N° 11 del 31/03/2006

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N° 11 del 31/03/2006
ilCilento
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Editore: Calore s.r.l.
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V AL CALORE
De Rosa: Miliardi,
contro la falsità di Pipolo
pagina 7
Nuove province campane.
Il Cilento dov’è?
di Ermanno Corsi
A dispetto di quanti, non pochi,
hanno sempre ritenuto le Province
degli “enti inutili” o dei carrozzoni
clientelari; a dispetto di chi ha sempre pensato che il decentramento
dello Stato dovesse essere garantito
dalla rete Comuni-Regioni, sta ritornando una “grande voglia” di Province. Le 103 esistenti non bastano,
il nuovo governo potrebbe istituirne
altre sette-otto. La Campania sta partecipando a questo “banchetto istituzionale”. Appena la commissione
Affari costituzionali del Senato ha
dato parere favorevole ai progetti di
legge che puntano a promuovere
Aversa e Nola al rango di Province,
dai cassetti sono state tirate fuori le
altre proposte. Riguardano tre ipotesi: Torre del Greco, CastellammareSorrento e le isole del Golfo (Capri,
Ischia e Procida: chi sa perché sono
state escluse Nisida e Vivara). Si potrebbe pensare che anche l’argomento Province viene strumentalmente
utilizzato per la campagna elettorale, tanto promettere non costa nulla.
E, invece no. Sono alcuni anni che
se ne discute, sulla base però di un
campanilismo sempre pronto a riemergere, frutto di una cultura che affronta i problemi in maniera estemporanea saltando disinvoltamente la
fase delle necessarie riflessioni. Si
cominciò dalla metà degli anni ottanta a parlare insistentemente di una
nuova provincia in Campania. Si
considerò che, alla soglia dei sei milioni di abitanti e con una estensione territoriale che vedeva alcune
aree geografiche abbastanza distanti dalla città capoluogo, la strada del
decentramento amministrativo era
quella giusta. Se ne fece un appropriato riferimento perfino alla metà
degli anni Sessanta, durante i lavori
del comitato regionale per la programmazione economica, allora presieduto dal professor Vittorio Cascetta (padre dell’attuale assessore
regionale). Poi il discorso venne accantonato.
La ripresa si è avuta con le nuove
spinte municipalistiche. Subito si
candidarono a Province Aversa e
Nola, un pezzo del casertano e uno
del napoletano. La città di Domenico Cimarosa contro quella di Giordano Bruno. Ora tutte e due hanno
continua a pagina 4
VALLO DELLA LUCANIA
Asl Sa3, buco in
cerca di autore
pagina 9
AGROPOLI
Via Capannina:
Agropoli o Ogliastro?
DIANO
Lo scrutatore non
votante
pagina 9
EBOLI
Tufara raccontata
da Vitina
pagina 8
pagina 5
BOB DYLAN, IL 14 LUGLIO A PAESTUM
Il foksinger americano terrà un concerto nei templi. Sarà un grande evento regionale
Centro commerciale? No.
Meglio l’accorpamento di attività
Egregio Dr. Cafasso,
sono un giovane professionista residente al
Nord, ma meridionale di nascita e mi trovo
spesso a Paestum (tra l’altro ho vissuto ad
Agropoli per 2 anni per motivi di lavoro)
principalmente per affari di cuore e secondariamente perchè sto svolgendo una ricerca
sulla Grande Distribuzione nel Meridione.
Mi è piaciuto molto il suo articolo “Come
salvare il nostro commercio” (Unico n. 9 del
17-03-06) e condivido le opinioni che ha
esposto; in effetti nella destra Sele c’è l’”invasione barbarica” come Lei l’ha definita e
la sinistra Sele ne rimane tagliata fuori, come
del resto vedo che lo è anche per tante altre
cose. Da profano del territorio locale, mi
sono però fatto un’idea e cioè che il commercio che sonnecchia a Capaccio e i problemi
dell’effetto fisarmonica siano riconducibili
ad un fattore ben più grave della mancata opportunità della modernizzazione delle strutture al dettaglio e della venuta delle multinazionali degli ipermercati. A Capaccio c’è un’industria importantissima che non è pienamente utilizzata: il turismo. La mia opinione è che
le risorse archeologiche, paesaggistiche
(mare e colline), climatiche naturali, culturali ed enogastronomiche (accidenti quante
cose!!!!) siano poco sfruttate ed anzi, oserei
dire, talvolta abbandonate e rovinate. Vedo
l’area archeologica tra le più importanti al
mondo che si presenta come un disordinato
ammasso di cose, poca cura della pulizia
pubblica; gestione del litorale inesistente e, in
apparenza, senza una chiara strategia e regole con conseguente disservizio per il turista,
difficoltà ad effettuare investimenti da parte
dell’imprenditore turistico locale (che comunque spesso, nonostante il grande impegno e passione, è ahimé impreparato o improvvisato) o deturpazione del litorale. Pubblicità e promozione di Paestum insufficiente (se facessimo un sondaggio nazionale scopriremmo che Paestum è una perla pressoché sconosciuta)… omissis …. Non mi soffermo di più sull’industria del turismo perché
non penso di dire cose nuove, ma ho fatto un
calcolo. Un giorno mi trovavo all’incrocio di
Porta Aurea con la mia ragazza (paestana
da generazioni) venendo dal Vico delle Tacontinua a pagina 11
Bob Dylan a Capaccio-Paestum, il 14 luglio
prossimo, nell’ambito del Paestum Festival.
Un evento atteso non solo dai fan. L’icona
della musica internazionale calcherà il palcoscenico da attrezzare nell’area archeologica di Paestum. A beneficiarne non sarà
soltanto la zona vicino ai Templi, ma l’intero circondario considerando l’affluenza
prevista per sentir cantare il folksinger del
Minnesota. In quell’occasione il suo pubblico spera di poterlo ascoltare con un inedito
lavoro musicale, ma anche chi non predilige il genere appare incuriosito dalle esibizioni della star americana. Di certo a Capaccio se ne parla e le considerazioni degli
intenditori musicali sono positive. Non a
caso nei dintorni dei templi nasce Strange
Days, importante magazine di settore. Emanuele Sica è il direttore editoriale: “E’ una
grande iniziativa, penso proprio che vale la
pena di andarlo a vedere. A me è già capitato di assistere ad un suo concerto, quando venne a Napoli all’Arena Flegrea. L’appuntamento è di quelli importanti per il nostro paese, perché certamente accorrerà un
pubblico extraterritoriale; si muoveranno
da tutte le parti. Mica ci saranno tante altre
volte per ascoltarlo in questi posti! E poi lo
Miano
continua a pagina 5
IN QUESTO NUMERO
Bufale
e camorra
Giuseppe Liuccio
Ha fatto il giro del mondo. A curiosare nei musei e nelle pinacoteche
pubbliche e private, campeggia nelle
tele, dalle firme famose, a pascolo
brado a margine delle colonne doriche, guarda con occhio di sfida dal
“tonzo” limaccioso, rumina aria, diffidente, contro intrusioni estranee. E’
la bufala, presenza familiare nel paesaggio della pianura. E fuoriesce dai
réportages giornalistici e dalle pagine
dei romanzi con la simpatica aneddotica del mondo della “ualanìa,
continua a pagina 14
L’INCHIESTA
Articoli alle
pagine 2-3-4
a cura di Oreste Mottola
PRIMO PIANO
n°11 31 marzo 2006
2
Dietro la faccia bella della mozzarella taglieggiavano gli allevatori
Avevano organizzato il racket della bufala. L’organizzazione è stata sgominata
In questa Piana del Sele ci manca un Nico
Orengo, scrivevo su “Unico” all’inizio del
dicembre 2005. “Uno buono a riflettere
sul mondo intorno alla bufala dove pure
c’è un giro vorticoso di soldi ma che non
sono distribuiti equamente fra tutti gli “attori” della filiera. Dove c’è il luccicchio
dei gioielli, delle auto di grossa cilindrata,
e dell’usura e della malavita che cerca di
controllare il mercato della materia prima
(mais e paglia) e del commercio successivo della mozzarella trasformata. E poi gli
incendi e quella “strana” diffusione della
brucellosi”. Eravamo a fine novembre del
2005. Queste cose le avevo scritto a commento dell’intervista con Gigi Padovani,
giornalista di punta de “La stampa” ed
acuto conoscitore delle Langhe. Langhe
vuol dire Barolo, io vivo nel “triangolo
d’oro” della bufala. Padovani ha appena
scritto una bella storia di Slow Food, io da
meno di un decennio tento di raccontare,
fuori dall’ufficialità ingessata, quello che
avviene nel “ventre profondo” di queste
zone. Quel parallelo con il Piemonte mi era
stato ispirato dal fatto che questa zona non
trova scrittori moderni capaci di descrivere davvero ciò che avviene nella società e
nell’economia. Andando oltre l’elegia di
una civiltà contadina che non esiste più. Il
guaio è che non solo non c’è c’è un Orengo ma nemmeno un Padovani a raccontarci quello che avviene sugli usci di casa nostra. Io ci ho provato. “Chi te lo fa fare. Ne
hai fatto quasi una questione personale”,
non sono stati pochi a dirmeli in questi
giorni. I miei cinquanta, spero affezionati, lettori sanno che difficilmente io
scrivo un articolo in prima persona.
Questa volta faccio un’eccezione.
“Agricamorra” l’operazione condotta
dalla Dda di Salerno (giudici Lembo e
Spiezia) e condotta dalla Guardia di Finanza, ha aperto uno spaccato della
vita economica e della cultura materiale delle nostre zone che chi esercita la
professione giornalistica in maniera
non “bandistica” e “mailistica”, cioè
a pura amplificazione di ciò che i piccoli potenti e caporali ti dicono che è
giusto far sapere, non può ignorare. Nel
mio piccolo, approfittando, dello spazio di
libertà che questo giornale offre, racconterò le mie impressioni. Sono convinto che
è su una questione come questa è che si stabilisce la differenza fra un giornalista vero,
che ama vedere la sua terra libera e per
questo si spende personalmente, e camerieri usi a far da zerbino oggi ad uomini in
divisa e domani al “bravo” di turno.
In questa storia molto di ciò che appare
non è proprio come lo si rappresenta. A cominciare dai protagonisti della narrazione. Non sono gangster, non sono camorristi, ma qualcosa di molto diverso. Sono un
impasto di antico e moderno, vecchia camorra agricola e moderna criminalità economica. Così come gli allevatori di bufale
di oggi non sono i vaccari di un tempo.
Hanno mezzi di comprensione culturale, risorse finanziarie ed anche potere politico.
I proprietari dei caseifici sono i nostri industrialotti del Nord Est. Uno degli arrestati, un allevatore, già sottufficiale dell’Esercito è stato assessore alla cultura ad
Altavilla Silentina, il mio paese. Nella sua
attività pubblica è stato sempre irrepren-
sibile. La “testa” degli arrestati da “Agricamorra” si proponevano come centro di
servizi finanziari ed economici. Fornivano
la paglia, le bufale, i soldi. A prezzi altissimi. Ti dicevano anche in quali caseifici dovevi vendere il latte, ma a meno venti centesimi sul prezzo di mercato. Così andavi
fuori mercato, dovevi fallire e svendere le
tue bufale all’organizzazione. Oggi tutti dicono di sapere ciò che accadeva ma ci sono
volute le manette per togliere quel velo di
rispettabilità che li avvolgeva. Io, come
Albanella è al centro di questa complessa
vicenda. Sono 23 gli arresti dell’operazione “Agricamorra”
tanti, sospettavo, ma non immaginavo che
ci fosse tutto quello che è stato scoperchiato.
“Loro” facevan “mostra” di forte sensibilità animalista ed ambientalista. Sempre
pronti a trovare il modo di evidenziare quei
mostri di quei delinquenti di allevatori che
usavano “interrare” gli animali morti nelle
loro proprietà. Diciamolo una buona volta,
è una pratica legale, previa acquisizione di
autorizzazioni. Invece no, le bufale morte
dovevano essere affidate, a 250 euro a
capo, all’unica impresa autorizzata agli
smaltimenti. Che ha sempre la stessa proprietà. Quella dell’holding economica che
controlla tutti i pezzi del puzzle!. Io, pur
sollecitato, avevo compreso il meccanismo,
e non ho mai voluto dare addosso agli allevatori. Altri, non so.
“Meno male che li hanno fermati”, mi sussurra un amico che sa. “Questi in quattrocinque anni avrebbero messo sotto tutti gli
allevamenti. Poi sarebbero passati ai ca-
seifici”. Hanno agito da soli? No, per ignavia o per compartecipazione al disegno criminoso, tutti abbiamo un po’ alzato bandiera bianca. Poi c’è chi è andato oltre: me
li ricordo bene i politici che facevano a
gara per andare ad appoggiare le loro tesi
sulla vaccinazione degli animali o sulle modalità di smaltimento delle carcasse degli
animali morti. Anche qui, io ascoltavo le
spiegazioni degli scienziati, Zicarelli ed Iovane, e più volte ho descritto i propagandisti della “vaccinazione” come novelli Di
Bella. Altri, non so. E negli altri io metto
più di un politico locale che oggi dovrebbe
fare pubblica ammenda.Ed invece stanno
zitti e fanno pure campagna elettorale.
Nella prima tranche delle indagini è stata
messa sotto la lente d’ingrandimento il settore bufalino. Ora sarebbe il caso di capire cosa significavano quelle società nate
nel settore dell’olio d’oliva ed immobiliare, che gli inquirenti hanno stabilito essere di proprietà dello stesso gruppo albanellese. Case ed olio d’oliva sarebbero stati
i loro prossimi campi di interesse?
GLI ANTEFATTI
Rubo ad Antonio Manzo, de “Il Mattino”,
un’efficacissima zoomata sul problema.
Questo quotidiano, in questa settimana
calda, è stato l’unico a cercare di scavare
nel problema, senza limitarsi a riscaldare le
minestre preparate dagli inquirenti. Manzo
è riuscito a proporre degli orizzonti di comprensione dei fatti, superando la cronaca
contingente. Ad uso e consumo dei distratti. Di chi oggi pensa che tutto sia circoscrivibile ad una vicenda paesana. Di alcuni signori che giravano
con i Suv e la Ferrari. “Fienili distrutti, caseifici inceneriti
dalle
fiamme ritenute
sempre accidentali o vagamente dolose. Incendi archiviati, fiamme
spente dai pompieri e dalla memoria investigativa. Mai scoperti
gli autori, men che
mai i mandanti
nella terra appa-
rentemente tranquilla che fu scelta anche
da Raffaele Cutolo per mettersi a riparo
dalla cattura. Le fiamme riappaiono minacciose, nei giorni dell’inchiesta dell’Antimafia sul racket delle bufale che ha fatto contare ventitrè arresti, decine di indagati, un
giro di mazzette sui contributi per gli abbattimenti dei capi infettati dagli stessi untori della brucellosi. Ma ora c’è un lungo,
inquietante elenco di incendi registrati negli
ultimi cinque anni nel triangolo AlbanellaAltavilla-Capaccio che torna prepotentemente nell’attualità investigativa. Proprio
dove operava il racket delle bufale, negli
ultimi cinque anni si sono registrati una
serie impressionante di incendi con obiettivi fissi: fienili e caseifici. Si comincia nel
2000 al caseificio di Tonino Palmieri,
l’azienda Vannulo. Poi c’è un week-end di
fuoco tra sabato 13 e domenica 14 ottobre
2001: le fiamme distruggono il caseificio
La Perla, della società Milk Way, due piani
dell’edificio di via Provinciale a Ponte Barizzo, i macchinari per la produzione delle
mozzarelle, gli uffici e il punto vendita.
Passano ventiquattr’ore e alle undici della
sera della domenica fiamma per il caseificio di Nando e Enzo Barlotti, a Torre di
Mare di Paestum. Le fiamme divorano il
fienile, oltre 400 balle di fieno, un trattore,
un miscelatore e un macchinario per
l’espurgo. Poi si arriva al 2004: il 12 agosto e il 2 novembre nel mirino dei piromani entra di nuovo il caseificio Vannulo. In
entrambi i casi un unico obiettivo: il fienile. Distrutto. Poi i piromani si spostano alla
località «Fravita» di Albanella dove nell’azienda di Domenico Lettieri arrivano il
10 giugno 2005. Che il racket delle bufale
puntasse progressivamente a controllare
l’oro bianco della piana del Sele, dal latte
alla mozzarella, sia attraverso l’usura che
l’acquisizione progressiva delle aziende in
difficoltà, è un dato che emerge dall’inchiesta del pm antimafia Filippo Spiezia. Ma
che gli investigatori dovessero riaprire fascicoli di incendi dolosi avvenuti negli ultimi cinque anni nel triangolo Altavilla-Albanella-Capaccio sembrava davvero ipotesi lontana e remota. Per il momento inquirenti ed investigatori stanno solo ricostruendo la trama dei fatti, senza alcuna connessione diretta con l’inchiesta in corso. Basta
girare l’angolo ad Albanella, Paestum e Altavilla per sentirsi raccontare storie di racket intorno al mondo dell’oro bianco della
piana del Sele. Di società che appaiono e
scompaiono, di sigle che nasconderebbero
ririclaggio di danaro, di investimenti da
scandagliare e che avrebbero fatto saltare
ogni criterio di mercato”.
IL MERCATO
“Il mercato è stato alterato”, scrive Antonio Manzo. Un reato
gravissimo, questo, se
solo stessimo negli
Usa. Ma siano in Italia e nella parte più
esterna della Piana del
Sele dove, da sempre,
i tassi di criminalità
sono molto bassi.
Dove basta poco per
mettere paura. Dove
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Come taglieggiavano gli allevatori
all’unico allevatore che ha avuto il coraggio di andare a parlare sono arrivate vagonate di ispezioni sanitarie e prime pagine
di giornali che lo additavano a nemico della
salute pubblica. Dopo “Agricamorra” la
musica è cambiata. “Andrò a casa sua, gli
porterò la mia solidarietà e quella delle istituzioni” annuncia oggi Corrado Martinangelo.
COME SONO ANDATI I FATTI
Prima facevano entrare gli allevatori in difficoltà economiche nel vortice dell’usura,
poi si presentavano con l’offerta di danaro
con interessi vertiginosi del 2.400 per cento
e, dopo aver infettato con la brucella i capi
di bestiame li acquistavano a basso costo.
Il racket degli allevamenti bufalini della
piana del Sele non finiva qui la sua opera
criminale: sui capi infettati dalla brucellosi percepiva il contributo dovuto per l’abbattimento degli animali e poi li rivendeva
per capi sani. Finiscono in carcere veterinari, allevatori della piana del Sele e, soprattutto, funzionari della Regione del servizio
veterinario per far camminare i decreti di
indennizzo hanno percepito mazzette.
L’operazione «Agricamorra» della direzione distrettuale antimafia di Salerno è scattata un lunedì all’alba: sono finiti in carcere allevatori, veterinari delle Asl e liberi
professionisti, funzionari regionali che «accompagnavano» l’organizzazione criminale - secondo l’accusa dietro corresponsione di danaro - nei mei meandri della burocrazia sia per ottenere gli indennizzi che
per determinare l’appalto del servizio di
trasporto, abbattimento e smaltimendo dei
bovini contaminati dalla diossina della provincia di Caserta, sia rendere veloci le pratiche per l’erogazione dell’indennizzo a favore di una nota e storica azienda agricola
del Casertano la «Visocchi spa» di Marcianise. Le indagini del Gico della Guardia di
Finanza e del Nas dei Carabinieri sono state
concluse con l’emissione di ventitrè ordinanze di custodia cautelare del gip Giovanna Lerose su richiesta dei pm antimafia
Corrado Lembo e Filippo Spiezia (l’inchiesta fu avviata dal pm Giorgio Iachia).
IL TORELLO E LA BRUCELLOSI
Una telefonata: «Buttiamo una bomba da
Com’è buono l’olio di Paestum
Francesco Peduto è al telefono con
Angelo Lamberti. Non sa di essere
ascoltato. «Domenica, De Blasio e
Parente passeranno a Paestum per
prendersi l’olio da Mimmo Nese».
De Blasio e Parente sono ai vertici
della sanità animale regionale, Nese
è una personalità politica di rilievo
di Capaccio e nella Valle del Calore,
è stato il capogruppo di Forza Italia
alla comunità Montana. Peduto,
una laurea in matematica nel cassetto, un lavoro alla Soprintendenza lasciato anzitempo, presidente
dell’Utat, improvvisata associazione
degli allevatori sorta in polemica
con quelle ufficiali, resoconta a
Lamberti come procede il suo impegno per far entrare una delle aziende dell’holding di Albanella nell’affare dello smaltimento dei residui
di diossina trovati negli allevamenti di Caserta. I due funzionari che
dovranno decidere sul lucroso appalto “sono cosa mia”, ecco cosa
vuol far apparire. Originario di Castel San Lorenzo, si fece un nome
prima della fine degli anni ‘80 come
propugnatore della legge 44, quella sull’imprenditorialità giovanile.
Poi c’è Nese. L’attenzione generale
è sempre sul vicesindaco di Capaccio. Le sue buone frequentazioni nel
mondo della dirigenza della veterinaria pubblica sono attestate dall’intercettazione telefonica fra Pe-
della bufala nella Piana del Sele nel triangolo Altavilla, Albanella e Capaccio. “Ricordo che verso aprile – maggio di quest’anno mentre eravamo riuniti sull’area di
servizio Api di Matinella, dove c’è la pesa,
è stato detto che i Lamberti volevano che
tutti aumentassimo il costo della paglia a
21/22 euro al quintale”. L’escalation dei
prezzi è impressionante: Da giugno 2003
a dicembre 2003 il prezzo della paglia era
di circa Euro 7,50 al quintale; -da gennaio
2004 il prezzo della paglia è aumentato
sempre più fino a quando a maggio 2004
il prezzo è salito a Euro 20/21,00 al
quintale. L’analisi è di Donato Pasqualucci, già consulente Tecnico
presso la Procura della Repubblica di
Salerno in altri procedimenti, amministratore giudiziario di aziende agrifuori e statti bene». La bomba è
un torello infetto, la minaccia è Il più diffuso dei quotidiani campano ha assicurato una cole nella provincia di Salerno. Per gli
per chi non si piega a svendere forte copertura informativa sulla vicenda. L’inviato Anto- inquirenti quest’impennata del merl’allevamento bufalino. Ora tira- nio Manzo (nella foto a pagina 3) ha allargato la visuale cato della paglia è determinata dalno un sospiro di sollievo tra Al- anche alle vicende legate agli incendi negli allevamenti re- l’azione organizzata dei Lamberti. E
gistrati negli anni scorsi.
così i costi di gestione degli allevabanella, Altavilla Silentina e Capaccio. E nella piazza di Albanella, tutti chiesta “Agricamorra” permettono di affi- menti aumentano al punto tale da metterli
parlano della raffica di arresto con la stes- nare le analisi sulle problematiche del set- in crisi finanziaria. I riscontri sono numesa foga con la quale commentavano, nei tore. Le bufale mangiano fieno, paglia e rosi. Un piccolo commerciante di Capacgiorni del ’79, la cattura del boss Raffaele mangimi. La paglia la mangiano e di pa- cio, titolare di una ditta individuale per il
Cutolo avvenuta proprio a Piano del Carpi- glia sono le loro lettiere. La paglia arriva trasporto su strada di merce, racconta di
prevalentemente da fuori regione. Dalla come è venuto a conoscenza “da Rinaldi
ne, località di Albanella.
Ora gli investigatori sono sulla pista del re- Puglia e dalla Basilicata. Già dall’autunno Matteo che Angelo Lamberti aveva intenticolo delle complicità: tra gli analisti che la paglia comincia a scarseggiare. Va fatta zione di comprarsi tutta la sua paglia e che
certificavano le brucellosi, e magari infor- arrivare da fuori. E i prezzi aumentano. lo stesso Rinaldi non avrebbe dovuto più
mavano preventivamente i Lamberti Cercavano di rafforzare la loro posizione vendergli foraggio”. Rinaldi è un agricol(«Prima che mi venisse comunciato uffi- dominante nel comparto dell’allevamento tore foggiano che ha una ricca produzione
cialmente l’esito delle analisi, mi proposero di vendere gli animali infetti» dichiara
un agricoltore di Altavilla Silentina, Oreste
Caruso). Non solo, ma i Lamberti sembra
avessero anche escogitato un sistema di
amplificazione dell’allarme brucellosi , potrebbe essere verificato dagli investigatori Dodicimila bufale ad Altavilla Silen- Lamberti, intervenuti nella vicenda.
del Nas e della Guardia di Finanza. Un tina, poco più di mille ad Albanella. Il livello da raggiungere è più alto. Si
modo come poter piegare gli allevatori fi- Diciottomila intorno ai templi di punta direttamente presso gli uffiniti nel mirino. Così come emergono i ca- Paestum. È questo il triangolo d’oro ci regionali.
Aldo Guarracino vende la sua
pitoli di almeno due incendi dolosi ai fieni- della bufala e di questi tre paesi
li di una nota azienda di latticini di Pae- sono gran parte degli arrestati e Mercedes nuova Classe Sl e si mette
degli indagati dell’ultimo blitz della a fare l’autotrasportatore per i frastum.
Guardia di Finanza.
telli imprenditori. Ancora prima
La centrale, dice l’impianto accu- Nese, dirigente dell’Asl, aveva conIL CASO ZINZI - VISOCCHI
Secondo i legali del sottosegretario, si trat- satorio, è ad Albanella: dai Lamber- vinto – lo scrivono Spiezia e Lembo
terebbe di un grosso equivoco, visto che ti. Tre fratelli e poi i figli. Un retico- - il padre di Romualdo Guarracino,
Zinzi, all’epoca dei fatti non avrebbe rive- lo di aziende. Una vera dinasty. Umberto, della necessità di cedere
stito ruoli all’interno dell’esecutivo regio- Hanno costruito una fortuna econo- tutti gli animali dell’azienda (anche
nale. Dal canto suo, il sottosegretario ha af- mica oggi valutata in 20 miliardi quelli non colpiti dalla brucellosi) ad
fermato, rispondendo ai giornalisti, di at- delle vecchie lire commerciando in Angelo e Gennaro Lamberti quale
tendere con fiducia di essere ascoltato dai pelli importate dalla Calabria e condizione per poter ottenere l’erogiudici. “Sarei implicato in questa vicenda smaltendo i residui di diossina tro- gazione del contributo regionale.
Posti di lavoro, redditi e benessere,
- ha spiegato l’esponente dell’Udc - solo vata a Caserta.
Il
vicesindaco
di
Capaccio,
per tutti gli altri.
perché mi sarei adoprato per venire incon«Quando improvvisamente ti
tro ai 50 dipendenti di una azienda zootec- Mimmo Nese, assessore all’urbanistica,
veterinario,
è
un
dirigente
di
trovi
davanti una pecora nell’allevanica di Marcianise (la Visocchi, N.d.R.),
settore
dell’Asl
Sa3.
Risulta
indagamento
cominci a tremare. Ti rendi
uno degli allevamenti bovini più grandi
d’Europa, decimato dalle conseguenze del- to, da lui gli inquirenti vogliono sa- conto che sei finito». Così un allel’inquinamento da diossina”. Secondo indi- pere come venivano decise le pre- vatore di bufale, previa garanzia
screzioni il sottosegretario, all’epoca dei cedenze per gli indennizzi delle bu- d’anonimato, racconta la sua odisfatti, avrebbe tentato di promuovere la ces- fale trovate infette dalla brucellosi. sea. La pecora? Perchè è questo
sione dell’importante azienda, che la pro- Romualdo Guarracino, allevatore di l’animale vettore della brucellosi.
prietà intendeva dismettere, dopo l’abbat- Albanella, doveva avere l’indenniz- Animali ammalati, da abbattere. Poi
timento di oltre 2.000 capi bovini, a una zo regionale per le bufale brucello- c’è il capitolo dei foraggi, del mais
società salernitana che sarebbe coinvolta tiche che aveva dovuto abbattere. e della paglia. Vanno comprati da
nell’inchiesta di oggi. L’azienda è l’Euro- Dopo quattro mesi di inutile attesa chi ne detiene il monopolio. E a chi
bufalina, di proprietà della famiglia Lam- avvicina Nese che promette l’inte- si ribella la punizione è sicura: «Ti
berti. Una curiosità: quando lo scriviamo ressamento, previo compenso a ri- incendiano la stalla o il fienile. Capisull’allora “Valcalore” Angelo Lamberti e sultato ottenuto. «Ci vogliono 65 – sci e di adegui. E dopo non resta che
Francesco Peduto commentano l’accaduto 70 mila euro», dissero poi ai Guarra- bussare dagli usurai».
e agli atti dell’inchiesta c’è anche quel no- cino i fratelli Angelo e Gennaro
“PAGLIA SOLO PER NOI. ED AL
NOSTRO PREZZO”
La camorra agricola è abituata ad andare
al sodo. Bada al controllo dei mercati delle
materie prime essenziali agli allevamenti. Il
clan Lamberti prediligeva la paglia. “Io
non voglio mischiare la lana con la seta. Io
la paglia te la do a 18 euro, tu quel ragazzo ce lo togli di mezzo e sul mercato ci
dobbiamo stare solo noi”. Angelo Lamberti, il 20 febbraio del 2004, parla con Giuseppe Adinolfi. Gli squarci aperti dall’in-
duto ed uno dei Lamberti. Le reazioni
nella
città dei
templi
sono
state
fortissime. Nessuno ha
voglia di
fare
commenti.
Men che
mai da rendere pubblici. «C’è il lavoro della magistratura in corso.
Aspettiamo ancora qualche giorno»
è questo il refrain della maggioranza e dell’opposizione. L’impianto accusatorio sul responsabile dell’urbanistica nella giunta Sica non sono
suffragate da prove. «Può darsi che
qualche consiglio che ha dato per
permettere a qualche allevatore di
potersi districare da situazioni difficili sia stato equivocato», dice chi
gli è vicino. Le bufale di Peduto
stanno a Piano del Carpine, Albanella. Duecento metri dopo c’è la casa
dei Lettieri, dove Raffaele Cutolo
trascorse la sua ultima latitanza.
Coincidenze? «L’immagine pubblica
dei Lamberti è assicurata da Francesco Peduto. Ha relazioni con politici di livello», scrivono i magistrati.
Nel triangolo d’oro della bufala
stro articolo.
continua a pag 4
PRIMO PIANO
continua da pag. 3
n°11 31 marzo 2006
4
L’altra faccia della mozzarella
la. A fare da “promoter” era proprio l’Utat,
l’Unione per la tutela degli allevamenti
zootecnici della piana del Sele e delle
aziende di trasformazione, presieduta da
Franco Peduto. Lui è il “colletto bianco”
più importante del gruppo Lamberti. “Invece di abbattere i capi malati possiamo e
dobbiamo vaccinare”, era la loro parola
d’ordine. Dopo numerose assemblee con
gli allevatori si arriverà ad imporre alla Regione Campania, come per la cura Di Bella,
una “sperimentazione” per l’Rb51.
L’Rb51 l’hanno inventato negli States alla
“Serum Company Colorado”, è efficace su
bisonti e mucche, sulle bufale contribuisce
solo a “confondere” le
analisi di laboratorio.
Questo era l’aspetto che
interessava alle raffinatissime menti che stavano
dietro
all’operazione.
“Peduto avvalendosi delle
sue entrature e conoscenze nel settore, acquisite
quale presidente dell’Utat
sviluppava e manteneva i
rapporti illeciti con i dirigenti e funzionari della
pubblica amministrazione
si adoperavano insieme a
Lamberti Angelo per la
dazione concordata”, scrivono Spiezia e Lembo a
Antonio Manzo, già vicesindaco di Eboli. Oggi è tornato al- proposito delle tangenti
l’attività giornalistica e si occupa di criminalità organizzata pagate ai “regionali”
L’Utat viene usata come
nanza e della direzione distrettuale antima- un paravento per fare lobby, per sottrarre
fia di Salerno ha aperto diversi filoni d’in- alle tradizionali associazioni professionali
chiesta. Uno di questi riguarda il vaccino agricole (Coldiretti e Cia) il vivace segRb51. Arrivava clandestinamente dagli mento dell’allevamento bufalino e per ageUsa, dopo una triangolazione con la Spa- volare i traffici dell’organizzazione crimigna, e veniva usato di contrabbando negli nosa. “L’Rb51 non funziona e ci fa mele.
allevamenti della Piana. Il medicinale po- Occorre abbattere i capi malati così si riteva sconfiggere la brucellosi nella bufala, sanano gli allevamenti e la tipicità della
così dicevano i suoi ideatori americani. La mozzarella dop è salva”, ispirati da Luigi
“dose” costava poco, appena sette euro e Zicarelli, lo scienziato che oggi è al vertimezzo. Una bufala giovane vale oltre 3mila ce Ibf, l’associazione internazionale degli
euro. Un esemplare di pregio il doppio. Il allevatori di bufale sono solo pochi grandi
gioco poteva valere ampiamente la cande- ed illuminati allevatori di Paestum. La
di paglia. Lamberti “compra” il suo intero
giro d’affari e “dissuade” gli altri trasportatori. “Quanto alle attività economiche oggetto di mira da parte del sodalizio, esse
sono : la compravendita di foraggi e di bestiame e a tutto l’indotto connesso alla produzione lattiero-casearia, strettamente dipendente dalla evoluzione e dalle condizioni del comparto agricolo e zootecnico”,
scrivono gli inquirenti.
LA BATTAGLIA SULLA
VACCINAZIONE
Non c’erano solo le infezioni di brucellosi
provocate ad arte negli allevamenti. “Agricamorra”, l’operazione della guardia di fi-
dalla prima
di Ermanno Corsi
ricevuto un avallo senatoriale. Ma c’è
da chiedersi se una Provincia significa decentramento amministrativo,
portando la struttura dello Stato in
aree periferiche rispetto al capoluogo regionale, quale distanza separa
Aversa e Nola da Napoli? Siamo
dentro un unicum urbanistico che
vede i due Comuni strettamente saldati con Caserta e Napoli. Elevare
uno dei due al rango di Provincia corrisponde ad una oggettiva esigenza
di decentramento, oppure obbedisce
a un deprecabile progetto clientelare? Una diecina di anni fa si discusse a lungo sulla istituzione della Città
Metropolitana: Napoli avrebbe dovuto avere nuove competenze e poteri
alla testa degli oltre novanta Comuni
che la compongono. Ebbene: Nola è
parte integrante di questo progetto
maggior parte dei più piccoli e medi “bufalari” corre appresso alle sirene dell’Utat. Il
capo è Franco Peduto, il “colletto bianco”
più importante del gruppo Lamberti, l’uomo più vicino alla famiglia degli ex cavallari riciclatisi in industriali della pelle ed
allevatori di bufale. “Dobbiamo vaccinare
le nostre bufale. Senza sè e senza ma”, gridano nelle assemblee che si susseguono fra
Altavilla e Capaccio. “Dobbiamo diventare uguali a quelli di Caserta dove agli allevamenti non vengono rotte troppo le scatole”. Nei mesi successivi i servizi veterinari dell’Asl scopriranno diversi allevamenti dove l’Rb51 era stato usato. Quando,
“agganciati” i funzionari regionali De Blasio e Parente, il gruppo scopre che può lucrare sugli indirizzi sugli abbattimenti, abbandonerà al loro destino gli allevatori.
L’Utat finirà presto in una bolla di sapone.
Non serviva più ai Lamberti.
E così la bufala sorpassò la vacca da latte.
Due giorni fa i servizi veterinari delle Asl
salernitane hanno certificato il mutamento
di posizioni tra le due forme di allevamento. Nel salernitano ci sono sessantaquattromila capi bufalini , ora più delle mucche,
concentrati per oltre la metà della loro consistenza numerica in tre comuni: Capaccio,
Altavilla Silentina ed Albanella. Il settore
è organizzato in “filiera corta”, ovvero in
pochi chilometri quadrati coesistono allevamenti e caseifici.
LA STORIA. BUFALE E BUFALARI.
LA POVERTA’ E LA MISERIA.
La loro è una storia di povertà e miseria.
Fino a non molti anni fa vivevano in zone
paludose, malariche di cattiv’aria, come si
diceva, e a condividere questa vita c’erano
gli allevatori, spesso ammalati, emarginati dai paesi. Ma con quel rito amoroso che
li accomunava: all’alba il massaro intonava dei piccoli lamenti, era la chiama ad alta
voce delle bufale, per prendere il latte. Ed
ecco “Anema disperata”, “Core ‘ngrato’,
loro che riconoscono il suono, vanno all’appello. Il grande poeta Rocco Scotellaro diceva che se si fossero messi insieme i
nomi di tutte le bufale avremmo composto
un poema della povertà . Ma oggi non è più
così, le paludi sono state bonificate, il lavoro è meno duro e le nostre si chiamano
“Principessa”, “Regina ‘o sole”, “Bella
zinna”. Sì è tutto cambiato, per fortuna.
Dalle poche migliaia di capi del dopoguerra, oggi è un allevamento ambito, anche se
occorrono grandi spazi e poca stabulazione (vita coatta nella stalla), il mangime dev’essere naturale.
Oreste Mottola
Nuove provincie
che è fermo ma che non è mai stato
revocato. Quando si discusse sulla
Città metropolitana (se doveva essere larga o stretta) si disse che doveva
essere lunga proprio per includervi
anche l’area nolana. E adesso? Sembra che nessuno ci pensi più.
Mentre le Province sono cresciute di
numero in altre regioni, la Campania
è rimasta ferma. Che abbia la sesta,
appare ora anche una riparazione. Il
Consiglio regionale, con l’apposita
commissione, sta valutando il problema. È auspicabile che si faccia
un’analisi non viziata di campanilismi (magari una riedizione meno becera dei “boia chi molla” calabresi).
Perché non pensare alla vasta area del
salernitano meridionale che è il Cilento-Vallo di Diano? La Provincia
di Salerno (quasi 5 mila chilometri
quadrati di superficie) è la terza d’Italia per estensione (dopo Roma a sua
volta preceduta da Cuneo). Le distanze a sud del capoluogo sono enormi.
Se da Sapri si vuole andare a Salerno,
ci vogliono non meno di due ore. Si
a più presto ad andare da Napoli a
Roma. Per connotazione geografica,
tra l’Appennino e il mare, e per vicende storiche, il Cilento-Vallo di
Diano ha tutte le caratteristiche di una
“regione” che continua però a essere
“prigioniera” di una provincia all’interno della quale i collegamenti sono
ancora molto problematici (l’aeroporto di Pontecagnano non decolla,
l’autostrada Salerno – Reggio Calabria è ancora troppo lontana dalla
terza corsia; la variante Futani-Celle
di Bulgheria ha solo ridotto di poco il
disagio degli automobilisti). L’istitu-
zione del Parco nazionale, ora presieduto da Giuseppe Tarallo con i 104
Comuni e gli oltre 200 mila abitanti
che contiene, dimostra l’omogeneità
dell’area sia dal profilo economico
che da quello sociale. Il disegno di
legge a suo tempo presentato, frutto
di una petizione popolare definiva
Provincia Ecologica quella del Cilento-Vallo di Diano. Forse è proprio da
qui che, in sede regionale, dovrebbe
riprendere il discorso di congruità
sulla sesta Provincia della Campania.
Con Aversa e Nola riceverebbe una
ulteriore spinta quel “napolicentrismo” che più volte è apparso il vero
nodo del mancato sviluppo, in termini di economia e di territorio della
Regione Campania.
(tratto da La Repubblica
di giovedì 16 marzo 2006)
5
SELE
n°11 31 marzo 2006
Valva
Grandi manovre per le liste
dalla prima
Stranieri per la bandiera? Riserbo vicino alla Volturo
A grandi passi si avvicina la data delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile, ma a Valva
l’attenzione generale sembra essere puntata
più sulla scadenza del 28 e 29 maggio, quando ci sarà l’elezione del nuovo sindaco ed il
rinnovo del consiglio comunale. Abbiamo
già dato conto delle decisioni già prese dai
due schieramenti che si fronteggeranno alle
amministrative, almeno per quanto riguarda
la carica di primo cittadino: la maggioranza
uscente della “Colomba – Nuovi Orizzonti”
candiderà certamente l’attuale sindaco Michele Cuozzo, mentre l’opposizione della
“Bandiera – Insieme per Valva” ha deciso
nuovamente di puntare su Fiorenza Volturo.
Più incerta la situazione per le candidature
dei consiglieri. Allo stato la maggioranza è
orientata a riconfermare tutti gli uscenti e
cioè Michele Falcone, di recente eletto anche
consigliere alla Comunità Montana, Michele Cuozzo, Michele Feniello, Angelo Torsiello, Maria Teresa Cuozzo e Domenico
Vuocolo. A questi si aggiungeranno probabilmente i due attuali assessori esterni Gerardo Falcone e Antonio Megaro. Per completare la lista, che complessivamente dovrà
essere al massimo di dodici nomi, è caccia
aperta e poche sono le indiscrezioni: si parla
di valvesi, che svolgono attualmente attività
imprenditoriali all’estero e che sarebbero
pronti a ritornare in paese per occupare uno
scranno in consiglio comunale. Situazione
più o meno identica per la “Bandiera – Insieme per Valva”. Certa la conferma degli
attuali consiglieri Maurizio Corona, Michele Cuozzo e Michele Figliulo, quest’ultimo
Eboli
già sindaco per quattordici anni dal 1983 al
1997. Ad essi dovrebbero aggiungersi due
consiglieri, eletti nel 2001 nella lista “Colomba – Nuovi Orizzonti” e poi passati all’opposizione per forti contrasti con il sindaco: Marisa Figliulo e Vito Megaro. Per il
resto nulla ancora di acquisito. I nomi che
circolano per gli altri candidati sono tanti,
ma le bocche restano cucite quando si chiede la conferma o meno di una scelta o di una
decisione.
La vita politico – amministrativa del paese
nel frattempo continua tra segnali di distensione tra gli opposti schieramenti ed il riaccendersi di aspre polemiche. Nel primo
campo va sicuramente annoverata la decisione del sindaco di convocare, dopo la richiesta dell’opposizione e sia pure all’ultimo minuto utile, il consiglio comunale per la nomina della Commissione Elettorale Comunale. La mattina del 20 marzo, presenti tutti
i consiglieri, si è proceduto alla elezione dei
tre componenti. La votazione ha reso evidente che il consiglio è praticamente diviso in
due parti uguali: a causa, infatti, della norma
che prevede l’elezione dei consiglieri più anziani a parità di voti, alla fine sono stati proclamati eletti due consiglieri di opposizione
ed uno solo di maggioranza. Se si considera
che il sindaco è membro di diritto, nonché
presidente, della commissione elettorale, la
parità tra i due schieramenti è perfetta. Comunque nel pomeriggio sempre del 20 marzo
la commissione ha dato una prova positiva
di ‘buona’ politica amministrativa, decidendo all’unanimità di procedere alla nomina
scenario dove si esibirà è particolare, per
il comune può considerarsi un momento
importante, dato che l’interesse si estenderà a diverse fasce di età. Uno spettacolo
musicale non solo per i giovani, anche per
una platea più matura”. La musica per
Emanuele Sica ha un ruolo fondamentale,
lui appartiene ad un gruppo rock il Daysleepers, che nei prossimi mesi presenterà
la prima demo autoprodotta. Sica suona
la chitarra ed è la voce del complesso, composto inoltre da Michele Longobardi alla
batteria, Massimo Arondine alla tastiera,
Massimiliano Patella al basso e Gaetano
Vairo è l’altro chitarrista. Strange Days,
degli scrutatori attraverso un preventivo e
pubblico sorteggio tra tutti gli aventi diritto.
Nel novero delle polemiche va, invece,
ascritta quella aperta dal sindaco Cuozzo nei
confronti della Provincia di Salerno con la
minaccia, riportata da un quotidiano, di chiudere la strada provinciale Valva – Laviano
per dissesti verificatisi nella notte tra il 12 ed
il 13 marzo dopo abbondanti piogge. Non si
tratta della prima volta che il sindaco di
Valva attacca la Provincia, ma mai in passato era arrivato a brandire l’arma del potere
di ordinanza. In questo caso, forse, i toni
sono stati alzati non solo per la prossima scadenza amministrativa, ma anche per quella
ancor più prossima delle politiche. Il sindaco di Valva milita, infatti, in Alleanza Nazionale, per la quale fu anche candidato senza
successo alle ultime elezioni provinciali,
mentre, come è noto, il centro – sinistra amministra la Provincia di Salerno ed alle scorse elezioni provinciali, nei comuni del collegio dell’alto Sele ed a Valva in modo particolare, riscosse un notevole consenso elettorale, centrando l’obiettivo della elezione in
consiglio, il sindaco di Buccino Nicola Parisi, attuale ed autorevole capogruppo dei Democratici di Sinistra.
fili
Tufara raccontata da Vitina Paesano
È la punta del triangolo urbano della
città di Eboli che ha la base verso la
pianura ed il vertice verso la montagna,
è un dedalo di viuzze e di chiese, ricco
di ricordi per gli ebolitani che vi hanno
vissuto prima della seconda guerra
mondiale, è il centro storico dove ha
sede l’associazione Tufara e dove incontriamo il presidente Vitina Paesano
che da persona innamorata del luogo in
cui vive ci racconta il quartiere più antico di Eboli.
Quali sono le caratteristiche e le problematiche principali del centro storico ?
In questi ultimi dieci anni il centro storico è molto migliorato e grazie alla ristrutturazione di diverse abitazioni è
tornato a ripopolarsi, anche se l’amministrazione riuscisse ad accedere alla
legge regionale n 26 si potrebbero ottenere risultati ancora migliori. Il punto
critico è la scarsa vitalità delle attività
economiche che hanno difficoltà ad insediarsi nel centro storico a causa del
poco movimento delle persone, collegato direttamente alla difficoltà di poter
parcheggiare, problema verso il quale
sono allo studio diverse soluzioni.
Quali sono le principali ricchezze del
quartiere ?
La ricchezza è costituita dalle pietre
che costituiscono la case e le innumerevoli chiese che insieme al castello
gratuità dei corsi in quanto molti pensano che le associazioni ricevano molti
fondi dagli enti, ma in realtà tutto ciò
che realizziamo avviene grazie al contributo dei volontari, e poi perché la trasmissione di un arte deve essere gratuita in quanto è un dono che una persona fa ad un’altra. Questi corsi hanno
permesso ad alcune casalinghe, una
volta acquisite le competenze, di iniziare una piccola attività in proprio riu-
LA PAGELLA
rappresentano un potenziale di sviluppo turistico per la nostra città ed in effetti ci sono già dei primi risultati infatti quest’estate ci sono stati alcuni
pullman di turisti che hanno visitato il
centro storico.
Come e quando nasce l’associazione
Tufara ?
L’associazione nasce nel 2001 come
comitato di quartiere per raccogliere le
diverse istanze dei cittadini e per portarle all’amministrazione comunale che
ha trovato soluzione per molti problemi, anche se rimangono ancora tanti irrisolti. L’associazione prende il nome
Bob Dylan,
il 14 luglio
a Paestum
dal torrente Tufara che scorre nel centro storico e che la nostra associazione
vorrebbe vedere restituito agli ebolitani, in quanto rappresenta un parte importante della storia di Eboli e che ora
è ridotto ad una discarica.
Quali sono le attività della vostra associazione ?
Altro obbiettivo dell’associazione è
quello di far innamorare nuovamente
gli ebolitani del centro storico attraverso dei corsi gratuiti che ripropongono le
vecchie attività degli artigiani quali
l’uncinetto, la lavorazione del vimini o
il chiacchierino. Tengo a precisare la
Servizi
Verde
Attività economiche
Sicurezza
Viabilità
6
5,5
4
6
4,5
scendo così ad integrare il reddito familiare. Oltre a questi corsi realizziamo tre volte alla settimana un doposcuola per i ragazzi del quartiere ed insieme alle altre associazioni del centro
storico abbiamo realizzato diverse manifestazioni per movimentare il centro
durante il periodo estivo.
Quali sono i progetti per il futuro ?
Continuare nella strada intrapresa riuscendo a coinvolgere maggiormente le
altre associazioni ebolitane.
Gian Paolo Calzolaro
comunque, non è solo la denominazione
della rivista, è un’associazione che nel panorama musicale ha saputo inserirsi efficacemente. Sua è l’organizzazione del concorso Today I’m Rock con lo scopo di incentivare la musica e di permettere ai
gruppi emergenti, provenienti da tutta Italia, una promozione gratuita. La manifestazione si svolge in piazza Santini e a parteciparvi otto gruppi, i quali si esibiranno
dinanzi ad un pubblico che potrà godere
di una edizione aperta ad ulteriori forme
di espressioni artistiche, come: fumetti,
cortometraggi, moda e teatro. Gli interessati avranno la possibilità di usufruire di
un pacchetto turistico gratuito per risiedere a Capaccio-Paestum per tutta la durata della rassegna (18, 19 e 20 agosto). Al
termine ci saranno dei vincitori con tanto
di premi, e in termini economici e in quelli strettamente artistici. Al primo classificato andranno 1000 euro con la strada
spianata per la partecipazione dell’esibizione live al Mei di Faenza. Il secondo premio, invece, è di euro 500. Emanuele Sica,
la cui professione è quella del grafico pubblicitario, poi, parla anche delle difficoltà
che si riscontrano nel pubblicare la loro
rivista sul territorio capaccese. “Non ci
sono ritorni economici, i giovani si mostrano poco interessati ed inoltre la concorrenza è cresciuta, anche se comunque bisogna
vedere i prodotti. Il nostro è ad ogni modo
un settore specifico. Abbiamo anche provato qualche tempo ad uscire nelle edicole con un costo minimo e non più gratuito
come poi è stato rifatto, perché il tentativo
non si è rivelato dei migliori. Nelle edicole
si è portati ad esporre le riviste più famose e quando qualcuno chiedeva la nostra
tanti nemmeno si ricordavano il nome e dicevano di non averla”.
Marita Miano
ALTAVILLA
n°11 31 marzo 2006
Cembalo sfiderà Di Feo
Via libera da Ugolini, Bolinesi e Di Chiara. “E’ uno che sa ascoltare”
“Si parte da Franco Cembalo (nella
prima foto a destra)”. Un pubblico delle
grandi occasioni, ma civile e composto,
ascolta e poi applaude. Siamo alla
“Brace d’Oro”, al centro della piana altavillese. Tocca al “dottor Sottile” della
coalizione, Gianfranco Ugolini, spiegare i motivi che hanno spinto i consiglieri comunali di minoranza, affiancati da
Ds, Margherita e Rosa nel Pugno, a scegliere il medico di Olivella come proprio
portabandiera. “E’ un altavillese da parte
di madre e padre, ha una moglie di Altavilla, vive ad Altavilla. E poi un carattere pacioso, tollerante. E’ un mite. Uno
che media. Ascolta davvero la gente”.
Pochi erano disposti a scommettere sul
fatto che Fausto Bolinesi, Germano Di
Chiara (nella seconda foto a destra) e
Gianfranco Ugolini, ad un mese e mezzo
dalla presentazione ufficiale delle liste,
assumessero una decisione così coraggiosa ed in tempi di record. “Cembalo?
E’ un democristiano di formazione sociale. L’ho visto bene, quando insieme
lavoravamo al Pronto Soccorso, trasformare quel luogo di sofferenza in un’area
di accoglienza. Poi - continua Ugolini - è
in consiglio comunale dal 1992, rivestendo un po’ tutti i ruoli. Questo ha una valenza”. Anche lo Sdi – Rosa nel pugno è
con Franco Cembalo. “Determinante è la
nostra sintonia con il candidato – sindaco su tutta una serie di ipotesi politico –
programmatiche – ha reso noto Germano
Di Chiara -. In particolare noi gli chie-
diamo di adoperarsi per la formazione di
una classe politica più giovane”. Per il
circolo locale della “Margherita” (al
quale non fa riferimento il sindaco in carica) ha parlato l’avvocato Sabatino Di
Lucia. “Franco Cembalo è la persona più
indicata per ricostruire la trama unitaria
dell’intero paese. Poi ha quel sano realismo, concretezza, che gli permetterà di
rivolgersi a tutti”. Fausto Bolinesi, leader locale dei Ds, non rinuncia alla battuta: “Ringrazio Franco innanzitutto per
essere uscito dal Pdfcc, ovvero il partito
delle famiglie Cembalo Carrozza”, così il
medico diessino ha indirettamente reso
noto la notizia che “Unico” aveva già
reso noto. La sua nuova casa politica è
coi Ds. “Se il buongiorno si vede dal
mattino la grande partecipazione di questa sera – continua Bolinesi - mi fa ben
sperare. Anche perchè abbiamo restaurato le forze politiche, che potranno aiutare i cittadini a partecipare direttamente
alla gestione della cosa pubblica”. All’assemblea hanno anche partecipato Palmiro Cornetta, sindaco di Serre, e Carmine Aquino, segretario Ds di Albanella.
Un poeta altavillese Albanella, ci sono
Altavilla, nei
negozi c’è tutto Arnaldo Di Matteo i revisori dei conti
Devo fare una precisazione riguardo al
mio articolo pubblicato sul numero 07
di “Unico”, in cui scrivevo, riguardo
alle attività commerciali altavillesi: “Le
poche già esistenti sono come addormentate: i pochi rifornimenti, la poca
offerta costringono i residenti ad andare fuori anche solo per comprare un
giornale o una crema per il viso”, non
intendendo, con ciò, un attacco contro le
negligenze personali dei singoli commercianti. Ritengo, piuttosto, di dover
sottolineare come anche questi siano vittime del ristagno culturale ed economico del posto e soffrano di una utenza
sempre più ristretta, dovuta alla scarsità di interessi e all’emigrazione, che impedisce loro grandi investimenti. E’ condizione di tutti i piccolissimi centri, probabilmente, in cui non è facile trovarsi
a svolgere un’attività di questo tipo. Ma
ritengo il territorio di Altavilla a vocazione più “ampia”. Il mio era uno scritto di incitamento a fare di più, rivolto
all’intera comunità, un momento di autocritica costruttiva e strutturale, non di
critica distruttiva ad personam, per
giunta. Tuttavia, le responsabilità individuate da me, cittadina, non erano
chiare nell’articolo e andavano meglio
precisate. Me ne scuso con i diretti interessati.
Diomira Cennamo
In questi giorni, 4 marzo del
1999, vi è stato
l’anniversario
della scomparsa del poeta e
scrittore salernitano Arnaldo
Di Matteo, che
era nato ad Altavilla Silentina il 18 gennaio
1933.
Arnaldo di Matteo, di formazione liberale, è
stato, per tutta la sua vita, un instancabile ed
apprezzato operatore culturale. Il convitto,
da lui gestito a via Luigi Guercio, è stato
una fucina per una folta schiera di intellettuali salernitani. Il suo periodico di lettere
ed arti “Verso il Duemila”, e l’omonimo
premio letterario, hanno fatto, per un cinquantennio, da lievito per il dibattito culturale, travalicando le frontiere provinciali. E
ancora vengono alla memoria, all’indomani
della sua morte, le parole del professore Renato Aymone: “caro Arnaldo, con le tue
opere, ti sei costruito il più bel monumento
per l’eternità!” Nell’occasione, tutta la redazione è vicina alla moglie Pina ed alla figlia Cristina, che continuano, nel suo nome,
la rivista, da lui fondata, ed il premio letterario, che si tiene, con cadenza annuale, a
Salerno. Riportiamo una sua poesia, dedicata al 2 novembre: “Genuflessi/ dicono:
Pace!/Una voce risponde: Amore!/.
Albanella, Nominato il Collegio dei
Revisori dei Conti nella seduta
consiliare del 21 marzo 2006.
Il sindaco dopo aver ringraziato il
Collegio dei Revisori uscente per la
fattiva collaborazione e disponibilità professionale dimostrata verso
il comune.
Propone la nomina del nuovo collegio dei Revisori Dei Conti composto da : Presidente: Pasquale Lamberti
Componenti: Ciro Bello e Giuliano
Iannoto.
e gli scrutatori
1 Sezione: Antonio D’Angelo,
Carlo Portanova, Sofia Anzisi,
Sofia Quaglia;
2 Sezione: Rosaria Poppite, Mariangela Gaudiano, Anna Di Mieri,
Marzia Lettieri; 3 Sezione: Claudia
Inglese, Olga Avagliano, Simone
Mazza, Rosetta Pingaro;
4 Sezione: Inglese Claudia, Avagliano Olga, Mazza Simone, Pingaro Rosetta;
5 Sezione: Adriano Verderame,
Elisa Capozzoli, Adriano Picilli;
6 Sezione: Jessica Pellegrino, Dionigi Lanza, Luciateresa Di Biasi,
Piero Di Matteo Caterina Montano
6
Non pare si debba ricorrere al concetto mitico-letterario del “fato”, piuttosto è qualcosa di psicopatologico
ad emergere dalla convinzione che un
“potere sordo” nel nostro paese ammanti e controlli ogni cosa. C’è il bisogno malsano di collocare sempre
fuori-da-sé le spiegazioni di storture e
fallimenti, immobilismi e rinunce.
La “quiescenza” non è un dato congenito, un retaggio atavico, è la risultante di un sistema complesso di
forze. Le esercita intenzionalmente un
potere identificabile; esso ha forme,
sembianze, strumenti, strutture, risorse, progetti; può essere descritto, raccontato, avvicinato, studiato, affrontato.
Abbiamo proprio lavorato male! Le
elezioni incombono e le menti migliori non vanno oltre la tirata lagnosa sui
mali del paese e la stucchevole teoria
delle potenzialità inespresse, o, al
peggio, scelgono l’autolisi in nome di
una limpieza de sangre politico. Nessuno s’accorge del bisogno di dover
dire: “qui io faccio, farò questo”, di
doversi ritagliare, da solo o con altri,
uno spazio da cui ideare/negoziare
forme
materiali,
anche
microscopiche, di cambiamento.
Invece eccoti l’approccio grandeur,
quello che mette a posto la coscienza
e lascia libere le mani: bisogna modificare la “mentalità della nostra comunità”. Oddio!
Chi, cosa e come dovrebbe farlo?
L’imponderabile: una congiuntura
astrale? Il fato? Un miracolo? O il
mondano: l’eroico esempio di qualche ammirevole condotta? La denuncia coraggiosa che inchioda il malandrino alle sue responsabilità? L’azione eclatante che dispiega un percorso virtuoso? Ma andiamo! Senza elementi e dati che “segnano” la pelle e
le coscienze degli altavillesi, è autocompiacimento ben vizioso considerare mutati i valori di riferimento dell’elettorato. Chi, cosa e come dovrebbe aver acuito lo spirito critico che dispone a una maggiore sensibilità morale ed etica? Insensato autoinganno
quello dei retori sdegnosi cui basta
credere a un argomentare che persuade e induce al “voto che cambia e innova”. Sarà mica che a questi maître
à penser procura disagio, ripugna
(povere anime candide ed elevate!)
indagare tante “banali”, quotidiane,
prosaiche ragioni che motivano il
voto? Conoscere il territorio, questo
territorio fatto di luoghi, persone, situazioni e oggetti concreti, significa
aver compreso che ogni reale cambiamento potrà imporsi solo gradualmente, con fatica, dai recessi, nelle
piccole cose, nell’ordinario, sottoesposti/sottoposti, attraverso un processo di “contagio”, quasi si fosse dei
virus, che entrati in un organismo
strutturato, si riesce a “infettarlo”,
producendone la trasformazione se
non la scomparsa e la rigenerazione.
Alla colonna dello stilita ascetico e
piagnone preferisco la croce dell’esserci e del fare.
Lucio Ascolese
[email protected]
Piccole forme
materiali
7
CALORE
n°11 31 marzo 2006
De Rosa: “Miliardi di lire contro le falsità di Pipolo”
Da sette anni il vice presidente della Comunità montana è di Piaggine
“Su 250 operai forestali, 200 sono dei paesi
collinari e solo 50 dei comuni, cosiddetti di
pianura. Dei 200, 50 sono di Piaggine.” Chi
parla è Donato De Rosa (nella prima foto),
presidente della Comunità montana Calore
Salernitano che non ci sta alle “gratuite provocazioni” di Angelo Pipolo (nella seconda foto), sindaco di Piaggine che da queste
pagine lo ha accusato di una deriva degli
interessi verso la piana da parte della Comunità Montana.”
Lo sfogo non finisce qui!
“Da sette anni, il vicepresidente dell’ente è
Nicola Palmieri, consigliere comunale di
Piaggine e non sono poche le risorse destinate all’alta valle: 15 miliardi di lire destinati alla riforestazione, 3 miliardi del Pit
del parco alle Gole del Calore e Magliano,
4 miliardi a Sacco per la messa in sicurezza del costone a valle del centro storico, 3
miliardi di vecchie lire per interventi sul
torrente Trenica di Campora, 450 mila Euro
per il Pir che vede coinvolti Piaggine, Valle
dell’Angelo e Laurino. Il bel campo sportivo da poco tempo terminato a Piaggine è
stato fatto con il contributo di 100 mila
Euro della Comunità montana!”
Insomma, niente da rimproverarsi!
“La stessa realizzazione della strada Villa
Littorio – Isca- Tufolo (300 mila Euro di
risorse della 97), che ha abbattuto i tempi di
percorrenza dall’alta valle a Roccadaspide,
è un’altra dimostrazione dell’impegno dell’ente per la parte montana del territorio.”
Piaggine si sente isolata ...
“E’ l’amministrazione Pipolo che ha scelto l’isolamento! Ultimo esempio: il rifiuto
a voler partecipare al progetto che abbiamo presentato insieme alla società S.m.a.
per la valorizzazione della “biomasse” e del
progetto per creare sinergie al fine di fare
economie sulla raccolta dei rifiuti solidi urbani.”
Pipolo dice che in una Comunità montana che funziona non c’è bisogno di una
Unione dei comuni.
“In linea di principio potrei essere d’accordo. Purtroppo per lui l’Unione presieduta
dal mio amico Salvatore Iannuzzi, svolge
le sue funzioni in settori che non sono di
competenza delle Comunità: Segretario comunale in comune, vigilanza urbana integrata, ecc.”
Sarebbe il caso di parlare anche della si-
tuazione politica a Roccadaspide visto
che siamo alla vigilia delle elezioni, ma
questa volta De Rosa frappone un irremovibile “no comment”:
“La situazione è molto confusa e non è il
E’ di scena la “Margherita”
Roccadaspide
Auricchio e Miano con Ettore Liguori
Il capo dell’ opposizione di Roccadaspide, Girolamo
Auricchio, ha radunato il centro sinistra della Margherita, in vista delle politiche del 9 aprile. Sanità, sistema elettorale e visibilità delle aree interne, i temi affrontati durante l’incontro del 18 marzo. Gli intervenuti hanno definito l’iniziativa una rimpatriata per il
fatto di dibattere attorno allo stesso tavolo. Il senatore della Repubblica, Ettore Liguori, e l’assessore provinciale ai lavori pubblici, Franco Alfieri, sono stati
più volte invocati dagli altri relatori per stare vicini al
territorio. E non a caso, sono intervenuti i sindaci della
Valle del Calore: Michele Lavecchia (Castel S. Lorenzo), Rosario Sangiovanni (Monteforte), Franco Palumbo (Giungano), Gaetano Pacente (Laurino), Maurizio Caronna (Felitto), esponenti del centro sinistra.
Assente il consigliere di minoranza Gaetano Tabano,
richiamato da un’urgenza sanitaria. Auricchio si è rivolto a Liguori, Alfieri e ai sindaci per un impegno
sinergico per le nostre zone. “Grazie Ettore per l’apertura dell’ospedale, ma da allora i posti letto sono rimasti 56. Solo per il nostro ospedale non ci sono fondi.
Dopo le elezioni, questo problema va affrontato. Franco, circa la viabilità, serve un intervento per la Serra
Roccadaspide, la Albanella Roccadaspide e la strada
di Carretiello Chiedo anche a voi sindaci della Valle
del Calore di riunirci per un impegno comune”. Il consigliere di minoranza Mario Miano ha rivendicato una
visibilità per l’area interna, da lui definita “zona franca, orfana, figlia di n.n”. Franco Alfieri ha puntualizzato la carenze progettuali del territorio e la partenza della Fondovalle. “ Le zone interne hanno varie
difficoltà e sento anche mia la responsabilità. E’ anche
vero, però, che non ci sono progetti su cui investire.
Tra un mese, inoltre, partiranno i lavori per la Fondovalle”. Alfieri è candidato alla Camera con l’Ulivo,
al 23° posto, senza alcuna probabilità di essere eletto. Critico Ettore Liguori sul nuovo sistema elettorale proporzionale. “ E’ una norma per attutire la sconfitta del centro destra. Io sono candidato al Senato con
caso di aumentare le occasioni di polemiche
o di risentimenti. Ne parleremo più avanti.” Così risponde alle pressanti richieste di
una presa di posizione.
Bartolo Scandizzo
Roccadaspide:
Incontro pubblico
Martedì 28 marzo ore 19,00
Aula consiliare
“ROCCADASPIDE, PROBLEMI E PROSPETTIVE ALLA
VIGILIA DELLE ELEZIONI COMUNALI”
Franco Auricchio, Michele
Cammarano, Sergio Civita,
Giuseppe Conforti, Antonio D’Angelo, Franco D’Angelo, Gennaro D’Amgelo,
Ciccio De Rosa, Cosimo Galardo, Mario Ianniello,
Marchesano
Giuseppe,
Franco Mauro, Fernando
Poppiti, Gabriele Quaglia,
Michele Quaglia, Tanino Tabano.
a
au
ug
gu
ur
r ii
la Margherita al 7° posto e non posso chiedere una
preferenza perché tutto dipende dalla percentuale che
raccoglierà il partito”. Il senatore si è anche espresso
sulla Sanità. “L’ospedale di Roccadaspide è rimasto
fermo a 56 posti letto per mancanza di fondi. Siamo
stati presi in giro dall’ex dirigenza dell’Asl Sa 3 che
aveva promesso il completamento del nosocomio
entro un anno. E il nuovo direttore generale ha trovato l’Asl con un debito di 65 milioni di euro della vecchia dirigenza. I fondi sanitari, inoltre, sono pubblici
, ma la quota del Pil riservata alla Sanità è del 6.7 per
cento, la più bassa d’Europa, dopo la Grecia”. Liguori, infine, si è rivolto, scherzosamente, al sindaco Giuseppe Capuano, presente all’incontro. “Saluto il sindaco di Roccadaspide, sperando, però, che non ci sia
lui l’anno prossimo”. Chiaro il suo auspicio, per una
vittoria alle comunali, del compagno di partito Auricchio. Tra i presenti, il candidato a sindaco Giuseppe
Antonio Ricco e i ragazzi di “Leonardo”.
Francesca Pazzanese
Presso l’Università degli Studi di Salerno, si è brillantemente laureata in Scienze della ormazione Primaria, con il massimo di voti e la lode, Vincenza Manna di
Campagna (Sa) alla resenza del ch.mo
relatore Prof. Antonio Iannaccone e del
co-relatore Prof. Michele Cesaro. I più
sinceri ed affettuosi auguri dai genitori
Romolo e Carmela, dal fratello Roberto
e dalla sorella Teresa, dai parenti tutti.
A Giuseppe “tutto ciò che non è possibile esprimere con la nostra presenza, ti giunga con questi auguri". mamma e papà
Al neo dottore Gabriele Cammarano di
Fonte di Roccadaspide congratulazioni vivissime per la laurea in Sociologia conseguita brillantemente il 27 Marzo 2006 presso l’Università degli Studi di Salerno.
Amministrative:
appello e contrappello
Roccadaspide. Donato De Rosa non
parla: “La situazione è confusa e
non è il caso di contribuire a renderla ancora più complicata.” Alcune voci accrediterebbero un tentativo del gruppo per far recedere
Giuseppe Antonio Ricco dal candidarsi per avere le mani libere nella
trattativa con tutti gli altri contro
Auricchio.
Girolamo Auricchio, superata la defezione di Tanino Tabano (la sua
firma ricompare sotto il manifesto
di Frano D’angelo), marcia a tappe
forzate verso la composizione della
lista con una capacità di attrazione forte, anzi fin troppo! Qualcuno si chiede come farà a fare spazio a tutti quelli che ha invitato ad
entrare senza stravolgere il nucleo
portante del suo gruppo? E’ un
equilibrismo che si gioca sul filo dei
lana.
Franco D’Angelo più quindici, tentano l’impossibile: lanciare una
nuova proposta di aggregazione
che dovrebbe fungere da detonatore per far deflagrare tutti i gruppi fin qui composti.
Claudio Pignataro ha posto sul
piatto della bilancia il suo patrimonio di voti “conquistati” nelle precedenti campagne elettorali. Però,
se non sceglie per tempo rischia di
trovarsi solo con i suoi. Ormai è
troppo avanti per ritirarsi: dovrà
andare avanti in ogni caso, pena la
perdita del ruolo di leader.
I giovani di Leonardo, preda ambita da tutti. Non sono i numeri (voti)
che vengono loro accreditati, quanto per l’immagine giovanile che
porterebbero all’interno della lista
a cui si aggregherebbero in caso di
rinuncia alla presentazione di un
loro specifico simbolo che fa gola.
Giuseppe Capuano, ben consigliato, ha rinunciato a ritirare le deleghe agli assessori di “fede” derosiana e continua a lavorare ad una
sua lista nella tranquillità di chi ha
messo nel conto anche la rinuncia
perchè non ha niente da perdere.
Sicuramente non sarà disposto a
concedere ad altri quello che non
ha voluto concedere ai suoi ex
amici di maggioranza: l’accettazione di un ruolo diverso da sindaco!
Qualcuno segnala che Giovanni
D’Angelo, ex sindaco del paese in
diverse stagioni, stia facendo un
giro tra gli ex sostenitori per verificare se ci sono le condizioni per un
rientro in scena. Sembra che non
trovi molti consensi!
Gli elettori stanno alla finestra a
guardare in attesa di schiarite che
potranno arrivare solo alla fine di
un lungo e tortuoso cammino.
Intanto sul paese è arrivata la tegola della notizia che l’Asl SA-3 è
sotto di oltre 60 milioni di Euro.
Questo vuol dire che anche i progettati potenziamenti dell’ospedale faranno fatica a vedere la luce
mei tempi brevi che tutti qui si
aspettano.
DIANO
n°11 31 marzo 2006
La campagna elettorale che non lascia tracce
Pochissimi manifesti per le elezioni.
Il tempo dello “scrutatore non votante”
“Lo scrutatore non votante / è come un sasso
che non rotola / tiene le mani nelle tasche / e i
pugni stretti quando nevica / prepara un viaggio ma non parte / pulisce casa ma non ospita
/ conosce i nomi delle piante / che taglia con la
sega elettrica”.
Samuele Bersani, uno dei principali cantautori italiani dell’ultima generazione, descrive con
rara intelligenza, nella canzone “Lo scrutatore
non votante”, lo spirito di questa campagna
elettorale per il voto delle politiche, che, tra
carichi di speranze, certezze, vanità, si sta avviando stancamente alla conclusione. I punti
di contestazione, in questa occasione, nascono
su una legge proporzionale che blocca la scelta elettiva del candidato, privando le aree limitrofe (Vallo di Diano, Cilento e Valle del Calore compresi) di rappresentanti politici che
costituiscono, nel bene e nel male, gli unici referenti con la realtà nazionale, mediatori decisivi di scelte socio-economiche che segnano il
futuro delle aree limitrofe, specie in un contesto periferico come quello salernitano.
La legge di elezione dei candidati, nelle liste
bloccate, ha privato di ogni significato il voto
dei cittadini, finendo per rappresentare il più
asettico anacronismo di favoritismi elettorali,
mirati a celare le vere anime politiche di questa terra.
Su questa campagna elettorale che si vive nel
freddo più indifferente, nel normale gelo di
queste norme, il popolo, come la mitologica figlia di Agamennone, Ifigenia, è sacrificato sull’altare del voto per il bene dei posti assicurati, dei risultati già acquisiti, degli scranni di comando pronti ad essere occupati. Tutto questo
delegittima aree, come le nostre, che sentono il
dovere di una vera rappresentanza, non collegata alle visite di rito oppure ad atteggiamenti
di facciata.
Ma questo appuntamento politico sta cono-
scendo la minacciosa
figura dello “scrutatore non votante”, personaggio che aleggia,
purtroppo, non solo
tra le rime di una canzone impertinente: un
discutibile comma
della legge sulla nomina dei responsabili
del seggio elettorale
ha previsto che gli
scrutatori siano indicati dalla commissione elettorale civica,
eliminando il sorteggio dei nomi compresi nella lista degli
aspiranti scrutinatori.
Una delibera che limita il significato del diritto di voto, comportando nomine di scrutatori per nulla all’altezza dei valori di liceità e regolarità, aspetti che rischieranno di
essere integralmente sviliti da questo cinico sistema di conferimento delle cariche.
E’ il ritratto dell’indecenza più sbandierata, architettata attraverso azioni che hanno determinato il più classico gioco clientelare per l’assegnazione dei posti, alla faccia di ogni competenza e di ogni serietà nello svolgimento di un
compito così delicato.
Casualmente, c’è un aspetto positivo in questa
campagna elettorale: è finalmente finita l’invasione di manifesti inseriti negli spazi più improbabili, dai cassonetti per i rifiuti alle masserie abbandonate, dalle campane per il vetro
fino alle cabine del gas metano. Volti, spiriti,
facce e slogan gettati in un cassetto, in attesa
Centro storico, via ai lavori
di restyling per 3 milioni
Parte il restyling di Sala
Consilina. La città del Vallo
di Diano è destinataria di un
finanziamento di complessivo di 3.173.775,00 euro. Si
tratta di fondi regionali che
saranno utilizzati per l’ampliamento di spazi di aggregazione, la creazione della
villa comunale e il miglioramento della viabilità nel centro storico. La villa sorgerà
in via Pozzillo e sarà dotata
di parco giochi, di piste per
footing, di spazi arredati per
il tempo libero e di un anfiteatro con gradinate all’aperto. Il sindaco Gaetano
Ferrari sottolinea come “gli
interventi mirino a migliorare la qualità della vita in
città”. Per quanto riguarda
la viabilità del centro storico, l’intervento più significativo è quello del collegamen-
to, con ascensore o scala mobile, tra corso Vittorio Emanuele e via Gatta, al fine di
abbattere le barriere architettoniche e di avvicinare,
così, piazza Umberto I e la
parte alta della città. Prevista, inoltre, una bretella di
collegamento tra largo Ugo
Bassi e via Cravatta, con innesto sulla ex strada statale
19, all’altezza di via Mezzacapo, dalla quale sarà così
possibile raggiungere il
rione Sant’Eustachio. A supporto della bretella di collegamento, lunga circa 700
metri, verrà realizzato un
parcheggio per 50 posti.
Tutte le opere pubbliche finanziate dalla Regione rientrano nel piano programmato nei mesi scorsi dall’amministrazione comunale salese.
b.p.
del riciclo, della rivalutazione, della prossima
sfida politica.
Senza dimenticare l’assenza di dibattito politico (determinata sicuramente dalla fine della
lotta per le preferenze) svolto con i cittadini,
che aumenta ulteriormente il distacco con le
parti sociali, il vero motore di un impegno comune.
E in mezzo a questo “mare magnum” di indecenze burocratiche e politiche, che ci traghetteranno al voto, lo “scrutatore non votante” è
sempre lì, sulla tolda della nave amministrativa, a vivere il suo personale campionario di intolleranze politiche. Salvo poi dimenarsi sul
primo seggio libero.
Carmine Marino
Servizio anti-mobbing da parte
del Piano Sociale di Zona S4
Per due giorni a settimana gli utenti
interessati potranno rivolgersi presso
appositi sportelli dove un consulente ascolterà e seguirà i casi di mobbing del Vallo di Diano e del Tanagro.
Il nuovo servizio è partito oggi. Ogni
settimana, il martedì e il venerdì
presso le sedi dei segretariato sociali di Polla e di Montesano Scalo un
consulente esperto curerà i casi di
mobbing segnalati con la totale segretezza. Gli sportelli saranno aperti:
Martedì a Polla (piazza Ritorto) dalle
16,00 alle 18,00 – tel. 0975 375354
Venerdì a Montesano (Via nazionale, 127) dalle 10,00 alle 12,00- tel.
0975 866018
Il “Mobbing” è l’insieme di quegli
atti e quei comportamenti posti in essere nei luoghi di lavoro da datori di
lavoro, capi intermedi o dagli stessi
colleghi che arrecano offesa alla dignità della persona e che ripetuti nel
tempo, possono causare danni rilevanti alla condizione psico-fisica del
lavoratore fino a provocarne l’espulsione del mondo del lavoro. Azioni
del “Mobbing” possono essere
l’umiliazione, la minaccia, la derisione, il mortificare , il calunniare,
l’emarginare, privare di mansioni,
nascondere con l’intenzione di non
informare su notizie necessarie per
svolgere in modo corretto la mansione a cui si è preposti.
Il “Mobbing” produce incertezze
nella persona mobizzata, portandola
a pensare di essere tanto debole da
dover cedere per forza, incapace di
mettere in pratica tutto ciò che credeva di sapere.
Nella maggior parte dei casi chi è
mobizzato difficilmente riesce a trovare un nuovo lavoro a livello di
quello precedente, perché è sfiduciato delle sue capacità.
Denunciare un atto o un comportamento di “Mobbing” non è cosa facile perché richiede grande forza interiore ma non bisogna mai dimenticare che NESSUNO ha il diritto di
calpestare la propria dignità.
8
Il punto sui farmaci
per il colesterolo!
Tra i farmaci
ampiamente
utilizzati per il
colesterolo i
più discussi
sono le statine ovvero farmaci
come
simvastatina
(Sivastin),
atorvastatina
(Lipitor, Torvast), pravastatina (Pravaselect) e fluvastatina (Lescol). Il
problema principale di queste terapie è che può esserci un aumento
del rischio di mialgia, miopatia e in
particolare di rabdomiolisi in pazienti che assumono dosi troppo
elevate di farmaci o in presenza di
altre terapie che possono interferire. Ricordo brevemente, a titolo di
esempio, che chi fa uso di statine
non dovrebbe utilizzare antibiotici
come claritromicina (Klacid, Veclam).Questi farmaci essendo metabolizzati dallo stesso sistema epatico causano un aumento delle concentrazioni ematiche di statine e
quindi aumentano il rischio di effetti collaterali. Durante una terapia
ipocolesterolemizzante con farmaci per il colesterolo è opportuno il
controllo periodico della CPK e l’osservazione dei sintomi, segnalando
prontamente al medico o al farmacista la comparsa di dolore o debolezza muscolare. Recentemente è
stato anche riportato un aumento
del rischio di neuropatia periferica
per i pazienti in terapia con statine.
Si tratta di alterazioni delle terminazioni nervose che possono portare a sintomi come debolezza muscolare, formicolii e dolore, affaticabilità, senso di pesantezza alle
gambe… Ad esempio se sono interessati gli arti superiori, si può provare fatica nel portare la borsa della
spesa, nello svitare i coperchi dei
barattoli, nell’aprire la porta, o nel
pettinarsi. Oppure ci si può accorgere che il modo di camminare si è
modificato, senza capire esattamente come e perché. E’ possibile “trascinare” i piedi, oppure allargare la
marcia nel tentativo inconscio di
mantenere l’equilibrio. Numerosi
farmaci possono indurre neuropatia e recentemente l’Agenzia di Farmacovigilanza Australiana ha ricevuto diverse segnalazioni di neuropatia periferica associate proprio all’assunzione di statine (simvastatina, atorvastatina, pravastatina, fluvastatina). Raccomandiamo ai pazienti in trattamento a lungo termine con statine che qualora sviluppino disturbi sensoriali o motori durante l’assunzione di farmaci per il
colesterolo, consultino immediatamente il proprio medico ed eventualmente prendano in considerazione l’interruzione della terapia.
Alberto Di Muria
[email protected]
9
AGROPOLI
n°11 31 marzo 2006
Via Campanina: Dubbio amletico.
Siamo ad Agropoli o ad Ogliastro?
rente dei problemi di
questo posto un po’ abbandonato.
“ Per molti anni – commenta Giuseppe Giubileo- questa strada sembrava esser dimenticata
da tutti, le amministrazioni dei due comuni, in
mezzo ai quali abitiamo,
non si decidevano su chi
dovesse occuparsi dei
vari servizi e su quali
erano le loro pertinenze.
Mi spiego meglio: per
cinque anni è successo un
fatto strano, a Via Campanina non arrivava la
posta, le direzioni degli
uffici postali di Agropoli
e Ogliastro non sapevano
decidersi, non sapevano
se questa zona fosse di
pertinenza di uno o dell’altro comune. Come facevamo a ricevere le corrispondenza? Chiedeva-
Agropoli è attorniata da tanti piccoli
paesi in via di espansione, tutti in collina, uno dei più famosi è Ogliastro cilento, il paese dei fichi bianchi.
Ma non parliamo di Ogliastro, più nel
particolare, di una strada, Via Campanina, che unisce Agropoli e Ogliastro.
Questa via sorge alla periferia di Agropoli, dopo i cosiddetti “ponti rossi”
della vecchia ferrovia, sale pian piano
in collina, tra ruderi e terre coltivate a
piante d’ulivo. Tutte le case e le villette contemplano dall’alto il panorama
agropolese; la strada sfocia e finisce ad
un incrocio,ed è proprio qui che entriamo nel comune di Ogliastro.
Di fattoVia Campanina è Comune di
Agropoli, ma i residenti fino a qualche
tempo fa avevano qualche problema di
identità. La strada , trovandosi esattamente nel mezzo tra il comune di Agropoli e il piccolo comune di Ogliastro
cilento, ha destato qualche discordia e
un po’ di confusione.
Ce ne parlano Giuseppe e Sabina Giubileo, due fratelli residenti in via Campanina, proprio loro ci mettono al cor-
TRENTA... VOCI MARINE
mo al postino di lasciare la posta appunto, ad un bar di Agropoli, vicino
alla nostra strada. Questa storia è andata avanti per molto tempo, alla fine,
proprio di recente, tutti noi residenti abbiamo contattato il direttore delle Poste
centrali di Agropoli e dopo varie peripezie ci siamo ripresi la nostra appartenenza al comune di Agropoli. Ora finalmente riceviamo le lettere al nostro
domicilio.”
Sabina Giubileo continua: “ Purtoppo
siamo riusciti a risolvere solo questo
problema, anche per ciò che riguarda
l’acqua o i servizi di nettezza urbana, i
due comuni non hanno saputo regolarizzare le loro pertinenze. Per buttare i
sacchetti di spazzatura, ci tocca scendere giù, al centro di Agropoli. Di notte
poi neanche un’illuminazione, saliamo
per via Campanina al buio.”
Via Campanina sembra un po’ un
“limbo dantesco” insomma, peccato
perché è una delle zone periferiche più
panoramiche e più tranquille di Agropoli.
Daniela De Martino
Asl Sa3
Buco in cerca d’autore
Oltre sessanta milioni di Euro è l’eredità lasciata da Claudio Furcolo, direttore generale dell’Asl SA-3 che ha
competenza sul territorio che corrisponde, più o meno, ai confini del
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano.
Finora era una notizia che circolava
negli ambienti sanitari ma non era
mai stata confermata pubblicamente anche perchè sono in pochi quelli
che possono posare gli occhi sulle
carte contabili dell’Asl.
La notizia è stata data dall’On. Ettore Liguori in occasione di un incontro convocato per la campagna elettorale Margherita tenutosi a Roccadaspide sabato 18 marzo.
Lo sforamento, in sé, non dovrebbe
fare scalpore, considerato il fatto che
in Campania in tutte le Asl la situazione non è migliore. Diventa, inve-
Nicola Rossi
Quando Sergio Leone veniva ad Agropoli con Michele Mainenti
Per ultimo ha indossato la faccia
ispirata e saggia di Carlo Poerio,
nel lungometraggio “1848. Le barricate”. Ma quella di Michele Mainenti, 51 anni, primogenito di una
delle più illustri famiglie cilentane,
è una faccia tutta spigoli, dura
come un respingente, incredibilmente simile al viso frastagliato di
Clint Eastwood. Una faccia cattiva,
insomma, di quelle che incutono rispetto. Ed anche maledettamente cinematografica. Se la vita non lo
avesse dirottato altrove, per l’esattezza verso il fatiscente regno della
scuola italiana, oggi sarebbe un attore. Questione di frequentazioni
giovanili, oltre che di parentele blasonate. Prima fra tutte, quella con
Ennio Balbo, marito di Dora Calin-
dri, sorella di Ernesto. “Ricordi settembrini..” dice, curvando il pollice in direzione del centro storico di
Agropoli, dove la coppia si rifugiava al termine dell’estate, in una
villa che è il fiore all’occhiello del
borgo cittadino. “Una fucina – riprende, succhiando il filtro di una
sigaretta – Quella era una fucina
per attori. Dora, Ennio,
Ernesto... E poi Sergio
Leone...” Già, il barbuto Sergio Leone, padre
del genere “Spaghetti
western”, regista de “Il
buono, il brutto, il cattivo”, di “C’era una volta
il West” e di “C’era una
volta in America”. Proprio lui, ad Agropoli.
“Una sera me lo ritrovai ospite di
Dora ed Ennio. Io ero un moccioso
di una ventina d’anni. Finì che cenammo insieme, in terrazza, a lume
di candela, davanti al golfo illuminato dalla luna.” Sergio Leone,
morto stroncato da un infarto a 60
anni. “Un uomo che incuteva timore. Aveva un’aria professorale.” Il
Sergio Leone, a destra Michele Mainenti
A sinistra Agropoli
giorno dopo volle fare un giro in
barca, al Vallone. “Quando
seppe della mia passione per il cinema, mi spiegò che il vero attore è colui il quale unisce lo studio, l’umiltà e l’intelligenza alla
passione.” Sergio Leone tornò ad
Agropoli ancora un paio di volte.
“Sempre ospite di Ennio e Dora.
Era rimasto colpito dalla bellezza
del posto.” Poi, più niente. “ Semplicemente non tornò più. Io, intanto, seguivo i consigli di Dora Calindri ed Ennio Balbo, specie in
fatto di dizione. Dora era certa che
sarei diventato un bravo attore di
teatro.” In seguito arrivarono la
laurea in lingue straniere, la passione per il mondo e la cultura
scandinava, l’amore per l’antropolgia culturale. E’ il cinema? “Una
partecipazione fugace nel film “Il
vespaio”, con Silvia Koscina e Rock
Hudson, una particina in “Cavalli
si nasce” di Sergio Staino... Mah,
chissà, forse in futuro.”
ce, preoccupante perché è sulla base
del fatto che l’Asl di Vallo della Lucania era una delle due in Campania
con il bilancio a posto, che si progettavano gli ampliamenti di organici
necessari per dimensionare i reparti
degli ospedali del territorio. Roccadaspide ed Agropoli in primis.
Resta da capire come è potuto succedere che la situazione sia precipitata
in un buco così considerevole.
Ed è proprio questo che sta tentando di fare il nuovo direttore Donato
Saracino (nella foto) nominato a gennaio dalla Regione Campania.
Infatti, pur provenendo dal settore
sanitario (la sua esperienza nel settore è di direttore sanitario di ospedale), non ha impiegato molto a constatare che i conti non tornavano e
ha messo sotto pressione gli uffici
alla ricerca delle cause. Sembra
anche che abbia chiesto a suoi consulenti di affiancare i responsabili
delle strutture complesse per monitorare il lavoro per garantirsi per le
scelte che andrà a fare. Uno dei provvedimenti presi è quello di sospendere l’efficacia di circa 150 delibere
con le quali venivano riorganizzate
le strutture semplici presenti negli
ospedali e nei vari uffici dell’azienda. Insomma, mentre i cittadini chiedono più assistenza sul territorio, il
direttore generale deve preoccuoarsi di ripianare il buco e capire come
ha potuto verificarsi.
Bartolo Scandizzo
CAPACCIO
n°11 31 marzo 2006
10
Nell’Oasi di Legambiente abbattute le barriere
Longo: “Adesso abbattete i mostri. Legalità e giustizia sociale”
“Aveva uno sguardo attento, delicato,
respirava piano e si guardava attorno
senza fretta”. Laura Origo, una delle
migliaia di volontari che hanno lavorato a Paestum, al giglio di mare dell’Oasi ha voluto dedicargli uno struggente racconto. Siamo anche noi qui
dentro per prendere, come gli Argonauti, aria, calore, odori ed aromi del
mare che incantò i primi Greci ma
l’ubriacante iodio naturale che invade
i sensi di noi gente di collina e ci tiene
così più facilmente sospesi fra realtà e
suggestioni. Sabato 18 marzo, intorno
a mezzogiorno, all’oasi di Legambiente, a Torre di Mare. “La nostra è la cultura del fare bene. Per noi la legalità
non è mai fine a se stessa, noi ci aggiungiamo la giustizia sociale”, Pasquale Longo, misurato presidente di
Legambiente Paestum, finalmente sorride ma non rinuncia ad enunciare concetti complessi. Mentre i lavori per livellare le barriere architettoniche all’interno della pineta-Oasi continuano,
oggi c’è questa pacifica e festosa invasione da subire. Ci sono amici in visita. “Visitate pure, ma lasciamo spazio
a chi lavora”, raccomanda Dean. Il fervore di attività che oggi verifichiamo
permetterà presto ai portatori di han-
dicap di potersi impadronire dello spazio di libertà immenso di ore di natura
e di mare. Arrivati qui, potranno lasciare i loro accompagnatori, e passeggiare, leggere e vivere il mare. E perchè
no le frescure della pineta. Anche Roberto Paolillo e Lucio Capo sprizzano
felicità da ogni poro mentre si accompagnano al gruppo che cammina spedito. Giorlando, il figlio di Paolillo, vestito da cow boy, contribuisce a rendere festosa la giornata con i sui pum
–pum sugli adulti - yankees. Da Agropoli è arrivato Nicola Rizzo, da Eboli
c’è Leda Minchillo e i suoi, e poi Cristina Di Geronimo, Bruna e Sergio
Vecchio, Angelo Fasano ed Enza Marandino. Con una sigaretta sempre appesa alla bocca, Ugo Di Pace (nella
foto), il giovane vecchio giornalista del
“Corriere del Mezzogiorno” fa le sue
considerazioni sempre molto polemiche. Non lo ascoltano i giovani volontari europei. Ana viene dalla Serbia,
Yuri dalla Normandia, Ragna è tedesca mentre Ugo ha le cadenze dell’Alta Valle dell’Irno. Lucio Capo oggi ha
le sicurezze del manager, ha lasciato i
paradossi e i sofismi con i quali solitamente si accompagna. Oggi è un
aspettavano ancora altri “nemici”. Il
senatore poi si dichiara d’accordo “alla
rimozione dei maldestri manufatti in
cemento del passato” e chiede, come
Sica, l’arretramento dei lidi”. “C’è il
Solofrone, alla foce facciamoci il nostro porto turistico”, conclude. “I porti
sono la nostra dannazione – è l’incipit
di Gianni Avagliano, dirigente della
Soprintendenza -. Così come il volontariato è una risorsa scarsa. L’unico
liceo d’Italia che è convenzionato con
noi è il “Marinelli” di Udine. “Non si
può avere la botte piena e la moglie
ubriaca - Michele Buonuomo, presidente regionale di Legambiente – parte
da questo proverbio per provare a chiedere il “perché” dell’abbattimento dei
più di duemila alberi necessari per realizzare una pista ciclabile “deludente”.
“Sono già spariti 50mila alberi dalla
pineta”, Lucio Capo, direttore dell’Oa-
giorno di festa: in una
Capaccio – Paestum ancora piena di barriere architettoniche c’è uno
spazio naturale dove,
grazie alla volontà
umana, chi si muove con
bastoni e carrozzina può
farlo agevolmente per
venire a respirare. A
stare qui, nella pace di
un mare d’inverno, e comunque fuori
dalle bolgie dei lidi e camping vicini,
hai i polmoni che impediscono al cervello di mettersi a pensare ad una insensata polemichetta della settimana
scorsa. “Un monumento. Ecco cosa
farei a questi di Legambiente Paestum”, la considerazione viene assorbita da una successiva battuta ironica (irriferibile) da parte di un altro astante
“su chi ci vuol male”. Nonostante la
confusione i due cani adottati dall’associazione, “ci costano 100 euro di
cibo al mese”, contabilizza Lucio, se
ne stanno tranquilli.
Nel pomeriggio tutti (tranne i cani) al
convegno a piazza Santini. “Per la
terra, per il mare”, è il tema. Enzo Sica,
sindaco di Capaccio, parla di un rapporto col mare della città dei templi da
reinventare. “Neanche io sono d’accordo con nuove strisce d’asfalto. Occorre andare oltre la mera rappresentazione degli interessi. Via gli attracchi abusivi. Rinaturalizziamo la foce del
Sele”. Poi Sica propone l’Ecoparco da
aggiungere al Puc, un piano agrosilvopastorale per mettere sotto “cura” la pineta. In ultimo, la proposta di far arretrare i lidi dalla battigia. Impossibile
negargli una patente d’ambientalista.
“Saranno gli agricoltori della Piana del
Sele ad obbligarci ad una svolta ambientalistica. Fra poco la Puglia ci
mangerà in un sol boccone. La nostra
crescita demografica non giustifica –
fa notare Gerardo Rosania, ex sindaco
di Eboli e consigliere regionale - i livelli di cementificazione delle nostre
campagne”. Rosania ha abbattuto i mostri sulla litoranea, a lui la tessera è ad
honorem. Al microfono arriva Gaetano
Fasolino. Pestano, ha al suo attivo un
sincero attaccamento a questi luoghi.
Per il senatore l’Oasi “E’ uno spettacolo”. Poi racconta come fece resistenza passiva alla prima proposta di Carmelo Conte di un porto canale a Foce
Sele. “Ho sempre pensato che fosse
una proposta sciagurata. Ogni mattina
passando sul ponte sul fiume ne vedevo lo spettacolo. Mi faceva male al
cuore pensare che potesse essere alterato. Ma furono gli stessi esperti chiamati a progettarlo che dissero che per
il ponte sul Sele e la portata del fiume
l’opera non si potesse realizzare”. Fasolino poi propone un’altra rivelazione: “Le strade a ridosso del mare le ha
volute la Capitaneria d’intesa con la
Marina Militare. Arrivarono ad invocare motivi connessi alla difesa”. Insomma, come nel 1943, a Paestum
si, richiama tutti all’impegno per salvare dagli obbrobri la più grandiosa delle
imprese umane nella nostra zona. E’ la
bonifica dalle palude con successiva
riforma agraria. “Ci vuole cultura, etica
ed estetica”, chiude Capo. Che sono le
componenti che Legambiente ha
messo dentro al progetto di “apertura”
della sua Oasi a tutti i nostri cinque
sensi. Per la terra, per il mare. Per la
vita.
Oreste Mottola
Raffaele Tecce,
comizio alla Licinella
Lunedi 27
marzo, alle
ore 19.30,
a Licinella
presso il
Bar Federico, comizio di Raffaele
Tecce, candidato al
Senato di Rifondazione Comunista.
Tecce è assessore al comune di Napoli. Introdurrà Massimo Cariello,
assessore provinciale al lavoro.
11
VARIA
n°11 31 marzo 2006
“Lo sport deve essere potenziato”
L’assessore De Rosa promette un impegno speciale
CAPACCIO-PAESTUM - L’uomo giusto
al posto giusto. Si tratta dell’assessore
Maurizio De Rosa, che tra i suoi mandati
figura anche quello sport. Particolarmente
attivo nello svolgere il compito, sta valutando diversi interventi al fine di registrare le realizzazioni più consoni allo specifico settore. Al vaglio l’attuale stato delle
strutture presenti sul territorio. “Innanzitutto si deve provvedere ad una ricognizione di tutti gli impianti - dice - Bisogna disciplinarne la gestione perché come è adesso non si capisce chi lo fa ed invece è necessario capirlo in modo da non arrecare
danni a nessuno. Quello che mi preme
maggiormente è di avere un buon dialogo
con le associazioni sportive”. Certo è che
l’esponente della giunta Sica non vuole
muovere critiche a nessuno, “ma semplicemente chiarire i differenti ruoli. Per questo motivo è quasi pronto un regolamento
destinato a stabilire appunto la gestione
delle strutture, al momento posso confermare di avere già incontrato vari dirigenti
e sono sicuro di poter lavorare serenamente, grazie ad una proficua collaborazione
dalla prima
tra le parti. Le associazioni sportive avranno la possibilità di visionare il regolamento, invitandole pure ad esporre eventuali
osservazioni, cosicché si possano meglio
comprendere le effettive esigenze. Saranno
accettati volentieri suggerimenti. Mettere
in chiaro le proprie idee può solo far maturare interventi positivi, le guerre non hanno
mai fatto bene”. Una volta raggiunto l’ac-
cordo il regolamento passerà al vaglio della
commissione, per poi tramutare in realtà
l’ambizione dell’assessore: “Il nostro sport
deve essere potenziato. E per farlo si devono utilizzare tutte le risorse disponibili,
coinvolgere gli enti competenti”. Niente incertezze in merito per De Rosa. Sta dimostrando di non voler fare nessuna promessa da marinaio, anzi si sta impegnando a
fondo politicamente per portare a Capaccio un livello sportivo di tutto rispetto. In
tal senso ha subito focalizzato i primi interventi da operare: mettere a disposizione
di chi pratica una disciplina sportiva le adeguate strutture. Sa perfettamente che senza
queste è quasi impossibile conquistare risultati utili, sia dal punto di vista sportivo
che da quello prettamente umano. Lui è un
profondo conoscitore dello sport, fin da ragazzino pratica nuoto e quindi è calato in
prima persona nelle quotidiane problematiche di chi si esibisce in centri di periferia. Dai suoi discorsi si percepisce appieno il valore che gli dà: “Lo sport è importante, lo ritengo un maestro di vita per quei
bambini che si avvicinano a questa realtà.
E’ un modo di socializzare e crescere insieme, devono avere quindi la possibilità
di usufruire di spazi attrezzati”. La voce gli
esce fuori con tono amorevole quando si
esprime sui giovani, anche perché da poco
è diventato papà di una bambina, Martina,
che ora ha due mesi e mezzo. Poi la conversazione scivola nuovamente sulle discipline esistenti nella cittadina capaccese e conferma un altro intervento del quale si sta
occupando: “Mi sto adoperando per risolvere il problema dello stadio Mario Vecchio. Il campo deve risultare conforme alle
norme della Federazione, quindi ci vuole
un manto erboso; per questo motivo stiamo cercando di trovare i soldi, valutando
se è possibile accedere al mutuo del Coni”.
A tal proposito c’è l’urgenza perché la
squadra di Capaccio Scalo, Città dei Templi, è prima in classifica nel campionato di
Promozione così potrebbe militare in Eccellenza, l’anticamera del calcio professionistico e l’assessore è convinto che non bisogna farsi trovare impreparati al salto di
qualità.
Marita Miano
Centro commerciale? No. Meglio l’accorpamento di qualità
vernelle: ero alla guida e ho dovuto dare la precedenza.
Erano le 14 circa di una giornata di marzo e stavano sfilando corriere piene di turisti in uscita da Paestum. In quell’attimo ce ne saranno state 5. Ognuna aveva almeno 40 passeggeri…. 40 persone che devono dormire da qualche parte,
che ceneranno, che vorranno fare dello shopping o che saranno colpiti dall’impulso di comprare qualcosa o che vorranno divertirsi o rilassarsi ….. Beh, considerando i prezzi
attuali, stimo che un turista che decidesse di trascorrere fuori
stagione un giorno a Paestum valga almeno euro 60,00
(mangiare, dormire, shopping, divertimento) …ergo …. Una
corriera vale almeno 2.400,00 euro (40 persone x euro
60,00). In quell’istante stavano andando via da Paestum più
di 10.000,00. E di contro restavano sul territorio solo i rifiuti delle tante colazioni a sacco! Non conosco i dati di attrazione turistica di Paestum, ma mi chiedo come mai un sito
come questo (archeologia, mare, clima, collina, buon cibo)
lavori solo 3 settimane all’anno o quando ci sono i matrimoni. Con un’industria turistica più efficace converrà con me
che quei 15.000 potenziali clienti di un ipotetico centro com-
merciale potrebbero essere più che raddoppiati? Se il turismo funzionasse a regime, l’effetto fisarmonica che lei correttamente segnalava sarebbe limitato e molto probabilmente il commercio sarebbe un settore frizzante, di attrazione di
investimenti che permetterebbe di valorizzare maggiormente anche il settore immobiliare, altrimenti destinato a regalarci case-casermoni senza identità al posto delle belle campagne che al tramonto diventano magnifici quadri del Cilento. Mi permetta un’ulteriore provocazione: oggi un centro commerciale nel Comune di Capaccio rischierebbe di
essere un buco nell’acqua che ci lascia in eredità solo un
cubo di orrido cemento e sa perché? Perché è la presenza di
un’utenza effettiva a creare l’esigenza della nascita di un
centro commerciale, non il contrario. Non è il centro commerciale che crea l’utenza. E chi si intende di economia sarà
d’accordo. Premetto nuovamente che non conosco come Lei
la realtà locale, e che da profano vedrei un centro commerciale (o meglio, un emporio turistico), utilizzando la tecnica
dell’accorpamento di attività (tanto popolare in altre regioni), che valorizzi l’area dismessa della Cirio (edificio tanto
Forse è il museo più piccolo del
mondo. Di sicuro rappresenta l’indice
più genuino per qualificare la Capaccio
di fine ottocento. È il biglietto da visita di un paese romantico un tempo abitato da galantuomini che avevano l’esigenza di soddisfare il gusto per la bellezza e l’armonia. Naturalmente, il riferimento è al “Salone
Rizzo”. La raffinata bottega fu realizzata da ebanisti locali.
Vi sfolgorano un mobilio laccato in bianco con ampie specchiere, mensole in marmo bardiglio e una delicatissima statua di “Venere al Bagno”, dono del barone Ferdinando Bellelli al signor Nduccio Rizzo, titolare della omonima barberia. Se oggi è possibile ammirarla così com’era, lo si deve
solo alla magnifica sensibilità di Giuseppe Marino, che, subentrato al suo predecessore nel 1951, ha gestito la bottega
fino al 1993, custodendone con amorevole cura l’arredo.
Non intendo ripercorrerne qui la storia. Altri lo hanno già
fatto da bravi giornalisti e con dovizia di particolari. Di questo luogo della memoria voglio dare una testimonianza intimistica, personale e quindi prendere spunto per evidenziare come quest’epoca risulti essere moralmente estranea agli
atteggiamenti mentali e spirituali degli abitanti che ci hanno
preceduto. Non c’è nulla in questo territorio che possa far
pensare alla continuità regolare del tempo. Per meglio dire,
la realtà attuale non è quella progressiva del passato. Tra
l’una e l’altra non c’è alcun legame, nessuna attinenza e nessun nesso.
Tanto Paestum quanto Capaccio soffrono della stessa sindrome: l’inadeguatezza delle classi dirigenti che si susseguono,
mentre Capaccio Scalo cresce a immagine e somiglianza di
queste. Ora, cercando di riportare un po’ di ottocento in questa era di tanti zeri, chiedo: quanti dei politici nostrani avrebbero meritato di essere sbarbati dal fine Nduccio Rizzo,
affascinante), ma sono consapevole che investire milioni di
euro oggi per un limitato bacino di utenza potrebbe scoraggiare molti imprenditori. E d’altro canto è così difficile mettere insieme gli imprenditori locali. Al nord capita che tra vicini di casa non ci si conosca e non ci si saluti ma tra operatori economici la solidarietà è fortissima. Al sud capita
l’opposto: esiste una forte solidarietà tra vicini ma una diffidenza reciproca e nociva tra gli operatori che inficia ogni
possibilità di concerto e di sviluppo. E’ un vero peccato. E’
un peccato che i giovani meridionali debbano emigrare al
nord per trovare lavoro, che i flussi turistici snobbino Paestum e che si dirigano verso altre mete che, a confronto, non
hanno niente. Paestum ha tutto (non per niente quel gruppo di Sibariti tanto tempo fa ci aveva visto bene)….. un po’
di amor proprio in più sarebbe cosa buona. Mi auguro di
non averla annoiata con questa lettera scritta di getto, ma la
passione è la stessa che Lei ha usato per scrivere il suo articolo su Unico. Con l’augurio di poterla incontrare in una
Capaccio valorizzata, Le mando i miei più cordiali saluti.
Francesco Redi
NDUCCIO LI AVREBBE VOTATI?
O T T I C A
prima citato? Un ambiente che ospitava clienti dignitosi e
conversazioni di alta politica, di sottile costume e di novità
del progresso, avrebbe potuto costituire meta per chi non sa
rapportarsi né al confronto sociale, né alla necessità di una
discussione squisita?
La si prenda pure come una stramberia, ma io credo che il
nobile Maestro Rizzo non avrebbe mai votato e fatto votare chi non era all’altezza di essere un suo cliente! Per cui, chi
non sarebbe stato degno di essere servito da lui men che
meno può esser degno di amministrare questo Comune! Via,
siamo seri! Chi non avrebbe meritato di farsi la barba a Capaccio, come può meritare di amministrarlo? Più guardo la
fotografia di Nduccio, con quegli incredibili e blasonati baffi
raggirati alle punte e con quella capigliatura col “cocco”
rialzato, più mi pare che accenni ad un sorriso. Sono sicuro
di avere la sua benedizione per quanto ho scritto. Ed è quanto mi basta.
ROCCADASPIDE
Palestra
polifunzionale
ROCCADASPIDE –
Gli interventi politici
mirano anche a predisporre adeguate
strutture per gli
sportivi. Lo stadio
Principi Filomarino
si rifà il look ed una
palestra polifunzionale sarà costruita per
soddisfare le esigenze delle altre discipline.
Particolarmente attivo l’assessore comunale addetto al settore, l’avvocato Tonino
Miano. Sua è stata la proposta di regalare
alla Comunità Montana un progetto del Comune riguardante la realizzazione di un palazzetto dello sport. E dall’ente beneficiario
non hanno perso tempo: reperiti i fondi si
procederà ora alla costruzione del polo
sportivo che andrà a sorgere vicino al campo
di calcio, nella zona San Paolo. In questo
modo tutte le società insistenti nel comune
rocchese potranno permettersi una struttura
adatta al fabbisogno dei protagonisti. Allo
stato attuale, comunque, Miano assicura di
provvedere al meglio: “Ci sono a disposizione le palestre comunali, si possono altresì usare le aule consiliari. Per noi tutte le società sono importanti”. In pratica anche gli
altri sport godono delle stesse attenzioni,
come ad esempio la danza che, parola di assessore, può contare su un contributo così
come le altre dirigenze. C’è entusiasmo attorno agli appuntamenti specifici delle discipline e si percepisce. Molto attesa la Corriroccadaspide quando, nell’ambito del trofeo S. Sinforosa, si svolgerà la gara podistica regionale, per la quale il Comune, la Comunità Montana e la Bcc metteranno a disposizione tute e giacconi. Gli atleti porteranno lo sponsor Comune di Roccadaspide
paese delle castagne. Ma tornando ai lavori di abbellimento e miglior funzionamento
degli impianti, c’è da evidenziare l’intervento sul campo di calcio adeguatamente attrezzato con erba sintetica. A giorni l’opera
vedrà il completamento, con gli spogliatoi
costruiti daccapo. “Il progetto generale, comunque, per mia volontà prevede pure una
pista di atletica e si concretizzerà nei prossimi lotti. Ci vorranno almeno due anni. Ho
voluto far costruire inoltre un campo di calciotto, sempre in erba sintetica proprio a
fianco a quello principale, così i calciatori
possono usarlo per le sedute di allenamento.
A beneficiarne saranno i pulcini ed i grandi”. Un posto riservato alla preparazione,
dunque, per le squadre del posto: Alburni
Calore, capolista del campionato di prima
categoria, e New Fonte, militante in terza
categoria. Quest’ultima si è dovuta scontrare con diversi problemi per quel che concerne il campo e le partite casalinghe le ha disputate a Capaccio Scalo, dovendo spendere dei soldi. “Ho proposto quindi un rimborso da parte del Comune - dice l’assessore Il tutto scaturisce dalla proposta di contributo fatta nel vecchio regolamento comunale,
dove è prevista una quota per poter usare
l’impianto per gli allenamenti e per le gare.
Io, invece, inserii una modifica e cioè gli incontri casalinghi e gli allenamenti svolti
nelle ore diurne devono essere gratuiti”.
Quindi la New Fonte, dovendo emigrare, ha
diritto al rimborso delle spese.
MaMi
CILENTO
n°11 31 marzo 2006
UNA GRANDE MOSTRA PER ANTONIO IANNOTTI
Proposta per un omaggio ricordo all’artista di Sapri
Antonio Iannotti (nella foto), pittore e fotografo d’arte, in una gelida domenica mattina di gennaio 2006 è morto a Sapri nel più
assoluto riserbo, com’era nel suo stile, con la
dignità e il coraggio con i quali ha insegnato a noi, suoi sgomenti amici, valori preziosi quali l’amicizia, la generosità, e il rispetto dell’arte.
Dopo aver frequentato il Liceo Artistico di
Salerno, allievo di Carlo Alfano, continuò a
Napoli gli studi di pittura e di decorazione
presso l’Accademia di Belle Arti in cui ebbe
, quali maestri, Armando De Stefano e Giuseppe Capogrossi. Ebbe un importante esordio artistico a Parma, nella sua prima mostra personale, siamo all’alba degli anni settanta, e a Napoli, dove viveva, godeva dell’importante amicizia e stima di vari artisti
tra cui Carlo Alfano, Giuseppe Pirozzi, Franco Mancini ecc….
Nel contempo si interessava attivamente di
fotografia registrando e interpretando, a
modo suo, luoghi, personaggi a lui cari di
Sapri, Maratea, del Golfo di Plicastro e del
Cilento. Il suo archivio comprende centinaia e centinaia di immagini e personaggi del
territorio e documentano, per prime il valore dei beni culturali e l’uso di modelli corretti di conservazione di luoghi e siti in abbandono. Per uno strano gioco del destino, più
si affermava a livello artistico e pittorico,
più masochisticamente tentava di distruggere il suo lavoro di rifiutarlo, nonostante la
stima e l’interesse che la sua opera e la sua
persona esercitassero tra gli addetti ai lavori. Personaggio schivo, difficile e inquieto
era tuttavia di una generosità straordinaria.
Era particolarmente apprezzato dagli allievi del Liceo Artistico di Salerno, di Eboli e,
per ultimo, di Teggiano dove aveva insegnato. Aveva uno straordinario intuito in pittura e un talento che nonostante il diavolo che
gli rodeva dentro tentava di annientarlo, gli
ha acconsentito di realizzare olii su tela, tempere su carta di straordinarie efficacia. Era
inoltre dotato tecnicamente, di una prepara-
zione artistica notevole. Celebre è la sua maniacale raccolta e ordine di rarissime tempere in polvere, di pulviscoli che nel tempo
e nella sua incessante ricerca aveva raccolto. In Arte è stato il naturale continuatore e
l’innovatore dell’eredità pittorica di Mercadante e ha rappresentato la realtà, il paesaggio e i volti del Cilento (moderno) senza retorica in una dimensione post-informale che
superasse il provincialismo e locale. Ora è
necessario che la sua vasta produzione e che
il suo appassionato lavoro diventino patrimonio pubblico ma soprattutto non vengano
dispersi e diventino occasione di un ragionato catalogo e di una importante mostra a lui
dedicata. E’ importante che il comune di
Sapri, con l’aiuto indispensabile dei familiari dell’artista, diventi promotore di una
grande mostra dell’attività omnia di Antonio Iannotti:ne sarebbe felice l’artista, che
merita tale omaggio e a quest’impegno non
si sottrarrebbero i suoi innumerevoli amici e
estimatori di Salerno e di Napoli che non
aspettano altro, con i fatti, di esprimere tutta
la loro gratitudine e stima per l’artista scomparso. Attendiamo quindi un segnale positivo dal comune di Sapri per incominciare a
lavorare per una grande retrospettiva di Antonio Iannotti.
Sergio Vecchio
Lettera ad un amico
Stanotte ho sognato che mi offrivi da bere,
che ti alzavi dal tuo umido sepolcro e uscivi con me in cerca di tesori e di guai tra i
rifiuti dei vicoli di Napoli, che preparavi
la cena con cura di particolari, che ti portavo dei libri, guardavamo le tue tempere
e criticavamo gli acrilici, le alici degli
altri pittori.
Nell’alito del vento dei campi, nell’odore
acre del fumo della stufa, nell’annuncio
del treno Sapri-Napoli e ritorno; nell’assenza di profumo di una donna, in questo
scrivere inutile della tua ombra ho sognato di te maledicendo la vita puttana che
mi toglie, senza democrazia, il mio compagno di anarchia.
Stanotte ho sognato che ti alzavi lentamente dal letto per mettere ordine maniacale tra gli oggetti del tuo studio e piantavi verdure e melograni nel giardino
delle tue sconfitte e litigavamo perché volevi rimanere con gli occhi aperti perché
non chiudendoli ti illudevi di restare aggrappato alla vita delle fiabe.
Nella solitudine patetica dei miei giorni
senza la tua compagnia, nell’attraversare
puttane e false promesse ho sognato di te
che mi offrivi del pane senza lacrime e
trucchi, che mi insegnavi come si coltiva
il mio giardino di ortiche senza errori e
con un poco di ironia.
La tua scarsa memoria di storia, le tue
coltellate sui fogli bianchi del mio cavalletto, il tuo dialetto sonoro, le tue tragedie
e vertenze legali per ogni storia di cuore
che finiva, le donne che in cucina sbagliavano i tempi di cottura, il mirtillo e le insalate e i capretti alla brace di Celle di
Bulgheria stanotte ho sognato e te che non
reggevi il vino e che dopo il vino si salvi
chi puo da te, non risparmiavi nessuno
con le tue contumelie.
La tua collera spariva all’improvviso
nelle salite dei boschi tra i funghi e il rumore del silenzio dei tuoi passi felpati
come un cacciatore in cerca d’oro tra le
conchiglie di montagna.
Il sonno era per te una guerra ma l’alba
acquietava i fantasmi delle tue notti agitate in bilico tra il provvisorio, il fumo e la
penombra.
La tua casa-sacrario era un laboratorio
di anime perse, il sussidiario-rifugio di
viaggiatori senza bussola, un ufficio di
collocamento per spostati di cuore e di
fate turchine taroccate, la chiesa della
poesia di ognuno di noi, la tua anima
senza pace.
Ho sognato che ora riposi ma ho dubbi in
proposito se ti conosco bene: anzi credo
che tu ancora maledici e invochi il diluvio
universale e me e te che ci scortichiamo
vivi sui differenti temi della pittura, nella
preparazione della tela, di come si educa
il cane, sulle striature dell’azzurro e i pigmenti dell’ocra e della terra d’ombra.
Ora che l’arte che hai creato finalmente
non ti appartiene, essa adesso appartiene
alla storia e non potrai più distruggerla
perché hai sacrificato te stesso per salvarla, noi che ammiriamo le tue opere attendiamo, con un pò di apprensione, che in
qualsiasi istante tu possa tuonare dal cielo
(se esiste) con i tuoi sberleffi contro i
tromboni,i lacchè di corte e i falsi artisti
di cui il Cilento e dintorni non difettano.
Sergio Vecchio
12
IMMIGRAZIONE
Permesso di soggiorno
L’art. 5 disciplina il
permesso di soggiorno. Tale documento è da ritenere necessario solo
per permanenze
nel nostro paese
superiori a tre
mesi. Il rilascio del permesso di soggiorno è indissolubilmente condizionato alla circostanza che l’ingresso in
Italia dello straniero sia avvenuto regolarmente, cioè nel rispetto della disposizione dell’art. 4, che come rilevato contempla non solo il possesso
di un passaporto valido o di un documento equipollente, ma anche il visto
d’ingresso, e l’ingresso attraverso i valichi di frontiera e non clandestinamente. Il permesso di soggiorno deve
essere richiesto al Questore della provincia in cui lo straniero si trova entro
otto giorni lavorativi dal suo ingresso in Italia e viene rilasciato per i motivi previsti nello stesso visto o per
quelli specificamente indicati nel T.U.
Le modalità della domanda di permesso sono indicate in dettaglio dall’art. 9 del Regolamento, come modificato dal DPR 334/04. Ovviamente si
deve esibire un passaporto valido allegare fotografie attuali del soggetto
e indicare i motivi della richiesta. E’
interesse delle nostre autorità assicurassi che lo straniero abbia i mezzi
sufficienti per vivere ovvero si dedichi ad un lavoro controllabile onde
evitare di accogliere soggetti che possano dedicarsi ad attività criminose.
Si è discusso se il termine di otto giorni dall’ingresso in Italia per chiedere il
permesso di soggiorno sia ordinatorio
o perentorio, ma la Cassazione è costante nel ritenerlo perentorio. Il procedimento amministrativo del rilascio
del permesso di soggiorno si articola
in varie fasi dopo la domanda (istruttoria decisoria e integrativa della efficacia del provvedimento). Come per
il rinnovo, è previsto un termine di
venti giorni dalla data della domanda per il rilascio del permesso di soggiorno, ma tale termine è sicuramente ordinatorio. Come per ogni ipotesi di inadempimento della P. A. ritengo che il soggetto interessato possa
in caso di ritardo prolungato nel rilascio del permesso, possa diffidare formalmente il Funzionario della Questura ex L 241/90 a mezzo di lettera raccomandata,impugnando poi dopo la
formazione del silenzio rifiuto, tale silenzio al TAR competente territorialmente. Ove il responsabile del procedimento non giustifichi il ritardo o
non adempia nonostante la diffida
può farsi adito alla denuncia penale
per omissione di atti d’ufficio. Lo straniero che chiede il permesso di soggiorno è sottoposto ai rilievi fotodattiloscopici, tali rilievi non sono necessari per chi chiede un permesso di
breve durata, inferiori a tre mesi. Nel
prossimo numero continuerò nella
trattazione del permesso di soggiorno
con particolare riferimento al rinnovo dello stesso.
e-mail:[email protected]
Gerardo Cembalo
13
SPORT
n°11 31 marzo 2006
15° TROFEO INTERREGIONALE “ICI SPORT” –Nuoto Pinnato Esordienti– Battipaglia
Oltre 500 atleti gara rendono grande il XV° trofeo “Ici Sport”
Piovono ancora medaglie per i sodalizi salernitani che
hanno partecipato al XV° Trofeo Interregionale “Ici Sport
Battipaglia”, che si è svolto a Battipaglia nell’ultimo week
end presso l’omonimo centro della famiglia Jemma. Sono
state 18 le medaglie per l’Ici Sport Battipaglia, magistralmente allenata dal prof. Michele Marrone; 14 per l’Aquilone Roccadaspide, allenato da Peter Zambrano e 11 per
la Virtus Salerno del tecnico Luciano Scaglione. Grandi
prestazioni hanno caratterizzato l’intera manifestazione
che ha visto la partecipazione di oltre 500 atleti gara appartenenti a ben 7 società: l’Ici Sport Battipaglia, il Centro Nuoto Caposele, lo Swimming Pratola Serra, la S.N.
Salvamento Potenza, il Sirignano Nuoto, la Nova Social
Club Aquilone Roccadaspide, la Virtus Salerno. Tra gli
Esordienti B femmine, nate nel 1997\98, notiamo sulla distanza dei 200 metri la splendida performance di Emilia
Weihenig dell’Ici Sport, che ottiene il primo posto con il
tempo di 2’55’6, seguita dalla sua compagna Chiara Cappetta con 2’56’8 e al terzo posto troviamo Milena De Maio,
della Virtus Salerno con 2’58’4. Buona anche la prestazione di Sara Sgangarella Valvano dell’Aquilone Roccadaspide con il suo 3’10’0. Tra i maschi spicca il 3° posto di
Andrea Izzo dell’Ici Sport con 3’12’3. Sui 100 metri ancora Chiara Cappetta si mette in mostra conquistando l’oro
con il tempo di 1’20’4. Tra le salernitane ancora una volta
Sara Sgangarella si posiziona al 4° posto. Sulla distanza
più veloce dei 50 metri si ripete invece Emilia Weihenig
che bissa il primo posto dei 200 con il tempo di 34’5, seguita da Milena Di Maio con 34’8. Tra i maschi della stessa età sui 200 e 100 Carlo Sanges della Virtus ottiene due
ori , mentre Piano Carmine dell’Ici conquista l’oro sui 50
metri e il bronzo sui 100. Un altro salernitano, Aldo Micoloni della Virtus, riesce a ottenere il secondo posto sui 50
metri. Tra gli esordienti A, nati 95/96, si evidenzia tra le
donne come dominatrice assoluta Iolanda Bilancieri dell’Aquilone Roccadaspide che conquista due ori su due
gare, i 50 con 29’6 e 100 con 1’08 e tra i maschi Vincenzo D’Avino dell’Ici Sport che ottiene il 1° posto sui 200 con
2’29’5 e il 2° sui 100 con 1’06’9. Altre medaglie sono arrivate per Lucia Asmonti, Penza Angela e Francesco Vitale della Virus, e per Manuela Ridolfi per l’Ici Sport Battipaglia. Nelle staffette l’Aquilone Roccadaspide conquista
il primo posto tra le femmine delle Es. B con Sgangarella
Eboli sarà la sede del primo concorso Nazionale A** di salto ad ostacoli che si terrà
dal 31 marzo al 2 aprile. Il concorso, organizzato dall’associazione Xante, si svolgerà sia in diurna che in notturna presso
gli impianti sportivi di Serracapilli e sarà
anche l’occasione per una degustazione
dei prodotti tipici lattiero caseari. Il concorso vedrà la partecipazioni di cavalli appartenenti a due razze autoctone quella del
cavallo di Persano e quello salernitano. Il
primo ha origini nella piana del Sele e del
Calore ed apparteneva alla rinomata razza
governativa, fu soppressa nel 1874 e poi
ripresa nel 1900, dal 1954 la razza si è
molto ridotta ed è stata trasferita al posto
raccolta quadrupedi di Grosseto. Il cavallo salernitano invece appartiene ad una
razza molto antica, migliorata nel corso
della dominazione spagnola e da incroci
con andalusi e cavalli orientali.
Sara, Sagnagarella Benedetta, Nesta e Verlotta; il 3°
posto tra i coetanei maschi con Malzone, D’Angelo,
Marra, Marra; il 3° posto tra le femmine Es. A con
Bilancieri, Miano, Abbiento e Di Perna. Per l’Ici Sport
le staffette hanno incrementato il medagliere con il 2°
posto tra gli Es. B Femmine con Weihenig, Cappetta,
Vicidomini e Scorzziello; il 2° posto tra le femmine
Es. A con Ridolfi, Polino, Vassallo, Cappiello e il 1°
posto con i coetanei maschi Bellaiuto, Sabetta, Candelabro e D’Avino. Un gran bel medagliere per le tre
salernitane che hanno ben figurato grazie anche alle
buonissime prove di tutti i loro atleti. L’Ici Sport era
presente con Carmine Piano, Andrea Izzo, Luigi
Cerra, Mario Mastrogiovanni, Francesco Mondelli,
Massimiliano Giordano, Danilo Finizio, Emilia Weihenig, Chiara Vicedomini, Melania Cerino, Sara
D’Elia, Chiara Fusco, Leondina Fiano, Fabiana Scorziello, Anna Maucione, Antonio Sabetta, Michele Candelabro, Lorenzo Bellaiuto, Antonio Guarnaccio, Ga-
briele Cappiello, Antonio Brunetto, Antony
Trotta, Alberto Apicella, G.Marco Rega, Gigy
Trotta, Rosario Ciociola, Luca Vicedomini,
Vincenzo D’Avino, Raffaela Cappielo, Chiara
D’Elia Camilla, Giuseppina Vassallo, Maria
Polino, Vincenza Vassallo, A.Teresa Mirabella, Noemi Vassallo, Conforti, Enrica Marina,
Sara Reppuccia, Michela Scorziello, Irma Salviati, Annunziata Volpicelli, Alberta De Crescenzo. Per L’Aquilone Roccadaspide gli atleti presenti erano Mauro D’Angelo, Antonio
Marra, Vincenzo Malzone, Domenico Di
Sessa, Sgangarella Sara e Benedetta Valvano,
Luca Pazzanese, Carmine Marra, Michele
Tommasini, G.Paolo Acito, Iolanda Bilancieri, Valentina Abbiento, Francesca Di Perna,
Nadia Miano, Ilenia Marino, Alessandra Citro
e Ilaria Miraglia. Prossimo appuntamento a
Sirignano il 30 Aprile e speriamo che le salernitane possano ancora una volta portare così
in alto il nome della nostra provincia.
Antonio Molinara
Calcio femminile, Altavilla verso la serie A
La diciottesima giornata del campionato di serie B femminile di calcio a
cinque ha visto la sedicesima vittoria
delle ragazze della Virtus Altavilla
Donne di Altavilla Silentina.
La partita sulla carta sembrava essere
facile stante i punti in classifica di differenza tra le due contendenti ( 45 per
la Virtus Altavilla e 7 per l’Alburni
Rosa) eppure all’inizio le alburnine
hanno tirato fuori le unghie dimostrando di poter anche mettere in crisi
le più titolate avversarie.
Solo una strepitosa prestazione di Panico che metteva a segno una tripletta permetteva alle streghe di andare
al riposo sul punteggio di 3 a 1
Le alburnine nel primo tempo andavano in gol con Cantalupo che metteva in porta su una respinta del portiere Guerra che già aveva avuto del miracoloso.
La difficoltà nell’organizzare il proprio
gioco veniva dimostrato dal time out
chiamato per prima dal mister delle silentine al fine di spronarle ad una
maggiore concentrazione.
Nel secondo tempo infatti la musica
cambiava completamente, le streghe
rientravano in campo trasformate ed
in solo dieci minuti infilavano uno dietro all’altro sei gol di cui quattro con la
bomber Barone ( sempre più capocannoniere del torneo) un gol della Di Michele con un secco diagonale dalla distanza ed un gol di Caputo su preciso
assist di Di Matteo.
Nel finale Mister Luongo faceva mas-
Eboli, il cavallo
persano al concorso
ad ostacoli
siccio ricorso al turn - over utilizzando
tutte le ragazze in panchina e al fischio
dell’arbitro la partita si chiudeva sul
punteggio di 9 a 1 per la Virtus Altavilla.
Malgrado la grande differenza tecnica tra le due squadre la partita è stata
piacevole, le alburnine sono venute sul
campo della Virtus Altavilla senza
alcun timore reverenziale.
Nota positiva è stato anche il grande
fair play in campo tra le calciatrici facilitato anche dal fatto che nell’Alburni Rosa militano le sorelle Fusco di Altavilla e nelle fila della Virtus sono presenti alcune calciatrici che l’anno scorso militavano proprio nella compagine
alburnina.
Ora le silentine sono attese dal Belvedere C5 di Battipaglia per il match clou
della diciannovesima giornata , una
partita sicuramente interessante sotto
l’aspetto tecnico e agonistico ma che
non può ormai più influire sulla classifica del girone.
Davide Pacifico
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CULTURA
n°11 31 marzo 2006
L A K ORA
DI ... L IUCCIO
Bufale e camorra
[email protected]
Giuseppe Liuccio dalla prima
complice nella irriverente
quanto innocente vendetta
del mungitore sfruttato contro la “padrona” oziosa nella
dorata residenza di campagna.
Sarebbe interessante e ricca
materia da antologia a partire dalle fuligginose bufalare del Grand Tour fino ai lindi
caseifici, impeccabili nell’organizzazione e nelle igiene
come cliniche di alta specializzazione, dei nostri giorni.
Fino a qualche settimana fa,
quando la notizia ha deflagrato funesta, devastante, irrompendo con sinistro frastuono sulle prime pagine
dei giornali e nelle impietose immagini televisive. Ed
una ferita profonda, lacerante ha sfregiato in modo irreparabile decenni e decenni di
onesto lavoro e l’immagine
di un prodotto di eccellenza,
gloria e vanto di allevatori
sapienti: la mozzarella, che
pure, meno di un mese fa,
era stata giustamente esaltata in un riuscitissimo salone
fieristico.
Lo si sospettava. Lo si ammetteva a mezza voce nei
colloqui semiclandestini da
marciapiede e da bar. Ora il
bubbone è scoppiato a mostrare la piaga purulenta, fetida, contagiosa, dilagante.
La camorra è tra noi, sopportata, temuta, a volte riverita
con silenzi complici e latitanze colpevoli. E schizzi di
fango imbrattano i colletti
bianchi di insospettabili uo-
mini delle Istituzioni, di autorevoli rappresentanti del
mondo bancario e, vergogna
delle vergogne e atrocità
delle atrocità, della rete territoriale delle Asl preposte a
tutela della salute pubblica,
con un intreccio perverso di
criminalità e malaffare in un
giro vorticoso di usura e riciclaggio di denaro sporco.
E si spiega. Nella pianura pestana, da Battipaglia ad
Agropoli, scorrono quotidianamente fiumi di denaro
proveniente dalla fiorente attività agricola, dalla fitta e ramificata rete delle piccole
imprese, dal commercio in
espansione, dal turismo
tanto ricco quanto tumultuoso e disordinato. E la camorra vigila e sovrintende su
tutto. Spavalda ed incontrastata impone le sue leggi, riscuote dagli imprenditori
agricoli, taglieggia le piccole
imprese, impone le leggi del
rachet ai commercianti, salassa vistosamente gli operatori turistici. Ed ora punta
più in alto, lancia messaggi
inequivocabili alle Istituzioni
e ne inquina l’onorabilità e
la credibilità dei rappresentanti.
Il tutto, purtroppo, nella indifferenza e nella rassegnazione impotente dei più.
Nessuno, o quasi, reagisce.
Nessuno si indigna. I Pubblici Poteri locali sono come pugili suonati in attesa del ko
finale. Ma dov’è la Politica?.
Faccia sentire la sua voce
forte, alta e chiara ad evitare
di essere sospetta di collusione. Non so come né in che
misura, ma una presenza
forte dello Stato e delle Istituzioni locali è assolutamente necessaria ed indilazionabile. Lo impone la giustificata preoccupazione dei cittadini minacciati nel lavoro e,
qualche volta, nella vita, lo
reclama il diritto della Storia
di un luogo sacro alla cultura internazionale, dove fiorì
una civiltà di armonia e di
bellezza, testimoniata ancora oggi dalla sacrale maestosità dei templi dorici.
Oggi, 25 marzo, la Chiesa celebra un’ingenua fanciulla di
Nazareth, che apprese, nel
fruscio di ali del messaggero
celeste, il concepimento dell’uomo-dio e si portò nel
grembo il dono d’amore di
una verginità non violata. E
lo stupore non turbò il candore di un volto aperto al
sorriso e trasmigrò sul filo
delle complici confidenze ad
amiche e parenti. Nell’intimità raccolta della penombra
della basilica paleocristiana
di Paestum si rinnova la ritualità di una festa che vede
partecipi folle di fedeli scesi
anche dalla cinta delle colline. Vi giunsi anch’io in un
marzo lontanissimo e fu la
prima evasione, il primo
viaggio a seguito della
mamma che testimoniava la
devozione all’Annunziata e,
nella ricca fiera sullo spiazzale della chiesa, si forniva di
tenere piantine per l’orto. Vi
giunsi pellegrino spaurito e
curioso; e fu stupore quel
muraglione di cinta della
città antica, quella porta luminosa spalancata su di un
viale di cipressi, piante estranee alla flora della mia montagna, orgogliosa delle chiome delle querce e della solidità dei lecci; fu apparizione
da delirio, incanto di magia
quella fuga di colonne doriche, rosate nel bagliore del
primo sole della primavera,
quella sacrale maestosità dei
templi antichi. Fu cotta
d’amore per storia ed arte
antica, per Grecia e Magna
Grecia. E nel rigore degli
studi avrei successivamente
rifatto un cammino a ritroso
a ritrovare le mie radici di
uomo mediterraneo.
Vorrei poter riaffermare sempre e comunque l’orgoglio di
identità e di appartenenza a
questa terra, nell’onestà e
nella trasparenza del mondo
del lavoro, ancorato ai valori dei padri.
Lasciamo il fango al pantano
limaccioso del “tonzo” e
specchiamoci nelle luminose
iridescenze dell’oro bianco
degli ovolini e delle mozzarelle, gustandone il sapore
ineguagliabile, senza preoccupazioni di infezioni. Anche
le bufale ci insegnano e trasmettono candore di onestà.
Trasparenza , rappresentanza, partecipazione
I valori, i principi, le regole, ma soprattutto il principio
di rappresentanza, tendono a segnare il passo.
Oramai, da più parti, si avverte lo scollamento tra gli
eletti e i cittadini. La nuova legge elettorale, approvata
dalla maggioranza di Governo, a fine legislatura, segnala il definitivo allontanamento tra i cittadini e gli Organi che li dovrebbero rappresentare. Alla prossima tornata elettorale per l’elezione di deputati e senatori, si voterà su liste bloccate, compilate dai partiti: si voterà solo
il simbolo. Il distacco, a questo punto, tra il corpo elettorale e i cosiddetti rappresentanti del popolo, diventa
abissale.
Viene sancito, tramite legge, che gli eletti non devono rispondere più ai cittadini , ma alle segreterie dei partiti.
Verrebbe quasi la voglia di non andare più a votare!
O così vorrebbero quanti hanno approvato la legge.
Si sa che chi si riconosce in quell’area va a votare per difendere i privilegi acquisiti. Il mio invito, invece, è di an-
dare a votare, scegliendo tra i partiti del centrosinistra
(diciamolo, Liuccio), quelli che sono in grado di presentare le persone che riteniamo più capaci e che risultano
essere quanto più vicine al nostro territorio. Sperando
che con la vittoria di Prodi si possa modificare la sciagurata legge . Venendo a Capaccio le cose non vanno
certo bene.
L’immobilismo è totale. Incapacità programmatica, distacco totale con i cittadini, né trasparenza, né partecipazione, né sviluppo. Un invito all’ Assise Consiliare,
ai partiti, potrebbe essere la volontà di dar vita ai Consigli di Quartiere, sfruttando la data del Referendum
Confermativo relativo alla devolution.
Un ulteriore orpello burocratico? No, un invito alla partecipazione, assolutamente in forma gratuita, a cui delegare la rappresentanza delle Contrade, come azione di
stimolo nei confronti di un Consiglio Comunale sterile.
Pietro De Rosa
14
I PAESI DELL’ANIMA
Trentinara, terrazza
della gioia
A Trentinara si arriva salendo curve e
tornanti, abbracciando la roccia bianca e splendente. Mentre sali, il cuore
si stringe, il mare immenso, la pianura
paestana, le verdi geometrie dei campi,
gli spruzzi d’olivi lontani, che nel loro
argento ondeggiano, la sabbia d’oro,
che distante brucia brillando e la pietra, la bianca e nivea pietra, che dal
verde sbuca, liscia, levigata e dura,
densa nube di terra. Trentinara accoglie la tua visita facendoti salire in paradiso, incantevole terrazza del Cilento e ti lascia col fiato sospeso. Il mare,
che bacia la terra all’orizzonte ed un
cielo, che sposando la verde terra, è di
un blu struggente, intenso, a tratti
quasi cupo. Trentinara è perdersi nel
groviglio di vicoli, nell’odore di fuoco
e di vita, aroma muschiato, fresco e
lieve, tra le chiare pietre. Nei portali
scalpellati, tra le scalette tortuose,
sotto gli archi, dentro il buio delle cantine, lì, la vita gironzola pigra, quasi
magica e ti sembra che tutto sia fermo,
incantato. Trentinara: da te mi ha condotto una nota, una musica, una poesia. Antonietta suona, abbracciata al
suo strumento, stretta e china e le note
riempiono questo cielo, il suo colore
tutto. Le corde vibrano al suo tocco ed
è la sinfonia di cristallo che, dolce tintinnio, ricopre la bellezza commuovente di Trentinara. Antonietta è una piccola bambola bruna, cilentana dai tratti minuti, la piccina bocca sorridente, i
capelli di seta nera e gli occhi che
sanno raccontare, incatenare. Lei
suona magicamente, uno strumento
di terre lontane, ma Trentinara è così
aperta, spalancata sul mondo, che la
sua voglia di volare sembra quasi
ovvia. Trentinara, bolla di sapone sospesa tra mare, cielo e terra, accoglie
fra la sua eco i magici suoni. Antonietta, che qui è nata, trae dalla sua terra
questa linfa vitale e, dalla sua piccola
casa nel centro antico, dalle sue finestrelle, dalle mura di questa pietra
bianca trasuda musica. Antonietta di
Sessa è artista pura, è un’arpista,
suona con maestria la piccola arpa celtica. Lei ammalia con la sua musica di
terre e culture lontane e, quando la
luna si stende tra il paese ed il campanile, se nel cielo, solitarie sfavillano le
mille stelle, le note della piccola arpa risuonano, dolce ninna nanna, nel cuore
struggente di un Cilento, che non si
può dimenticare. Quando la musica
esce dalla sua casa, per spingersi nelle
serpeggianti stradine di Trentinara,
tutto ciò che l’occhio incontra diventa
commuovente poesia. Cammini e ti
perdi tra questi suoni, nei colori, fra gli
odori di Trentinara, affacciata sulla
terra, verso il luccichio del mare, mentre ti lanci in un volo meraviglioso e
ascolti le note dell’arpa, tra mille suoni,
ti sembra di udire le strofe di una dolce
poesia, se chiudi gli occhi e questo
mondo scompare, forse potrai udirne
le strofe raccontate dal cuore.Questa
è la terra dove l’arte radica spontanea
e genuina, perché qui la natura sorprende, infonde gioia e meraviglia.
Milena Esposito
15
LA SETTIMA
ANA
n°11 31 marzo 2006
Di Biasi, il lemoncello del “Pelè” della Calpazio
Fine anni ’60, inizio anni ’70: erano i
tempi delle grandi sfide tra la Poseidon e
la Calpazio. Non mi ricordo in che categoria giocavano, ma la rivalità tra i pestani ed i capaccesi era molto sentita. In
quel periodo non c’era Sky. Le partite in
diretta di serie “A” erano un sogno. Ci facevano vedere in differita un solo tempo
di una partita alle ore 19. Veniva spontaneo, tutte le domeniche, munirsi di radiolina ed andare al campo a tifare per le nostre “squadrette” del cuore. Ogni team
nostrano aveva il suo campione, colui che
con le sue gesta riempiva gli spalti di giovani e meno giovani. L’idolo della Calpazio era Franco Di Biasi, che tutti chiamavamo con il nome di Pelè, il calciatore
brasiliano considerato il più grande calciatore di tutti i tempi. Pensate come era
bravo il Di Biasi per essere paragonato
ad un simile campione. Ora, Franco Di
Biasi ha 55 anni (nella foto tra i figli Domenico ed Angelo), lavora al comune
come capo messo. In precedenza era stato
un rispettato vigile urbano. Sin qui, nulla
a che vedere con i nostri itinerari, ma questa storiella, che vagamente ricorda la mia
infanzia, mi ha molto appassionato, anche
perché è l’origine della nostra meta del
gusto. Eravamo nell’anno 2000, tempi
difficili per trovare un impiego o un lavoro, il nostro “Pelè” ebbe un’idea magica, simile a quei colpi di tacco che solo
i grandi campioni calcistici sanno fare.
Inventò un lavoro per Domenico, il suo
primogenito che, avendo superato la ventina, aveva difficoltà a rendersi indipendente e crearsi una vita propria. Ed ecco
che a casa Di Biasi s’iniziò a produrre il
limoncello, sì, proprio il liquore che da
qualche anno è il più gettonato delle estati italiane. Si cominciò con l’utilizzare i li-
moni propri e successivamente quelli nostrani prodotti da agricoltori di fiducia,
che non hanno utilizzato trattamenti chimici nelle loro colture. Quella che era
solo un’idea, oramai è diventata un lavoro che Domenico svolge con grande passione. Le circa 10.000 bottiglie prodotte
annualmente sono distribuite nei migliori alberghi e ristoranti della provincia e si
trovano in tutti i supermercati “Crai” dell’Italia del Nord. Le bottiglie sono commercializzate nelle forme più curiose e
belle: luna con stella (500 ml), opera (700
ml), fiasco impagliato (500 ml), anfora
Ke (200 ml) e luna (200 ml). In pratica,
tante forme che sono adattissime ad essere utilizzate come regali. Su tutte le etichette troviamo ben evidente un’immagine del Tempio di Nettuno. Quindi
esportare in giro per l’Italia e nel Mondo
una di queste confezioni è come portare
dei piccoli nostri ambasciatori, che a tavola parlano dei nostri luoghi e delle nostre terre. In azienda ci viene spiegato
come il “Lemoncello Di Biasi” (chiamato così perché sembra che fino a qualche
anno fa la parola limoncello poteva essere utilizzata unicamente dai capresi) viene
prodotto in modo del tutto artigianale.
Questa la semplice ricetta: “prendete una
decina di limoni nostrani, non trattati, e
sbucciateli con il pelapatate, facendo in
modo di togliere solo la parte gialla (quella bianca conferisce al prodotto un sapore amaro). Mettete in infusione a freddo
in un litro di alcool a 95° per 8-10 giorni
in un recipiente chiuso. Preparate uno sciroppo con 500 grammi di zucchero e 1
litro di acqua bollente. Lasciate raffreddare completamente, altrimenti il liquore
tende a diventare torbido. Nel frattempo
filtrate accuratamente l’alcool. Unite lo
Al Tre Olivi: “Vinigustando”
con Bruno De Conciliis
Vinigustando al Tre Olivi del
Savoy Beach Hotel di Paestum: si continua in bellezza
e sempre con grandi piaceri
enogastronomici. L’ultimo
appuntamento ha avuto come
protagonista una delle massime espressioni dell’enologia cilentana: Bruno De Conciliis. Il bravissimo “winemaker” nostrano (nella foto),
che per l’occasione indossava una vivace camicia rosa, è stato molto
soddisfatto di aver aderito a questa kermesse enogastronomica. Questo il menu preparato dallo chef Matteo Sangiovanni: “Timballino di asparagi con misticanza croccante e gamberi rossi” (abbinato al Selim 2004,
spumante brut prodotto da uve Fiano e
Aglianico, considerato da Bruno un vino da
“barca”, cioè da bere subito); a seguire,
“Vellutata di patate con baccalà al vapore e
tartufo nero con pane alla zucca e rosmarino” (insieme al Perella 2004 Fiano Paestum
Igt, un grande vino bianco, con passaggio in
barrique, che sarà messo in commercio dal
prossimo mese); poi, “Ravioli di riso con
provola affumicata gratinati con ragù di fa-
raona” (accompagnati dal
Donnaluna 2004 Aglianico
Paestum Igt); si è proseguito con il “Filetto di manzo
con cilindro di ricotta di bufala e funghi preurotes arrostiti” (con il Naima 2003,
Aglianico Paestum Igt);
dulcis in fundo è arrivato il
“Tortino di mirtilli con
salsa al passito con perla
alla vaniglia” (abbinato al
Ka, vino dolce ottenuto da uve moscato e
malvasia). Quanto prima sarà comunicato il
prossimo appuntamento che si terrà, causa il
Vinitaly, verso fine aprile.
Tra gli ospiti: Carlo Galimberti (famoso
giornalista enogastronomico nazionale),
Raffaele Chiumiento (ristorante da “Nonna
Sceppa”), Corrado Marino (Hotel Paistos,
Paestum), Giancarlo Capacchione (fiduciario Slow Food Cilento), Franco Romano (ristorante La Taverna del Pescatore di Santa
Maria di Castellabate), Sabino Loffredo
(Cantine Pietracupa, Montefredane AV),
Alessandro De Santi (Hotel Poseidonia, Paestum).
Dibbì
sciroppo e lasciate riposare per qualche
giorno. Filtrate nuovamente ed imbottigliate”. Una curiosità, i “ Di Biasi” sono
anche “musica”: Angelo (batteria), Domenico (chitarra) ed il cugino Carmine
(sax) formano un apprezzato gruppo Jazz
chiamato “DBS”. Cosa volete di più dalla
vita? Prima lo sport, poi la musica e per
finire un …lemoncello.
Recapito: Lemoncello Di Biasi, Via
Varolato 215, 84050 Gromola - Capaccio (SA). Tel.0828.861283
LA RICETTA
Dentice ai
profumi del sole
Ingredienti per 4 persone: un dentice di
circa 1,2 kg - 6 filetti di acciughe sott’olio
- 300 g di polpa di pomodoro a cubetti 200 g di olive nere - 100 g di mandorle
tostate - 2 cipolle piccole - 2 limoni - 1
spicchio d’aglio - capperi sotto sale –
prezzemolo - un bicchiere di vino bianco
– olio – sale - pepe
Procedimento: mettete il dentice, dopo
averlo pulito, su un recipiente fondo, praticate delle incisioni sul dorso del pesce
profonde 0,5 cm, salate, pepate e versate
sopra il vino bianco e il succo dei limoni.
In un padellino, fate appassire la cipolla
affettata a velo con tre cucchiai di olio e
poca acqua a fiamma bassa. Nel frattempo rosolate nell’olio un trito composto da
aglio, capperi, acciughe e prezzemolo per
qualche minuto, irrorate con il vino bianco, unite le olive tritate grossolanamente, le mandorle e la polpa di pomodoro,
fate cuocere per un paio di minuti a fuoco
vivo. Togliete il pesce dalla marinata e,
ben sgocciolato, trasferitelo in una pirofila, che lo contenga di misura, leggermente unta d’olio. Ricoprite il dentice con le
cipolle e conditelo con il sugo e la marinata. Cuocete in forno caldo a 200° per
circa mezz’ora. Servite il pesce su un piatto di portata, condito con il fondo di cottura 5-6 limoni grossi.
Vino consigliato: Donnaluna Fiano Paestum Igt, De Conciliis
Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
e-mail:
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Condirettore
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