10. Il potere della dea

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10. Il potere della dea
Meditazione per la vita
Il potere della Dea
La meditazione su una divinità può essere una sorprendente finestra, aperta sulla sorgente
della forza, della creatività e della felicità.
Ellen è una studentessa di medicina e si considera una persona razionale, non portata per
esperienze mistiche. Ma un giorno, dopo aver chiuso gli occhi, distesa in Savasana, percepì
intorno a lei un’energia materna e potente e ‘vide’ la dea indiana Durga, la cui immagine
ornava la parete posteriore dello studio. Per un momento, il viso della dea dalle otto
braccia indugiò davanti a lei, vivo e pieno di amore compassionevole. Poi l’immagine
scomparve - ma l’energia dolce e forte rimase lì intorno per ore.
Mesi dopo, durante un ritiro di meditazione, mi chiese cosa pensassi della sua
esperienza. Sapendo che all’epoca stava sperimentando la solita pressione degli studi di
medicina, le risposi che forse la Grande Madre le stava offrendo un po’ di sostegno.
Quando Ellen mi guardò con sconcerto, le suggerii di provare ad accostarsi di nuovo a
quell’energia. ‘Non avere preconcetti, siedi solo in meditazione e chiedi all’energia di Durga
di stare con te. Poi ascolta come ti senti.’ Estremamente titubante, Ellen mi chiese cosa
dovesse aspettarsi. Io resistetti alla tentazione di sentenziare, dicendole ‘Non aspettarti
niente’, e le risposi: ‘Probabilmente sentirai una energia potente e benigna - un’energia che
può aprirti ad una sorgente di forza più profonda’.
La pratica che suggerii ad Ellen è chiamata ‘deity yoga’ e non è specifica della tradizione
indù. Anche i cristiani hanno una pratica simile: invocano Cristo, Maria o i santi. I buddhisti
invocano i diversi aspetti di Buddha.
Nella tradizione dello yoga, la Dea è considerata l’incarnazione del potere e dell’energia
- l’energia che anima il mondo, il nostro corpo e la mente. Sia che la incontriamo
spontaneamente, come accadde ad Ellen, o la esploriamo deliberatamente, come una
pratica, l’energia può aprirci alla sorgente interiore del nostro potere.
Campi energetici
Gli yogi sapienti - specialmente di quel ramo dello yoga che si chiama Tantra - anticiparono
la fisica quantistica evidenziando che una sottile energia vibratoria è il substrato di tutto ciò
che conosciamo. A differenza dei fisici, comunque, questi yogi veggenti sperimentarono
questa energia non semplicemente come una vibrazione astratta, bensì come l’espressione
del divino potere femminile, chiamato Shakti. La Realtà, dice la tradizione, è la danza di
Shakti, che prende la forma del nostro corpo, dei nostri pensieri, delle nostre percezioni ed
anche del mondo fisico.
Tutte le tradizioni indù sostengono che la Realtà Assoluta, sebbene senza forma, sia
perfettamente in grado di manifestarsi in forme divine. Così si pensa che Shakti, la sorgente
senza forma di tutto, può prendere la forma di divinità, cioè personificazioni delle differenti
energie che formano il mondo e la nostra coscienza.
Anche se ‘crediamo’ nelle dee, contemplarle ci permette di divenire intimi con le immense
forze impersonali dell’universo
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Di dei e di uomini
Jung e i suoi seguaci guardarono alle divinità greche come archetipi delle energie
psicologiche universali. Gli dei indù, per mia esperienza, sono allo stesso modo una parte
della nostra struttura psichica. Come con ogni potente forma simbolica, esse
rappresentano, e possono in realtà rivelare, come ho sperimentato, utili forze psicologiche.
Sono la personificazione di energie che noi sentiamo, ma cui non abbiamo mai pensato di
dare un nome o rivolgere un’invocazione.
Dietro la pratica della meditazione sulla divinità (MD) c’è questa conoscenza, che
praticanti progrediti nella tradizione tantrica, buddhista o indù, hanno sviluppato come una
scienza viva per la trasformazione della coscienza. In queste tradizioni, un maestro può
suggerire ad uno studente di meditare su una particolare divinità per mettere in moto
particolari qualità della sua psiche.
La MD può sciogliere un nodo psicologico - problemi di potere o d’amore, per esempio e richiamare forze specifiche di trasformazione nella mente o nel cuore. Ci mette a contatto
con il nostro potere creativo e può cambiare il modo in cui vediamo il mondo.
Questo è particolarmente vero con l’energia delle dee - le devi o ‘splendenti’ della
tradizione indiana. Perciò, cercare la tua dea interiore non è solo una cosa da ragazze. La
dea trascende il genere, dunque sia uomini che donne sono in sintonia con queste forze
vibranti.
Il potere della dea
Un modo ovvio per accedere all’energia della dea è contemplare le tre grandi dee indiane:
Durga/Kali, Laksmi e Saraswati - personificazione del potere della forza, della bellezza e
della saggezza. Numerose sono le leggende sulle origini di queste dee. La mia favorita è la
storia della dea Durga e dei re demoni, Shumbha e Nishumbha.
Questi due demoni si erano impadroniti del mondo e avevano cacciato gli dei dal loro
paradiso. Fuori di sé, gli dei - come bambini che vanno dalla mamma perché li tolga dagli
impicci - si misero in ginocchio e supplicarono Durga di sconfiggere i demoni.
Durga acconsentì, prese la forma di una bellissima donna e si introdusse nel giardino dei
re demoni. Questi, intenditori di bellezza, ne furono deliziati e mandarono un emissario ad
invitarla ad unirsi al gruppo delle loro mogli. ‘Mi piacerebbe’ rispose la dea, ‘C’è solo una
condizione. Quand’ero bambina, feci il voto di sposare solo l’uomo che mi avesse sconfitto
in battaglia. Che sciocca, ma voi sapete come sono le ragazze!’.
Allora, i demoni le mandarono contro il loro grande esercito e, nel corso della battaglia,
le altre dee - Laksmi, Saraswati, Kali - uscirono dal corpo di Durga e fecero strage dei
demoni. ‘Non vale!’ gridò uno dei re demoni. ‘Avevi detto che ci avresti combattuti sola e
guarda quante aiutanti!’
‘Loro non sono aiutanti’ replicò la Dea. ‘Sono aspetti di me!’ Per provarlo, ritirò in sé le
altre dee e continuò a uccidere forsennatamente i demoni, da sola.
Senti il mio ruggito
Durga (il cui nome significa ‘difficile da conoscere, difficile da conquistare’) è la guerriera
cosmica, la forza intrinseca della consapevolezza, che batte ignoranza ed oscurità. Durga è
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il potere che sta sotto i progressi spettacolari; la forza cui si può attingere nelle situazioni
impegnative. Durga cavalca un leone e le sue braccia sono cariche di armi, che lei usa per
uccidere una quantità di demoni e altre forze negative. (Per me, è anche la patrona della
donna moderna che si destreggia tra lavoro, bambini e pratiche yoga, e vive in uno stato
perpetuo di emergenza, pur mantenendo la calma di una Monna Lisa).
Nella sua manifestazione più spaventosa, come Kali (la Nera), Durga è colei che
consuma il potere del tempo, oltre che la saggezza della meditazione profonda. Kali è
l’energia che ci porta fuori dal mondo ordinario. È di Kali l’amore che rimuove ogni sorta di
velo, spesso capovolgendo ciò che noi pensiamo di noi stessi e delle nostre vite. L’immagine
di Kali, con la lingua di fuori e adorna di una collana di teschi, sembra spaventosa ma in
realtà rappresenta le vibrazioni sonore che si manifestano come pensieri e sono tutti
‘divorati’ nel silenzio della meditazione.
Laksmi (‘la Buona Fortuna’), d’altra parte è l’essenza di tutto ciò che riteniamo
desiderabile. Come divinità della ricchezza, buona sorte e felicità (il suo nome è
pronunciato Luck-shmi, che non è una coincidenza linguistica [luck=fortuna, n.d.t.]), si
innalza da un fiore di loto aperto, bella come una star di Bollywood. Un altro dei suoi nomi,
Shree, significa ‘di buon auspicio’. Tutto ciò che riguarda Laksmi trasmette bellezza, bontà
e armonia.
Le monete d’oro che cadono da due delle sue quattro braccia, simboleggiano la sua
traboccante generosità. In alcune parti dell’India, negozianti e uomini d’affari hanno
venerazione per i propri denari ed i conti considerandoli come Laksmi. Ma Laksmi fa anche
doni spirituali - la gioia, per esempio è un segno della sua sottile presenza.
Saraswati (‘la Morbida, la Fluida’) veste di bianco e regge uno strumento a corda,
deliziosamente scolpito: la veena, un libro e un rosario a rappresentare la pratica della
ripetizione del mantra. Il suo compagno, il cigno, nella iconografia indù rappresenta
l’uccello che col becco separa il latte della saggezza dall’acqua dell’esistenza materiale,
poiché il grande dono di Saraswati è il discernimento che ci fa scoprire il divino nel mondo.
Saraswati è la dea del linguaggio e dell’oratoria - e, come dice un inno in suo onore, è
‘intelligenza, intelligenza, intelligenza’. Saraswati è la dea dei poeti, dei musicisti, degli
studenti e degli oratori: è il potere che sta dietro l’ispirazione creativa.
Il lato oscuro
Ognuna di queste divinità rappresenta energie che sono espresse in ogni aspetto della vita
- fisico, intellettuale, emozionale e spirituale. Tuttavia, tradizionalmente, si dice che abbiano
due facce. Quando non le comprendiamo o riconosciamo come espressioni del divino,
possiamo sperimentare queste energie in modo deludente, eccessivo e anche negativo.
L’energia di Durga, per esempio, nella sua forma pura è la spada di trasformazione che
elimina gli ostacoli e aggiusta gli squilibri. La stessa energia può presentarsi, però, come
aggressiva o severa, tagliente come la voce del diavolo o come la spada del giudizio.
Quando l’energia di abbondanza di Laksmi proviene dal prisma dell’ego, può comparire
come golosità, spendere in modo compulsivo, dipendenza da droghe o dal sesso, vanità,
asservimento al piacere. Il divino potere di Saraswati diventa il flusso interminabile di
informazioni che ci provengono da tutti i canali del mondo moderno, oppure i pensieri
incontrollabili e le fantasie che occupano la nostra mente.
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La dea in noi
La pratica della meditazione sulla divinità è un modo potente per liberare queste energie
archetipiche dalle maglie dell’ego, perché si rivelino nella loro forma più pura, più sublime.
Inoltre, quando riconosciamo ed invochiamo le dee come sorgenti del nostro potere, ci
alleniamo a smettere di identificarci personalmente con le nostre abilità, i talenti o i doni, e ci
apriamo a credere nella sottile corrente di divina energia che è sempre presente al nostro
interno, pronta a guidarci e a plasmarci, se glielo permettiamo.
Ciò implica una fede profonda e uno spirito pronto a sperimentare; cosa che può farci
sentire strani se siamo abituati a ritenerci i protagonisti delle nostre azioni. Se, invece, si
riesce ad abbracciare l’idea dell’energia divina e a sperimentarla, tutto diviene
profondamente liberatorio.
Diventare Laksmi
Deity yoga significa mettersi in relazione con le energie della dea e, come ogni altro tipo di
yoga, funziona meglio se ci si impegna su più livelli - contemplazione, pratica fisica e
comportamentale, preghiera e meditazione.
Ecco una pratica per risvegliare il principio interiore di abbondanza - Laksmi. (Si può
seguire la stessa pratica se ci si vuole accostare al guerriero interiore, Durga o al potere
della creatività, della parola e della musica, Sarasvati).
Chiediti come Laksmi si manifesta nella tua vita - osserva la tua relazione con la bellezza,
la ricchezza e l’amore. Sono queste le aree in cui senti delle mancanze? Ti senti indegno o
sfortunato?
Ora compila due liste. Nella prima elenca le cose che non vuoi nella tua vita (potrebbero
essere: la ‘bruttezza’, la ‘mancanza di denaro’, la ‘mancanza di tempo’). Nella seconda,
elenca invece le cose che vuoi. Usa queste liste per creare una pratica di contemplazione
affermativa - puoi dichiarare, per esempio ‘In questo momento godo di una vita piena di
amore, abbondanza e bellezza’, e poi ripetilo a te stesso; oppure usa un metodo più
significativo per te.
In questo modo, comincerai a cambiare il tuo comportamento verso l’abbondanza. Qui il
principio operativo è: ‘Attraggo Laksmi divenendo Laksmi’. Come lo fai?
Tradizionalmente, ci sono certi comportamenti ‘al modo di Laksmi’. Uno può essere far
pulizia e ordine, specialmente riguardo al denaro. Pianificare, annotare le spese, definire un
budget, sono modi per rispettare l’energia di Laksmi - alcuni conservano i conti nei propri
portafogli come espressione di cura per Laksmi. Puoi anche renderle onore avendo cura
dell’ambiente e degli oggetti materiali della tua vita.
La gratitudine è ciò che più attrae Laksmi. Perciò è tuo dovere rendere la tua vita bella,
armoniosa e piena d’amore. Laksmi riguarda completamente il dare, ma significa anche
essere aperti a ricevere. Perciò cerca i modi per non chiudere fuori l’abbondanza dalla tua
esistenza.
Un incontro intimo
Le manifestazioni delle dee sono in realtà dei vortici d’energia, e meditare su di esse è un
modo potente per renderle vive. In altre parole, ripetere un mantra di Laksmi porterà la sua
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energia specifica nel tuo ambiente. Immaginare la presenza di Laksmi,darà alla tua
coscienza parte della sua energia. Ecco un modo per farlo:
Siedi comodo, con la schiena dritta. Se hai una figura di Laksmi ponila di fronte a te e
guarda il suo viso. Poi chiudi gli occhi ed immagina che sia davanti a te. Non è necessario
visualizzarla con precisione - è sufficiente sentire la sua presenza. Immagina le sue qualità amore, benedizione, armonia e gentilezza, profondamente presenti.
Adesso puoi invocarla o salutarla, usando parole come: ‘Bella Laksmi, propizia, tu sei
ogni pensiero di grazia. Per favore sii presente con tutta la tua amorevole generosità’.
Oppure, puoi ripetere uno dei suoi mantra: ‘Hreem shreem kreem mahalakshmyai namaha’.
Adesso, esprimi la tua gratitudine per le benedizioni presenti nella tua vita e chiedi a
Laksmi che anche lei ti benedica. Ci sono due scuole di pensiero riguardo alle richieste da
fare alle divinità. Una è che è meglio chiedere benedizioni generiche, piuttosto che fare la
lista della spesa di cose specifiche. L’altra sostiene che è bene fare richieste precise. Io le
ho praticate entrambi.
La cosa più importante è dare a te stesso il tempo di sentire una connessione con
l’energia e le benedizioni delle devi. Questo può anche non essere evidente all’inizio, ma se
continui a ripetere la pratica, le energie della divinità ti diverranno più familiari.
Mentre fai questa meditazione, avrai diverse intuizioni. Sentirai intorno a te questa
particolare energia, oppure avvertirai un cambiamento nella tua condizione energetica, e
sperimenterai una maggiore consapevolezza nelle aree ad essa collegate. Cerca di avere il
tempo per scrivere la tua esperienza, specialmente ogni cambiamento, interiore od esterno,
che ti sembra in relazione a questa pratica. Assicurati di scrivere tutto.
Alla fine, ricorda che la meditazione sulla dea è diversa per ognuno. Non è necessario
eseguirla in un modo schematico: non più che intraprendere una qualunque relazione intima
seguendo una serie di regole. Invocare le energie divine è un modo per invocare i tuoi poteri
dormienti, che sono infinitamente creativi, sorprendenti e pieni di dolcezza. Cerca di
conoscerli, sappi che sono aspetti di te, e un giorno capirai che la divinità non è qualcosa di
poco familiare o estraneo: essa è la tua vera essenza.
Di Sally Kempton, 30 novembre 2011
(traduzione di Carla Arosio)
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