Come salvare il giornalismo di settore (anche dai giornalisti!)

Transcript

Come salvare il giornalismo di settore (anche dai giornalisti!)
n. xxx
Editoriale
di Paolo Corciulo
Come salvare il giornalismo di
settore (anche dai giornalisti!)
Non ho mai nascosto il fatto che attraversiamo una sorta di medioevo, non solo dell’informazione ma dell’intelletto tutto, dal che i
liberi pensatori sono merce più rara delle macchine per maneggiare
il berillio...
Non mi sorprende, allora, o non lo fa più di tanto il fatto che ci
venga contestato che i nostri test sono tutti a firma “a cura della
redazione”, con la motivazione che tale dizione rappresenterebbe
un escamotage per una mancata assunzione di responsabilità (tutti
e nessuno). Non è tanto la critica a colpirmi (le critiche sono sempre benvenute perché nel migliore dei casi evidenziano un nostro
errore, nel peggiore un modo errato di interpretare le cose giuste
che si fanno) quanto da un lato la totale ignoranza delle logiche
editoriali, per le quali il direttore responsabile è tale proprio in
quanto si assume tutte le responsabilità di ciò che viene scritto nella
rivista che dirige, dall’altro una altrettanto enorme ignoranza (solo
apparente?) di certe dinamiche deteriori che hanno pervaso il settore
da tempo. Con una logica di figli e figliastri, quasi da committente
e mandatario, il produttore/distributore Hi-Fi si è abituato a scegliersi il recensore sulla base della sua supposta benevolenza, spesso
mascherata da un’altrettanto ipotetica conoscenza del marchio in
questione; più volte, infatti, mi è capitato in passato che mi venisse
segnalato come desiderata che tal o talaltro fossero si, loro, dei veri
esperti del determinato marchio e dunque i più adatti a testarne il
prodotto. Se c’è un fondo di verità (chi magari ha visitato la fabbrica
e incontrato, anche più volte, ingegneri e patron di una azienda ne ha
certamente compreso lo spirito), ben maggiore mi sembra il pericolo
nell’indulgere in tale logica, soprattutto se esiste un’alternativa: a
pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca (affermazione del
Cardinal Mazzarino, resa celebre da Giulio Andreotti)!
Il rapporto che lega ogni tipo di potere all’informazione è stato oggetto nel tempo di ogni genere di riflessione, ultima quella di Marco
Travaglio che, recentemente, nel suo “Slurp”, uno spettacolo teatrale
diventato anche libro, ne traccia uno spaccato devastante. Logico
supporre che, consapevolmente o meno, anche la compagine di “informatori” più o meno professionali che si occupano di diffondere il
verbo Hi-Fi sia soggetta agli stessi vizi. Quel che è peggio, almeno a
mia opinione, è che molti di costoro siano inconsapevoli marionette
mosse da altrettanto ignari pupari, in un sistema autofagocitante
che si alimenta e si distrugge, in parte e al contempo, senza quasi
consapevolezza di quel che accade, vista la totale insipienza dei soggetti in gioco. Basta una semplice riprova, oggi nell’era di internet,
per provare la pochezza delle cose: digitate il nome di un prodotto
e verificate l’attacco del pezzo che lo descrive; troverete, come un
sol uomo che recita la poesia a memoria, tanti diligenti scolaretti!
Come che sia, noi con ogni sforzo e con ogni mezzo (anche quelli
più impopolari) continuiamo a combattere tale stato delle cose e
a cambiare gli stilemi cristallizzati di questo tipo di informazione;
cito a memoria, in ordine sparso: unificazione delle prove con il
superamento della divisione settaria tra prove per ascoltoni e misuroni; soppressione della prima persona, di un ego sfrenato e del
culto della personalità nelle recensioni; codificazione degli ascolti e
condivisione di una metodologia di analisi del prodotto...
La scelta di non “tentare” l’operatore con un rapporto preferenziale
con questo o quel recensore, peraltro, è secondaria alla possibilità
corale, ancorché onerosa, di intervenire ognuno con la sua fetta di
sapere per contribuire allo “spessore” di una prova critica che già
si basa su elementi assai effimeri visto che le misure, per quanto
oggettive, poco ci dicono relativamente al comportamento di un
prodotto e le prove d’ascolto sono soggette a ogni tipo di influenza
soggettiva. Ecco, così, che le prove “a cura della redazione” sono
tutto fuorché anonime perché, anzi, sono l’essenza di quello che è
SUONO, nel bene e nel male, del suo massimo tasso di conoscenza,
espresso ogni volta al meglio di cui siamo in grado.
C’è chi non lo capisce e chi non vuole capirlo...
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Sommario
n. xxx
editoriale di Paolo Corciulo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
posta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
antenna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
inside dentro la musica
IFA 2015 Il grande telefonino di Paolo Corciulo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
REPORTAGE MONACO HI-END 2015 La chiusura di un cerchio di Paolo Corciulo e Fabio Masia. . . . 18
LUCA AQUINO Luca Vs. Jim di Antonio Gaudino. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
N. 498
GIUGNO 2015
GERARDO FELISATTI Finché c’è vita... c’è musica! di Enrico Ronconi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
LE RIVOLUZIONI NELL’ASCOLTO di Pietro Acquafredda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
GRETA PANETTIERI Questo gioco mi piace di Vittorio Pio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
JACK SAVORETTI All’inizio fu il ritmo di Paolo Perilli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
CARLO PAGNOTTA A proposito di Umbria Jazz... di Daniele Camerlengo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
GOV’T MULE 20 years ago di Guido Bellachioma ed Ernesto De Pascale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
il negozio per la liquida di Agostino Bistarelli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
I COLORI DEL SUONO
FROM PSYCO TO ROCK-BLUES a cura di Guido Bellachioma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
TUTTO PINK FLOYD Il fiume infinito...a cura di The Lunatics. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
Kenny Wayne Shepherd Geneticamente modificato blues di Guido Bellachioma. . . . . . . . . . . . . . 70
selector tutto il meglio in arrivo sul mercato
GIRADISCHI Thorens TD 203 a cura della redazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
LETTORE DIGITALE Yamaha CD-S2100 a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
AMPLIFICATORE INTEGRATO Denon PMA 50 a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
AMPLIFICATORE INTEGRATO NuPrime IDA 16 a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
AMPLIFICATORE INTEGRATO Technics SU- C700 a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
DIFFUSORI Jean-Marie Reynaud Abscisse a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94
oltre il rock a cura di Guido Bellachioma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
ESPERIENZE IN JAZZ a cura di Daniele Camerlengo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102
SECONDO NOI LA CLASSICA di Tito Gray de Critoforis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106
speciale amato mio lp a cura di Carlo D’Ottavi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110
cut ‘n’ mix Concerti | Cinema | Libri | Società | Arte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116
inside
di Paolo Corciulo e Fabio Masia
La chiusura di un cerchio
33 anni fa partiva l’avventura di un gruppo di carbonari tedeschi. Oggi è diventata la mostra più
importante del mondo per il segmento dell’audio di qualità, insidiando con una formula nuova quel
primato che per lunghi anni è stato del Consumer Show.
S
e si ha la dabbenaggine di aver vissuto l’ambiente dell’HiFi nell’ultima ventina d’anni (e chi scrive, modestamente...
lo nacque) e si esamina il percorso compiuto dalla mostra
Hi-end tedesca, non si troverà nulla di non condivisibile nel tragitto che l’ha traghettata dalla dimensione totalmente Hi-end del
Kempinski Hotel di Francoforte all’ambiente fieristico del M.O.C.
di Monaco. Non si può dire altrettanto del ramo Hi-end del
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CES, parzialmente caduto in disgrazia dopo il tentativo di diventare costola, rigettata, della più sfarzosa manifestazione
dell’elettronica mondiale; o del più modesto, e informe,
Top Audio, la cui sorte e sul cui giudizio i lettori di SUONO
sono già edotti.
Quel che non dicono le aride cifre (come si sa, mezzo pollo per
ogni italiano non vuol dire che ogni italiano mangia mezzo pol-
Munich High End 2015
lo!), che pure parlano di un successo senza precedenti se si tiene
conto del periodo certo non prospero vista la congiuntura internazionale (27.610 mq di esposizione, + 4%; 506 espositori, +
12%; 20.637 visitatori, + 16%), è la direzione di questo sviluppo.
Ad esempio, si predilige il business (i visitatori professionali sono
stati 6.588, con un + 22% che si è largamente percepito nella
giornata dedicata ai professionisti) e il 4% di incremento nella
superficie fa riferimento, in realtà, più ai padiglioni del piano
terra, quelli delle esposizioni statiche o comunque più consumer, che alla parte Hi-end delle salette ai piani superiori che,
al contrario, di anno in anno, va leggermente restringendosi...
Nulla che non venga spiegato dalle statistiche GFK (vedi nelle
pagine precedenti), anche se certamente si tratta di dati che,
a voler essere generosi, confermano che l’alta fedeltà sta cambiando pelle e che il salone di Monaco, essendosene accorto,
cambia di conseguenza!
Quel che sembra a me, umile servitore del settore, è che i costruttori di quel particolare segmento definito Hi-end, a fronte
dei robusti cambiamenti nelle modalità di fruizione della musica,
abbiano finito di perdere la bussola. Complice la decisione di
Philips di mettere in pensione la meccanica CDM Pro2 - sarà
difficile non solo progettare nuovi lettori CD (e infatti ce n’erano
pochissimi) ma anche effettuare l’assistenza a quelli attuali - la
gerarchia della sorgente può essere oggi declinata attraverso il
giradischi (e non molti hanno le competenze meccaniche per
farlo) o attraverso lettori streaming e convertitori USB. Per i
primi le competenze e la concorrenza con il settore informatico
rendono ardua la possibilità di essere competitivi mentre per i
secondi l’omologazione uccide l’individualità o la rende possibile
a caro prezzo.
Più in generale sembra che, nonostante diversi marchi Hi-end
siano ora svincolati nella proprietà dai padri padroni di un tempo,
il prodotto Hi-Fi non sappia omologarsi alle regole del prodotto
di lusso, al ruolo di status symbol e ai servizi che ne conseguono.
“Rinnovarsi” è stato quasi univocamente interpretato con un
florilegio di colori immemore della lezione - persino i Vanzina lo
avevano capito - che se sotto al vestito non c’è niente… tale resta!
È un po’ poco per rendere meno criptico il segmento dell’Hi-end
e, se proprio si deve muovere una critica alla manifestazione, è
quella che, in barba al pur florido mercato delle cuffie e dei lettori
portatili (di cui c’era vasta rappresentanza), della generazione M
si son perse le tracce mentre i visitatori sono tutti uomini coi capelli grigi (quando hanno i capelli…), quest’anno un po’ più grigi
rispetto a quello passato. Insomma: i vizi di sempre del settore!
Cionondimeno, Monaco è ciò che il Top Audio non è mai riuscito
ad essere, ovvero un crocevia del mondo in cui si incontrano
domanda e offerta, dove la vetrina e il panorama sono rappresentativi di un panorama internazionale e dove, e questo non
guasta mai, c’è comunque abbastanza cultura di settore da far
suonare bene una sufficiente percentuale di sistemi, in barba alle
difficoltà ambientali. Con buona pace dei molti esuli italiani che,
pur essendo orfani di una mostra nazionale, ne hanno trovata
un’altra a poche ora da casa e/o con pochi travagli in più. Nelle
pagine che seguono, un primo assaggio...
I numeri ci danno torto (a tutti!)
Secondo le fonti ufficiali dell’organizzazione, gli end user (i consumatori) che
hanno visitato il Monaco Hi-end sono stati quest’anno 14.079, qualcosa di meno
considerando che il biglietto, cumulativo per più giornate, avrà certamente visto
qualcuno reiterare la sua visita. Un numero molto esiguo rispetto ai dati forniti dal Top
Audio (dati, però, viziati dalla necessità di testimoniare ogni anno un incremento del
dato base e, dunque, totalmente privi di fondamento), soprattutto se si considerano
le dimensioni del mercato tedesco, circa 8/10 volte più grande di quello italiano.
Vale allora anche per il Monaco Hi-end la riflessione che a suo tempo facevamo
per il mercato italiano: o tutto questo dispiegarsi di forze è in gran parte un bluff e
si vende meno che un esemplare di ogni prodotto a catalogo, oppure anche una
manifestazione pur di acclarato successo come quella tedesca rappresenta solo in
parte l’anima del mercato e di chi lo anima. Se entrambe le affermazioni sono vere
almeno in parte (la seconda più che la prima), sarà il caso che ognuno di noi metta in
atto tutte le strategie necessarie per intercettare quella parte nuova del mercato che
non passa più per i nostri radar. Non è ancora troppo tardi...
Paolo Corciulo
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inside i colori del suono
di Nino Gatti, Stefano Girolami, Danilo Steffanina, Stefano “Mr. Pinky” Tarquini, Riccardo Verani
Il Fiume Infinito
Partendo dalle primissime outtake, la storia sonora dei Pink Floyd attraverso il loro lunghissimo viaggio,
in cui la band ha sfruttato al meglio le possibilità tecniche di ogni epoca e studio in cui hanno inciso…
particolare non indifferente ai cultori musicali di SUONO.
I
Pink Floyd compiono ufficialmente cinquant’anni di vita nel 2015 e lo
fanno nel migliore dei modi. Il 7 novembre 2014 hanno pubblicato “a
sorpresa” The Endless River, quindicesimo disco in studio, vent’anni
dopo The Division Bell, che ottenne il primato in classifica in diverse
nazioni, grazie anche al tour mondiale “dei record”, a cui assistettero
quasi sei milioni di spettatori. The Endless River è il tributo ufficiale
che Gilmour e Mason hanno voluto riservare a Richard Wright, amico e
membro storico dei Pink Floyd, scomparso il 15 settembre 2008, la cui
morte improvvisa lasciò sgomenti tutti i loro fan. Questa volta il successo è
stato ancora più clamoroso in quanto il nuovo album non ha usufruito del
tour promozionale, arrivando ugualmente al primo posto della classifica
in più di venti nazioni, primato mai raggiunto in precedenza. Due anni
fa il tour mondiale di Waters con The Wall ha stracciato tutti i record
al botteghino, mentre il 6 marzo 2015, all’annuncio dei dieci concerti
europei di Gilmour, a nove anni dal tour mondiale che promosse On
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SUONO giugno 2015
An Island, suo terzo lavoro solista, i fan europei hanno risposto con il
tutto esaurito… raggiunto dopo una manciata di secondi dall’inizio della
prevendita ufficiale, anche tra qualche polemica sui metodi utilizzati! È
lecito attendersi d’ora in poi soltanto operazioni commerciali di ristampa,
al massimo qualche pubblicazione dai loro fornitissimi archivi audio
come, ad esempio, le loro prime registrazioni in studio della primavera
1965 e altre tracce, in studio e dal vivo, fino al 1994.
Nino Gatti, Stefano Girolami, Danilo Steffanina, Stefano “Mr. Pinky”
Tarquini, Riccardo Verani – cinque appassionati italiani che, conosciuti come The Lunatics, insieme possiedono una delle più vaste
collezioni di dischi rari e memorabilia dei Pink Floyd al mondo, autori
del libro Il Fiume Infinito - Tutte le canzoni dei Pink Floyd (Giunti,
2014) – ci raccontano la discografia floydiana di Syd Barrett, David
Gilmour, Nick Mason, Roger Waters e Richard Wright, rigorosamente
in ordine cronologico...
cut ’n’ mix concerti | cinema | libri | società | arte
Kurt
Cobain
chi era
costui?
L’andatura è barcollante, Kurt Cobain non riesce
a tenere in braccio la sua bambina e, davanti
alla videocamera, tenta un’improbabile difesa
affermando: “Non sono fatto, lo giuro.
Sono solo stanco”. È del tutto
evidente che la sua non è
stanchezza: trema, ciondola,
lotta contro il torpore...
Soprattutto, si vede il suo
imbarazzo, la sua impotenza
di fronte a quel mostro
senza occhi che è la droga.
Kurt Cobain è stato questo e molto più; ora è anche un libro e,
soprattutto, Montage of Heck,
il primo documentario completamente autorizzato su una leggenda della musica, fortemente
voluto dalla figlia e presentato in
anteprima mondiale alla 65° edizione del Festival Internazionale
del Cinema di Berlino.
Kurt Cobain, cantante, chitarrista e autore dei testi dei Nirvana, a vent’anni dalla sua morte
(21 per essere precisi: 5 aprile
1994) rimane ancora un’icona,
una figura capace di ispirare una
generazione. Appartiene anche
lui al cosiddetto Club 27 (il club
che raduna gli artisti scomparsi
prematuramente all’età di 27
anni: Brian Jones, Jimi Hendrix,
Janis Joplin, Jim Morrison). Il
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SUONO giugno 2015
documentario può essere definito
un’opera monumentale in quanto ha impiegato la bellezza di otto
anni per vedere la luce. Ciò che
probabilmente ha spinto Frances
Bean, la figlia di Kurt, a mettere
a disposizione del regista quattromila pagine di note, racconti,
schizzi e fotografie appartenute
a Cobain è stato il desiderio di
“recuperare il tempo che non ho
avuto con mio padre”. Avuto accesso agli archivi personali e di
famiglia del cantante, il regista
Morgen ha tolto il velo a materiale in grado di documentare in
modo implacabile gli alti e bassi
emotivi vissuti dal musicista e ha
celebrato il suo spirito creativo
mai disponibile ai compromessi,
includendo il motivo ispiratore
del titolo del film, un “collage
sonoro” risalente al 1988, che ha
intitolato Montage of Heck. Inciso da Cobain su un registratore
a quattro tracce, il brano è una
libera composizione di canzoni,
registrazioni manipolate di trasmissioni radiofoniche, provini e
suoni disparati creati dallo stesso
artista. Utilizzando produzioni,
fotografie, giornali e album di
famiglia come ispirazione, gli autori hanno realizzato animazioni
originali per illustrare alcuni dei
passaggi più importanti della vita
del cantante di Aberdeen, in un
tragico crescendo cha va dai primi psichedelici schizzi di Cobain
bambino, affetto da iperattività,
a quelli del Cobain adulto. Il film
è arricchito da una dozzina di
canzoni ed esibizioni dei Nirvana, oltre che da alcuni brani
originali di Cobain mai diffusi
prima (come la cover dei Beatles
And I Love Her). Un materiale
tanto ricco che in un primo momento Morgen avrebbe voluto
affidare alla sola voce di Cobain,
lasciando fuori le testimonianze di amici e familiari. Ciò che
lo ha costretto a cambiare idea
è stata l’entrata della figlia nel
progetto. Ecco dunque sfilare
per la prima volta davanti alla
lente dell’obiettivo gli affetti più
intimi del cantante: la sorella
Kim, la madre Wendy e il padre Donald, “colpevoli di essersi
sposati troppo in fretta”, come
spiega la stessa Wendy, “perché
sembrava la cosa più giusta da
fare”.Ai genitori tocca il compito
di raccontare gli anni dell’infanzia di Kurt passata nell’ambiente
depresso di Aberdeen, nello stato
di Washington, accompagnando gli spettatori in un tuffo nel
passato quando Kurt era solo
un bambino di due anni, felice
come tutti i bambini, con il suo
caschetto biondo e “in cerca di
amore e attenzione”. Cobain appariva chiaramente talentuoso,
oltre che ipersensibile, iperattivo
e perfezionista all’eccesso. Guidato da una creatività sconfinata,
cominciò a scrivere, disegnare e
comporre musica già da giovanissimo. Idealizzato dalla madre
e sminuito dal padre, Cobain è
entrato in contatto con il punk
rock come un qualunque adolescente irrequieto. “Un amico…
mi registrò un paio di raccolte
su cassetta”, raccontava in un’intervista. “Mi ha completamente
sconvolto. Quella musica riusciva a esprimere perfettamente
il mio pensiero civile e politico.
Una rabbia che avevo vissuto
come un’alienazione. Ed è in quel
momento che ho capito che si
trattava di quanto avevo sempre sognato di fare”. In poco
tempo Cobain, il bassista Krist
Novoselic e il batterista Dave
Grohl hanno iniziato a guidare
una stagione musicale che ha
stravolto il rock, trovandosi a fare
i conti con la propria tensione
all’autodistruzione. Da tempo
incline alla depressione, Cobain
cominciò a sperimentare l’eroina
fino a divenirne dipendente. Di
pari passo con il successo, sono
cresciuti così la sua dipendenza
dalle droghe e i comportamenti
autolesionisti. “È un’etichetta
stupida e superficiale quella di
decretare il successo di un gruppo, senza che i suoi membri lo
vogliano veramente”, le parole
dette all’epoca a un giornalista
da Cobain. “Siamo pronti a distruggere la nostra carriera in
ogni momento”. Il controverso
matrimonio di Cobain con la
musicista Courtney Love fa seguito al suo passato: nato da un
matrimonio disastrato e una famiglia sfasciata, il sogno di una
vita era di creare una famiglia
di cui ha sempre sentito la mancanza durante l’adolescenza: “Mi
vergognavo dei miei genitori.
Non riuscivo più a guardare in
faccia alcuni dei miei compagni
di scuola perché desideravo disperatamente avere una famiglia normale. Mamma, papà.
Volevo quel tipo di sicurezza e
lo rinfacciai ai miei genitori per
parecchi anni”. La coppia fece un
tentativo di trovare una dimensione più tranquilla, soprattutto
dopo la nascita della loro unica
figlia, Frances Bean, ma la tragedia non ha mai smesso di seguirli.
Tormentato dalla dipendenza, da
inspiegabili quanto atroci disturbi fisici e da una mente perennemente inquieta, Kurt non è stato
in grado di sfuggire ai problemi
che lo avevano ossessionato fin
dall’infanzia e si è tolto la vita.
Montage of Heck è un’immersione nelle viscere della vita e della
carriera di Cobain, attraverso la
lente di filmini casalinghi, registrazioni con i Nirvana, opere
d’arte, fotografie e giornali. Il documentario avvicina il pubblico
alla vita, all’arte e all’anima di
Kurt, creando un contatto indimenticabile con una figura capace di ispirare una generazione.
Nel 1991 i Nirvana, band di Seattle, pubblicano il primo singolo
di successo Smells Like Teen
Spirit, travolgendo l’universo
musicale con un suono in grado
di entrare nella storia di un decennio. Kurt Cobain, cantante,
chitarrista e autore dei testi del
“gruppo simbolo della Generazione X”, diventerà una delle voci
più ascoltate del suo tempo, con
canzoni che sono state un’incredibile combinazione di nichilismo ed estasi. Solo tre anni dopo
la sua morte....
Rocco Mancinelli
LIBRI
Marcel Feige
Il romanzo di Kurt Cobain
Edizioni Sonda
196 pagg. – 14 euro
Chi era davvero Kurt Cobain? E
cosa ha lasciato ai milioni di fan in
tutto il mondo che continuano ad
ascoltare le sue canzoni, andare
in pellegrinaggio nei posti in cui
ha vissuto e trarre ispirazione dai
suoi testi?
Marcel Feige ci fa entrare, senza
voyeurismo né luoghi comuni,
nella vita di un musicista outsider
e ribelle e nella sua ricerca interiore durata 27 anni, scandita da
quei brani che hanno cambiato per
sempre la storia della musica rock.
Con il commento dei testi più belli
e poetici dei Nirvana, la cronologia
e l’elenco di tutti i loro album.
Brett Morgen
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Il direttore responsabile e quello tecnico di SUONO esplorano le nuove frontiere dell’audio
Più si riesce a guardare indietro,
più avanti si riuscirà a vedere.
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Winston Churchill