pertus - Paesana, seguendo una
traccia di sentiero che ricalca il percorso degli antichi “bial” irrigui abbandonati.
Foto 2 - Sentiero sul percorso degli antichi canali irrigui abbandonati
Il tracciato della condotta compreso tra l’opera di presa e la borgata Parè superiore seguirà il
percorso dei “bial” irrigui e al termine dei lavori verrà realizzato un sentiero di accesso pedonale
all’opera di presa.
A valle della borgata disabitata di Parè superiore il tracciato di condotta seguirà prevalentemente
il percorso di strade esistenti, in quanto il versante e i terreni su cui inizialmente si pensava di poter
posare la tubazione sono quasi impraticabili la presenza di massi e rocce affioranti in maniera
diffusa.
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Foto 3 - Pista forestale che dalla b.ta Pertus conduce alla b.ta Parè Superiore.
In alcuni tratti si prevede di abbandonare il percorso delle strade per attraversare dei prati,
attualmente incolti.
L’edificio di centrale è previsto presso una radura posta in fregio alla sponda sinistra del torrente
Po, attualmente adibita a prato. La zona viene raggiunta da una strada comunale sterrata che si
diparte dalla strada provinciale SP26 presso località Boschetto, poco a valle del bivio tra la strada
provinciale e la strada comunale asfaltata che conduce alla borgata Pertus.
Foto 4 - Stato attuale della zona individuata per l’edificio di centrale
3.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Di seguito si descrivono in dettaglio le caratteristiche geometriche delle opere in progetto elencate
al precedente paragrafo, nonché le modalità realizzative, le soluzioni cantieristiche previste e le
principali fasi/tempistiche di lavorazione.
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3.1
Schema di intervento
Le opere in progetto da realizzarsi sono riassunte come segue:
-
-
-
-
opera di presa nell’alveo del rio Laità, a quota di 1.293 m s.l.m.; il sito individuato per la
realizzazione dell’opera di presa si trova circa 900 m a monte della borgata abbandonata di
Parè superiore, in corrispondenza della quale termina una pista forestale sterrata, di proprietà
dell’Amministrazione Consorziale Acquedotto Rurale fraz. Pertus – Paesana;
condotta forzata di diametro nominale pari a 200 mm della lunghezza di 2,9 km, realizzata
per circa 900 m in PEAD con diametro esterno DE 250 mm e per il restante tratto con una
tubazione in acciaio di diametro nominale DN 200 mm. A causa della particolare
conformazione del terreno, caratterizzato dalla presenza di depositi eterogenei con substrato
roccioso affiorante e massi isolati, il tracciato della condotta segue prevalentemente il percorso
di strade e piste forestali;
centrale di produzione: verrà realizzata sulla sponda sinistra del fiume Po, nei pressi di località
Boschetto, a quota 823 m s.l.m.. La zona è raggiungibile mediante una strada sterrata che si
diparte dalla strada provinciale SP26 poco a valle del bivio tra la strada provinciale e la
strada comunale che sale a borgata Pertus;
connessione alla rete elettrica Enel: l’energia elettrica prodotta dal gruppo di produzione sarà
consegnata ad una nuova cabina elettrica Enel localizzata a fianco del locale centrale.
3.1.1
Opera di presa
La presa sarà costituita essenzialmente da una soglia in massi, disposta trasversalmente al rio Laità,
con ciglio sfiorante a quota 1.293,40 m s.l.m. Tale soglia avrà lunghezza pari a quella del rio (circa
4 m) e larghezza pari a 0,5 m.
La soglia in massi verrà realizzata utilizzando massi e ciottoli presenti in loco, opportunamente legati
mediante funi di acciaio ancorate a barre anch’esse di acciaio infisse nell’alveo. Le barre in acciaio
verranno posizionate in modo da non emergere al di sopra della soglia in massi. Non è possibile
utilizzare pali in legno a causa dell’assetto dell’alveo, con presenza di massi ciclopici e affioramento
del substrato roccioso.
A valle della soglia verrà realizzata una sistemazione a scivolo con massi reperiti in loco, in modo
da riconfigurare l’attuale assetto dell’alveo, caratterizzato dalla presenza di uno sbarramento
naturale in massi seguito da un salto di fondo.
Si prevede l’installazione in corrispondenza dell’opera di presa di opportuni manufatti sia per la
gestione del prelievo, sia per il rilascio del DMV base, pari a 50 l/s.
A lato della soglia in massi, in sponda sinistra, verrà infatti realizzata una luce sotto battente
rettangolare, opportunamente ribassata rispetto al ciglio sfiorante della soglia e dimensionata in
modo da garantire il rilascio del DMV base con qualunque regime di portata in alveo. La luce avrà
una larghezza di 0,33 m e un’altezza di 0,15 m. La luce verrà posizionata a 0,18 m al di sotto del
ciglio sfiorante in massi ed è stata dimensionata in modo da rilasciare il DMV di base, pari a 50 l/s,
con un battente idrico di 8 cm (cfr. relazione idrologico-idraulica di progetto, elab. 1.2.1).
Sul manufatto di rilascio del DMV sarà installato il dispositivo di visualizzazione e materializzazione
del rilascio (cfr. Regolamento 8/R/2007), costituito da un asta idrometrica graduata. La lettura
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dell’altezza d’acqua presente sulla luce di rilascio del DMV permetterà l’immediato calcolo della
portata istantaneamente rilasciato a valle dell’opera di presa.
La luce di rilascio del DMV sarà caratterizzata da geometrie ben definite e fisse (sprovvista di parti
mobili e indipendente dai sistemi di regolazione dell’impianto), in modo tale da garantire il rilascio
delle portate senza alcun comando o misura esterni.
La limitazione delle portate derivate alla sola portata massima di concessione, pari a 50 l/s, sarà
garantita dall’installazione della luce di presa a una distanza di 0,10 cm al di sotto del ciglio
sfiorante in massi.
Tale distanza tra il ciglio sfiorante e la luce di presa corrisponde al carico idraulico necessario per
la captazione di una portata di 50 l/s. Per altezze d’acqua superiori, il rilascio delle portate in
esubero viene garantito dallo sfioro sulla traversa in massi e dalla luce sommersa.
Non è prevista la realizzazione della scala di risalita dell’ittiofauna in quanto lo studio della
componente ittica presente (cfr. paragrafo 5.2) ha evidenziato l’assenza di fauna ittica naturale
lungo il rio Laità, il quale è caratterizzato dalla presenza di numerosi salti di fondo e cascate non
superabili per la fauna ittica.
Tutte le opere saranno realizzate esclusivamente operando dalla sponda sinistra.
In sponda sinistra si prevede di realizzare una luce di presa di lunghezza 1,0 m per la captazione
dell’acqua. La luce di presa verrà ricavata all’interno di un manufatto metallico rettangolare, di
dimensioni 1,40x0,50 m, il quale verrà interrato lungo la sponda del corso d’acqua.
L’acqua intercettata dalla luce verrà convogliata da una tubazione in acciaio, anch’essa interrata,
all’interno di un pozzetto in materiale plastico avente diametro nominale DN 800 mm. Il pozzetto
verrà interrato completamente e l’accesso al suo interno sarà reso possibile da un chiusino in ghisa.
Da tale pozzetto partirà la tubazione di adduzione dell’acqua in centrale, realizzata per il tratto
iniziale in PEAD e avente diametro esterno DE 250 mm. Si prevede di installare sulla tubazione una
saracinesca di intercettazione manuale, alloggiata all’interno di un pozzetto in polietilene, anch’esso
interrato e accessibile mediante un apposito chiusino in ghisa.
A monte della soglia in massi è prevista la riprofilatura del fondo alveo in modo da creare una
zona di invito dell’acqua verso la luce di presa.
Lo sghiaiamento del fondo alveo posto presso l’imbocco della luce di presa verrà garantito da una
paratoia sghiaiatrice in acciaio posta sul corpo della soglia in massi e avente dimensioni 0,45x0,45
m. Il materiale sghiaiato verrà convogliato a valle dello sbarramento in massi mediante una
tubazione in acciaio di diametro nominale di 350 mm, completamente mimetizzata al suo interno.
L’imbocco della luce di presa sarà protetto da un apposito elemento metallico, in modo da
trattenere il materiale solido flottante (fogliame,…) ed evitare il suo ingresso nel pozzetto di
raccolta dell’acqua derivata.
8
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La scelta dei materiali è legata alla difficoltà di accesso al sito da parte dei mezzi di cantiere; le
soluzioni adottate permettono quindi di minimizzare le aree e le piste di cantiere, riducendo al
minimo gli impatti nei confronti dell’ambiente circostante.
I pozzetti avranno un diametro DN 800 mm e verranno interrati ad una profondità di 1,75 m.
Per quanto riguarda le sistemazioni superficiali, al termine dei lavori si provvederà al ripristino delle
condizioni attuali mediante tecniche di inerbimento e mascheramento con specie erbacee e arbustive
autoctone.
Non è prevista l’installazione di specifici dispositivi di misura in continuo e di registrazione delle
portate in quanto non obbligatoria in relazione all’entità del prelievo, come indicato nell’art.4 del
DPGR 25/06/2007 n.7/R.
3.1.2
Condotta forzata
La condotta forzata sarà caratterizzata da una lunghezza complessiva di circa 2.900 m, suddivisa
nei seguenti tratti, distinti per tipologia di tubazione, diametro e modalità di posa:
-
-
-
-
tratto 1: lungo circa 900 m, tubazione in PEAD DE 250 mm PN16, nella zona compresa tra
l’opera di presa e la borgata abbandonata di Parè superiore. La condotta verrà posata
seguendo il tracciato di antichi canali irrigui ormai abbandonati e di cui sopravvivono alcune
tracce;
tratto 2: lungo circa 1.225 m, tubazione in acciaio DN 200, nella zona compresa tra la borgata
di Parè superiore e l’abitato di Pertus. La condotta viene posata lungo il percorso della pista
forestale sterrata esistente, di proprietà del Consorziale Acquedotto Rurale fraz. Pertus Paesana;
tratto 3: lungo circa 565 m, tubazione in acciaio DN 200 mm, nella zona compresa tra la
borgata Pertus e il bivio tra la strada provinciale SP26 e la strada comunale del Boschetto. La
condotta in acciaio viene posata a tratti sulla strada comunale asfaltata del Boschetto, che
conduce alla borgata Pertus, e a tratti su terreno naturale prevalentemente prativo, affiancando
la strada asfaltata comunale del Boschetto;
tratto 4: lungo circa 210 m, tubazione in acciaio DN 200 mm, nella zona compresa tra il bivio
tra la strada provinciale SP26 e la strada comunale del Boschetto e il sito della centrale di
produzione.
È pertanto previsto l’attraversamento della strada provinciale SP26 in corrispondenza del bivio con
la strada comunale che conduce a borgata Pertus.
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9
Foto 5 -
Pista forestale sterrata di proprietà del Consorziale Acquedotto Rurale fraz. PertusPaesana.
La posa della condotta sarà eseguita secondo le sezioni tipo allegate alla documentazione
progettuale. In generale, le tubazioni di acciaio o in PEAD saranno allettate in un bauletto di sabbia
granitica, la profondità media dello scavo sarà pari a circa 1,3 m mentre la larghezza sarà
variabile tra 1,0 e 1,5 m.
Nei tratti lungo i quali la condotta sarà posata sotto la viabilità esistente, al termine dei lavori si
procederà al ripristino della sede stradale tramite la ricostruzione di un bauletto di misto granulare
anidro stabilizzato per uno spessore di 30 cm, mentre nel caso dei tratti asfaltati si ripristinerà la
pavimentazione originaria.
Lungo i tratti di scavo in terreno naturale si avrà cura di mettere da parte i primi 30 cm di cotica
superficiale, che sarà poi riposizionata e inerbita al termine dei lavori.
Lungo la condotta in progetto sarà posato un cavidotto in PEAD di 110 mm per la stesa del cavo di
segnale di collegamento tra la centrale e l’opera di presa principale, dove è prevista l’installazione
di un sensore di livello all’interno del pozzetto di raccolta dell’acqua derivata.
Un ulteriore cavidotto di consegna dell’energia elettrica prodotta sarà posato lungo il tratto
compreso tra la nuova cabina di consegna Enel a fianco della futura centrale e la linea MT esistente
che corre sotto la strada provinciale.
3.1.3
Centrale di produzione e restituzione in alveo
La centrale di produzione di energia elettrica sarà realizzata a quota 823,00 m s.l.m. e sarà
posizionata sulla sponda sinistra del torrente Po, in prossimità di una zona prativa posta a lato della
strada sterrata comunale accessibile mediante una strada sterrata che ha inizio nei pressi del bivio
tra la strada provinciale SP26 e la strada comunale di borgata Pertus.
10
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L’edificio centrale sarà costituito sostanzialmente da 3 locali:
- sala macchine, ospitante il gruppo di produzione e le apparecchiature elettriche;
- locale contatori;
- locale Enel.
Il fabbricato della centrale sarà comunque unico benché costituito da due corpi fabbrica posti in
affiancamento tra loro; in particolare, il primo conterrà la sala macchine, mentre il secondo il locale
contatori e il locale Enel.
La sala macchine sarà di forma rettangolare e di dimensioni esterne in pianta pari a 6,7+2,35 x
6,70 m e di altezza minima interna di 3,20 m; il piano calpestabile sarà posto a quota 823,00 m
s.l.m.
All’interno del locale saranno posizionati:
- il gruppo di produzione tipo Pelton, ad asse verticale, con la relativa valvola di sicurezza di
gruppo;
- il sistema oleodinamico di regolazione del gruppo di produzione;
- i quadri elettrici e di automazione e di alimentazione MT.
Figura 3 - Centrale di produzione.
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11
Al di sotto del piano calpestabile sarà ricavata la vasca di scarico del gruppo di produzione delle
dimensioni 3,15x0,90 m, alla quale sarà possibile accedere tramite una botola di dimensioni 0,6 m
x 0,6 m.
L’accesso alla centrale sarà garantito da un breve tratto di pista sterrata, attualmente già esistente;
è prevista inoltre la realizzazione di una botola sul tetto della centrale in grado di permettere la
sostituzione delle diverse componenti elettromeccaniche operando dalla strada sterrata posta a
tergo del fabbricato.
Lungo il secondo corpo di fabbrica, che si svilupperà in affiancamento all’edificio di centrale,
saranno posizionati il locale contatori e il locale Enel, ognuno caratterizzato da un accesso pedonale
indipendente; tali locali avranno le seguenti dimensioni interne in pianta:
- locale contatori: 1,20x3,50 m;
- locale Enel: 5,00x3,50 m.
Per quanto riguarda le sistemazioni esterne e l’inserimento del fabbricato nell’ambiente circostante,
si provvederà a mascherare parzialmente l’edificio inserendolo al di sotto della strada sterrata
esistente e provvedendo al riempimento con materiale inerte della zona compresa tra l’edificio di
centrale e la scarpata della strada sterrata; l’edificio risulterà così parzialmente interrato.
Il tetto sarà piano e realizzato con un solaio in c.a. parzialmente rivestito con terreno vegetale, al
fine di ottimizzare il mascheramento dell’edificio. Le pareti saranno realizzate in parte in c.a. e in
parte in muratura, ma saranno rivestite in pietra locale.
La centrale restituirà le acque turbinate al fiume Po tramite una tubazione di scarico in PVC del
diametro interno di 500 mm, posata al di sotto del piano campagna e lunga circa 58 m.
3.1.4
Connessione alla rete elettrica nazionale
Come indicato nel preventivo Enel, l’impianto sarà allacciato alla rete di distribuzione tramite la
realizzazione di una nuova cabina di consegna a fianco della futura centrale, collegata in entraesce su linea MT esistente “PAESANA”, uscente dalla cabina primaria AT/MT SANFRONT CP.
Si prevede, pertanto, la posa di un cavo interrato doppia terna nello stesso scavo, per circa 10 m su
asfalto e per circa 290 m su strada sterrata.
3.2
Cantierizzazione e tempi di realizzazione
Per la costruzione delle opere previste e descritte precedentemente si prevedono le seguenti fasi di
cantiere:
- installazione di un cantiere fisso in prossimità dell’opera di presa in sponda sinistra del rio Laità;
tale cantiere sarà adibito principalmente alla realizzazione dei manufatti di presa e delle opere
accessorie;
- installazione di un cantiere fisso in corrispondenza del sito di realizzazione della centrale di
produzione in corrispondenza della radura esistente in sponda sinistra del torrente Po, a lato
della strada sterrata che scende dalla strada provinciale SP26 in prossimità di località
Boschetto. Il cantiere sarà adibito alla realizzazione della centrale stessa e all’installazione delle
apparecchiature elettromeccaniche;
12
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-
allestimento di due aree di deposito per lo stoccaggio dei materiali (tubazioni,…) e dei mezzi,
previsti lungo la pista forestale sterrata che dall’abitato Pertus conduce alla borgata Parè
superiore;
allestimento di un cantiere mobile lungo il tracciato della condotta forzata interrata; il cantiere
sarà adibito allo scavo della trincea, alla posa della tubazione ed al ritombamento della stessa.
La realizzazione della centrale avverrà secondo le fasi e le tempistiche di seguito indicate:
1) Allestimento aree di cantiere
15 gg
2) Realizzazione opera di presa
60 gg
3) Posa condotta forzata
180 gg
4) Realizzazione edificio centrale
120 gg
5) Allestimento elettromeccanico
60 gg
6) Posa linea M.T. fino alla cabina Enel
15 gg
7) Sgombero dell’area di cantiere e finiture
15 gg
Si prevede di realizzare tutti gli interventi nell’ambito di una stagione compresa tra Aprile e
Novembre, per un totale di circa 240 gg, poiché alcune fasi di realizzazione saranno sviluppate
contemporaneamente,
3.3
Descrizione delle soluzioni tecniche prescelte per minimizzare le fonti di impatto
Sulla base delle evidenze riscontrate in sede di sopralluogo non si rilevano interferenze con
sottoservizi esistenti.
In fase di cantiere, per minimizzare le fonti di impatto saranno poste in essere tutti gli usuali
accorgimenti per ridurre le emissioni sonore e le polveri (cfr. paragrafo 5.5), nonché la corretta
disposizione degli spazi e delle aree per evitare eventi accidentali; a tal proposito verrà comunque
predisposto un apposito protocollo di emergenza nel caso di sversamenti di sostanze inquinanti. Le
aree di stoccaggio dei materiali di costruzione saranno opportunamente delimitate per evitare
dispersioni.
Saranno impiegate maestranze esperte e macchinari a norma di legge.
Al termine dei lavori, nelle aree interessate dal cantiere sono pertanto previsti ripristini dal punti di
vista paesaggistico e dal punto di vista vegetazionale, attraverso interventi mirati per la
ricostituzione della cotica erbosa e la ricostituzione della componente arboreo- arbustiva.
In fase di esercizio, verrà garantita la minimizzazione dell’impatto acustico mediante apposito
utilizzo di materiali fonoassorbenti per la realizzazione dell’edificio centrale.
4.
ILLUSTRAZIONE DEL PROGETTO IN RELAZIONE ALLA LEGISLAZIONE, PIANIFICAZIONE
E PROGRAMMAZIONE VIGENTI IN CAMPO AMBIENTALE E PAESISTICO
Questo capitolo viene elaborato con l'obiettivo di fornire sia le indicazioni derivanti dagli atti di
pianificazione e programmazione a carattere generale e locale con cui le opere si pongono in
relazione, sia gli elementi conoscitivi delle diverse normative relative agli aspetti di salvaguardia
ambientale nel cui campo di applicazione rientrano gli interventi.
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13
In tal senso è stato fatto riferimento alle indicazioni degli strumenti di pianificazione di carattere
regionale, provinciale, sovracomunale e comunale ed alla normativa nazionale e comunitaria per
quanto riguarda i vincoli di tutela ambientale e paesistica vigenti sul territorio.
4.1
Pianificazione e programmazione territoriale
Per un inquadramento sotto l’aspetto della pianificazione territoriale, tra gli strumenti previsti dalla
Legge Urbanistica Regionale L.R. 56/77 “Tutela ed uso del suolo”, sono stati considerati dal punto di
vista prescrittivo e di indirizzo i seguenti Piani:
- PPR 2015 “Piano Paesistico Regionale” redatto dalla Regione;
- PTC2 “Piano Territoriale di Coordinamento” redatto dalla Provincia di Cuneo;
- PRG del Comune di Paesana.
Relativamente agli aspetti legati agli obiettivi di qualità ambientale dei corsi d’acqua è stato inoltre
visionato il contenuto del Piano di Gestione del Distretto Idrografico del Fiume Po.
4.1.1
Piano Paesaggistico Regionale: PPR2015
Il nuovo PPR del Piemonte, rilettura e approfondimento del precedente PPR del 2009, è stato
adottato dalla Giunta Regionale con D.G.R. n. 20-1442 del 18 maggio 2015.
Il PPR costituisce atto di pianificazione generale regionale, in piena coerenza con il Piano Territoriale
Regionale approvato nel 2011, improntato ai principi di sviluppo sostenibile, uso consapevole del
territorio, minor consumo del suolo agro-naturale, salvaguardia delle caratteristiche paesaggistiche;
attraverso indirizzi e prescrizioni promuove la salvaguardia, la gestione e il recupero dei beni
paesaggistici e la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati.
Il PPR2015 si compone di elaborati grafici di caratterizzazione del territorio e di indirizzo e
prescrizioni normative definiti per le singole componenti paesistiche individuate per ciascun ambito
omogeneo.
La Tavola P1, che descrive la struttura paesaggistica del territorio regionale articolata in Fattori
naturalistici-ambientali, idro-geomorfologici, storico-culturali e percettivo-identitari, caratterizza la
zona di intervento segnalando la presenza marginale di:
·
14
Boschi seminaturali o con variabile antropizzazione storicamente stabili e permanenti, connotanti
il territorio nelle diverse fasce altimetriche (art. 27 NdA).
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AREA
INTERVENTO
Figura 4 - Estratto della tavola “P1” del nuovo PPR della Regione Piemonte.
Art. 16 - Territori coperti da boschi.
Il PPR individua (…) i boschi quale componente strutturale del territorio e risorsa strategica per lo
sviluppo sostenibile dell’intera Regione, individuandone l’estensione sulla base del Piano Forestale
Regionale (…).
(…)
Nei territori coperti da boschi, il PPR persegue la manutenzione e la valorizzazione del loro ruolo
per la caratterizzazione strutturale e la qualificazione del paesaggio naturale e colturale, la
conservazione della biodiversità, la protezione idrogeologica del clima (…).
La Tavola P2 individua le zone tutelate ai sensi del D.Lgs. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali e del
Paesaggio); la rappresentazione cartografica dei beni paesaggistici costituisce riferimento per
l’applicazione della specifica disciplina dettata dalle Norme di Attuazione e del Catalogo.
Nello specifico l’intervento ricade nelle aree vincolate dal seguente articolo del Codice.
D.Lgs. 42/2004, art. 142, comma 1:
· Lettera c): i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico (…) e le
relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 m ciascuna (art. 14 NdA)
· Lettera f): i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi
(art. 18 NdA);
· Lettera g): i territori coperti da foreste e da boschi,… (art. 16 NdA).
Subito a monte dell’area di intervento è segnalata un area di notevole interesse pubblico oggetto di
tutela ai sensi degli artt. 136 e 157 del D.Lgs. n. 42/2004, che però non viene interferita dalle
opere in progetto.
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AREA
INTERVENTO
Figura 5 - Estratto della tavola “P2” del nuovo PPR della Regione Piemonte.
La Tavola P3 suddivide il territorio per Ambiti e Unità di Paesaggio: l’intervento ricade nell’Ambito
di Paesaggio n. 50 Valle Po e Monte Bracco, Unità di Paesaggio (UP) n. 5002 Alta Valle Po.
La Tipologia delle UP è definita: 7. Naturale/rurale integro: “Compresenza e consolidata interazione
tra sistemi naturali a buona integrità e sistemi insediativi rurali tradizionali, poco trasformati da
interventi e attività innovative, e segnati da processi di abbandono”.
Gli indirizzi normativi per le singole UP sono dettati dall’art. 11 delle NdA e sono finalizzati al
mantenimento e rafforzamento dei caratteri tipici dell’Unità in particolar modo di quelli
paesaggistici e di biodiversità.
16
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AREA
INTERVENTO
Figura 6 - Estratto della tavola “P3” del nuovo PPR della Regione Piemonte.
AREA
INTERVENTO
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17
Figura 7 - Estratto e legenda della tavola “P4” del nuovo PPR della Regione Piemonte.
La Tavola P4 segnala per la zona circoscritta all’area di interesse la presenza delle seguenti
componenti morfologico-insediative per le quali definisce specifiche prescrizioni che trovano
attuazione nei singoli articoli delle Norme, indicati nel seguito:
· Aree di montagna (art. 13)
· Fascia fluviale allargata (art. 14)
· Territori a prevalente copertura boscata (art. 16)
· Viabilità storica (art. 22) - viabilità primaria Saluzzo-Crissolo
· Sistema di crinali collinari principali e secondari e pedemontani … (art. 31)
18
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·
Relazioni visive tra insediamento e contesto (art. 31): a. insediamenti tradizionali con bordi
poco alterati (…) in rapporto con acque, boschi, coltivi.
La Tavola P4 costituisce il principale elaborato di riferimento per la pianificazione provinciale,
locale e settoriale, nella fase di adeguamento agli obiettivi e alle prescrizioni del PPR.
4.1.1.1 Compatibilità con le prescrizioni normative
Con riferimento alle direttive e alle prescrizioni normative del PPR, specifiche per le componenti
interferite dal progetto, si ritiene che le opere previste possano essere considerate compatibili per le
ragioni motivate nel seguito:
· Aree di montagna (art. 13):
o le opere sono distanti da vette e sistemi di crinali montani e pertanto non
interferiscono con tali fattori caratterizzanti il paesaggio;
o la pista prevista per raggiungere il sito dell’opera di presa, segue il tracciato di un
esistente canalino irriguo abbandonato; il percorso sarà mantenuto in sezione di
ridotta larghezza, come pista per la manutenzione dell’impianto, ricostituendo lo
strato naturale dell’attuale fondo erboso.
· Fascia fluviale allargata (art. 14):
o la tipologia dell’opera di presa (a trappola), posizionata in corrispondenza di un
piccolo sbarramento naturale in massi, che sarà mantenuto, garantisce la continuità
naturale del corso d’acqua;
o le eventuali trasformazioni del contesto saranno mitigate attraverso la ricostituzione
dei complessi vegetazionali naturali che caratterizzano il rio nel tratto interessato
dall’opera di presa;
o il corso d’acqua nel tratto sotteso non presenta salta scenici di particolare significato
e non rappresenta un elemento caratterizzante del paesaggio, poiché
prevalentemente discosto da punti di visibilità;
o la localizzazione dell’impianto è coerente con i criteri localizzativi e gli indirizzi
approvati dalla Giunta Regionale, ovvero non ricade in zone di esclusione, né di
repulsione (aree protette, SIC-ZPS, corso d’acqua già interessato da altre sottensioni
idroelettriche).
· Territori a prevalente copertura boscata (art. 16)
o nella zona dell’opera di presa non è presente, a causa dei limiti altitudinali e della
ridotta larghezza dell’alveo, una vera e propria fascia di vegetazione ripariale;
o le zone boscate interessate dalle restanti opere (tracciato condotta e centrale) non
ricadono in habitat di interesse comunitario;
o in accordo con l’Amministrazione comunale sono previsti interventi di compensazione
boschiva da realizzare ai sensi del D.Lgs. n. 227/2001 all’interno del medesimo
bacino idrografico in cui ricadono gli interventi.
· Viabilità storica (art. 22)- viabilità primaria Saluzzo-Crissolo
o La SP26 sarà interessata dall’attraversamento della condotta e della linea elettrica e
al termine dei lavori sarà ripristinata nelle condizioni attuali.
· Sistema di crinali collinari principali e secondari e pedemontani … / Relazioni visive tra
insediamento e contesto (art. 31)
o Le opere previste sono localizzate in punti discosti dai principali recettori visivi; non
interferiscono visivamente con i profili paesaggistici e i rapporti con i fondali o con il
contesto e salvaguardano la visibilità dalle strade, dai punti panoramici e dal
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sistema dei crinali collinari.
4.1.2
Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Cuneo: PTP
Il Piano Territoriale Provinciale, adottato dal Consiglio Provinciale con deliberazione n. 52 del 5
settembre 2005, è stato approvato dal Consiglio Regionale con D.C.R. n. 241-8817 del 24
febbraio 2009 con le modifiche ed integrazioni e precisazioni specificatamente riportate nella
"Relazione sulla conformità del piano territoriale della provincia di Cuneo".
Nell’ambito della tavola dei “Caratteri territoriali e paesistici” l’area di intervento trova
inquadramento nelle seguenti categorie:
· Aree boscate
· Fasce fluviali dei corsi d’acqua di interesse regionale
· Aree protette della rete ecologica1
· Beni culturali isolati (Castel della Soma - ruderi)
AREA
INTERVENTO
Figura 8- Estratto della tavola dei “Caratteri territoriali e paesistici” del PTP della Provincia di
Cuneo.
1
Come già per le tavole del PTR e PPR si sottolinea che il perimetro delle aree protette è stato recente modificato (con
L.R. 16/2011) e le tavole non risultano aggiornate; attualmente la zona di interesse ricade nella categoria “aree
contigue”, ovvero aree esterne al Parco del Po e non più appartenente al Sistema Regionale delle Aree Protette.
20
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Si riporta nel seguito lo stralcio di interesse delle Norme di Piano.
Art. 2.2 - Boschi e foreste
(…)
2. Il P.T.P., seguendo le direttive in materia dettate dal P.T.R., tutela e valorizza il sistema forestale in
relazione alla gestione della risorsa, alla prevenzione del dissesto e al consolidamento della rete
ecologica provinciale secondo i seguenti obiettivi:
a) ottenimento di ecosistemi stabili, in equilibrio con le condizioni stazionali, al fine di conferire
maggiore stabilità all'ambiente, cercando di ottenere un equilibrio ecocompatibile con le attività
antropiche;
b) ricerca del miglior uso delle risorse forestali compatibilmente con la salvaguardia dell'ambiente in
generale e dell'ecosistema bosco in particolare. La risorsa forestale viene intesa non solo come
indirizzata alla funzione produttiva del bosco, ma anche alle funzioni protettive, di connessione
ecologica e di fruizione turistico-ambientali;
c) valorizzazione delle produzioni locali, primarie e secondarie, legate alla presenza del bosco, al fine
di rilanciare l'economia di aree marginali poste nelle zone montane e favorire il presidio del territorio
da parte della popolazione locale;
d) il mantenimento o l'aumento della superficie boscata soprattutto in aree di pianura o collinari a forte
intensivazione agricola.
e) nelle aree a specifica vocazione, in particolare per quanto riguarda gli interventi pubblici o effettuati
con il sostegno pubblico, l'impiego preferenziale di essenze tartufigene.
3. La aree boscate, riportate nelle tavole della cartografia di piano della serie CTP la cui
rappresentazione grafica ha valore indicativo, rientrano nelle categorie dei beni ambientali sottoposte a
vincolo ai sensi del D.Lgs. 42/2004.
4. I Comuni in sede di adeguamento e/o revisione dei propri strumenti urbanistici perfezionano
ed integrano la perimetrazione delle aree boscate e forestali tenendo conto anche della cartografia
prodotta dalla Regione Piemonte per i Piani Forestali Territoriali di Comunità Montana o Consortili,
comprovando e giustificando le possibili discrepanze con la cartografia di P.T.P. In assenza dei Piani
Forestali Territoriali i P.R.G. delimitano, previo apposito studio, le aree boscate individuando:
- impianti di colture forestali;
- aree di imboschimento delle aree agricole (Reg. CEE 2080/92);
- aree boscate distinte per popolamento principale.
Nelle aree di pianura, i P.R.G. provvedono al censimento delle siepi arboree ed arbustive di significativa
importanza botanica e paesaggistica, nonché dei principali filari alberati.
5. Inoltre i Comuni, in sede di formazione e revisione dei P.R.G., eseguendo opportuni studi potranno:
a) dettare la specifica disciplina di tutela ed uso in base agli obiettivi formulati dalla presente norma e
agli indirizzi dei Piani Forestali Territoriali. In particolare, per quanto concerne i boschi di minor pregio,
fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente in materia, è prevista la possibilità dell'eliminazione
di superfici boscate previo impianto, in altro sito, di almeno altrettanta superficie, con criteri colturali
migliorativi, secondo gli obiettivi individuati dal presente articolo;
b) promuovere l'incremento della superficie boscata con specie autoctone e del corrispondente orizzonte
fitoclimatico nelle aree di pianura e collinari provvedendo in primo luogo a imboschire le aree
interstiziali comprese nei boschi relitti, le aree residuali, incolte o in abbandono da altre attività agricole
e successivamente attraverso il ripascimento lungo le fasce di confine dei nuclei già boscati.
6. La Provincia, tenendo conto dei Piani Forestali Territoriali, potrà sviluppare studi e ricerche al fine di
definire il ruolo delle aree boscate nel contesto della rete ecologica provinciale ed individuare le aree
centrali e i corridoi di connessione in relazione alla tutela e alla valorizzazione delle specie animali e
della biodiversità. In tali sedi potranno essere definiti indirizzi per la localizzazione e realizzazione di
aree attrezzate per le attività del tempo libero e turistico-ricreative.
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Art. 2.14 - Beni culturali isolati
1. Il P.T.P. individua le principali permanenze delle strutture storico-insediative esterne ai tessuti
urbanistici di impianto storico con apposita rappresentazione grafica nelle tavole della serie IGT e con
specifico commento descrittivo nelle monografie comunali dell'Archivio dell’ Insediamento Storico.
2. In particolare il P.T.P. individua, quali beni di interesse provinciale ai sensi dell'art. 17 e 18 del P.T.R.,
beni delle seguenti categorie:
a) architettura religiosa
b) architettura rurale;
c) architettura civile;
d) architettura industriale;
e) architettura militare;
f) beni archeologici.
3. L'azione della pianificazione provinciale e della pianificazione comunale deve essere orientata ai
seguenti obiettivi:
- considerazione unitaria dei beni come complessi di edifici e pertinenze non edificate da conservare e/o
ripristinare nella loro unitarietà, evitando per quanto è possibile processi di scorporo o parcellizzazione;
- considerazione dei manufatti come bene di valore paesistico e percettivo di cui tutelare la visibilità e
l'inserimento nel paesaggio;
- considerazione e riconoscimento di sistemi di beni interconnessi da rapporti funzionali, relazionali e
gerarchici e delle loro tracce e permanenze;
- salvaguardia della destinazione d'uso unitaria del bene;
- sviluppo di occasioni di fruizione sociale dell'ambiente, anche attraverso la previsione di usi orientati
alla fruizione culturale.
4. I Comuni, in sede di formazione o revisione dei propri strumenti urbanistici generali, provvedono:
a) a recepire, verificare, adeguare e integrare l'inventariazione operata dal P.T.P. rappresentando i
beni individuati e le relative aree di pertinenza in scala opportuna;
b) a integrare i contenuti delle analisi condotte dal P.T.P. con l'individuazione di beni di analoghe
caratteristiche e valore non precedentemente censiti;
c) a individuare in relazione a ciascun bene considerato gli ambiti di pertinenza paesistica percettiva da
tutelare;
d) a individuare le interconnessioni funzionali, relazionali, gerarchiche che portano a sistema i beni
prestando particolare attenzione alla rete per la mobilità leggera e sostenibile e alla individuazione di
itinerari e circuiti di fruizione;
e) a dettare la specifica disciplina di tutela ed uso, avendo riguardo agli obiettivi indicati dal P.T.P. ed
alla disciplina di cui all'art. 24 della L.R. 56/77 e s.m.i.;
f) ad attivare, sulla base delle risultanze delle analisi condotte, le procedure amministrative per
l'apposizione dei vincoli di cui al D.Lgs. 42/2004, in relazione al rilievo dei beni ed al rischio di
compromissione degli stessi.
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OPERA
PRESA
DI
TRACCIATO
CONDOTTA
IN PROGETTO
CENTRALE
Figura 9- Estratto della “Carta degli indirizzi di governo del territorio” del PTP della Provincia di
Cuneo.
Il PTP si trova attualmente in stato di salvaguardia in attesa dell’adeguamento ai nuovi disposti del
PPR2015. Nella fase di adeguamento della pianificazione provinciale, locale e settoriale agli
obiettivi e alle prescrizioni del PPR2015 la Tavola P4 del PPR costituisce il principale elaborato di
riferimento.
4.1.3
Piano di Gestione del Distretto Idrografico del Fiume Po
Il Piano di Gestione del Distretto Idrografico del Fiume Po (adottato con Deliberazione n° 1 del
24.02.2010 dell’Autorità di Bacino del Fiume Po e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana n. 82 del 9 aprile 2010) individua alcuni affluenti del Po come a rischio di non
raggiungere l’obiettivo di qualità ambientale definito dalla direttiva 2000/60/CE, a causa della
concomitanza di pressioni derivanti dai prelievi, dall’attività agricola, dall’urbanizzazione e alla
presenza di potenziali fonti di emissione di sostanze pericolose.
Il rio Laità, però, è un corso d’acqua secondario troppo piccolo per essere censito dal PGD (alla
confluenza con il Po il bacino idrografico è di circa 5 km2); peraltro sul bacino, del tutto naturale e
non urbanizzato, non insistono altri prelievi idrici né attività antropica.
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23
Dato il prelievo ridotto rispetto alla disponibilità di risorsa idrica naturale, si ritiene che il progetto
non produca impatti sulle condizioni ambientali tali da alterare le caratteristiche di stato attuale e di
obiettivo.
Per lo stesso motivo (prelievo massimo 50 l/s), si ritiene che la sottensione di un breve tratto di asta
Po ad opera dell’impianto in progetto (lo scarico della centrale è localizzato qualche centinaia di
metri a valle della naturale confluenza del rio Laità del fiume Po), non provochi oggettivamente
alcun effetto né alcun pregiudizio allo stato ambientale del fiume stesso.
4.1.3.1 Compatibilità con le prescrizioni del PGD
Riguardo l’art. 18 del D.P.G.R. 29/07/2003, n°10/R, che definisce i criteri per il rilascio di
concessioni idriche, si rileva come il progetto sul rio Laità:
· non interferisca con alcuna priorità di uso destinato al consumo umano;
· richieda una quantità d’acqua del tutto commisurata ad un utilizzo idroelettrico che, come
citato in premessa, intende non esasperare lo sfruttamento del notevole salto geodetico
disponibile e quindi persegue un corretto punto di equilibrio tra l’opportunità energetica e le
diverse esigenze paesaggistiche e ambientali;
· garantisca il rilascio del DMV anche al fine del mantenimento degli obiettivi generali di
qualità ambientale fissati per l’intero Alto Po;
· sia realizzato utilizzando le più recenti e migliori tecnologie disponibili nel campo
idroelettrico, anche per un miglior utilizzo della fonte in relazione all’uso.
Pertanto si considera che il progetto sul rio Laità sia del tutto compatibile con il Piano di Gestione
del Distretto Idrografico del Fiume Po.
4.1.4
Piani Regolatori Comunali di Paesana e Ostana
Come già detto, l’impianto si sviluppa pressoché totalmente nel territorio comunale di Paesana, salvo
l’immorsamento dell’opera di presa sulla sponda destra del rio Laità che ricade nel Comune di
Ostana, in quanto il corso d’acqua funge da limite di confine tra i due Comuni.
Dal punto di vista urbanistico il Comune di Ostana si avvale delle prescrizioni della Variante al
Piano Regolatore, il cui progetto definitivo di adeguamento al PAI è stato approvato con DC n. 16
del 29/09/2012.
Con riferimento alla Tav. a “Previsioni di PRG”, la zona della sponda destra del Laità interessata
dall’intervento ricade nelle seguenti zone di piano:
· ASP: Aree destinate ad attività agro-silvo-pastorale;
· ZS: Zone di salvaguardia del Sistema Regionale delle aree protette della fascia fluviale del
Po;
· fasce di rispetto fluviale;
· classe III-A di pericolosità geomorfologica.
A livello urbanistico il Comune di Paesana si avvale delle prescrizioni del P.R.G. del 1998. Dal
punto di vista della pericolosità geomorfologica-idraulica il Piano non ha ancora ottemperato
all’adeguamento alle prescrizioni del PAI, alle quali rimanda per gli interventi nelle zone di dissesto.
24
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La zonizzazione di Piano rimanda alla perimetrazione degli abitati secondo quanto previsto dalla
L.R. 56/77; le aree interessate dagli interventi sono classificate nella Tav. C.2.4 ”Azzonamento
settore Nord-Ovest” come:
- E: Aree agricole ricomprese in zone di vincolo idrogeologico (art. 15);
- N1: area del Sistema Regionale delle aree protette della fascia fluviale del Po
- Fasce di rispetto stradali.
Per quanto riguarda invece gli aspetti legati al dissesto idrogeologico del territorio:
- il Comune di Ostana, nella “Carta di sintesi della pericolosità” definisce per la zona interessata
dall’opera di presa la Classe di pericolosità III-A, nell’ambito della quale sono ammessi
interventi edilizi per la realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico,
purché compatibili con lo stato del dissesto esistente.
- il Comune di Paesana ha attualmente in corso l’iter per l’approvazione regionale del progetto
definitivo della Variante strutturale di adeguamento al PAI. Relativamente agli interventi in
progetto si rileva che, sia nella “Carta geomorfologica e dei dissesti” della Variante di PRG (in
itinere), che nelle tavole del PAI l’intervento in progetto non interessa aree di pericolo.
Gli estratti della Tavola della zonizzazione dei PRGC, sono riportati nell’elaborato 3 “Planimetria su
base dei P.R.G. Comunali con Stralcio delle N.T.A.” del progetto definitivo allegato alla domanda di
avvio del procedimento di Autorizzazione Unica (apr.2015).
Lo stato del dissesto derivante dalle indicazioni del PAI è visualizzato nell’elaborato 8 “Carta dei
dissesti PAI” del Progetto Definitivo allegato alla domanda di avvio del procedimento di
Autorizzazione Unica, apr.2015.
4.1.4.1 Compatibilità con le prescrizioni dei PRGC
Le Norme Tecniche dei due PRGC non prevedono la possibilità di nuove edificazioni nelle aree
classificate “agricole”, come di fatto quelle interessate dal progetto.
La realizzazione delle opere in progetto trova però collocazione nelle prescrizioni del Decreto
Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 "Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla
promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno
dell'elettricità", nello specifico dell’art. 12:
Comma 1. Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonche' le opere
connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti,
autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti.
…
Comma 7. Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c),
possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici.
Nell'ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore
agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari
locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio
rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57, articoli 7 e 8, nonche' del decreto legislativo
18 maggio 2001, n. 228, articolo 14.
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25
L’art. 15 delle NTA del Comune di Paesana, per gli interventi da realizzare nelle aree agricole
prescrive in ogni caso che:
“… gli interventi dovranno tendere a qualificare l’ambiente naturale e antropico e le risorse che ne
derivano. Pertanto con riferimento a quanto previsto all’art. 21, sono da conservare e valorizzare tutti
gli elementi documentari propri della cultura contadina alpina, e più in generale le valenze storiche,
artistiche, tipologiche, documentarie e paesistiche presenti. Le murature tradizionali in pietra a vista, sia
i semplici muri di sostegno che parti di edifici sono considerate un elemento da tutelare e valorizzare…”
La tipologia realizzativa (volumi e materiali) dell’edificato previsto dal progetto (opera di presa e
edificio centrale di produzione) trova preciso inquadramento in tali prescrizioni normative.
Il tracciato della condotta inoltre interessa le fasce di rispetto della Strada Provinciale e pertanto
dovrà essere richiesto specifico nulla-osta all’amministrazione provinciale.
Fino al giugno 2010 la fascia spondale del tratto montano del Po, nonché parzialmente la zona del
Vallone del Rio Laità, appartenevano al “Sistema regionale delle aree protette” come “zone di
salvaguardia”; con la legge regionale 16/2011 tali aree sono state classificate “area contigua”,
ovvero territorio esterno al Parco Naturale del Po, categoria prevista dalla L. 394/91 che, pur non
appartenendo al sistema delle aree protette, mantiene il valore di attenzione ambientale su questi
territori, esercitato in convenzione tra l’ente di gestione del Parco e i Comuni stessi.
La Regione Piemonte – Direzione Ambiente, con Nota prot. 3465 del 20 febbraio 2012 “Istituzione
delle aree contigue. Pareri di compatibilità con le norme di Piano d’Area” afferma testualmente:
“Si ritiene …che, sulla base delle nuove disposizioni del Testo Unico, non sia più da considerarsi
obbligatorio il parere di cui all’art.1.1 delle Norme di Attuazione del Piano d’Area per gli interventi
di trasformazione urbanistica da realizzarsi nelle aree contigue, …”.
L’art. 26 della L.r. 19/2009 stabilisce invece che i Piani d’Area vigenti continuino a esplicare tutti i
loro effetti, anche con riferimento alle aree contigue e alle zone naturali di salvaguardia, sino a
nuova determinazione dell’autorità competente.
26
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TRACCIATO
CONDOTTA
IN PROGETTO
LIMITE AREA
CONTIGUA
CENTRALE
IN PROGETTO
Figura 10 - Estratto dalla “Tavola 3 del Piano d’area del Parco del Po.
Come visualizzato nell’estratto della Tavola 3 del Piano d’area del Parco, la centrale in progetto
interessa una zona classificata “N1 - zone di primario interesse naturalistico” normate all’art. 2.4. del
PdA, nonché ricade nell’ambito della “fascia di pertinenza fluviale” di cui all’art. 2.2.
Nello specifico dell’intervento in progetto, per quanto riguarda l’area N1 gli articoli delle Norme
prescrivono:
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27
Art. 2.4. Zone N, di prevalente interesse naturalistico
1. In tali zone valgono le prescrizioni contenute nella tabella riepilogativa di cui all'art. 2.8, con le
seguenti ulteriori specificazioni:
a) nelle zone N è vietata ogni nuova edificazione, ai sensi dell'art. 13, comma 7, LR 56/77, fatto salvo
quanto successivamente previsto;
…
4. Nelle sole zone di tipo N2 ed N3 sono inoltre consentite, nei limiti di compatibilità di cui all'art. 2.8:
b) la costruzione di strade ed infrastrutture di rilievo regionale, statale o provinciale, di elettrodotti ed
altre reti tecnologiche, nonchè di centraline idroelettriche per autoproduzione, purchè prevista all'interno
di piani settoriali e/o inquadrata negli ambiti di integrazione operativa, di cui al titolo IV, purchè ne sia
stata preventivamente accertata la compatibilità paesistica e ambientale;
5. Nelle zone di tipo N1, così come di seguito specificate, comprese tra il Comune di Paesana ed il
Comune di Crissolo incluso sono consentite:
a) le attività e gli interventi previsti al comma 4, alle condizioni ivi previste e previo parere favorevole
dell'Ente di gestione;
…
Art. 3.12. Infrastrutture, impianti ed attrezzature tecnologiche, impianti produttivi
1. Ferme restando le altre disposizioni delle presenti Norme, in particolare quelle concernenti
l'ammissibilità delle attività U5 (produttive e di servizio) e degli interventi M3 (infrastrutturali) in
rapporto alle diverse zone e ai diversi tipi di risorse, la realizzazione e la trasformazione delle
infrastrutture, degli impianti e delle attrezzature tecnologiche e degli impianti produttivi sono soggette
alle prescrizioni che seguono.
2. Sono esclusi interventi suscettibili di determinare, aggravare o consolidare significative alterazioni o
perturbazioni irreversibili dello stato dei luoghi o di singole risorse d'interesse naturalistico,
paesaggistico o culturale, od interferenze pericolose nelle dinamiche fluviali e nelle tendenze evolutive
del sistema fluviale. Possono essere consentiti, oltre agli interventi espressamente previsti dal Piano o dal
Piano di settore di cui all'art. 4.1.1, esclusivamente interventi determinati da esigenze di interesse
pubblico non altrove soddisfacibili, …
…
Con riferimento a quanto sopra riportato, ed in particolare a quanto prescritto dall’art. 12 del D.Lgs
387/2003, si ritiene che la realizzazione dell’impianto sia compatibile con la normativa del PdA in
quanto “opere … di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti”.
4.2
Vincoli ambientali-paesistici
L’analisi ha preso in considerazione i vincoli di legge imposti dalla normativa elencata nel seguito.
Vincoli derivanti dalla normativa comunitaria
- Direttiva Comunitaria “Uccelli” 49/409/CEE del 2 aprile 1979 - Conservazione degli uccelli
selvatici (ZPS: Zone di Protezione Speciale)
- Direttiva Comunitaria “Habitat” 92/43/CEE del 21 maggio 1992 - Conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (SIC: Siti di Importanza Comunitaria)
Vincoli derivanti dalla normativa nazionale
- Regio Decreto Legge n. 3267 del 30/12/1923 - riordinamento e riforma della legislazione in
materia di boschi e di terreni montani (vincolo idrogeologico).
28
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- Decreto Legislativo del Governo n. 42 del 22 gennaio 2004 - Codice dei beni culturali e del
paesaggio, ai sensi dell’art.10 della legge 6 luglio 2002, n.137.
- Legge n. 394 del 6 dicembre 1991 - Legge Quadro sulle Aree Protette
Vincoli derivanti dalla normativa regionale
- Legge Regionale n. 47 del 3 aprile 1995 - Norme per la tutela dei biotopi
4.2.1
Vincoli presenti sul territorio interessato dalle opere
La verifica eseguita sull’area direttamente interessata dal progetto ha riscontrato la presenza del
vincolo idrogeologico (disciplinato a livello regionale dalla L. 45/89) relativamente a tutte le opere
previste.
E’ stata riscontrata inoltre la presenza di zone soggette a vincolo ambientale con riferimento alle
categorie del D.Lgs. 42/2004, in quanto le opere dell’impianto ricadono nelle aree vincolate dai
seguenti articoli:
art. 136, comma 1
- lettera c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore
estetico e tradizionale;
- lettera d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di
belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.
Nello specifico, l’immorsamento dell’opera di presa sulla sponda destra del rio Laità, nel Comune
di Ostana, ricade nell’area soggetta a “Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona del
gruppo del Monviso e della Valle Varaita, sita nei Comuni di Bobbio Pellice, Crissolo, Ostana,
Oncino, Pontechianale, Casteldelfino, Bellino ed Elva”.
art. 142, comma 1
- lettera c): i fiumi, i torrenti e i corsi d’acqua e le relative sponde per una fascia di 150 m ciascuna
….;
- lettera g): i territori coperti da foreste e da boschi,…
Comune
Interventi
PAESANA
Nella tabella seguente sono riassunti in forma schematica i vincoli a cui sono sottoposte le zone
interessate dalle opere in progetto, con riferimento alla normativa considerata.
Opera di
presa
Condotta
forzata
Edificio
centrale
R.D. 3267/23
Vincolo
Idrogeologico
D.Lgs. 42/04
art. 142
D.Lgs. 42/04
art. 136
Aree
protette e
biotopi
-
X
X
X
-
-
X
X
-
-
-
X
X
-
-
SIC/ZPS
Tabella 1 - Vincoli ambientali e paesistici.
La perimetrazione dei vincoli è riportata nella “Carta dei vincoli ambientali-paesistici” (elaborato n.
7 del progetto definitivo allegato alla domanda di avvio del procedimento di Autorizzazione Unica,
apr.2015).
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29
5.
ILLUSTRAZIONE DEL PROGETTO IN RELAZIONE AGLI ASPETTI AMBIENTALI,
PAESAGGISTICI E SOCIO-ECONOMICI
L’intervento, come illustrato nei dettagli tecnici dagli elaborati del progetto definitivo, prevede la
realizzazione di un impianto idroelettrico sul territorio del Comune di Paesana con derivazione dal
rio Laità.
Gli effetti sull’ambiente e sul territorio indotti dalle opere necessarie per la realizzazione
dell’impianto sono stati valutati, per quanto riguarda le singole componenti ambientali, con
riferimento sia alla fase di esercizio, sia in considerazione dell’impatto temporaneo generato nella
fase di cantiere.
5.1
Acque superficiali
5.1.1
Caratterizzazione dello stato attuale: aspetti quantitativi
La determinazione della risorsa disponibile ai fini idroelettrici alla sezione di presa in oggetto sul rio
Laità in comune di Paesana è stata condotta attraverso la definizione della portata media, delle
portate mensili e di una curva media di durata delle portate.
Definita la risorsa naturale disponibile e determinato il valore del deflusso minimo vitale (DMV),
applicando la normativa regionale vigente (regolamento 8R/2007), sono state stimate le portate
turbinabili dall’impianto, i dati caratteristici di concessione e la producibilità media annua.
Il bacino imbrifero sotteso all’opera di presa, localizzata a quota circa 1300 m s.l.m., ha
un’estensione di 4 km2 e un’altitudine media pari a 1.794 m s.l.m. (cfr. Figura 11).
La precipitazione media annua sul bacino è stimata pari a 1.145 mm, in base ad una procedura di
regionalizzazione dei dati pluviometrici registrati dalle stazioni di misura dell’intera rete della
Regione Piemonte sul periodo recente 1995-2012.
La stima del regime dei deflussi naturali sul Rio Laità è stata condotta confrontando due approcci
metodologici differenti:
- utilizzo di formule di regionalizzazione idrologica note che permettono di produrre un’affidabile
valutazione del volume idrico medio annuo disponibile e della sua distribuzione temporale, in
funzione dei valori delle caratteristiche fisico-climatiche del bacino sotteso: superficie, altitudine
media e precipitazione media annua ragguagliata;
- analisi e trasposizione dei valori di portata caratteristici (medi mensili e della curva di durata
delle portate) misurati nella stazione idrometrografica sul Po a Crissolo, riattivata dalla Regione
Piemonte nel 2009 e localizzata poco a monte della storica stazione del SIMN (ex Servizio
Idrografico e Mareografico del Po), funzionante dal 1935 al 1973.
A supporto della ricostruzione delle portate naturali sul rio Laità sono state inoltre condotte misure
dirette di portata nel periodo 2011-2015, come descritto nel seguito.
30
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Figura 11 - Bacino imbrifero del Rio Laità chiuso alla sezione di presa in progetto - indicata dal
cerchio nero la sezione di misura della portata in prossimità del ponte stradale.
5.1.1.1 I dati storici disponibili
I dati di portata storici (fonte Annali Idrologici SIMN) sono riportati in tabella seguente.
Periodo di osservazione: 1935-1973
anni di osservazione: 36
Afflusso medio annuo : 1271 mm
Area [km2]
36,7
Hmax [m s.l.m.]
3841
Hmed [m s.l.m.]
2235
Hmin [m s.l.m.]
1250
Qmedia [m3/s]
GENNAIO
0,636
FEBBRAIO
0,583
MARZO
0,636
APRILE
1,075
MAGGIO
2,684
GIUGNO
3,647
LUGLIO
2,201
AGOSTO
1,411
SETTEMBRE
1,469
OTTOBRE
1,532
NOVEMBRE
1,346
DICEMBRE
0,771
ANNO
1,499
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q [l/s/ km2]
17,3
15,9
17,3
29,3
73,1
99,4
60,0
38,4
40,0
41,7
36,7
21,0
40,8
31
Q10
Q91
Q182
Q274
Q355
4,88
1,74
1,02
0,65
0,40
133,0
47,4
27,8
17,7
10,9
Tabella 2 - Po a Crissolo: dati storici sul periodo 1935-1973 (fonte Annali Idrografici SIMN).
Dai dati si evidenzia il valore alto del contributo specifico di portata media annua pari a 40,8
l/s/km2.
La nuova stazione sul Po a Crissolo della Regione Piemonte, installata nel 2009, è invece localizzata
leggermente più a monte di quella storica e, infatti, sottende un bacino di dimensioni inferiori (26
km2).
Sono attualmente disponibili 3 anni completi di dati; nelle tabelle seguenti sono riassunti i dati medi
sul triennio.
QMED (m3/s)
q media (l/s Km2)
GEN
FEB
0,54
20,7
0,44
17,0
PO A CRISSOLO - PORTATE MEDIE PERIODO 2010-2013
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
AGO
SET
GIORNI
10
91
182
274
355
0,47
18,1
1,01
39,0
2,23
85,9
3,03 1,66
116,7 64,0
1,06
40,8
1,16
44,6
OTT
NOV
DIC
ANNO
0,86
33,3
1,07
41,0
0,63
24,4
1,18
45,4
PO A CRISSOLO - DURATA DELLE PORTATE
Media periodo
2010
2011
2012
2013
m3/s
m3/s
m3/s
m3/s
m3/s
2,58
4,17
2,70
3,03
3,21
1,26
1,77
1,39
1,52
1,45
0,78
1,06
0,95
0,70
0,84
0,59
0,79
0,54
0,36
0,55
0,47
0,69
0,42
0,20
0,42
Tabella 3 - Po a Crissolo: dati recenti 2010-2013 (fonte Arpa Piemonte).
Anche per i dati recenti, seppur relativi ad un triennio particolarmente ricco, si evidenzia il valore
elevato del contributo specifico di portata media annua pari a 45,41 l/s/km2.
L’afflusso medio annuo calcolato sul periodo di osservazioni recente 2010-2013 è pari a 1160 mm,
circa l’8% in meno rispetto all’afflusso storico definito sul periodo 1935-1973; ma tale differenza
non è rilevante in termini statistici in quanto calcolata su periodi storici di estensione molto diversa.
A titolo esemplificativo del regime idrologico dell’alto Po, in Figura 13 sono rappresentati i valori
giornalieri registrati sul Po a Crissolo nei 4 anni di funzionamento recente (2010-2013). E’ molto
evidente il picco di piena tardo primaverile (a giugno) che si sovrappone al già significativo
contributo (circa da fine aprile a metà luglio) dello scioglimento delle nevi (il bacino sotteso a
Crissolo ha un’elevata quota media che giustifica tale comportamento). Più basso invece, e talora
assente, il picco autunnale. Più simili e persistenti i periodi di magra invernale ed estiva.
32
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Figura 12 - Bacino idrografico del Po a Crissolo (in rosso) e del rio Laità alla presa in progetto (in
arancione)
Figura 13 - Po a Crissolo: portate giornaliere (fonte ARPA Piemonte).
I valori di portata misurati sul Po a Crissolo, storici e recenti, non sono direttamente confrontabili fra
loro, a causa della differenza di localizzazione delle rispettive stazioni di misura e quindi dei bacini
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33
sottesi. Il confronto è stato quindi condotto facendo riferimento ai contributi specifici di portata medi
mensili e annui, calcolati sui due periodi storici, come riportato in Figura 14.
Mentre i valori dei contributi specifici medi annui sono del tutto simili, l’analisi degli andamenti
mensili riportati in Figura 14 mostra comportamenti stagionali leggermente differenti, con una
maggiore capacità contributiva del bacino, negli anni recenti, concentrata sul periodo tardoprimaverile-estivo, mentre invece, sul periodo storico, si rileva una maggior capacità contributiva nel
periodo autunnale.
Tale differenza di comportamento idrologico, per altro analizzata su pochi anni recenti, risponde, in
termini di tendenza, a quanto si riscontra nell’analisi della distribuzione stagionale delle
precipitazioni in montagna, fenomeno evidente anche su bacini limitrofi (per esempio sul bacino del
torrente Chisone).
Gli impatti delle variazioni climatiche, come osservato in numerosi studi recenti2, sono in effetti più
evidenti sugli ambiti alpini, i quali sono molto più sensibili all’aumento delle temperature medie,
rispetto ad altri contesti territoriali a quote inferiori.
Per questo motivo si ritiene non cautelativo, nel prosieguo dell’analisi, riferirsi ai dati storici, poco
rappresentativi delle mutate condizioni non solo climatiche ma anche territoriali e idromorfologiche
sull’Alto Po.
Afflussi 2010-2012: 1167 mm
Afflussi 1935-1973: 1271 mm
Figura 14 - Po a Crissolo: confronto contributi specifici mensili.
I quattro anni recenti misurati a Crissolo non risultano di fatto sufficienti a caratterizzare
correttamente un regime idrologico medio sull’alto Po, ma è evidente, anche dai dati di
2
“Cambiamenti Climatici Sulla Montagna Piemontese” – Regione Piemonte – 2008
34
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precipitazione, che rispetto al periodo storico le condizioni idrologiche sono variate, come si osserva
dai risultati dell’analisi pluviometrica nel seguito descritta.
Pertanto, per caratterizzare condizioni recenti di deflusso ma estese ad un periodo
significativamente lungo, sia sulla stazione sul Po a Crissolo sia sul piccolo bacino del Rio Laità in
esame, si è fatto riferimento a formule di regionalizzazione idrologica, che permettono di poter
rappresentare omogeneamente le caratteristiche dei deflussi su ambiti predefiniti.
Nel campo della regionalizzazione delle portate naturali sono state sviluppate negli anni ’80 le
formule SIMPO valide sull’intero bacino padano, aventi struttura semplice e flessibile.
Le formule, ottenute mediante modelli statistici a regressione multipla per ricercare le leggi di
dipendenza delle portate da fattori fisico-climatici, calibrate sulla base dei risultati dell’analisi sui
dati storico-statistici, consentono di determinare i valori caratteristici di deflusso (portata media
annua, portate medie mensili e valori della scala di durata delle portate) per qualsiasi sezione del
reticolo idrografico del bacino padano, noti alcuni dati di base: afflusso medio annuo (A in mm),
altitudine media del bacino sotteso (H in m s.l.m.) e sua superficie (S in km2).
Nella tabella seguente sono riportati i valori di portata risultanti dall’applicazione delle formule di
regionalizzazione idrologica SIMPO sulle sezioni di interesse: il Po a Crissolo, per un confronto con
dati reali registrati, e la sezione in esame sul Rio Laità.
Entrambe le caratterizzazioni si riferiscono all’afflusso medio annuo recente stimato dai dati
disponibili della rete di monitoraggio della Regione Piemonte, sul periodo esteso 1995-2012.
Corso d'acqua:
Localizzazione:
Superficie bacino (km2):
Altitudine media (m s.l.m.):
Afflusso medio annuo
1995-2012 (mm):
PO
Crissolo
26,00
2203
RIO LAITÀ
presa
4,00
1794
1005
1145
Q (m3/s)
GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRILE
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
ANNO
Q10
Q91
Q182
Q274
Q355
0,270
0,224
0,287
0,590
1,475
2,028
1,401
0,890
0,732
0,623
0,437
0,284
0,768
2,864
0,951
0,459
0,259
0,161
q (l/s/
km2)
10,4
8,6
11,0
22,7
56,7
78,0
53,9
34,2
28,1
24,0
16,8
10,9
29,5
110,1
36,6
17,6
10,0
6,2
Q (m3/s)
0,055
0,052
0,067
0,115
0,214
0,258
0,175
0,119
0,110
0,108
0,102
0,066
0,120
0,498
0,146
0,065
0,036
0,022
q (l/s/
km2)
13,8
12,9
16,9
28,8
53,4
64,4
43,9
29,8
27,5
27,0
25,4
16,4
30,0
124,5
36,4
16,3
8,9
5,5
Tabella 4 - Portate naturali stimate con le formule di regionalizzazione SIMPO.
2863-02-00101.DOCX
35
Si osserva che le formule SIMPO forniscono valori di portata nelle due sezioni di analisi che
presentano contributi specifici simili, ma non uguali, date le differenti caratteristiche morfo-climatiche
dei bacini sottesi; in particolare il Po a Crissolo presenta contributi estivi maggiori rispetto a quelli
sul rio Laità e viceversa per quanto riguarda i mesi invernali. In ogni caso i contributi specifici sul Po
a Crissolo risultano inferiori rispetto a quelli storici, ma sono sensibilmente inferiori anche i dati
pluviometrici in input.
Le figure seguenti mostrano come le formule di regionalizzazione SIMPO, applicate sul Po a Crissolo
nei due periodi storici disponibili (1935-1973 e 2010-2012) con i rispettivi afflussi, rispondano
correttamente nel rappresentare i dati misurati. Si osserva come le SIMPO operino mediamente una
sottostima delle portate estive (più evidente sul periodo recente). Tutti i valori misurati invernali
(dicembre- marzo) sono generalmente superiori a quelli stimati con le SIMPO, ma è da evidenziare il
fatto che le stime delle portate di magra sono sempre affette da una maggiore approssimazione e
incertezza, specialmente nel campo delle portate misurate, ma anche nelle ricostruzioni statistiche.
Figura 15 - Po a Crissolo - Confronto dati storici e valori di regionalizzazione.
In definitiva, in base ai confronti effettuati sui dati disponibili sul Po a Crissolo, si conferma che le
formule SIMPO risultano essere un buono strumento per rappresentare il regime idrologico del Rio
Laità.
5.1.1.2 I dati di afflusso
L’applicazione delle formule SIMPO sul rio Laità ha richiesto un approfondimento sul dato di afflusso
meteorico assunto, pari a 1145 mm sul periodo 1995-2012.
E’ stato possibile confrontare tale valore con i dati pluviometrici registrati sull’area 3 e riferiti a tre
stazioni pluviometrografiche della rete di monitoraggio meteoclimatico regionale localizzate sul
bacino dell’Alto Po, a Crissolo (1318 m s.l.m.), Pian Giasset (2150 m s.l.m.) e Paesana (1265 m
s.l.m.). Nella tabella seguente si riporta una sintesi dei dati caratteristici.
Sebbene i dati a disposizione siano elaborabili in contemporanea su un periodo limitato (20062011), essi permettono di confermare il consueto gradiente pluviometrico in diminuzione
all’aumentare della quota.
3
Sito internet ARPA PIEMONTE - “Banca dati meteorologica” : http://www.arpa.piemonte.it/annali/meteorologici
36
2863-02-00101.DOCX
Stazione
tipo
cod
Crissolo
TP
439
Quota
[m s.l.m.]
1422
Comune
località
inizio
Periodo oss.
Crissolo
Serre
1.1.2001
2001-2011
A med
(mm)
1248
Paesana
TPN
277
1265
Paesana
3.12.1993
1993-2013
1160
S4151
638
Paesana
1.1.2008
2008-2013
1188
S2580
2150
Crissolo
Bric Barsaia
SS 26 km
20+600
Pian Giasset
Paesana Erasca
TP
Pian Giasset
TPN
1.1.2001
2003-2013
1209
Tabella 5 - Precipitazione media annua registrata dalle stazioni di misura.
In base a questi dati, si può stimare un afflusso medio annuo sul Rio Laità (quota media bacino 1794
m s.l.m.) sul decennio recente pari a circa 1128 mm e sul quinquennio pari a 1130 mm; pertanto la
stima dell’afflusso medio effettuata considerando il periodo esteso dei dati regionali (1995-2012) è
in linea con tali valori.
1100 mm
1000 mm
900 mm
Figura 16 - Curve isoiete 1995-2012 e stazioni pluviometrografiche regionali riportate in Tabella 5.
5.1.1.3 Dati di misura diretti
Per supportare la stima delle portate naturali disponibili, sono state eseguite negli ultimi 2 anni
misure dirette di portata nella sezione del rio Laità presso il ponte stradale, poche centinaia di metri
a monte della confluenza in Po (certificati di misura riportati in elaborato n. 1.2.1 del progetto
definitivo allegato alla domanda di avvio del procedimento di Autorizzazione Unica, apr.2015).
Queste misure, riportate in tabella seguente, hanno in parte confermato le stime idrologiche
disponibili, evidenziando però l’estrema variabilità dei deflussi prodotti su un bacino così piccolo,
soggetto alle oscillazioni delle condizioni climatiche locali in maniera molto più evidente di bacini più
estesi. Sono state, infatti, misurate portate defluenti fino a oltre 900 l/s (in condizioni di alte
2863-02-00101.DOCX
37
temperature e scioglimento neve), a fronte di poco più di 20 l/s a luglio 2012, in condizioni di un
evidente stato di magra estiva.
I valori misurati, visto l’elemento di incertezza rispetto all’effettiva disponibilità idrica sul Rio Laità a
scopo idroelettrico, hanno suggerito di proporre un impianto dimensionato che presenti
caratteristiche di fattibilità (anche economico-finanziaria) e flessibilità particolarmente favorevoli
rispetto alla variabilità climatica.
Data
ora
Q (m3/s)
18/05/2011
12/03/2012
11/04/2012
02/05/2012
25/05/2012
18/07/2012
27/11/2012
10/10/2013
21/01/2015
01/04/2015
13:30
15:00
11:30
13:30
10:00
14:00
14:00
15:40
12:15
14:35
0,107
0,112
0,064
0,423
0,254
0,020
0,170
0,062
0,046
0,961
Tabella 6 - Misure di portata dirette nella sezione del rio Laità presso il ponte stradale della SP 26.
Foto 6 - Il Rio Laità nella sezione di misura della portata (a sinistra la misura del maggio 2011 e a
destra la misura di aprile 2015).
5.1.1.4 Le portate naturali
Le elaborazioni condotte, quindi, hanno portato ad individuare nei valori risultanti dall’applicazione
delle formule SIMPO riferite al periodo recente 1995-2012 (con minor afflusso pluviometrico
rispetto al periodo storico, pertanto assumendo termini cautelativi), la migliore rappresentazione del
regime delle portate alla presa dell’impianto in progetto.
Nella tabella seguente sono riportati i valori ottenuti.
38
2863-02-00101.DOCX
GEN
QMED (m3/s)
q media (l/s Km2)
FEB
RIO LAITA’ - PORTATE NATURALI ALLA PRESA
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
ANNO
0,055 0,052 0,067 0,115 0,214 0,258 0,175 0,119 0,110 0,108 0,102 0,066 0,120
13,8 12,9 16,9 28,8 53,4 64,4 43,9 29,8 27,5 27,0 25,4 16,4 30,0
gg
10
91
182
274
355
RIO LAITA’ - CURVA DI DURATA
DELLE PORTATE
q media (l/s Km2)
m3/s)
0,498
0,146
0,065
0,036
0,022
124,5
36,4
16,3
8,9
5,5
Tabella 7 - Portate naturali alla sezione di presa in esame.
L’andamento medio mensile delle portate naturali ricostruite sul Rio Laità alla presa in progetto
attraverso le formule SIMPO è riportato in Figura 18. In Figura 17 è riportato l’andamento
ricostruito delle portate naturali nella sezione di misura in prossimità del ponte della SP26, con
l’indicazione dei dati misurati nel periodo 2011-2015,
Figura 17 - Portate mensili naturali del rio Laità alla sezione del Ponte SP .
2863-02-00101.DOCX
39
Figura 18 - Portate mensili naturali del rio Laità alla sezione di presa.
La portata media annua naturale risulta alla presa pari a 0,120 l/s, che corrisponde ad un
contributo specifico medio sul bacino pari a circa 30 l/s/km2, significativamente inferiore rispetto ai
contributi specifici riferibili ai valori alla stazione sul Po a Crissolo (circa 40 l/s/km2), ma in linea con
i dati di letteratura su piccoli bacini montani.
Peraltro è importante sottolineare che la stima delle portate con le SIMPO è avvenuta assumendo
una precipitazione media sul bacino del Rio Laità inferiore rispetto ai dati storici, ma in linea con le
registrazioni dei pluviometri regionali recenti.
5.1.1.5 Il DMV
Il valore del DMV di base da rilasciare a valle dell’opera di presa è pari a 50 l/s con riferimento
all’art. 6 del regolamento regionale 8/R/2007 che reca: 'Disposizioni per la prima attuazione delle
norme in materia di deflusso minimo vitale (Legge regionale 29 dicembre 2000, n. 61)'; è
importante sottolineare che il valore di calcolo sarebbe 16 l/s, come indicato in Tabella 8.
40
2863-02-00101.DOCX
Calcolo del DMV - Regione Piemonte
IDENTIFICAZIONE SITO: corpo idrico:
sito:
Dati di input generali:
S
H
2
km
4,00
m s.m.
1.794
A
mm
1145
Rio Laità
presa a quota 1300 m s.m.
Zona
A
qmeda
q355
2
l/s/km
5,53
l/s/km
29,97
2
REGIONE PIEMONTE - Assessorato all'Ambiente
Metodologia regolamento attuativo PTA n.8 del 17 luglio 2007
6
1
3
Area idrografica omogenea:
Classe morfologica (M):
Classe interscambio alveo/falda (A):
K
[-]
0,15
NOTA:
M
[-]
0,90
A
DMV-base
[-]
1,00
3
m /s
0,016
Coefficienti da progetti di gestione
N
F
Q
T
1
1
1
1
T
[-]
1,00
Z
DMV
q(DMV)
[-]
1,00
3
l/s/km
4,05
m /s
0,016
2
N,F,Q da definire con i piani d'area; T da definire da parte dell'Autorità concedente
DMV Assunto
0,050
Tabella 8 - Calcolo del DMV di base (8R/2007).
La derivazione prevista sul Rio Laità è una “nuova derivazione” a scopo idroelettrico e quindi il
regolamento 8R/2007 - art. 10 prevede l’applicazione degli ulteriori fattori correttivi riguardanti la
naturalità (N), la qualità dell'acqua (Q), la fruizione (F) e le esigenze di modulazione della portata
residua a valle dei prelievi (T); tali fattori sono legati alle misure di area del Piano di Tutela delle
Acque, ma non sono ancora stati definiti e quindi sono assunti pari a 1.
L’art. 10 indica comunque che, nelle more della definizione delle misure di area sono soggetti alla
modulazione dei rilasci, in modo da conservare, seppur attenuata, la naturale variabilità del regime
dei deflussi, i nuovi prelievi di portata massima istantanea uguale o maggiore alla portata di durata
di 120 giorni del corpo idrico alimentatore valutata in corrispondenza della sezione di prelievo e
comunque superiori a 500 litri al secondo.
Il rio Laità alla sezione di presa sottende un piccolo bacino e il prelievo effettuato è inferiore ai
limiti sopra indicati: il prelievo di 50 l/s è inferiore alla Q120 che, come si evince dall’analisi
idrologica condotta, è stimata pari a circa 100 l/s.
Non si prevede pertanto la modulazione del rilascio del DMV, la quale, peraltro, risulterebbe
contribuire mediamente per pochi l/s.
Si osserva che il rilascio del DMV equivale a oltre il 40% del volume annuo naturale disponibile alla
presa ed è evidente che ciò risulta essere un fattore che limita fortemente il volume disponibile
all’uso idroelettrico.
2863-02-00101.DOCX
41
5.1.1.6 Le portate utilizzabili
Considerando la disponibilità idrica naturale nella sezione di presa, il vincolo al prelievo definito
dalla portata massima di progetto pari a Qmax = 50 l/s ed il vincolo del rilascio del DMV base, si
definiscono su base giornaliera le portate medie utilizzabili per la produzione idroelettrica.
La curva di durata delle portate “in gioco”, naturali, rilasciate, disponibili al netto del rilascio e
turbinabili è riportata nella Figura 19.
Elaborando le portate “in gioco” su base giornaliera si arriva a stimare una portata media
derivabile pari a 21,6 l/s ed un capacità di prelievo effettivo a scopo idroelettrico per circa 200
gg/anno.
Per caratterizzare il “bilancio idrologico” dell’intervento idroelettrico in esame si evidenzia quindi il
seguente quadro:
disponibilità naturale
prelievo
DMV di base
rilascio complessivo
Volume
Mio m3
3,8
0,7
1,6
3,1
%
18%
42%
82%
Figura 19 - Andamento delle portate naturali, rilasciate, disponibili, prelevabili per la produzione
idroelettrica.
42
2863-02-00101.DOCX
5.1.1.7 Stima della producibilità e parametri di concessione
La producibilità attesa dell’impianto è stata valutata assumendo i seguenti parametri di
dimensionamento e i principali dati costruttivi dell’impianto:
curva di durata delle portate naturali nella sezione di presa;
applicazione di DMV base;
portata massima e portata minima di esercizio;
salto geodetico.
In dettaglio si è operato implementando su un foglio elettronico di MS-Excel la seguente procedura
di calcolo:
implementazione della curva di durata delle portate naturali a scala giornaliera;
costruzione, a partire dalla curva di durata delle portate naturali, della curva delle portate
turbinabili a scala giornaliera, tenendo in conto i limiti massimi imposti dal dimensionamento
dell’impianto e dei limiti minimi imposti dal rilascio del DMV;
determinazione della producibilità e dei parametri di concessione.
La producibilità attesa per l’impianto si attesta sui 0,58 GWh/anno (cfr. elaborato 1 della relazione
di progetto).
I dati caratteristici di concessione sono riportati nella tabella seguente.
Quota traversa di presa
Quota restituzione
Salto di concessione
Volume annuo concessione
Portata massima
Portata media concessione
Potenza media
DMV base
1293,40
823,40
470
680.046
50
21,6
99,36
50
[m s.l.m.]
[m s.l.m.]
[m]
[m3]
[l/s]
[l/s]
[kW]
[l/s]
Tabella 9 - Dati caratteristici di concessione.
5.1.2
Caratterizzazione dello stato attuale: aspetti qualitativi
Il bacino imbrifero del rio Laità sotteso dalla sezione di presa è caratterizzato da una pressione
antropica pressoché nulla, in quanto non vi sono insediamenti abitativi, ad eccezione di alcune
grange isolate, in gran parte disabitate e comunque soggette ad una presenza di tipo stagionale.
Si ritiene pertanto che l’incidenza sulla qualità delle acque riferibile alla realizzazione dell’impianto
idroelettrico non sia tale da alterare le buone condizioni naturali di qualità dell’acqua, tipiche
dell’ambiente montano alpino.
Si riportano nel seguito le analisi e considerazioni sviluppate nell’ambito del procedimento
autorizzativo e relative a chiarimenti richiesti dalla Provincia di Cuneo e riferiti al parere
dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po con lettera prot. n. 181/4.1 del 13.10.2014 in
ordine “alla compatibilità dell’utilizzazione con le previsioni del Piano di Tutela ai fini del controllo
sull’equilibrio del bilancio idrico o idrologica”.
2863-02-00101.DOCX
43
L’AdBDPo ha evidenziato come il valore del DMV sul Rio Laità non sia stato desunto da
sperimentazioni in situ atte a valutare l’efficacia dei rilasci al mantenimento della continuità fluviale
e quindi al raggiungimento/mantenimento dello stato “buono” ecologico del corpo idrico.
L’AdBPo dichiara comunque la derivazione idroelettrica in progetto “compatibile se rispondente alle
seguenti verifiche, applicazioni e prescrizioni”:
- garanzia che la derivazione idroelettrica sia ininfluente e compatibile con il raggiungimento
dello stato qualitativo (sui corsi d’acqua interessati dalle opere) previsto dagli obiettivi fissati
dal PTA Piemonte e dal Piano di Gestione del Distretto idrografico del fiume Po.
- attuazione, ad onere del proponente, di un programma di monitoraggio ex ante sul tratto di
corpo idrico interessato dalla derivazione, per un periodo da ritenersi significativo (di norma,
un biennio) al fine di poter valutare gli effetti della stessa sul tratto di corso d’acqua sotteso.
Nel seguito le controdeduzioni alle osservazioni/integrazioni richieste.
5.1.2.1 Valore di DMV
Circa la quantificazione del valore del DMV alla sezione di presa sul Rio Laità, come riportato nel
precedente paragrafo 5.1.1.5, si evidenzia come esso sia stato calcolato con stretto riferimento al
regolamento regionale 8/R/2007, ritenendo non necessario, date le caratteristiche sia del corso
d’acqua (bacino idrografico inferiore a 5 km2 alla presa) sia della derivazione (portata media
annua di prelievo inferiore al valore di DMV), applicare procedure di determinazione sperimentali.
Inoltre il corso d’acqua presenta una morfologia naturale del tutto non idonea alla fauna ittica, con
pendenze d’alveo notevoli e salti naturali rilevanti; pertanto non si ritiene rilevante l’impatto della
derivazione idrica in progetto (peraltro di scarsa entità) sulla componente biotica del corso d’acqua.
Si osserva che il rilascio del DMV equivale a oltre il 40% del volume annuo naturale disponibile alla
presa ed è evidente che ciò risulti essere un fattore che rende il prelievo (18% della risorsa
disponibile) decisamente compatibile con la disponibilità idrica naturale, anche perché dall’analisi
idrologica condotta, si evince come tale prelievo sia effettivo per circa soli 200 giorni all’anno; il
prelievo non è quindi effettuato per oltre 5 mesi all’anno (i mesi con minore disponibilità idrica
naturale, da novembre a marzo).
5.1.2.2 Compatibilità con gli obiettivi ambientali
La derivazione idroelettrica sul Rio Laità, corpo idrico troppo piccolo per essere censito dal Piano di
Gestione del Distretto Idrografico del Fiume Po (alla confluenza con il Po il bacino idrografico è di
circa 5 km2), è del tutto compatibile con gli obiettivi del PdG visto il prelievo annuo decisamente
ridotto rispetto alle portate defluenti nel fiume Po.
Infatti, il fiume Po alla sezione di confluenza con il rio Laità sottende un bacino di circa 70 km2 e
presenta un regime di deflussi rappresentato dai valori caratteristici (medi mensili e annui e curva di
durata delle portate) riportati in tabella seguente. Tali valori sono calcolati trasponendo i dati
registrati alla stazione idrometrografica della rete di monitoraggio regionale localizzata sul Po a
Crissolo, riportati belle tabelle al paragrafo 5.1.1.1.
44
2863-02-00101.DOCX
Figura 20 - Bacini idrografici alle sezioni di: Po a Crissolo (rosso), Po alla confluenza con il rio Laità
(nero) e Po allo scarico della centralina idroelettrica (viola).
Trasportando i contributi specifici calcolati sul Po a Crissolo nella sezione di interesse sul Po alla
confluenza con il rio Laità si ottengono i seguenti valori.
QMED (m3/s)
GEN
1,40
PO ALLA CONFLUENZA CON IL RIO LAITA’ S= 67,8 km2
FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET
OTT
1,15 1,23 2,64 5,82 7,91 4,34 2,76 3,02 2,26
GIORNI
10
30
60
91
135
182
274
355
NOV
2,78
DIC ANNO
1,65 3,08
m3/s
8,36
6,54
5,09
3,77
2,74
2,19
1,44
1,09
Tabella 10 - Po alla confluenza con il rio Laità.
Dai valori medi stimati sul Po alla confluenza del rio Laità si osserva come il prelievo idroelettrico in
progetto, pari a 20 l/s medi, ovvero 50 l/s massimi, sia del tutto trascurabile sull’entità delle
portate in alveo nel tratto che risulta sotteso dall’impianto in oggetto, tenendo presente, peraltro,
che sul Po confluisce naturalmente poco più a valle il torrente Lenta.
2863-02-00101.DOCX
45
Per quanto riguarda lo stato e gli obiettivi di qualità sull’Alto Po si riporta quanto segue.
Le stazioni di misura della qualità delle acque di ARPA Piemonte sul bacino dell’Alto Po sono 5:
Crissolo, Sanfront, Revello, Cardè, Villafranca (cfr. Figura 21).
Gli indicatori storici di qualità ambientale (ex D. Lgs.152/99) sono riportati nella tabella seguente,
da cui si evince una qualità alta sul tratto a monte di Sanfront, confermata dagli obiettivi al 2008 e
al 2016 di mantenimento delle condizioni “Buone”4.
Tabella 11 - Indicatori qualità ambientale sull’Alto Po ex D.Lgs.152/99.
4
Il trend dello stato qualitativo sull’Alto Po è estratto dalla “Relazione biennale della Giunta al Consiglio regionale sullo
stato di attuazione delle misure di tutela e risanamento previste dal Piano di tutela delle acque” (novembre 2010).
46
2863-02-00101.DOCX
Figura 21 - Stazioni di misura sull’Alto Po della rete di monitoraggio della Regione Piemonte e
valutazione del rischio di raggiungimento obiettivi di qualità ambientale (Regione Piemonte, nov.
2010).
A seguito del recepimento della direttiva 2000/60/CE è stato necessario procedere alla revisione
della rete di monitoraggio e degli obiettivi di qualità per renderli conformi alle nuove disposizioni
europee. Tale aggiornamento è risultato parte integrante del Piano di Gestione del Distretto
idrografico del Fiume Po, (adottato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità deliberazione n.1 del
24.02.2010).
La revisione degli obiettivi di qualità ambientale sull’Alto Po, ai sensi del D.Lgs. 152/2006, è
indicata nella tabella seguente e riconferma nel tratto più montano, rappresentato dalla stazione di
Crissolo, il mantenimento delle condizioni di qualità “Buone”.
Tabella 12 - Obiettivi qualità ambientale sull’Alto Po - ex D. Lgs. 152/2006.
2863-02-00101.DOCX
47
Tabella 13 - Stato ambientale e obiettivi sul bacino del Po Piemontese - Piano di Gestione del
Distretto Idrografico del fiume Po (2010). Nel riquadro il riferimento ai tratti fluviali
sull’Alto Po a monte di Sanfront.
L’eventualità di non raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti sull’Alto Po al 2015
(come indicata in Figura 21), in particolare sul ramo montano, è legata, secondo le indicazioni
regionali assunte anche dal Piano di Gestione del Distretto Idrografico del fiume Po, sia al
potenziale impatto di prelievi idroelettrici, sia alla presenza di opere per la stabilizzazione del
profilo di fondo (soglie e traverse) che condizionano pesantemente l’assetto idromorfologico dei
corsi d’acqua, limitandone la qualità idrologico-ambientale.
Ma tale indicazione deve confrontarsi con l’evidenza che le condizioni attuali sul tratto alto del fiume
Po sono “buone”, nonostante la presenza di impianti idroelettrici esistenti (cfr. Figura 22).
Anche gli scarichi presenti sull’Alto Po sono in numero limitato. Circa le attività produttive, gli scarichi
censiti sono riportati nella Figura 23 (pallini verdi e rossi).
Figura 22 - Quadro delle derivazioni sull’Alto Po (Provincia di Cuneo5).
5
http://www.provincia.cuneo.gov.it/allegati/risorse-naturali/servizio-acquesuperficiali/tavola_2_quadro_delle_derivazioni_96214.pdf
48
2863-02-00101.DOCX
Figura 23 - Scarichi attività produttive sull’Alto Po (Catasto Provincia Cuneo6). Nel cerchio rosso
l’area di intervento.
Il recente Sistema Informativo delle Risorse Idrico della Regione Piemonte7 riporta un quadro
aggiornato sia delle derivazioni assentite sia degli scarichi da acque reflue e da insediamenti
produttivi sull’Alto Po, nonchè gli scarichi dei depuratori, come riportato in figura seguente, in cui i
triangoli blu rappresentano le prese da acque superficiali, i punti blu gli scarichi produttivi su corpo
idrico e i punti rossi sul suolo, i punti verdi i depuratori e gli scarichi da acque urbane.
In Figura 24 si osserva che sul Rio Laità è censito solo il prelievo idroelettrico in progetto (cerchiato in
rosso) e sul tratto di fiume Po sotteso dallo stesso impianto non sono presenti né derivazioni né
scarichi.
6
7
http://www.provincia.cuneo.gov.it/sistema-informativo-territoriale/ambiente-ciclo-delle-acque-scarichi-aziendali
http://www.regione.piemonte.it/siriw/cartografia/mappa.do
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Figura 24 - Derivazioni e scarichi sull’Alto Po (Regione Piemonte – Sistema Informativo Risorse
Idriche). Nel cerchio rosso la domanda di derivazione idroelettrica.
Peraltro, lo stesso Piano di Gestione del Distretto indica la necessità di azioni specifiche che
riguardano il “coordinamento tra la pianificazione energetica e la pianificazione idrica mediante
l’identificazione di criteri orientati allo sviluppo della fonte idraulica ai fini della produzione di
energia in un contesto di sostenibilità”, “la realizzazione dei passaggi artificiali per la risalita
dell’ittiofauna e piena attuazione delle norme specifiche che li impongono sulle opere trasversali che
interrompono la continuità longitudinale fluviale” e l’“incentivazione all’applicazione di misure
volontarie di mitigazione degli impatti ambientali prodotti dagli impianti per produzione di energia
e di certificazione ambientale degli stessi”.
Una regolazione adeguata dei prelievi idrici (che significa una corretta gestione dei rilasci) può
essere dunque considerata azione performante nell’ambito della prevista strategia di salvaguardia
della qualità fluviale; peraltro un assetto fluviale non “banalizzato” da opere in alveo, quali
traverse o protezioni spondali, diventa elemento fondamentale per il mantenimento della
funzionalità biologico-ambientale dell’habitat torrentizio.
Per questo motivo, si ritiene di particolare interesse proporre, correlato all’esercizio dell’impianto,
l’attivazione di un programma di monitoraggio delle condizioni ambientali sui tratti fluviali sia del
rio Laità sia del fiume Po interessati dalle opere in progetto, in massima sinergia con eventuali
programmi già in atto, ma con la precisa finalità di verificare come le condizioni di esercizio
idroelettrico possano essere ambientalmente sostenibili e quindi compatibili con gli obiettivi
prefissati.
50
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In ALLEGATO 1 si riporta una breve descrizione del programma di monitoraggio proposto.
Il bacino imbrifero del rio Laità sotteso dalla sezione di presa è caratterizzato da una pressione
antropica pressoché nulla, in quanto non vi sono insediamenti abitativi, ad eccezione di alcune
grange isolate, in gran parte disabitate e comunque soggette ad una presenza di tipo stagionale.
Si ritiene pertanto che l’incidenza sulla qualità delle acque riferibile alla realizzazione dell’impianto
idroelettrico non sia tale da alterare le buone condizioni naturali di qualità dell’acqua, tipiche
dell’ambiente montano alpino.
Per lo stesso motivo (prelievo massimo 50 l/s), si ritiene che la sottensione di un breve tratto di asta
Po ad opera dell’impianto in progetto (lo scarico della centrale è localizzato qualche centinaia di
metri a valle della naturale confluenza del rio Laità del fiume Po), non provochi oggettivamente
alcun effetto né alcun pregiudizio allo stato ambientale del fiume stesso.
In questo senso, quindi, si ritiene che la realizzazione del nuovo impianto idroelettrico sul rio Laità
non sia di impedimento al raggiungimento degli obiettivi del PdG attesi sul bacino dell’Alto Po.
5.1.3
Analisi della compatibilità dell’intervento
Da un punto di vista quantitativo, l’analisi idrologica ha individuato nella sezione di interesse una
buona disponibilità di risorsa idrica in rapporto ai volumi di utilizzo previsti dal progetto. Infatti
dall’analisi idrologica si evidenzia un prelievo pari al 18% della risorsa disponibile.
Pertanto si stima che l’impatto del prelievo sul regime idrologico del rio Laità sia in definitiva basso,
sia all’opera di presa ma anche sul tratto sotteso dall’impianto, che di fatto presenta un bacino
residuo di dimensioni molto limitate e con scarsa capacità contributiva.
L’impianto può pertanto essere ritenuto compatibile rispetto all’entità e al regime dei deflussi in
alveo, considerando inoltre il vincolo al rilascio del deflusso minimo vitale secondo l’attuale
normativa.
L’impianto sarà inoltre conforme, nelle componenti strutturali, ai regolamenti regionali e provinciali in
merito al monitoraggio delle portate derivate e rilasciate in alveo.
Date le condizioni preesistenti sul torrente, ed in particolare la sua morfologia e le sue condizioni
naturali, si ritiene che l'effettivo impatto dell’impianto in progetto nei confronti dell’habitat fluviale,
relativamente al tratto sotteso, possa essere considerato basso.
Dal punto di vista della qualità delle acque, la presenza e l’esercizio dell’impianto idroelettrico non
incideranno in alcun modo sulle caratteristiche qualitative della risorsa idrica derivata, le quali si
riscontreranno invariate alla restituzione.
Inoltre, l’assenza di significative pressioni antropiche anche nel tratto sotteso fa sì che la minore
disponibilità di risorsa idrica in alveo non induca alcun peggioramento collaterale degli aspetti
qualitativi, dovuti ad esempio ad una minore capacità di diluizione di eventuali scarichi.
Si ritiene pertanto che l’effettivo impatto dell’impianto sulla qualità delle acque del Rio Laità possa
essere considerato trascurabile.
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In fase di cantiere sono invece possibili impatti di tipo qualitativo di limitata persistenza,
principalmente correlati all’intorbidamento delle acque e all’eventualità di incidenti ai mezzi
d’opera con conseguente sversamento nelle acque del torrente di sostanze utilizzate per la
costruzione o derivanti dalle stesse macchine di cantiere (ad esempio cemento, malta, gesso, calce,
vernici, olii combustibili).
Durante la realizzazione dell’impianto saranno pertanto adottati accorgimenti specifici ed
un’accurata pianificazione delle fasi di esecuzione per ridurre al minimo le probabilità di
accadimento di eventi accidentali.
5.2
Vegetazione-flora, fauna e ecosistemi
Nell’ambito della presente relazione di verifica di assoggettabilità, in questa sede sono state
descritte ed analizzate:
- la componente vegetale: intesa come insieme delle specie vegetali presenti nell’area in oggetto;
- la componente faunistica: intesa come insieme degli animali selvatici tipici della zona presa in
esame, con particolare riferimento ai mammiferi ed agli uccelli;
- la componente ecosistemica: intesa come insieme degli ecosistemi presenti nell’area interessata
direttamente ed indirettamente dal progetto.
Per quanto riguarda la metodologia adottata, si è proceduto attraverso:
- l’analisi specifica delle diverse componenti, utilizzando dati ottenuti attraverso la consultazione
di varia documentazione bibliografica, cartografica e sopralluogo in campo;
- l’analisi delle potenziali interazioni che il progetto avrà con le diverse componenti.
Al termine è stato quindi possibile formulare indicazioni conclusive in merito alla compatibilità del
progetto rispetto alle componenti analizzate.
5.2.1
Caratterizzazione dello stato attuale
5.2.1.1 La componente vegetale
La caratterizzazione degli ambienti e delle specie vegetali presenti nell’area in oggetto è stata
effettuata attraverso ricerche bibliografiche e sopralluogo in campo.
In primo luogo l’area interessata dal progetto si inserisce, secondo la classificazione operata dal
Piano Paesaggistico Regionale (PPR) della Regione Piemonte, adottato dalla Giunta Regionale nel
maggio 2015, nelle “Aree di montagna” ed in particolare risulta essere un mosaico di territori a
prevalente copertura boscata e prato-pascoli, cespuglietti e fasce a praticoltura permanente.
Nella Carta dei paesaggi agrari e forestali la zona è classificata “OII - Rilievi interni delle valli
occidentali”.
Si riportano di seguito le principali norme previste dal Piano per le aree interessate.
“TERRITORI COPERTI DA BOSCHI (ART.16)”
Nei territori coperti da boschi gli indirizzi che dovrebbero essere perseguiti sono:
- accrescere l’efficacia protettiva dei boschi, come presidio di insediamenti e infrastrutture da
valanghe, cadute massi, dissesto idrogeologico o in quanto ubicati in stazioni vulnerabili;
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-
-
valorizzare le produzioni locali, primarie e secondarie, legate alla presenza del bosco, al fine
di rilanciare l’economia di aree marginali e favorire il presidio del territorio da parte della
popolazione locale;
conservare ed accrescere le superfici boscate, in aree di pianura o collinari;
incentivare la pianificazione agro-silvo-pastorale delle zone in abbandono agricolo favorendo
le iniziative di mantenimento delle colture ambientalmente compatibili nelle zone agricole
limitrofe ad aree boscate o favorendo l’insediamento di specie autoctone;
migliorare e riqualificare i popolamenti forestali nelle fasce fluviali e perilacuali, con interventi
mirati al miglioramento degli habitat presenti in modo integrato con gli interventi di
manutenzione idraulica e, nelle aree a rischio di asportazione di massa, mantenere popolamenti
forestali giovano, che possano rallentare il flusso d’acqua;
limitare il rimboschimento o l’arboricoltura da legno su prati, prato-pascoli stabili, zone umide,
brughiere, e in generale nei contesti ove possano degradare o produrre impatti su aspetti
strutturali o caratterizzanti il paesaggio locale.
“AREE RURALI DI ELEVATA BIOPERMEABILITA’ - PRATO-PASCOLI, CESPUGLIETTI E FASCE A
PRATICOLTURA PERMANENTE (ART.19)”
Ai sistemi a prato-pascolo di montagna vengono riconosciuti dal PPR un elevato valore
paesaggistico-percettivo, culturale-identitario, economico e di presidio idrogeologico. A tal fine se
ne promuove il recupero e la valorizzazione e gli indirizzi che dovrebbero essere perseguiti sono:
- incentivare prioritariamente la conservazione degli equilibri delle risorse produttive delle
praterie alpine più adatte al pascolo e dei prati-pascoli connessi alle produzioni tipiche;
- incentivare la corretta gestione dei carichi animali sui pascoli, in funzione delle diverse razze e
delle categorie di animali evitando l’eccessivo sfruttamento di poche singole aree;
- arrestare il degrado delle cotiche pastorali e prevenire fenomeni erosivi;
- conservare e rispettare le torbiere e le zone umide di alta quota prevenendo danni da
calpestio di mandrie, veicoli e turisti;
- incentivare il recupero dell’utilizzo della risorsa prato-pascoliva di basso versante montano, con
forme di gestione del bestiame come la monticazione per gradi.
CARATTERIZZAZIONE DELL’AREA OGGETTO DI INTERVENTO
L’area in oggetto si sviluppa a partire da quota circa 1300 m s.l.m. (opera di presa sul rio Laità,
sulle pendici del Castel della Soma) per terminare alla quota della centrale che sorgerà in
prossimità del Fiume Po a circa 830 m s.l.m..
La nuova condotta interesserà il versante ad esposizione sud, sud-ovest, su cui si sviluppano le
Borgate di Paré (superiore ed inferiore) e Pertus.
Siamo in presenza di un’area un tempo sicuramente maggiormente abitata e di conseguenza
coltivata, in parte a prato e prato-pascolo, ed in parte a castagneto da frutto, soprattutto alle
quote inferiori; salendo invece si osserva l’alternanza di praterie, di rocce e macereti, e del lariceto
come forma forestale predominante.
L’abbandono delle colture pregresse e degli insediamenti stabili, hanno determinato lo sviluppo di
formazioni ascrivibili agli acero-tiglio-frassineti di invasione che si alternano ai pochi prati-pascoli
ancora in attualità di coltura.
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Partendo da monte, ossia da dove si creerà l’opera di presa sul rio Laità, e seguendo quello che
sarà il tracciato della condotta, nel primo tratto questa si svilupperà lungo il versante, sotto le rocce
del Castel della Soma, attraversando quasi a mezzacosta un’area caratterizzata dalla presenza del
lariceto. Qui la condotta sarà posata seguendo il tracciato di un antico fossatello irriguo ormai
abbandonato.
La vegetazione presente nella fascia che costeggia il rio è rada ed è caratterizzata dalla presenza
predominante di acero di monte e frassino, entrambi in forma contorta e di altezze modeste, ai
quali si accompagnano larici ed arbusti; la componente erbacea si alterna a zone coperte da rocce
e a suolo nudo. Si tratta infatti di un tipico torrente d’alta montagna, nel quale non si osserva, a
causa dei limiti altitudinali e della ridotta larghezza, lo sviluppo di una vera e propria fascia di
vegetazione tipica fluviale.
Foto 7 - Area in prossimità dell’opera di presa lungo il rio Laità.
Scendendo maggiormente nel dettaglio relativamente all’area sulla quel sarà realizzata l’opera di
presa ed il relativo cantiere, peraltro di dimensioni modeste (130 m2 complessivi), è stata rilevata la
presenza delle seguenti specie:
Nome scientifico
Sorbus aria
Sorbus aucuparia
Laburnum anagyroides
Corylus avellana
Acer pseudoplatanus
Fraxinus excelsior
Nome comune
Sorbo montano
Sorbo degli uccellatori
Maggiociondolo
Nocciolo
Acero di monte
Frassino maggiore
diametri medi misurati
10 - 12 cm
8 - 10 cm
6 cm
5 cm
10 - 12 cm
8 cm
presenza
3
1
2
3
1
+
Tabella 14 - Elenco delle specie riscontrate in prossimità dell’area sulla quale sorgerà l’opera di
presa.
Le altezze sono ridotte, i diametri maggiori corrispondono ad altezze di circa 3,5 - 4 m, i portamenti
sono perlopiù arbustivi; il nocciolo la fa da padrone, ogni ceppaia presenta circa 10-12 polloni il cui
diametro medio è di 5 cm. Non è stata rilevata la presenza di rinnovazione nel sottobosco anche
perché, nelle radure presenti, la felce (Pteridium aquilinum) ne ostacola la crescita.
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Queste formazioni non presentano peculiarità botaniche o forestali degne di nota, rappresentano lo
sviluppo dell’unica forma di vegetazione possibile all’intorno del torrente, considerata la rocciosità
del suolo e di conseguenza la sua superficialità: segno evidente di ciò è anche il suo sviluppo a
mosaico in alternanza ai grossi massi.
Foto 8 - Alcune immagini emblematiche dello sviluppo e della presenza della vegetazione lungo il
rio.
A partire da questo punto, per un tratto lungo circa 600 m, come anticipato precedentemente, la
condotta si svilupperà all’interno del lariceto classificabile come Larici-cembreto su rodoretovaccinieto (LC50X).
Al larice si accompagnano la betulla (Betula pendula), fortemente dominante nelle radure, il pino
silvestre (Pinus sylvestris), oltre naturalmente a nocciolo (Corylus avellana), maggiociondolo (Laburnum
anagyroides) e frassino (Fraxinus excelsior) nelle zone più umide; nel sottobosco prevale la felce
aquilina soprattutto nelle radure probabilmente sviluppatasi in seguito al passaggio di incendio.
Foto 9 - Vista del lariceto e della radura a Pteridium aquilinum.
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Anche in questo caso si riporta una tabella con l’elenco delle principali specie rilevate:
Nome scientifico
Larix decidua
Pinus sylvestris
Betula pendula
Laburnum anagyroides
Corylus avellana
Sorbus aucuparia
Fraxinus excelsior
Acer pseudoplatanus
Nome comune
Larice
Pino silvestre
Betulla
Maggiociondolo
Nocciolo
Sorbo degli uccellatori
Frassino maggiore
Acero di monte
diametri medi misurati
25 - 30 cm
20 - 25 cm
15 – 20 cm
10 cm
5 – 7 cm
10 - 12 cm
8 - 10 cm
10 – 15 cm
presenza
4
3
3
+
2
1
+
+
Tabella 15 - Elenco delle specie riscontrate lungo il tracciato sul quale verrà realizzata la condotta.
La condotta prosegue poi sempre lungo il versante, attraversando a mezzacosta, fino a giungere a
delle baite diroccate dove incontra una pista forestale sterrata sulla quale si sviluppa per lunghi
tratti alternati ad altri in cui il tracciato intercetta soltanto la viabilità esistente. L’intera zona è
caratterizzata dalla presenza dell’acero-tiglio-frassineto di invasione: siamo infatti in presenza di
aree un tempo coltivate a prato e/o prato-pascolo sulle quali, in seguito all’abbandono delle
pratiche colturali, si osserva l’invasione da parte di latifoglie diverse tra cui frassino (Fraxinus
excelsior), acero di monte (Acer pseudoplatanus), tiglio (Tilia cordata), ciliegio (Prunus avium), betulla
(Betula pendula), rovere (Quercus petraea), castagno (Castanea sativa), robinia (Robinia
pseudoacacia), salicone (Salix caprea) e maggiociondolo (Laburnum anagyroides).
A seconda del periodo dell’abbandono ( se più o meno recente), le formazioni forestali, tutte
governate ad alto fusto, presentano stadi di sviluppo differenti che vanno principalmente dalla
spessina alla perticaia.
Foto 10 - Il bosco misto di latifoglie e la fase a spessina di un frassineto.
A valle della Borgata Paré la condotta si sviluppa quasi esclusivamente lungo la pista forestale
sterrata presente fino a giungere al tornate a monte dell’abitato di Pertus, dove la pista termina e
ha inizio la strada asfaltata.
L’intera zona attraversata è analoga alla precedente, con l’unica differenza che, essendo a quote
inferiori ed in prossimità della case, si osserva la presenza di vecchi castagni da frutto, in parte
secchi, ormai circondati da altre latifoglie spontanee invadenti e provenienti dai popolamenti
limitrofi. In tutta la zona alle formazioni boscate si alternano aree a radure con ginestre e felci e
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formazioni a frassineto giovane (invasione di prati-pascoli avvenuta in tempi recenti); interessante è
notare anche la presenza di lembi di querceto puro, sia pur di limitata estensione, che si alternano ai
castagneti.
Foto 11 - La formazione a dominanza di castagno e la zona a querceto.
A partire dall’abitato di Pertus scendendo, la condotta interesserà l’area limitrofa alla strada
comunale asfaltata esistente e in parte la intercetterà. Qui la situazione vegetazionale è
leggermente differente rispetto al tratto a monte, dal momento che, essendo in un’area ancora in
parte abitata e meglio servita, si osserva ancora la presenza di prati, prati-pascoli e campi, in
attualità di coltura. Ad essi naturalmente si alternano zone incolte ed altre del tutto analoghe a
quelle descritte in precedenza, ove il bosco ormai è la tipologia vegetazionale dominante.
Le specie che ritroviamo sono sempre le stesse, con netta dominanza del castagneto, sia ceduo che
ad alto fusto, presente soprattutto in esemplari vecchi e di elevate dimensioni, spesso secchi nella
parte apicale.
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Foto 12 - L’area in prossimità della B.ta Pertus: prati-pascoli alternati a boschetti.
A valle della SP26 dove ci sarà l’ultimo tratto di condotta e dove sorgerà la centrale, torna invece
l’acero-tiglio-frassineto probabilmente di forra, vista la vicinanza con il Fiume Po.
Foto 13 - L’area in cui sorgerà la centrale.
Si precisa che la condotta di scarico si svilupperà su un’area prativa, così come è prativa l’area sulla
quale sorgerà la centrale, fatta eccezione per alcuni esemplari di acero di monte e frassino al
margine dell’appezzamento; pertanto non si andrà ad intaccare, se non marginalmente e nella
minore misura possibile, la formazione forestale presente.
CARATTERIZZAZIONE DELL’AREA IN FUNZIONE DELLE ATTIVITÀ DI CANTIERE
Per la costruzione delle opere previste si prevedono le seguenti fasi di cantiere:
installazione di un cantiere fisso in prossimità dell’opera di presa in sponda sinistra del rio Laità;
tale cantiere sarà adibito principalmente alla realizzazione dei manufatti di presa e delle opere
accessorie ed interesserà l’area attualmente a lariceto;
installazione di un cantiere fisso in corrispondenza del sito di realizzazione della centrale di
produzione in prossimità della radura esistente in sponda sinistra del torrente Po, a lato della
strada sterrata che scende dalla strada provinciale SP26 in direzione di località Boschetto. Il
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-
-
cantiere sarà adibito alla realizzazione della centrale stessa e all’installazione delle
apparecchiature elettromeccaniche;
allestimento di due aree di deposito per lo stoccaggio dei materiali (tubazioni,...) e dei mezzi,
previsti lungo la pista forestale sterrata che dall’abitato Pertus conduce alla borgata Paré
superiore, attualmente individuate come aree prative;
allestimento di un cantiere mobile lungo il tracciato della condotta forzata interrata; il cantiere
sarà adibito allo scavo della trincea, alla posa della tubazione ed al ritombamento della stessa.
Non è richiesta la realizzazione di nuova viabilità di cantiere e/o di accesso; l’accesso all’opera di
presa avverrà tramite il cantiere per la realizzazione della condotta al termine del quale verrà
rilasciato un passaggio pedonale.
Per quanto riguarda le formazioni vegetali interferite dalle operazioni di cantiere e dalle opere ad
esse connesse possiamo in definitiva affermare che si tratta di prati-pascoli, acero-tiglio-frassineti di
invasione e lariceti.
In alcuni casi, soprattutto per la realizzazione del cantiere fisso in prossimità dell’opera di presa,
sarà necessario procedere all’abbattimento di alcuni esemplari arborei di alto fusto che però
saranno prontamente ripristinati a fine lavori.
Si precisa inoltre che i tagli degli esemplari arborei saranno limitati allo stretto necessario per
consentire le operazioni di cantiere e la componente arborea/arbustiva sarà prontamente sostituita.
5.2.1.2 La componente faunistica
La caratterizzazione della fauna presente nell’area di pertinenza delle opere è stata effettuata
attraverso opportune ricerche bibliografiche.
Si tratta di un tipico habitat di montagna, caratterizzato dalla presenza di una fauna molto varia e
ben rappresentata.
MAMMIFERI
Tra i mammiferi ritroviamo:
• stambecco (Capra ibex): appartenente all’ordine degli artiodattili, il maschio è caratterizzato
da lunghe corna arcuate mentre la femmina, più piccola, ha corna che raggiungono i 30-35 cm.
Attualmente è diffuso in tutto l’arco alpino con distribuzione frammentaria. Il suo habitat tipico è
costituito dagli ambienti rocciosi di alta quota, al di sopra della linea degli alberi. I costoni
rocciosi scoscesi esposti a sud ricchi di vegetazione erbacea sono l'ambiente preferito. A livello
subalpino li si può incontrare in aree aperte e soleggiate con presenza di affioramenti rocciosi.
Lo stambecco è un animale gregario; i branchi di maschi restano separati da quelli delle
femmine e si riuniscono ad essi solo nel periodo riproduttivo. I gruppi di maschi comprendono
soggetti di età superiore ai 4-5 anni e possono, in primavera, raggiungere le 100 unità. I
soggetti più vecchi tendono ad una vita solitaria o sono aggregati in piccoli gruppi (4-6
elementi), comprendenti anche animali giovani. Vi sono infine i branchi di femmine con i piccoli e
i giovani fino a due anni. Durante l'estate si possono osservare le "nurseries", ovvero gruppi di
capretti (fino a 15-20) controllati da una o due femmine mentre le altre madri sono alla ricerca
di cibo. Erbivoro, può mangiare fino a 15 kg di erba al giorno, ma si ciba anche dei germogli
di ginepro, di rododendro, di muschio e di licheni. Si abbevera poco, accontentandosi spesso
della rugiada mattutina. In primavera si nutre di arbusti dei quali apprezza soprattutto i
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•
•
•
•
•
•
•
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germogli, e che bruca drizzandosi sulle zampe posteriori. In inverno le erbe secche sono la base
dell'alimentazione ma compaiono anche arbusti e licheni, raramente aghi di conifere;
camoscio (Rupicapra rupicapra): anch’esso appartenente all’ordine degli artiodattili, presenta
un aspetto molto simile alle capra. Le corna, relativamente piccole e di un caratteristico nero
ebano (o bruno scuro), sono permanenti, comuni ai due sessi e presentano una tipica forma ad
uncino, con sezione grossolanamente circolare. In media raggiungono una lunghezza di 2025 cm. Il camoscio ha subìto adattamenti morfologici e fisiologici che gli hanno permesso di
sopravvivere in ambienti dirupati e con forte innevamento. Particolarmente adatto per la vita in
montagna è lo zoccolo bidattilo (3º e 4º dito) con parti e durezza differenziate: il bordo
esterno, duro ed affilato, permette di sfruttare i più piccoli appigli sulla roccia; i morbidi
polpastrelli aumentando l'attrito evitano le cadute e le scivolate in discesa.
Le dita dello zoccolo sono divaricabili e munite di una membrana interdigitale che fornisce una
più ampia superficie d'appoggio, consentendo agili spostamenti anche sulla neve. Il camoscio
alpino vive di solito a quote comprese tra gli 1.000 e i 2.800 m di altitudine; nei periodi in cui
la copertura nevosa è assente l'habitat ottimale è costituito da ambienti con vegetazione
aperta, le praterie alpine di alta quota (sopra i 2.000 m). Nel periodo dei parti le femmine
gravide hanno però un comportamento differente rispetto ai conspecifici; mentre questi (maschi
adulti, giovani immaturi e femmine non gravide) risalgono progressivamente in quota seguendo
il ricaccio dell'erba, esse si spostano per il parto su pendii poco accessibili o addirittura su
pareti a strapiombo. In inverno il camoscio scende a quote inferiori e tende a preferire zone a
vegetazione arborea rada (ad esempio boschi di larice) e con esposizioni ad alto
irraggiamento solare intervallati da versanti ripidi e rocciosi, dove si accumula poca neve. In
queste aree riesce a nutrirsi e a spostarsi con minor dispendio di energie rispetto alle zone dove
la coltre nevosa è più spessa;
capriolo (Capreolus capreolus): cervide di piccole dimensioni, il capriolo è diffuso in boschi
aperti in cui il sottobosco sia fitto e che siano inframmezzati da radure e zone cespugliose, sia in
pianura (anche dove questa è coltivata e pure dove l'agricoltura è intensiva purché trovi
boscaglie dove rifugiarsi), sia in collina, sia in montagna, sia nelle zone umide;
marmotta (Marmota): roditore dalle abitudini estreme, fortemente territoriale, in grado di
vivere e riprodursi in un ambiente inospitale come l’alta montagna;
lepre variabile (Lepus timidus): cambiano colore a seconda della stagione, da bianco candido
durante l'inverno a bruno rossiccio in estate. La muta del pelame viene stimolata dalla
temperatura, e così sempre del colore del terreno, mantenendo però la punta delle orecchie
nere. Si nutre di erica, cortecce delle betulle, salici nani e aghi di conifere;
martora (Martes): piccolo mammifero mustelide, snello ed agile, adattato ad una vita sugli
alberi, che vive nelle foreste di conifere e in quelle decidue settentrionali attraverso tutto
l'emisfero boreale. Hanno code folte e piante delle zampe larghe, con artigli parzialmente
retrattili. La loro dieta può comprendere piccoli mammiferi (come scoiattoli, topi e conigli),
uccelli, loro nidiacei e uova, rettili, anfibi, insetti, ma possono nutrirsi anche di frutta e semi,
quando sono facilmente disponibili;
volpe (Vulpes vulpes): è un carnivoro estremamente adattabile presente in una grande varietà
di habitat, che raggiunge le massime densità negli agroecosistemi tradizionali;
donnola (Mustela nivalis): frequenta terreni coltivati, zone cespugliate e canneti lungo le rive dei
corsi d'acqua. Può spingersi anche all'interno degli agglomerati urbani in presenza di
disponibilità di cibo e di luoghi di rifugio;
faina (Martes foina): frequenta zone forestali, cespugliati e ambienti rurali evitando però le
ampie aree aperte. Legata anche agli ambienti antropizzati, si rinviene nelle periferie dei
centri urbani;
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tasso (Meles meles): il tasso vive nelle aree boscate, può anche frequentare le zone aperte
purché dotate di un minimo di vegetazione che gli consenta di trovare ripari adeguati. Si nutre
durante la notte ed è un animale onnivoro: in particolare mangia morbide radici che scalza con
le sue poderose zampe ungulate e poi tuberi, rizomi, vermi, lumache e piccoli serpenti compresa
la vipera al cui veleno risulta immune;
cinghiale (Sus scrofa): allo stato selvatico preferisce vivere nelle foreste e nei boschi ricchi di
sottobosco dove ama nascondersi essendo schivo di natura anche se esistono delle eccezioni in
quanto ad esempio in Russia vive nelle steppe. In ogni caso una caratteristica del luogo dove
vive è che ci sia nelle vicinanze una fonte d'acqua perchè ama squazzare nell'acqua e nel
fango sia per mantenere una certa temperatura del corpo, sia per proteggersi dalle scottature
e dalle punture degli insetti;
scoiattolo (Sciurus vulgaris) specie strettamente legata agli ambienti forestali, è diffusamente
presente nei boschi collinari ma si rinviene anche in pianura, nelle vicinanza dei corsi d’acqua,
laddove siano presenti formazioni arboree significative;
ghiro (Glis glis) predilige gli ambienti boschivi in particolare quelli ricchi di sottobosco e
caratterizzati dalla presenza di vecchi alberi dove può reperire facilmente numerose cavità,
all'occorrenza adibite a rifugio o nido, ma frequenta anche parchi e giardini.
Le aree vegetate presenti nell’area intervallate da radure e limitrofe ad aree ancora abitate ed
antropizzate, assumono importanza come area-rifugio e habitat per i mammiferi sopracitati.
ANFIBI E RETTILI
Per quanto riguarda gli anfibi l’area, se si eccettua la possibile presenza di pozze temporanee in
aree limitrofe al torrente, non presenta ambienti umidi di particolare interesse.
Tra i rettili sicuramente la specie che ritroviamo, per la quale l’area rappresenta l’habitat ideale è
la vipera comune (Vipera aspis). Questo serpente è caratterizzato da una testa di forma triangolare
e a punta, con un corpo tozzo ed una coda corta e rastremata. Le vipere vivono principalmente sul
suolo, spesso in prossimità della tana, dove si nutrono dei piccoli mammiferi, uccelli e rettili che
catturano in agguato grazie al loro efficiente apparato velenifero; mustelidi, cinghiali, ricci, corvidi,
rapaci, alcuni galliformi, ma anche altri serpenti, rappresentano i principali predatori. Le vipere di
solito sono diurne, ma se la temperatura del suolo lo permette restano attive anche di notte. Durante
lo svernamento più esemplari possono riunirsi in gruppo nei rifugi sotterranei.
Oltre alla vipera è segnalata la presenza del biacco, della natrice dal collare, della coronella
austriaca e, quasi allo sbocco della Valle, nelle zone più secche, del saettone.
AVIFAUNA
L’avifauna che ritroviamo all’interno dell’area in oggetto è sicuramente molto varia ed interessante.
Si tratta di specie adatte all’ambiente alpino tra le quali segnaliamo:
• falco pellegrino (Falco peregrinus): si nutre principalmente di uccelli e caccia buttandosi sulla
preda quasi verticalmente. Predilige zone aperte e selvagge, nidifica sulle rocce scoscese;
• pernice bianca (Lagopus mutus helveticus): si tratta di una pernice degli alti pendii montuosi,
amante dei crinali montani spogli e sassosi ad altitudini elevate eccetto quando è spinta più in
basso per il maltempo;
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•
•
•
•
•
•
•
fagiano di monte (Tetrao tetrix tetrix): bellissimo uccello inconfondibile per il piumaggio nero
del maschio, ama le foreste di conifere con radure e le praterie con alberi sparsi. Nidifica sul
terreno;
coturnice (Alectoris graeca saxatilis): vive su terreni elevati pietrosi o rocciosi, fianchi montani
leggermente boscosi, scendendo ad altezze minori solo in inverno; nidifica tra le rocce;
gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus): corvide che predilige habitat in cui ci sia la possibilità di
trovare costoni rocciosi ma anche cave. Stanziale, in estate è osservabile quasi esclusivamente
al di sopra del limite superiore delle foreste; nidifica su pareti rocciose e si alimenta sulle
praterie alpine e lungo i bordi dei nevai. In inverno, in caso di abbondanti precipitazioni nevose
scende sino al fondovalle frequentando prati, frutteti e centri abitati (osservabile
occasionalmente anche all'interno di Aosta). Le stazioni turistiche site a quote elevate offrono
alla specie una sicura fonte di alimento durante tutto il corso dell'anno, consentendone lo
svernamento anche sino a 2500-3000 m di altitudine;
gheppio (Falcus tinnunculus): piccolo uccello rapace del genere Falco, è diffuso in tutti i continenti
eccetto l'Antartide, e si distingue per il modo di volteggiare con le eleganti ali a ventaglio
mentre scruta il suolo in cerca di preda;
corvo imperiale (Corvus corax): è il più grande passeriforme e corvo europeo; si ciba di rifiuti,
carogne, piccoli uccelli o mammiferi debilitati, placente di erbivori, uova, pesci morti, roditori,
insetti, lumache, grani e semi;
allocco (Strix aluco): uccello strettamente notturno, si nutre di piccoli roditori, uccelli ed insetti,
predilige per la nidificazione alberi di grosse dimensioni;
poiana (Buteo buteo): è un uccello rapace della famiglia Accipitridae, tipico dell'Europa. Ha una
lunghezza tipica tra i 51 e i 57 cm con una apertura alare dai 110 ai 130 cm, che lo rendono
un predatore di medie dimensioni.
Nei boschi invece prevalgono:
• ciuffolotto (Pyrrhula phyrrula): ha come ambienti naturali i parchi, i giardini le superfici coltive e
le foreste miste e di sempreverdi dei territori montani e collinari. Formano una coppia duratura
e difficilmente si allontanano per molto tempo l'uno dall'altra;
• crociere (Loxia curvirostra): vive prevalentemente in boschi di conifere, prediligendo in
particolare abete rosso, larice, pino silvestre perché si nutre quasi esclusivamente di semi di
conifere che raggiunge mediante il sistematico distacco delle squame protettive con il becco,
utilizzato come pinza divaricatrice.
• merlo acquaiolo (Cinclus cinclus): vive ai bordi di ruscelli o fiumi con una forte corrente, con una
preferenza per le rapide. Lo si può osservare tutto l'anno, anche se d'inverno lo si vede più
facilmente, purché il torrente non ghiacci completamente. Si posiziona spesso su un sasso in riva
o al centro del torrente e lo si può osservare mentre si getta all'improvviso in acqua, dove vi
rimane parecchi secondi, riesce a nuotare e camminare sott'acqua. Per spostarsi lungo il ruscello,
vola dritto e vicinissimo alla superficie dell'acqua;
• ballerina gialla (Motacilla cinerea): uccello terrestre che corre e cammina vivacemente, gregario
di inverno, nidifica sul terreno o sulle rocce;
oltre naturalmente a cince e picchi.
5.2.1.3 La componente ecosistemica
L’analisi della componente ecosistemica è stata effettuata con lo scopo di chiarire gli aspetti legati
allo stato di equilibrio delle diverse componenti ambientali descritte precedentemente. Tale
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equilibrio viene evidenziato dalla natura ed entità delle relazioni che intervengono tra i diversi
ecosistemi e permette di analizzare il sistema ambientale nel suo complesso.
Si è proceduto, quindi, con il classificare i principali ecosistemi presenti, definire il loro stato di
equilibrio ed evidenziare i rapporti ecologici esistenti tra loro. L’approccio utilizzato, di tipo
ecologico olistico, tiene conto di alcuni fondamentali principi propri della disciplina dell’ecologia del
paesaggio, attualmente molto utilizzata negli studi di valutazione.
Secondo tale approccio l’ecosistema è un sistema biologico formato da un insieme di specie
(popolazioni), dalle loro interazioni reciproche e dalle loro interazioni con i fattori abiotici del loro
ambiente. L’analisi strutturale e funzionale del sistema di ecosistemi (paesaggio) di un determinato
luogo permette di evidenziare le dinamiche in atto, quindi permette di giudicare le reazioni
ecosistemiche ai disturbi.
Occorre sottolineare che la componente fauna, per la sua natura mobile, non determina un vero e
proprio ecosistema definibile spazialmente; la fauna entra, di volta in volta, a caratterizzare i
diversi ecosistemi naturali classificati, in genere, in base alla matrice vegetale presente.
Per quanto riguarda, quindi, l’area di progetto è possibile distinguere i seguenti ecosistemi
nell’ambito dell’ambiente alpino.
ECOSISTEMA BOSCO
All’interno di questo ecosistema rientrano sia i lariceti sia gli acero-tiglio-frassineti descritti in
precedenza.
La densità degli alberi non è troppo elevata ed il sottobosco è composto da ginestra e felce oltre
che da un tappeto erbaceo; tra le specie arbustive o arboree di media taglia riscontriamo la
presenza di nocciolo e maggiociondolo.
Si tratta dell’ecosistema più complesso e completo: rappresenta un ambiente particolarmente ricco
da un punto di vista nutrizionale per la fauna, oltre a costituire un’area di rifugio e riproduzione per
molte specie di invertebrati e di vertebrati (pesci, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi). Importante risulta
inoltre la funzione che l’ecosistema assume nel contesto territoriale in quanto il bosco rappresenta
uno degli elementi di naturalità, in grado di svolgere una funzione positiva nei confronti della fauna
e non solo in termini di disponibilità di habitat per la riproduzione.
In sintesi, un ecosistema di questo tipo svolge molteplici funzioni ecologiche: rappresenta l’habitat
ideale per la fauna selvatica, fornisce protezione dall’erosione colonizzando aree instabili, permette
la convivenza tra l’ambiente naturale e l’uomo.
AGROECOSISTEMA
L'agroecosistema si può considerare come un insieme di componenti naturali (clima, suolo, organismi
viventi, ecc.) e artificiali (colture, animali in allevamento, sistema di gestione) organizzate a fini
produttivi (produzione di biomasse destinate alla commercializzazione e di servizi).
Gli agroecosistemi presentano flussi e funzionalità molto semplificati e sono in genere caratterizzati
da una produttività netta elevata, da cicli minerali aperti con apporti di input (fertilizzanti, acqua,
lavorazioni del terreno, ecc) dal sistema esterno, da una competizione interspecifica ed
intraspecifica sotto il controllo umano, da una diversità specifica e genetica mediamente bassa e da
catene trofiche abbastanza semplificate.
Pur trattandosi di un indirizzo produttivo intensivo l'agroecosistema che si viene a costituire presenta
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livelli di integrazione e di "sostenibilità ambientale" alquanto diversificati. In particolare si deve far
rilevare, a titolo di esempio, il ruolo in questo senso alquanto positivo assunto dal prato permanente
che, essendo costituito da numerose specie erbacee (in prevalenza graminacee e leguminose),
garantisce una buona "diversità" all'ecosistema, incrementa la dotazione di azoto nel terreno (grazie
ai processi di simbiosi che si realizzano tra le leguminose ed alcune specie di microorganismi
azotofissatori), fornisce costantemente un elevato apporto di sostanza organica al suolo, costituisce
fonte alimentare e area di caccia privilegiata per un buon numero di specie faunistiche.
Per ciò che concerne gli apporti di energia sussidiaria, per le stesse ragioni ora evidenziate, si rileva
che per il prato i fabbisogni di input di fertilizzanti provenienti dall'esterno sono contenuti mentre, se
assecondata con idonee pratiche colturali, la competizione interspecifica rende superflui gli interventi
di diserbo chimico.
La concimazione organica, pur senza fornire - per lo meno nei terreni poveri - le alte prestazioni
della concimazione minerale, mantiene il terreno in uno stato di fertilità generale stabile, da cui
traggono indubbiamente vantaggio le stesse colture agrarie. La concimazione minerale fornisce
invece un potenziale produttivo notevole a breve termine, che, se non sfruttato adeguatamente dalle
specie agrarie, predispone l'agrosistema agli squilibri destabilizzanti. Ad esempio, le laute
concimazioni azotate se da un lato stimolano un forte incremento delle rese, da un altro
incrementano l'invasività delle infestanti nitrofile e rendono le piante agrarie più vulnerabili agli
attacchi parassitari, in particolare da parte dei funghi patogeni.
Per ottenere i migliori risultati produttivi risulta invece elevato il fabbisogno di acqua da irrigazione.
Sono decisamente più "aperti" i cicli che riguardano la produzione di granella o di trinciato
integrale di mais, per i quali è sempre previsto l'apporto oltre che di fertilizzanti, anche di molecole
di sintesi per la difesa delle colture, peraltro non presenti nell’area in esame.
Gli incolti costituiscono formazioni erbacee appartenenti agli agroecosistemi in quanto derivati
dall’abbandono delle pratiche colturali.
In un contesto com’è quello in esame, ove risulta assente o comunque scarsa l’agricoltura di tipo
intensivo, e dove invece prevalgono i prati, i prati-pascoli e gli incolti, oltre a piccole superfici
occupate da consorzi di vegetazione arborea o arbustiva non destinati alla produzione che
costituiscono il cosiddetto reticolo ecologico minore, i flussi di materia e di energia e le funzioni
ecologiche non risultano troppo semplificati ma decisamente complessi e positivi.
Nell’area in esame ai prati si alternano i boschi che contribuiscono in modo significativo, soprattutto
quando costituiti, come nel caso specifico, da specie autoctone, ad incrementare la varietà floristica
e forniscono fonti alimentari significative per la micro e la macrofauna oltre ad offrire rifugio alle
specie animali per la riproduzione, nidificazione e allevamento della prole.
Infine possono contribuire indirettamente al contenimento di specie dannose alle colture e svolgono
un’importante funzione filtrante esplicata nei confronti di emissioni inquinanti nell’atmosfera e nel
suolo (ad esempio nei confronti dei nitrati).
ECOSISTEMA DELLE ACQUE LOTICHE
Questo ecosistema è rappresentato dal rio Laità e dalla sua fascia di vegetazione riparia, sia pur
limitata e a mosaico e dal Fiume Po, nei pressi dell’area terminale del tracciato.
Gli ecosistemi fluviali sono ambienti particolarmente complessi in quanto ospitano articolate catene
trofiche e rivestono molteplici funzioni atte a garantire l’equilibrio ecologico complessivo delle
porzioni di territorio attraversate. Il corso d’acqua, nell’ambito delle diverse tipologie che si
succedono in un fiume, può essere definito torrente montano caratterizzato da:
- acque trasparenti e turbolente in cui quindi la corrente rappresenta di gran lunga il fattore
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limitante e di controllo più importante;
- una situazione diversificata della morfologia dell’alveo caratterizzato da raschi, buche e
pozze;
- una fascia di vegetazione riparia, rappresentata principalmente da salici, non particolarmente
ampia rispetto all’alveo bagnato, ma anzi frammentaria e limitata, solo nel tratto più a valle,
laddove il fondovalle è più ampio, occupano una fascia un po’ più estesa andando però
rapidamente a sfumare nel lariceto circostante: non è infatti raro trovare esemplari di Acer
pseudoplatanus e Larix decidua in prossimità delle sponde.
Un ruolo fondamentale, all’interno dell’ecosistema fluviale, è svolto dagli organismi bentonici che
assumono un ruolo di primaria importanza nel processo di autodepurazione del corso d’acqua come
demolitori della sostanza organica in quanto, attraverso la raschiatura e la brucatura, sono in grado
di sminuzzare e quindi rendere più facilmente degradabile la sostanza organica vegetale da parte
dei microorganismi decompositori; gli invertebrati a loro volta costituiscono fonte alimentare per
alcune specie dell'ittiofauna.
5.2.2
Analisi di compatibilità dell’intervento
Come indicato precedentemente le tipologie di habitat che ritroviamo nell’area oggetto di studio
sono un mosaico tipico dell’ambiente alpino con presenza di praterie, prati-pascoli, ghiaioni/rocce e
boschi.
Come indicato in precedenza e negli elaborati di progetto, l’intervento prevede:
- la realizzazione di un’opera di presa sul rio Laità,
- la posa della condotta forzata che sarà interamente interrata e si svilupperà principalmente
lungo piccoli fossi irrigui esistenti ed abbandonati da anni, lungo strade esistenti (una pista
forestale sterrata e la strada comunale asfaltata) e solo in alcuni casi attraverserà prati e
formazioni boschive ai margini della viabilità;
- la realizzazione dell’edificio della centrale che si svilupperò presso una radura prativa in
sponda sinistra del Fiume Po, del relativo scarico interrato e cabina Enel a fianco della centrale.
La tubazione prevista interesserà, come indicato, per un lungo tratto la viabilità esistente mentre
nel tratto iniziale insisterà sull’habitat del lariceto, e successivamente interesserà parzialmente
l’habitat a bosco di latifoglie.
L’interferenza durante l’esecuzione dei lavori è presumibilmente di media entità ma del tutto
reversibile perché, al termine dei lavori verrà ripristinato lo stato preesistente e la condotta sarà
completamente interrata.
La vegetazione arborea (in caso di abbattimenti durante l’esecuzione dei lavori) verrà ricostituita
secondo l’aspetto originale: le piante saranno rimpiazzate mediante la messa a dimora di alberi
ed arbusti delle stesse specie presenti attualmente.
Anche nel caso delle opere di cantierizzazione per la realizzazione degli interventi (opera di
presa e realizzazione centrale), se si dovrà procedere all’abbattimento di specie vegetali, queste
saranno rappresentate quasi esclusivamente da larici, betulle, maggiociondoli, sorbi, noccioli, aceri
e frassini; particolare attenzione dovrà essere posta nei confronti della potenziale presenza di nidi
o di animali sugli esemplari che verranno assoggettati al taglio.
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Al termine dei lavori la pista forestale e la strada comunale esistenti saranno ripristinate e si
procederà al rinverdimento dell’area limitrofa al tracciato e all’impianto di esemplari di specie
autoctone presenti, principalmente betulla, acero, frassino, castagno, pioppo, al fine di ricostituire
la copertura vegetale naturale preesistente. Gli interventi volti alla ricostituzione della cotica
erbosa svolgono nell’immediato un ruolo preminente di carattere biotecnico (protezione
dall’erosione) e di carattere paesaggistico (“ricomposizione” della continuità, sotto il profilo della
percezione visiva, delle superfici a prato- pascolo). E’ presumibile ritenere che, per lo meno nella
prima stagione vegetativa, le formazioni che verranno a costituirsi dove saranno effettuati gli
interventi di inerbimento risulteranno più “povere” sotto il profilo della composizione floristica e
della diversificazione specifica di quelle attuali. Tuttavia è altrettanto realistico ritenere che, nel
corso di alcune stagioni vegetative, attraverso processi di ricolonizzazione, si venga ad ottenere
una biodiversità progressivamente maggiore, la ricostituzione di un popolamento simile a quello
attuale nonché la ripresa di un dinamismo della copertura vegetale paragonabile a quello
naturale. Ne consegue che per quanto riguarda le formazioni erbacee dense nella generalità dei
casi venga nuovamente riacquisito il livello di qualità ambientale riferito alla fase ante operam e
di conseguenza venga completamente mitigato l’impatto individuato.
Laddove gli interventi interessano l’area in cui è presente la vegetazione arborea, questa verrà
ricostituita secondo l’aspetto originale: le piante saranno rimpiazzate mediante la messa a dimora
di alberi ed arbusti delle stesse specie presenti attualmente.
Non dimentichiamoci inoltre che sia il larice sia la betulla, proprio per le loro caratteristiche
pioniere e colonizzatrici, non avranno alcun problema a rinnovarsi spontaneamente soprattutto
laddove il terreno è stato smosso (condizioni ideali per la loro rinnovazione spontanea).
Sicuramente è possibile ipotizzare un disturbo dell’aspetto visivo del versante legato alle attività di
cantiere, che tuttavia risulterà prevedibilmente limitato ad alcune annate; il ripristino e la
colonizzazione da parte della vegetazione spontanea e di quella impiantata è ipotizzabile in
pochi anni successivi al termine dei lavori.
In definitiva si può affermare che dal momento che le interferenze non determinano sostanziali
modifiche rispetto alla situazione attuale e non interessano superfici con particolari valori
naturalistico-ambientale, le componenti analizzate non subiranno variazioni significative.
In generale, dalle indagini effettuate l’area interessata risulta un ambiente alpino fortemente
naturale che in seguito agli interventi previsti, proprio per la scelta costruttiva, non modificherà
questa sua naturalità, se non in una fase di cantiere e di esecuzione dei lavori; nessuna delle
emergenze (habitat, specie floristiche o faunistiche di interesse) sarà coinvolta.
Gli interventi previsti non modificheranno gli habitat presenti e al contempo si inseriscono in
maniera consona all’ambiente circostante (tipologie costruttive dell’opera di presa e dell’edificio
della centrale).
5.3
Aspetti geologici e geomorfologici, acque sotterranee
5.3.1
Quadro geologico generale
Il bacino imbrifero del rio Laità ricade interamente nell’area di affioramento della cosiddetta “Unità
Tettonometamorfica del Dora-Maira”, che si estende con andamento nord-sud dalla valle di Susa
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alla Val Maira. In particolare il settore in esame è costituito da gneiss, gneiss granitoidi, localmente
più scistosi, parte del basamento prealpino di età paleozoica (Figura 25, Figura 26).
Si tratta di litotipi, con struttura prevalentemente massiccia o in bancate di spessore metrico,
caratterizzati nel complesso da buone caratteristiche geomeccaniche.
Il rio Laità in particolare suddivide due ambiti litologici in parte differenti nell’ambito della
medesima unità tettonica. In destra idrografica prevalgono infatti sequenze di micascisti con
intercalazioni di gneiss, mentre in destra, ovvero lungo il versante interessato dal progetto, prevale
la presenza di gneiss granitoidi, mentre meno frequente è la facies scistosa.
Da tale quadro litologico, in particolare per il settore di progetto in sinistra del rio Laità deriva una
sostanziale stabilità morfologica. In tutto il settore i fenomeni di dissesto sono di modesta entità,
limitati, con riferimento ai tematismi informatizzati del WebGIS Arpa-Piemonte (cfr .Figura 26), a
crolli localizzati dai versanti maggiormente acclivi.
Per i medesimi motivi il trasporto solido, nell’ambito di una dinamica torrentizia impulsiva è
complessivamente contenuto, come evidenziato anche dalla ridotta estensione dell’apparato di
conoide.
Si tratta pertanto di un contesto geomorfologico in cui non vi sono problematiche geologiche e
geomorfologiche particolari, in riferimento alla realizzazione di opere di ingegneria quali quelle in
esame.
Figura 25 - Assetto geolitologico del bacino del rio Laità (inquadramento su cartografia SGN
1:100.000).
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Figura 26- Quadro dei dissesti (fonte ARPA Piemonte - Tematismi SIFRAP - WebGIS).
5.3.2
Assetto geologico e geomorfologico lungo il tracciato delle opere in progetto
5.3.2.1 L’opera di presa
L’opera di presa interessa una sezione stabile, in corrispondenza di un tratto dell’asta torrentizia
caratterizzato da subaffioramento al fondo e lungo le sponde degli gneiss del substrato (Figura
27b).
L’opera di presa verrà pertanto immorsata in roccia stabile, scarsamente fratturata, senza alcuna
problematica di tenuta idraulica o di stabilità
La condizione di sub affioramento degli gneiss è diffusa lungo l’asta, evidenziando un limitato
spessore del materiale alluvionale, e pertanto una bassa propensione all’innesco e sviluppo di colate
detritiche, condizione testimoniata anche dallo scarso sviluppo dell’apparato di conoide.
L’opera di presa in progetto non soggiace a settori con evidenze di dissesto, salvo antichi accumuli
per crollo, totalmente ricolonizzati da vegetazione stabile, in destra idrografica.
5.3.2.2 Il tracciato della condotta forzata
Il tracciato della condotta forzata si svilupperà dapprima a mezzacosta in sinistra del rio Laità sulla
base del tracciato preesistente di un canale irriguo. Tale tracciato interessa un settore di accumuli di
antichi distacchi dalle porzioni superiori del versante lapideo, caratterizzato da massi di varia
pezzatura, di dimensione fino a plurimetrica. L’intero settore è stabilmente rivegetato, con
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vegetazione arborea anche di alto fusto, a evidenziare il carattere quiescente dei crolli, che
peraltro non interferirebbero con le opere, totalmente interrate.
Nel settore terminale del tratto a mezzacosta, si osservano inoltre grandi massi in prossimità del
crinale, senza possibili traiettorie di distacco e caduta, e per i quali si ritiene dunque certo un
trasporto glaciale da altri settori di accumulo.
Non si evidenziano per tutto il tratto a mezzacosta altre evidenze di dissesto quali crescite a uncino
della vegetazione arborea, dislocazioni del sentiero e dei resti del canale esistente.
Nel tratto successivo, lungo la linea di massima pendenza, gli gneiss del substrato sono di frequente
in affioramento o subaffioramento. Non si osservano evidenze di dissesti anche con riferimento al
tracciato attuale della strada, che non presenta apprezzabili dislocazioni o irregolarità riconducibili
a movimenti di versante.
Gli scavi per la posa della condotta interferiranno significativamente con il substrato, o con massi
anche di grandi dimensioni affioranti o sepolti.
Tali litotipi del substrato (gneiss prevalenti) sono di norma caratterizzati da rilevanti tenori di silice,
da cui un’abrasività complessivamente medio-elevata allo scavo meccanizzato. Il litotipo presenta
inoltre una tenacità elevata, da cui la necessità frequente per lo scavo in roccia di operare anche
con martelli idraulici ad elevata energia d’urto e microcariche.
a
b
Figura 27 - Settore dell’opera di presa, caratterizzata da subaffioramento degli gneiss.
5.3.2.3 Il sito della centrale e lo scarico in alveo Po
Il sito della centrale è posto su di un antico ripiano alluvionale in destra Po. Si tratta di una
superficie disseccata, sospesa di una decina di metri dal livello del corso di fondovalle. Il corso del
Po nel tratto in fregio al sito della centrale risulta stabile, in quanto l’alveo scorre interamente inciso
negli gneiss del substrato (Figura 28b), che costituisce una soglia di fondo inerodibile.
Il sito della centrale risulta pertanto in posizione protetta dalla dinamica del corso d’acqua, come
non risulta esposto a dissesti di versante.
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a
b
Figura 28 - Zona di realizzazione dell’edificio centrale (a), costituita da un antico ripiano
terrazzato sospeso alcuni metri al disopra dell’alveo torrentizio del Po, quest’ultimo
totalmente inciso negli gneiss del substrato e pertanto morfologicamente stabile.
5.3.3
Inquadramento idrogeologico
Il corso del rio Laità, come quello del Po allo scarico, sono direttamente incisi negli gneiss del
substrato. Tale unità è sostanzialmente impermeabile, salvo locale circolazione nei settori fratturati,
in particolare nel settore corticale. Non è presente dunque alcuna circolazione di subalveo.
Una debole circolazione temporanea, da infiltrazione verticale, può interessare l’interfaccia della
coltre detritica e regolitica con il substrato, senza determinare mai condizioni di falda. In particolare
nessuna delle opere in progetto interferirà con battenti di falda permanenti.
5.3.4
Inquadramento geotecnico e sismico dell’area di progetto
Dal punto di vista geotecnico, i terreni di fondazione delle opere saranno costituiti da:
- substrato rigido (gneiss prevalenti), per quanto riguarda la sezione di presa e il dissabbiatore;
- lente alluvionale costituita da depositi ghiaioso-sabbioso-ciottolosi di spessore verosimilmente non
superiore a 3-4 m su substrato rigido (gneiss) per il sito della centrale;
- per lo scavo della condotta è previsto uno scavo in roccia (o grandi massi lapidei) per una
percentuale non inferiore al 30% del tracciato; la restante parte è prevista nell’ambito della
copertura detritica e regolitica superficiale.
Ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale 12 dicembre 2011 (BURP n.50 del
15/12/2011), il Comune di Paesana ricade in zona sismica “3”.
Il calcolo dei parametri sismici di progetto dovrà essere eseguito sulla base del criterio sito specifico,
in conformità con quanto previsto dalle NTC 2008, a partire dai parametri di accelerazione al suolo
della corrispondente maglia definita da INGV.
Dal punto di vista della categoria di sottosuolo ai fini del calcolo dei parametri sismici di progetto,
sulla base della precedente caratterizzazione geotecnica si stimano fin d’ora:
70
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-
una categoria “A” (substrato rigido caratterizzato da valori di Vs30 superiori a 800 m/s
eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a
3 m).
Per l’edificio centrale si ritiene attribuibile la medesima categoria, salvo conferma sulla base della
tipologia definitiva e dagli esiti della caratterizzazione geognostica a corredo delle fasi successive
di sviluppo dell’iniziativa.
5.3.5
Analisi di compatibilità dell’intervento
5.3.5.1 Assetto geomorfologico e dinamica dei versanti
L’opera di presa, di modesta entità, e il manufatto dissabbiatore, sono ubicati in un tratto non
interessato da alcun dissesto in atto, immorsate nel substrato stabile. La realizzazione di tali opere,
come l’operatività delle stesse nella fase post realizzativa, non avranno pertanto alcuna influenza
sulla stabilità morfologica locale.
Per quanto riguarda la condotta forzata, l’intervento prevede scavi estremamente modesti, di
profondità dell’ordine di 1 m circa, finalizzati alla posa di una condotta di piccolo diametro (PEAD
250 mm, acciaio 200 mm), in un settore non caratterizzato dalla presenza di dissesti attivi.
Fermo restando la necessità di operare con la massima cautela che deve caratterizzare le attività in
ambito montano, limitando per quanto possibile l’esecuzione di lunghi tratti di scavo, e non operando
in condizioni di precipitazione rilevanti (in corso o attese), l’intervento non determinerà effetti sulla
stabilità morfologica e sullo stato di dissesto.
In fase post-realizzativa, di esercizio, la ricostituzione e rivegetazione adeguata della trincea di
scavo garantirà il completo ripristino della condizione di stabilità morfologica pregressa.
Per quanto riguarda l’edificio centrale, ubicata su una superficie alluvionale disseccata, ovvero
sospesa sulla rete idrica esistente, quest’ultima direttamente incisa nel substrato stabile, la
realizzazione come l’esercizio in fase post realizzativa non avranno alcun effetto sulla stabilità
morfologica e del versante.
L’impatto geomorfologico e sulla stabilità dei versanti, ferme restando le cautele da adottare per la
gestione delle attività di cantiere in ambiente montano, è dunque nullo in fase realizzativa, così
come in fase post realizzativa di esercizio delle opere.
5.3.5.2 Dinamica del trasporto solido
Lungo il rio Laità, per le caratteristiche morfologiche e di pendenza critica dell’asta, l’attività
torrentizia è limitata a fenomeni di prevalente colata detritica, e non a fenomeni di trasporto al
fondo. La ridotta presenza di materiale in alveo e il ridotto ordine dimensionale del conoide, come
detto, evidenziano un’entità (in termini di magnitudo e frequenze di innesco) limitata per questa
fenomenologia.
L’opera di presa, di modesta entità e dello stesso ordine dimensionale delle irregolarità di fondo
del rio Laità, non determinerà alcuna influenza, in positivo o in negativo, sull’eventuale innesco dei
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fenomeni di colata. Interventi manutentivi potranno peraltro conseguire, evidentemente, a fenomeni
rilevanti di attività torrentizia.
Pertanto l’impatto sulla componente trasporto solido è nulla, sia in fase realizzativa sia di esercizio.
5.3.5.3 Idrogeologia, acque sotterranee
Nessuna delle opere in progetto presenta interferenze con battenti di falda permanente.
Peraltro il corso del rio Laità, come quello del Po alla confluenza, per il sub affioramento degli
gneiss del substrato, sostanzialmente impermeabile, non ha circolazione di subalveo.
L’impatto sulla componente acque sotterranee è pertanto nulla, sia in fase realizzativa che di
esercizio delle opere.
5.4
Aspetti paesaggistici
5.4.1
Caratterizzazione dello stato attuale
Rio Laità
Opera di presa
FOTO 1
Condotta forzata
dell’impianto
FOTO 2
FOTO 3
FOTO 4
FOTO 7
FOTO 8
Borgata
Pertus
FOTO 5
FOTO 9
FOTO 6
FOTO 10
FOTO 11
Fiume Po
Centrale
Figura 29 - Localizzazione scatti fotografici.
Nell’ambito di questo paragrafo, le opere in progetto sono state analizzate in relazione al contesto
paesaggistico e ambientale in cui si collocano, al fine di valutare le interferenze con le componenti
72
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naturali ed antropiche del paesaggio, oltre che gli aspetti legati alla percezione visiva, ovvero alla
modificazione delle immagini causata dall’inserimento dei nuovi manufatti.
L’impianto in progetto interessa un ambito ridotto, circoscritto al versante in sinistra idrografica del
Rio Laità, tra la quota di circa 1330 m s.l.m. in zona Castel della Soma e la zona poco a valle della
confluenza in Po del torrente Lenta, a circa 900 m.
5.4.1.1 La zona della presa
Il rio Laità scende tra i due versanti coperti da una fitta vegetazione mista di larici e latifoglie,
trovando strada tra massi di medie e grandi dimensioni; l’alveo si allarga per pochi metri e forma a
tratti polle e cascatelle.
L’opera di presa è prevista sulla sponda sinistra, in corrispondenza dell’origine di un vecchio
canalino irriguo che, in un passato non troppo recente, portava acqua ad un nucleo di case, di cui
ora sopravvivono solo i ruderi. Nel luogo, uno sbarramento di massi crea una piccola vasca naturale.
Foto 14 - Vista di dettaglio sulla zona interessata dalla realizzazione della traversa in massi e
dell’opera di derivazione.
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5.4.1.2 Il tracciato della condotta
Il tracciato della condotta si sviluppa seguendo, nel primo tratto di monte, il percorso del vecchio
canale irriguo, ora totalmente interrato e a tratti scomparso, fino alla zona dei ruderi, denominata
Parè superiore, che la boscaglia ha invaso e inglobato nel bosco.
Foto 15 - Vista del tracciato dell’antico canale irriguo seguito dalla condotta
Foto 16 - Ruderi dell’antico nucleo alpino
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Dalla zona dei ruderi, la condotta prosegue mantenendosi, per un primo tratto, sulla pista forestale
che costeggia altri nuclei alpini disabitati e in rovina e, successivamente, sulla strada comunale che
collega le borgate Pertus e Cimone e si raccorda alla viabilità principale (SP 26).
Foto 17 - Pista forestale che costeggia i ruderi e condotta in discesa dal versante prativo.
Foto 18 - Tracciato della condotta nel tratto in cui taglia i tornanti della pista forestale scendendo
lungo i versanti boscati.
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Foto 19 - Tracciato della condotta nel tratto in cui segue la pista forestale.
Foto 20 - Vista del punto di innesto della pista forestale, seguita dalla condotta, con la strada
sterrata comunale che sale da valle.
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Foto 21 - Punto in cui la condotta scende lungo il versante.
Foto 22 - Scendendo verso valle la strada comunale è asfaltata; il tracciato della condotta taglia
alcuni tornanti attraversando il pendio boscato.
Ostana
SP26Foto 23 - Punto di attraversamento della strada provinciale.
Paesana
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Foto 24 - Ultimo tratto della condotta prima della centrale.
In corrispondenza di alcuni tornanti, sia sulla pista sia strada sulla comunale, il tracciato taglia
scendendo per la massima pendenza del versante e attraversando di volta in volta prati e boschi di
frassini, ontani e castagni.
Raggiunta la provinciale, la condotta attraversa il sedime stradale e discende lungo la massicciata
sulla sottostante stradina carrabile, che percorre per poche centinaia di metri fino al sito dov’è
prevista la realizzazione della centrale.
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5.4.1.3 La zona della centrale di produzione
L’edificio della centrale di produzione è previsto a lato del Po, sulla sponda destra, in
corrispondenza della confluenza del torrente Lenta. Il Po, in questo tratto, è poco più di un
torrentello che scorre tra grandi massi.
Il sito è raggiungibile dalla viabilità principale tramite un breve tratto di strada sterrata che dalla
provinciale scende in direzione del fiume; la strada raggiunge un piccolo nucleo costituito da poche
case, alcune in stato di abbandono, altre abitate e con evidenti attività rurali in corso, posto sulla
sponda opposta; un ponticello carrabile in pietra permette l’attraversamento del corso d’acqua.
FOTO 12
FOTO 11
FOTO 13
Viabilità
di accesso
FOTO 14
Nucleo abitato
Centrale di produzione e cabina
elettrica
Zona Accesso Centrale di
produzione
Foto 25 - Vista della zona di accesso alla centrale dalla strada sterrata, sullo sfondo il ponte in
pietra sul Po.
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Foto 26 - Vista verso valle sulla zona della centrale, nell’area prativa sottostante la strada.
La strada rappresenta inoltre il raccordo con i numerosi sentieri escursionistici, segnalati nel sito con
apposita cartellonistica, che dal nucleo di case conducono alle più conosciute mete alpine dell’alta
valle, come il Pian del Re e il colle delle Traversette, seguendo l’antica “Via del Sale”.
L’edificio in progetto è previsto in una radura sottostante la carreggiata, poco prima del ponte.
L’area è parzialmente occupata da una zona coltivata a ortaggi e contornata dal prato; l’intorno è
caratterizzato dalla presenza di grandi massi, ricoperti da vegetazione infestante mentre, sul lato di
valle, grandi esemplari di frassini e ontani richiudono il bosco, che colonizza interamente la sponda
fluviale e i versanti su entrambe le sponde.
Centrale di
produzione
Foto 27 - Vista verso monte sulla zona della centrale.
5.4.2
Il tracciato della linea elettrica
La soluzione di connessione prevede la posa di nuovi 2 cavi (elicord) interrati che si staccano dalla
linea MT Enel sotto la provinciale presso l’incrocio con la strada sterrata che conduce a borgata
Boschetto e al sito della Centrale, circa 300 m a valle dell’attraversamento della stessa S.P. da
parte della condotta in progetto; i cavi, sempre interrati, percorreranno la strada fino a
raggiungere la cabina di consegna realizzata in adiacenza all’edificio della centrale.
80
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5.4.3
Compatibilità delle opere sotto il profilo paesaggistico
La realizzazione dell’impianto, come già evidenziato nell’analisi ai punti precedenti, interessa zone
differentemente caratterizzate, ovvero:
- zona interessata dall’opera di presa: intervento puntuale, arealmente limitato all’alveo del rio e
alla prima fascia della sponda sinistra; terreno colonizzato da specie arbustive, assenza di
elementi arborei dimensionalmente significativi;
- tracciato della condotta: intervento lineare, si sviluppa per una fascia di circa 3 km di lunghezza
e 3 m di larghezza, su differenti tipi di terreno: versante boscato, versante prativo, strada
sterrata, strada asfaltata; necessita in alcuni casi l’abbattimento di esemplari arborei;
- zona della centrale di produzione: intervento puntuale, areale circoscritto, terreno prativo, privo
di vegetazione arborea; allestimento area cantiere in radura limitrofa.
- Linea elettrica di connessione: intervento lineare, totalmente interrato sotto il sedime della strada
comunale per circa 300 m.
5.4.3.1 Fase di cantiere
La località in cui è prevista la realizzazione dell’opera di presa non è al momento raggiungibile
tramite alcuna pista o sentiero esistente; per raggiungere il luogo sarà necessario realizzare un
tratto di pista per le attività di cantiere, che avrà origine dalla strada forestale in prossimità dei
ruderi in località Parè superiore, e sarà successivamente mantenuta come pista di accesso per la
manutenzione ordinaria dei manufatti.
La pista seguirà l’esigua traccia di un vecchio canale irriguo, interrato e inglobato dalla vegetazione
boschiva, il cui percorso si snoda tra castagni e ontani in formazione rada, aggirando affioramenti
rocciosi; la nuova pista dovrà avere una larghezza sufficiente alle necessità di transito di piccoli
mezzi di cantiere e inoltre sarà utilizzata per la posa del primo tratto di condotta. Le esigenze
realizzative richiedono l’abbattimento di esemplari arborei e arbustivi, ma la distanza del sito da
possibili ricettori ne riduce il peso a livello visivo.
Ugualmente, anche per la posa della condotta nei tratti lungo il versante, sarà necessario in alcuni
punti provvedere al disboscamento del tracciato; in questo caso, nella fase di cantiere, il disturbo a
livello visivo sarà maggiormente percepito in relazione alla vicinanza alla strada comunale e alle
case delle borgate, ma sarà temporaneo e di breve durata.
Il cantiere per la realizzazione dell’edificio della centrale utilizzerà gran parte dell’area
pianeggiante ai piedi della strada sterrata di accesso alla zona, occupando temporaneamente
anche la radura tra gli alberi del bosco, posta oltre i massi, per la localizzazione delle baracche
adibite a ufficio e servizi igienici. A livello visivo l’impatto sarà significativo, in relazione alla
vicinanza alla strada e ai ricettori stabili (residenti) e in transito (escursionisti), ma temporaneo, in
quanto tutte le aree di cantiere al termine dei lavori saranno ripristinate secondo l’attuale
conformazione.
Per quanto riguarda la linea elettrica, per la posa dei cavi di connessione sarà necessario
interrompere la viabilità principale della SP 26 e occupare parzialmente la carreggiata della
strada secondaria. I lavori verranno eseguiti nel periodo di bassa stagione per ridurre il disturbo
sulla popolazione e in particolare sui turisti frequentatori della valle; l’intralcio al transito sarà
temporaneo e di breve durata.
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5.4.3.2 Fase di esercizio
La tipologia realizzativa dell’opera di presa risulta ben integrata al paesaggio del sito,
prevedendo la posa di grandi massi, cementati e bloccati con staffe in acciaio, ovvero elementi già
presenti in alveo. La località in cui è prevista la realizzazione è distante da punti di facile
percezione visiva e dunque l’inserimento dell’opera non sarà percepito come elemento di disturbo al
paesaggio.
La pista di accesso ai manufatti della presa, creata nella fase di cantiere sarà mantenuta e
transiterà sul primo tratto di monte del tracciato della condotta; la pista produrrà un segno
permanente nel contesto, che però risulterà scarsamente percepibile, in quanto interno alla macchia
boscata e distante da punti di facile visibilità.
Per quanto riguarda la restante parte del tracciato della condotta, i tratti su sedime stradale, dopo
adeguato ripristino del manto di copertura (terreno naturale o asfalto), non conserveranno traccia
dell’intervento; per i tratti lungo il versante, dopo specifici interventi di inerbimento del cotico erboso
superficiale, nel giro di poco tempo il segno del disboscamento sarà assorbito dalla vegetazione
spontanea del bosco e dunque l’impatto visivo sarà totalmente cancellato.
Nell sito dell’edificio della centrale, la tipologia e la volumetria dell’edificio, inserito tra i grandi
massi presenti in loco e rivestito con materiale lapideo locale, (come ponte sul Po, posto in
prossimità), contribuiranno, nella fase di esercizio e dopo il necessario periodo di rivegetazione
naturale degli arbusti e delle specie infestanti, a facilitare l’inserimento del manufatto nelle immagini
consuete della zona alpina.
La vicinanza alla viabilità rende facilmente visibile la zona, anche se, grazie alla vegetazione
presente, l’area non risulta visibile dal nucleo residenziale posto oltre il ponte sul Po; anche il transito
sulla strada risulta legato unicamente ai pochi residenti delle case, oppure a eventuali escursionisti,
nel periodo della bella stagione.
L’area non è visibile transitando sulla viabilità principale della SP26.
Il tracciato della linea elettrica è previsto totalmente interrato e al termine dei lavori, ripristinato il
sedime stradale secondo lo stato attuale, non rimarrà traccia dell’intervento.
5.5
Rumore
5.5.1
Riferimenti legislativi e normativi
Le principali normative che regolamentano le immissioni di rumore sono elencate nel seguito:
-
82
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 01/03/1991 - Limiti massimi di esposizione
al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno.
Legge n. 447 del 26/10/1995 - Legge quadro sull'inquinamento acustico.
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14/11/1997 - Determinazione dei valori
limite delle sorgenti sonore.
Decreto Ministeriale del 16/03/1998 - Tecniche di rilevamento e di misurazione
dell'inquinamento acustico.
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-
Decreto del Presidente della Repubblica del 18 novembre 1998, n. 459 - Regolamento recante
norme di esecuzione dell'articolo 11 della legge 26 ottobre 1995, n. 447, in materia di
inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario.
Decreto Ministeriale del 29/11/2000 - Criteri per la predisposizione, da parte delle società e
degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani degli
interventi di contenimento e abbattimento del rumore.
Decreto del Presidente della Repubblica n. 142 del 30/03/2004: “Disposizioni per il
contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare”, a
norma dell’articolo 11 della legge 26 ottobre 1995, n. 447.
Legge Regionale n. 52 20/10/2000 (Bollettino Ufficiale Regione Piemonte 25/10/2000 n. 43):
“Disposizioni per la tutela dell’ambiente in materia di inquinamento acustico”.
Deliberazione della Giunta Regionale 6 agosto 2001 n. 85-3802 2000 (Bollettino Ufficiale
Regione Piemonte 14/08/2001 n. 33): “L.R. n. 52/2000, art. 3, comma 3, lettera a). Linee
guida per la classificazione acustica del territorio comunale”.
Deliberazione della Giunta Regionale 2 febbraio 2004, n. 9-11616 (Supplemento Ordinario n.
2 al B.U. n. 05): “Legge regionale 25 ottobre 2000, n. 52 - art. 3, comma 3, lettera c). Criteri
per la redazione della documentazione di impatto acustico”.
Deliberazione della Giunta Regionale 14 febbraio 2005, n. 46-14762: “Legge regionale 25
ottobre 2000, n. 52 - art. 3, comma 3, lettera d). Criteri per la redazione della documentazione
di clima acustico”.
Deliberazione della Giunta Regionale 27 giugno 2012, n. 24-4049: “Disposizioni per il rilascio
da parte delle Amministrazioni comunali delle autorizzazioni in deroga ai valori limite per le
attività temporanee, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, lettera b) della l.r. 25 ottobre 2000, n.
52”.
La Delibera Giunta Regionale Piemonte 2 febbraio 2004 n. 9/11616 costituisce lo strumento
attuativo della Legge Regionale 20 ottobre 2000 n. 52 appena citata ed al punto 4 prevede che la
documentazione di previsione di impatto acustico contenga almeno i dati e le informazioni di seguito
elencate:
1.
descrizione dell’ubicazione, del contesto, della tipologia e del ciclo produttivo dell’opera o
dell’attività in oggetto;
2. descrizione degli orari di attività e di funzionamento dell’impianto;
3. descrizione delle sorgenti rumorose connesse all’attività e loro ubicazione
4. descrizione delle caratteristiche dei locali con riferimento alle caratteristiche acustiche dei
materiali utilizzati;
5. identificazione e descrizione dei ricettori presenti nell’area di studio;
6. planimetria dell’area di studio e metodologia utilizzata per la sua identificazione;
7. indicazione della classificazione acustica definitiva dell’area di studio ai sensi dell’art. 6 della
legge regionale n. 52/2000;
8. individuazione delle sorgenti sonore già presenti nell’area e dei livelli di rumore ante-operam in
prossimità dei ricevitori esistenti;
9. calcolo previsionale dei livelli sonori generati dall’opera nei confronti dei ricettori;
10. calcolo previsionale dell’incremento dei livelli sonori dovuto all’aumento del traffico veicolare
indotto da quanto in progetto;
11. descrizione dei provvedimenti tecnici atti a contenere i livelli sonori emessi;
12. analisi dell’impatto acustico generato nella fase di realizzazione;
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83
13. programma dei rilevamenti di verifica da eseguirsi a cura del proponente durante la
realizzazione e l’esercizio di quanto in progetto;
14. indicazione del provvedimento regionale con cui il tecnico che ha predisposto la
documentazione di impatto acustico è stato riconosciuto “competente in acustica ambientale” ai
sensi della legge n. 447/1995, art. 2, commi 6 e 7.
5.5.2
Valutazione dell’impianto acustico
5.5.2.1 Descrizione dell’attività in progetto (rif. comma 1, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del
02/02/2004)
L’opera oggetto di valutazione è rappresentate da una centrale idroelettrica da realizzarsi nel
Comune di Paesana.
La futura centrale sarà costituita dai seguenti componenti:
- opera di presa nell’alveo del rio Laità, a quota di 1.293 m s.l.m.; il sito individuato per la
realizzazione dell’opera di presa si trova circa 950 m a monte della borgata abbandonata di
Parè superiore, in corrispondenza della quale termina una pista forestale sterrata, di proprietà
del Consorziale Acquedotto Rurale fraz. Pertus - Paesana;
- condotta forzata di diametro nominale pari a 200 mm della lunghezza di 3 km, realizzata per
circa 950 m in PEAD con diametro esterno DE 250 mm e per il restante tratto con una tubazione
in acciaio di diametro nominale DN 200 mm. A causa della particolare conformazione del
terreno, caratterizzato dalla presenza di depositi eterogenei con ciotoli, rocce affioranti e massi
isolati, il tracciato della condotta segue prevalentemente il percorso di strade e piste forestali;
- centrale di produzione: verrà realizzata sulla sponda sinistra del torrente Po, nei pressi di
località Boschetto. La zona è raggiungibile mediante una strada sterrata che si diparte dalla
strada provinciale SP26 presso il bivio tra la strada provinciale e la strada comunale che sale a
borgata Pertus;
- connessione alla rete elettrica Enel: l’energia elettrica prodotta dal gruppo di produzione sarà
convogliata mediante un apposito cavidotto fino ad una cabina elettrica Enel posta a fianco
della centrale in progetto. Il cavidotto di collegamento alla linea MT che corre lungo la strada
provinciale sarà interrato lungo il tracciato della strada sterrata di accesso alla centrale.
La potenza nominale dell’impianto, costituito da una turbina pelton e relativo alternatore, sarà di
151,5 kW.
Per maggiori dettagli si rimanda alla documentazione progettuale.
5.5.2.2 Descrizione degli orari di attività e di funzionamento (rif. comma 2, punto 4 della D.G.R. n. 911616 del 02/02/2004)
L’impianto, una volta in esercizio, sarà operativo 24 ore su 24.
5.5.2.3 Descrizione delle sorgenti rumorose e loro ubicazione (rif. comma 3, punto 4 della D.G.R. n. 911616 del 02/02/2004)
Le sorgenti di rumore associate all’esercizio dell’opera sono rappresentate dal gruppo
turbina/alternatore presente all’interno della centrale. In termini quantitativi, in base a rilievi
84
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effettuati in impianti analoghi, si può ipotizzare un livello di rumore all’interno dei locali in cui sono
ospitati i macchinari compreso tra 80÷85 dBA.
5.5.2.4 Descrizione delle caratteristiche costruttive dei locali (rif. comma 4, punto 4 della D.G.R. n. 911616 del 02/02/2004)
L’edificio centrale sarà costituito da due corpi fabbrica posti in affiancamento tra loro: il primo
conterrà la sala macchine, mentre il secondo il locale contatori.
Per quanto riguarda le sistemazioni esterne e l’inserimento del fabbricato nell’ambiente circostante,
si provvederà a mascherare parzialmente l’edificio inserendolo a lato delle strada sterrata esistente
e provvedendo al riempimento con materiale inerte della zona compresa tra l’edificio di centrale e
la scarpata della strada sterrata; l’edificio risulterà così parzialmente interrato.
Il tetto sarà piano e realizzato con un solaio in c.a. parzialmente rivestito con terreno vegetale, le
pareti saranno realizzate in parte in c.a. e in parte in muratura e rivestite in pietra locale.
In maniera fortemente cautelativa si può ipotizzare un potere fonoisolante complessivo della
struttura superiore a 35 dB.
5.5.2.5 Identificazione e descrizione ricettori (rif. comma 5, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del
02/02/2004)
L’opera si sviluppa lungo una valle secondaria dell’Alta Valle PO in cui scorre il rio Laità. La zona
interessata dall’impianto è compresa tra l’opera di presa, prevista circa a 950 m al di sopra della
borgata abbandonata di Parè superiore, a quota di circa 1.293 m s.l.m., e il sito del nuovo edificio
di centrale a valle di località Boschetto, a quota 823 m s.l.m., in fregio alla sponda sinistra del
torrente Po.
Il sistema edificato potenzialmente interferito dall’opera è rappresentato prevalentemente da
edifici isolati molti dei quali in evidente stato di abbandono o disabitati. L’unico abitato interessato,
in cui oltre a edifici abbandonati sono presenti abitazione recentemente restaurate, è quello di
Pertus.
Nel seguito si riportano gli esiti dei rilievi fotografici effettuati per la caratterizzazione di dettaglio
dei potenziali ricettori. L’ubicazione dei ricettori è riportata nella Figura 30 mentre la
documentazione fotografica nelle Figura 31 e Figura 32.
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Figura 30 - Ubicazione dei ricettori presenti.
R1 - Edifici abbandonati Parè Superiore
86
R4 - Edifici rurale abbandonato
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R2 - Edifici abbandonati Parè Superiore
R3 - Edifici abbandonati Parè Superiore
Figura 31 - Documentazione fotografica.
R5 - Edificio disabitato lungo SP26
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R3 - Abitato di Pertus
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R3 - Abitato di Pertus
R4 - Locale pubblico attualmente non in attività
R7 - Abitazione con pertinenza agricole
R8 - Abitazione
Figura 32 - Documentazione fotografica.
5.5.2.6 Planimetria dell’area di studio (rif. comma 6, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del
02/02/2004)
La planimetria delle aree interessate dall’intervento è riportata negli elaborati di progetto
(elaborato 2).
5.5.2.7 Classificazione acustica dell’area di studio (rif. comma 7, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del
02/02/2004)
Il Comune di Paesana è dotato di una classificazione acustica del proprio territorio approvata in via
definitiva con la deliberazione del Consiglio Comunale n.17 del 28.09.2004.
Nelle Figura 33÷Figura 34 sono rappresentati lo stralcio planimetrico della zonizzazione
relativamente all’ambito di interesse dell’opera in progetto e la rispettiva legenda.
Come si può osservare il progetto si sviluppa prevalentemente in abito classificati in Classe III ad
eccezione della parte del tracciato che interessa marginalmente l’abitato di Pertus che è classificata
in Classe II.
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Figura 33 - Stralcio Zonizzazione Acustica Comune di Paesana.
Figura 34 - Legenda Zonizzazione Acustica.
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5.5.2.8 Individuazione delle sorgenti sonore già presenti sull’area e indicazione dei livelli di rumore
ante-operam (rif. comma 8, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004
Il contesto in cui si inserisce l’opera è caratterizzato dalla scarsa presenza di sorgenti di rumore di
origine antropica. Le uniche sorgenti ascrivibili all’opera dell’uomo sono rappresentate dal sistema
infrastrutturale ed in particolare dalla SP26 che collega in comune di Paesana al Pian del Re e che
risulta caratterizzata da flussi veicolari mediamente contenuti ad eccezione dei periodi di fruizione
turistica della Valle in cui si assiste ad un incremento dei veicoli in transito.
Per ciò che concerne le sorgenti di origine naturale, oltre all’avifauna e all’eventuale rumorosità
associata ad eventi atmosferici, vento e pioggia, si segnala il contributo dei rumori d’acqua associati
ai corsi d’acqua presenti.
In termini quantitativi è ragionevole ipotizzare il rispetto delle prescrizioni normative previste dalla
zonizzazione acustica ossia livelli mediamente inferiore ai 60 dBA nel periodo diurno a 50 dBA nel
periodo notturno (limiti di immissione della classe III).
5.5.2.9 Calcolo previsionale dei livelli sonori (rif. comma 9, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del
02/02/2004)
La previsione dell’impatto acustico dell’impianto in fase di esercizio è effettuata analizzando le
possibili sorgenti di rumore presenti e la loro localizzazione.
OPERE DI PRESA
In corrispondenza delle opere di presa non saranno presenti alterazioni o dispositivi tali da
modificare il clima acustico attuale.
OPERE LUNGO LA VALLE
Per le sue caratteristiche intrinseche la condotta sarà realizzata in modo da favorire il più possibile il
flusso dell’acqua. Ciò significa che lungo il suo sviluppo saranno evitate tutte quelle conformazioni
geometriche (variazioni di sezione, curve di raggio ridotto, salti) che provocano dissipazioni di
energia e quindi generazione di rumore. Tenendo inoltre presente che la condotta verrà interrata, si
può ritenere che l’impatto acustico lungo il tracciato sarà nullo.
CENTRALE
I livelli di rumorosità determinati dall’impianto nei confronti dei ricettori ad esso maggiormente
prossimi possono essere ragionevolmente ritenuti trascurabili. Infatti ipotizzando un livello di
rumorosità all’interno della centrale di 80-85 dBA e un fonoisolamento superiore a 35 dB si
ottengono all’esterno del manufatto livelli inferiori a 50 dBA che, in corrispondenza degli edifici
residenziali maggiormente prossimi, ubicati a distanza superiori di 100 m in direzione sud-ovest,
corrispondono ad impatti inferiori a 25 dBA, valore ampiamente compatibile ai limiti normativi
assoluti e differenziali relativi alle classe III in cui ricadono i suddetti edifici.
5.5.2.10 Calcolo previsionale dell’incremento dei livelli sonori dovuto all’aumento del traffico veicolare
(rif. comma 10, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
L’esercizio della centrale non prevedrà incrementi apprezzabili del traffico indotto. Gli unici transiti
veicolari ascrivibili all’attività dell’impianto sono rappresentati dai periodici controlli del buon
funzionamento dell’impianto stesso è risultano dell’ordine di poche unità nell’arco di una settimana.
90
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5.5.2.11 Descrizione dei provvedimenti tecnici per contenere i livelli sonori emessi (rif. comma 11, punto
4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
Non risultano necessari interventi di mitigazione specifici.
5.5.2.12 Analisi dell’impatto acustico generato nella fase di realizzazione (rif. comma 12, punto 4 della
D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
L’opera determinerà inevitabilmente degli impatti durante la sua fase di realizzazione associati alla
presenza e attività di macchinari intrinsecamente rumorosi.
Nella Tabella 16, desunta dall’analisi della letteratura tecnica ed in particolare dalla pubblicazione
“La valutazione dell’inquinamento acustico prodotto dai cantieri edili - Conoscere per prevenire n°
11”, redatto dal Comitato Paritetico Territoriale per la prevenzione infortuni, l’igiene e l’ambiente di
lavoro di Torino e Provincia, Edizione 2002, è riportato il livello di potenza sonora dei principali
macchinari che verranno impiegati.
Dall’analisi delle potenze acustiche e considerando il fatto che i cantieri saranno operativi per 8 ore
al giorno e ragionevole ipotizzare che la rumorosità del cantiere, in termini di potenza emissiva
complessiva, si attesterà mediamente tra i 100-105 dBA, valutati quale livello equivalente medio
diurno. Tali livelli potranno essere saltuariamente superati in corrispondenza di fasi particolarmente
rumorose ma tendenzialmente contenute in termini di sviluppo temporale. In presenza dei suddetti
livelli di potenza complessiva (100-105 dBA) sono prevedibili impatti superiori a 50 dBA fino a
distanze dell’ordine di 200 m.
In ragione della presenza a distanze inferiori a 100 m dalla aree di cantiere sono prevedibili
impatti massimi sulla popolazione pari a 60÷65 dBA, livelli non particolarmente significativi per il
periodo diurno ma tali da determinare superamenti dei limiti normativi.
Dovrà pertanto essere predisposta dalla imprese che opereranno, prima dell’avvio dei cantieri, una
richiesta in deroga al Comune di Paesana ai sensi della Legge Regionale n. 52 20/10/2000 e
secondo le modalità specifiche previste dal Regolamento Acustico Comunale.
Macchinario
Autocarri con cassone ribaltabile (Dumper)
Escavatori cingolati con benna frontale
Pala meccanica caricatrice
Autobetoniera
Motosega/Sfalciatrice
Livello di potenza sonora
100 dBA
108 dBA
103 dBA
100 dBA
113 dBA
Tabella 16 - Ipotesi dei macchinari utilizzati e relative potenza acustiche.
A prescindere dai non superamenti dei limiti e delle eventuali richieste in deroga spetterà alle
imprese che realizzeranno l’opera porre in essere tutti gli interventi e gli accorgimenti utili a limitare
la rumorosità delle attività.
A tale scopo si riporta nel seguito una serie di prescrizioni ed attenzioni.
Scelta delle macchine, delle attrezzature e miglioramenti prestazioni:
2863-02-00101.DOCX
91
× selezione di macchine ed attrezzature omologate in conformità alle direttive della Comunità
Europea e ai successivi recepimenti nazionali;
× impiego, se possibile, di macchine movimento terra ed operatrici gommate piuttosto che cingolate;
× installazione, se già non previsti e in particolare sulle macchine di una certa potenza, di
silenziatori sugli scarichi.
Manutenzione dei mezzi e delle attrezzature:
× eliminazione degli attriti attraverso operazioni di lubrificazione;
× sostituzione dei pezzi usurati e che lasciano giochi;
× controllo e serraggio delle giunzioni;
× bilanciatura delle parti rotanti delle apparecchiature per evitare vibrazioni eccessive;
× verifica della tenuta dei pannelli di chiusura dei motori;
× svolgimento di manutenzione alle sedi stradali interne alle aree di cantiere e sulle piste esterne,
mantenendo la superficie stradale livellata per evitare la formazione di buche.
Modalità operazionali e predisposizione del cantiere:
× imposizione di direttive agli operatori tali da evitare comportamenti inutilmente rumorosi (evitare
di far cadere da altezze eccessive i materiali o di trascinarli quando possono essere sollevati...);
× divieto di uso scorretto degli avvisatori acustici, sostituendoli quando possibile con avvisatori
luminosi.
Transito dei mezzi pesanti
× riduzione delle velocità di transito in presenza di residenze nelle immediate vicinanze delle piste
di cantiere;
× limitare i transiti dei mezzi nelle prime ore della mattina e nel periodo serale.
5.5.2.13 Programma dei rilevamenti di verifica (rif. comma 13, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del
02/02/2004)
Le valutazioni previsionali effettuate non hanno evidenziato la presenza di situazioni di criticità tali
da richiedere rilievi fonometrici atti a verificare gli effettivi impatti acustici determinati dalla
realizzazione e/o esercizio dell’opera.
92
2863-02-00101.DOCX
5.5.2.14 Provvedimento regionale di riconoscimento del tecnico che ha predisposto la documentazione
(rif. comma 14, punto 4 della D.G.R. n. 9-11616 del 02/02/2004)
2863-02-00101.DOCX
93
5.6
Atmosfera
5.6.1
Riferimenti legislativi e normativi
-
Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155 “Attuazione delle Direttiva 2008/50/CE relativa
alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa
Legge Regione Piemonte 7 Aprile 2000 n. 43 “Disposizioni per la tutela dell'ambiente in materia
di inquinamento atmosferico. Prima attuazione del Piano regionale per il risanamento e la tutela
della qualità dell'aria”.
Piano regionale per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria della Regione Piemonte
(2000) e sui aggiornamenti.
Direttiva Federale Svizzera 1 settembre 2002 “Protezione dell’aria sui cantieri edili. Direttiva
aria cantieri”, pubblicata a cura dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del
paesaggio (utilizzata come riferimento bibliografico per le emissioni di inquinanti nelle
lavorazioni di cantiere).
5.6.2
Caratterizzazione ante operam
5.6.2.1 Caratteristiche meteoclimatiche dell’area
L’analisi delle caratteristiche meteoclimatiche del sito oggetto di studio è stata sviluppata a partire
dai dati della Stazione meteoclimatica sita nel Comune di Paesana forniti dalla Banca dati
meteorologica ARPA Piemonte. Nella Tabella 17 si riportano le caratteristiche principali della
stazione. Le analisi sono effettuate relativamente alle annate complete nell’intervallo temporale
2008-2012.
I risultati delle analisi sono riportati nelle Figura 35÷Figura 39, in cui sono rappresentati in forma
grafica i seguenti dati:
-
Temperatura media mensile - Anni 2008÷2012;
Temperatura massima e minima mensile - Anni 2008÷2012;
Temperatura media, massima, minima annuale - Anni 2008÷2012;
Precipitazioni medie mensili - Anni 2008÷2012;
Precipitazioni totali annuali - Anni 2008÷2012.
Gli andamenti delle temperature mensili, minime, massime e medie, evidenziano un andamento tipico
delle zone di mezza costa alpine: inverni mediamente rigidi con temperature medie mensili che si
mantengono di poco sopra lo zero e con estati miti (temperatura media mensile di poco superiore a
20 °C). L'analisi dei valori massimi e minimi assoluti evidenzia la possibilità di temperature superiori
ai 30 °C nel periodo estivo e inferiori a -10 °C nel periodo invernale.
Il regime pluviometrico presenta un massimo particolarmente evidente nel mese di novembre e valori
significativi nei mesi aprile/maggio/giugno. In termini complessivi le precipitazioni risultano di buona
intensità. Nel periodo analizzato (2008-2012) la precipitazione media annua risultano superiore a
1200 mm/anno.
94
2863-02-00101.DOCX
In assenza di dati in merito all’anemologia si può ipotizzare la presenza di venti di media intensità
con componenti principali lungo l’asse dell’Alta Valle Po (Est-Ovest) e componenti secondarie
determinati dalle valli laterali ortogonali alla principale.
Tipo stazione
Codice stazione
Quota sito (m)
Comune
Provincia
Bacino
Località
Inizio pubblicazione
Fine pubblicazione
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TERMOPLUVIOMETRICA
S4151
638
PAESANA
CN
ALTO PO
SS 26 KM 20 + 600
2008-01-01
ATTIVA (da disponibili fino al 31/12/2012)
95
Tabella 17- Caratteristiche stazione meteo analizzata - Paesana.
30
Med Tmed
Med Tmax
Med Tmin
25
Temperatura [°C]
20
15
10
5
0
GEN
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
-5
Figura 35 -Stazione di Paesana - Temperatura media mensile (2008-2012).
96
2863-02-00101.DOCX
40
35
30
Tmax
Temperatura [°C]
25
Tmin
20
15
10
5
0
-5
GEN
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
-10
-15
Figura 36 -Stazione di Paesana - Temperatura massima e minima mensile (2008-2012).
40
35
30
Media Annuale
Temperatura [°C]
25
Max annuale
20
Min annuale
15
10
5
0
2008
-5
2009
2010
2011
2012
-10
-15
Figura 37 -Stazione di Paesana - Temperatura minima, media, massima annuale (2008-2012).
250
mm di pioggia mensili
200
150
100
50
0
GEN
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
Figura 38 -Stazione di Paesana - Precipitazioni medie mensili (2008-2012).
2863-02-00101.DOCX
97
1600
mm di pioggia annuali
1400
1200
1000
800
600
400
200
0
2008
2009
2010
2011
2012
Figura 39 -Stazione di Paesana - Precipitazioni totali annuali (2008-2012).
5.6.2.2 Attuali livelli di inquinamento
PIANO REGIONALE PER IL RISANAMENTO E LA TUTELA DELLA QUALITÀ DELL’ARIA (2004)
La situazione della qualità dell’aria in Piemonte viene costantemente monitorata dal Sistema
Regionale di Rilevamento della Qualità dell’Aria che negli ultimi anni ha raggiunto un’ottima
consistenza e la copertura dell’intero territorio regionale.
Nel 2000, come conseguenza della definizione del Sistema Regionale, così come previsto nella
legge regionale n. 43/2000, con la D.G.R. n. 23-610 del 31 luglio 2000 è stata disegnata una rete
di postazioni fisse in grado di fornire informazioni puntuali, ma sufficientemente distribuite sul
territorio tali da consentire una corretta valutazione dello stato di qualità dell’aria.
Nel documento di prima attuazione del Piano sono stabiliti gli obiettivi generali per la gestione della
qualità dell’aria e per la pianificazione degli interventi necessari per il suo miglioramento
complessivo, così come i criteri per la zonizzazione del territorio in base ai quali vengono definite tre
zone.
Zona 1 a cui vengono assegnati:
- i Comuni con popolazione superiore ai 250.000 abitanti;
- i Comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti e densità di popolazione (riferita alla
superficie edificata dei centri urbani) superiore a 2.500 abitanti/km²;
- i Comuni capofila di una Conurbazione, ovvero di un’area urbana finitima per la quale deve
essere redatto un Piano generale del traffico dell’intera area, così come individuata dalla
Regione;
- i Comuni per i quali la valutazione della qualità dell’aria evidenzia il superamento di uno o più
valori limite aumentati del margine di tolleranza.
Zona 2 a cui vengono assegnati:
- i Comuni con meno di 20.000 abitanti e densità di popolazione inferiore a 2.500 abitanti/km²,
facenti parte di una Conurbazione ovvero di un’area urbana finitima per la quale deve essere
redatto un Piano generale del traffico dell’intera area, così come individuata dalla Regione;
98
2863-02-00101.DOCX
-
i Comuni per i quali la valutazione della qualità dell’aria stima il superamento di uno o più limiti,
ma entro il margine di tolleranza.
Zona 3 a cui vengono assegnati:
- tutti Comuni nei quali si stima che i livelli degli inquinanti siano inferiori ai limiti.
Per ciascuna delle Zone, il Piano definisce le strategie per il controllo della qualità dell’aria
adeguate ad assicurare l’informazione al pubblico ed a tutti i soggetti chiamati al governo e alla
gestione della sua qualità.
La Valutazione della qualità dell’aria e l’assegnazione dei Comuni alle Zone di Piano vengono
aggiornate periodicamente a partire dai dati forniti dal Sistema Regionale di Rilevamento della
Qualità dell’Aria (SRRQA), che consente di conoscere costantemente lo stato della qualità dell’aria e
dai dati dell’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA), che permette una stima
dettagliata delle emissioni sia dal punto di vista delle sorgenti sia dal punto di vista territoriale.
In termini generali, la metodologia di stima utilizzata si basa sulla correlazione tra la quantità di
inquinante emessa annualmente per unità di superficie in un determinato comune e le concentrazioni
rilevate nel medesimo comune dalle stazioni del SRRQA. La Valutazione ha quindi fornito, per tutti i
Comuni del Piemonte, una stima della concentrazione media di un determinato inquinante sul
territorio di un Comune. Le cartografie tematiche della Valutazione consentono di confrontare questi
valori di concentrazione con cinque classi di criticità ottenute applicando i valori di riferimento
previsti dal D.M. 60/2002: “soglia di valutazione inferiore”, “soglia di valutazione superiore”,
“valore limite”, “valore limite aumentato del margine di tolleranza”.
A seguito dell’emanazione del D.M. n. 60/2002 taluni valori limite della qualità dell’aria (SO2,
NOx, Pm10, Pb, CO e Benzene) vengono radicalmente rivisti sia nel loro valore che nell’indicatore
statistico di riferimento; pertanto, come previsto dall’art.6 del D.Lgs. n. 351/1999, la Regione
Piemonte ha proceduto alla “Valutazione” della qualità dell’aria sulla base di un documento tecnico
predisposto dall’ARPA e all’aggiornamento della zonizzazione del territorio, ai fini della gestione
della qualità dell’aria, della pianificazione degli interventi necessari per il suo miglioramento
complessivo e della definizione delle strategie per realizzarlo.
Ai fini dell’aggiornamento della nuova zonizzazione, per l’assegnazione dei Comuni alle Zone 1, 2 e
3, è stata data particolare importanza alla situazione di rischio di superamento dei limiti
evidenziata dalla Valutazione 2001. Pertanto sono stati considerati anche tutti i Comuni in cui il
valore medio di concentrazione per due inquinanti si colloca tra la “soglia di valutazione superiore”
ed il “valore limite”. Inoltre è stato richiesto alle Province di individuare eventuali Comuni assegnati
alla Zona 3 con caratteristiche e collocazione tali da rendere più razionali ed omogenei gli
interventi di riduzione delle emissioni.
Questi due criteri hanno portato ad enucleare i Comuni denominati di Zona 3p in quanto, pur
essendo assegnati alla Zona 3, vengono inseriti in Zona di Piano. Sulla base di questi elementi, la
D.G.R. n. 19-12878 del 28 giugno 2004 ha aggiornato la zonizzazione. In ogni Provincia l’insieme
dei Comuni assegnati alle Zone 1, 2 e 3p formano la Zona di Piano, che rappresenta l’area
complessiva per la quale, sulla base degli indirizzi regionali, le Province di concerto con i Comuni
interessati, predispongono i Piani di azione (articolo 7 del D.Lgs. n. 351/1999) al fine di ridurre il
rischio di superamento dei limiti e delle soglie di allarme stabiliti dal D.M. 2 aprile 2002 n. 60. Tale
strategia rientra nell’ambito dei Piani per il miglioramento progressivo dell’aria ambiente che
2863-02-00101.DOCX
99
devono essere predisposti affinché sia garantito il rispetto dei limiti stabiliti dallo stesso D.M. 2
aprile 2002 n. 60 (articolo 8 del D.Lgs. n. 351/1999). I Comuni per i quali la Valutazione 2001 ha
confermato la regolarità della situazione sono rimasti assegnati alla Zona 3. Pertanto la Zona 3 può
essere definita come Zona di Mantenimento.
Nella Figura 40 si riporta lo stralcio del Piano relativo all’area oggetto di studio da cui si evince che
il territorio del Comune di Paesana ricade in Zona 3 (zona di mantenimento IT0102) e non presenta
superamenti dei limiti normativi.
L’entrata in vigore del Decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, recante “Attuazione della
direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa”
(pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 216/2010), ha introdotto delle importanti novità nell’ambito
del quadro normativo in materia di qualità dell’aria in ambiente. Tra le novità introdotte vi è anche
la ridefinizione dalla metodologia di riferimento per la caratterizzazione delle zone (zonizzazione)
relativamente all’inquinamento atmosferico, quale presupposto per le successive attività di
valutazione e pianificazione. La Regione Piemonte sta provvedendo alla ridefinizione della
zonizzazione che, probabilmente, sarà disponibile nel 2013.
Figura 40 - Zone di Piano e Zone di Mantenimento dei comuni interessati dall’opera.
100
2863-02-00101.DOCX
LIVELLI DI CONCENTRAZIONE
In prossimità all’ambito di studio non risultano presenti centraline in continuo per il rilevamento della
qualità dell’aria. In ogni caso l’ambito prettamente montano del contesto oggetto di studio e
l’assenza di significative sorgenti di emissione di origine antropica consente di ipotizzare livelli di
inquinamento sostanzialmente conformi alle prescrizioni normative per la maggior parte degli
inquinanti. Potrebbe fare eccezione l’Ozono che per sua natura presenta, in base anche ai dati
disponibili sul territorio regionale, livelli mediante superiori ai limiti normativi su tutto il territorio
regionale anche a distanze significative dalle sorgenti di inquinamento primario.
5.6.3
Analisi degli impatti relativamente alla fase di esercizio
L’esercizio dell’impianto non determinerà emissioni di sostanze inquinanti, anzi in termini globali si
assisterà ad una riduzione delle emissioni in ragione della possibilità di produrre energia elettrica
mediante una fonte rinnovabile (energia idroelettrica) che non richiede l’impiego di combustibili
fossili.
5.6.4
Analisi degli impatti relativamente alla fase di cantiere
L’inquinamento prodotto dalle attività di cantiere sulla componente atmosfera può essere ricondotto
essenzialmente a due tipologie emissive:
-
emissioni da processi di lavoro;
emissioni da motori.
Le prime derivano da processi di lavoro meccanici (fisici) e termico chimici che comportano la
formazione, lo sprigionamento e/o il sollevamento di polveri, polveri fini, fumo e/o sostanze
gassose.
Le seconde sono determinate da processi di combustione e di abrasione nei motori (diesel, benzina,
gas). Le principali sostanze emesse in questo caso sono: polveri fini, NOx, COV, CO e CO2.
Nella Tabella 18, ripresa dalla direttiva “Protezione dell’aria sui cantieri edili” dell’Ufficio Federale
dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio di Berna (in vigore dal 1/09/02, edizione aggiornata
1/1/09), viene indicata l’incidenza di tali sostanze all’interno delle principali lavorazioni.
2863-02-00101.DOCX
101
TIPOLOGIA DI LAVORAZIONE
Installazioni generali di cantiere: segnatamente infrastrutture viarie
Demolizioni, smantellamento e rimozioni
Scavo generale
Opere idrauliche, sistemazione di corsi d’acqua
Strati di fondazione ed estrazione di materiale
Pavimentazioni
Calcestruzzo gettato in opera
Lavori sotterranei: scavi
Lavori di finitura per tracciati, segnatamente demarcazioni di
superfici del traffico
Opere in calcestruzzo semplice e calcestruzzo armato (cfr.
calcestruzzo gettato in opera in costruzioni a (o sotto il) livello del
suolo)
Ripristino e protezione di strutture in calcestruzzo, carotaggio e
lavori di fresatura
Emissioni non
di motori
COV,
Polveri
gas
A
B
A
B
A
B
A
B
A
B
M
A
B
B
A
M
Emissioni
da motori
NO2….
M
M
A
A
A
A
M
A
B
A
B
B
B
M
A
B
B
Legenda: A: alta, M: media, B: bassa
Tabella 18 - Tipologia di inquinamento atmosferico in base alle lavorazioni.
Per ciò che riguarda le emissioni da motori, la principale fonte di inquinamento atmosferico è
rappresentata dagli scarichi dei mezzi in attività all’interno del cantiere.
Per ciò che concerne le emissioni non da motori è necessario suddividere l’analisi tra le emissioni di
polveri e quelle di altre sostanze gassose non associate all’utilizzo di motori. Quest’ultime nel caso
oggetto di studio possono essere considerate trascurabili.
Le fasi di lavorazione potenzialmente produttrici di polveri possono essere schematicamente
raggruppate nelle seguenti tipologie:
- lavorazioni vere e proprie (attività di scavo, di costruzione, ecc.);
- trasporto di inerti;
- stoccaggio di inerti.
I principali responsabili del risollevamento di materiale particolato sono rappresentati dalle attività
delle macchine operatrici, dalla turbolenza innescata dal loro transito e dall’azione erosiva del
vento, soprattutto in presenza di cumuli di inerti.
Un’ulteriore fonte di inquinamento atmosferico è rappresentata dal transito dei veicoli pesanti lungo
la viabilità di cantiere deputati alla movimentazione dei materiali necessari.
Le sostanze immesse in atmosfera associate a tale tipologia di attività sono i tipici inquinanti di
origine motoristica (CO, NOx, COV, Pm10), a cui si aggiungono, per il transito dei mezzi pesanti, le
polveri risollevate dal manto stradale (asfaltato e non).
Per ciò che concerne le attività relative alla realizzazione dell’opera il numero di macchine
operatrici impiegato risulta complessivamente contenuto pertanto è ragionevole ritenere non
particolarmente elevata l’entità di sostanze inquinanti emesse.
102
2863-02-00101.DOCX
Il numero ridotto di transiti, determinato dalla necessità di movimentare quantità contenute di
materiale, consente di considerate praticamente trascurabile anche tale componente.
Nonostante la non significatività degli impatti si ritiene opportuno porre in essere tutte quelle
attenzioni finalizzate a limitare il più possibile ogni interazione con la componente atmosfera. Gli
interventi di mitigazioni risultano differenti in funzione delle tipologie di inquinante che si intende
contenere.
Per ciò che concerne le emissioni autoveicolari è fondamentale impiegare macchinari non vetusti ed
effettuare periodici controlli degli scarichi, assicurandosi che siano conformi alle specifiche
prescrizioni di omologazione dei mezzi.
Per ciò che riguarda le polveri risulta fondamentale evitare di movimentare materiale con livelli di
umidità particolarmente bassi, in tal caso sarà necessario provvedere ad attività di bagnatura.
Relativamente al transito dei mezzi di cantiere è necessario porre in essere le seguenti attenzioni:
-
limitazione della velocità;
assicurarsi che i mezzi in transito sulla viabilità pubblica risultino puliti (sistemi di lavaggio
periodico dei pneumatici) e non abbiamo perdite di carico (copertura dei cassoni).
5.7
Aspetti socio-economici
Le componenti dell’uso sociale e produttivo della zona esaminata potenzialmente interessate dagli
interventi in progetto sono considerate con riferimento agli aspetti relativi alle potenzialità turisticoricreative dell’area limitrofa ed alle ricadute sociali, occupazionali ed economiche sul territorio
comunale.
5.7.1
Caratterizzazione dello stato attuale
Il progetto interessa i territori del Comune di Paesana e, marginalmente per la sola opera di presa,
del Comune di Ostana.
Il Comune di Paesana si colloca a 614 metri di altitudine in Valle Po, dove questa inizia ad
allargarsi e digradare dolcemente verso la pianura saluzzese; il territorio comunale comprende
un’area piuttosto ampia, estendendosi sui rilievi a sud e nord del solco vallivo principale fino allo
spartiacque con le limitrofe valli Varaita (a sud) e Infernotto (a nord), e conta numerose frazioni e
nuclei abitati (le principali Ghisola, Calcinere, Agliasco). Il comune conta oggi poco meno di 3.000
abitanti.
Il Comune di Ostana è formato da un insieme di frazioni e borgate disseminate sul versante
soleggiato della Valle Po, con il capoluogo a 1.250 metri di altitudine, e circa 80 residenti al
31.12.2011.
L’andamento demografico di entrambi i Comuni ricalca quello riscontrabile nelle aree interne del
territorio alpino piemontese, in cui la crisi delle attività economiche tradizionali a partire dal periodo
compreso fra le due guerre mondiali, ha originato fenomeni di emigrazione, dapprima temporanea
o stagionale, poi stabile, della popolazione in età lavorativa, determinando una situazione di scarso
appeal residenziale del territorio, non sufficiente a garantire la stabilità demografica. Per Paesana
2863-02-00101.DOCX
103
tale andamento sembra essersi arrestato a partire dagli anni ’80, anche grazie alla presenza di
attività produttive locali ed alla relativa vicinanza ai centri della pianura saluzzese; anche Ostana,
pur con numeri assai più ridotti, sembra sperimentare un’inversione di tendenza, con ripresa della
residenzialità e delle attività locali e progetti specifici di riqualificazione e rilancio dell’economia
locale.
Il tessuto produttivo locale è nel complesso caratterizzato da una buona presenza di attività agricole
e di allevamento, una discreta presenza di attività produttive in Comune di Paesana (impianto
imbottigliamento Acqua Eva, centrale idroelettrica di Calcinere) e un settore terziario strutturato per
servizi di primo livello.
Riguardo specificamente l’intervento in progetto, come già è stato rilevato nell’analisi ai punti
precedenti, esso si va ad inserire in un’area del tutto non antropizzata e non caratterizzata da
attività produttive, agricole in particolare, preesistenti.
L’accesso al sito di presa, infatti, è effettuabile attualmente solo lungo una traccia di sentiero,
interessata da una fitta vegetazione, che si diparte dal termine della strada di proprietà
dell’Amministrazione Consorziale Acquedotto Rurale fraz. Pertus - Paesana e in circa 30-40 minuti
porta alla confluenza dei due rami di torrente a quota 1300 m s.l.m..
L’isolamento del vallone del rio Laità, se da una parte ha consentito il mantenersi di condizioni di
elevata naturalità, nel contempo non ha però permesso un vero e proprio sviluppo dell’attività
turistica, elemento reso palese dall’assenza totale di sentieri segnalati o semplicemente percorribili
da escursionisti.
5.7.2
Analisi di compatibilità dell’intervento
La compatibilità dell’intervento relativamente agli aspetti socio-economici è analizzata in riferimento
alle fasi di cantiere e di esercizio.
Poiché non si riscontra una frequentazione dell’area di intervento a scopo turistico, né sono coinvolti
terreni o aree utilizzati a scopo agricolo o produttivo, le interferenze potenzialmente prevedibili
nella fase di cantiere, saranno principalmente legate al transito dei mezzi sulla viabilità comunale,
ovvero sulla provinciale per Crissolo, sulla unica strada di accesso alla borgata Pertus e sulla strada
di servizio di proprietà dell’Amministrazione Consorziale Acquedotto Rurale fraz. Pertus - Paesana.
Tuttavia, visti i tempi relativamente ristretti di durata del cantiere, si ritiene che l’impatto non sarà
rilevante; inoltre non si prevedono interferenze significative legate alla fruizione delle aree.
Nella fase di esercizio i risvolti derivanti dalla realizzazione dell’impianto andranno ad agire
positivamente a beneficio dell’intera comunità in relazione ai canoni percepiti dal Comune, nonché le
opere di compensazione.
In fase di esercizio, si evidenzia come l’intervento in progetto possa agire positivamente a beneficio
del contesto socio-economico locale; alla generazione di risorse finanziarie a favore del Comune in
relazione ai canoni percepiti ed alle opere di compensazione territoriale che verranno stabilite nel
corso del successivo iter autorizzativo, con specifico riferimento a quanto previsto dal D.Lgs.
387/2003 e relative Linee Guida (D.M. 10.9.2010), si affiancano il rafforzamento di elementi quali
la diversificazione delle attività introdotta sulla struttura produttiva locale (rafforzamento della
104
2863-02-00101.DOCX
presenza industriale senza pregiudizio per le attività esistenti) e le ricadute occupazioni attinenti
l’impiego di professionalità locali, qualificate e non, per le esigenze connesse all’esercizio ed alla
manutenzione ordinaria
L’impostazione stessa dell’intervento, promosso in una logica di elevata sostenibilità ambientale e
prossimità territoriale, fa poi prevedere un impatto positivo sul tessuto socio-economico locale, anche
a livello esteso a tutto il territorio vallivo, in considerazione della natura stessa del soggetto
proponente.
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105
ALLEGATO 1 - Programma di monitoraggio
ambientale
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Proposta di monitoraggio ambientale
Sebbene si ritenga l’intervento in oggetto del tutto ininfluente e compatibile con gli obiettivi di
qualità ambientale fissati sull’Alto Po, come già precedentemente indicato, si ritiene utile poter
confermare tali condizioni di non impatto mediante un programma di monitoraggio che partendo da
una caratterizzazione “ante operam” confermi attraverso alcuni parametri significativi la non
alterazione delle condizioni ambientali attuali sia sul rio Laità, sia sul fiume Po.
Il programma di monitoraggio ambientale è quindi da finalizzarsi alla valutazione delle componenti
fluviali che più risultano sensibili alle condizioni di deflusso in alveo sul rio Laità e sul tratto di fiume
Po sotteso dall’impianto, e in particolare alla determinazione dell’efficacia dei rilasci nel
mantenimento in futuro dello stato di qualità ambientale “buono” sull’intero contesto idrografico
dell’alto Po, cui appartiene il corso d’acqua in esame.
Si propone di impostare, concordare e mettere in atto un programma di indagini, di durata di
almeno 2 anni a partire dalla delibera di ottenimento della concessione idrica a scopo idroelettrico,
articolato come di seguito descritto, e preceduto da una caratterizzazione delle condizioni
ambientali attuali del tratto fluviale di interesse (ante operam) da effettuarsi entro l’inizio della
cantierizzazione degli interventi previsti, ad integrazione di quanto già definito nella fase di
screening ambientale.
Tale proposta di programma di monitoraggio deriva dalle più recenti esperienze nazionali ed
internazionali nel campo della valutazione della qualità delle acque, che indicano, come fattore di
particolare significatività, l’analisi delle componenti biologiche con particolare riferimento allo stato
idromorfologico del corso d’acqua.
Il monitoraggio riguarderà in particolare le componenti di indagine di eseguito elencate.
- Q:
misure di portata e di parametri idraulici;
- HAB: rilievi idromorfologici per la caratterizzazione degli habitat fluviali;
- C/F: parametri chimico-fisici e batteriologici;
- BIO: parametri biologici (macrobenthos -MB-, ittiofauna -ITT-);
- IFF:
analisi della funzionalità fluviale (indice IFF).
Le sezioni di monitoraggio e controllo previste sono 2, localizzate una sul tratto di rio Laità sotteso
dall’impianto, in prossimità della confluenza in Po, e l’altra sul fiume Po poco a valle della
confluenza con il rio stesso.
La tabella seguente indica, per i punti di monitoraggio individuati, i parametri di indagine proposti
con le relative frequenze su base annuale (n. misure/anno).
Sezione
1 - sezione sul rio Laità
2 – sezione sul fiume Po
idromorfologico
Q
HAB
2
2
1
C/F
2
2
biologico
MB
ITT
1
1
1
1
IFF
1
1
Frequenze annue delle indagini proposte presso le varie sezioni.
Le frequenze previste per le indagini sono fondamentalmente legate alla stagionalità dei deflussi in
alveo; le attività saranno condotte in periodi dell’anno caratterizzati da diverso comportamento
idrologico, come di seguito indicativamente definito.
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In particolare per i parametri Q, C/F, si prevede: una campagna di misura nel periodo tardoinvernale o inizio-primaverile, comunque antecedente la fase di fusione nevosa (febbraio-aprile) e
una durante la magra estiva (luglio-agosto).
Date le condizioni estremamente torrentizie del rio Laità dovute alle elevate pendenze d’alveo, si
ritiene il parametro HAB significativo solo sull’asta del Po, sulla quale saranno condotti rilievi nella
fase più critica di magra invernale (febbraio-marzo) o nel periodo estivo con presenza di portate
scarse.
Per le indagini sul macro benthos (MB) e sull’ittiofauna (ITT), si prevede l’esecuzione di 1 campagne
di caratterizzazione quantitativa all’anno, da eseguirsi prima dell’avvio della frega invernale dei
salmonidi (settembre-ottobre).
Prima dell’avvio dei lavori di realizzazione delle opere sarà condotta una campagna di
caratterizzazione “ante-operam” riguardante l’intero set di parametri.
I parametri chimico-fisici, batteriologici, biologici ed ecosistemici saranno utilizzati per costituire il
quadro conoscitivo ambientale di riferimento, sia per confronti con situazioni pregresse (ante
operam) sia per rapportarsi con gli obiettivi della pianificazione: eventuali criticità evidenziate da
questi parametri dovranno essere valutate e affrontate nell’ambito del quadro di misure da
adottare per il raggiungimento/mantenimento degli obiettivi del Piano di Gestione del Distretto del
Fiume Po.
I parametri biologici ed ecosistemici, in particolare, contribuiranno a supportare il quadro
decisionale nel caso in cui eventuali criticità da essi evidenziate non siano espressamente riferibili a
fattori di pressione identificati e diversi dal prelievo idrico (es. inquinamento, lavori in alveo, eventi
critici alluvionali ecc.).
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