Più pallae meno tablet Cosa fare con i bambini

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Più pallae meno tablet Cosa fare con i bambini
TEMPI LIBERI
Corriere della Sera Sabato 7 Novembre 2015
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Controcopertina
[email protected]
Famiglie
Cosa c’è dietro gli amori «maturi», quelli che rimettono
in gioco nella vita, regalando una seconda opportunità?
Spesso il coraggio e l’intelligenza di cambiare senza
buttare il tavolo all’aria, conservando un’«alleanza» con
l’ex coniuge. «Cara Angela, se nel 1981 non avessimo
firmato la separazione, oggi festeggeremmo le nozze
d’oro», scrive Raffaele, 75enne, nella nuova puntata di
Lettera all’ex moglie: «Grazie a te sono felice con un’altra»
Amori moderni, pubblicata sul blog di Corriere.it La
27esima Ora (27esimaora.corriere.it). «Se non
possiamo brindare ai 50 anni del nostro matrimonio,
nulla ci vieta di festeggiare i 50 anni dal nostro
matrimonio», prosegue, dando il via al racconto di un
legame che ha saputo cambiare e restare nel tempo.
Scriveteci i vostri amori ad [email protected]
Favole
di Marta Ghezzi
La libellula
coraggiosa
che spiega ai bimbi
cos’è la morte
ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI
I
bambini e il mistero della
fine della vita. Un
argomento delicatissimo
che i genitori, da sempre,
faticano ad affrontare. Se la
domanda non arriva diretta,
si tende ad aspettare. Fino
alla prima perdita. Le parole,
allora, si fanno pesanti, le
risposte inevitabilmente
banali. «Mamma, dov’è
andato il nonno?». «In
cielo». «Perché non
ritorna?». Attacca così il
libro di Chiara Frugoni «La
storia della libellula
coraggiosa» (Feltrinelli),
delicata metafora del
cambiamento e della
perdita. Il viaggio del nonno
è raccontato attraverso la
Più palla e meno tablet
Cosa fare con i bambini
Sugli scudi
di Federico Cella
S
 Kate Winslet,
40 anni attrice,
è mamma di
tre figli: Mia (15
anni), Joe (11) e
Bear (22 mesi).
In un’intervista
al Sunday
Times ha
dichiarato di
aver bandito i
social media
dalla sua casa
 Essena
O’Neil, modella
australiana di
18 anni e star
di Instagram
con oltre 600
mila follower.
Ha rinnegato la
sua vita social:
«Un mondo
fasullo fatto di
apparenza»
toria vera. Un bimbo
italiano al Nido fa il
monello. L’educatrice
lo minaccia: «Vuoi
che ti metta in castigo?». E lui preoccupato risponde: «Mi togli il wi-fi?». L’aneddoto rivela un mondo. Quello
dei giovani e giovanissimi in un
mondo fatto di schermi connessi. Con genitori compiacenti e poco preparati ad affrontare la vita social, touch, on demand e always on nella quale
sono immersi i figli. L’ennesima palla di un lungo rimbalzo
tra preoccupazioni e responsabilità l’ha lanciata Kate Winslet,
mamma di tre figli. Il rilancio
l’ha fatto Essena O’Neil, teen
con più di 600 mila follower su
Instagram.
L’attrice britannica, 40 anni,
ha raccontato al Sunday Times
di come ha bandito i social media in casa: «Hanno un impatto
devastante sull’autostima delle
giovani donne, perché la loro
preoccupazione principale diventa agghindarsi per piacere
agli altri — spiega —. E a cosa
porta tutto questo? Problemi
alimentari. Mi fa ribollire il
sangue». Da qui la decisione di
tagliare l’utilizzo in famiglia di
smartphone e tablet. «Fate arrampicare i vostri figli sugli alberi. Togliete loro i device. Giocate a Monopoli», dice.
Come se ci fosse una trama,
è il turno dell’australiana Essena O’Neil di colpire duro il modello offerto dai social
network. Il contatore di follower della 18enne è salito in
modo vertiginoso dal 2012
quando aveva iniziato a vivere
una vita sul social. Immagini di
una bella ragazza, sempre ben
truccata e vestita, un modello
perfetto per le sue coetanee. Il
I dati lo dimostrano:
passano troppo tempo
connessi. Bisogna
intervenire: ecco come
31 ottobre scorso cambia tutto,
la ragazza cancella oltre 2 mila
scatti e cambia le didascalie di
altri 96 per rivelare quanto di
fasullo c’era nel suo profilo. In
un’immagine scrive: «Ci sono
voluti più di 50 scatti per arrivare a quello a cui pensavo
avreste messo il vostro like. È
una perfezione artificiosa, studiata per ricevere attenzioni».
E non solo quelle: Essena
O’Neil era arrivata a ricevere
1300 euro a post utilizzando
nelle foto vestiti, gioielli e cosmetici degli sponsor. Ora la
ragazza si mostra online senza
trucco per lanciare la campagna contro l’ossessione social
di apparire, «Let’s be game
changers».
Il tema non è solo quello dei
social network, ma degli schermi smart in mano a bambini e
ragazzi. I dati delle ricerche
parlano chiaramente di un
Tendenze
di Costanza Rizzacasa d’Orsogna
Cercare (e trovare) i nostri gemelli
I
n Svezia hanno trovato il clone di Leonardo DiCaprio: si chiama Konrad,
ha 21 anni ed è identico all’attore alla
sua età. E poi Cordelia e Ciara, una irlandese, l’altra inglese: stesso colore dei
capelli, corporatura, gocce d’acqua. Va
da sé che per prima cosa si sono fatte
un selfie.
Perché da Pirandello a Sliding Doors,
quello del doppio è un topos battuto,
ma coi social diventa reale. Se 600 e più
miliardi sono le foto postate ogni anno,
le possibilità di ritrovarci negli scatti di
un estraneo che rimbalzano sul web sono moltissime. Scopriamo che non siamo unici: c’intriga e ci attanaglia. Il cigno nero esiste. O forse siamo noi.
Così, il sito twinstrangers.net ha
guadagnato in pochi mesi 500 mila
utenti trovandone i gemelli. Carichi
una foto, selezioni i tratti distintivi e
poco dopo ecco i responsi. «L’ho incontrata e non riuscivo a crederci», racconta una giornalista all’Independent.
«Abbiamo chiacchierato tutto il giorno». In qualche parte del mondo, c’è
una che va in giro col tuo viso — sette in
tutto, secondo una credenza. E certo, la
risposta può anche non piacere, perché
ognuno ha di sé una percezione che
non è quella degli altri (si bara soprattutto con i nasi — “alla francese”, quando ce l’hai da Peppa Pig). «Non può assolutamente essere me, ha almeno
quattro chili in più». Poi la riconosci.
Non è quella fossetta, le lentiggini: nei
suoi occhi c’è qualcosa. All’improvviso
vuoi sapere tutto. Perché mandiamo
emoji di melanzane, ma siamo affamati
di simbiosi. Di connessione (egotica)
con un altro noi, nella speranza che all’affinità fisica ne corrisponda una interiore. «È lei», ti dici, e scatta la più bizzarra sorellanza. Le chiedi l’amicizia. E
non risponde, perché a suo dire non le
assomigli affatto.
CostanzaRdO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
abuso. Secondo l’Università di
San Diego, negli Usa già all’età
di sei mesi un bambino su tre è
esposto a smartphone e tablet.
In Italia, secondo un’indagine
di Eurispes e Telefono Azzurro,
la situazione non migliora: il
38% dei bambini sotto i due anni ha già usato un dispositivo
mobile. Salendo agli otto anni,
la percentuale arriva al 72%.
Nella stessa fascia, l’American
Academy of Pediatrics avverte
che in media i bambini americani passano 8 ore al giorno
esposti a diversi tipologie di
schermi. Una cifra che sale fino
a 11 ore salendo con l’età.
Se la preoccupazione per
certi comportamenti scorretti
è giusta, non bisogna però incorrere in quello che può sembrare un paradosso. Lo spiega
Jeffrey Goldstein, professore di
Media Psychology all’università di Utrecht: «I social media
sono il tessuto connettivo dei
giovani, togliere l’accesso a Facebook o Instagram significa di
fatto privarli di parte della loro
socialità». Lo psicologo americano spiega al Corriere come
nell’arco della giornata ci debba essere un tempo per uscire,
uno per leggere e per studiare.
«Ma i ragazzi devono avere anche lo spazio per partecipare al
loro mondo, che è fatto anche
di televisione, smartphone e
social media».
Parliamo di un grande tema,
figlio di un gap generazionale
senza precedenti. E la ricetta è
solo una: studiare. «I genitori
per primi devono provare i social media, i videogiochi: questo significa sapere cosa fanno
i figli senza doverli spiare —
conclude Goldstein —. Così si
può decidere con loro come far
convivere il digitale con tutto il
resto della loro vita».
@VitaDigitale
storia di una libellula
coraggiosa. La penna di
Frugoni, classe 1940, ex
docente di Storia Medievale
alle Università di Pisa, Roma
e Parigi, accompagna i
piccoli lettori in fondo a uno
stagno. È lì che vivono le
larve delle libellule, dove
giocano avventurandosi fra
le alghe. Ogni tanto una di
loro cresce più delle altre e
avverte il desiderio di salire
in superficie. Le sorelle si
preoccupano: cosa
succederà là in alto? La più
coraggiosa promette di
tornare a raccontare quello
che vedrà. Una volta fuori
dall’acqua, però, scopre di
avere le ali e si libra leggera
alla scoperta del bellissimo
mondo di luci, colori e
farfalle. E la promessa fatta
alle sorelline? «Si ricordò
della sua promessa e capì
che non l’avrebbe
mantenuta… Come avrebbe
fatto a immergersi
nell’acqua ora che aveva le
ali? Non poteva scendere a
raccontare che cosa c’era
lassù, ma anche le sorelline
un giorno avrebbero volato
felici sopra lo stagno».
«A un bambino che chiede
non si può rispondere in
modo astratto, parlando
genericamente di cielo —
dice Frugoni —. La fiaba è la
lingua dei piccoli ed è la
forma più appropriata per
aiutarli a superare ansie,
timori e conflitti». La storica
ha letto il racconto, illustrato
da Felice Feltracco, ai nipoti,
Emilia, 9 anni, e Riccardo, 6.
«Allora la libellula è il
nonno!», hanno esclamato,
facendo capire all’autrice di
aver centrato l’obiettivo.
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