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Metaletteratura. Dalla letteratura alla scienza La domanda <<che cos’è la letteratura?>> implica un atto di riflessione, riflessione filosofica, certo, ma più che mai anche letteraria: per secoli autori, scrittori e poeti se la sono posta, cercando una risposta che non esulasse da quello che P. Bourdieu ha definito il “campo letterario”, ma che, anzi, ha contribuito a definirlo. Eppure, la nascita della letteratura come attività dotata di una propria autonomia estetica è retaggio della modernità, di più, essa si situa in età romantica, e non è difficile reperirne gli sviluppi anche all’interno del paradigma culturale attuale, che non a caso è stato definito “postmoderno”: si tratta perciò di individuare gli elementi che, in seno alla cultura moderna, hanno reso possibile caratterizzare il discorso sulla letteratura come atto insito nella letteratura stessa, in altre parole, di riconoscere quello metaletterario come paradigma fondante della letteratura stessa, passata, presente, ma soprattutto futura. Una certa coscienza letteraria, cioè propria del fare letterario come scrittura, sembra infatti esser sempre esistita: si pensi soltanto, nell’ambito della civiltà occidentale, alle riflessioni partorite da Aristotele e Platone, da Orazio e da Dante; eppure, solamente in età moderna si assiste alla progressiva presa di coscienza della letteratura come categoria a sé, distinta dalle altre attività del pensiero non formalmente, ma essenzialmente, cioè in seno alla cultura umana come tale: l’autocoscienza filosofica che caratterizza questo passaggio fondamentale si sostanzia così in un mutamento epocale e complessivo della cultura europea moderna, determinando le future (oggi attuali) sorti della letteratura stessa. Come ha messo perciò in rilievo H. Blumenberg, è il sorgere di una “curiosità teoretica” a guidare il movimento complessivo di autolegittimazione razionale dell’età moderna, età che deve riflettere e riflettersi in tutti i campi del sapere autocostituito del proprio tempo; non fa perciò eccezione la letteratura, che da allora in avanti si dovrà istituire come disciplina dotata di una propria autonomia, autonomia che non sarà semplicemente estetico-artistica, ma anzitutto concettuale e scientifica: non è un caso, allora, che l’ ‘800, prima, e il ‘900, poi, segnino il coerente sviluppo di una teoria dell’arte o poesia “pura”, ideale estetico, e quindi di una vera e propria “scienza della letteratura”, dotata di statuti epistemologici autonomi e di un proprio, privilegiato accesso a un sapere particolare e altrimenti inaccessibile: la letteratura. Tuttavia, con l’affermarsi dell’orizzonte culturale postmoderno, che caratterizza ormai pienamente l’epoca attuale, si è assistito ad una progressiva erosione dei confini tra i saperi, ad un declino delle “grandi narrazioni” o “metanarrazioni” (Lyotard) che hanno caratterizzato l’età moderna, fino ad arrivare ad un totale e irreversibile sfondamento dei paradigmi tradizionali, che naturalmente ha investito tutto il campo della cultura proclamando lo sconfinamento dei generi e, conseguentemente, lo sconfinamento della letteratura stessa, con l’evidente crisi d’identità che a tutt’oggi la caratterizza. Non a caso, nel 1975 Eugenio Montale, al momento del conferimento del premio Nobel, si chiedeva emblematicamente: è ancora possibile la poesia? Parafrasandolo, possiamo allora chiederci: è ancora possibile oggi la letteratura come letteratura? Trovare risposta ad una simile domanda, significa perciò andare alla ricerca dei presupposti della letteratura moderna, risalire alle origini della sua autonomia concettuale, che si situa indiscutibilmente in età romantica: così, se <<Il romanticismo>>, come scriveva Baudelaire, <<è una benedizione celeste o diabolica a cui noi dobbiamo eterne stimmate>>, non stupisce che indagarne il portato culturale possa condurci oggi a comprendere l’attualità stessa del problema letterario, illuminandone la genesi e le prospettive, inscindibilmente connesse al recupero di una profonda relazione con la scienza moderna. Infatti, se è il romanticismo a decretare l’indipendenza dell’atto artistico, che si sostanzia nella creazione assoluta di un proprio spazio di esistenza, l’opera d’arte, che rappresenta perciò un sistema di conoscenze autonomo e accessibile solo attraverso l’arte stessa, è però nel corso del ‘900 che la distinzione tra le “due culture”, nell’espressione introdotta da C. P. Snow, deve riconoscere e superare i limiti di una netta separazione tra la conoscenza artistica e quella scientifica. Nello specifico, infatti, l’impellenza di una questione, come quella di un confronto critico tra la scienza e la letteratura e l’arte moderne, risulta confermata non solo dai sempre più frequenti appelli di eminenti personalità della cultura e della letteratura, da M. Foucault a J. Derrida, ma anche dagli stessi rappresentanti del mondo scientifico, se, come ha scritto W. Heisenberg: <<Ogni vera grande poesia procura una reale comprensione di aspetti del mondo che altrimenti sarebbero difficilmente conoscibili>>. Risalire alle origini, dunque, e alla distinzione emblematica tra scienza e letteratura operata dal primo romanticismo europeo, vero momento di svolta della cultura moderna, risulta un’operazione imprescindibile per gettare le basi di ogni sviluppo futuro della nostra conoscenza. Ma se è noto e riconosciuto ad oggi il portato concettuale e culturale del romanticismo in tutti campi, dalle arti al pensiero moderni, qual è il contributo specifico che portano i maggiori teorici del romanticismo allo sviluppo delle scienze umane? Nel 1797 Friedrich Schlegel scriveva: <<Tutta la storia della poesia moderna è un continuo commento al breve testo della filosofia: ogni arte deve diventare scienza, e ogni scienza arte; poesia e filosofia debbono essere unite>>; pochissimi anni più tardi, William Wordsworth sosteneva invece che: <<La poesia è l’inizio e la fine di tutto il sapere: è immortale come il cuore dell’uomo>>. La speculazione sulla natura e l’essenza della letteratura, sviluppatasi in modo determinante a partire dal primo romanticismo, rappresenta lo snodo fondamentale della cultura moderna, il momento in cui, distinte le “scienze dello spirito” dalle “scienze della natura” (W. Dilthey), la letteratura si istituisce come forma di conoscenza autonoma, che però l’indagine metaletteraria dovrà rivelare nella sua sostanziale identità con la scienza: il mio progetto di ricerca, tramite un approccio interdisciplinare proprio dei più moderni metodi sviluppati nell’ambito delle letterature comparate e della teoria della letteratura, si ripropone perciò di analizzare l’evolversi del concetto di letteratura dal romanticismo ad oggi, soffermandosi in particolar modo sullo sviluppo delle teorie letterarie in concomitanza con quelle di un letteratura intesa come scienza; nello specifico, il periodo interessato si situa tra il 1798, anno della prima edizione delle Lyrical Ballads di Wordsworth e Coleridge e dell’Athenaeum dei fratelli Schlegel, e l’orizzonte dell’attualità, che sembra dibattersi ancora all’interno dei paradigmi culturali ereditati dal primo romanticismo. Procederò pertanto ad analizzare, tramite un diretto approccio filologico ed ermeneutico ai testi di maggior rilievo, lo sviluppo del portato filosofico e concettuale del primo romanticismo, considerando tanto le implicazioni artistico-letterarie che quelle più marcatamente speculative, e risalendo alle origini di quelle riflessioni che dettero impulso ad una svolta culturale senza precedenti, determinando in particolare le basi epistemologiche di quella che è ad oggi la distinzione concettuale classica di scienza e letteratura, intese, nella loro accezione più specifica, come forme di conoscenza autonome, ma opposte e contrastanti. Tramite un’analisi comparativa delle teorie metaletterarie dei maggiori autori moderni, da Rimbaud a M. Kundera, da G. Benn a J. L. Borges, mi ripropongo perciò di arrivare a delineare una comune concezione di letteratura intesa come forma privilegiata di conoscenza, anzitutto di se stessa; da un successivo confronto critico con gli ultimi sviluppi del dibattito su letteratura e scienza, sorto soprattutto in seno alla seconda metà del ‘900, e in particolare ad opera delle teorie interpretative elaborate negli ultimi anni, da M. Foucault a K. Popper, da I. Hassan a F. Capra, da H. Blumenberg a J. Derrida, mi aspetto quindi di poter illustrare i principi di una teoria unificata e universale della conoscenza umana, così come arrivarono a concepirla infine tutti i maggiori teorici del primo romanticismo, in aperta contrapposizione al contemporaneo progresso delle scienze naturali e all'imporsi del paradigma scientifico come unico modello di riferimento possibile. Seguendo l’ordine del pensiero sopra indicato, la mia ricerca si dovrà perciò sostanziare in due fasi: 1) individuazione e definizione dell’orizzonte metaletterario della letteratura moderna; 2) suo confronto con quello scientifico, e possibili sintesi. Una bibliografia minima dovrà prendere in esame i seguenti testi primari: I. KANT, Kritik der reinen Vernunft (1781-1787) I. KANT, Kritik der Urteilskraft (1790) J. G. FICHTE, Grundlage der gesamten Wissenschaftslehre (1794) F. SCHILLER, Über naive und sentimentalische Dichtung (1795-1796) A. W. e F. SCHLEGEL, Athenaeum (1798-1800) W. WORDSWORTH, S. T. COLERIDGE, Lyrical Ballads (1798-1805) F. W. J. SCHELLING, System des transzendentalen Idealismus (1800) F. W. J. SCHELLING, Philosophie der Kunst (1801-’06) G. W. F. HEGEL, Phänomenologie des Geistes (1807) G. W. F. HEGEL, Vorlesungen über die Ästhetik (1836-’38) S. T. COLERIDGE, Biographia Literaria (1817) A questi testi, fondamentali per comprendere la natura e lo statuto concettuale della letteratura e dell’arte moderne, va aggiunta un lunga serie di saggi, riflessioni e indagini effettuate da autori moderni sulla propria arte, da Baudelaire a Calvino, da E. A. Poe a J. Joyce, da Mallarmé a Valéry, etc., che dovranno puntualmente fare da riscontro ad ogni conclusione teorica. Per l’approfondimento critico di cui al punto 1) la bibliografia secondaria minima sarà: - monografie M. H. ABRAMS, The Mirror and the Lamp. Romantic Theory and the Critical Tradition (trad. it. Lo specchio e la lampada. La teoria romantica e la tradizione critica, Bologna, Il Mulino, 1976). T. W. ADORNO, Ästhetische Theorie (trad. it. Teoria estetica, a c. di F. Desideri e G. Matteucci, Torino, Einaudi, 2009). L. ANCESCHI, Autonomia ed eteronomia dell’arte. Saggio di fenomenologia delle poetiche, Milano, Garzanti, 1992. R. BARTHES, Le degré zéro de l’écriture (trad. it. 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L’infinito intrattenimento. Scritti sull’<<insensato gioco di scrivere>>, a c. di R. Ferrara, Torino, Einaudi, 1977). M. BLANCHOT, Le livre à venir (trad. it. Il libro a venire, Torino, Einaudi, 1969). H. BLUMENBERG, Die Legitimität der Neuzeit (trad. it. La legittimità dell’età moderna, Genova, Marietti, 1992). P. BOURDIEU, Les règles de l’art. Genèse et structure du champ littéraire (trad. it. Le regole dell’arte. Genesi e struttura del campo letterario, Milano, Il Saggiatore, 2005). A. BOWIE, From Romanticism to Critical Theory, London and New York, Routledge, 1997. E. R. CURTIUS, Kritische Essays zur europäischen Literatur (trad. it. Letteratura della letteratura, a c. di L. Ritter Santini, Bologna, Il Mulino, 1984). P. DE MAN, Blindness & Insight. Essays in the Rhetoric of Contemporary Criticism (trad. it. Cecità e visione. Linguaggio letterario e critica contemporanea, a c. di. G. Mazzacurati, Napoli, Liguori, 1975). P. 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Un dettagliato piano di ricerca dovrebbe articolarsi pertanto nei seguenti punti: 1) miglioramento delle mie competenze personali, linguistiche e metodologiche, utili ai fini dello sviluppo delle mie prospettive di ricerca; 2) costante aggiornamento della materia bibliografica, con consultazione regolare dei più recenti e importanti contributi scientifici; 3) stesura definitiva di un volume che sintetizzi i risultati delle mie ricerche, e che possa contribuire seriamente allo sviluppo degli studi letterari e delle conoscenze umane. Lorenzo Oropallo