01 INDICE - Consiglio Nazionale dei Chimici

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01 INDICE - Consiglio Nazionale dei Chimici
IL CHIMICO
Periodico di Informazione
dei Chimici Italiani
www.chimici.it
ITALIANO
POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA 2 DCB – ROMA
Anno XVIII n. 5/6-2007
CHIMICA ED ESTETICA
COMMISSIONI PARI OPPORTUNITÀ
NUOVO QUADRO NORMATIVO
PER LE SOSTANZE PERICOLOSE
INTERVISTA: LA CHIMICA ITALIANA
ATTRAVERSO I CHIMICI DEL PASSATO
CONDUTTOMETRIA - CREATIVITÀ & RICERCA
LA SODA ARTIFICIALE - SPETTROMETRIA
DI MASSA
Proposta di legge del C.U.P.:
Hai firmato?
Va avanti la raccolta delle firme per la proposta di
legge di iniziativa popolare del Comitato Unitario
delle Professioni C.U.P.
Ricordiamo ancora che si tratta di una precisa proposta di legge nata dopo numerosi incontri e volta
allo scopo di dimostrare la volontà dei professionisti italiani di essere pronti ed aperti ad una riforma
delle professioni.
Invitiamo quindi tutti i Chimici e le loro famiglie a
recarsi presso i CUP territoriali e i Comitati locali
per manifestare la propria volontà all’ammodernamento delle professioni con la loro firma.
Cerca su www.chimici.it il CUP e/o Comitato più vicino.
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
Bimestrale di informazioni professionali, tecniche, giuridiche
ed economiche dei Chimici d’Italia
In copertina:
Il rosso e il blu - Acrilico su tela - Petra - FR
SOMMARIO n. 5-6
• EDITORIALE
Spedizione in Abb. postale
Art. 2, comma 20/C - legge 662/96
Filiale di Roma
Editore
CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI
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ARMANDO ZINGALES
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Revisori delle bozze
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Redazione
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ELIO CALABRESE - SERGIO CARNINI
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FERNANDO MAURIZI - DOMENICO MENCARELLI
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ANTONIO RIBEZZO - GIUSEPPE RICCIO
LUCA SCANAVINI - FRANCO TAU
ARMANDO ZINGALES
In copertina: Il rosso e il blu - Acrilico su tela - Petra - FR
“Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto l’opinione
dell’Autore e non impegnano il Consiglio Nazionale dei Chimici né il
Comitato di Redazione (CdR).
L’accettazione per la stampa dei contributi originali di interesse
scientifico e professionale nel campo della chimica è subordinato
all’approvazione del CdR, previa revisione di tre Referee, scelti dal
CdR tra gli esperti del settore. Quanto pubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del Consiglio Nazionale dei Chimici”.
Chimica ed estetica, una scienza sempre al servizio di tutti
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• DAL C.N.C.
Commissione per le Pari Opportunità presso
il Consiglio Nazionale dei Chimici
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• DAGLI ISCRITTI
Il nuovo quadro normativo per le sostanze pericolose:
il Regolamento Reach
Determinazione conduttometrica del calcio con ossalato
Creatività nella Ricerca
Regolamento Europeo Reach
Un brevetto sacrificato alla nazione.
La soda artificiale di Nicolas Leblanc (1742-1806)
Screening qualitativo dei costituenti volatili della
Salvia divinorum tramite desorbimento
termico - spettrometria di massa
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• INTERVISTA
Un’intervista al Prof. Scorrano
• RECENSIONI
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Coordinamento editoriale e stampa
Mailing Service s.r.l.
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n. 0032 del 18 gennaio 1990
ASSOCIATO ALL’USPI
UNIONE STAMPA
PERIODICA ITALIANA
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mediante comunicazione scritta a “IL CHIMICO ITALIANO” c/o Consiglio Nazionale dei Chimici - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma.
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Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
EDITORIALE
Chimica ed estetica, una scienza sempre
al servizio di tutti
di Antonio Ribezzo
La chimica è la scienza delle molecole microscopiche sia semplici che complesse e delle loro
trasformazioni.
Essa è tutt’altro che estranea alla nostra natura poiché le opposizioni che ne costituiscono
l’essenza rivelano insospettate somiglianze con
la psiche umana.
In tal modo la dimensione psicologica che la
chimica nasconde l’avvicina all’arte.
Sono profondamente convinto, e con me la
maggioranza degli abitanti della terra, che la
chimica abbia rivoluzionato il modo di vivere
sin dai primordi.
Facile è, a tale proposito, elencare le conquiste
della chimica che hanno reso possibile il progresso fin qui raggiunto, ma non è questo lo
scopo del mio odierno intervento.
Desidero oggi sottolineare che l’opera del chimico
inizia sempre da qualcosa di naturale per arrivare
a qualcosa di artificiale, ovvero creato apposta.
Nel fare ciò egli segue il medesimo processo
che avviene per la musica, la letteratura, l’arte
in genere; esse infatti non hanno nulla di naturale se non il fatto di essere prodotti dall’uomo.
Perché mai quindi artificiale dovrebbe fare rima
con male?
Non è a tale riguardo condivisibile la convinzione di alcuni che ritengono la chimica portatrice di sventure per l’ambiente.
Infatti nell’attività di trasformazione della
natura i danni ed i benefici ci sono sempre stati
e continueranno ad esserci.
Del resto la chimica riguarda il “cambiamento”
e da sempre gli uomini hanno avuto al tempo
stesso sia il desiderio di cambiare che di resistere ai cambiamenti, per cui non c’è da stupirsi
più di tanto di questa ambivalenza.
L’estetica, intesa come ramo della filosofia, non
ha mai considerato nei suoi criteri l’utilità.
Se avesse ammesso il tasso di creatività, insito
nella scienza chimica nello stesso modo in cui
avviene nell’arte, avrebbe sicuramente portato
i filosofi ad applicare alla scienza le teorie dell’estetica.
Infatti mentre nella filosofia classica i criteri
estetici dell’utilità non sono ricompresi, questi
hanno un ruolo rilevante nella scienza chimica.
Il chimico che ha voglia e capacità di fare cose
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nuove, scoprire e costruire nuove molecole,
non si sofferma sulla problematicità legata a
quanto fa o farà in seguito.
Egli lavora collegando moduli di conoscenza ad
altri andando avanti sino al raggiungimento di
un risultato, anche negativo, perché non esiste
una logica a priori.
Tale apparente cecità estetica avvicina il chimico alla contemplazione sino a far assumere, per
certi versi, alla sua ricerca un risultato dal valore duraturo; un’opera artistica affidata alla storia così come avviene per un quadro, una statua una poesia.
Il recente premio Nobel per la Chimica al tedesco
Gerhard Ertl, rappresenta bene quanto detto.
Egli ha guidato la rivoluzione chimica in soccorso dell’ambiente permettendo di capire i
processi chimici alla base dell’assottigliamento
della fascia dell’ozono.
Ha studiato le superfici solide a contatto con i
gas, permettendo una serie di dispositivi come
la marmitta catalitica.
Ha effettuato lo studio dell’attacco di strati
sottilissimi di catalizzatori ai metalli aprendo la
strada alla possibilità di far avvenire reazioni su
queste superfici sia in campi fondamentali che
campo energetici: da qui i pannelli foto-voltaici e le celle a combustibile.
Dalla contemplazione all’osservazione, dalla
sperimentazione all’applicazione, questa è
anche la chimica, quasi un connubio di Scienza
ed Arte al servizio dell’umanità.
Tutto è chimica perché la chimica è una scienza il cui nucleo centrale è il cambiamento.
Nel loro studio i chimici fanno dei composti e
delle molecole gli oggetti della propria contemplazione e ciò li avvicina agli artisti.
Ritengo che dovremmo puntare più sulle forme
di “fascinazione” per migliorare l’immagine
pubblica.
L’opera del chimico forse non sarà annoverata
fra quelle estetiche a pieno diritto ma è
comunque, e resterà, al servizio dell’umanità
per contribuire a migliorare la conoscenza, la
qualità della vita perché, come dice Karl Popper,
la nostra conoscenza può essere solo finita
mentre la nostra ignoranza deve essere necessariamente infinita.
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAL
CNC
Commissione per le Pari Opportunità
presso il Consiglio Nazionale dei Chimici
(CPO-CNC)
La “Commissione per le Pari Opportunità presso
il Consiglio Nazionale dei Chimici (CPO-CNC)”, le
cui funzioni e compiti sono espressi nell’art. 5 del
relativo Regolamento, visionabile sul sito
www.chimici.it, costituisce una commissione di
studio permanente del CNC con cui opera in raccordo immediato per il tramite della
Commissione Consiliare PO.
La Commissione attuale è formata da colleghe
iscritte a vari Ordini territoriali ed operanti in
settori diversi: libera professione, pubblica
amministrazione, scuola; in modo che ciascuna
apporti il proprio bagaglio di esperienza, di vita e
di lavoro.
Il ruolo principale della CPO sarà quello di studio,
di proposizione, di consultazione e di partecipazione sulle tematiche delle pari opportunità che
vanno dalla conciliazione tra tempo ed impegno
richiesti dalla professione e dalla famiglia, alla
difficoltà di assunzione, alla progressione di carriera, alla disparità di emolumenti, al mobbing,
alle molestie sessuali, ecc., tutti temi che coinvolgono soprattutto l’organizzazione del mondo
del lavoro e che richiedono strumenti di risoluzione che non mortifichino la specificità di differenza di genere.
A questi si affiancano problematiche più sfumate ma non meno importanti che si riferiscono
alla crescita professionale della donna: l’autostima ed il recupero della solidarietà femminile.
Il primo obiettivo della CPO è quello di coinvolgere il più possibile le colleghe iscritte ai vari
Ordini territoriali in modo da convogliare un
patrimonio di idee, esperienze, proposte, che
permettano di mettere a fuoco una scala di priorità sulle iniziative da organizzare.
Allo scopo è stato messo a punto un sondaggio
sullo stato delle situazioni lavorative delle colleghe tramite un questionario, diffuso sia su questo bollettino che tramite il sito del CNC.
Essendo le problematiche di genere comuni a
tutte le lavoratrici e, in particolare nel nostro
caso, a tutte (o quasi) le professioniste, si rende
opportuna una sinergia ed una stretta collabora-
zione con le strutture che operano attivamente
in tale contesto, in modo che emergano dal confronto, dalla discussione, dalla conciliazione,
proposte concrete che possano costituire un
piano organico di azioni positive e/o possibili
riforme da far confluire nel sistema a rete nazionale.
Pertanto la CPO si è posta, come obiettivo a
breve-medio termine, di prendere contatto con
gli organismi di parità di altri Ordini, Pubbliche
Amministrazioni, ecc., di partecipare a convegni,
tavoli di lavoro, organizzare eventuali incontri
sui temi sopra esposti anche in collaborazione
con altri Ordini.
La CPO ha messo in evidenza altri due obiettivi
nel medio e nel lungo termine in cui impegnarsi: l’autostima e la scuola. A tal fine si intendono
promuovere azioni di informazione e formazione, per consentire l’avvio di un percorso culturale che ha come obiettivo la divulgazione e la circolazione delle informazioni che costituiscono
uno degli elementi fondamentali per assumere
consapevolezza della problematica di genere in
ambito professionale e fare emergere la soggettività femminile al fine di valorizzarla.
La CPO-CNC ritiene necessaria, pertanto, un’attiva partecipazione affinché cio’ si realizzi, attraverso una convinta adesione delle colleghe e dei
colleghi.
Sul sito del Consiglio Nazionale, nello spazio
dedicato alle Pari Opportunità, in allestimento,
verranno man mano riportate notizie sulle attività intraprese, si potrà reperire la legislazione
nazionale e comunitaria relativa alle PO e si aprirà una pagina di dialogo con le iscritte, che potrà
portare validi contributi di esperienze, proposte,
e, perché no, critiche.
Intanto è possibile, anche con poche righe,
avviare i primi contatti con la CPO tramite l’indirizzo elettronico della segreteria e compilare il
questionario, reperibile sul sito del Consiglio
Nazionale www.chimici.it, da inviare via mail
([email protected]) o fax (06.47885904).
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Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
Roberto Montali: Laureato in chimica industriale, si occupa dal
1982, prima presso una multinazionale americana e poi a titolo
personale, di legislazione ambientale e di igiene e sicurezza sul
lavoro sia a livello comunitario
che nazionale ed internazionale,
con particolare riferimento a tutti
gli aspetti inerenti l’immissione
sul mercato e la gestione di
sostanze e preparati pericolosi.
Fernando Maurizi: Laureato in
chimica presso l’Università La
Sapienza di Roma, svolge dal
1970, la propria attività come
libero professionista nei settori
dell’ambiente, della sicurezza,
dell’igiene degli alimenti e della
qualità.
Ha ricoperto numerosi incarichi
istituzionali di rilievo nell’ambito
ordinistico ed attualmente ricopre la funzione di Segretario del
Consiglio Nazionale dei Chimici.
È titolare insieme alla figlia
Daniela, anch’essa laureata in
chimica, del Gruppo Maurizi,
struttura interdisciplinare con
oltre 30 collaboratori che si avvale per lo svolgimento delle attività analitiche di un proprio laboratorio di analisi qualificato e certificato.
Parole chiave: Registrazione, Valutazione, Autorizzazione Agenzia
delle sostanze chimiche, Dossier
di base, Restrizione all’uso, Onere
della prova, Principio OSOR,
Sostanza nuova sostanza/esistente, Notifica, pre-registrazione, Valutazione del rischio Rapporto di sicurezza, Scheda di sicurezza (MSDS), Produttore/importatore, Utilizzatore a valle,
Scenario di esposizione, Obbligo
di informazione.
Key Words: Registration, Evaluation, Authorisation, Agency,
Dossier, Restriction to use, OSOR
principle, Existing/New substance, Pre-marketing notification, Risk Assessment, Chemical
Safety Report (CSR), Material
Safety Data Sheet (MSDS), Manufacturer/importer, Down stream
user, Exposure scenario, Information duty.
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Il nuovo quadro normativo per le sostanze
pericolose: Il Regolamento REACH
di Roberto Montali e Fernando Maurizi
Nell’ambito della propria strategia per la “politica futura sulle sostanze chimiche”, descritta in
quello che è noto come Libro Bianco, la
Commissione dell’UE aveva a suo tempo più
volte sottolineato la necessità e la volontà di
pervenire ad un unico testo normativo consolidato che, in maniera rivoluzionaria, pur mantenendo un’industria chimica competitiva, realizzasse un più elevato livello di tutela della salute
e dell’ambiente e di sicurezza in tutte le varie fasi
di gestione delle sostanze chimiche; ciò avrebbe
dovuto realizzarsi, nell’ottica della Commissione,
attraverso un sistema di Registrazione, Valutazione ed Autorizzazione di tutte le sostanze
immesse sul mercato comunitario.
Il traguardo da raggiungere, nel quadro di uno
“Sviluppo Sostenibile”, era stato identificato
principalmente in sette obiettivi e precisamente:
- Protezione della Salute e dell’Ambiente
- Mantenimento ed incremento della competitività dell’industria chimica Europea
- Prevenzione della frammentazione del mercato interno
- Aumento della trasparenza
- Integrazione con gli sforzi internazionali per
lo sviluppo sostenibile
- Diminuzione dei test su animali
- Conformità agli obblighi internazionali nei confronti della WTO (World Trade Organization)
mento (CEE) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/CEE del Consiglio e le
direttive della Commissione 91/155/CEE,
93/67/CEE, 93/105/CE e 2000/21/CE e che, come
indicato, regolamenta a 360 gradi:
In tale scenario è stato sviluppato nel corso di 5
anni, e recentemente emanato, il Regolamento
noto come REACH (Registration, Evaluation and
Authorization of Chemicals) norma fondata sull’opinione che proprio l’industria è l’organo più
indicato per assicurare che i chemicals che essa
fabbrica e immette sul mercato non rechino
danno alla salute umana o all’ambiente.
Il 1 giugno 2007 è così entrato in vigore il
Regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006,
concernente la registrazione, la valutazione,
l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze
chimiche (REACH), che istituisce un’Agenzia
europea per le sostanze chimiche, che modifica
la direttiva 1999/45/CE e che abroga il regola-
La novità di maggior rilievo consiste nell’obbligo
della registrazione e della valutazione di tutte le
sostanze chimiche immesse sul mercato ed uti lizzate nei cicli produttivi.
REACH richiederà ai produttori/importatori di
raccogliere dati completi sulle proprietà di tutte
le sostanze prodotte o importate in quantità
superiori ad 1 tonnellata/anno e di trasmettere,
alla istituita Agenzia europea per le sostanze
chimiche, le informazioni necessarie a dimostrarne l’uso in condizioni di sicurezza.
la Registrazione,
la Valutazione,,
l’’Autorizzazione e
la Restrizione delle Sostanze CHimiche
La norma, di vastissime proporzioni, è destinata
a sostituire gradualmente circa 40 norme comunitarie oggi in vigore in materia di sostanze pericolose, creando un sistema che, a differenza dell’attuale legislazione, che effettua una distinzione tra le sostanze chimiche cosiddette “esistenti” e sostanze “nuove”, sarà unico per tutte le
sostanze.
REACH interessa ed interesserà pertanto necessariamente una miriade di aziende investendo
tutta la catena produttiva dell’industria, non
solo chimica, e dei settori a valle della stessa: di
conseguenza, non soltanto i produttori/fabbricanti o gli importatori di sostanze chimiche, ma
anche tutte le aziende che utilizzano sostanze o
preparati all’interno dei loro cicli di produzione
(utilizzatori a valle) verranno coinvolti.
L’inadempienza a tale obbligo di registrazione
comporterà l’impossibilità di produrre o impor tare la sostanza in oggetto all’interno del territorio comunitario.
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
Rispetto alla normativa preesistente pertanto
l’oonere della prova che garantisce la sicurezza
dei prodotti chimici immessi sul mercato viene
trasferito dalle istituzioni pubbliche all’industria
così come vengono trasferiti dal pubblico al privato i relativi costi associati ai test necessari per
ottenere i dati richiesti per la registrazione e la
valutazione dei chemicals.
In altre parole mentre nella precedente legislazione erano le Autorità pubbliche a dover identificare ed emanare le possibili norme di sicurezza
per la gestione delle sostanze presenti sul mercato, con l’avvento di REACH il sistema cambierà attraverso il trasferimento all’industria della
responsabilità di valutare i rischi presentati dalle
sostanze e di realizzare un loro impiego sicuro. In
sostanza, mentre oggi spetta alle Autorità competenti dimostrare, attraverso il Risk Assessment,
che i pericoli presentati da un chemical sono elevati e che sono quindi necessarie restrizioni o
misure di riduzione del rischio, con l’introduzione del REACH sarà l’industria a dover dimostrare, sempre attraverso la valutazione del rischio,
che solo e soltanto chemicals sicuri o a basso
rischio vengono immessi sul mercato dell’UE.
In accordo ad uno dei citati obiettivi comunitari, i
dati relativi alle sperimentazioni dovranno essere
condivisi tra le imprese registranti: ciò allo scopo
di limitare il numero di test su animali da esperimento, di limitare gli oneri economici per le
imprese e di pervenire ad una sola registrazione
per ogni singola sostanza evitando duplicati. Ciò
in accordo al principio OSOR (One Substance One
Registration) fortemente propugnato dall’UE.
Ma per quale motivo si è resa necessaria questa
nuova politica sulle sostanze chimiche?
La risposta è insita innanzitutto nel fatto che la
attuale legislazione in materia si è rivelata, col
tempo, inadeguata in quanto non ha prodotto
sufficienti informazioni in merito agli effetti
delle sostanze chimiche sulla salute e sull’ambiente e, laddove si sono identificati dei rischi da
parte di queste, si è rivelata lenta nel valutarli e
nell’introdurre misure per una loro corretta
gestione. Una tale lacuna ha fatto sì, secondo la
UE, che la salute umana e la tutela dell’ambiente venissero a trovarsi in posizione di serio
rischio ed è inoltre opinione comune che il sistema attuale ha rallentato la ricerca e lo sviluppo
di nuovi chemicals ponendo le industrie chimiche europee in posizione non più al passo con i
propri partner USA e giapponesi.
Tenendo presente poi la distinzione tra sostanze
nuove ed esistenti, operata dalla normativa
preesistente attraverso la data di confine del
1981 (istituzione dell’EINECS), è da sottolineare
che mentre per le sostanze nuove sono in vigore precisi obblighi di valutazione e registrazione,
per le esistenti, che sono stimate in più di
100.000, nulla è previsto in tal senso. E in effetti, l’attuale Regolamento della Commissione che
richiede espressamente precise informazioni
sulle sostanze esistenti si applica solo a quelle
prodotte in quantità elevate, ed ha delegato alle
autorità pubbliche sia il compito di stabilire
quali di queste debbano essere esaminate e
valutate, sia l’onere di effettuare la valutazione
del rischio. In tale contesto le procedure si sono
rivelate lente e farraginose talché nel 1993,
anno di emanazione del primo Regolamento sul
Risk Assessment (Reg. n. 793/93/CE), 140
sostanze prodotte in quantitativi elevati sono
state scelte per essere valutate ma di queste
solo un esiguo numero ha portato a termine
l’iter di valutazione.
Infine è da dire che ad oggi le sostanze nuove
devono essere testate e notificate ove prodotte
in quantitativi pari ad almeno 10 Kg e, per quelle prodotte in quantitativi superiori alla tonnellata, sono richiesti ulteriori test supplementari a
cui sono associati notevoli costi economici: questo paradosso ha inibito la ricerca e lo sviluppo di
sostanze nuove alternative e soffocato l’innovazione continuando ad incoraggiare l’uso di
non testate” in quanto ciò è
sostanze esistenti “n
sicuramente più semplice ed economico rispetto
al fatto di dover sostenere i costi e gli oneri previsti da una registrazione (pre-marketing notification). Una riprova di ciò è che dal 1981 ad oggi
e cioè in più di 25 anni, sono state introdotte sul
mercato comunitario soltanto 3.000 nuove
sostanze.
Con REACH una tale scenario è destinato finalmente a scomparire ed il nuovo quadro normativo per le sostanze chimiche è senza dubbio
proteso a migliorare le condizioni di innovazione
e sviluppo in Europa: ciò considerando che esso
imporrà alle aziende che producono o importano sostanze chimiche in quantità superiore a
una tonnellata di fornire alle Autorità competenti i dati scientifici di base nonché dati di sicurezza più esaurienti per le sostanze chimiche
prodotte in volumi maggiori e per quelle ritenute più a rischio.
Riassunto: Il nuovo Regolamento
CE n. 1907/2006 concernente la
Registrazione, la Valutazione,
l’Autorizzazione e la restrizione
delle sostanze CHimiche (REACH)
sostituirà gradualmente più di 40
direttive comunitarie attualmente vigenti in materia di sostanze
pericolose, creando un sistema di
regolamentazione dei chemicals
unico ed uguale sia per le sostanze immesse per la prima volta sul
mercato (nuove) che per quelle
già esistenti interessando tutta la
catena produttiva dell’industria
(in particolare quella chimica), e
dei settori a valle della stessa e
coinvolgendo quindi non soltanto
i produttori/fabbricanti o gli
importatori di sostanze chimiche,
ma anche tutte le aziende che
utilizzano sostanze o preparati in
miscela all’interno dei loro cicli di
produzione. Punti cardine della
nuova norma sono le varie fasi
che essa prevede per la commercializzazione di un agente chimico e consistenti, nell’ordine, nella
registrazione del chemical da
parte delle aziende, nella valutazione da parte delle Autorità
competenti dei dossier di registrazione, nel rilascio o meno di
un’aautorizzazione e nella eventuale imposizione e di restrizioni
all’uso.
Extended Abstract: The new
Regulation (EC) No 1907/2006
concerning the Registration,
Evaluation, Authorisation and
Restriction of Chemicals (REACH),
will replace gradually more than
40 EC Directives actually in force
for the dangerous substances, by
creating just one regulation system for either the new and the
existing substances. The new regulation will than involve the
whole supply chain of the chemical industry: from the manufacturer/importer to the down
stream user using dangerous substances and preparations in their
activities business.
Key points of the new regulation
are the various phases provided
for the marketing of a chemical
in the UE and consisting in the
Registration of the chemical by
the producers companies, Eva luation by the Authority of the
registration dossier, release of an
Authorisation to marketing (or
prohibition), and eventual Re strictions to the use.
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Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
Si ritiene infatti da più parti ed a ragione che in
passato le preesistenti disposizioni di notifica e
sperimentazione previste per le nuove sostanze
immesse sul mercato comunitario e prodotte
anche in piccole quantità (Premarketing notification), abbiano ostacolato la ricerca e lo sviluppo, soffocato l’innovazione e incoraggiato l’uso
continuato di sostanze chimiche esistenti (perché più facile ed economico) non sufficientemente testate e valutate non essendo per esse la
notifica e la registrazione necessarie.
In tal senso si è ritenuto che aumentare la soglia
di registrazione per le nuove sostanze, portandola da dieci chilogrammi a una tonnellata, non
solo produrrà più ricerca e sviluppo di sostanze
nuove, ma contribuirà anche ad accrescere la
competitività dell’industria chimica europea e, di
conseguenza, lo spirito di innovazione.
Nel contesto della fase di Registrazione, per le
sostanze attualmente già fabbricate o immesse
sul mercato interno (sostanze esistenti) è stato
stabilito un «rregime transitorio» e cioè un’introduzione graduale nel sistema di registrazione in
funzione delle quantità prodotte o importate
dalla singola impresa.
Questo prevede la scadenza di:
- 3 anni (30/11/2010) per la registrazione delle
sostanze prodotte/importate in quantità
maggiori (> 1000 t/anno) e per quelle attualCancerogene,
mente classificate come CMR (C
o Mutagene o Tossiche per il ciclo
Riproduttivo) di categoria 1 e 2,
- 6 anni (31/05/2013) per le sostanze prodotte
o importate in quantità > 100 t/anno,
- 11 anni (31/05/2018) per le sostanze prodotte
o importate in quantità > 1 t/anno.
Per poter usufruire del citato regime transitorio
è prevista però una fase di registrazione preliminare (pre-registrazione) durante la quale le
aziende dovranno obbligatoriamente comunicare le sostanze prodotte o importate: nella fattispecie, ogni dichiarante potenziale di una
sostanza soggetta al sistema di registrazione
REACH dovrà trasmettere alla istituita Agenzia
delle sostanze chimiche il set di informazioni
previste, entro il periodo compreso tra il
1/6/2008 e il 1/12/2008.
Con sede ad Helsinki, l’Agenzia si occuperà delle
procedure di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche per
garantirne l’armonizzazione in tutta l’UE.
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Sempre con l’obiettivo di ridurre quanto più possibile le sperimentazioni animali, i produttori/importatori di quantitativi inferiori ad 1 tonnellata, come pure gli utilizzatori a valle, potranno contribuire volontariamente alla condivisione
dei dati.
Il requisito della registrazione si applicherà alle
sostanze tal quali, a quelle presenti in preparati
ed anche a quelle presenti in articoli di comune
utilizzo in base a particolari specifiche (laddove
da questi vi possa essere rilascio intenzionale di
sostanza).
Il primo obbligo, a carico dei produttori e degli
importatori, sarà quindi la pre-registrazione ma
le sostanze nuove e cioè quelle immesse sul mercato comunitario per la prima volta non potranno godere del regime transitorio e dovranno
essere registrate da subito e precisamente dal 1
giugno 2008 data di entrata in vigore della
Agenzia. Fino a tale data esse saranno soggette
al vecchio regime della premarketing notification previsto dalla normativa preesistente al
REACH. Quantità e tipologia di dati da fornire
dipenderanno dai quantitativi di sostanza prodotta/importata.
Successivamente gli Stati membri, attraverso le
rispettive Autorità Competenti designate, e sotto
il coordinamento della Agenzia, procederanno
alla fase di Valutazione dei dossier delle sostanze e, a seguire, avremo la fase di Autorizzazione,
autorizzazione che potrà anche non essere concessa per quei chemicals ritenuti a rischio troppo elevato a meno della dimostrazione di assenza di alternativi validi e di un valido rapporto
rischi/benefici.
Ciò al fine di consentire la graduale eliminazione
dal mercato delle sostanze più pericolose.
Allo scopo è previsto che la commercializzazione
sia subordinata al rilascio di una autorizzazione
concessa indipendentemente dai volumi di produzione e per un ben identificato e specifico utilizzo: ogni altro impiego sarà vietato.
Si stima che circa 500.000 imprese, per il 90%
Piccole e Medie Imprese (PMI), saranno coinvolte nell’applicazione del REACH, che oltre 30.000
sostanze chimiche dovranno essere registrate,
che nuovi criteri di valutazione del rischio sull’uso di esse dovranno essere adottati, che i dati
e le informazioni da raccogliere aumenteranno,
che le procedure interne e di gestione dei fornitori e dei clienti cambieranno e saranno più
complesse. Si intuisce immediatamente come
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tutto ciò comporterà logicamente un aumento
del carico di lavoro sia per le aziende che per le
istituzioni e che tale lavoro sarà in massima
parte compito del Chimico.
La registrazione costituisce senz’altro il punto
cardine del REACH in quanto è in questa fase che
verrà richiesto a fabbricanti ed importatori di
raccogliere dati sulle proprietà delle sostanze,
dati che li aiuteranno a gestirle in maggior sicurezza, e a preparare i relativi dossier di registrazione, da inviare ad un data base centrale.
La nuova ed indipendente Agenzia Europea raccoglierà i dossier e gestirà il data base. La tipologia delle informazioni richieste dipenderà
sostanzialmente dalle quantità prodotte/importate, ma potrà essere anche tailorata alle proprietà intrinseche della sostanza e alle sue condizioni di impiego. E infatti il data base conterrà,
oltre alle sostanze da registrare ed alle loro proprietà, anche i relativi usi identificati; in particolare và ribadito che le sostanze non registrate
alla data di scadenza prevista non potranno più
essere commercializzate sul territorio dell’UE.
Le informazioni richieste per la Registrazione
comprenderanno:
- Le proprietà intrinseche ed i rischi caratteristici
di ciascuna sostanza (es. proprietà chimico fisiche tossicologiche ed eco tossicologiche).
Tali informazioni, se non disponibili al momento, potranno essere reperite attraverso modelli
informatici e studi epidemiologici, o attraverso
specifici test. Laddove siano necessari test che
richiedano l’impiego di animali, essi dovranno
essere ridotti al minimo indispensabile e ciò
verrà realizzato chiedendo alle aziende di condividere e cioè di mettere a disposizione di tutti i
dati esistenti in loro possesso.
- L’utilizzo (o gli utilizzi), della sostanza identificata da un fabbricante, da un importatore o
dai loro clienti.
Per sostanze prodotte o importate in quantità
comprese tra 1 e 10 tonnellate verranno introdotti due nuovi test tesi alla valutazione della
tossicità acuta e della biodegradabilità laddove
esse soddisfino ai criteri di tossicità per il ciclo
riproduttivo, potere di bioaccumulo, persistenza
nell’ambiente. Negli altri casi si applicheranno
procedure semplificate.
Per sostanze prodotte o importate in quantità
pari a 10 tonnellate o più all’anno per fabbricante o importatore, sarà necessario produrre un
rapporto di sicurezza (CSR) sulla valutazione dei
rischi per l’uomo e per l’ambiente, e su come tali
rischi possano essere facilmente controllati
durante gli usi identificati. Per quantitativi inferiori, come parte dei dossier, potranno essere
fornite le informazioni contenute nelle schede di
sicurezza purché esaurienti.
Non saranno invece soggette a REACH particolari chemicals quali ad esempio:
- le sostanze utilizzate come medicinali per uso
umano
- le sostanze utilizzate come additivi alimentari o come aromatizzanti in alimenti
- le sostanze utilizzate come additivi nell’alimentazione degli animali
- le sostanze utilizzate nell’alimentazione degli
animali
- le sostanze radioattive
- le sostanze in transito assoggettate a controllo doganale
- il ferro
- la pasta di cellulosa
- il magnesio
- l’etanolo
- il neon
In particolare i principi attivi presenti nei prodotti fitosanitari e nei biocidi verranno considerati
come registrati solo per detti usi mentre saranno
considerate registrate le sostanze già notificate
ai sensi della direttiva 67/548/CEE (pre-marketing notification) e ad esse verrà in tal senso
attribuito, a cura della Agenzia, un N° di registrazione.
Gli intermedi non isolati saranno completamente esenti dal REACH. (Gli intermedi sono sostanze utilizzate per fabbricare altre sostanze e quelli non isolati non vengono mai separati dalla
miscela di altre sostanze all’interno di un sistema
chimico).
Gli intermedi isolati e cioè quelli che sono stati
separati dalle altre sostanze dovranno invece
essere registrati ma attraverso obblighi di informazione semplificati e proporzionati al loro
basso rischio.
I polimeri saranno esenti da registrazione e valutazione solo se rispondenti alla definizione di
polimero data dall’UE.
Il Regolamento REACH è, anche se solo per alcuni adempimenti, operativo dal 1 giugno 2007
ma, anche se come spiegato vi è ancora tempo
per l’inizio delle fasi più complesse di pre registrazione e registrazione, è intuitivo come sia
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sicuramente necessario per gli operatori del settore prepararsi per tempo a quelli che saranno i
nuovi criteri di Valutazione del Rischio, alle
nuove procedure di classificazione e di etichettatura, ai nuovi dati richiesti e alle nuove informazioni che peraltro sarà necessario condividere fra
Produttori, Distributori e Utilizzatori a valle.
Intuitivamente e chiaramente ciò significa sicuramente un coinvolgimento non indifferente del
Chimico unica figura oggi in grado, per sua formazione e per mentalità acquisita, di valutare
(sperimentalmente o attraverso ricerche) in
maniera corretta le proprietà delle sostanze e di
interpretare ed applicare quindi correttamente i
dettati della norma. E’ inoltre facile capire da
quanto esposto come lo scenario all’orizzonte si
prospetti quanto più ampio ed esteso e, di conseguenza, quanto grandi e numerose saranno le
opportunità per la categoria sicuramente, tra
l’altro, chiamata a supportare, in questo intricato iter legislativo, le aziende o le stesse Autorità
di controllo al momento in cui dovranno procedere alla valutazione dei dossier e decidere la
sorte delle sostanze da registrare o eliminare dal
mercato.
Gli utilizzatori a valle di sostanze chimiche
(anche quelli che le utilizzano per la formulazione di preparati in miscela) non saranno soggetti all’obbligo di registrazione ma dovranno applicare le misure per la gestione dei rischi associati
alle sostanze pericolose e indicate nei fascicoli
sui dati relativi alla sicurezza (schede di sicurezza) del fornitore; essi dovranno quindi portare a
conoscenza del fabbricante:
- gli utilizzi che fanno della/e sostanza/e acquistata/e, in modo che questi diventino utilizzi
identificati e siano quindi coperti dalla valutazione del fornitore circa la sicurezza della
sostanza stessa
- i relativi scenari di esposizione laddove ritengano che questi non siano adeguatamente
descritti nelle schede di sicurezza rilasciate
dal fornitore.
In alternativa, laddove ad esempio essi vogliano
mantenere confidenziale e riservato l’utilizzo che
fanno della sostanza e non renderlo noto al loro
fornitore, gli utilizzatori potranno essi stessi elaborare la propria valutazione sulla sicurezza e
trasmettere l’impiego all’Agenzia. Diversamente
la norma consiglia vivamente gli utilizzatori di
sostanze chimiche di comunicare attivamente
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con i propri fornitori, per assicurarsi che l’impiego che fanno della suddetta sostanza sia coperto dal fascicolo di registrazione (compilato dai
fornitori).
Anche in questo scenario, soprattutto conside rando la miriade di aziende, anche non chimiche,
coinvolte, la figura del chimico si rivelerà fondamentale.
Uno degli obblighi previsti da REACH e già in
vigore dal 1 giugno 2007 riguarda invece le
schede di sicurezza (MSDS) ed anche in questo
contesto risolutiva sarà l’opera di un chimico
In base all’articolo 31 di REACH, dal 1 giugno
2007 sono scattati infatti per le aziende tre
obblighi sulle schede di sicurezza e precisamente:
- l’obbligo di inversione delle Sezioni 2 e 3 (che
può avvenire comunque al momento della
prima revisione della scheda).
- l’obbligo di redigere o comunque aggiornare
la scheda per quelle sostanze identificate
come PBT (Persistenti, Bioaccumulbili o
Tossiche) o vPvB (molto Persistenti e molto
Bioaccumulabili).
- l’obbligo di inserire nella scheda l’indirizzo email di un Tecnico Competente responsabile
della sua redazione.
Al di là di questi piccoli mutamenti le attuali
schede di sicurezza continueranno ad essere utilizzate nel sistema REACH. Esse infatti, ove correttamente redatte sono oramai ben accette e
comprese e costituiscono un valido mezzo di
informazione sui rischi delle sostanze e sulle
misure da adottare per la loro riduzione. Per tali
motivi esse costituiranno il primo mezzo di
informazione del REACH e l’unico elemento di
trasmissione dell’informazione a valle della catena di approvvigionamento. Alla luce del suo
stato attuale la loro bontà dovrà essere sicuramente migliorata eliminando alcune anomalie
ed errori più frequentemente riscontrati nella
stesura (es. difformità di classificazione rispetto
a quella prevista per legge, DPI raccomandati
inadatti agli usi per cui sono proposti). In tal
senso la loro qualità dovrà essere ben valutata
dagli utilizzatori dei chemical mentre i fabbricanti o i distributori dovranno dal canto loro
rivedere attentamente i consigli forniti su come
gestire il rischio della sostanza e adattarli ai
rischi e alle condizioni di utilizzo dei propri clienti, fornendo quindi informazioni anche sugli usi
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identificati e sugli scenari di possibile esposizione nonché sul controllo dell’esposizione stessa.
In particolare le misure di protezione individuale
e collettiva dovranno essere adattate alle condizioni reali di utilizzo del chemical.
Le schede di sicurezza sono quindi destinate a
divenire il documento di base per la trasmissione
dei dati lungo la supply chain, dal produttore
fino all’utilizzatore finale, ed i loro contenuti
sono pertanto destinati giocoforza ad aumentare e migliorare sotto ogni profilo: ciò anche perchè è sulla base di tali contenuti che verrà effettuata la valutazione del rischio nell’ambiente di
lavoro.
Insieme alla registrazione elementi chiave che
costituiscono il motore di REACH sono pertanto:
- la Valutazione e la Autorizzazione,
- l’informazione prevista lungo la supply chain,
- gli obblighi previsti per gli utilizzatori a valle
- i rapporti di sicurezza (CHemical Safety
Report - CSR) e gli scenari di esposizione.
Anche se con l’introduzione dell’obbligo di registrazione scompare l’attuale distinzione in
essere tra sostanze nuove e sostanze esistenti e
che rispetto al pregresso il livello di informazioni da fornire per immettere sul mercato una
sostanza viene ora uniformato in funzione dei
soli quantitativi, e che pertanto scompare la
procedura di notifica per le sostanze nuove, và
comunque evidenziato che con REACH viene
operata una distinzione tra sostanze già presenti sul mercato (denominate in gergo sostan ze phase-in ), che entreranno gradualmente nel
sistema, (obbligo di registrazione scaglionato
nel tempo), e sostanze non phase-in e cioè le
sostanze nuove che dovranno essere registrate
subito e cioè per le quali vale il principio “no
registration - no marketing” (impossibilità a
commercializzare se non provvisti di registrazione e di autorizzazione).
Il Chemical Safety Report (CSR) o Rapporto di
sicurezza, necessario per le sostanze fabbricate
o importate a livelli di 10 tonnellate, serve a
documentare i rischi e la classificazione della
sostanza da registrare e descrive anche gli scenari di esposizione per specifici utilizzi di
sostanze che sono classificate particolarmente
pericolose o che sono PBT o vPvB. Tali scenari
costituiscono la descrizione delle condizioni che
illustrano come le sostanze sono fabbricate o
utilizzate durante il loro ciclo di vita e come il
fabbricante o l’importatore controlla, o raccomanda di controllare, l’esposizione dell’uomo e
dell’ambiente. Essi devono pertanto includere le
appropriate misure di gestione del rischio e le
condizioni operative che, ove opportunamente
implementate, assicurano che i rischi derivanti
dall’utilizzo della sostanza sono debitamente
tenuti sotto controllo.
Gli scenari dovranno in proposito essere sviluppati in numero e maniera tali da coprire tutti gli
“usi identificati ” dal fabbricante o dall’importatore nonché tutti gli usi che al fabbricante o
all’importatore sono stati resi noti dai suoi utilizzatori a valle e che egli inserirà nella sua valutazione. Gli scenari di esposizione significativi
dovranno in particolare essere allegati alla scheda di sicurezza che viene fornita agli utilizzatori
a valle ed ai distributori.
Per quanto riguarda l’obbligo di registrazione di
sostanze presenti in “articoli” (oggetti fabbricati
e di comune utilizzo), verrà applicato un particolare regime. Le regole per le sostanze presenti
negli articoli sono infatti state sviluppate tenendo in debito conto l’esigenza di adottare un
approccio coerente, sia con le centinaia di
migliaia di oggetti immessi sul mercato, che con
il potenziale pericolo che alcuni di essi possono
costituire per la salute e l’ambiente a causa delle
sostanze in essi contenute.
REACH prevede che tutte le sostanze che si ritiene possano essere rilasciate dagli articoli in cui
sono contenute durante il comune utilizzo e in
condizioni di impiego ragionevolmente prevedibili, debbano essere registrate. In aggiunta, tutte
le sostanze richiedenti maggiore attenzione (una
lista in tal senso verrà pubblicata dalla Agenzia)
presenti in articoli in conc. superiore all’1% p/p e
presenti sul mercato in quantità superiore ad 1
tonn/anno dovranno essere notificate all’Agenzia a meno che possa essere esclusa con certezza la possibilità di esposizione dell’uomo e dell’ambiente durante le normali condizioni di
impiego compreso lo smaltimento. In tale ultimo
caso dovranno in ogni caso essere fornite istruzioni idonee di sicurezza.
Onde realizzare una rete di sicurezza l’Agenzia
potrà richiedere in qualunque momento la registrazione di una sostanza presente in un articolo laddove essa ritenga che il suo rilascio pone
rischi per la salute o per l’ambiente.
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Nella fase di Valutazione REACH prevede due
tipologie di questa:
- Valutazione del dossier di registrazione: su di
esso l’Agenzia effettuerà un controllo della
sua qualità e della sua attendibilità: in tal
senso l’Agenzia potrà, “a campione””, verificare la conformità del dossier ai requisiti richiesti dal REACH per la registrazione. Essa controllerà anche le proposte di esecuzione di
test e ciò allo scopo di evitare inutili sperimentazioni su animali e cioè la ripetizione di
prove già eseguite e di evitare test di scarsa
qualità. Pertanto l’esecuzione di tale controllo farà parte della fase di registrazione ma
verrà eseguito logicamente prima che i test
vengano eseguiti.
- Valutazione della sostanza: l’Agenzia, in collaborazione con le Autorità competenti dello
Stato membro, potrà avanzare sospetti su
possibili rischi per la salute e l’ambiente e
richiedere quindi ulteriori informazioni al
fabbricante. La valutazione potrà portare
l’Agenzia alla conclusione che devono essere
intraprese azioni di restrizione, oppure di
autorizzazione, oppure che le informazioni
ricevute devono essere trasferite ad altra
Autorità competente responsabile di altre
legislazioni chiave. Il sistema di valutazione
sarà tale da garantire che solo dati affidabili
ed utili vengano forniti dall’industria e resi
noti agli organi giurisdizionali dall’Agenzia
stessa.
REACH prevede poi, per sostanze ad elevato
impatto, una autorizzazione all’immissione sul
mercato e all’utilizzo. Tali sostanze sono:
- le CMR (Cancerogene o Mutagene o tossiche
per la Riproduzione) di categoria 1 o 2
- le PBT o vPvB (Persistenti, Bioaccumulabili,
Tossiche o molto Persistenti, molto
Bioaccumulanti)
- quelle identificate da evidenza scientifica
come causa di probabili seri effetti sull’uomo
o sull’ambiente equivalenti a quelli sopra
descritti .
La fase di autorizzazione prevede due stadi: al
primo stadio verrà stabilito quali usi della
sostanza sono esenti da registrazione (in quanto
già sufficientemente sotto controllo attraverso
norme già in essere) e quali condizioni dovranno
essere rispettate per godere di tale esenzione.
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Nel secondo stadio, una volta che la sostanza
sarà entrata nel sistema di registrazione, l’autorizzazione sarà concessa solo se il richiedente
potrà dimostrare che il rischio derivante dall’utilizzo è adeguatamente controllato. In caso contrario l’autorizzazione verrà concessa solo nei
casi in cui i benefici socio economici derivanti
dall’utilizzo risulteranno superiori al rischio presentato dalla sostanza e se verrà dimostrato che
non esistono sostanze alternative valide da
impiegare in quel determinato processo. Al contrario le sostanze CMR, PBT vPvB, per le quali
non potrà essere definito un adeguato e sufficiente livello di sicurezza, non potranno essere
autorizzate in base all‘adeguato controllo del
rischio”. La Commissione rilascerà una autorizzazione per ciascuno specifico utilizzo che rispecchi le condizioni descritte e tutte le autorizzazioni verranno riesaminate, a scadenze prefissate,
caso per caso.
Gli utilizzatori a valle potranno avvalersi delle
autorizzazioni o utilizzare la sostanza per un utilizzo autorizzato purché essi ricevano la sostanza da una azienda alla quale l’autorizzazione sia
stata rilasciata e rispettino le condizioni di quella autorizzazione. In tal senso essi dovranno
dichiarare all’Agenzia che stanno utilizzando una
sostanza “autorizzata”.
Di estrema importanza risulta anche, infine, l’introdotto obbligo di INFORMAZIONE lungo la
catena di approvvigionamento (supply chain).
I dettati di REACH sulla comunicazione assicurano che non solo i fabbricanti e gli importatori ma
anche i loro clienti, e cioè gli utilizzatori a valle
ed i distributori di chemicals, possano ricevere le
informazioni di cui hanno bisogno per un utilizzo in sicurezza. E’ stabilito infatti che tutte le
informazioni afferenti la salute, la sicurezza e la
tutela ambientale, il rischio e le misure di gestione del rischio, debbano essere trasmesse lungo
tutta la catena di approvvigionamento (dal produttore al distributore all’utilizzatore a valle, al
gestore di rifiuti). Non dovranno invece essere
obbligatoriamente trasmesse informazioni di
natura commerciale.
Un primo mezzo di informazione è costituito,
come detto, dalle schede di sicurezza e ciò spiega perchè i dettati della norma di settore preesistente sono stati trasposti direttamente nel
REACH aggiungendo unicamente alcune ulteriori prescrizioni che riguardano le sostanze PBT e
vPvB ed i preparati che le contengono. Inoltre,
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laddove siano state eseguite le valutazioni del
rischio secondo quanto previsto durante la fase
di registrazione, gli scenari di esposizione più
significativi dovranno essere allegati alle schede
di sicurezza e trasmessi lungo la catena di
approvvigionamento assieme alle nuove eventuali informazioni sulle proprietà di rischio: il che
incrementerà anche la qualità delle misure di
prevenzione.
Agli utilizzatori a valle, che potrebbero peraltro
essere tra i più svariati (ad es. utilizzatori industriali o professionali, formulatori di preparati in
miscela destinati all’industria, agli artigiani o al
pubblico, utilizzatori di oli e lubrificanti, produttori di altri articoli tra i più svariati), verrà richiesto di prendere in considerazione gli aspetti di
sicurezza, legati all’utilizzo dei chemicals nella
loro specifica attività, essenzialmente sulla base
delle informazioni provenienti dai loro fornitori,
e di applicare le idonee misure di gestione del
rischio. Pertanto essi dovranno comunicare
strettamente con i fornitori allo scopo di avere
disponibili le specifiche informazioni (di cui
hanno bisogno per la valutazione del rischio) già
all’interno delle schede di sicurezza loro fornite.
In particolare essi dovranno assicurarsi che l’utilizzo della sostanza, previsto per la loro attività,
sia espressamente descritto nella scheda ricevuta e utilizzare detta sostanza secondo le modalità indicate allo scopo negli scenari di esposizione allegati alla scheda stessa.
Un utilizzatore a valle potrà decidere anche di
mantenere riservato l’utilizzo che fa della
sostanza o di impiegare la stessa per un uso
diverso da quello descritto negli scenari di esposizione comunicatigli ma in tal caso dovrà realizzare un Programma di sicurezza chimica
(Chemical Safety Assessment – CSA) sviluppando
egli stesso lo scenario di esposizione per quel
determinato utilizzo e, se necessario, aggiornare
la valutazione del rischio eseguita dal fornitore.
Tale obbligo non si applicherà se detto utilizzatore impiega meno di una tonn/anno di sostanza.
BIBLIOGRAFIA
- Regolamento (CE) n. 1907/2006 del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 18
dicembre 2006, concernente la registrazione,
la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che isti-
-
-
-
-
-
-
tuisce un’Agenzia europea per le sostanze
chimiche, che modifica la direttiva
1999/45/CE e che abroga il regolamento
(CEE) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché
la direttiva 76/769/CEE del Consiglio e le
direttive della Commissione 91/155/CEE,
93/67/CEE, 93/105/CE e 2000/21/CE;
Commissione delle Comunità Europee – Libro
Bianco “Strategy for a future Chemicals
Policy” (COM(2001)88, 27 febbraio 2001);
Parere del Comitato Economico e Sociale sul
Libro Bianco – Strategia per una politica
futura in materia di sostanze chimiche
(Bruxelles, 17 ottobre 2001);
Parere del Comitato Economico e Sociale sul
Libro Bianco – Strategia per una politica
futura in materia di sostanze chimiche
(2002/C36/19; Bruxelles, febbraio 2002);
Conclusioni del Consiglio Ambiente UE –
Politica in materia di sostanze chimiche
(Bruxelles, 7 giugno 2001);
Risoluzione del Parlamento Europeo sul Libro
Bianco della Commissione (A5-0356/2001,
Bruxelles 15 novembre 2001);
Direttiva 67/548/CEE del Consiglio relativa
alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose, e successive modifiche;
Direttiva 92/32/CEE del Consiglio del 30 aprile 1992 recante la settima modifica della
direttiva 67/548/CEE;
Direttiva 1999/45/CE: Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente
il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli
Stati membri relative alla classificazione,
all’imballaggio e all’etichettatura dei preparati pericolosi
Direttiva 91/155/CEE della Commissione che
definisce e fissa, in applicazione dell’articolo
10 della direttiva 88/379/CEE del Consiglio, le
modalità del sistema di informazione specifica concernente i preparati pericolosi;
Regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio
relativo alla valutazione e al controllo dei
rischi presentati dalle sostanze esistenti;
Direttiva 76/769/CEE del Consiglio relativa
alle restrizioni in materia di immissione sul
mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi e succ. agg. e mod.
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Determinazione conduttometrica del calcio
con ossalato
di Eugenio Rosin
Riassunto: Si tratta di una variante, ad uso scolastico, di un metodo per dosare il calcio nell’acqua.
Materiale utilizzati:
Conduttimetro HI 9033, vetreria
varia.
Soluzioni di CaCl2 0,01506 M, di
Na2C2O4 0,01674 M ed etanolo
a 95°
Abstract: It is a variation, for
school purpuose, of an analysis
for mesauring calcium in the
water.
In questa determinazione si utilizza la reazione
che condiziona la conduttività elettrica di una
soluzione finché vi è presente lo ione Ca2+.
La precipitazione dell’ossalato di calcio è molto
lenta a temperatura ambiente e allora, per renderla utilizzabile analiticamente, la si è fatta
avvenire in una soluzione formata da 200 ml di
fase acquosa e da 100 ml del comune etanolo a
95° (non denaturato) in commercio.
Una soluzione idroalcolica ha una costante dielettrica minore di quella della acqua pura e dunque la desolvatazione degli ioni richiede una
minor energia il che implica, per le reazioni di
precipitazione, un’energia di attivazione più
bassa e quindi una loro maggior velocità.
Si osserva sperimentalmente la comparsa quasi
immediata di un precipitato bianco serico mentre le misure di conducibilità si stabilizzano nell’intervallo dai venti ai trenta secondi.
Tale attesa è sopportabile per la maggior parte
dei chimici.
Il valore di conducibilità misurato va corretto
con due fattori, il primo, arcinoto, serve a compensare l’aumento di volume durante la titolazione mentre il secondo “pone rimedio” al varia-
re della composizione della soluzione giacché
titolando si aggiunge anche acqua.
Alle temperature delle prove, intorno ai 25 °C, la
contrazione in volume della miscela acqua-etanolo è stata di circa il 2% ed è dunque risultato
un volume iniziale vicino ai 294 ml.
Riguardo il secondo fattore, essendoci 200 ml di
soluzione acquosa intenzionalmente aggiunti e
5 di acqua “portati” dall’etanolo a 95°, si ha nel
calcolo
dove χ indica la conduttività e v il volume
espresso in millilitri.
In pratica sono stati posti in un becker 100 ml di
etanolo, 190 ml di acqua e 10 ml di CaCl2 ottenendone così una soluzione circa 5 °10-4 M che è
poi stata titolata con Na2C2O4 0,01674 M.
Il volume teorico di titolante era di 9,0 ml.
E’ stata presa la precauzione di neutralizzare al
blu di bromotimolo sia la soluzione titolante che
quella titolata per evitare variazioni di conduttività spurie.
La prima tabella ed il grafico “χ contro V”
mostrano la prima delle titolazioni.
I punti di fine sono stati ricavati per interpolazione grafica.
I valori di χ in tabella sono già corretti, il volume al punto di fine risulta di 9,0 ml
Grafico 1 - Titolazione conduttometrica del calcio con ossalato
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In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su "Il Chimico Italiano" il presente articolo è stato ricevuto il 6 settembre 2007 ed è stato accettato per la pubblicazione il 3 ottobre 2007
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Ci si aspetta che il primo tratto del grafico sia
discendente visto che la conducibilità equivalente del sodio, 50,1 cm2/(Ω°geq), è minore di quella del calcio (59,5) ma questo effetto può essere
facilmente annullato dalla salinità della soluzione titolante, salinità dovuta alla neutralizzazione
prima citata.
La presenza del magnesio, che dà un ossalato un
poco più solubile (Kps 7,9 ° 10-5 (mol/l)2), complica la situazione, come si vede dalla tabella 2,
perché viene a mancare un netto punto di fine e
allora bisogna cercare il punto di minima conducibilità dove si presume che il calcio sia precipitato tutto e lo ione ossalato non sia ancora legato, in parte significativa, al magnesio.
Nella titolazione riassunta da detta tabella i
volumi delle soluzioni e la quantità di calcio
sono uguali a quelli delle altre prove e in più è
presente magnesio in concentrazione pari a
quella del calcio stesso.
Per poter cogliere il punto di minima conducibilità conviene ricorrere alla derivazione numerica
secondo Simpson e cercare il punto di zero.
La terza tabella è relativa appunto a questa tecnica.
Presenza di magnesio a 25 °C
Grafico 2 - Punto di minima conducibilità nella titolazione
conduttometrica del calcio con ossalato
Derivata prima secondo Simpson
Grafico 3 - Determinazione del punto di minima conducibilità
mediante derivazione numerica secondo simpson
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La Creatività nella ricerca
di Luigi Campanella
Quasi non conoscevo questo concetto nel campo
della ricerca scientifica quando nel 1997 mi fu
assegnato un premio intestato ad esso. Sarà stato
l’orgoglio per il premio, il coinvolgimento in
prima persona, gli anni che da allora sono passati, ma oggi invece questo mi sembra chiarissimo.
La ricerca è come un percorso a staffetta: ogni
ricercatore fa una frazione del percorso e poi
lascia il testimone ad un collega. Quello che non
è definita, al contrario delle gare di staffetta
nello sport, è la lunghezza di ogni frazione. Essa
dipende dallo staffettista: più elevata è la sua
capacità più lungo è il percorso in avanti che
verrà compiuto e quindi il progresso conseguito
e trasferito allo staffettista successivo.
Ma quale caratteristiche di ogni frazionista ne
possono estendere le capacità di avanzamento
nel percorso: di certo la conoscenza accurata di
quanto fatto dagli staffettisti che lo hanno preceduto (lo stato dell’arte per intenderci o, se si
vuole, la bibliografia), poi la possibilità di disporre di risorse economiche ed umane sufficienti
per realizzare le esperienze scientifiche necessarie, una buona scuola con buoni maestri ed educatori. Tutto però è superato da una dote importante e necessaria, la creatività, proprio quella
per la quale qualcuno mi aveva voluto dare un
riconoscimento scientifico in quel lontano 1997.
Solo con creatività si può scoprire il nuovo o si
possono superare i confini delle conoscenze
attuali. Questa attitudine si sta trasferendo da
un settore ad un altro con crescente valorizzazione del relativo contributo.
Qualcuno di recente ha addirittura voluto in
nome della creatività spiegare alcuni processi
antropologici: l’uomo di Neanderthal non sarebbe sopravvissuto all’uomo sapiens proprio perché privo di quella creatività che ne potesse consentire la difesa contro le aggressioni e quindi la
sopravvivenza.
Regolamento Europeo Reach
di Luigi Campanella
Con la partenza ufficiale del regolamento
Europeo Reach (Registration Evaluation,
Authorisation and Restriction of Chemicals) e
l’apertura dell’agenzia Chimica Europea ad
Helsinki con il compito di seguire questo programma, si sono estinte tutte le battaglie politiche che avevano contraddistinto il varo di
REACH. In realtà le opposizioni alle premesse di
REACH sono sempre state poche. L’attuazione
pratica del regolamento è invece stata vista
come contraria ad un’economia molto florida,
quella delle produzioni chimiche (oltre 4000
milioni di tonnellate l’anno), delle quali però
molto poco si conosce relativamente agli effetti
sulla salute e sull’ambiente.
È difficile arguire contro l’acquisizione di informazioni basilari per la salute umana riguardanti
tutti quei composti per i quali nessun dato è
disponibile nella bibliografia scientifica. Il dibattito infatti non ha mai riguardato questo aspetto, considerato un irrinunciabile principio, ma
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piuttosto se l’Europa e l’Industria chimica europea possano risultare svantaggiate da questo
regolamento nella competizione dei mercati
internazionali, a causa delle notevoli risorse da
impegnare ed i lunghi tempi da dedicare per realizzare i test necessari a raccogliere i dati ancora
non disponibili. Progressivamente ci si è avviati
verso un compromesso che ha portato all’approvazione di REACH, spostando l’attenzione dalle
aule europee di dibattito e confronto ai laboratori di analisi.
C’è ora comprensibilmente la convinzione che,
meglio tardi che mai, un processo importante
è stato avviato che dovrebbe evitare per il
futuro il ripetersi si drammatici episodi (si
pensi ai fanghi tossici, al mercurio organico
nei pesci, all’asbesto ed alla sua comprovata
attività nella formazione dal tumore al polmone). Analogamente eventi come il buco dell’ozono (dovuto alla interazione fra clorofluorocarburi ed alcuni gas presenti nell’atmosfe-
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAL
CNC
ra) hanno meno possibilità di ripetersi se
REACH opererà correttamente.
È però anche giusto, con la convinzione dell’utilità di REACH, esprimere l’opinione che non tutti
i danni prodotti dai composti chimici sul clima,
sulla salute, sull’ambiente siano da ascrivere
all’attività industriale e da riferire a composti per
i quali REACH potrà creare le condizioni di prevenzione e protezione. Per esempio gli incendi
delle foreste producono grandi quantità di fumo
da biomassa che contengono una miscela di particolato e di gas tossici ed irritanti come il
monossido di carbonio, la formaldeide, l’acroleina, il benzene, gli ossidi di azoto, l’ozono i cui
effetti tossici già oggi sono perfettamente noti e
non richiedono nessuna valutazione REACH per
essere conosciuti e compresi. Una recente pubblicazione di WHO fa osservare che la deforestazione attuata dal governo indonesiano per liberare aree da coltivare per il mangime del bestiame ha immesso una grande quantità di composti tossici del tipo di quelli prima indicati che può
essere responsabilizzata per circa 2 milioni di casi
di asma bronchiale e infezioni respiratorie acute
in Indonesia e Paesi vicini. I recenti incendi in
Grecia (la maggior parte dei quali forse dolosi)
probabilmente avranno effetti meno gravi, soltanto per la coincidenza fortunata di un vento
molto forte e disinquinante. Sono esempi di incidenti di inquinamento chimico dovuti all’uomo
stesso per i quali REACH, che pure quest’uomo
vuole proteggere, non potrà funzionare
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Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
Un brevetto sacrificato alla nazione
La soda artificiale di Nicolas Leblanc (1742-1806)
di Marco Taddia*
* Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, Università di
Bologna. E-mail:
[email protected]
Riassunto: Nel mese di settembre
1790, il chimico-chirurgo Nicolas
Leblanc (1742-1806), brevettò a
Parigi un procedimento per ottenere la soda artificiale dal sale
marino. Questi veniva convertito
in solfato di sodio mediante acido
solforico, il solfato veniva ridotto
con carbone in forno a riverbero e
si passava alla soda mediante
reazione con carbonato di calcio.
Leblanc fondò una fabbrica che
però venne confiscata quando il
suo finanziatore, il Duca
d’Orléans, fu ghigliottinato. Il
metodo per ottenere la soda fu
reso pubblico nell’interesse della
Nazione. Leblanc lottò a lungo
contro le autorità per avere un
risarcimento poi, ridotto in miseria, si suicidò. Michel Dizé rivendicò, come collaboratore, una
parte di merito nell’invenzione e
così fece De La Methérie, che si
riteneva l’ideatore del metodo.
Parola chiave: Soda artificiale;
Processo Leblanc; Soda Leblanc;
Industria degli alcali; Michel Dizé;
Keywords: Artificial soda; Leblanc
process; Leblanc soda; Alkali
industry; Michel Dizé
16
Il giorno 28 giugno 1887 venne finalmente inaugurato a Parigi un monumento a Nicolas Leblanc
(Tissandier, 1887). Erano trascorsi più di vent’anni
da quando l’Académie des Sciences aveva deciso di
onorare così l’autore del processo industriale per
ricavare la soda dal sale marino, ma varie difficoltà avevano rallentato l’operazione. Il Comitato di
patrocinio, istituito per l’occasione, comprendeva
Dumas, Thénard, Wurtz, cui si aggiunsero successivamente Becquerel, Berthelot, Cahours, Jamin,
Lesseps, Pasteur, Weldon e altri. Nel corso di una
delle ultime riunioni della Société d’Encouragement, Peligot rivolse un appello a scienziati ed
industriali per aprire un sottoscrizione che però,
dopo gli entusiasmi iniziali, incontrò qualche ostacolo. Ad esempio, la città d’Issoudun, dove si doveva erigere il monumento, ritirò il suo appoggio
quando si seppe che Leblanc era nato altrove. Alla
sottoscrizione contribuirono gli amministratori
delle fabbriche di Saint-Gobain, Chauny e Cirey
per un totale di 1000 franchi, Ernest Solvay per
6000 franchi, industriali inglesi e tedeschi, le
Camere di Commercio di alcune città francesi e
tanti altri. Nel 1885 mancava ancora la metà della
somma necessaria e Gastone Tissandier, dalle
colonne de La Nature (TISSANDIER, 1885), si appellava alla generosità e al senso di giustizia dei concittadini concludendo: Nicolas Leblanc aura sa statue. L’appello fu raccolto e due anni dopo fu inaugurato il monumento. La lunga attesa di Peligot,
unico sopravvissuto dei membri del Comitato di
patrocinio iniziale, era finita. Il ritardo con cui
venne eretta questa statua fu l’ultimo e forse
meno grave gesto d’ingratitudine verso Leblanc.
Certo, l’intera vicenda fu assai complicata e, come
mostrato altrove (TADDIA, 2007), è probabile che lo
stesso Leblanc sia stato nei confronti del collaboratore Dizé e di altri altrettanto ingrato, ma resta il
fatto che per Leblanc l’ingiustizia subita si risolse in
una rovina economica che lo portò alla disperazione e, quasi certamente, alla morte per suicidio.
Secondo le cronache, Leblanc si tolse la vita a
Parigi il 16 gennaio (forse febbraio) 1806. Per la
verità, mancando la documentazione, qualcuno
dubitò del suicidio (TISSANDIER, 1879).
Il chirurgo che amava la chimica
Nicolas Leblanc nacque a Ivoy-le-Pré, nei pressi di
Bourges, nel 1742. Il padre era impiegato in una
fonderia e morì nove anni dopo. Nicolas fu allevato da un chirurgo, amico di famiglia poi, perduto
anche questo sostegno, all’età di diciassette anni si
recò a Parigi, dove qualcuno lo aiutò finanziariamente a proseguire gli studi. Conseguì il diploma di
chirurgo e iniziò ad esercitare la professione. Nel
contempo, attratto dalla chimica, frequentava i
corsi di Darcet al Collège de France. Qui conobbe
Berthollet che, insieme a Darcet lo raccomandò al
Duca d’Orléans. Il Duca lo assunse come chirurgo
nel 1780 e, come aveva fatto con altri giovani, gli
mise a disposizione il grande laboratorio chimico
che aveva allestito presso la sua residenza. Il Duca
morì pochi anni dopo e il titolo passò a colui che, in
onore della Rivoluzione, si sarebbe fatto chiamare
Philippe-Egalité. Leblanc, intanto, sempre più rivolto alla chimica, si era concentrato sullo studio dei
cristalli, anticipando con le sue accurate osservazioni la teoria dell’isomorfismo. Ebbe incarichi e
riconoscimenti per i suoi studi di cristallografia e,
forse, si aspettava la fama proprio da questi. Invece,
fu il processo industriale per ottenere la soda che,
dopo tante sventure, l’avrebbe fatto ricordare
anche a noi. Il processo Leblanc segna di fatto la
data d’inizio dell’industria chimica e, a metà
dell’800, doveva già essere nella storia, se nel suo
rapporto all’Académie, Dumas scrisse: Dall’inizio di
questo secolo, tutta l’industria europea dei prodotti chimici ruota attorno alle fabbriche di soda artificiale, s’impadronisce dei loro procedimenti e vive
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su "Il Chimico Italiano" il presente articolo è stato ricevuto il 6 dicembre 2006 ed è stato accettato per la pubblicazione il 3 ottobre 2007
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
dei suoi prodotti (DUMAS, 1856). Anche Liebig , nelle
“Lettere sulla Chimica”, così si espresse: Si può considerare la fabbricazione della soda, per mezzo del
sale marino, come la base della straordinaria
espansione dell’industria moderna in tutte le direzioni (LIEBIG, 1845).
La soda artificiale e i guai di Leblanc
Prima di venire prodotta industrialmente, la soda si
estraeva dalle ceneri di piante a salinità elevata
(barillas) e da depositi minerali lacustri che fornivano il cosiddetto natron (Taddia, 2006). L’impulso
alla ricerca di un processo per ricavare la soda dal
sale marino venne dall’offerta di un premio da
parte dell’Académie, nel 1776 . Nessuna proposta
fu soddisfacente e il concorso fu ribandito più
volte. Va precisato tuttavia che qualcuno era già
riuscito ad ottenere la soda dal sale, ad esempio il
padre benedettino Malherbe, che nel 1777 trattava
il sale di Glauber (solfato di sodio) con carbone e
rottame di ferro in forno a riverbero (GILLISPIE, 1957).
Quando la Francia, con la Rivoluzione, interruppe le
relazioni con le Nazioni fornitrici della soda naturale, gli sforzi si moltiplicarono. Leblanc, all’epoca
dipendente del Duca d’Orléans, iniziò ad occuparsi
del problema a partire dal 1784. Lavorò alacremente e il 27 marzo 1790 depositò presso il notaio
Brichard la sua soluzione. A quell’epoca era nota
più di una dozzina di processi di laboratorio per
ottenere la soda dal sale, almeno sette erano stati
provati su larga scala e c’erano almeno cinque fabbriche che producevano soda, seppure come sottoprodotto (GILLISPIE, 1957). Le materie prime di
Leblanc erano il sale marino, l’acido solforico, il carbone e il carbonato di calcio (in forma di craie). Egli
proponeva di convertire il sale marino in solfato di
sodio per mezzo dell’acido solforico. Dal solfato
passava alla soda trattandolo con carbone e carbonato di calcio in forno a riverbero. Il prodotto era in
realtà una miscela nerastra di carbonato, solfuro,
carbone e impurezze varie (ca. 20% Na2CO3).
Leblanc ottenne il brevetto il 25 settembre 1791. Fu
impiantato uno stabilimento a Saint-Denis ma,
poco dopo, il Duca fu condannato a morte e per
Leblanc iniziarono i guai. Confiscata la fabbrica, il
segreto della soda fu svelato nel 1794 per motivi
d’interesse nazionale. Molti non si sentirono vincolati al brevetto e Leblanc andò in rovina. Le fabbriche però continuarono a diffondersi, dal 1814
anche in Gran Bretagna, dove si migliorò la resa
della cosiddetta Black ash (ca. 45% Na2CO3 ). La
produzione massiccia iniziò solo negli anni ‘20 ad
opera di Charles Tennant a Glasgow e James
Muspratt a Liverpool (SUTTON, 2006). In breve la soda
artificiale s’impose sul mercato, benchè i sottoprodotti della sua fabbricazione (acido cloridrico gassoso e solfuro di calcio che sviluppava acido solfidrico) fossero gravemente inquinanti. Le fabbriche
si attrezzarono gradualmente per contenere i danni
arrecati all’ambiente. Nel 1836 William Gossage
inventò una torre di lavaggio per abbattere l’acido
cloridrico (SUTTON, 2006) ma, solo nel 1863, l’Alkali
Act impose di ricuperare il 95% dell’acido cloridrico. I testi di chimica industriale del tempo trattano
in dettaglio il processo Leblanc, mostrando l’evoluzione degli impianti e dei forni (Payen, 1867). Negli
stessi anni fu sviluppato il processo Solvay e, più
tardi, quello elettrolitico.
La rivendicazione di Dizé
Cessata la Rivoluzione, tornata la quiete e avviata
con successo l’industria della soda, non tardarono a
farsi avanti coloro che mettevano in discussione il
ruolo esclusivo di Leblanc nell’invenzione del processo. Cominciò il chimico-farmacista Dizé, che
aveva collaborato con Leblanc, il quale rivendicò la
sua parte con un resoconto dei fatti sul Journal de
Physique (DIZÉ, 1810). Ma vediamo chi era Dizé.
Nato a Aire il 29 settembre 1764, preparatore del
corso di chimica di Darcet al Collège de France,
diresse il laboratorio del Collège dal 1784 al 1791.
Leblanc, che frequentava il corso di chimica al
Collège, gli propose nel 1787 di lavorare insieme
sulla soda. Dizé acconsentì ma chiese un po’ di
tempo. Leblanc, impaziente, si gettò nel lavoro e,
dopo alcuni mesi, si rivolse al Duca per impiantare
uno stabilimento. Il Duca chiese a Darcet una verifica del procedimento. Darcet delegò Dizé, il quale
seguì le prove e aiutò Leblanc. Questi era giunto a
ridurre solfato di sodio con carbone, come gli aveva
indicato De La Methérie e come altri già facevano,
ma il prodotto non era la soda. Così il rapporto di
Dizé fu sfavorevole. Ottenuta una proroga, i due
decisero di convertire il solfuro di sodio in carbonato trattandolo con diossido di carbonio, ottenuto
dalla decomposizione del carbonato di calcio. I
primi risultati furono incoraggianti, ma il metodo
non era trasferibile su scala industriale. Passarono
allora all’uso diretto del carbonato, prima per via
umida poi con riscaldamento al rosso, partendo da
una soluzione concentrata di solfuro di sodio.
Secondo Dizé, l’idea fu sua. Impossibile provarlo
ma, di certo, la conversione del solfuro in carbonato migliorò così, su consiglio di Darcet, la massa fu
Abstract: In september 1790
Nicolas Leblanc (1742-1806),
chemist and surgeon, patented in
Paris a synthetic process to
obtain sodium carbonate from
common salt. This was first converted to sodium sulphate by the
reaction between sodium chloride and sulphuric acid. The sulphate was then reduced with
coal to the sulphide, which in
turn was reacted with calcium
carbonate to form soda and calcium sulphide. Leblanc founded a
factory but it was confiscated
when the Leblanc’s financial
patron, the Duc d’Orléans, was
guillotined. Leblanc was also
obliged to reveal the secret of
soda manufacturing. Leblanc’s
life became a struggle against
authority and poverty, ending in
suicide. Michel Dizé, a Leblanc
former associate, contested the
authorship of the invention. De la
Methérie also claimed the idea of
the process.
17
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
portata a fusione in crogiolo. Il successo fu completo. Leblanc, a sentire Dizé, parve dispiaciuto e
sostenne di aver sempre pensato a quella soluzione. Il resto è noto, a partire dalla creazione di una
società fra Leblanc, Dizé e Shée (rappresentante del
Duca) per fondare la fabbrica di Saint Denis.
L’associazione si costituì legalmente il 20 gennaio
1791, prima della richiesta di brevetto. Leblanc la
presentò all’insaputa di Dizé e senza citarlo. Nel
1855 gli eredi Leblanc chiesero a Napoleone III i
danni per il sequestro della fabbrica e il resto. Il
genero di Dizé, informato in proposito, avanzò la
rivendicazione a nome della famiglia, ma la
Commissione gli diede torto (DUMAS, 1856) e
Leblanc ottenne l’esclusivo riconoscimento dell’invenzione. Nel 1906 il caso fu riaperto da un libro su
Dizé (PILLAS A., BALLAND A. 1906), che l’anno dopo fu
definito sul Chemiker-Zeitung l’inventore del processo Leblanc (SCHELENZ H., 1907).
La rivendicazione di De La Méthiere
Jean Claude de la Méthiere (La Clayette 1743 Parigi 1817) fu fisico e naturalista. Redattore del
Journal de Physique a partire dal 1785, divenne
aiuto alla cattedra di storia naturale del Collège de
France nel 1800. Si fece conoscere con il suo Essai
sur l’air pur (1785). Scrisse, come d’uso all’epoca,
anche saggi a carattere filosofico. Alcuni anni
prima, intorno al 1777, aveva indicato una via per
ottenere, teoricamente, la soda. Come responsabile
del Journal, di cui era divenuto anche proprietario,
redigeva annualmente un Discours préliminaire e
di questo mezzo si servì per farlo conoscere (1789)
e poi per rivendicare la priorità (DE LA MÉTHIERE J.C.,
1811). Secondo La Métherie, occorreva versare l’acido vitriolico (solforico) sul sale marino, calcinare su
carbone il sale di Glauber così ottenuto e
decomporre l’hépar (miscela di solfuri)
con acido acetico o altro acido “vegetale”.
Sul Journal del 1810 scrisse che Leblanc
gli aveva fatto visita, gli aveva chiesto
come procedere e, saputolo, cominciò i
suoi esperimenti. Leblanc riconobbe che
De la Méthiere gli aveva indicato la strada ma se ne dimenticò quando redasse il
rapporto finale. Questi ebbe in compenso
il riconoscimento di Chaptal che gli disse:
la scoperta di ricavare la soda dalla
decomposizione del sale marino, appartiene a voi e a Leblanc. La rivendicazione
di De la Méthiere si concludeva con il
detto latino: Sic vos non vobis…
18
Oggi, la priorità delle scoperte o delle invenzioni
interessa meno gli storici, mentre per numerosi
scienziati, più impegnati nella competizione
mediatica che nell’umile ricerca del vero, si tratta ancora di una questione vitale. La storia, da
questo punto di vista, non è stata maestra.
BIBLIOGRAFIA
DE LA MÉTHIERE J.C. - Journal de Physique, 1811,
p.103
DIZÉ J.J. - Journal de Physique, 1810, vol. 70, p. 291
DUMAS J.B. - Comptes Rendu des Séances de la
l’Académie des Sciences,1856, vol. 42, p. 553
GILLISPIE C.C., Isis, 1957, vol.. 48 (2), p.152
LIEBIG J. – “Lettres sur la chimie et sur ses applications à l’industrie, à la physiologie et à l’agricolture”, Paris, Masson-Charpentier, 1845, p. 98
PAYEN A. - “Précis de chimie industrielle”, 1867,
vol. 1, p. 377 e segg.
PILLAS A., BALLAND A., “Le chimiste Dizé”, Paris,
Librairie J.-B. Baillière et Fils, 1906
SCHELENZ H. - Chemiker-Zeitung, 1907, vol. 30, p.
1191
SUTTON M. - Chemistry World, 2006, vol. 3 (11), p. 54
TADDIA M. - Kos, 2006, n. 248, p.40
TADDIA M. - La Chimica e l’Industria, 2007 vol. 89
(2), p.108
TISSANDIER G. - “I martiri della scienza e del progresso”, Messaggerie Pontremolesi, (s.d.) 1988?,
p. 263 (dall’edizione dei Fratelli Treves, Milano,
1910, Trad. dall’originale del 1879)
TISSANDIER G. – La Nature, 1885, 13ème année,
1er semestre, p. 202
TISSANDIER G. – La Nature, 1887, 15ème année,
2ème semestre, p. 67
Forno Leblanc (da Payen)
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
Screening qualitativo dei costituenti volatili
della Salvia divinorum tramite desorbimento
termico - spettrometria di massa
di Alberto Spaggiari*
INTRODUZIONE
La Salvia divinorum Epling & Játiva-M. è una
delle piante sacre più note e affascinanti che si
conoscano. Originaria del Messico centrale,
endemica nella regione Mazateca della Sierra
Madre Orientale nello stato di Oaxaca, è un’erba
perenne che cresce tra i 300 e i 1800 m. di altitudine, sulle sponde di fiumi o torrenti, nelle
foreste pluviali primarie o foreste tropicali sempreverdi (EPLING & JÁTIVA-M., 1962). Oggetto di
numerose ricerche sia di carattere chimico-farmacologico, sia di tipo storico-etnobotanico,
sotto certi aspetti rappresenta ancora un intrigante enigma non risolto. Il motivo di tanto
interesse attorno a questa verdissima e ornamentale pianticella, appartenente alla stessa
famiglia della menta e della comune salvia da
cucina (Figura 1), è da ricercarsi principalmente
nello straordinario potere psicotropo che possiede e che ne fa probabilmente il più potente allucinogeno a tutt’oggi conosciuto (OTT, 1996;
SPAGGIARI & DAVOLI, 2004).
ENTEOBOTANICA E CHIMICA DI UNA PIANTA SACRA
La Hierba de la Pastora e il pipiltzintzintli maza teco
La prima testimonianza dell’uso della S. divinorum presso gli Indiani Mazatechi come inebriante sciamanico si deve alle esplorazioni di
Johnson (JOHNSON, 1939), che riportò l’impiego
rituale della Hierba María unitamente ai semi di
ololihuqui (morning glory). Tuttavia, il primo
campione identificabile con sicurezza fu raccolto solo una ventina d’anni più tardi, da un altro
grande pioniere degli studi enteobotanici.
Correva infatti il mese di Settembre del 1962,
quando, nel corso di una missione esplorativa nel
cuore del Messico tra i boschi dello stato di
Oaxaca, il famoso etnobotanico Robert Gordon
Wasson e il noto chimico Albert Hofmann vennero in contatto con questa leggendaria pianta.
Non paghi di aver ottenuto diversi campioni
della pianta, i due scienziati vollero anche verificarne le straordinarie proprietà. Non fu affatto
facile vincere le resistenze locali e violare un
segreto vecchio di parecchie centinaia di anni,
ma alla fine la loro perseveranza fu premiata e
riuscirono ad avere la possibilità di partecipare,
seppur clandestinamente, ad una velada. In questo modo la Hierba María o Hierba de la Pastora,
la mitica pianta che tra i mazatechi veniva spesso utilizzata a scopi divinatori o curativi e dotata di straordinarie virtù enteogeniche, incominciò a diventare un po’ meno misteriosa (HOFMANN,
1995). Lo stesso Wasson, nel corso di quella
ormai storica cerimonia sciamanica, sperimentò
su di sé gli effetti di una pozione divinatoria preparata per infusione di alcune coppie di foglie,
seguita da spremitura manuale con un metate:
“…davanti a me vidi infiniti colori danzare in tre
dimensioni ed elaborati disegni muoversi…”
(WASSON, 1962; WASSON, 1963; HOFMANN, 1995).
Sebbene l’uso divinatorio della pianta sia stato
descritto anche al di fuori della Sierra Mazateca,
secondo autorevoli pareri si tratterebbe, con
tutta probabilità, del perduto enteogeno mazateco pipiltzintzintli, “il più nobile e ricco principe” (OTT, 1996). Infatti nelle tradizione nahuatl è
menzionato un misterioso enteogeno sulla cui
identificazione si sono sbizzarriti non pochi studiosi, senza però mai giungere ad una conclusione unanime (WASSON, 1974; OTT, 1996). Emboden
fece notare che un disegno simile ad una pianta
di S. divinorum è riportato sulla veste di una
divinità presente nel Codice Maya di Dresda,
contribuendo ad avvalorarne l’identificazione
Figura 1. Giovane esemplare di Salvia divinorum. Sullo sfondo si intravvede anche un cactus Trichocereus pachanoi (San
Pedro), altra pianta sacra dalle straordinarie proprietà psicotrope (Foto da una collezione privata).
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su "Il Chimico Italiano" il presente articolo è stato ricevuto il 16 agosto 2007 ed è stato accettato per la pubblicazione il 3 ottobre 2007
* [email protected]
Riassunto: Il lavoro descrive un
approccio veloce, innovativo, e
sinora mai precedentemente
impiegato, di analisi dei costituenti volatili della pianta allucinogena Salvia divinorum. Il
metodo prevede uno stadio iniziale di desorbimento termico
direttamente su un campione di
materiale vegetale essiccato e la
successiva separazione ed identificazione dei singoli costituenti
tramite gascromatografia-spettrometria di massa. Sono stati
identificati circa 20 composti, tra
cui anche tracce del principio psicoattivo salvinorina A.
Parole chiave: Salvia divinorum –
salvinorina A – termodesorbitore
– composti volatili – enteogeno.
Abstract: This paper describes a
new
and
unprecendented
method for the analysis of the
volatile compounds present in
the hallucinogenic Mexican mint
Salvia divinorum. This approach
employs the thermal desorption
step as the source of volatile
compounds, directly from crushed dried leaves. The effluent
was then subsequently analysed
through a gascromatographmass
spectrometer
unit.
Approximately 20 compounds
were identified, including traces
of the psychoactive molecule salvinorin A.
Keywords: Salvia divinorum –
salvinorin A - thermal desorption
– volatile compounds - entheogen.
19
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
Va notato, per amor di verità,
che queste accuse sono state
solitamente rivolte da parte di
non-scienziati, di studiosi che
propenderebbero sempre e solo
per auto-sperimentazioni assai
folkloristiche da parte dell’investigatore. A parte i rischi per la
propria salute, questo approccio
così superficiale e grossolano, a
parer nostro, non dovrebbe mai
essere la prima scelta nel corso di
indagini scientifiche. Il peso
scientifico dei lavori del team di
Valdés è di gran lunga superiore a
quello di molti altri studiosi che
lo hanno vivacemente criticato.
1
2
La tecnica di assunzione originariamente usata presso le popolazioni mazateche prevede in
realtà la lenta masticazione di
foglie fresche o l’assunzione di
decotti a base di foglie secche
lasciate in infusione. Come detto,
queste tecniche possono essere
verosimilmente simulate con
analisi di estratti liquidi di foglie.
con l’enigmatico pipiltzintzintli mazateco
(EMBODEN, 1983).
Benché Valdés, uno dei più accreditati esperti di
questa pianta (che, tra l’altro, fu anche l’argomento del suo dottorato di ricerca), non concordi con
questa attribuzione, occorre sottolineare che le sue
contro-ipotesi non convincono del tutto. Le sue
proposte alternative, la Cannabis sativa e la
Turbina corymbosa, per diverse ragioni non paiono
plausibili (VALDÉS, 1987). Si rimandano i lettori interessati a questo dibattito a consultare i già citati
lavori di Valdés, di Ott e di Wasson.
Biochimica
Benché in passato alcuni autori avessero riportato
che la frazione attiva degli estratti di S. divinorum
reagiva positivamente al saggio con il reattivo di
Dragendorff, facendo quindi sospettare la presenza
di alcaloidi (soprattutto indolici), un più recente ed
accurato lavoro di Valdés ha inequivocabilmente
dimostrato che gli estratti attivi a livello psicotropo
non contengono alcaloidi (VALDÉS, 1984). Questo
aspetto è estremamente interessante, in quanto si
tratta di un caso più unico che raro in cui, ad un
eccezionale potere psicotropo non è associato
alcun composto azotato. La molecola responsabile
degli sbalorditivi effetti della pianta è la salvinorina
A, un diterpene trans-neoclerodano che, curiosamente, contiene un’unità furanica (dato evidenziato anche da un comune spettro UV a 211 nm).
Questa molecola, isolata per la prima volta ed
accuratamente caratterizzata da Ortega e collaboratori (ORTEGA, 1982), oltre ad essere il più potente
allucinogeno mai scoperto finora (fortemente attivo già intorno ai 200 µg), rappresenta a tutt’oggi
anche il solo esempio naturale di agonista selettivo
non azotato dei recettori oppioidi. L’importanza di
queste caratteristiche peculiari potrebbe offrire, in
futuro, sviluppi interessanti nel trattamento di particolari patologie psichiatriche, quali la schizofrenia, la demenza e i disturbi bipolari (ROTH et al.,
2002). Un grande contributo allo studio degli effetti e delle proprietà psicoattive della S. divinorum
viene proprio dai lavori di Valdés (VALDÉS, 1983;
VALDÉS et al., 1984; VALDÉS, 1987), anche se, in varie
occasioni, lo stesso studioso è stato accusato di
effettuare immorali esperimenti su cavie da laboratorio.1
PRINCIPIO DEL METODO
La determinazione qualitativa del contenuto di
volatili è stata condotta sfruttando il desorbimen-
20
to termico su un campione di foglie essiccate e
finemente macinate. Oltre al valore sperimentale
analitico, questo approccio rappresenta un interessante esempio di una sofisticata tecnica strumentale tripla, essendo costituito da desorbimento termico – gascromatografia – spettrometria di massa
(TD-GC-MS), raramente impiegata in questo tipo di
determinazioni analitiche. Nelle intenzioni sperimentali, infatti, un obiettivo primario era quello di
colmare una piccola lacuna analitica, dal momento
che in letteratura sono noti diversi lavori analitici
sulla S. divinorum, ma tutti su estratti di foglie e
nessuno su foglie secche tal quali (si vedano ad
esempio: VALDÉS, 1984; GIROUD et al., 2000; PICHINI et
al., 2005). Dato che uno dei metodi più efficaci di
assunzione della pianta prevede proprio che le
foglie secche vengano sbriciolate e fumate (OTT,
1996), questo lavoro vuole rappresentare anche
una simulazione di questa tecnica di assunzione2.
Stante tuttavia l’elevata temperatura di vaporizzazione della salvinorina A (ca. 240 °C), la scelta del
metodo analitico da impiegare doveva tener conto
innanzitutto di questo aspetto cruciale. Il desorbimento termico prevede, infatti, uno stadio iniziale
in cui il campione (matrice tal quale o suoi vapori
adsorbiti su carbone attivato) viene riscaldato
mentre viene attraversato da un flusso di elio, così
da strippare i composti volatili. Questi, a loro volta,
vengono poi crioconcentrati a -30 °C in una trappola fredda (costituita da Tenax TA come letto
adsorbente) e da qui nuovamente desorbiti previo
repentino riscaldamento a 300 °C, temperatura
raggiunta in pochi secondi dalla trappola, sfruttando il principio della cella di Peltier. Il flusso in uscita dalla trappola, attraverso una transfer line riscaldata a 210 °C, viene inviato direttamente al gascromatografo e di qui allo spettrometro di massa. In
questo caso si è scelto di utilizzare una matrice solida tal quale, evitando di procedere ad un’estrazione preventiva e collocando quindi l’intera procedura di analisi in una condizione che si avvicinasse il
più possibile ad uno dei metodi di assunzione della
pianta.
PARTE SPERIMENTALE
Strumentazione e condizioni operative
Il termodesorbitore usato è un Perkin Elmer
TurboMatrix 100, collegato ad un gascromatografo Varian 3900 e ad uno spettrometro di
massa Varian Saturn 2100T. Condizioni di desorbimento: 290 °C (10’); -30 °C—+300 °C (20’),
transfer line: 210 °C.
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
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ISCRITTI
Trappola: Tenax TA. Pressione del gas: 7,8 psi.
I campioni per l’analisi sono stati preparati polverizzando due foglie secche di Salvia divinorum per
azione meccanica con l’impiego di una spatola
appuntita e di un piccolo portacampioni in vetro.
Una quantità pesata di campione accuratamente
omogeneizzato (1,2 mg) è stata poi inserita in un
ditale di alluminio preparato allo scopo, in modo da
poter essere alloggiato nel tubo di vetro del desorbitore. In questo modo si è riprodotta la situazione
in cui la pianta viene fumata.
Il primo desorbimento esplorativo è stato condotto a 130 °C, mentre un altro campione di
uguale peso è stato sottoposto ad un diverso
desorbimento a 290 °C.
Risultati e discussione
Il desorbimento a 130 °C non ha permesso di
identificare alcun composto, fatta eccezione
per la 3-furaldeide e l’isopropil miristato, ottenendo in ogni caso segnali assai bassi. Il profilo
gascromatografico del desorbito a 290 °C ha
permesso, invece, di identificare un notevole
numero di componenti volatili presenti nelle
foglie essiccate di campione. L’elenco dei principali composti identificati è riportato in
Tabella 1, mentre in Figura 3 è riportato il
gascromatogramma ottenuto.
Come si può osservare dalla lettura della Tabella
1, questa tecnica è in grado di rivelare la presenza anche della salvinorina A (o divinorina A,
Tabella 1. Principali composti identificati dal desorbimento
termico a 290 °C di foglie secche di Salvia divinorum.
secondo una denominazione meno corretta, ma
assai più suggestiva3), ma occorre precisare tuttavia che si tratta di un segnale piuttosto modesto, la cui identificazione è stata possibile solo
attraverso la ricerca per singolo ione dei frammenti caratteristici della molecola (432 M+, 404,
359, 273, 220, 166, 94). La struttura della salvinorina A è riportata in Figura 2.
Il nome divinorina fu inzialmente coniato da Valdés, ma, come
egli stesso correttamente fece
notare in un suo lavoro quando si
accorse che essa coincideva con
la molecola caratterizzata da
Ortega, la precedenza andava
riservata a questi, che fu il primo
ad isolarla e la chiamò appunto
salvinorina.
3
Figura 2. Salvinorina A (divinorina A).
Questo dato, tuttavia, non deve meravigliare più
di tanto: la salvinorina A è pur sempre un componente minoritario della pianta – nelle foglie
mediamente tra 0,89 e 3,70 mg/g di peso secco
– e la notevole intensità di alcuni segnali ne ha
inevitabilmente attenuato l’apparenza.
E’ inoltre interessante osservare l’abbondanza di
altri 5 composti furanici, oltre alla già citata salvinorina A, chiaramente identificati dalla frammentazione di massa. Questo aspetto non ha trovato precedenti menzioni in letteratura e meriterebbe, a nostro avviso, un ulteriore approfondimento, suggerendo magari interessanti percorsi
biogenetici dei principali metaboliti della pianta.
È anche vero, però, che alcuni di questi composti
furanici, soprattutto la 3-furaldeide, possono
essere originati dalla frammentazione delle salvinorine A, B e C, tutte contenenti l’unità 3-furanoica. Contrariamente alle attese, tuttavia, non è
stata trovata traccia inequivocabile di salvinorina
C, recentemente individuata, ancora una volta da
Valdés, come componente minore e probabilmente dotato anch’esso di notevole attività psicotropa, anche se presente in quantità bassissime
nella pianta (VALDÉS, 2001).
Il desorbimento termico accoppiato alla gasmassa si è rivelato comunque un ottimo metodo per
una pratica e veloce determinazione dei componenti volatili della pianta. E’ stato possibile identificare con sicurezza almeno 20 composti, tra i
21
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
prio totale disaccordo con la
vigente legislazione nazionale ed internazionale in
materia, che rende assai difficoltoso e costoso questo
tipo di indagini scientifiche,
le quali, al contrario, andrebbero invece agevolate e
incentivate proprio alla luce
del loro potenziale interesse
in campo chimico-farmacologico, medico e biologico.
Figura 3. Profilo gascromatografico della S. divinorum in uscita
(desorbimento a 290 °C).
quali il principio attivo responsabile dei poteri
allucinogeni.
Sviluppi del metodo
Certamente questa indagine preliminare conoscitiva sui costituenti volatili e allucinogeni della S. divinorum necessita di conseguenti e logici sviluppi,
soprattutto per quanto attiene alla quantificazione
dei singoli componenti, così da poter confrontare i
dati con quelli relativi agli estratti alcoolici o eterei
delle foglie fresche. Una comparazione in tal senso
darebbe un quadro maggiormente preciso dell’efficacia dei diversi metodi di assunzione, anche in
merito ai costituenti secondari, eventualmente
assunti in un caso piuttosto che in un altro.
Tuttavia, la difficoltà di accostarsi a queste piante
rende la sfida quasi proibitiva, per costi e per rischi
connessi alla illegalità delle sostanze coinvolte
(SPAGGIARI & DAVOLI, 2004). Qualora si dovessero però
presentare le condizioni adatte alla prosecuzione
delle ricerche iniziate, ne verrà prontamente ripreso il filo e i dati ottenuti troveranno certamente
un’opportuna sede editoriale.
RINGRAZIAMENTI
L’Autore desidera ringraziare sentitamente il proprio vivaista di fiducia per i campioni di materiale
vegetale, cortesemente forniti prima dell’inserimento della S. divinorum nella Tabella I delle
Sostanze Stupefacenti e Psicotrope. Desidera altresì esprimere pubblicamente, in questa sede, il pro-
22
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
Utilizzi particolari delle argille
di L. Cocconi
Introduzione
Prendiamo un produttore di argille dell’Emilia Romagna o della Galizia spagnola, della Nord
Renania–Westfalia o della Renania-Palatinato,
dei dipartimenti di Seine-et-Marne, Charente,
Allier o delle contee di Devon, Dorset, Cornwall
(Cornovaglia), della Boemia (Rep. Ceca) o della
Vojvodina serba, dell’Ucraina sudorientale e
bacino del Don o degli Urali del Sud, di Georgia,
South Carolina, Tennessee o Kentucky(1)(2)(3)(4): alla
sua mente si affaccia talora l’idea di poter proporre e commerciare il proprio prodotto anche in
branche diverse dalle solite, arcinote, quelle
aventi attinenza con ceramica, refrattari, posa.
Pertanto nasce in lui l’interesse a conoscere tutti
i possibili utilizzi delle argille, tema di cui ci
occuperemo qui. Dopo un excursus su varie
applicazioni delle argille, ci occuperemo in particolare degli utilizzi di esse in medicina e cosmesi. Va premesso che la scelta dell’argilla da utilizzare per le varie applicazioni dipende dalle sue
caratteristiche (se è bianca o crema o rossa o di
altro colore; se è siliciosa o carboniosa o ferruginosa o mista tra queste; se è fusibile o refrattaria; se è caolinitica o illitica o smectitica o sepiolitica/attapulgitica o cloritica o vermiculitica o a
strati misti o mista tra questi sette gruppi; se è
secca ventilata, finemente suddivisa, ecc.).
Utilizzi vari delle argille
Vediamo un elenco di molte applicazioni che le
argille hanno avuto ed hanno tuttora:
a) per piastrelle di faenze, terraglie, monocotture varie, grès vari (supporti smaltati e non),
mosaici, battiscopa, listelli, ecc.
b) per stoviglierie, porcellane, sanitari, pezzi speciali, applicazioni odontotecniche
c) per vasellame ed oggettistica (se per certi articoli sono preferiti oggi materiali plastici o
leghe metalliche o marmi, le argille sono state
utilizzate e sono tuttora utilizzabili(5) per produrli; un loro elenco è alla nota(6))
d) per laterizi veri e propri (mattoni da esterni,
tegole, tubi di terracotta, condutture);
(parentesi: l’argilla, mista a paglia e sabbia,
costituisce il tipo di case più diffuso al
mondo, l’antico materiale da costruzione in
terra cruda noto con il nome messicano
”adobe”, mattoni crudi lasciati essiccare e
montati sfalsati, con quello marocchino/maghrebino “pisè”, terra battuta compattata in un cassero, o altri tipi e nomi(7)(8)(75))
e) per ingobbi, smalti
f) per leganti idraulici (calci idrauliche; cementi
naturali, Portland, speciali(9))
g) per refrattari per industria metallurgica (es.
crogioli per fonderia, storte, muffole per
forni, padelle per industria vetraria, cassette,
pareti di fornaci); sono anche materia prima
per produrre nitruro di silicio Sialon (Si3N4)(10)
h) per stampi in argilla (e sabbia) per vari usi
(false campane e campane, metalli fusi, parure dentali in oro–platino-diamanti, flaconi di
vetro), stampi a perdere, stampi antichi antecedenti quelli in gesso
l) per modelli destinati a fare forme in gesso (da
plastiline, impasti di argille ed oli)
m) per candele per motori, filtri depuratori
n) (da argille espanse) per isolanti termici, pannelli prefabbricati, blocchi isolanti, condotti
per fumi, isolanti acustici per cinema–piscine-palestre, materiale da decorazione, manti
stradali, calcestruzzi leggeri strutturali (e loro
vaste applicazioni)
p) quali catalizzatori in molte operazioni industriali (da argille calcinate o trattate con
acido); q) quali catalizzatori in polimerizzazioni chimiche(11), nel cracking di frazioni
pesanti del petrolio(12), supporto per catalisi
eterogenea (zeoliti e smectiti hanno cavità e
pori ben definiti e sono utili per incapsulare
metalli complessi)(13)
r) nell’industria dell’automobile quale carica per
termoplastici (mica), per adsorbire gas esausti
della postcombustione (trattenere composti
di piombo, bromo, zolfo(14))
s) con polimeri organici (legati alla superficie dei
minerali delle argille), per usi vari
t) per la terra rossa per campi da tennis (granuli
di argilla cotta a 1800°C e frantumata alla
granulometria voluta)
w) quali mezzi adsorbenti (specie le argille smectiche, montmorilloniti, bentoniti, terra da
sbianca, terra da folloni) utili per adsorbire
molecole estranee e prodotti chimici(14)(15)(16)(17)(18)(19)(20)(21) e per trattare le acque resi-
Riassunto: Le argille, a seconda
delle loro caratteristiche e
tipologia, vengono destinate
ad innumerevoli applicazioni,
alcune delle quali arcinote. Si
va dall’uso per produrre piastrelle, sanitari, vasellame,
oggetti artigianali, laterizi,
materiali refrattari, leganti
idraulici, ingobbi e smalti, isolanti termici ed acustici a
quello quali catalizzatori,
adsorbenti, rifinitori e cariche
per l’ottenimento dei più svariati prodotti e risultati industriali. Un capitolo a parte
non meno importante va
riservato alla loro applicazione in medicina ed in cosmesi;
a questa l’articolo si dedica in
particolare, accennando al
loro utilizzo pratico nel corso
della storia, dai primordi fino
ai giorni nostri.
1-2) B. M. Coope – ”Ceramic Clays
– an Overwiev of World Supply” –
Interceram, (1983), 5, pagg. 2527
3) B. M. Coope – ”Ceramic Clays –
A Guide to World Producers” –
Interceram, (1984), 4, pagg. 3337
4) R. Loughbrough -”Ball and
plastic clays- Quality the key to
survival” – Industrial Minerals
(1994), 1, pagg. 21-33
5) E. Martinotti – “Il ceramistaMetodi pratici” – Ed. Hoepli,
(1981), 4° edizione
6) vasi, giare, vasi da giardino ed
ornamento, controvasi per piante, anfore, candelieri, candelabri,
lampade, lampadari, appliques a
muro, corrimani per ringhiere,
cassette per fiori, attaccapanni,
pipe, tavolini, fontanine da salotto, fontane da giardino, targhe
per porte, posacenere, fischietti,
ocarine, insegne per negozi, vassoi, reggilibri, portaombrelli, statuine, scatole, caminetti, cornici
per specchi – fotografie - orologi,
bomboniere, piatti a muro, giochi
di scacchi e dama, acquari, tappi
per bottiglie, boccali, piccoli giardinetti, maniglie per porte, spille,
collane, bottoni, orecchini, ciondoli, cerniere, centri da tavola,
formelle sacre, cisterne, segnapo-
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su "Il Chimico Italiano" il presente articolo è stato ricevuto il 5 settembre 2007 ed è stato accettato per la pubblicazione il 3 ottobre 2007
23
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
sti, fermatovaglioli, portauova,
calendari, rivestimenti per radiatori di termosifone
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8) T.W.Smoot – “Clay minerals in
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9) E. Cicconetti – “Chimica ad uso
degli istituti tecnici per geometri
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da costruzione” – Ed. Paravia,
Torino, (1965)
10) F. Veniale – “Applicazioni
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prospettive” – Ceramurgia, 21 ,
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related compounds: its stability
and application” - Clays and Clay
Minerals – Proceedings of the 10th
National Conference – vol. 10 –
(1963), pagg. 365–371
15) W.V.Malik, S.K.Srivastava,
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18) E. Helios–Rybicka – “Sorption
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19) J.Konta – “5th Meeting of the
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31.08/03.09.83 – Ed. Univ.Karlova
Praha, (Edited by J.Konta) (1985)
20) R.L.Parfitt e D.J.Greenland –
“The absorption of polyethyleneglycols on clay minerals” –
Clay Minerals 8, (1970), 305–315
21) W.L.German e D.A.Harding –
“The absorption of aliphatic alcohols by montmorillonite and
caolinite” – Clay Min. 8, (1969),
24
due dell’industria di finitura dei metalli(22),
decolorare gli oli minerali, filtrare/chiarificare/coagulare sedimenti in birra, sciroppi,
acque (ed acque residue/liquami di scarico),
vino (nell’enologia)(12)(22)(23). Inoltre per sgrassare (follare) la lana, in processi di percolazione
o di contatto in fase vapore, per assorbire
resine, sostanze acide e polimeri contenuti in
benzine e petroli; le terre da folloni (a grana
fine) puliscono indumenti (in Marocco si usa
il ghasul o ghassoul, argilla marroncina detta
anche saponite, contenente stevensite; ne
riparleremo più avanti). Altri usi in agricoltura, per fornire alle piante i minerali necessari
(scambiandoli con H+, jone idrogeno); adsorbenti per emulsionanti(24); decoloranti di olii,
per eliminare scorie/liquami atomici (radioattivi), per interazioni con tensioattivi cationici(15); quali lettiere per animali; quali impermeabilizzanti del terreno; (per spiegazioni
sull’adsorbimento vedere nota(25)). La capacità
di scambio cationico delle argille la si esprime
in mmolic. kg -1 (ossia millimoli di carica al kg)
e va(26) nel senso: zeoliti › vermiculite › smectite › clorite = mica = allofane › sepiolite › caolinite. L’utilizzo delle miscele bentonite/acqua
quali agenti leganti, plasticizzanti e sospendenti si basa sullo sfruttamento delle proprietà rigonfianti della bentonite, a dare sospensioni acquose viscose; uso delle bentoniti
sodiche in emulsioni stabilizzanti, come ritardanti del fuoco in incendi forestali, quali
mezzi ausiliari nelle perforazioni per petrolio
(i loro fanghi, pompati in un’asta, raffreddano
l’utensile e risalendo portano via i frammenti
di perforazione), uso delle bentoniti calciche
come leganti per sabbie per fonderia(23)(27).
x) montmorillonite, bentonite, attapulgite, per
trattamento superficiale con molecole organiche polari, diventano atte a coagulare vari
liquidi organici. La lista di utilizzi riportata
dall’“Handbook of Bentone gellants” del 1960
è enorme; negli esempi di montmorilloniti
con lunghe catene amminiche, c’è il prodotto
idrofobo insolubile da bentonite ed il tensioattivo cationico cloruro di dimetil–benzil–lauril-ammonio)(28)
y) attapulgite colloidale usata per controllare la
viscosità di adesivi, quale stabilizzante delle
emulsioni di cera, come legante per granulazione di polveri, ecc. ecc.; la non colloidale
quale raffinante, decolorante, neutralizzante,
desolforizzante, deodorante del petrolio; veicolo per prodotti chimici per l’agricoltura
(insetticidi, erbicidi): per la polimerizzazione
delle olefine; nell’essiccamento degli olii,
quale adsorbente cromatografico(29)
z) (caolino) per la manifattura della carta, come
inerte e coprente e per varie proprietà che
apporta (sbiancante, opacizzante, impermeabilizzante, conferitore di ricettività all’inchiostro e stabilità dimensionale, atto a rendere
possibili illustrazioni fotografiche chiare e
colori stampati luminosi(30)). I vantaggi apportati dall’utilizzo del caolino nella produzione
della carta sono vari(31). Nella carta per stampa ci può essere anche il 30% di caolino, in
quella per giornali anche il 10%. Ma vediamo
altri usi del caolino (per alcuni di questi è
adatta anche l’argilla caolinitica pura). Misto
a grafite per mine e matite; sospensivante per
vernici; riempitivo di materiali in gomme e
caucciù (conferisce loro resistenza all’abrasione, tenacità e rigidità); per vernici (inerte,
buon sospensivante, opacizzante); per termoindurenti (dà stabilità dimensionale e resistenza all’attacco chimico); per inchiostri,
adesivi, additivi per cibi, candeggio, detergenti, acqua, olio, lacche, paste per fonderie, per
supporti ceramici utilizzabili quali convertito-
Figura 1. Applicazione di fango della Salvarola a base d’argilla
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ri catalitici di automobili, per superconduttori ad alta temperatura (in studio), per filtri,
pastelli, fibre di vetro, coloranti, insetticidi,
paste lucidanti, colle, reagenti chimici, penne,
linoleum, tessili. Legante per paste abrasive,
adsorbente di polveri disperse in pesticidi,
adesivo ed adsorbente per isolanti elettrici e
fertilizzanti(19), per l’allumina.
Utilizzo delle argille per medicina e cosmesi
Uso terapeutico
a- L’argilla verde, macinata finemente ed essiccata
al sole, grassa, plastica, la si può acquistare in farmacia o in erboristeria; ha capacità depurative,
disintossicanti, antisettiche, antibatteriche, antinfiammatorie, antidolorifiche, antidepressive, cicatrizzanti, energetiche(32)(65)(69)(70). E’ la più usata a
scopo terapeutico. Il colore verde deriva dal ferro,
presente fino al 6% in genere. L’argilla rossa (colore da molto ferro e rame) è poco usata a scopo
terapeutico; argille senza ferro sono adatte per
fegato, midollo osseo, intestino. L’argilla grossa è
usata per pediluvi e cataplasmi, la fine per lavaggi
ed irrigazioni, la ventilata per bevande ed altro(73). Al
pari dei vegetali(32), l’argilla contiene molti minerali
ed oligoelementi; ha azione rimineralizzante e riequilibrante. Ricerche della NASA hanno portato ad
attribuire la costituzione delle prime catene di DNA
ai minerali argillosi, capaci di attrarre gli elettroni
liberi, concentrando energia che si sprigiona poi in
forme atte ad aggregare le prime complesse
sequenze di molecole organiche, indi a far replica-
Figura 2. Maschera d’argilla per il viso
re queste in strutture identiche ed ordinate(68).
Secondo un chimico scozzese, Cairns Smith, è in
seno alle masse argillose che sarebbe scaturita la
scintilla della vita da una serie di complicate reazioni biochimiche(68). Gli egiziani usavano l’argilla per
mummificare i loro morti, conoscendone le proprietà antisettiche. La “geofagia” (il mangiare la
terra) era pratica molto diffusa in antichità(32).
Addirittura 2000 anni fa (Dioscoride, Plinio il vecchio, Galeno) si usavano bagni d’argilla per curare
malattie, gonfiori delle ossa(32). La si usò poi contro
febbre terzana (secondo i racconti di Marco Polo),
colera asiatico (prescritta nel 1903 a Berlino).
Aggiunta alla senape e data ai soldati di reggimenti francesi durante la prima guerra mondiale, preveniva la dissenteria; Gandhi stesso ne raccomandava l’uso. In Indocina e Vietnam si beveva acqua
argillosa, come disinfettante e tonificante. Il dr.
Keller-Hörschelmann nella sua clinica somministrava per via orale argilla, per i suoi benefici effetti in casi di pleurite, peritonite, infiammazioni al
basso ventre, catarro della vescica, calcoli biliari,
ulcere, ecc.(32). Gli animali stessi, se feriti o malati,
per istinto si immergono nel fango argilloso. In
Francia si usava ed usa tuttora argilla contro le
scottature; l’abate Kneipp usava un miscuglio di
aceto di vino ed argilla per i suoi cataplasmi. Alcuni
fisiologi spalmano il torace di malati con impiastro
di argilla calda, da tenere parecchie ore, anche per
tutta la notte. Essendo antisettica, uccide i microbi,
senza corrodere le cellule dei nostri tessuti, come
invece fanno certi antisettici chimici. Le sue proprietà battericide sono state usate in caso di molte
forme infettive: enteriti, gastriti, coliti, colibacillosi,
iperacidità, affezioni polmonari o parassitarie. E’ poi
cicatrizzante, come si è detto. E’ assorbente (assorbe i cattivi odori); le cosiddette “uova marce dei
cinesi” sono uova conservate in terra argillosa.
Materie grasse spacciate per burro non rivelano, in
presenza di argilla, cattivo odore. Inoltre è antitossica (aggiunta a stricnina somministrata a topi, ne
provoca la sopportazione del veleno). La presenza
di silice la rende adatta contro l’arteriosclerosi, l’invecchiamento, la tubercolosi, stati degenerativi
multipli; quella di ferro, magnesio, calcio per curare astenie, anemie, stati cancerosi, demineralizzazioni. Valnet(32) osserva però che forse, con il trascorrere dei secoli, nelle varie generazioni umane
fino all’attuale sono subentrate assuefazioni ai
medicamenti o modificazioni fisiologiche atte ad
attenuare i grandissimi benefici dell’uso di argilla
riscontrati e vantati nell’antichità. L’utilizzo oggi di
213–227
22) A.Garcia Sanchez, E.Alvarez
Ayuso, O.Jimenez de Blas –
”Sorption of heavy metals from
industrial waste vater by lowcost mineral silicates” - Clay Min.
34, (1999), 469–477
23-24) “Emulsions and emulsifier
applications” – Noyes Data Corp.,
(1984), part II, pagg. 9–10
25) G.G.Brown ed altri – “Le operazioni fondamentali dell’industria chimica” - Ed. U.Hoepli
(1957), pagg. 422-3: L’adsorbimento è l’operazione che si
realizza ponendo a contatto un
solido con una miscela di fluidi, in
condizioni tali che qualcuno di
questi resti adsorbito sulla superficie del solido, senza che vari la
composizione del fluido non
adsorbito. Esistono un adsorbimento fisico, per i gas, un adsorbimento chimico (si producono
legami chimici tra atomi e molecole che costituiscono la superficie del solido e quelli delle molecole adsorbite), un adsorbimento
per scambio jonico (il solido, per
ogni jone che adsorbe, cede uno
jone al fluido). La terra da follone
è applicata soprattutto per raffinare le frazioni di petrolio, di olii
vegetali o animali, di grassi e
cere; le argille attivate per filtrare
(per contatto e raffinazione) le
frazioni di petrolio
26) G.V.Middleton, M.J.Church,
M.Coniglio, L.A.Hardie, F.J.Longstaffe – “Encyclopedia of sediments and sedimentary rocks” –
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National Conference – vol. 10 –
(1963) , pagg. 272–283
28) J.W.Jordan – “Organophilic
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29) W.L.Haden jr – “Attapulgite:
properties and uses” - id., id., id.,
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applications of Kaolin” – id., id.,
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31) E. Gentile (Imerys Min. France)
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paper” – Int.Cer.Journal (2005),
dic., pagg. 47-49
32) J. Valnet (fondatore e presidente della Società francese di
fitoterapia e aromatoterapia) –
“Cura delle malattie con ortaggi,
frutta, cereali ed argille” – Ed.
Giunti, (1981) – nona edizione collana “Noi tra scienza e natura”
– 428 pagg.
33) L.S.Goodman e H.Gilman –
25
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
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therapeutics” – The Macmillan
Co., N.York, a) 2a ediz., (1955); b)
5a ediz., (1975); c) 8a ediz. (1990)
34) A.L.Cohn, A.S.White, H.B.Weyrauch – “Kaolin granuloma of the
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Philadelphia, (1989), pagg.
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37) “Farmaci e terapie” – Ed.
Medix, Milano, (1989), riferimento 64.F.440
38) “Martingale - The extra pharmacopeia” – Royal Pharm.Soc.,
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1439/1, 2063/1, 2186/4
39) F. Dorvault – “L’officine” – Ed.
Vigot, Paris, (1982), 21a ediz. ,
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40) B. W. Barry – “Dermatological
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pagg. 750,756, 804, 1230
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M.Ceoloni – “Prontuario del
cosmetologo” - Ed. Tecniche
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121
44) G.Proserpio –“Chimica e tecnologia cosmetica”- Ed. Sinerga,
(1984), 1a ediz., vol. 3, pag. 8
45) G.Proserpio, E.Passerini – “Le
altre cosmesi” – Ed. Tecniche
Nuove, (2002)
46) R.Selleri, C.Botrè, G.Orzalesi –
“Chimica e tecnologia dei prodotti cosmetici”- Ed. M.Ragno,
(1974), pagg. 223-4, 388
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“Poucher’s
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Cosmetics and Soaps” – vol. 3 –
Cosmetic- Ed. Chapman & Hall,
(1993), 9a ediz. , pagg. 104-5
48) H.Thiers – “Les cosmétiques” –
Ed. Masson, (1986), 2 a ediz.
49) I.Bonadeo – ”Prodotti cosmetici” – Ed. Cortina, (1982), 3a ediz.
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and deodorants” – 2th edition –
M.Dekker, Inc. (1999 )
51) E.Flick – ”Cosmetic & toiletry
formulations” – Noyes Publ.
(1984)
52) K.J.Lissant - “Emulsions and
emulsion technology” – part I
26
impiastri di argilla per la cura ad esempio di deformazioni ossee può servire da terapia di integrazione, non da unica terapia. L’argilla bianca ha potere
adsorbente e sostituisce la polvere di carbone in
certe dermopatie e come antidiarroico. I cataplasmi
o impiastri vengono applicati, a seconda dei casi,
freddi, tiepidi o caldi: quelli freddi, applicati sulle
parti infiammate o sul bassoventre (come già
detto), sono rimossi e ripristinati dopo 15 – 30 min,
non appena divengono caldi; quelli tiepidi o caldi
sono applicati direttamente sulla pelle, su di una
garza, su regione epatica, reni, vescica, ossa.
Impacchi, più che impiastri, sono usati per contusioni, varici, sulla nuca; se il cataplasma secca rapidamente, lo si riprepara fresco, se dà fastidi lo si
toglie, per poi riprovarlo dopo un certo tempo.
Valnet ci indica i tempi della cura con impiastri a
base di argilla per ascessi, per regioni lombari,
addome, ecc.; non si devono fare impiastri contemporanei, cioè più impiastri in una sola volta.
Niente impiastri durante le mestruazioni; cure di
argilla da far precedere o affiancare da trattamenti disintossicanti orali di fitoaromatoterapia,
succo di limone, leggeri lassativi, argilla per
ingestione, alimentazione sana; occorre gettar
via l’argilla dopo l’uso, in quanto è impregnata di
tossina, lavare garze, tele e bende utilizzate.
L’argilla in polvere la si somministra a neonati,
bambini ed adulti; è antisettica e cicatrizzante
per escoriazioni cutanee, piaghe, screpolature,
eczemi, casi di eritema.
Per le maschere di bellezza per uso curativo si
fanno paste assai economiche di argilla, acqua,
succo di cetriolo o pomodoro o uva in parti
uguali; le si spalma sul viso, lasciandole per 15 –
30 min, finchè non diventano secche; le si toglie
allora con acqua tiepida. Contro acne, eruzioni
del viso, rughe, acne rosacea l’impasto detto è
assai efficace(32)(55). Per lavande vaginali o clisteri
si usa pure argilla tiepida; la dose è di 3-4 cucchiaini da minestra per 1 L d’acqua(32). Bagni di
fanghi sono simulabili in casa da coloro che non
hanno il tempo di recarsi agli stabilimenti termali specializzati (tinozza con poltiglia di argilla in
acqua calda), per casi di artritismo, anemia, affezioni reumatiche. Per accrescere l’efficacia dell’argilla, la si può accoppiare all’acqua salata/sale
marino (per sfruttarne le ottime proprietà battericide, tonificanti, citofilattiche, antianemiche,
antipiorrea ed antiartrite dentaria, dimagranti,
antidolorifiche). Per quanto riguarda l’argilla da
assumere per via orale, grassa, priva di sabbia,
finemente setacciata, verde o bianca o gialla o
rossa, non mescolata ad altri medicamenti,
Valnet(32) consiglia agli adulti di berne 1 cucchiaino da caffè per 3/4 di bicchiere d’acqua, avendo
cura di far riposare per almeno 12 ore il preparato; in caso di dissenterie, affezioni gastrointestinali, tubercolosi, meglio berne 2-3 cucchiaini da
caffè. Si prende la sospensione di argilla la sera
prima di coricarsi o mezz’ora prima di pranzocena. Nel caso compaia stipsi, va calata la concentrazione, cioè va diluita di più la sospensione.
Oppure(70), dopo aver preparato la sospensione,
mescolando con un mestolo da cucina, ed averla lasciata riposare, al mattino dopo non è
necessario bere anche il deposito di argilla. Il
trattamento antistipsi è così più delicato. Cioè è
meglio bere solo l’acqua argillosa che sovrasta il
deposito, questo ogni mattina per un mese, con
10 giorni di intervallo tra ogni periodo di cura
mensile, il tutto per 2-3 volte/anno. Esistono in
letteratura vari tipi d’applicazione e vari dosaggi
delle argille, nelle forme viste, per i diversi problemi da affrontare, cioè per: acne, adeniti, aerofagia, affezioni nervose (spasmi – convulsioni –
epilessia - paralisi), anemia, angina-laringite,
arteriosclerosi, artrite dentaria - piorrea – ascessi dentari, ascessi – antraci – foruncoli - paterecci, asma – bronchiti – raffreddore - tosse, astenia, affezioni cardiache - palpitazioni, cirrosi –
cistifellea – coliche epatiche - congestioni, dermatosi - eczemi, diarree – dissenterie, nevralgie
– dolori reumatici, emicranie, emorroidi, gambe
– varici – sindromi vascolari, gastrite – ulcera
gastrica, gotta, gozzo, insolazioni, lombaggine,
stanchezza generale – nevrastenia - rachitismo,
piaghe – morsi, nefriti - reni, otiti, pleuriti, congiuntiviti – irritazioni agli occhi, prostata, scottature, sinusiti, stipsi, tumori, vescica. In caso di
coliti l’argilla verde ventilata viene usata per
impacchi tiepidi di 30 min sopra e intorno
all’ombelico e come bevanda, ci insegna Il Resto
del Carlino (53).
Impastandola con acqua ed applicandola sul viso
per 15-20 min, poi risciacquando delicatamente,
questo per una – tre volte la settimana, a seconda di pelle più o meno grassa, aiuta a rimuovere
impurità e cellule morte. Le argille sono molto
usate contro l’irritazione intestinale, quali assorbenti intestinali di tossine e batteri (responsabili
di disturbi dell’intestino) e per rivestire la membrana mucosa infiammata del tratto digerente(33).
Si parlava del caolino per trattamento di diarrea,
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
dissenteria, coliti croniche ulcerose (in quanto
assorbe tossine e batteri nel colon e decresce
l’assorbimento di tetracicline, anticolinergici ed
altri farmaci), verso la fine della seconda guerra
mondiale(34).
Questo utilizzo del caolino, da tutti indicato,
viene però criticato da un A.(35), secondo il quale
il caolino, rimedio tradizionale, non è poi molto
efficace contro le infezioni diarroiche.
Ma(36)(37)(38) negli elenchi classici di farmaci e terapie si annovera il caolino tra gli antidiarroici ed
antiflatulenza (eccessivo accumulo di gas nello
stomaco e nell’intestino); si parla di caolino triturato in acqua a dare una sospensione che non
floccula; di sua azione adsorbente (di sostanze
tossiche del tratto intestinale, facilitandone l’eliminazione tramite le feci). Per il trattamento
sistematico della diarrea, esso non è assorbito a
livello gastrointestinale, per cui non sembra provocare effetti collaterali(37). In associazione con
carbonati e bicarbonati vari compare in preparati antiulcera (ed anche per sospensione orale in
veterinaria)(39); in associazione con pectina ha
attività disinfettante intestinale. Pure l’attapulgite è usata come antidiarroico(38) e la bentonite
quale eccipiente per pomate ed unguenti(39) e
gelificante(40). Per mani arrossate un impasto
opportuno è costituito da argilla verde mista ad
olio d’oliva; per pelli grasse crema di polvere
d’argilla con acqua tiepida; per capelli grassi polvere d’argilla ed infuso di malva; alla fine del
trattamento risciacquo con acqua tiepida(72).
L’argilla per uso esterno va preparata versandola
macinata fine in un recipiente di vetro o ceramica (non metallico, né di plastica), impastata con
acqua e lasciata riposare(70)(77). Vediamo un po’
della più recente e particolareggiata letteratura
reperibile in biblioteca o su Internet(32)(68).
Durante la gravidanza è consigliato alle “mamme
in attesa” di bere acqua con argilla, mescolando
il residuo che si deposita sul fondo del bicchiere;
bere argilla, succo d’ortica ed infuso a base di
finocchio ed anice favorisce enormemente la
produzione di latte materno; nel latte e nelle
minestre un cucchiaio di argilla finemente macinata apporterà tanta energia e sali minerali indispensabili per la formazione dello scheletro del
bambino.
L’argilla per uso interno, essiccata al sole, esente
da impurità (erba, sassi, pagliuzze, vermi), non
manipolata, viene macinata finemente e conservata in barattoli di vetro con il tappo in sughero
(per permettere la ventilazione), esponendola al
sole ed all’acqua piovana.
Su di una ruga, una verruca, un foruncolo, si può
fare la sera una applicazione locale di argilla,
lasciandola tutta la notte. Per una foruncolosi
ribelle o acne giovanile, dovuta a disordini di
fegato, intestinali o del ricambio, o ad alterazioni del pH della pelle, conviene una cura interna
con argilla, con applicazioni almeno due volte la
settimana. Per l’alito cattivo, dopo aver mangiato aglio o cipolla, un cucchiaio di argilla in
mezzo bicchiere d’acqua, addizionato di gocce di
salvia, menta o eucalipto porta all’eliminazione
dell’odore pungente.
Nel caso di bernoccoli, contusioni, colpi di caldo
sono efficaci cataplasmi freddi al basso ventre
(costituiti da argilla e qualche goccia di tintura di
arnica, alternati da applicazioni di foglie di cavolo). Per piorrea e gengiviti sono consigliati sciacqui di acqua salata ed argilla, magari aggiungendo ad 1 cucchiaio di argilla ed un cucchiaino di
sale in un bicchiere di acqua fredda anche gocce
di eucalipto, salvia, menta, propoli(74), acidulato di
mele. In caso di ascessi, sono suggeriti cataplasmi di argilla sulla guancia e sulla gengiva
infiammata, da rinnovare ogni due ore. Per consigli vari, erboristerie e farmacie sono in grado di
esaudire ogni richiesta.
Per ulteriori approfondimenti sull’argomento,
consigliamo altri volumi, oltre ai già citati, ad
esempio:(54)(56)(57)(58)(60)(61)(63)(66).
b – Uso in cosmesi
L’argilla bianca, caolinitica, non contenente
ferro, è la più adatta per applicazione in cosmesi, specie se fine. In molte delle formulazioni per
cosmetici sono presenti argille, in quanto sono
raddolcenti, disperdenti, gelificanti, emulsificanti, adsorbenti; devono essere esenti da grani,
finemente macinate e disperdibili in liquidi(41). In
particolare: caolinite, montmorillonite, bentonite (da Fort Benton, Wyoming) ed attapulgite (da
Attapulgas, Georgia) sono usate per preparare
paste, lozioni per uso esterno, pomate, unguenti, antinfiammatori per gote(41).
Proserpio(42)(43)(44)(45) sottolinea l’uso: di caolino, come
base per ciprie, rossi compatti, fondi tinta e
maschere, come chiarificante per la filtrazione delle
lozioni, in alcuni dentifrici (con più del 25% di
umettante); di montmorillonite e bentonite, quali
adsorbenti in ciprie e polveri, sbiancanti e modificatori reologici in maschere essiccative; di ectorite,
in formulazioni per maschere argillose; di argille
(R.L.Ferm), pag. 398 e part II
(C.Fox), pag. 845–9
53) quotidiano “Il Resto del
Carlino” – 40138 Bologna, Via E.
Mattei, 106, genn. 2005
54) “Pen Cao, antico codice cinese di farmacologia” – Ed.
Garzanti, (1973)
55) R. Dextreit – “L’argilla che
guarisce” - Ed. De Vecchi, (1979),
142 pagg.
56) R. Mantovani – “Il libro delle
cure naturali” – Ed. Mediterranee,
Roma, (1986)
57) H. Görz – “Curiamoci con la
natura” – C.D.E., Milano, (1989),
256 pagg.
58) R. Mantovani – “Curarsi con
l’argilla” - Ed. Mediterranee,
Roma, (1993), 112 pagg.
59) E. Buzzacchi – “Argilla per la
salute e la bellezza” – Ed.
Erboristeria Demetra/La Casa
Verde, Sommacampagna VR,
(1993)
60) G. Ferraro – “L’argilla” - Ed.
Tecniche Nuove, Milano, (1996),
226 pagg.
61) G. Ferraro – “Il manuale dell’argilla” - Ed. Città Studi, Milano
- UTET Torino, 80 pagg.
62) dr. G. Ferraro – V. F.lli Bressan,
21 – Milano – alcune ricette con
le argille
63) N. Muramoto – “Il medico di
sé stesso” – Ed. Feltrinelli, (1999)
64) G. Ferraro – intervista a ICEI –
fascicolo n° 2 – “Maghreb, altra
sponda d’Europa”, genn. 2002, 98
pagg., rif. 16
65) P. Maggioni – “Il libro completo dell’argilla. Preziosa medicina naturale viva” – Monoedizioni,
(2003), sett., 144 pagg.
66) T. Valpiana – “Curarsi con l’argilla” – Ediz. Red, Milano, (2004),
128 pagg.
67) ringraziamo l’ing. C.Protto ed
il dr. A.Barillaro per informazioni
aziendali forniteci
68) N. Barone – “L’argilla, terra
che dà vita” – Progetto caduceo –
www.procaduceo.org
69) F. Furlan – “L’uso dell’argilla in
cosmesi e terapia” – Biospazio.it,
SCC online
70) S. Fontana – “Argilla che guarisce” – AurAweb . it
71) www.neosair.it (Chic –
Marocco) e www.moresco.it
(Hammam Cafè)
72) Big Food it. (2002) – Forum di
Lifegate S.p.A. (2004)
73) www.ilmiosapone.it
74) propoli= è come noto un prodotto dell’alveare, resinoso, ceroso, bruno, costituito da vitamine,
terpeni, derivati dei flavoni,
minerali, polisaccaridi, ecc.; si
tratta di secrezioni resinose raccolte dalle api sugli alveari e
27
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
DAGLI
ISCRITTI
mescolate con cera e saliva. Già
6000 anni fa li si usava contro le
malattie della pelle
7 5 ) w w w. q u a l i t a e d i l i z i a . i t /
case_di_terra; www.greensite.it;
www.lifegate.it
76) www.benessere.com – E.A.
Mannella – “Bellezza in fiore”
77) www.lerboristeria.com –
Newsletter, maggio 2002.
Figura 3. Argilla verde stesa la sole
rese organofile per quaternizzazione, come additivi
reologici atti a dare consistenza ad un mezzo lipidico. Caolino e bentonite sono indicati in formulazioni di talchi(37), ciprie (polveri aspersorie) e sostanze depilatorie (depilanti)(46)(47). Il caolino (meglio atomizzato, fine) è un buon assorbente per matite in
polvere(48) ed è usato in maschere idrocolloidali. La
bentonite, introdotta in ciprie, dà potere adesivo
all’epidermide(49). Argilla in polvere mescolata ad
olio d’oliva dà un’ottima crema ammorbidente.
Laden ci dice che, immagazzinata ed agitata, la polvere attiva dei deodoranti aerosol secchi tende a
sedimentare; si introduce nella formulazione bentonite, per rallentare tale sedimentazione e assicurare che ad ogni applicazione sia liberata una
quantità uniforme del prodotto(50). In formule classiche per maschere facciali, bacchette antisudorifere, ombretti per occhi, detergente per pulizia facciale, shampoo (comprendenti anche anice od olio
di cocco od altro), crema per trucco, ci sono caolino, bentonite, ectoriti modificate(51). Le argille dei
gruppi smectite ed anfibolo sono molto utilizzate
nell’industria dei cosmetici, appunto come stabilizzanti di emulsioni, ispessenti e stabilizzanti ausiliari di sospensioni di pigmenti; soprattutto montmorillonite(38), ectorite, saponite ed attapulgite e sepiolite(52). I minerali argillosi hanno proprietà idrofile e
liofile; molti di essi gelificano liquidi organici polari, ma non sostanze organiche in polvere, il chè li
rende atti a migliorare dispersioni in liquidi non
polari e cambiare le proprietà superficiali(52). Le
caratteristiche principali dell’argilla impiegata nell’industria cosmetica sono: il potere di adsorbimen-
28
to; il meccanismo di scambio jonico, che fa sì che i
liquidi cellulari impregnati di
tossine idrosolubili vengano
attratti dalla soluzione argillosa, che li scambia con i
suoi minerali, joni, sostanze
organiche ed inorganiche
trattenute negli interstizi,
tutti rivitalizzanti ed energetici; la plasticità, la capacità di trattenere acqua,
mantenendo la consistenza
necessaria alle applicazioni.
Alcune delle maggiori erboristerie hanno creato
maschere (già in uso presso
gli antichi egiziani) a base di
miscela di argilla e propoli(74);
anche in dentifrici vengono mescolati propoli
(curativo) e gel di argilla verde ventilata (detergente). Per il potere sgrassante, la si introduce nelle formulazioni per il sapone di Marsiglia. In alcuni fanghi d’alga è contenuta argilla, ottimo rassodante
della pelle. In pelli impure ed asfittiche, l’argilla
verde ventilata stimola la circolazione, ossigena i
tessuti, garantisce più rapida cicatrizzazione, diminuisce le tossine, purificando la pelle in profondità(76). L’argilla marocchina ghassoul, già menzionata, se applicata ai capelli sotto forma di cataplasma,
li rende più lucidi e robusti e ne evita la caduta(64);
in passato l’uso di essa era riservato alla famiglia
reale. Ai bagni turchi di Marrakech (Le Bains spA,
entro il Riad Mehdi) si eseguono trattamenti speciali con quest’argilla. L’argilla è mescolata con
acqua di rose del Marocco o gocce di olio essenziale alla rosa, secondo la natura del capello; si entra
poi nel calidarium, ove calore e vapore ne aumentano l’efficacia(71). A livello commerciale, sulle confezioni di argilla le sigle CSC o CSI indicano la capacità di scambio jonico; il numero indicato, espresso
nell’unità di misura mE/L, deve essere uguale o
superiore a 30-40 mE/L(69).
Per uso esterno si ricorre a: cataplasmi, fasciature e bendaggi, bagni, unguenti, maschere, clisteri, frizioni. Per uso interno la si beve diluita in
acqua o la si ingerisce in compresse o pillole o
bastoncini(65). Macchine cinesi moderne, dal
riscaldamento di argilla emettono frequenze
curative per il corpo umano.
Per maggior conoscenza suggeriamo, oltre ai
volumi già citati, altri, ad esempio:(55)(59)(60)(61).
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
INTERVISTA
Un’intervista con il
Prof. Scorrano
La Chimica Italiana riletta attraverso le commemorazioni funebri di Chimici del passato a cavallo dell’ot tocento e novecento, e fino al 1948.
Il Prof. Scorrano ha curato e coordinato la raccolta e pubblicazione, alla ricerca delle nostre radici più
nobili
di Domenico Mencarelli
Lo sapevate che il pH ha circa 100 anni? Che
molte molecole, che riteniamo di recente sintesi
o caratterizzazione, risalgono a più di un secolo
fa? Che molte metodiche analitiche furono
messe a punto da nostri Colleghi defunti da più
di un secolo? O ancora che illustri Chimici di un
tempo seppero immolarsi per salvare dalle fiamme la propria fabbrica? Che le parole che
Donegani riporta nel Suo testamento rappresentano un illuminante esempio di generosità ed
altruismo?
Queste e tante altre curiosità apprendo intervistando il Prof. Gianfranco Scorrano, un docente patavino dai tratti cordiali e l’eloquio garbato e convincente. Già Padova. Amo la città; colta e pervasa di
ardore mistico; con i suoi abitanti dall’invettiva sarcastica e dall’esclamazione bonariamente scherzosa, da personaggi rustici della commedia dell’arte
(non a caso il Ruzante è di quelle parti).
Conosco Scorrano in sede. E’ a Roma per partecipare all’incontro della S.C.I.
Accetta con cortese disponibilità (e Gliene sono
grato), il mio invito: intendo intervistarLo in
merito ad un’opera che ha abilmente coordinato.
E’ un gradevole Signore che ha già da qualche
anno attinto la sessantina, ma l’anagrafe non lo
preoccupa più di tanto. Mi appare vitale e curioso come un trentenne, ricco di umori e di iniziative. A dispetto di un’attività intensa ed impegnativa riesce a ritagliarsi tempo da dedicare a
proficui passatempi, sempre in campo chimico.
Per l’appunto la mia intervista mira a saperne di
più su un progetto CNR, che reputo possa ben
interessare i nostri affezionati lettori. Un progetto finanziato a suo tempo dal CNR - Beni culturali di cui mi parla con accenti di giovanile entusiasmo, non senza una inattesa premessa, ben
augurale e stimolante per l’intervista che sto per
intraprendere.
Esordisce testualmente (o quasi): ”la Chimica, per
quanto Scienza giovane, non è nata oggi, ma un
ieri già lontano. Ho inteso intraprendere una
ricerca delle sue radici con il chiaro intento e
l’obiettivo precipuo di operare una raccolta dati”.
Esordio stimolante ed intrigante, ricco di contenuti, che rompe il ghiaccio e fornisce un autentico assist all’intervistatore.
Parliamo dunque di questo ambizioso progetto
pluriennale che include la Storia della Scienza.
Per realizzarlo, da accorto selezionatore, raccoglie un gruppo di giovani chimici che conosce ed
apprezza, li stimola e li motiva secondo necessità, fornisce i dovuti suggerimenti come impone
la Sua esperienza e l’iniziale candore dei capelli.
Racconta che il progetto si è mosso su tre filoni ed
ha già prodotto interessanti elaborati. Il primo si è
tradotto in una pubblicazione sulla nascita dei
fiammiferi in Italia. Lavoro attento e ben elaborato
di una Ricercatrice della Sapienza, dalla cui lettura
non vi dissuado affatto, fumatori e non.
Il secondo consiste in una innovativa mostra di
manifesti: una colorata collezione di ben 100
riproduzioni inerenti la Chimica, mostrati nel
corso di un apprezzato Convegno, con una
sapiente introduzione storica ed artistica. Il tutto
raccolto su CD.
L’idea così singolare è nata guardando il manifesto
stampato dalla Montecatini inizio secolo scorso per
reclamizzare i propri concimi perfosfati. Reca l’immagine, tragicamente reale per quei tempi avventurati, di un contadino che concima con accanto il
figlioletto scalzo. Scorrano, con innata sensibilità,
ha saputo cogliere, e lo ribadisce nell’intervista, il
connotato drammatico del lavoro minorile, piaga
dell’ottocento e dei primi del Novecento, che sottraeva il minore dall’impegno scolastico. In tema di
manifesti l’intervistato non manca di ricordarne
uno in particolare, che reclamizza una saponetta
radioattiva. In realtà sono radioattive le terme da
cui si è attinto per produrla. Per la cronaca questa
singolare immagine è stata rintracciata nel Museo
Bailo di Treviso che raccoglie quasi 20.000 manifesti, di cui ne sono stati selezionati 100.
Sono immagini di un mondo che fu: didascaliche
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Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
INTERVISTA
ed ingenue la loro parte. Non fa meraviglia, se si
pensa all’epoca della loro produzione, priva quasi
di mezzi di comunicazione di massa.
Il terzo filone, il più imponente e di cui intendo
interessarmi, si è tradotto nella raccolta certosina di necrologi di Chimici più o meno illustri
(alcuni hanno addirittura scalato la storia), dalla
fine dell’Ottocento fino al 1948, frutto della consultazione delle raccolte di riviste chimiche
(Giornale di Chimica Industriale ed Applicata, la
Chimica e l’Industria). L’Opera non è ancora
compiuta e si completerà per le celebrazioni
della SCI fissate per il 2008. Sono tutte solenni
rievocazioni, come impone la grandezza dei
commemorati, che acquistano la valenza di
autentiche biografie; raccontano il defunto, la
sua Opera, i suoi affetti e dolori, le sue conquiste
scientifiche, le sue amarezze e le sue gioie, e
magari anche le sue umane miserie.
Ne sfoglio alcune: colgo struggimento e ricordo,
esaltazione e rimpianto, il tutto mescolato alla
rievocazione delle scoperte chimiche, molto ben
dettagliate ed interessanti laddove l’autore è
pure un Chimico.
Chiedo quali pagine lo abbiano maggiormente
colpito. La risposta non si fa attendere: ha digerito l’opera e possiede idee chiare. Innanzitutto
la commemorazione di Donegani, autentico
gigante dell’Industria e della Scienza, fondatore
della grande Montecatini, che verso la fine della
2a guerra mondiale è stato arrestato prima dalle
S.S., poi dal C.L.N. Poco dopo, alla sua morte, ha
devoluto tutti i suoi beni in eredità alla
Accademia dei Lincei, “perché provveda all’incremento degli studi di Chimica in Italia”. Ancora le
necrologie toccanti di Ciamician, Solvay,
Zambeletti, de Larderel, Koerner. Mi fa notare
che molte commemorazioni sono dedicate ad
Agrari e Merceologi, più importanti e famosi un
tempo di quanto non appaiano oggi.
Tra i nobili esempi cita il ricordo nostalgico di un
Chimico, Rigatini, Dirigente di Industria, che si precipita per estinguere un incendio occorso nella sua
industria e muore per le gravi ustioni riportate.
Resta la medaglia d’oro alla memoria con una
motivazione che può oggi apparire retorica, in
tempi di disincanto e dissacrazione totale, ma trasuda una fierezza quasi crepuscolare, sconosciuta
oggi ai cultori del “Grande Fratello”. Sullo stesso
filone la commemorazione fatta da Parodi Delfino
in merito all’incidente che distrusse la fabbrica di
esplosivi, appassionante agli occhi dell’ospite intervistato e miei per la dolcezza degli accenti.
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E ancora l’elogio funebre di Koerner, che, in Italia
per ragioni di salute come tanti illustri suoi connazionali tedeschi, riesce a distinguersi e passa
alla Storia per le ricerche sugli isomeri disostituiti del benzene.
Come dimenticare ancora, aggiunge il mio interlocutore, l’appassionante necrologio di de Larderel,
nobile chimico di inizio novecento, di grandi qualità umane e culturali, di cui ancora si ricorda in
Toscana, li dove sbuffano i soffioni di borace?
Ci sono poi le Categorie che è bene ricordare:
prima fra tutte quella dei Chimici proprietari di
industria che si sono distinti per attività benefiche. Ancora quelli insigniti di nomina regia a
Senatori. A proposito: quanti colleghi siedono
oggi a Palazzo Madama?
Si conclude l’intervista con un doveroso ricordo
di Cannizzaro. Nel suo elogio funebre si legge
che il 30 settembre 1870 alcuni Chimici si riunirono nel laboratorio di Porta Romana a Firenze,
allora Capitale del Regno, per discutere di fondare una Società Chimica. Sette in totale, fra cui,
oltre al Cannizzaro, anche Paternò e Schiff.
Insomma, quattro gatti. Non era il caso di fondare una Società. Si pensò bene di editare una
Rivista: la “Gazzetta chimica italiana”, la cui direzione fu affidata ad un riluttante Cannizzaro
che, tornato a Roma, decise di non voler firmare
una rivista il cui esito era dubbio. Ma se non Lui,
chi altro? Allora la rivista uscì senza il nome del
Direttore fino a quando Cannizzaro, alla fine del
1871, non si trasferì a Roma lasciando a Palermo
il Paternò che come racconta: ”divenni non solo
di fatto, come lo fui sempre, ma anche di diritto,
il Direttore”.
Sfoglio a caso le pagine dell’opera, divisa nelle
raccolte (dal 1919 al 1928 - dal 1929 al 1938 dal 1939 al 1948), di cui l’ultima ancora in rielaborazione. Mi attardo in particolare sul periodo
dal ’19 al ’28.
Rivivo epoche dimenticate; ripercorro la storia
patria. L’Italia è da poco riunificata: è costata fior
di palpiti e di bersaglieri. Ritrovo usi e costumi,
spartani e dignitosi, che i giorni nostri hanno
cancellato. Quando le Province erano di là da
venire e la bouvette ed il ristorante di
Montecitorio non gareggiavano ancora con
quello di Palazzo Madama per qualità e basso
costo. Non c’era ancora il tesoretto, ma la nostra
modesta liretta aveva saputo fare aggio sull’oro.
Una prima rapida lettura mi fornisce la gradevole
occasione di ripercorrere i primi del Novecento. C’è
miseria. La fame è endemica. Mancano le proteine
Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
INTERVISTA
sulle tavole dei più ed acqua corrente per garantire
un minimo di igiene, e dunque di dignità e decoro.
La natalità è elevata. Aumentano le bocche da sfamare. C’è sempre qualcuno che ci insegna quali e
quanti figli debbano produrre le nostre care notti. Il
sesso influisce sulla entità della pagnotta comune:
forme pesanti ed indigeste da provocare bruciori e
pellagra. Il pane bianco è voluttuario. Provo vergogna, pasciuto esponente di una società falsamente
prospera, a pensare alla fame ereditaria di quella
gente, alle sue privazioni inenarrabili.
Si è da poco consumata l’inutile strage della 1a
guerra Mondiale, secondo definizione del
Pontefice regnante è una carneficina.
L’umiliazione a Versailles è cocente. Fabbriche
repentinamente sorte per mere esigenze belliche
chiudono i battenti.
Si incrudisce fatalmente il dissidio fra borghesia
e proletari: è l’anticamera del fascismo.
Caporetto resta una vergogna non del tutto cancellata dalla epopea scritta sulle pendici del
Grappa e sulle rive del Piave. Mentre i retori parlano di sangue giovane da versare per il riscatto
si celebra la marcia su Fiume, anticipatrice di
altre marce ben più incisive sulla storia patria,
inauguranti una aristocrazia di maratoneti. A
dispetto dei retori, dei cantori e dei poeti non si
legge e non si studia a sufficienza; inevitabile
conseguenza di tempi in cui si stenta ad assicurarsi il minimo per la sopravvivenza.
Miseria e vergogna congiurano, in questa confusione di istanze democratiche ed autoritarie, perché si
riaccenda la insopprimibile tentazione italiana dell’uomo forte, del pugno di ferro, del demiurgo, che
diventa tentatrice chimera quando manca cibo,
scuole nei paraggi, lavoro onesto e retribuito secondo giustizia, biblioteche e giornali. D’Annunzio ed il
Futurismo preludono all’uomo forte.
Perciò lo stile encomiastico può anche sconcertare
ad un primo approccio. Appare retorico, in linea
con i tempi sopra descritti, enfatico ed a tratti
(anche se raramente) ampolloso. In alcune commemorazioni uscite durante il ventennio si può anche
cogliere una larvata, seppure innocente, apologia
del regime. Ma si legge anche tanta ingenuità e fierezza per il lavoro svolto, compiacimento per i risultati conseguiti, frutto del duro lavoro di ricerca e di
insegnamento. Si legge insomma ammirazione e
rispetto, mista al rimpianto per la morte dell’amico
fraterno. Si coglie uno struggimento che i nostri
tempi, abituati al banale ed al roboante, all’esaltazione del personaggio più che della persona, ignorano o rifuggono.
Quanti nomi illustri. Cito a caso. Non me ne vogliano, dal Cielo, i tanti chimici che tralascio per soli
motivi di spazio. Spica, Baldetti, Severini, Paternò,
Solvay, Ciamician, Zambeletti, de Larderel, Le Petit,
Molinari, Koerner e mille altri ancora.
Di Solvay si ricorda la grandezza di tecnico fortunato, manipolatore di capitali, dallo spirito
pratico, ammirevole come amico della scienza e
del suo paese.
Di Zambeletti si magnifica il coraggio per la costruzione del grandioso Stabilimento (coraggio italico).
De Larderel è commemorato per la costruzione
di un’opera ”cosi imponente e bella da rivaleggiare con la imponenza e la bellezza stessa del
fenomeno naturale dei soffioni e dei lagoni”…
Quanta ammirazione per le bellezze patrie!
Non privateVi di queste letture, apparentemente
semplici e magari a tratti enfatiche. Gli autori le
hanno composte con il massimo pudore, evitando per quanto possibile l’iperbole e sfiorando in
qualche punto una commossa ieraticità.
Si, caro Scorrano, hai ragione da vendere quando
affermi che hai operato la ricerca delle nostre origini più nobili e più vere. Hai svolto un lavoro encomiabile. Grazie a nome della nostra Categoria.
Rallegriamoci per questa raccolta che ci consegna un’Italia virtuosa e laboriosa, povera ma
fedele a se stessa, ed i Chimici (come i tanti
Professionisti dei vari campi), morivano con la
certezza di aver ben svolto un compito assegnato Loro dall’alto.
Ahimè, cari Colleghi, poco oggi è cambiato, a
dispetto della nostra pancia piena: sempre su un
letto di chiodi ci rivoltiamo. La Scienza non gode
qui buona salute.
Addio, candidi, dignitosi, illustri e meno illustri
Chimici d’antan. Mi piace immaginarVi, come i filosofi in Atene, assisi in circolo nelle celesti praterie,
intenti a concionare un po’ di Scienza e un po’ di
Arte, come si conviene ad uomini di cultura e di
cuore, spaziando da Socrate a Cartesio. Magari
anche il buon Dio, sollevando per qualche istante lo
sguardo preoccupato dall’Iraq e dalla Palestina, si
intrattiene con Voi in sapienti conversari,
squarciandoVi l’ultimo velo di quei misteri che avete
tentato di sollevare nei vostri laboratori ed aule.
Godete in pace il meritato riposo dei Giusti.
La vostra visione sparisce in un guizzo di sole
occiduo. Non ci resta oggi, e forse non meritiamo, che i “vaffa” e l’isola dei famosi.
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Il Chimico Italiano • n. 5-6 sett/ott/nov/dic 2007
RECENSIONI
Recensioni di
Alberto Zanelli1
“Fusione Fredda: moderna storia d’inquisizione
e d’alchimia”
di Roberto Germano
Bibliopolis: edizioni di filosofia e scienza, Napoli ISBN: 88-7088-436-8, 2003 - pagine 198
“Fusione Fredda: è possibile l’energia nucleare
senza richio?
di Angelo Basile.
Guide della mente, Avverbi editore, Roma, ISBN: 88-87328-08-0, 1999 - pagine 156
1
Alberto Zanelli, Istituto per la Sintesi
Organica e la Fotoreattività (ISOF),
Consiglio Nazionale delle Ricerche
(CNR), via P. Gobetti 101, Bologna,
e-mail: [email protected]
32
Nella lontana primavera del 1989 una notizia scientifica riuscì, caso più unico che raro, ad oscurare il
fatto di cronaca nera del momento. All’università di
South Lake City (USA), Martin Fleischmann e Stanley
Pons annunciarono di avere ottenuto la fusione
nucleare in una semplice cella elettrochimica a temperatura ambiente. La portata della notizia era
indubbiamente epocale perché una tale scoperta
avrebbe risolto qualsiasi problema energetico stravolgendo l’economia, la società e il nostro stesso
modo di vivere. Il mondo scientifico per primo ne
uscì sconvolto e diviso tra possibilisti e scettici.
L’opinione pubblica venne sbattuta come canne al
vento dalle dichiarazioni dei vari esperti che turbinavano sotto le telecamere - cliché abusato!
Con la seconda edizione del libro Fusione Fredda:
moderna storia d’inquisizione e d’alchimia di
Roberto Germano, ricercatore dell’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare, è possibile fare il
punto della situazione con gli occhi di chi alla
fusione fredda ha lavorato in prima persona. Si
tratta decisamente di un libro per addetti ai lavori – e in tal senso il Chimico lo è in pieno – quindi non consigliabile per amici e parenti, per loro è
più adatto il saggio Fusione Fredda: è possibile
l’energia nucleare senza rischio? di Angelo Basile,
ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Questo libro è meno aggiornato e appassionato
del precedente ma è sicuramente oggettivo e
accessibile a chi ha scarse competenze scientifiche. Basile infatti ha inserito nel volumetto un’appendice intitolata Che cos’è… ed un esteso glossario in ordine alfabetico che insieme consentono al
lettore un rapido ripasso delle nozioni basilari di
fisica e chimica.
Nel libro di Germano invece si parla di particelle atomiche e subatomiche con una certa disinvoltura, ma la
storia delle ricerche sulla fusione nucleare assume pre-
sto l’intreccio di un romanzo giallo. Partendo dalla
miriade di piccoli indizi reperibili nella letteratura
scientifica del secolo scorso l’autore, quasi come un
detective, accompagna il lettore nella ricostruzione di
uno scenario possibile per un fenomeno che il paradigma corrente ritiene impossibile. Questo inusuale giallo
scientifico sembra però nascondere un vero delitto in
cui la vittima è la Conoscenza e i moventi sono i fondi
di ricerca, oppure il prestigio scientifico, oppure chissà...
– al lettore le conclusioni! Certamente, prendendo
spunto dall’avversata scoperta della fusione fredda
scaturiscono amare considerazioni sulle difficoltà che
le nuove teorie scientifiche incontrano prima di affermarsi. Insomma, per essere un saggio scientifico, il libro
Fusione Fredda: moderna storia d’inquisizione e d’alchimia si legge con passione, subendo il fascino della
scoperta scientifica, godendo di varie digressioni epistemologiche e di un poco d’ironia. Purtroppo però, un
paio di capitoli risultano molto pesanti per le interminabili liste di titoli delle comunicazioni presentate ai
vari congressi internazionali del settore. Molto interessante è invece l’accenno alla Coherent Quantum
ElectroDynamics, la nuova teoria che spiegherebbe
tanti fenomeni che risultavano anomali per la meccanica quantistica tradizionale, fusione fredda compresa.
Ma la fusione fredda, oltre a promettere un processo per produrre energia a basso costo, da scorte praticamente interminabili e senza produrre
sostanze pericolose, sembra essere anche la via
per trasmutare in metalli inerti le scorie radioattive accumulate in più di mezzo secolo di sfruttamento industriale e militare dell’Uranio. Né
Germano né Basile prendono invece in considerazione la possibilità che il fenomeno della fusione
fredda potrebbe avere anche importanti ricadute
militari capaci magari di destabilizzare gli equilibri
globali correnti – auguriamoci che quest’ultimo
dubbio sia infondato.
ELENCO delle COMMISSIONI
CONSILIARI 2005-2010
1) Deontologia, magistratura, ordinamento professionale
(Zingales - Tau)
2) Formazione e aggiornamento professionale (Maurizi Carnini - Riccio)
3) Organizzazione Convegni, Congressi, incontri con gli
Ordini e C.N.C. (Occhipinti - De Pace - Maurizi - Ribezzo Scanavini)
4) Parlamento, leggi e Commissioni Parlamentari (Zingales Bresciani - Maurizi - Mencarelli - Munari - Ribezzo)
5) Pari opportunità (Biancardi - Occhipinti)
6) Rapporti con Enti ed Istituzioni (Zingales - Calabrese Facchetti - Mencarelli - Tau)
7) Scuola, Università e Ricerca (Zingales - Facchetti - Riccio Scanavini - Tau)
8) Stampa, informazione e comunicazione (Ribezzo Biancardi - Bresciani - Carnini - De Pace)
9) Studi e pareri, relazioni internazionali e attività preparatoria e di approfondimento (Facchetti - Munari - Carnini)
N.B. I nomi sottolineati riportano i Consiglieri Coordinatori della Commissione
www.chimici.it