Nonguida-donne

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Nonguida-donne
NON MI ARRENDO! NON MI ARRENDO!
2004 -2014
SALUTE, DONNE!
Il corpo che cambia
NON 4MI ARRENDO! NON MI ARRENDO!morie, lotte e diritti.
Un teatro di donne, me
2004 -201
a cura di Gabriella Bordin, Mariella Fabbris, Rosanna Rabezzana, Elena Ruzza
Gabriella Bordin attrice nel Laboratorio
Teatro Settimo e dal 1990 ad oggi autrice
e regista di teatro al femminile e di progetti
di teatro di comunità, in particolare con
Almateatro, gruppo internazionale di donne
che affronta temi legati alla transculturalità
ai diritti, alla convivenza civile da lei fondato
a Torino nel 1993 con Rosanna Rabezzana.
Rosanna Rabezzana, danzatrice,
coreografa e regista, è co-fondatrice di
associazione Villa5 , un progetto per l’arte e
l’attivismo delle donne, che nasce nel 2006
in uno spazio ristrutturato dell’ex ospedale
psichiatrico di Collegno. Fonda nel 1993
Almateatro con Gabriella Bordin.
le origini
Il progetto teatrale Non mi arrendo! Non mi arrendo! nasce nel
2004 dall’incontro tra Eufemia Ribichini, allora responsabile
del coordinamento donne Spi della Cgil di Torino, e Mariella Fabbris che
coinvolgerà Gabriella Bordin, Rosanna Rabezzana e Elena Ruzza nell’ideazione
di un lavoro teatrale ambizioso con l’intento di portare in scena, direttamente, le
protagoniste della Storia. Alla base il desiderio di raccontare, con voce autonoma,
le donne nella Resistenza e nelle conquiste dei diritti: un lavoro sulla memoria
della nostra storia recente. Nasce il gruppo di lavoro che vede alleate la parte
femminile del sindacato SPI, tra cui tra cui Claudia Richetto, Enrica Colombo
e Vanna Lorenzoni, e le registe/attrici/curatrici: un gruppo di lavoro esteso, che
è diventato un modello di teatro sociale. Era un modo per celebrare il 60° della
Liberazione, il centenario della fondazione della Cgil e i sessant’anni del diritto
al voto delle donne. Da allora il progetto è cresciuto portando fino ad oggi sulla
scena quasi duecento donne e altrettante storie di “resistenze” personali e collettive.
Resistenza storica antifascista e contemporanea: politica, fisica, psicologica,
sociale, vissuta in prima persona e sul proprio corpo.
Dice Christian Boltanski: “La sola ragione per essere ottimisti è che noi
siamo una linea. C’era gente prima di noi e ci sarà gente dopo di noi.
Quello che conta è la trasmissione delle esperienze”.
Si comincia dall’ascolto (Gian Luca Favetto su Diario, 22/4/2005)
Mariella Fabbris è attrice/autrice/
sceneggiatrice per il progetto di ricerca
Per un teatro della memoria. Eco Tempo
per la Città di Settimo / GarybaldiTeatro
2000-2015, tra i fondatori Laboratorio Teatro
Settimo e Divina: Osservatorio Femminile
contemporaneo internazionale 1987-2000.
Offre laboratori e produzioni teatrali dedicati
ad un pubblico da 0 a 100.
Elena Ruzza, la più giovane componente del
gruppo, è attrice e autrice teatrale; nel suo
percorso artistico, teatrale e musicale, pone
da sempre attenzione ai temi del lavoro, dei
generi, della memoria del territorio e della
non discriminazione.
Dal 2004 al 2013 si sono realizzati tre eventi teatrali:
• Non mi arrendo! Non mi arrendo! - Le donne nella Resistenza;
• Storie di donne, di diritti conquistati e da riconquistare
Le donne nel mondo del lavoro ieri e oggi;
• Salute, donne! - Il corpo che cambia nelle fasi della vita.
Gli spettacoli sono l’esito di un delicato lavoro di ascolto condotto nei laboratori
teatrali, dove “ogni donna è portatrice di un modo diverso di raccontare…
Si raccolgono le voci, i gesti, le difficoltà e lo stupore di fronte alla memoria
che dilaga, straripa, si colora, si mischia e inciampa nell’uscire fuori, quasi a
sottolineare quanta fatica e insieme quanta passione comporti il gesto di ricordare
e ripensare a ciò che in altri tempi si è dovuto affrontare”.*
In ogni evento teatrale più di sessanta protagoniste si sono avvicendate in questa
esperienza narrativa: pensionate, ex partigiane, lavoratrici e giovani studentesse.
Un filo rosso attraversa le tre rappresentazioni: la conquista della democrazia, dei
diritti nel lavoro e nella società, del diritto alla salute. L’intero progetto teatrale parla
di libertà: dall’oppressione nazifascista, dallo sfruttamento e dalla discriminazione.
Ma parla anche della libertà di decidere di sé e del proprio corpo.
Si tratta di una straordinaria avventura creativa, un percorso collettivo di scambi,
cultura e ricordi, rappresentati attraverso i corpi e le voci delle protagoniste, e
fatte diventare teatro, grazie alla guida delle registe / curatrici Gabriella Bordin,
Mariella Fabbris, Rosanna Rabezzana ed Elena Ruzza.
NON MI ARRENDO! NON MI ARRENDO!
2005 / Bianca, Caterina, Cecilia, Alberta, Nini, Carla,
Carmen… con i loro nomi di battaglia: Ljubitza, Nuvoletta,
Lampo, Macchietta, Topolino. Le partigiane, staffette e combattenti, hanno un volto, una voce, tante storie e ritratti
indimenticabili. La loro memoria diventa qualcosa di fisico, indelebile: Bianca con il suo vestito rosso a fiori era un militare
“addetta al centro stampa” e le sue armi principali erano la bicicletta e la macchina da scrivere, Carmen sabotava la produzione
bellica in fabbrica e nella borsetta teneva volantini e rivoltella.
Riemerge il ruolo svolto dalle donne nella Resistenza: le parole delle ex partigiane, delle attiviste sindacali e politiche,
delle lavoratrici. Prende forma l’orgoglio e la consapevolezza di aver partecipato a momenti “epici” e fondativi della storia
nazionale. La forza delle testimoni genera nelle più giovani sentimenti di rispetto, commozione e ammirazione, conoscenza
più approfondita della Storia.
Lo spettacolo si conclude con le parole di Joyce Lussu: “Avevamo delle posizioni di notevole prestigio data la nostra
partecipazione alla Resistenza. Ma le abbiamo perse subito quando l’organizzazione dei partiti e dei sindacati si ricostruì nel
modo più tradizionale e le donne vengono rinchiuse in una stanza che non è quella dei bottoni”.
(Joyce Lussu, Padre, padrone, padreterno, 1976, Mazzotta Edizioni, Milano)
photo by Piero Orlandi – Color Studio
STORIE DI DONNE, DI DIRITTI CONQUISTATI E DA RICONQUISTARE
2006 / I diritti
delle donne sono
una battaglia sempre aperta: diritti politici, sociali e nell’ambito familiare. Il lavoro è il tema centrale: “i corpi emergono in
scena con tutta la loro fisicità in un flusso inscindibile di parole e movimenti meccanici ripetitivi. Si affiancano corpi di giovani
ragazze precarie che parlano di altre esperienze e non posseggono identità e gestualità sociali così definite”.*
Maria e la Manifattura Tabacchi, Antonietta “mi hanno licenziata per rappresaglia”, Milvia “io ho fatto il capo-lavoro
al tornio, un lavoro destinato solo agli uomini e non mi hanno aumentato la paga perché sono una donna”, Pia, sindacalista,
“ho fatto per anni sciopero da sola!”. E ancora Ornella e la Montedison, Michelina “ho difeso e occupato fino all’ultimo la
fabbrica Leuman”, Liliana dell’Indesit, Patrizia della Lavazza, Piera della Superga. Ieri e oggi, tra licenziamenti, sindacati,
contratti, condizioni di lavoro, assistenza, solidarietà. Ma anche il divorzio, l’aborto, i consultori di quartiere, la scuola, il
precariato, le 150 ore, il femminismo.
SALUTE, DONNE!
2011 / Il terzo evento teatrale ha un titolo che è un augurio, un invito, un saluto.
Prende le mosse dalla ricerca “Il corpo che cambia”, un’indagine sulla salute delle donne non più giovani, sviluppata attraverso questionari
e che ha coinvolto oltre milleduecento iscritte SPI-CGIL. Lo studio è stato condotto da Gioia Montanari, ginecologa, scienziata e femminista, come amava definirsi (e
come è giusto definirla per il suo impegno fin dagli anni’60), da Vicky Franzinetti, esperta di politiche di genere, e da Vanna Spolti, ricercatrice in campo sociale.
In teatro al tema della salute si affiancano quello del cambiamento fisico e della presa di coscienza di sé. In poche parole si parla del corpo delle donne: corpo sociale,
psicologico, fisico. Temi che riguardano tutte le età.
In scena, come di consueto, donne dai 15 agli 80 anni . In modo a tratti ironico, a tratti drammatico, ma sempre approfondito, il lavoro conduce alla riflessione e al
confronto tra donne e ragazze, e rivela i modelli culturali subiti, difesi, sognati. Si racconta la relazione tra corpo e mente, tra ragione e cuore.
Le donne del gruppo di Torino parlano del rapporto con la propria madre e di come vorrebbero poter invecchiare, quelle del gruppo di Collegno vogliono reagire alle
paure della malattia e della solitudine, che contaminano la salute della mente e del corpo. Le donne di Ivrea cercano, con le parole dette in sartoria, un abito cucito a misura,
modello “me stessa”. Quelle del gruppo di Pinerolo si ritrovano dall’estetista e riflettono sui canoni di bellezza imposti a giovani e anziane dai modelli sociali dominanti.
Le donne di Settimo Torinese, in eterna attesa di avere delle risposte mediche, rivendicano il diritto di essere curate in modo adeguato, non parcellizzato. E fanno buona
memoria di luoghi, come i consultori che sono stati un’importante conquista del movimento delle donne.
Sorgono domande: c’è ancora un luogo per poter “parlare di noi” e difendere il diritto alla scelta di esigere di vivere bene? Possiamo trovare le parole per confrontare i
percorsi del ciclo biologico, sociale e culturale nell’intera vita di una persona? Domande sulla sessualità, sul desiderio, sul sentimento, per un’educazione sentimentale e
sessuale vissuta consapevolmente, per le giovani di ieri e di oggi. Domande sulla bellezza, sui diversi concetti di corpo giovane e invecchiato. Domande sulla cura di sé con
gli altri, per gli altri, e la richiesta di ricevere cura. Domande sullo stato di salute delle donne nella società in cui viviamo: stare bene e cambiare in salute.
Rispetto ai primi due spettacoli le donne in scena hanno acquistato autonomia e forza. Prima erano accompagnate da lettrici-narratrici professioniste, ora conducono da
sole lo spettacolo: in scena, nell’arco di un’ora e mezza, hanno imparato ad arte come trasmettere emozioni, con la forza del loro vissuto, trasformando le proprie esperienze
in un momento simbolico di condivisione con il pubblico.
photo by Francesca Cirilli
LA SCENA
Sessanta donne, sessanta volti, sessanta corpi.
Pochi gli altri elementi scenografici usati di volta in volta: sedie,
scatole, teli, cuori di pezza rossa.
Le sedie, necessarie tante quante sono le donne narratrici. All’inizio sono come
abbandonate, alla deriva, senza anima, macerie. Poi diventano barricata, posti di
lavoro, linea di fabbrica in lotta, scranni su cui salire per raccontare, sale da ballo,
banchi di scuola, sale d’attesa in cui si va a chiedere cura, rifugi, stanze private in
cui ci si confida.
Le scatole contengono i ricordi, diventano urne in cui depositare il proprio voto,
si riempiono di bottoni e si fanno risuonare nei cortei insieme ai canti di lotta.
I teli: fondali di tela bianca come grandi fogli su cui proiettare immagini e parole.
Pezze che contengono la farina o il pane, teli che ci si passa nel lavoro di fabbrica,
teli che diventano uno spettacolare abito da sposa e poi bambini da cullare.
Teli colorati che creano spazi fisici ed emozionali. Che si fanno bandiere, abiti,
striscioni nei cortei, scampoli di vita.
I cuori di pezza rossi: nel gioco del teatro diventano specchietti, puntaspilli,
telefonini, seni finti. Tutte a raccontare ironicamente “con il cuore in mano”.
Il colore dominante dei non-costumi è il rosso, segno cromatico simbolico, che
incarna le valenze di lotta, vita, morte, passione. Insieme qualche sprazzo di
bianco, e di nero.
C’è UN MODO PER RACCONTARE LA VTA?
Il lavoro creativo parte dai
cinque laboratori teatrali avviati nei comuni di Torino, Ivrea, Settimo, Collegno,
Pinerolo, fortemente voluti e coordinati dalle attrici / registe / curatrici del progetto.
Uno spazio dove raccontarsi, ricordare, trovare il senso delle proprie esperienze:
costruire memoria. Si tratta di un lungo e delicato lavoro di conoscenza, scambio
e fiducia tra le curatrici del progetto e le donne, dagli ottanta ai quindici anni,
che partecipano ai laboratori.
In questo spazio c’è l’incontro con storiche, studiose, avvocatesse e scrittrici per
ricercare, documentare, riannodare i fili di infinite storie.
Non è stato facile, per le donne coinvolte nel progetto, comprendere un processo
creativo anomalo, non tradizionale, dove il copione si va costruendo di giorno in
giorno e dove si chiede a ciascuna di esporsi in prima persona, affinché le storie
personali trovino le parole per raccontarsi.
Le curatrici/ registe/attrici hanno messo a disposizione le proprie competenze per
un teatro delle persone – un teatro necessario, attraverso un cantiere di creazione
e narrazione collettiva.
“In questo teatro il pubblico può scoprire quella dimensione di piazza in cui
ritrovarsi, riflettere e incontrarsi per vedere in atto la propria storia e nella cui
rappresentazione potersi rispecchiare” .*
Una modalità di lavoro attenta ai processi e non solo al risultato finale.
LE TAPPE PIù IMPORTANTI
“Non mi arrendo, non mi arrendo!”
• aprile 2005, Teatro Carignano, Torino
“Storie di donne, di diritti conquistati
e da riconquistare”
• maggio 2006, Cavallerizza Reale, Torino
• ottobre 2006, Teatro Carignano, Torino
“Salute, donne!”
• aprile 2011, Teatro Astra, Torino
• settembre 2011, Terme di Caracalla, Roma
• marzo 2012, Fonderie Limone, Torino
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15 marzo 2013, Teatro Giacosa, Ivrea
27 marzo 2013, Teatro Civico Garybaldi, Settimo Torinese
29 marzo 2013, Teatro Carignano, Torino
15 aprile 2013, Auditorium dell’Ospedale S’Anna, Torino
17 aprile 2013, Teatro Tenda, Mirandola (MO)
Laboratorio Torino: Maurizia BERRUTI, Patrizia CAVALLI, Clara GALLO, Dina MANGIALARDO, Marina MARTINIS, Raffaella MONTRASIO, Vittoria PASQUALE, Giuliana ROSSETTI, Lidia VIGNA, Ida ZAMBON. Hanno partecipato: Rosetta MELANI, Marcella SANVITO. / Laboratorio di Settimo T.se: Marina AIMONE MARIOTA, Marianna BARBARO, Enza BARRESI, Rita BRUNO, Stefania D’AMMICO, Paola FERRERO, Cassandra LECCESE,
Anna MAIORANO, Anna PARADISO, Paola PRADARELLI, Maria Grazia REGHEZZA, Hanno inoltre partecipato al laboratorio: Gianna ALTANA, Fernanda CAPUTO, Renata ERLE, Neva FRATI, Monica MARCHETTO, Maria Paola MELLANO, Anna MORELLO, Zelica TAPOGNANI, Eva ZANELLATO. Si ringraziano: Franca GARGANTINI, Katia ROSADA, Nardina CASTRIOTTO per la realizzazione dei cuori di pezza, Tea GIORDANO per averci
accompagnato con la sua mostra fotografica “Tracce”. / Laboratorio di Pinerolo: Carmen BERLINGHIERI, Renata BERTOLE’, Paola BRAGA, Maria Luisa DIGIOVANNI, Marinella DORIA, Gabriella FAVATA’, Antonietta MARCELLO, Maria MIGLIO, Giuseppina PEZZANO, Vanda RAIMONDI, Rina RANIERI, Maura VIRETTO. E le allieve del Liceo Porporato: Ilaria CASTIELLO, Giovanna DI CICCO, Selene FIORINDO, Alice GUIDONE.
Hanno inoltre partecipato al laboratorio: Anna Maria CAPOZZA, Gioele GALLO, Mirjeta REDJEPI, Alessandro SORRENTINO. Si ringrazia: Maria VIARENGO per il contributo alla scena “La crema per l’anima”. / Laboratorio di Collegno: Concetta ATTANASIO, Enza CILO, Maria MANTOAN, Michelina MARIETTA ALEINA, Ester MARTINELLI, Ada MARTINI, Milvia SELLE, Maria TORRE. / Laboratorio di Ivrea: Agnese ACTIS PERINETTO,
Maria Luisa BELTRAMO, Anna CONTI SOAVE, Elena MEZZANO, Amneris MONTANARI, Giovanna NANO, Daniela OBERTO, Fernanda PENASSO, Antonia PISCITELLI, Barbara RICONO VERNA, Lara VIGNA, Giuliana VIVO. Hanno partecipato: Alberta ALUFFI, Piera MOCCO, Gabriella FONTANA e le giovani Gaia PEROTTO, Jessica CERETTO.
oltre il palcoscenico
La scelta di confrontarsi con altri
linguaggi, come il video, la fotografia e la
scrittura, nasce dalla necessità di documentare, amplificare, diffondere il progetto
e, allo stesso tempo, allargare le collaborazioni con artiste e studiose sensibili alle
tematiche del lavoro teatrale.
Dalle prime riprese sono nati due video documentari, realizzati in stretta vicinanza
con le creatrici del progetto, per la regia di Adonella Marena, con l’importante e
preziosa collaborazione di Armando Ceste. “Non mi arrendo, non mi arrendo!” è
stato premiato nella rassegna “Libero Bizzarri” di S. Benedetto del Tronto nel 2006,
e ha ottenuto una menzione come “evento speciale” al Festival “A corto di donne” di
Pozzuoli nel 2007.
Il docu-film dal titolo “Non avere paura” (2009; nello stesso anno anche evento
speciale al festival SottoDiciotto di Torino) per la regia di Cristina Monti e il libro,
“Un teatro di donne, memorie, lotte e diritti” (2009), a cura di Roberta Gandolfi e
Carlotta Pedrazzoli, sono materiali preziosi che accompagnano il racconto del
progetto nelle scuole e nei territori.
La risposta da parte del pubblico adulto e da quello formato dai ragazzi/e delle
scuole è sempre stata sorprendente. Un successo commosso e partecipe, per parlare
nel linguaggio tipico del teatro, sempre “il tutto esaurito”.
Al progetto nel 2012 è stato conferito il “Premio per l’Anno Europeo
dell’Invecchiamento Attivo e della Solidarietà tra le generazioni” del Ministero per
la cooperazione internazionale e l’integrazione.
È in via di realizzazione un docu-film con la produzione esecutiva di Fluxlab,
a cura di Irene Dionisio e Francesca Cirilli.
GRAZIE
Tantissime sono le persone, un numero incalcolabile, che hanno reso
possibile la continuità del progetto: uno spazio sociale di condivisione,
di memoria, di progettazione per il futuro. Decine di nomi di donne vere che sono
diventate narratrici delle proprie esperienze, e poi altre che si sono affiancate con le
loro professionalità e sguardi, apporti capaci di amplificare ancor di più la ricerca e
la voce del progetto.
Alle artiste, attrici e registe, scrittrici e fotografe che abbiamo già elencato, si
aggiungono le attrici Eleonora Moro e Fabiana Ricca, e la cantante/formatrice
Patrizia Nasini. Insieme altre importanti figure di riferimento come ispirazione,
testimoni e sostenitrici: l’avvocatessa Bianca Guidetti Serra e la teologa e scrittrice
Adriana Zarri, che lasciano un’ eredità profonda fatta di libri, racconti, incontri,
interviste video, stima e grande affetto, e poi Anna Bravo, storica, Alessandro
Pontremoli dell’Università Torino e critici teatrali come Gian Luca Favetto.
Non/guida
Per info: [email protected]
AZIENDA ENERGIA e GAS
Società Cooperativa
IVREA
* citazioni tratte dal libro “Non mi arrendo, non mi arrendo!”
di R. Gandolfi e C. Pedrazzoli, 2009, Alcunieditori, Torino
Cover & back photo by Francesca Cirilli
A cura di
ArteSera Produzioni
www.artesera.it
Marzo 2013