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nella cartina
PRElsroRIA RECENTE
Cambiamenti climatici
ed evidenze
paleoeconomiche
nel Nord Africa durante
le ultime fasi preistoriche.
nelle due folO
ANIMALI NELLA SAVANA
Raffigurazione di una
giraffa nel massiccio
dell'Acacus. L'ambiente
preistorico sahariano
fino a circa 4000 anni fa
era in tutto simile
alla savana del Kruger
National Park (Sudafrica)
dove vediamo
delle giraffe al pascolo.
N EUROPA SIAMO SOLITI RIFERIRE IL
concetto di "preistoria recente" al periodo in cui
le popolazioni del Continente domesticarono
piante e animali (Neolitico) e svilupparono la
metallurgia (età dei Metalli). Per quanto possano sembrarci lontane, queste trasformazioni
hanno costituito il germe della società occidentale.
Senza l'agricoltura e l'allevamento sarebbe stato impossibile l'incremento demografico degli ultimi millenni. Lo sviluppo industriale, che ci coinvolge così
da vicino, sarebbe inconcepibile senza il dominio
dei metalli.
Laddomesticamento e la metallurgia ebbero illoro primo sviluppo nel Vicino Oriente. Riguardo ai tempi, il processo di riproduzione delle piante, come grano e orzo, e di animali, come gli ovini e i caprini, si
sviluppò nell'arco di millecinquecento anni, tra il
9000 e il 7500 a.c. Più tardi, intorno al 5500 a.c., si
cominciarono a fondere e forgiare i metalli: prima il
rame, poi il bronzo, infine il ferro. Siamo soliti far
partire la Storia da questi punti di riferimento e in ta-
t Arponi
'li
Bovidi (6250-5500 PNE)
, Miglio (2000-1500 PNE)
• Metallurgia (1000-600 PNE)
_ Limite del deserto oggi
li passaggi riconosciamo la catena di eventi che hanno portato al mondo come oggi lo conosciamo. La
nostra "scala verso la modernità" passa dalla Mesopotamia e dall'Egitto, che fornirono gli impulsi necessari per la formazione della società minoica e di
quella micenea, a loro volta referenti per i sistemi della Grecia classica e Roma. Partendo da lì, un cammino logico e ineluttabile avrebbe condotto agli Stati
attuali. Sempre secondo questi presupposti, avrebbero
visto la luce le scienze storiche e quelle morali, che
permettono di giustificare il nostro punto di arrivo.
Concetti quali proprietà privata, competitività, sviluppo tecnologico, produttività sono percepiti come
l'essenza stessa del nostro vivere: da difendere a tutti i costi, anche con la forza ...
Questa ricostruzione non tiene conto dei diversi tragitti dell'umanità, parte anch'essi della Storia,
compresa la "nostra". Così, lo sviluppo dell'Europa, dopo la "scoperta" dell'America e poi con l'epoca coloniale del X1X secolo, non sarebbe immaginabile senza il saccheggio delle comunità del resto
del mondo (dagli schiavi agli immigrati clandestini ... ), così come delle loro materie prime. Molta storiografia ufficiale, con il suo eurocentrismo, elimina questo scomodo aspetto: solo a popoli e territori senza storia si può negare di decidere della propria esistenza. Noi vogliamo riflettere partendo da
un altro punto di vista: dai frammenti di civiltà che
ci giungono dal Nord Africa.
Quando si dice il clima...
se il Sahara era un giardino
SUd del Sahara, prima di giungere alla zona
tropicale, si estende la frangia ambientale del
Sahel: il deserto riceve una media di circa 100
millimetri di precipitazioni all'anno; il Sahel ne riceve tra i 100 e i 350/500 (come riferimento si tenga
presente che in Italia una delle zone meno piovose è
la costa di Trapani con 500 mm annui di pioggia).
Fino ad alcuni millenni fa, in queste regioni le condizioni climatiche erano molto più accettabili. A partire dal 9300 prima della nostra èra il Nord Africa beneficiò di condizioni più umide, favorevoli allo sviluppo di boschi e savane. Salvo un'interruzione di circa mille anni, tra il 5800 e il 4500, queste condizioni ottimali si mantennero fino al 3500, quando ebbe inizio un rapido aumento della siccità. Laghi e fiumi scomparvero uno dopo l'altro . Tra il 2000 e il
1500 prima dell'èra cristiana l'aspetto dell'area sahariana era ormai simile a quello di oggi.
A
Sviluppo di metodi
integrati per la sussistenza
ttraversando il Sahara e il Sahel sorprendono
le continue testimonianze di antichi insediamenti. Si tratta quasi sempre di concentrazioni
piccole, ricche di resti ceramici, di utensili in pietra
quali punte di se Ice, macine, mole, coltelli ... Le evidenze archeologiche mostrano che, almeno in alcune zone, le popolazioni erano seminomadi, distribuite
in habitat diversi, ma all'interno dello stesso territorio, quindi relativamente stabili. La densità degli sta nziamenti si manifesta nell'abbondanza di strumenti
per macinare cereali : manufatti che iniziarono a essere utilizzati all'inizio del IX millennio e che, a causa del loro peso, non furono portati via nella fase di
abbandono.
A partire dal 7500-6500 prima della nostra èra aumenta il numero di macine nei villaggi scomparsi del
Sahara centrale e orientale; cambiano quindi le abitudini alimentari, con un consumo crescente di graminacee selvatiche, in particolare miglio e sorgo, oltre a frutti e radici. Oggi le popolazioni subsahariane, in anni piovosi, raccolgono fino a 250 chilo-
A
grammi per ettaro di sorgo e miglio, ma qualche migliaio di anni fa tali quantità erano all' ordine dci giorno. Inoltre, la fertilità della terra si combinava con altre fonti di alimentazione. Arpioni e punte di freccia,
rinvenuti insieme a resti di fauna selvatica e di pesce,
ci dicono che caccia e pesca contribuivano alla dieta. Nel massiccio dell'Acacus (Libia), si sono trovati
ricoveri di ammotrago (Ammotragus lervia), una capra che tutt'oggi vive sui monti dell'Africa settentrionale, detta anche "pecora crinita"
per il folto vello sotto il petto. Questo fatto dimostra il controllo sociale sugli animali selvatici almeno
dal 6800. Tutto questo permise alle
popolazione del Sahara e del Sahel
di incrementarsi.
A partire dal 6000 prima della
nostra èra, in concomitanza con una
fase di siccità, si registra l'addomesticamento dei bovini nel Sahara
orientale e in alcune zone del Sahara centrale come nei massicci del Tibesti (fra Ciad e Libia) e dell'Acacus: i dati genetici e
quelli archeologici ci suggeriscono una riproduzione di specie autoctone, mentre non si hanno prove
dell'introduzione di bestiame domestico dalla Mesopotamia. Le società nordafricane
rappresentarono questo processo in
pitture e incisioni rupestri, che oggi possono risultare enigmatiche nel
contesto desertico. Giraffe, elefanti, rinoceronti, gazzelle e struzzi raccontano un paesaggio di boschi,
prati, sorgenti. Intorno al 5700 compaiono tracce di ovini domestici nel
Sahara orientale e nel mar Rosso,
questa volta con ogni probabilità introdotti dal Levante attraverso la
valle del Nilo, considerando che nel
continente africano non ne esistono di simili a livello selvatico. Le
nuove strategie economiche si generarono con rapidità: in soli cinquecento anni l'allevamento si diffuse in buona parte del Sahara centrale e orientale, con
conseguenze dirette su forme d'insediamento, sulla
raccolta e sulla fabbricazione di utensili.
OGGI E IERI
Incisioni rupestri
con raffigurazioni
di rinoceronte e di elefanti
che un tempo facevano
parte dell' abbondante
fauna sabariana. Vediamo
anche il paesaggio attuale
del Gebel Acacus in Libia.
Durante la preistoria
recente la regione
era ricca di animali
e frequentata da cacciatori.
Caccia e raccolta
integrarono a lungo
la dieta delle popolazioni
sahariane anche quando si
cominciarono a praticare
allevamento e coltivazione.
49
-t
in questa pagina
ANTICHI ABITATI
Resti di insediamento
preistorico nel deserto
del Teneré (fra Niger e
Ciad) e rappresentazione
sulle pareti
del Gebel Acacus
di un incontro sociale.
Infine, un villaggio tuareg
a sud dell'Alr (Niger)
che suggerisce l'aspetto
di un abitato preistorico.
Il popolamento
del Sahara e del Sahel
fu caratterizzato da piccoli
villaggi a carattere
seminomadico.
Questo consentì
un adattamento meno
traumatico di fronte
ai radicali mutamenti
climatici.
Adattamenti e migrazioni
per la crisi climatica
o sviluppo di un'agricoltura come quella del
Vicino Oriente o delle regioni mediterranee, basata sulla lavorazione con la zappa e sulla semina di specie in prevalenza selezionate, avvenne
molti secoli più tardi in Africa: intorno al 2500 prima della nostra èra. La prima specie vegetale addomesticata fu il miglio. Le analisi botaniche suggeriscono che l'inizio della sua coltivazione abbia avuto luogo simultaneamente almeno in due zone: lungo il fiume Senegal e intorno allago Ciad. Nel II millennio si cominciò a coltivare il sorgo nella parte
orientale del Sahel e vari tipi di leguminose in Africa occidentale e orientale. Più o meno nello stesso
tempo inizia anche la coltivazione dell'igname (pianta erbacea coltivata per i tuberi ricchi di amido) alle latitudini più umide, come nel centro e nel sud
del Ghana. Anche in questo caso i cambiamenti economici furono adottati rapidamente da società lontane tra loro. Per il II millennio si trovano prove di
coltivazione del miglio nel sud della Mauritania,
nel nord del Burkina Faso, in Ghana e sulla riva oc-
L
cidentale del lago Ciad. Seguendo la frangia climatica dei monsoni, alcune di queste specie arrivarono addirittura in Asia centrale e orientale. Così, il
miglio africano è documentato in India nel 1500,
mentre il sorgo si trova in Corea dal 1400 prima della nostra èra. La velocità con cui le tecniche agricole si diffusero appare relazionata con i cambiamenti
climatici. Tra il 3500 e il 1500 le condizioni umide
lasciarono il passo alla siccità. In molte zone le popolazioni si spostarono verso sud o si raggrupparono in prossimità dei massicci, più piovosi, nelle oasi o lungo fiumi e laghi residui. Pur in una generale riduzione delle piogge, la coltivazione del miglio
e del sorgo, due specie molto frugali, evitò lo spopolamento di certe aree.
Una precoce scoperta
africana: il vasellame
U
no dei dati più sorprendenti che emergono
dalle indagini nel Sahara è l'antichità della
tecnica di realizzazione di recipienti in ceramica. Se nel Vicino Oriente le prime produzioni risalgono al 7000 prima della nostra èra, in Nord Afri-
-
ca la ceramica compare circa duemila anni prima.
Si tratta di vasellame globulare, ciotole decorate a
motivi geometrici impressi o incisi. La diffusione degli stili più caratteristici, in un'area che si estende
per 5300 chilometri da est a ovest e per 1500 da nord
a sud, riflette il grado di comunicazione all'interno
delle comunità del Nord Africa durante la preistoria recente. Osservando la connessione tra Africa e
Mediterraneo attraverso la valle del Nilo e la costa
Aùantica, oltre a una serie di rotte transahariane, non
si può certo scartare l'idea che la tecnologia ceramica
sia arrivata in Europa o in Asia dal sud.
L'abbondanza dei resti ceramici e la loro associazione a strumenti per la macinatura esprime l'importanza dell'immagazzinamento e della cucina e
ci dà informazioni sugli alimenti. Ad esempio, i recipienti sferici, più o meno chiusi, sono idonei per
preparati a base di farina di cereali silvestri, ai quali si potevano aggiungere pesce, carne e vari tipi di
vegetali . In altre parole tali recipienti rendono possibile il consumo in contemporanea di più nutrienti.
Il perdurare nel tempo di queste forme ceramiche
dimostra la capacità di garantire la vita e lo sviluppo delle comunità.
dall'Egitto attraverso la Nubia. Si è anche postulato
l'arrivo di un'ondata di popolazioni berbere. Ma si
tratterebbe di percorsi di migliaia di chilometri, lungo i quali non si sono trovati resti di fusioni, come
invece abbiamo nell'Air. Dunque, non è assurdo ipotizzare uno sviluppo locale della lavorazione del rame, mentre tutt'intorno lo stile di vita semisedentario e l'economia pastorale e di raccolta, nella quale
l'agricoltura guadagna sempre più importanza, rimangono inalterate.
AGILE CARRO
Carro con cavalli
rappresen~to nel Tassili
n'Ajjer (Algeria).
Si tratta di un tipo
di veicolo leggero e veloce
la cui introduzione
nel Sahara si ipotizza sia
avvenuta verso la metà
del II millennio
prima della nostra èra.
Sorprendente impiego
di un carro leggero
U
n altro aspetto della preistoria nordafricana è l'abbondanza di rappresentazioni di
carri. Tali veicoli fecero la loro prima
comparsa nelle steppe del Mar Nero
nella prima metà del IV millennio e
in poco tem po si diffusero sia verso
l'Europa che verso il Vicino Oriente
e l'India. Ma si trattava di carri pesanti, con due assi
e quattro massicce ruote di legno, trainati da buoi.
L'arte rupestre del Sahara ci mostra invece un tipo di
carro più leggero, con un solo asse montato sul-.......",,_ _.....~
la parte posteriore della piattaforma e ruote
con raggi. La costruzione di questi veicoli
richiede buone competenze nella lavorazione del legno e dei metalli, per le
briglie e la scelta dei cavalli. Come e
quando questa tecnologia apparve nel
Sahara è un altro enigma. Al momento
le ipotesi più probabili vedono l'introduzione del carro leggero e del cavallo attraverso
RAFFlNAZIONE
Macine per la raffinazione
la valle del Nilo verso la metà del II millennio. Al temsi ritrovano di frequente
po stesso non si può scartare l'idea di un addomenei giacimenti preistorici
sticamento autoctono del cavallo berbero. Il carro
sahariani, a indicare
leggero del Sahara trainato da cavalli non è associaun'antica produzione
locale di cereali
to a scene belliche, come nel Vicino Oriente. Nella
(soprattutto miglio
stessa epoca iniziano però a comparire scene di come sorgo). Il rilievo
battimento fra uomini armati di lance. I movimenti
di pittura del Tassili
n'Ajjer presenta
migratori causati dalla rapida desertificazione, con i
una donna al lavoro su
relativi impatti sociali dovuti anche al massiccio riuna macina accanto alla
corso all'agricoltura e alla metallurgia, provocarono
sua capanna (da Lhote y
Colombel 1979).
situazioni di conflitti durante il II e I millennio.
Lavorazione dei metalli
nel cuore del Sahara
Q
ueste società semisedentarie nordafricane,
basate in buona misura su caccia e raccolta,
sembra che comincino a fondere il rame nella regione dell'Air, a nord del Niger, intorno al 27002400 prima della nostra èra. All'inizio del I millennio in molte regioni, dalla Mauritania alla Nigeria,
indusi Ruanda e Burundi, già si padroneggiavano le
tecniche del bronzo, ottone e ferro. Sempre durante
iiI millennio cessa la fabbricazione di punte di freccia e asce in pietra, a cui si sostituiscono quelle di metallo. In Asia e in Europa il passaggio dalla fusione
del rame alla forgia del ferro richiese vari millenni e
si trasmise da una regione all'altra lentamente.
L'arrivo della metallurgia nel massiccio dell'Air costituisce un'incognita. La maggior parte degli studiosi sostiene l'esistenza di influenze da nord, dunque
dalla Penisola Iberica attraverso il Marocco, come
51
p. a fronte
PRIMA CERAMICA
Frammenti di ceramica
preistorica nel deserto
del Teneré e ricostruzione
dei tipici vasi globulari
della regione dell'rur
datati tra 8500-8100 a.C.
(secondo Roset 2000).
Le prime testimonianze
ceramiche si hanno
solo circa duemila anni
prima che nel Vicino
Oriente, dove si comincia
a produrre la ceramica
intorno al 7000 a.C.
ANIMALI DOMESTICI
Scena di allevamento
con presenza di guardiani
sulla parete di un riparo
roccioso del Gebel Acarus.
Contrariamente a quanto
avvenne nella Mezzaluna
fertile, nel SaharafSahel
l'addomesticamento
degli animali si praticò
vari millenni prima
di quello delle piante.
L'addomesticamento
dei bovini nel Sahara
sembra iniziare 6000 anni
prima della nostra èra
con una riproduzione
di specie autoctone.
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Cambiare l'indispensabile
mantenere il fondamentale
no dei tratti caratteristici delle popolazioni
preistoriche del Nord Africa fu l'alto grado di
interconnessione, senza dubbio favorito dall'assenza di barriere geografiche invalicabili nella òntura sahariano-sudanese, ma anche per la sviluppata capaeità di muoversi e la permeabilità delle frontiere. In queste circostanze, le migliorie nell'allevamento e poi nell'agricoltura, nella fabbricazione di
utensili in metallo e nelle stesse tecniche di trasporto passano velocemente da una parte all'altra dei territori. La mobilità nella frangia semiarida svolse un
ruolo importante per affrontare i drastici mutamenti ambientali. In definitiva, i cambiamenti nelle economie della zona sahariano-sudanese, con trasformazioni importanti come l'introduzione delle strategie agricole, la metallurgia del rame, la fusione del
ferro e l'ottimizzazione dei mezzi di trasporto, avvennero in appena duemila anni, dunque a un ritmo
molto superiore a quello delle società eurasiatiche.
Mentre nella zona eurasiatica la "rivoluzione" neolitica aveva creato enormi disuguaglianze, con grandi imperi in Oriente e comunità di contadini autosufficienti nel Nord Europa, la situazione in Africa
era sempre stata molto più omogenea. Nella preistoria
recente d'Europa si nota un mosaico di culture, gruppi e identità differenti, dietro cui chiediamo di riconoscerei; in Africa sorprende non solo la grande velocità con la quale si diffusero i progressi tecnologici, ma anche la scarsa importanza concessa alle differenze culturali. Prima della crisi climatica finale del
Il e I millennio prima della nostra èra, ampi territo-
U
ri condivisero stili simili nella decorazione ceramica, nell'arte rupestre, nella lavorazione della pietra e
anche nella metallurgia.
L'organizzazione in comunità seminomadi relativamente piccole fu una costante lungo i millenni. La
dimensione ridotta e la capacità di spostamento favorirono la flessibilità necessaria per assimilare i cambiamenti climatici, tecnologici ed economici.
Stati e fortificazioni
solo nella nuova era
e popolazioni sahariane preistoriche non hanno lasciato prove di strutture politiche a un certo livello della comunità. Difficile al tempo stesso distinguere una gerarchia chiara negli insediamenti. Infine, non si conoscono nel Nord Africa sistemi di fortificazione prima della metà del I millennio, mentre in Europa già dal IV millennio vengono erette muraglie, tarrapieni o fossati.
I primi popoli stabili di una certa importanza
compaiono alla metà o fine del I millennio prima
della nostra èra. Uno degli insediamenti più antichi con strutture di tipo urbano è Djenné-Djéno
(Mali), che dall'VIII sec. d.C. conta tra 10.000 e
26.000 abitanti e pratica un commercio su larga scala con traffici anche col Mediterraneo~ In questo
momento nell' area dei fiumi Senegal, Gambia e Niger nascono le prime organizzazioni statali, con
esereito, amministrazione centralizzata e sistema
tributario, sotto il controllo di un monarca. I dati
storici suggeriscono che la formazione di questi Stati fu facilitata dall'arrivo di gruppi berberi da nord
e, soprattutto, con l'islamizzazione.
L
I
Dinamiche diverse
nella preistoria sahariana
onsiderando le difficoltà nell'individuare discontinuità significative nel tempo e nello
spazio, le età che utilizziamo per raccontare la preistoria europea non sono applicabili a quella africana. Se si tengono presenti le date d'inizio
della lavorazione della ceramica, uno dei tratti distintivi della società neolitica, dobbiamo accettare
che questo momento decisivo per l'umanità ebbe
come culla il Sahara e non il Vicino Oriente. Al tempo stesso, se nella cosiddetta Mezzaluna fertile l'agricoltura precedette di qualche tempo l'allevamento,
è bene sapere che in Africa l'addomesticamento degli animali avvenne vari millenni prima di quello
delle piante. Quanto alla sedentarietà, generalmente vista come una delle condizioni necessarie per la
rivoluzione neolitica, non sembra aver svolto un
ruolo decisivo presso le società preistoriche dell'area
sudanese-sahariana. La prima lavorazione del rame
nella zona dell'Air avvenne in un contesto di comunità principalmente nomadi e dedite alla raccolta, più che in conseguenza dello sviluppo di
un'economia neolitica impostata sull'agricoltura.
Nemmeno l'età del Bronzo in Africa ha il senso che
le diamo in altre zone, dato che il bronzo venne lavorato in contemporanea al ferro in società che, per
lo più, continuarono senza grandi rotture le abitudini che avevano in precedenza.
La preistoria nord africana dimostra dunque che
lo sviluppo tecnologico, quale l'addomesticamento o la metallurgia, non è vincolato a determinate
forme di organizzazione politica e sociale, né im-
C
plica l'esistenza di differenze marcate o meccanismi
di sfruttamento in seno alle comunità. Allo stesso
modo è chiaro che il modello di vita occidentale di
oggi è solo uno dei risultati storici possibili all'interno di un processo iniziato millenni fa in distinte parti del mondo. La sua attuale supremazia garantisce la dipendenza e la sottomissione di altri
popoli e provoca la distruzione di altre esperienze.
La Storia non eurocentrica ci ricorda che altri mondi furono - e sono - possibili.
Roberto Risch
Dipartimento di Preistoria
Università autonoma di Barcellona
[email protected]
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