Ae thnic - Uniontrade
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E FR NG O LIS M H PA T GE EX 33 T A e thnic Il periodico italiano del cibo etnico NUMERO NEGOZIO/1 IL COCCO DA SEMPLICE FRUTTO A INGREDIENTE FONDAMENTALE PER COSMETICI E BEVANDE 03 NUOVI ARRIVI UNA VETRINA DA SCOPRIRE SPEZIE, FRUTTA, RISO E TUTTI GLI ALTRI NUOVI PRODOTTI PAESI SPECIALITÀ DAI CONTINENTI NOODLES, HALAL E GAMBERETTI. TUTTE LE NOVITà DA ASIA, AFRICA E SUDAMERICA AZIENDA C.P. INTERTRADE ROYAL UMBRELLA, SINONIMO DI RISO THAILANDESE IN TUTTO IL MONDO NEGOZIO/2 QUESTIONE DI STRUMENTI TUTTO IL NECESSARIO PER UN RISO PERFETTO THAILANDIA Sapori d’oriente Un Paese di oltre 60 milioni di abitanti. Un popolo tra i più ospitali del mondo. Una cucina unica, nata dalla combinazione di materie prime locali e qualche influenza occidentale RISTORANTE Leon, un angolo di thailandia nel cuore della valpolicella 01 eAthnic SOMMARIO COVER STORY COVER STORY Un Paese, mille risorse 04-08 Tra le sue tante qualità, la Thailandia è una terra d’eccellenza anche in cucina: sia carne che pesce, sia frutta che verdura Paesi Paesi Asia 10-15 10 Noodles, più antichi dei nostri spaghetti Africa 12 Sudamerica 14 Halal, il cibo “lecito” Gamberetti, alimento base per i popoli latini AZIENDA AZIENDA C.P. Intertrade VAI SUL SITO EATHNICMAGAZINE.IT E ISCRIVITI. RICEVERAI GRATUITAMENTE A CASA LA TUA COPIA DI EATHNIC 04 16-19 16 Royal Umbrella, garanzia di qualità Brevi 19 Mama Sita’s e Yeo’s NEGOZIO NEGOZIO Il cocco eathnic gratis a casa 16 20-27 20 Un frutto dai mille volti Una noce multiuso 22 Il punto vendita 23 L’etnico nella Gdo 24 Non solo bollito 26 Dai cosmetici alle bevande. Quanti derivati ha il cocco? Cagliari, Il Suq Il parere di Andrea Tartari di Despar Nordest Il riso e i suoi tanti metodi di cottura Questo numero è stato realizzato in collaborazione con Thai Trade Center 28 RISTORANTE RISTORANTE Sapori thailandesi in Valpolicella Leon, qualità certificata 28-3128 Intervista a Tommaso Arrigoni 30 La vetrina dei prodotti 31 Innocenti evasioni, un viaggio (stellato) fra tradizione e creatività NEWS NEWS Mercato, salute e tendenze 30 32 Eathnic è realizzato con il contributo di Uniontrade Srl www.uniontrade.info Progetto grafico, testi ed editing a cura di Pub Srl www.pubcreativepublishing.it 20 eAthnic EDITORIALE Etnico protagonista 01 P 02 03 04 05 06 07 English text on page 33 er una volta, partiamo dalla fine. Ovvero dall’ultima pagina del nostro giornale, dove ci sono le notizie brevi. Qui troviamo alcuni spunti interessanti che sintetizzano perfettamente la diffusione del cibo etnico in Italia e nella società occidentale. Il 3 ottobre, infatti, in Campidoglio, la sede del comune di Roma, ha avuto luogo un convegno sulla gastronomia peruviana sponsorizzato tra gli altri anche da Uniontrade, e l’università Campus Bio-Medico della Capitale ha avviato uno studio scientifico sulle caratteristiche dei prodotti provenienti dal Paese andino. E questo dimostra che il cibo etnico ormai è entrato non solo nel costume e nelle abitudini degli italiani, ma anche nelle sedi istituzionali. Ma non è tutto. Sempre dalle brevi di questo numero di Eathnic, infatti, apprendiamo che il papà (possiamo definirlo così) del döner-kakab, il fast food mediorientale che piace sempre di più agli occidentali, ha da poco compiuto 78 anni. Si chiama Kadir Nurman, è un cittadino turco e ha aperto il suo primo negozio nell’ormai lontano 1972 a Berlino Ovest. Da quel momento il mondo è cambiato: il Muro è caduto e sono caduti pian piano anche i pregiudizi della gente, visto che oggi il döner-kekab è di gran lunga il fast food preferito dai tedeschi e ha creato, nella sola Germania, ben 60mila posti di lavoro. Segno, questo, che il cibo etnico contribuisce notevolmente all’economia anche di un Paese occidentale. Un occidente sempre più sedotto dai sapori provenienti dall’Oriente, e non solo quelli cinesi e giapponesi. Ad esempio si stanno facendo largo quelli thailandesi grazie a materie prime genuine come il riso, il latte di cocco, frutta e verdura di prima qualità e gustose salse. Un Paese, la Thailandia, che sta diventando sempre più un partner commerciale di primaria importanza per l’Italia, come sostiene anche il Thai Trade Center che ha collaborato alla realizzazione di questo numero. Un numero tutto da leggere. 02 08 09 10 11 12 APPENA ARRIVATI 13 01. Patak’s Hot Mango Chutney, chutney di mango piccante in vasetto da 340 grammi, provenienza India 02. Patak’s Sweet Mango Chutney, chutney di mango dolce in vasetto da 340 grammi, provenienza India 03. Patak’s Tandoori Curry Paste Mild, curry con tamarindo e zenzero in pasta mediamente piccante in vasetto da 312 grammi, provenienza India 04. Patak’s Hot Mango Pickle, mango piccante sott’aceto in vasetto da 283 grammi, provenienza India 05. Patak’s Madras Curry Paste, curry con cumino e chili in vasetto da 283 grammi, provenienza India 06. Patak’s Mixed Pickle Hot, mix di sottaceti piccante in vasetto da 283 grammi, provenienza India 07. Patak’s Curry Paste Mild, curry in pasta mediamente piccante in vasetto da 283 grammi, provenienza India 08. Pride Mustard Oil, olio di senape in bottiglia da 250 o da 500 millilitri, provenienza India 09. Rajah Haldi Powder, curcuma in polvere in confezione da 100 grammi, provenienza India 10. Rajah Chilli Powder Hot, peperoncino rosso piccante in polvere in confezione da 100 grammi, provenienza India 11. Rajah Curry Madras Mild, miscela di spezie per curry mediamente piccante in confezione da 100 grammi, provenienza India 12. Rajah Curry Madras Hot, miscela di spezie per curry piccante in confezione da 100 grammi, provenienza India 13. Tolly Boy Easy Cook Rice, confezione di riso a cottura veloce, provenienza Africa 03 eAthnic COVERSTORY Thailandia dove la terra incontra l’acqua C’è la frutta più strana e gustosa del mondo, Il pesce fresco è offerto da un mare ricco e le verdure sono servite nei modi più originali. La cucina thai è senza dubbio un’esperienza da non perdere English text on page 33 S emplice ma sofisticata al tempo stesso. Quasi magica, nei suoi accostamenti inaspettati. Quella thailandese è forse la più originale tra le cucine orientali, ma probabilmente meno nota al pubblico occidentale. Che tuttavia sembra apprezzarla notevolmente. Riso protagonista s Ai tratti caratteristici tipici delle cucine asiatiche – i cibi thailandesi sono speziati e gli accostamenti tra sapori diversi come il dolce, l’agrodolce e il salato sono frequenti – la cucina thai affianca numerose influenze occidentali. Non è un caso che ancora oggi nei migliori ristoranti di Bangkok si possa gustare il khao-pud-amerikan, o riso fritto americano, che tanto piaceva ai soldati statunitensi qui durante la guerra nel vicino Vietnam. Gli ingredienti? Riso saltato con l’aggiunta di salsiccia, verdure e ananas, il tutto mescolato con ketchup e decorato da un uovo fritto. La dieta thailandese, tuttavia, sa anche essere tanto più leggera e delicata quanto più si avvicina alla tradizione. Sì, perché la principale ricchezza di questa terra sono le preziose materie prime, esportate in tutto 04 05 COVERSTORY Thailandia Esportazioni English text on page 34 Thailandia ovunque L TESORO D’ORIENTE Turismo thailandese in crescita per gli italiani. Secondo quanto dichiarato dall’ente promotore del turismo nel Paese asiatico, infatti, è cresciuto del 16% rispetto a un anno fa il numero dei nostri connazionali che viaggiano verso la Thailandia. Tra le località più visitate ci sono Bangkok, Chaing Mai, Chiang Rai e il Triangolo d’oro, area montuosa tra Birmania, Laos e Thailandia, oltre alle isole Pukhet e Koh Samui. s il mondo. Primo tra tutti, ovviamente, è il riso, principe della tavola in tutti i Paesi del Sud-est asiatico. Immense risaie e donne chine nell’acqua rappresentano forse l’immagine mentale che più tipicamente associamo a queste terre straordinarie. Il riso thailandese, però, ha quel qualcosa in più rispetto al cereale che di frequente troviamo anche sulle nostre tavole: è profumato. E la fragranza di questa varietà si percepisce già nelle coltivazioni. Il riso thai, inoltre, è caratterizzato da chicchi di colore cristallino e dalla forma allungata: 06 eAthnic I pilastri della cucina thai a Thailandia intrattiene con l’Europa e il resto del mondo buone relazioni commerciali. Lo testimoniano i dati del Ministero del Commercio thailandese: solo nei primi sei mesi di questo 2011, infatti, il Paese ha esportato beni verso tutto il mondo per un totale di circa 95 miliardi di euro. Solo in Italia ne ha esportati per più di 800 milioni, e i prodotti alimentari rappresentano una grossa fetta di questi beni. «Riso, zucchero, tapioca, gamberetti surgelati, frutta fresca e disidratata e pollo già preparato costituiscono le maggiori varietà alimentari che la Thailandia esporta oggi nel mondo», fa notare Roberta Ronda, responsabile food marketing del ThaiTrade Center di Milano, l’ufficio affari commerciali della Thailandia che agisce sotto la guida del Dipartimento di promozione dell’export del governo di Bangkok. Con i suoi due uffici italiani, il Thai Trade Center agisce da anello di congiunzione tra gli esportatori thailandesi e i potenziali compratori italiani, fornendo informazioni necessarie all’instaurazione di duraturi rapporti commerciali con la Thailandia. E l’Italia, in particolare, si dimostra un importante acquirente di prodotti provenienti da questo Paese. «Grazie a un mare fortemente pescoso, la Thailandia registra importanti volumi nelle esportazioni verso lo Stivale di prodotti ittici come i gamberetti, i calamari e le seppie. Un’altra voce importante tra i prodotti agricoli è il riso, la cui importazione aumenta di anno in anno». Il 70% del riso prodotto in Thailandia è infatti destinato all’export. Naturalmente l’esportazione impone rigorosi controlli, che del resto non mancano: basta prendere in esame la filiera dei prodotti ortofrutticoli. ll governo di Bangkok, insieme a produttori ed esportatori, sta affinando i migliori sistemi di controllo qualità su tutta la filiera. Le nuove misure riguardano i campi, la raccolta delle materie prime, il confezionamento e il trasporto. Inoltre, da anni la Thailandia è riconosciuta, nel Sud-est Asiatico, come centro di eccellenza per le aziende di packaging alimentare per la grande attenzione che rivolge alla sicurezza dei propri prodotti. Frutta e verdura Riso Salse Latte di cocco Altri prodotti La Thailandia ha fatto della sicurezza alimentare il suo cavallo di battaglia: per questo anche i prodotti dell’agricoltura a lunga conservazione mantengono freschezza e bontà. Succhi di frutta, verdure in scatola (come mais, bambù, germogli di soia, oltre a ananas, mango, papaya) e i cibi di pronto consumo (zuppe e piatti di carne o pesce per microoonde) sono esportati con successo sul mercato italiano. È l’ingrediente fondamentale della cucina thai. Gustato in pressoché tutti i momenti della giornata – dalla colazione al pranzo, dagli antipasti ai dessert – viene coltivato in tutto il territorio nazionale. Due le varietà: il kaohom-mali, profumato e caratterizzato da chicchi bianchi e lucidi che non si attaccano tra loro, e il kao-niao, glutinoso, coltivato nelle aree rurali e impiegato per la cottura a vapore. Come in tutte le cucine orientali, anche in Thailandia i piatti non sono pronti se non conditi con gustose salse. Una delle più celebri è la fish sauce, a base di acciughe fatte macerare in acqua e sale, utilizzata ovunque. Apprezzata è anche la salsa di ostrica, oltre alla classica salsa di soia. Ogni piatto di carne, pesce o verdure, in ogni caso, è accompagnato da vari condimenti, molti dei quali piccantissimi. Segno dei grandi traffici commerciali del passato, la Thailandia è stata un importante crocevia di culture e di popoli. Uno dei frutti di questi incontri è il latte di cocco - usato ad esempio abbinato al curry, tipico della cucina indiana, e nei dessert - un elemento base dell’alimentazione del popolo thai. Altamente digeribile e gustoso, rende unici i primi a base di noodles e i piatti di carne e pesce. La Thailandia non è solo frutta e verdura, salse o latte di cocco. Ci sono infatti tanti altri prodotti provenienti dal Paese asiatico che meritano di essere presi in considerazione: tra questi possiamo citare gli alcolici la birra e i distillati, ad esempio. Oppure i gamberetti, presenti in numerose ricette. Senza dimenticare i succhi di frutta, come quello al tamarindo. 15 16 09 01 08 12 05 17 13 06 11 02 10 03 14 07 18 04 01. Royal Umbrella, longan sciroppato 02. Aroy-D, jackfruit in salamoia 03. Boonsith, chicchi di mais dolce 04. Koh-Kae, snack di arachidi ricoperte al wasabi 05. Wai Wai Noodles, vermicelli di riso 06. Royal Umbrella, riso profumato intero 07. Cook Rice Paper, pasta per involtini 08. Ywy Thin, salsa di soia chiara 09. Cock Sweet Chili, salsa piccante dolce 10. Uni-Eagle Sriracha, salsa piccante al peperoncino 11. Maekrua, salsa a base di ostrica 12. Aroy-D Coco Milk, latte di cocco per dolci 13. Kathay, latte di cocco per dolci 14. Chaokoh, latte di cocco 15. Foco Tamarind Drink Can, bibita al tamarindo 16. CP Shrimps Frozen, code di mazzancolle surgelate 17. Birra lager Singha 18. Liquore Mekhong 07 eAthnic COVERSTORY Thailandia Un mix di culture English text on page 34 La Thailandia è ricca di influenze. E di suggestioni antiche. Lo testimoniano le numerose etnie che compongono questo popolo unico al mondo U n crogiolo di culture. L’espressione è particolarmente azzeccata quando si parla di Thailandia. Del resto una terra complessa nella sua gastronomia non può che esserlo anche nel suo tessuto sociale, costituito da qualcosa come una quarantina di gruppi etnici che convivono su “soli” 500mila chilometri quadrati. La popolazione di circa 65 milioni di persone è infatti composta da una moltitudine di gruppi dislocati lungo tutto il territorio del Paese, di cui venti nella collinare Thailandia del nord. Molti provengono dai Paesi confinanti: i cinesi haw, i cambogiani, gli indiani, i lao, i mon, i malesiani e i vietnamiti. Il gruppo più numeroso però è costituito dai thai, discendenti dai tai-kadai, una popolazione giunta dalla Cina sudoccidentale e successivamente migrata in Thailandia e in altre aree del Sud-est asiatico. I thai si differenziano a loro volta in gruppi più piccoli a seconda della provenienza geografica: tra questi i thai yai, provenienti dal Burma, i thai lue, originari dalla provincia cinese dello Yunnan, e i thai song dam, gruppo etnico del Vietnam. I thai appartengono a vari gruppi regionali che comprendono i thai centrali, i nord-orientali, i settentrionali e i meridionali. Ognuno ha naturalmente propri dialetti locali, ma tutti sono ormai educati a parlare la lingua thailandese: i thai hanno infatti un alto tasso di alfabetizzazione che si aggira intorno al 90% e una forte inclinazione per gli studi. Quello thai centrale è il gruppo dominante, che è riuscito a preservare la lingua e la cultura malgrado il gruppo nord-orientale sia il più numeroso. Grande varietà anche sotto il profilo religioso: i thai sono oggi prevalentemente Buddhisti Theravada e identificano fortemente la loro identità etnica con la religione, così come con la cultura. La letteratura classica thai deriva però da quella indiana. Lo si vede nel poema epico indiano Ramayana, che ha un’equivalente versione thai intitolata Ramakien. Le arti indigene includono la boxe thailandese, detta Muay Thai, la danza tradizionale thailandese e il teatro delle ombre siamese, il Nang Yai. Naturalmente la moderna cultura thai non può che risentire delle influenze portate dagli immigrati, in particolare quelli cinesi e indiani. Un esempio? Il modo di salutare: un lieve inchino della testa con l’unione delle mani in un gesto di preghiera, il wai. il singolare profumo naturale si esalta durante la cottura, dando vita a un aroma di pane appena sfornato. Molti piatti thai sono serviti con questa qualità di riso bollito o saltato in padella accompagnato con i classici ingredienti che si utilizzano da queste parti: pollo, maiale, gamberetti e verdure. Spaghetti unici Tipicamente asiatica, in questo lembo estremo del continente, è la tradizione degli spaghetti. Un altro piatto che si trova spesso nei menu dei ristoranti thailandesi è infatti il tipico phad-thai a base di noodles, spaghetti introdotti in Thailandia dalla Cina che hanno assunto un ruolo importante nella dieta del Paese. Il phad-thai viene preparato in vari modi: cucinato in una salsa agrodolce, con tofu, uova e gamberetti disidratati, con noccioline e succo di limone. Qualche altro esempio? Il gai-pud-medmamuang, cioè il pollo fritto con noci e salsa di ostriche, il tom-ka-gai, una zuppa di pollo speziato in agrodolce con funghi e basilico mischiati con salsa e altri prodotti di stagione, e il tom-yum-goong, una zuppa di scampi piccante. La Thailandia, d’altronde, offre materie prime di qualità che provengono sia dalla terra, che regala gustosa frutta e verdura, sia dal pescoso mare, che dà ottimi prodotti ittici. 08 Frutti di tutti i tipi In Thailandia abbonda infatti la frutta fresca, che tanto amato dai turisti che qui scoprono varietà sconosciute nel resto del mondo. Grazie al suo clima e alla ricchezza di risorse naturali, la Thailandia produce frutta sia per il consumo locale che per la vendita all’estero - talvolta proposta disidratata - che trova largo mercato in tutti i Paesi del mondo. La frutta thailandese è apprezzata per il suo colore vivido e acceso, oltre che per il giusto mix di gusto e l’elevato apporto vitaminico, di minerali e di fibre. Oltre ai generi di frutta che si possono trovare anche nei mercati italiani, come le angurie e le mele, qui troviamo il mango, la papaya, il lychee, il tamarindo e l’ananas, oltre ai meno conosciuti ma altrettanto gustosi rambutan (simile al lychee), mangostano (da cui deriva un prelibato e salutare succo), durian (dall’intenso sapore, non apprezzato da tutti), jackfruit (o giaca, il più grande frutto da albero al mondo), pomelo (un curioso agrume a forma di pera) e il longan, un piccolo frutto a grappolo. Consumati al naturale o in piatti elaborati questi prodotti della terra rappresentano forse al meglio il gusto di questo affascinante Paese. n Un Paese in un piatto (Quasi) sempre presenti Materie prime di qualità come i gamberetti. Qualche salsa, ad esempio quella a base di pesce o al tamarindo. Un latte di cocco di ottima qualità. Le spezie come il peperoncino e il curry. Il lime. Sono solo alcuni degli ingredienti principali delle ricette made in Thailand. Ingredienti che danno vita a sapori unici. Tutti gli ingredienti principali della cucina thailandese in un unico piatto. Questo è il phad-thai, una ricetta molto antica e tornata in voga a partire dagli anni '60. La base è costituita dai noodles di riso, ai quali solitamente si aggiungono gamberetti (chi ama la carne può optare per il pollo), uova e tofu che, insieme alle salse tailandesi tipiche come il tamarindo e la salsa di pesce, un po' di peperoncino, germogli di soya, lime e arachidi tostate, danno vita a un sapore unico e inconfondibile. E i vegetariani? Nessun problema, basta togliere i gamberetti (o il pollo) senza perdere il gusto. Senza dubbio, un piatto tipicamente thai. Da provare. 09 PAESI eAthnic ASIA Noodles Pasta d’Oriente COPPA CLASSICA Tipica confezione coloratissima per i noodles istantanei Nissin ai frutti di mare e al pollo, da sempre apprezzati dal pubblico orientale. Pratico packaging da 75 grammi per gustare questo snack adatto a ogni occasione. CONFEZIONE RISPARMIO Cento grammi di gusto per i noodles istantanei Nissin ai frutti di mare e alla carne. Un preparato adatto al consumo in famiglia, un gustoso piatto unico ricco di nutrienti. STELLA D’INDIA Il riso basmati Indian Star di Bush Foods ha una caratteristica: durante la cottura ogni chicco aumenta di dimensione di due volte e mezza. Un sinonimo di qualità, quindi. Vermicelli di farina di frumento ma anche di patate, di nocciola e di riso. La versione orientale degli spaghetti, che ha origini millenarie, si può gustare, in varie ricette, in tutta l’Asia English text on page 34 G li spaghetti li hanno inventati i cinesi. Un’affermazione che sentiamo ripetere molto spesso. E che forse non è del tutto errata. L’arte di preparare fili di pasta da cuocere in acqua bollente e condire a piacere è infatti ben più antica dei più antichi pastifici italiani. L’Oriente conosce da millenni la ricetta per confezionare i noodles, i vermicelli della tradizione asiatica. Ma attenzione: la somiglianza tra gli “spaghettini cinesi” e quelli italiani è solo nell’aspetto esteriore. Infatti i noodles, strisce o fili ottenuti dalla lavorazione di un impasto di farina, acqua e sale comune, vengono generalmente prodotti con l’utilizzo di farina di frumento comune, mentre l’impasto della pasta italiana viene preparato con la farina di grano duro. Quel che è certo è che i noodles rappresentano in Oriente quello che la pasta rappresenta per noi italiani: un alimento fondamentale nella dieta di ogni giorno. E un dato può rendere ancora meglio l’idea: i noodles sono tra gli alimenti più consumati sia nell’Est che nel Sudest asiatico, tanto che per la loro preparazione viene utilizzato fino al 40% del consumo totale di farina. Le loro origini sono antiche: c’è addirittura chi sostiene che gli “spaghettini cinesi” siano nati nel nord della Cina intorno al 5000 a.C. Il prodotto conosciuto oggi con questo nome, però, si può dire che abbia avuto il suo sviluppo negli ultimi duemila anni. In particolare, sembra che sia avvenuto sotto la dinastia Han - 206 a.C. e 220 d.C - che, come risultato della sua espansione, introdusse in larga scala in Cina le tecniche di macinazione del frumento per la produzione di farina. Di noodles ne esistono vari tipi: oltre alla ricetta classica, infatti, ce ne sono molte altre, prodotti ad esempio con farine di riso, di patate, di mais, di legumi e di nocciola. E non solo: ci sono anche noodles a base di miglio, come i ragi noodles indiani, di grano saraceno e di ghiande. n 10 REGINA DI FRAGRANZA Questo è il significato della parola “basmati” in hindi. Il tipico riso indiano a chicco lungo è coltivato in India e Pakistan. Questo Himalayan Crown viene dal Punjab, tra i due Paesi. SCELTI PER VOI Dal Giappone alla Thailandia Un piatto thai veramente celebre? Sicuramente la zuppa tom yam, a base di erbe, lemon grass, coriandolo fresco e gamberetti. Gli instant noodles più celebri in Thailandia, i Mama o Dindin cup noodles, sono disponibili in tre gusti. Il più apprezzato dai thailandesi è proprio il tom yam. Ma c’è anche al gusto di pollo e maiale. I cup noodles sono un tipico cibo take away thailandese: subito pronti, si preparano facendoli bollire in acqua per pochi minuti. Furono inventati però in Giappone: la loro paternità va a tale Momofuku Ando, il patron di Nissin Foods, che li mise a punto nel 1958. I migliori MAKI con le alghe di TSUKIJI HAYASHIYA! “Nori” Confezione salva freschezza ...with HAYASHIYA 防湿アルミパックにてお届け致します。 Come nasce Nori 11 PAESI eAthnic Africa Halal Quando il cibo è puro Una birra piccante Viene da Kingston, in Giamaica, una delle più celebri birre allo zenzero. La Ginger beer prodotta dall’azienda Dg Jamaica è una bibita gassata che, grazie alla radice con cui è preparata, ha un gusto leggermente piccante. Va servita molto fredda con ghiaccio e si trova in lattine da 330 millilitri. Patè iperproteico Il patè d’arachidi prodotto da Pcd è un alimento ad alto contenuto proteico, molto simile al più comune burro d’arachidi. Si ricava dalla macinatura dei semi del frutto ed è disponibile in vasetto da 350 grammi. Malto da bere Rinfrescante e altamente digeribile, Supermalt è una bevanda frizzante al gusto di malto che si distingue per le sue proprietà nutritive, che combinano le qualità del malto con vitamina B, proteine, minerali e antiossidanti. Dolce e versatile Il latte evaporato zuccherato Bonnet Rouge risulta un prodotto dai mille usi, come ingrediente e come bevanda, e per questo motivo è molto utilizzato in diversi Paesi africani. In lattina da 410 grammi. Gusto da sciogliere Nestlè Milo è un alimento solubile a base di cioccolato e malto che viene mescolato con acqua calda o latte per produrre una bevanda conosciuta in tutto il mondo. Prodotto in Kenya, è disponibile nelle confezioni da 200 e 400 grammi e da un chilo. Il caffè istantaneo Il suo nome è talmente noto da essere diventato sinonimo di caffè istantaneo. Nescafè classic, prodotto in Costa d’Avorio e commercializzato in tutto il mondo, è disponibile nelle confezioni da 50, 100 e 200 grammi. «ciò che mangiamo deve rispettare sia il corpo che l’anima». così dice l’islam, dettando regole ferree per la preparazione dei cibi. scopriamole English text on page 35 I l mondo musulmano cresce. E crescono le esigenze che le comunità islamiche portano avanti, anche a distanza di migliaia di chilometri dalle loro terre d’origine. Così anche da noi è giunto il concetto di halal, “lecito” in lingua araba. Halal in pratica è tutto ciò che è consentito dai precetti della fede islamica, in contrapposizione con ciò che è haram, “proibito”. È soprattutto il cibo a risentire dei precetti religiosi: ciò che ingeriamo, secondo l’Islam, deve rispettare sia il corpo che l’anima. Negli ultimi anni il concetto di preparazione alimentare halal si sta diffondendo sempre più anche in Italia, specialmente per quanto concerne la carne. I precetti musulmani prevedono infatti particolari norme di macellazione, talvolta – va detto – in aperto contrasto con le norme di tutela dell’integrità fisica degli animali previste dalle leggi che vigono nel Vecchio continente. La macellazione consentita dall’Islam deve infatti essere condotta da personale musulmano adulto con strumenti diversi da quelli impiegati per la macellazione non halal ; l’animale deve essere ucciso in stato di coscienza (a differenza di quanto indicato dalle leggi europee che, per limitarne la sofferenza, prevedono uno stordimento precedente all’uccisione) per completo e spontaneo dissanguamento prodotto da un’unica ferita di coltello. Le vendite di cibo halal hanno visto negli ultimi anni, in tutta Europa, un notevole aumento. Ad esempio in Francia, Paese con forte presenza musulmana, il tasso di incremento di questo tipo di prodotti è del 15% ogni anno. Anche in Italia non mancano i punti vendita islamici e i supermercati che offrono carne preparata secondo i dettami della religione musulmana. Accompagnata, naturalmente, da tutte le certificazioni necessarie alla sicurezza degli acquirenti. E Halal Italy è, per quanto riguarda il nostro Paese, l’organismo esecutivo, ufficiale e unico incaricato dall’Autorità di certificazione islamica di base in Italia (Ccib). La qualità etica dei prodotti leciti, in particolare, è garantita da un logo che si trova apposto sulle confezioni dei prodotti in vendita. n 12 SCELTI PER VOI La carne musulmana è anche olandese Dallo scorso anno in Italia esistono anche i salumi di carne halal. Questo a dimostrazione della crecente diffusione della carne “lecita” nel nostro Paese, oltre che in tutta Europa. E proprio in uno dei Paesi europei più noti per essere multirazziali ha sede una delle più grandi aziende produttrici di carne halal. Si tratta di Robert, impresa a conduzione familiare nata nel 1960. Tra i suoi prodotti, tutti provenienti dall’Olanda e preparati senza l’aggiunta di amido e proteine della soia, troviamo Luncheon Meat, a base di carne di manzo o di pollo in scatola da 340 grammi, oppure nella versione da 600 grammi con carne di pollo e olive, e Frankfurt Sausage Chicken, würstel di pollo in scatola da 227 grammi. 13 PAESI eAthnic Sudamerica Frutto della... salute Dafruta produce un concentrato di frutto della passione, proveniente dal Brasile. Questo frutto, ricco di vitamina C, rappresenta un’ottima fonte di carotenoidi, ferro, fibre alimentari e potassio. In bottiglia da 500 millilitri. Gamberetti Doni Del mare Ideale per i dolci Arriva dalla Colombia questa farina di mais, molto utilizzata nei Paesi latinoamericani per la preparazione dei dolci. Prodotta dall’azienda P.A.N., è disponibile nella confezione da un chilo. Nescafè light Una miscela un po’ più leggera rispetto a quella classica, ideale per la prima colazione. È il Nescafè Matinal, proveniente dal Brasile, disponibile nelle confezioni da 50, 100 e 200 grammi. Di questi crostacei sono ghiotti peruviani, ecuadoriani e molti altri popoli latini. Gustosi in molte ricette, sono anche un ottimo alimento dal punto di vista nutrizionale English text on page 35 A d Arequipa, seconda città più popolosa del Perù dopo la capitale Lima, c’è una tradizione. Il ceviche, una tipica ricetta a base di pesce apprezzata in tutta l’America latina, qui si prepara solo con gamberetti. I migliori, naturalmente, quelli pescati nel Pacifico. Perché il Sudamerica è certamente terra di grandi tradizioni gastronomiche legate ai prodotti ittici e, soprattutto, ai crostacei. In Ecuador e Perù i gamberetti trovano spazio in molte preparazioni tipiche delle città costiere e dei villaggi di pescatori. E in questi piatti il pesce è protagonista di alcuni accostamenti inediti (per gli europei) con la carne e con il riso. Se è vero che di gamberetti sono ghiotti non solo i peruviani ma in generale tutte le popolazioni latine, il primato nella produzione resta però dell’Ecuador. Il Paese rappresenta infatti il maggiore esportatore mondiale verso ogni angolo del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti d’America. La categoria alimentare preminente dell’import a stelle e strisce, che assomma il 39% del totale importato per un quantitativo di 93mila tonnellate, è infatti quella dei gamberi con guscio decapitati, il cui maggior fornitore è proprio l’Ecuador. Per quanto riguarda, invece, le proprietà nutrizionali, gamberi e gamberetti rappresentano un alimento decisamente salutare: hanno un buon contenuto di zinco, di magnesio, di iodio e di ferro. E non solo: una recente ricerca ha dimostrato infatti come la testa e la corazza dei crostacei siano naturali serbatoi di astaxantina, un carotenoide responsabile del colore rosso che si distingue per spiccate proprietà antiossidanti, utili quindi a ritardare l’invecchiamento del nostro organismo. Leggeri – grazie allo scarso contenuto di grasso e all’elevata presenza di acqua – i gamberetti sono disponibili in commercio anche surgelati. Ma attenzione: questa modalità di conservazione, contrariamente a quanto dice il luogo comune, non toglie nulla alla loro genuinità e al loro gusto. n 14 SCELTI PER VOI Souvenir per palati fini Chi ci è stato racconta che all’interno dell’aeroporto internazionale di Quito, assieme ai vari negozietti di souvenir, si possano trovare anche i rivenditori di gamberetti. Questo testimonia l’importanza che questi crostacei rivestono nel continente sudamericano, in cui vengono utilizzati come ingrediente principale per gran parte dei piatti tipici. E proprio dall’Ecuador provengono i gamberetti surgelati Vanoni’s, commercializzati in confezione da un chilo. Anche se non freschi, mantengono pressoché inalterati i propri valori nutritivi: apporto proteico consistente, fosforo, potassio, sodio e vitamine A e D. SALSE PER TUTTI I GUSTI L’azienda peruviana Agromix, propone le sue salse in varie e gustose declinazioni: ad esempio c'è quella al rocoto (un peperoncino molto utilizzato in Sudamerica), al coriandolo, al huacatay (pianta peruviana). Tutti sapori disponibili in un barattolo da da 212 grammi. PEPERONCINI PER TUTTI I GUSTI Peperoncini sottaceto di ogni tipo. Sono quelli prodotti dal brand peruviano Manolito, che ne propone in vasetti di vetro da 235 grammi di ogni colore (gialli, rossi, jalapenos verdi), sapore (piccanti e non) e dimensione (interi, a rondelle, a pezzetti). 15 AZIENDA eAthnic C.P. Intertrade ( ) Riso RSA internazionale il marchio Royal Umbrella è tra i leader globali nella produzione del cereale più diffuso del mondo. Il segreto? Attenzione ai bisogni dei consumatori, professionalità e innovazione, come ci spiega Nuchanart Sirikulpimarn, responsabile per il mercato italiano I NUMERI 1978 English text on page 35 E ra stata fondata per produrre e distribuire mangime per animali nella Thailandia del sud. Oggi, invece, CPF – Charoen Pokphand Foods – è un gruppo leader nel mercato alimentare asiatico, fondato nel 1978. La sua divisione commerciale internazionale è CP Intertrade, ed è conosciuta in tutto il mondo soprattutto grazie ai prodotti (riso in testa) del suo celebre marchio Royal Umbrella, facili da trovare anche nel nostro Paese. Eathnic ha incontrato Nuchanart Sirikulpimarn, responsabile dell’azienda per il mercato italiano. 16 Quali sono i prodotti con cui siete presenti sul mercato? «Non si può non cominciare dal riso e dagli oltre trent’anni di esperienza nella produzione, sia di puro riso profumato, sia di numerosi derivati. E il marchio Royal Umbrella è conosciuto in tutto il mondo per le sue qualità. Le varietà che produciamo sono molte, ad esempio il riso thailandese al profumo di gelsomino, quello bianco thailandese, oppure quello thailandese parboiled. Tuttavia oltre al riso, che pure costituisce il nostro business principale, esportiamo altri prodotti di eccellenza thailandesi, basti pensare alla frutta, alla verdura, alle salse, ai condimenti e ai noodles, sempre marchiati Royal Umbrella. Grazie a questo brand la nostra azienda ha creato una rete di marketing e di vendita in tutto il mondo, ed è oggi in grado di distribuire i propri prodotti in tutte le 76 province presenti in Thailandia, oltre a ben 88 Paesi in Africa, Asia, Europa, Medio Oriente e Nord America». E cosa può dirci, invece, della vostra presenza nel mercato italiano? «Il marchio Royal Umbrella, in Italia, è comunemente giudicato “di qualità superiore” nel mercato etnico. E proprio per rafforzare il ruolo del nostro brand nel contesto italiano siamo attivi quotidianamente nell’organizza- 1 88 76 miliardo di dollari è il fatturato sfiorato dall’azienda nel 2010 sono i Paesi in cui è presente l’azienda nel mondo 50% è la crescita annua del volume d’affari di CP Intertrade negli ultimi cinque anni è il numero totale delle regioni thailandesi; CP Intertrade è presente in ognuna di queste è l’anno in cui è nata CP Intertrade 1979 Come riuscite a garantire la qualità dei vostri prodotti? «Il nostro modello di business prevede di seguire il processo produttivo dai campi sino alla tavola. Il nostro obiettivo a lungo temine è quello di essere leader mondiale nel nostro s Come si è sviluppata la vostra espansione internazionale? «La nostra azienda si è rivolta ai mercati esteri fin dai tempi immediatamente successivi alla sua fondazione. In particolare, il primo Paese a cui ci siamo rivolti è stato Singapore. Negli anni, poi, la presenza in tutto il mondo di CP Intertrade, che oggi conta complessivamente oltre trecento dipendenti, è cresciuta costantemente e il nostro marchio Royal Umbrella è riconosciuto come uno dei leader nella produzione di riso. E ci sono tutte le ragioni per pensare che il successo internazionale dell’azienda sia destinato ad aumentare ulteriormente, se consideriamo che negli ultimi cinque anni il business è cresciuto circa del 50% ogni anno, fino ad arrivare a un fatturato di quasi un miliardo di dollari nel 2010». zione di numerose attività di marketing che vedono coinvolti i nostri distributori». è l’anno di fondazione di CPF 17 AZIENDA C.P. Intertrade eAthnic AZIENDA BREVI eAthnic English text on page 36 settore; ecco perché abbiamo ritenuto giusto inserire nella nostra operatività quotidiana i concetti di sicurezza alimentare e di sostenibilità, in modo da poter soddisfare i desideri e le necessità dei nostri clienti. A dimostrazione di questo, siamo stati premiati dal Primo ministro thailandese come migliori esportatori e migliori produttori di riso del nostro Paese di origine e, inoltre, sono molte le certificazioni di cui disponiamo in tema di salvaguardia ambientale, sicurezza e qualità». Non solo cucina Il riso proveniente dalla Thailandia è tra i migliori al mondo. Tuttavia, il Paese del Sudest asiatico si distingue anche per le sue bellezze naturalistiche: panorami sensazionali, dalla sabbia più bianca del mondo a un mare tra i più cristallini, fino a immense distese di verdi campi coltivati. Per concludere, può riassumere i valori su cui si basa la vostra azienda? Sono tre i pilastri su cui ci basiamo: centralità del consumatore, professionalità e innovazione. Da questi tre punti chiave se ne generano molti altri, come ad esempio l’attenzione alla qualità, l’aggiornamento tecnologico dei processi produttivi, la cura dedicata alle attività di marketing e di brand building. E non va certamente dimenticato il potenziale umano, fondamentale per permettere a CP Intertrade e a Royal Umbrella di mantenere livelli di performance molto elevati». n Yeo’s Da negozietto a multinazionale Yeo’s oggi è uno dei grandi colossi dell’industria alimentare asiatica. Come spesso è capitato in questi casi, tuttavia, quella che oggi è una multinazionale nacque, molti anni fa, come una bottega artigianale dalle dimensioni minime. In particolare, si trattava di un piccolo negozietto specializzato nella produzione e nella vendita di salsa di soia a Zhangzhou, nella provincia cinese del Fujian; alcuni decenni più tardi, precisamente nel 1935, l’azienda iniziò l’espansione estera, iniziata da Singapore e proseguita nel 1942 in Malesia, mentre la vera svolta fu nel 1950: in quell’anno fu ampliata l’offerta merceologica, che da quel momento in avanti ha iniziato a comprendere cibi e bevande locali di diverse tipologie. Ora Yeo’s è uno dei marchi più quotati nella produzione e nella vendita di prodotti etnici, sia a livello locale, sia nel resto del mondo. Sono molto note le sue bevande: tra queste Soy bean drink, bibita a base di fagioli di soia disponibile nel formato grande da 1 litro o in quello più piccolo da 250 millilitri; oppure, in una confezione sempre da 250 millilitri, Lychee drink, una bevanda che ha il sapore del piccolo frutto esotico - tipico del Sudest asiatico, in particolare della Cina meridionale - e Chrysanthemum tea drink, cioè del tè al crisantemo, dolce e molto delicato. Mama Sita’s Cucina... fatta in casa Mama Sita’s, nelle Isole Filippine, fa rima con cucina tradizionale di qualità. Nel Paese asiatico, infatti, quest’azienda è una vera e propria icona nazionale, basti pensare alla fama che circonda la famiglia che l’ha fondata: Teresita Reyes, soprannominata Mama Sita, è nota in tutto il Paese per le sue doti culinarie, mentre sua madre, Doña Engracia Reyes, è riconosciuta come la “madre della cucina filippina”. Mama Sita’s produce un ampia gamma di salse e di mix di spezie che sono alla base della cucina filippina. In particolare, ha da poco lanciato una nuova linea di salse e sughi già pronti. Tra questi c’è Caldereta sauce, condimento piccante per la carne, Kare-kare sauce, salsa a base di arachidi, Sinigang sa sampalok, condimento al tamarindo per zuppe, Menudo, salsa al pomodoro per carne e Sweet and sour sauce, condimento agrodolce. 18 19 NEGOZIO eAthnic IL COCCO UN PO’ DI STORIA English text on page 37 salutare & versatile Un frutto... di mare e origini della noce di cocco sono ancora incerte. L Tuttavia, Charles Darwin nel 1862 scrisse: «L’ipotesi più probabile è che le specie della palma da cocco siano English text on page 36 Quante volte ci sarà capitato di gustarne un pezzetto in spiaggia? Eppure questo semplice frutto può dar vita a molti prodotti dagli innumerevoli usi RICETTA Thai Verdure al curry panaeng e latte di cocco Ingredienti per 4 persone: 50 gr di carote - 50 gr di patate - 50 gr di zucchine - 50 gr di melanzane - 50 gr di fagiolini - 400 ml di latte di cocco da cucina Aroy-D - 6 cucchiai di salsa di pesce - 2 cucchiai di pasta di curry panaeng - 1 cucchiaio di zucchero - qualche foglia di krafin lime. Lavare e tagliare a cubetti uguali tutte le verdure. In una padella scaldare tre cucchiai di latte di cocco, aggiungere la pasta di curry e cuocere a fuoco lento, mescolando il tutto. Aggiungere le verdure e continuare a cuocere per qualche minuto. Aggiungere lo zucchero e il resto del latte di cocco e cuocere per 10 minuti a fuoco medio. Prima di servire aggiungere la salsa di pesce e il lime precedentemente tagliato a julienne. Alternativa: al posto delle verdure si può utilizzare pollo, maiale o gamberi. 20 «S e un uomo venisse sulla Terra con nient’altro che una palma da cocco, potrebbe vivere in eterno felice e contento». Le parole di questo proverbio arabo rendono l’idea delle qualità che caratterizzano questa pianta, in grado di produrre uno tra i frutti più completi e nutrienti che esistano. Non è un caso, infatti, che i venditori ambulanti che riempiono le spiagge italiane d’estate abbiano scelto di vendere proprio il cocco: nelle cocenti giornate di agosto, il suo alto contenuto di potassio è l’ideale per reintegrare i sali minerali, ma non va dimenticato che anche le proteine e i grassi sono presenti in quantità molto rilevanti. Chi decide di mangiarne una fetta in spiaggia, però, non ha la possibilità di gustarne il latte, un vero toccasana per la nostra salute se consideriamo che è ricco di zuccheri, sali, vitamine, proteine di facile assimilazione e non contiene colesterolo. Si tratta di un prodotto tra i più esportati dai Paesi produttori di cocco. In particolare, secondo i principali importatori italiani di cibo etnico, la Thailandia è di gran lunga il principale esportatore (seguita da Sri Lanka, Malesia e Brasile, primo degli Stati non asiatici) e in molti sostengono che il latte di cocco proveniente dal Paese asiatico sia di ottima qualità. Una curiosità: il suo utilizzo è diffuso in buona parte delle comunità asiatiche, ma anche in quelle africane e latino-americane. E anche gli italiani sembrano iniziare ad apprezzarlo. Ma non è tutto: oltre a essere un alimento, infatti, la noce di cocco – il cui nome nasce dagli esploratori spagnoli che lo definirono coco, cioè “faccia di scimmia”, forse per una somiglianza con il viso dei nostri più lontani antenati – è un elemento dai mille usi. Non solo dolci Innanzitutto in cucina. Nel nostro Paese viene utilizzato soprattutto per preparare o per decorare i dolci, sia fresco sia disidratato, ma sono in crescita anche ricette salate di ispirazione fusion. In altre regioni invece, in particolare in Asia, in Africa e in Sudamerica, questo frutto riveste un ruolo di primo piano all’interno della dieta quotidiana, tanto da essere un ingrediente imprescindibile per molti piatti tipici non solo dolci, ma anche e soprattutto salati. Uno dei piatti thailandesi più conosciuti nel mondo, ad esempio, è il massaman, ovvero pollo al curry e latte di cocco. Nelle Filippine, invece, è il kilawin, pesce crudo e marinato nell’aceto, condito con abbondante chili affettato e crema di cocco. E molti sono anche i prodotti al sapore di cocco, basti pensare alle bevande alcoliche. In particolare, con il latte di cocco si produce una bevanda chiamata Toddy, o vino di palma; o, ancora, è molto conosciuto il Malibù, un rum al gusto di cocco, dolce e rinfrescante. state prodotte in un’unica area e siano successivamente migrate». Alla luce di questo, le due ipotesi più accreditate individuano l’arcipelago indonesiano e il Sudamerica come possibili luoghi di provenienza della Cocos nucifera (questo il suo nome scientifico). La diffusione del cocco in tutto il mondo, invece, sembra essere avvenuta in parte grazie a una causa naturale, cioè grazie alla possibilità che le noci hanno di galleggiare sull’acqua e, di conseguenza, di essere trasportate dalle correnti marine; addirittura pare che le noci di cocco siano in grado di mantenere la capacità di germogliare per ben 110 giorni; e sembra che durante questo periodo, a seconda della corrente, possano arrivare a percorrere sino a 5mila chilometri. Tuttavia, non si può trascurare il fatto che l’uomo, soprattutto durante il periodo coloniale, abbia contribuito in gran parte alla migrazione globale del frutto esotico. In Europa, in particolare, la noce di cocco giunse grazie a portoghesi e spagnoli, che la scoprirono esplorando i Paesi dell’America centro-meridionale. Oggi la palma da cocco cresce in molti dei Paesi tropicali. I principali sono, per quanto riguarda l’Asia, l’India, la Thailandia e lo Sri Lanka; per l’America il Messico e il Brasile e, in Africa, il Mozambico, la Tanzania e il Ghana. Non è un caso il fatto che ognuno di questi Stati abbia uno sbocco sul mare: l’influenza marina, infatti, ha un effetto positivo sulla crescita e lo sviluppo di questa pianta. Tuttavia, in presenza di condizioni climatiche particolarmente favorevoli, può accadere che le piante siano coltivate anche nell’entroterra. La palma da cocco può vivere per oltre cento anni, raggiungendo un’altezza di ben quaranta metri e ogni pianta produce dalle cinque alle dieci noci, ognuna delle quali può pesare fino a 2 chili. Risorsa economica Il solo utilizzo in cucina, tuttavia, non spiegherebbe perché il cocco è una delle principali fonti di reddito per i Paesi che lo producono. Sono molti infatti i suoi derivati, utilizzati nei settori più disparati; per esempio c’è l’olio di cocco, che può essere utilizzato per produrre cosmetici e prodotti per il corpo (vedi pag. 22), mangimi per animali e disinfettanti; oppure il mesocarpo, la parte fibrosa che avvolge la polpa bianca del frutto, può essere usato per intrecciare cappelli, stuoie, tappeti e ricoprire i tetti delle capanne. Infine, va detto che non è solo il frutto del cocco a dimostrarsi molto versatile, ma lo è anche la pianta da cui proviene: ad esempio, infatti, dai tronchi della palma da cocco si ricava un legno facile da lavorare. n 21 NEGOZIO eAthnic LE QUALITà Un mondo in una noce 10 08 09 11 In Occidente lo si mangia fresco. Eppure i negozi etnici sono pieni di specialità di ogni tipo in cui il dolce frutto è protagonista. E c’è anche chi con il cocco fa... l’aceto 12 English text on page 37 R infrescante, piacevole, estivo: questo è il cocco per gli occidentali. Le tipologie con cui questo prodotto si presenta sono infinite. Dall’America latina all’Asia i prodotti che fanno uso della polpa o del succo della noce della Cocos nucifera sono molti. Non sono solo polpa (la parte bianca) e succo (il “latte”) a essere impiegati. Persino la linfa della pianta viene utilizzata a scopi alimentari: è estratta incidendo le giovani inflorescenze e se ne ricava il vino di palma – una bevanda dissetante, ottima per il consumo durante i mesi caldi dell’anno – ma anche l’aceto e l’acquavite di palma. Più conosciuto al pubblico occidentale è invece il latte di cocco, disponibile in due tipologie: adatto alla cucina oppure alla preparazione di dolci. C’è poi quello in lattina, proposto come bibita, talvolta in versione frizzante. Dalla polpa, invece, viene ricavata la copra, componente basilare per la produzione della margarina di cocco, un olio vegetale utilizzato in pasticceria come succedaneo del burro. Polpa che è anche venduta fresca, essiccata, polverizzata, sotto sciroppo o ridotta in marmellate. Altro discorso per l’olio di cocco: ottenuto a partire dalla polpa essiccata, ha un principale impiego nell’industria cosmetica. Conosciuto come componente di prodotti per la cura dei capelli (è usato da millenni per renderli lisci nei Paesi dal clima arido), ha interessanti proprietà nutrizionali e aiuta a mantenere il colesterolo sotto controllo. Difficile chiedere di più. n 22 13 14 15 16 08. Latte di cocco in polvere Renuka, pacco da 300 grammi 09. Renuka produce anche del cocco grattugiato essiccato per arricchire dolci e prodotti da forno 10. Viene dalle Filippine il cocco grattugiato essiccato Franklin, in confezione da 200 grammi 11. Stessa provenienza per la marmellata di cocco Buenas, da spalmare o per guarnire i dolci 12. Foco produce un succo di cocco adatto per la preparazione di cocktail esotici 13. Il succo di cocco Atip è in lattina da 350 millilitri 14. Per ricette agrodolci è ideale l’aceto di cocco Datu Puti, in bottiglia da 750 millilitri 15. Il succo esotico di ananas e cocco Rubicon è dolce, dissetante e ricco di vitamina C 16. Ha origini peruviane questo mix di fagioli verdi e cocco il punto vendita / Il Suq – Cagliari 01 English text on page 37 L’etnico parla sardo 03 02 04 05 06 07 01. Kathay produce due versioni di latte di cocco in latta da 400 millilitri: nella latta verde c’è quello per preparare i dolci, mentre quello nella latta marrone è un ingrediente da cucina 02. Dalla Thailandia arrivano i prodotti Aroy-D. Anche in questo caso, il latte di cocco è di due tipi: la latta nera contiene quello da dolci, mentre quello nella latta rossa serve per cucinare 03. Aroy-D produce anche della polpa di cocco in sciroppo, in latta da 440 grammi 04. Il latte di cocco brasiliano Sococo accompagna molti piatti della cucina sudamericana. In bottiglia da 200 millilitri 05. In Malesia è prodotto il latte di cocco Jenny’s, in latta da 400 millilitri 06. Maggi produce un latte di cocco in polvere in confezione da 300 grammi 07. Olio di cocco per uso cosmetico Pride, in bottiglia da 250 millilitri Il nome non inganni. Il negozio di questo numero è a Cagliari e si chiama Il Suq – Spezie e aromi orientali, ma in realtà, come afferma la titolare Pamela Solinas, il punto vendita «cerca di coprire tutta la gamma dei prodotti etnici, dal cibo alle ceramiche, dal tè agli utensili, provenienti da diversi continenti e non solo da Oriente». Un posto dove chi volesse provare i prodotti provenienti dalla Thailandia, protagonista di questo numero di Eathnic, sarà accontentato. Quali sono i tratti distintivi del negozio? «è un’attività a conduzione familiare presente in città dal 1995; oltre 15 anni di esperienza che rappresentano una garanzia per i nostri clienti. Puntiamo non solo sui prodotti, che pure rinnoviamo di continuo, ma anche sulla cura dell’arredamento». Che cosa può dirci a proposito della concorrenza? «è costituita soprattutto da minimarket gestiti da stranieri che, però, sono più settoriali per tipologia di prodotti e si rivolgono prevalentemente ai connazionali». Quali sono i vostri prodotti thailandesi più venduti? «I prodotti thailandesi non mancano mai sui nostri scaffali: vendiamo soprattutto classici come riso e latte di cocco, ma anche curry e salse di soia, di pesce e di ostriche». Infine, quali obiettivi avete per i prossimi mesi? «Speriamo di avere buone risposte da www.ilsuq.it, il nostro nuovo negozio online. Inoltre, insisteremo sulla vendita di alimenti biologici, che stanno avendo un grande successo. Infine, ci piacerebbe introdurre nella nostra gamma di prodotti quelli provenienti da Paesi dell’Europa orientale». E qual è, invece, la vostra clientela? «Per il 40 % sono stranieri, in particolare le comunità filippina, maghrebina, pakistana e indiana. Il resto sono italiani». Avete notato un aumento della domanda negli ultimi tempi? «C’è stata una crescita costante dall’apertura fino al 2006; negli ultimi cinque anni, invece, i dati di vendita sono stabili». 23 NEGOZIO L’intervista eAthnic Tendenze nordorientali Le vendite di cibo etnico nelle regioni dove è presente Despar Nordest sono in aumento, come affermato a Eathnic dal category manager Andrea Tartari. e il gruppo Aspiag, società proprietaria, si sta attivando per rispondere alle nuove esigenze della clientela English text on page 38 E tnico in costante aumento. Così sostiene Andrea Tartari, Category manager di Despar Nordest, realtà leader nella grande distribuzione in Trentino-Alto Adige, Veneto, FriuliVenezia Giulia e in una parte dell’EmiliaRomagna e appartenente a International Spar, la più grande catena di distribuzione del mondo, presente con 17mila punti vendita in 28 Paesi e 5 continenti. Avete notato un aumento nelle richieste di cibo etnico da parte dei consumatori? «Sicuramente sì e lo dicono anche i numeri. Secondo i dati aggiornati ad agosto 2011, infatti, l’incremento delle vendite di cibo etnico di Despar Nordest è pari al 12,1% a valore e al 12,7% a volume rispetto a un anno fa, mentre secondo i dati dell’istituto di ricerca Iri nel nord-est italiano si è verificata una crescita nella richiesta di cibo etnico pari all’11,8% a valore e all’11,2% a volume rispetto a dodici mesi fa». Alla luce di questo, come state rispondendo alle nuove esigenze del pubblico? «Despar Nordest organizza eventi ad hoc in corrispondenza delle ricorrenze delle culture più diffuse nel nostro Paese. In occasione del capodanno cinese, ad esempio, abbiamo proposto un volantino costituito da prodotti di quella nazione. Oppure, durante il Ramadam, oltre a un taglio dei 24 Andrea Tartari Category manager di Despar Nordest prezzi dei prodotti arabi, abbiamo previsto alcune testate di gondola (spazio espositivo situato all’estremità di una corsia di vendita, ndr) per promuoverli. Per i prodotti messicani, invece, abbiamo allestito uno spazio in cui era possibile gustare una rapida cena a base di riso parboiled, verdure, tortillas, salsa korma e salsa chili ». Quali prodotti sono più richiesti? «Sono gli ingredienti di utilizzo abituale in Italia, come le tortillas e la salsa di soia. Recentemente, però, abbiamo ampliato l’offerta di pietanze cinesi e giapponesi, che mostrano performance di crescita costanti. Abbiamo introdotto ad esempio, nel primo caso, le cialde di riso per involtini o i biscotti della fortuna, mentre nel secondo l’alga nori o il miso, un condimento derivato da semi di soia gialla, di origine giapponese, cui spesso si aggiungono cereali come orzo o riso. In ogni caso, siamo sempre alla ricerca di nuovi tipi di cucine etniche da proporre al pubblico». Quali clienti acquistano cibo etnico? «Il nostro target principale è un consumatore italiano giovane, di età compresa tra 20 e 40 anni, viaggiatore, interessato a nuovi gusti e culture e residente in città; gli stranieri, invece, preferiscono acquistare i prodotti nei negozi dei loro connazionali. Va aggiunto, per spiegare questa distinzione, che i prezzi dei cibi etnici sono più alti rispetto a quelli dei piatti italiani, e questo è comprensibile se consideriamo che, oltre a essere prodotti ancora abbastanza di nicchia, sono sottoposti a importazione». n 25 NEGOZIO eAthnic Cottura del riso varietà non solo da I l riso è una pianta erbacea, alta mediamente da 120 a 195 centimetri con radici in grado di sviluppare dei parenchimi aeriferi, strutture cioè che le permettono di vivere in ambiente acquatico. Il fusto (detto culmo) si sviluppa in maniera simile al frumento. Ha foglie di colore verde chiaro, a forma di guaina, lunghe parecchi centimetri e larghe due, con peluria bianca. All’apice dello stelo presenta una pannocchia terminale pendente. Del riso si coltivano tre sottospecie: oltre all’Indica, tipica dei climi tropicali, caratterizzata da risi di forma allungata, e alla Japonica, tipica dei climi temperati, esiste la Javanica, di minore importanza commerciale, molto diffusa in Indonesia. La sottospecie Japonica è suddivisa in risi comuni (preferibili per minestre, minestroni e dolci); risi semifini (come il celebre Vialone nano) per antipasti, risi in bianco, piatti unici, supplì, timballi, sartù, risotti; risi fini, come il Ribe, il Sant’Andrea o l’Europa (per risotti, contorni e all’inglese) e risi superfini (come l’Arborio e il Carnaroli) per risotti e contorni. bollire non si prepara mondo l a ù diffuso per Il cereale pi e più i modi e l il M . bollente le ricette solo in acqua sono hé altrettante le scoprir a cuocerlo, perc iamo v ro gustarlo. P cui con base English text on page 38 T « hailandia ma anche Vietnam, Corea, Cina, Sud-est asiatico. Sono i luoghi dove le prime comunità paleolitiche scoprirono l’Oryza sativa, nome scientifico della pianta del riso. Parliamo di una storia nata 15mila anni fa, quando ebbe inizio un lungo viaggio che condusse questa magica pianta a raggiungere l’India, la Mezzaluna fertile fino a toccare l’Europa. Oggi nel Vecchio continente si consumano essenzialmente due tipologie di riso: lo Japonica, originario della Cina, è caratterizzato da un chicco corto e rotondo. Da questo tipo derivano le varietà ancora oggi coltivate in Italia e presenti nei nostri negozi (vedi box). L’Indica, originario dell’India, è invece caratterizzato da un chicco lungo e sottile. La sua varietà più celebre? Sicuramente il basmati, tipico della cucina indiana. 26 il riso richiede attente tecniche di cottura Perché diverse sono le possibilità di preparazione del cereale più diffuso e apprezzato al mondo» Alla creola, alla cinese, al latte Quel che è certo è che il riso richiede un’attenta tecnica di cottura. O meglio, attente tecniche di cottura. Perché diverse sono le possibilità di preparazione del cereale più diffuso e apprezzato al mondo. Se infatti pensate che un piatto di riso possa essere soltanto bollito, vi sbagliate di grosso. Certo la bollitura è la modalità più semplice e immediata, utile per la consumazione del riso da accompagnamento a verdure e carne. In que- COME SI FA sto caso il riso bianco diventa abbinamento utile a sostituire il pane. Come per la pasta, per la bollitura del riso occorre abbondante acqua salata. Il riso va versato nell’acqua solo al momento dell’ebollizione, mescolando e facendo riprendere velocemente l’ebollizione. Va quindi scolato al dente per poi servirlo ancora caldo. Il riso bollito è, in molte tradizioni gastronomiche, anche base per la produzione di dolci: in questo caso dopo la bollitura, la cottura può essere conclusa, a fuoco moderato, in un tegame con del latte. La cottura può essere conclusa anche al forno: è il caso del riso alla creola, una tecnica di cottura per contorni che prevede l’uso di burro fuso e brodo. Il riso può essere inoltre fritto: è il metodo di cottura alla cinese, che consiste nella lessatura con aromi (alloro e chiodo di garofano, in genere) seguita da una rapida frittura in wok, la classica padella cinese che consente l’uso di poco olio. Le tre fasi del risotto Ultimo metodo di preparazione del riso, ma non certo per importanza, è il risotto. Tre le fasi di cui si compone: tostatura, cottura e mantecatura. Nella prima si imbiondisce in un tegame un trito di cipolla e il burro, si unisce il riso e lo si tosta in modo che assorba il grasso e assuma un aspetto traslucido. Si bagna poi il tutto con del vino bianco, che si fa evaporare. La cottura deve avvenire a fuoco medio bagnando il riso con brodo bollente, aggiungendolo gradatamente e mescolando spesso. Terminata la cottura si toglie dal fuoco, si unisce il burro e del parmigiano grattugiato, mescolando molto bene per ottenere la giusta cremosità. n B ollire il riso richiede maestria. Due allora le possibilità. O una buona dose di attenzione nel regolare il fuoco, o l’aiuto di un rice cooker, un apparecchio elettrico per bollire il riso rapidamente e senza la paura di scuocere. Quando si cuoce in padella il fuoco non deve essere né troppo basso né troppo alto. Vogliamo un riso al dente? Allora dobbiamo sapere che il fuoco va mantenuto vivo, ma senza esagerare. Nell’aggiungere brodo al nostro risotto, poi, dobbiamo osservare un accorgimento: deve essere decisamente caldo per non arrestare la cottura. Quanto ai rice cooker, si tratta di speciali pentole elettriche programmabili che cuociono “alla giapponese”. I rice cooker sono disponibili in vari formati ma sono normalmente tarati per dosi da quattro persone. 27 eAthnic RISTORANTE LEON etnico a Thai Select Genuinità oltre confine nord-est L o scorso 13 ottobre il ristorante Leon, dopo poco più di tre anni di attività, è stato insignito del premio di qualità Thai Select, riconoscimento che il governo thailandese, attraverso il ministero del commercio estero, conferisce ai ristoranti thailandesi che all’estero riproducono con fedeltà e qualità la cucina thailandese tradizionale, in locali caratteristici e con personale particolarmente attento. La commissione del Thai Trade Center di Milano, responsabile dell’assegnazione del riconoscimento, ha conferito l’attestato nella categoria Premium, cioè il massimo riconoscimento di qualità. Tre gli obiettivi del marchio di qualità Thai Select: riconoscere la qualità dei migliori ristoranti thai, diffondere la conoscenza della cucina thai e incoraggiare i ristoratori a migliorare i loro livelli qualitativi. Cucina thai nel cuore dei vigneti veneti. La piacevole scoperta è quella di un ristoratore veronese che con la moglie, thailandese doc, ha portato tra le colline della Valpolicella i sapori d’oriente. Con qualche sorso di Recioto English text on page 38 C IL GUSTO DEL SORRISO Il sorriso e la disponibilità sembrano davvero il tratto distintivo del popolo thailandese. Lo si capisce al ristorante Leon dove Nisa, titolare e chef, originaria del nord-est del Paese, è sempre pronta ad accogliere i clienti con garbo e grazia. E i clienti, che da tre anni hanno imparato ad apprezzare i sapori intensi della cucina thai, davvero sembrano gradire. 28 hi l’ha detto che l’etnico è una moda metropolitana? A 200 chilometri dai sushi bar milanesi, nel cuore dei vigneti della Valpolicella, dove tutto fa pensare a tradizioni nostrane più che ai sapori d’Oriente, da tre anni un piccolo ma caratteristico locale è diventato un punto di riferimento per quanti hanno scoperto il piacere della cucina thailandese. L’occasione di portare nella terra dell’Amarone il gusto speziato del tom yam kung, piatto nazionale thai, lo si deve a un ristoratore veronese doc, Lorenzo Borsoi, e alla sua compagna Nisa, con lui titolare del locale e chef, originaria di Bandung, un villaggio del nord-est del Paese nella provincia di Udon Thani, non lontano dal Laos, ma in Italia da vent’anni. Qui al Leon tutto è curato per ricreare le atmosfere thai: i colori scuri, le decorazioni in oro, l’ambiente elegante e un servizio raffinato. Non è bastato infatti il cibo – attento a rispettare il gusto dei piatti nazionali più che a valorizzare le tradizioni di singole regioni del Paese – ad assicurare al Leon, lo scorso ottobre, il prestigioso riconoscimento Thai Select, marchio di qualità conferito dal governo thailandese attraverso Etnico senza sorprese Riso, gamberi ma anche manzo. E naturalmente il curry, rosso e verde, e il latte di cocco, che qui abbonda in diverse combinazioni. I piatti proposti al Leon sanno stupire, ma anche assecondare i gusti del pubblico occidentale. il ministero del commercio estero ai ristoranti che fuori dal Paese riproducono con fedeltà e qualità la cucina thai offrendo un servizio accurato (vedi box). E accompagnato, perché no, da quel caratteristico sorriso del personale che qui al Leon non manca mai. «Un riconoscimento importantissimo per me che sono italiano – spiega Borsoi – perché certifica la capacità dei mio locale di proporre una cucina e un ambiente genuinamente thailandese». Signor Borsoi, aprire un ristorante thailandese in una terra di ricche tradizioni gastronomiche è una vera e propria sfida... «In un certo senso sì. Devo dire che tre anni fa non si avvertiva una grande domanda di cucina etnica, nel nostro territorio. Abbia- mo però voluto scommettere su una nicchia di potenziali clienti curiosi che abbiamo voluto far crescere. E così è stato, grazie al passaparola. Da noi oggi viene gente del posto, qualche thailandese, ma anche “fanatici” perlopiù italiani che si fanno anche 100 chilometri per gustare i nostri piatti. Anche perché non c’è un’offerta di cucina orientale, nella zona». Ci può dire almeno uno dei segreti del suo ristorante? «Naturalmente abbiamo dovuto ancorarci fortemente alla tradizione locale, almeno per quanto concerne la lista dei vini. Non possiamo non proporre quelli locali: il Valpolicella classico, il Valpolicella superiore, il Recioto, l’Amarone, il Ripasso. Ultimamente abbiamo aggiunto anche un Custoza». Ci parli un po’ della vostra cucina. Quali sono i piatti più apprezzati dai clienti? «Sicuramente l’antipasto misto ma anche il panaeng noea, cioè straccetti di manzo al curry rosso e latte di cocco, e poi la zuppa al curry verde con straccetti di pollo, il pat thai, cioè fettuccine di riso ai gamberi, e naturalmente il piatto nazionale, il tom yam kung, una zuppa di gamberetti servita nel mofy, una zuppiera riscaldata a fiamma. Il nostro è un menu classico thailandese: non ci sono cioè ricette regionali, anche se la chef sa preparare tutte le specialità della regione di cui è originaria. Qui le combinazioni di gusti sono infatti molto particolari e difficilmente proponibili ai clienti europei». n 29 RISTORANTE INTERVISTA A Tommaso Arrigoni TRadizione creativa eAthnic LA VETRINA DEI PRODOTTI 01. Pearl River Bridge Superior Light Soy Sauce, salsa di soia proveniente dalla Cina. Confezione da 8 litri 02. Rain Dried Oil Noodle, noodles di frumento a nidi. Pacco da 340 grammi 03. Sukina Udon di frumento, varietà di noodles preparati con farina di grano, tipici della cucina giapponese. Confezione da 600 grammi 04. Kaitatuya Yaki Sushi Nori, alghe nori giapponesi in pacco da 125 grammi 02 01 La qualità della cucina italiana con un pizzico di innovazione. Lo chef di Innocenti Evasioni, stellato Michelin dal 2008, racconta il successo del suo ristorante. Gli ingredienti? Tanta gavetta, un viaggio illuminante in Giappone e un occhio di riguardo ai desideri del cliente English text on page 39 M ilano. Una piccola vietta privata un po’ nascosta nei pressi di viale Certosa. Le case a ringhiera tipiche della vecchia periferia del capoluogo lombardo. In questo contesto sorge il ristorante Innocenti Evasioni, stellato Michelin dal 2008. «Quello fu un anno irripetibile – afferma lo chef e proprietario Tommaso Arrigoni, intervistato da Eathnic – : la conquista della stella, l’arrivo di mio figlio e l’acquisto della nuova casa». Un traguardo raggiunto dieci anni dopo l’apertura del locale, rilevato da una precedente gestione assieme al co-proprietario e chef Eros Picco, con cui Arrigoni ha condiviso alcune esperienze nei più titolati ristoranti italiani e francesi, oltre ai viaggi in giro per il mondo alla ricerca di spunti e idee innovative. Come ha influito sulla sua cucina il periodo trascorso in Giappone? «Del Giappone sono innamorato. Con i nostri amici giapponesi, che lavorano quasi tutti in questo settore, abbiamo un canale aperto da molti anni. Non c’è dubbio che quell’esperien- 30 Nato sotto una buona stella N ato a Busto Arsizio nel 1971, Tommaso Arrigoni inizia il suo percorso formativo all’Istituto alberghiero Carlo Porta di Milano, città in cui ottiene il diploma di Sommelier fino al terzo livello. Negli anni abbina periodi di crescita all’estero (Usa e Giappone su tutti) a esperienze nei migliori ristoranti milanesi, tra cui spiccano Sadler, Al solito posto e Al genovese, tutti stellati Michelin. Fa parte, infine, dei Jeunes Restaurateurs d’Europe, associazione che riunisce i migliori e più giovani rappresentanti europei dell’alta gastronomia. za condizioni tutt’ora il mio modo di pensare e di cucinare. È servita per introdurre nuove materie prime, nuovi abbinamenti, nuove tecniche di lavorazione del cibo. Un esempio è quello del pesce marinato: nulla mi vieta di prendere spunto dalla cucina giapponese per il taglio o di condirlo con wasabi o salsa di soia. E poi al Giappone è legata una tradizione che conserviamo da anni... ». Quale? «Abbiamo sempre uno stagista giapponese in cucina, che cambiamo ogni sei mesi. Si tratta di ragazzi che vengono in Italia per fare esperienza e per conoscere la nostra cucina. È un’opportunità di crescita per loro, ma anche per noi». Cosa pensa della crescente diffusione dei ristoranti etnici a Milano? «Credo vada fatta una distinzione: in gran parte dei casi noto poca professionalità e una buona dose di improvvisazione, e questo è un problema che non coinvolge solo i locali etnici, ma la ristorazione in generale; noi, 04 03 però, non ci sentiamo in concorrenza con questa tipologia di ristorante, che si rivolge a un target completamente differente rispetto al nostro. Devo poi dire, invece, che esistono effettivamente anche alcuni ristoranti in grado di offrire vera cucina tradizionale di qualità. Il mio preferito è Finger’s, di Roberto Okabe (che insieme ad Arrigoni ha partecipato a Taste of Milan, rassegna annuale che riunisce i migliori 20 chef milanesi, ndr )». Parliamo della vostra cucina: con quale aggettivo la descriverebbe? «Razionale. Penso che una persona che fa il mio mestiere non debba “volare troppo alto”, ma abbia il dovere di assecondare i desideri dei clienti. Chi va al ristorante non lo fa solamente per gustare un piatto raffinato, ma anche per rilassarsi. Ecco perché è necessario abbinare alla cucina un servizio di pari livello». Il vostro menu cambia ogni mese. Come scegliete i piatti da proporre? «Seguiamo innanzitutto la stagionalità dei prodotti. Abbiamo poi alcuni piatti che sono dei nostri marchi di fabbrica: ad esempio i maccheroni al torchio con ragù di manzo, il filetto di maialino con pesche all’aceto balsamico o la torta al cioccolato e lampone. In generale, la nostra cucina abbina i piatti tipici della tradizione italiana con qualche ricetta più creativa. Senza dimenticare i clienti vegetariani, per cui prevediamo sempre almeno un antipasto, un primo e un secondo, e i celiaci, che da noi possono gustare un pasto completo, anche se per i dolci la scelta è ancora limitata». Dove acquistate le materie prime? «Abbiamo un paio di aziende di fiducia da cui ci riforniamo, diverse dalla grande distribuzione. Puntiamo molto sulla genuinità dei prodotti, un concetto che da sempre ci sta a cuore». Novità per il futuro? «Stiamo lavorando alla realizzazione di un bistrot, che dovrebbe nascere tra un paio d’anni all’interno dello stabile di Innocenti Evasioni; sarà in grado di coprire anche il segmento del pranzo con piatti di più veloce preparazione e dai prezzi più contenuti. Per il resto, mi auguro di proseguire su questa strada: gli attestati di stima che ricevo in sala (Arrigoni si occupa della pasticceria, delle bevande e dell’accoglienza dei clienti in sala, Picco prepara invece gli altri piatti, ndr) mi confortano. E mi viene da pensare che le rare lamentele che riceviamo derivino da un errore alla base: la nostra è una cucina che va scelta consapevolmente, apprezzata e capita, e non pretendiamo che vada a genio a tutti». n 31 eAthnic NEWS English text on page 40 eventi NUMERO Un cibo che vale un... Perù Il cibo etnico entra nelle sedi istituzionali. Lo scorso 3 ottobre, infatti, si è tenuto un convegno sulla gastronomia peruviana nella Sala della Protomoteca del Palazzo Senatorio del Campidoglio, a Roma. L’evento – sponsorizzato anche da Uniontrade, azienda leader nell’importazione di cibo etnico – è stato organizzato da Semillas Latinas, associazione che nasce con l’obiettivo di promuovere i prodotti dell’America Latina in Italia, e ha avuto l’appoggio del sindaco di Roma Gianni Alemanno, dell’assessore Gilberto Casciani e di Madisson Godoy, membro della Consulta cittadina per la rappresentanza delle comunità straniere a Roma. Inoltre, è stato decisivo l’apporto dell’università Campus Bio-Medico di Roma, che per l’occasione ha avviato uno studio scientifico sulla validità delle caratteristiche organolettiche dei prodotti provenienti dal Perù. ricerche dÖner-KEBAB L’etnico va veloce 32 Gira lo spiedo... e l’economia tedesca Wurstel e crauti? Birra? No, il motore dell’economia tedesca è il... döner-kebab. L’industria che ruota intorno al celebre fast food mediorientale è stata infatti in grado di competere, negli ultimi decenni, con colossi della ristorazione veloce come McDonald’s e Burger King, diventando una vera e propria icona soprattutto per i più giovani e ha creato ben 60mila posti di lavoro in Germania. Ed è proprio la Germania, grazie anche alla presenza di una comunità turca molto numerosa e attiva, il Paese in cui questo boom ha avuto inizio. In particolare, è stato il 78enne Kadir Nurman, cittadino turco residente a Berlino da molti anni, ad aprire nel lontano 1972, proprio nel pieno della Guerra fredda, il primo punto vendita di questo tipo, proprio di fronte alla Banhoof Zoo, la stazione resa tristemente celebre dal film Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. E oggi, nonostante il kebab sia diffuso in tutto il mondo, sono ancora quelle tedesche le più grandi aziende agroalimentari a produrlo e sono numerose le realtà nelle quali sono i dipendenti tedeschi a prendere ordini da un titolare turco. Editorial Ethnic protagonist PAGE 02 or once, let’s start from the end. Or rather from the last page of our magazine, where the briefs can be found. Here we find some interesting snippets that sum up perfectly how ethnic food has spread in Italy and western society. On 3 October, at the Rome city hall, a conference was held on Peruvian cuisine sponsored among others by Uniontrade, and the Biomedical Campus University launched a scientific study on the characteristics of products from the Andean country. This is a sign that by now ethnic food hasn’t only become part of the customs and habits of Italians but has also entered institutional settings. But that’s not all. Also in the briefs section of this edition of Eathnic, we learn that the father (we can call him that) of dönerkebab, the Middle Eastern fast food that Westerners increasingly appreciate, recently celebrated his 78th birthday. His name is Kadir Nurman and he is a Turkish citizen who opened his first store in the long-ago 1972 in West Berlin. Since then, the world has changed: the Berlin Wall fell and little by little, people’s prejudices have also ceased, seeing that today the döner-kebab is by far the preferred fast food of Germans F ENGLISH 03 and has created, in Germany alone, some 60,000 jobs. This is a sign that ethnic food also contributes significantly to the economy of a Western country. A West that is increasingly seduced by oriental tastes, and not only by Chinese and Japanese cuisine. For example, Thai food is increasingly popular, thanks to genuine ingredients like rice, coconut milk, top quality fruit and vegetables and tasty sauces. Thailand is a country that is becoming an increasingly important trade partner for Italy, as has been noted by the Thai Trade Center, which collaborated on this issue. An issue to be read from start to finish. Thailand Where water meets earth PAGE 04-09 imple and sophisticated at the same time. Nearly magical in its unexpected combinations. Thai cooking is probably the most original among oriental cuisines. Possibly less known to Westerners than other types of Asian cooking, they still seem to like it a lot. S Rice at the forefront Along with the usual characteristics of oriental cuisine – Thai dishes are spicy and combinations between different flavours such as sweet, sweet and sour and salty are frequent – Thai food also has numerous western influences. It is not a surprise that still today in the best restaurants of Bangkok one can order a khao-pudamerikan, American fried rice, that American soldiers liked so much during the war in nearby Vietnam. The ingredients? Salted rice with sausage, vegetables and pineapple mixed with ketchup and served with a fried egg. Thai food gets lighter and more delicate the closer you get to its traditional roots. Because the main wealth of this land is its raw materials, which are exported worldwide. And above all, obviously, comes rice, the king of the table in all Southeast Asia. Immense paddy-fields and women bent over water represent the most typical image we associate with these extraordinary lands. But Thai rice has more to it than the cereal we often find on our table; it is scented. And the fragrance of these varieties can be smelt in the fields. Thai rice is also characterized by long crystalline grains. The natural fragrance is enhanced during cooking, like the aroma of freshly baked bread. Many Thai dishes are served with this kind of rice boiled or fried in a pan served with the traditional ingredients used in the region: chicken, pork, shrimp and vegetables. Spaghetti are unique Typically oriental, in this corner of the continent, is the tradition of cooking noodles. Another dish often found on the menus of Thai restaurants is the phad-thai based on a noodle variant introduced in the country from China and which has played an important role in the country’s diet. Phad-thai is cooked in different ways: with a sweet-and-sour sauce, with tofu, eggs and dehydrated shrimp, nuts and lemon juice. Some other examples? The Gai-pud-med-mamuang, made of fried chicken, cashew nuts and oyster sauce, the tom-kagai, a sweet-and-sour chicken soup with mushrooms and basil mixed with a sauce and other fresh produce, and the tom-yum-goong, a spicy scampi soup. Thailand offers ingredients from the land, which yields tasty fruit and vegetables, and the sea, which has excellent seafood. All types of fruit Thailand is rich in fresh fruit that tourists like so much as they discover varieties unknown elsewhere. Thanks to its climate and the extent of its natural resources, Thailand produces fruit both for the domestic market and export – sometimes dehydrated – and is well received s L’etnico va. Anche per un pasto al volo. Secondo una ricerca sulla ristorazione veloce condotta negli scorsi mesi da Afidamp Servizi, associazione nazionale di categoria che rappresenta le aziende che operano nel settore del cleaning professionale, sono proprio i ristoranti etnici i locali maggiormente utilizzati dagli italiani per acquistare un pasto da mangiare in pochi minuti. In particolare, al primo posto si trovano i ristoranti maghrebini, preferiti dal 46,4% degli intervistati, seguiti da quelli cinesi, scelti dal 34,6% del campione, giapponesi (29,4%) e messicani (20,9%). A e thnic 33 eAthnic ENGLISH TEXT worldwide. Thai fruit is appreciated for its vivid and bright colours, variety of tastes and the high level of vitamins, minerals and fibre. On top of the fruit one finds in Italian markets such as watermelons and apples, there are mangoes, papayas, lychees, tamarinds and pineapples as well as the less known but just as tasty rambutan (similar to a lychee), mangosteen (from which is made a delicious and healthy juice), durian (with a strong taste that not everyone likes), jackfruit (the biggest tree-borne fruit), pomelo (a strange citrus fruit in the shape of a pear) and longan, a small fruit that grows in bunches. Eaten plain or in elaborate dishes, these products are the best example of the tastes found in this fascinating country. T 34 A cultural melting pot PAGE 08 cultural melting pot. The term is particularly appropriate when talking about Thailand. A country with such a complex gastronomy must also be so socially, with about 40 ethnic groups living in a territory of “only” 500,000 square kilometres. A The population of 65 million is formed by numerous groups spread all over the country, of which about 20 million live in the hills of northern Thailand. Many come from nearby countries, such the Chinese Haw, Cambodians, Indians, Laotians, Mons, Malaysians and Vietnamese. The largest ethnical group is formed of the Thai, descendants of the Taikadai, a population originating from southwestern China and that immigrated to Thailand and other areas of Southeast Asia. The Thai are divided into subgroups according to where they settled. Among others are the Thai yai, from Burma, the Thai lue, from the Chinese province of Yunnan, and the Thai song dam, from Vietnam. Thai belong to various regional communities that include the central, northwestern, northern and southern groups. Each group has its dialects but all of them have been educated to speak Thai. The Thai have a high literacy rate, reaching about 90 percent, and a strong inclination for studying. The central group is dominant. It managed to preserve its language and culture even though the northwestern group is larger. There is also a great number of religions. Thai are mainly Theravada Buddhists and their ethnical identity is strongly linked to religion and culture. But classical Thai literature derives from India. The Indian epic Ramayana has a Thai equivalent called Ramakien. Local arts include Thai boxing, called Muay Thai, traditional Thai dances and the Nang Yai, the Siamese shadow play. Naturally, modern Thai culture is influenced by immigrants, especially Chinese and Indian. An example? The Thai greeting, wai: a slight bow with the palms pressed together in a prayer-like fashion. Noodles Oriental pasta PAGE 10 t is often said that Chinese invented spaghetti. And it may well be true. The art of preparing strings of pasta to cook in boiling water and season as one wishes is much older that the oldest of Italian pasta shops. The East has known for thousands of years the recipe for noodles, the traditional oriental vermicelli. But the similarity between Italian and Chinese spaghetti is only superficial. Indeed noodles, strips and strings obtained from a dough of flour, water and salt are usually made with ordinary wheat flour, while the dough of Italian past is made with durum wheat. What is certain is that noodles represent in the East what pasta represents for us Italians: a fundamental dish of our diet. A figure can give a clearer idea. Noodles are the among the dishes most eaten in both in eastern and southeastern Asia, and up to 40 percent of flour consumption is destined to their making. Their origin is ancient. Some claim that “small Chinese spaghetti” appeared in northern China around 5,000BC. However, the product now known under that name was only developed over the past 2,000 years. I before being slaughtered) to ensure a complete and spontaneous bleeding to death with only one cut. Sales of Halal food have increased significantly in the whole of Europe over the past years. In France, a country with a large Muslim population, sales growth for these products has reached 15% a year. In Italy there are a lot of Islamic shops and supermarkets that sell certified Halal meat. In our country, Halal Italy is the only official executive body manHalal dated by the Islamic certificaWhen food is pure tion agency in Italy (CCIB). The PAGE 12 he Muslim world is expand- Halal processing is guaranteed ing. And so do the needs by a logo on the packaging of of Islamic communities, which the products. continue to follow their traditions thousands of kilometres Shrimp from home. So the concept A gift of the sea of halal, lawful in Arabic, has PAGE 14 reached our shores. Halal desn Arequipa, Peru’s second ignates what is permissible city after Lima, there is a according to Islamic law. It’s tradition. Ceviche is a typical opposite is haraam, forbidden. seafood dish popular in all LatIt is mainly food that is gov- in America, prepared only with erned by religious rules. What shrimp. The best, of course, are we ingest, according to Islam, those fished in the Pacific. Behas to respect both the body cause South America is a land and the soul. Over the past of great seafood tradition, esyears, the preparation of food pecially shellfish. according to Halal principles In Ecuador and Peru, shrimp has also spread to Italy, espe- are common in many dishes of cially for meat. Islamic precepts coastal cities and fishermen’s have specific rules for slaugh- villages. And in these dishes, tering, which conflict with Eu- seafood is unexpectedly comropean regulation. bined, at least for us EuropeHalal slaughtering must be ans, with meat and rice. carried out by adult Muslims If it is true that shrimp are and with other instruments popular not only for Peruvians than those used for non-Halal but all Latin American populaslaughtering. The animal must tions, the record for production be conscious when killed (con- goes to Ecuador. The country trary to European rules, which is the world’s biggest exporter, to reduce suffering impose selling everywhere starting with that the animal be stunned the United States of America. It seems that it happened under the Han dynasty – 206-220 AD-, which as a result of its expansion introduced on a wide scale in China the grinding of wheat for the production of flour. There are different types of noodles other than the classic recipe. Some are made with rice, potato, maize, vegetable and nut flours. There are also noodles made from millet, such as Indian ragi noodles, buckwheat and acorn. T I The main product imported by the U.S., representing 39% of the total or 93,000 tonnes, are beheaded shrimp with their shell, of which Ecuador is the main supplier. From a nutritional point of view, prawns and shrimp are certainly healthy. They contain zinc, magnesium, iodine and iron. Not only, a recent research showed that that the head and shell of shellfish contain astaxanthin, a carotenoid responsible for the crustacean’s red colour and containing antioxidant, useful to delay the aging of our body. Light, thanks to low fat contains and a high percentage of water, shrimp are also available frozen. This means of conservation, contrary to certain clichés, does not alter their nutritional properties or taste. C.P. Intertrade An international resource PAGE 16 PF – Charoen Pokphand Foods – started by producing and distributing animal feed in southern Thailand. But, today, it is a leading group in the Asian food industry and was founded in 1978. Its international sales division is CP Intertrade, and it is known worldwide mainly thanks to the products (starting with rice) of its famous brand Royal Umbrella, which is easily found in Italy. Eathnic met Nuchanart Sirikulpimarn, the company’s manager for Italy. markets straight after its creation. The first country we approached was Singapore. Over the years, we built a global presence. CP Intertrade, which has more than 300 employees, has grown constantly and our brand Royal Umbrella is recognized as a market leader for rice. There are all the elements to believe that the international success of the company will continue, if we consider that in the last five years our business grew by about 50% every year to reach sales of nearly one billion dollars in 2010». What about your presence in Italy? «The brand Royal Umbrella in Italy is usually considered as “premium quality” in the ethnic market. To reinforce our brand in Italy every day we proactively work to organize many marketing activities involving our distributors». What products do you sell? «We have to start talking about rice and our more than 30 years of experience in producing scented rice and other varieties. The brand Royal Umbrella is known worldwide for its different kinds of rice. The types we produce are varied, such as jasmine-scented Thai rice, white Thai rice or parboiled Thai rice. Along with rice, which is our main business, we export other excellent Thai products, such as fruit, vegetables, sauces, condiments, and noodles, always under the Royal Umbrella brand. Thanks How did your company expand to this brand our company has abroad? created a global marketing and «Our company entered foreign sales network and is capable C s Exports Thailand can be found everywhere PAGE 06 hailand has good trade relations with Europe and the rest of the world. This is demonstrated by data released by the Thai ministry of commerce: in the first six months of 2011, the country exported about €95 billion in goods worldwide. Exports to Italy reached more than €800 million and food products represented a large share. «Rice, sugar, tapioca, frozen shrimp, fresh and dehydrated fruit and prepared chicken are the main food products that Thailand currently exports in the world», explains Roberta Ronda, head of food marketing at the Thai Trade Center in Milan. The trade center operates under the aegis of the Thai government’s trade promotion department. With two offices in Italy, the Thai Trade Center liaises between Thai exporters and potential Italian buyers by providing the information necessary to build long-lasting trade relationships with Thailand. Italy is an important buyer of Thai products. «Thanks to a sea rich in fish, Thailand exports a lot of seafood to Italy, such as shrimp, squid and cuttlefish. Another important food item is rice, whose imports rise year after year». Thailand exports 70% of its rice production. Obviously, exporting requires rigorous controls, which are already in place, as shown by an examination of the fruit and vegetable sector. The government, with producers and exporters, is finalizing the implementation in the whole industry of the best quality control systems. The new measures involve crops, harvesting, packaging and transport. For years, Thailand has been recognized in Southeast Asia as a centre of excellence for food packaging because of the great attention it has towards product safety. ENGLISH 35 eAthnic ENGLISH TEXT of distributing its products in all of Thailand’s 76 provinces and in 88 countries in Africa, Asia, Europe, Middle East and North America». How do you guarantee the quality of your products? «Our business model follows the production process from the field to the table. Our longterm objective is to become market leader in our sector. For this reason we introduced in our daily operations the principles of food safety and sustainability, to be able to satisfy the desires and needs of our clients. To this effect, we were granted by the Thai prime minister the award of best exporters and best producers of rice in our country and we have many certifications regarding the safeguard and respect of the environment, safety and quality». Yeo's From a tiny store to a multinational PAGE 19 eo’s is today one of the giants in the Asian food industry. As often happens in these cases, however, what is today a multinational was born several years ago as an artisan shop with minimal dimensions. To be exact, it was a small store specialized in the production and sales of soy sauce in Zhangzhou, in the Chinese province of Fujian. A few decades later, in the year 1935, the company began its international expansion, starting in Singapore and continuing in 1942 in Malaysia. The real change occurred in 1950: in that year the sales offering was expanded and began to include a variety of local foods and beverages. Today Yeo’s is one of the most important brands for the production and sale of ethnic products, both locally and throughout the world. Its beverages are well-known: among these is soy bean drink, which is available in a large, 1-litre format or in a smaller, 250 millilitre; or lychee drink, a beverage that has the taste of this little exotic fruit – typical of Southeast Asia, in particular southern China – and chrysanthemum tea drink, sweet and very delicate, both in cartons of 250 millilitres. Y M 36 tional icon; it’s enough to think of the fame that surrounds the family who founded it. Teresita Reyes, nicknamed Mama Sita, is known throughout the country for her cooking abilities while her mother, Doña Engracia Reyes, is recognised as the “mother of Philippine cooking”. Mama Sita’s produces a wide range of sauces and spice mixes that form the basis of Philippine cooking. In particular, she recently launched a new line of pre-prepared sauces. Among these are caldereta sauce, a spicy condiment for meat; kare-kare sauce, a peanut-based sauce; sinigang sa sampalok, a tamarind sauce for soups; menudo, a tomato sauce for meats ; and sweet and sour sauce. The coconut Healthy and versatile PAGE 20 f a man came on earth with nothing else but a coconut tree he could live forever happy and content». These words of an Arab saying give the idea of the characteristics of this plant, capable of producing one of the most complete and nutritious fruits. It is not a coincidence, if the peddlers who invade Italian beaches during the summer have decided to sell slices of coconut. During the scorching August days, the fruit’s high potassium contain is perfect to replete mineral salts and the fruit contains a high proportion of proteins and saturated fats. But, who eats a slice of coconut on the beach cannot taste its milk, a real panacea. I It's also one of the most exsported products by the exporter Countries. According to the principal italian importers of ethnic food, Thailand is the most important exporter (then there are Sri Lanka, Malaysia and Brazil, the first of not-asian Countries) and many people substain that the quality of Thai coconut milk is excellent. A curiosity: its consumption is popular in the most of Asian community, but also in African and Southamerican people. And also Italian people are starting to appreciate it. Not only is it healthy, the coconut - whose name was given by Spanish explorers who called it coco, or monkey’s face, probably because of the similarity with the face of our ancient ancestors – is a fruit that has many uses. Not only desserts Let’s start with the kitchen. In our country, coconuts are mainly used fresh or dehydrated to prepare and decorate desserts. In other regions, especially Asia, Africa and South America, this fruit has a key role in local diets and is an important ingredient in tipical dishes not only sweet , but also and especially in savoury dishes. One of the thai dishes most known in the world, for example, is massaman, curry chicken and coconut milk. In the Philippines, one of the most famous dishes is kilawin, raw fish marinated in vinegar, abundantly seasoned with sliced chili and coconut cream. There are many coco-flavoured products, starting with alcoholic beverages. Coconut milk is used to produce a beverage called Toddy, or palm wine. Malibù is another famous drink, coco-scented rum, sweet and refreshing. An economic resource Its culinary applications do not explain on their own why the coconut is one of the main sources of revenues of producing nations, which include the Philippines, Thailand, Malaysia and Sri Lanka. It has many derivatives that are used in different industries. Coconut oil can be used to produce margarine, cosmetics as well as body and hair care products such as shampoos and soaps, animal feed and disinfectants. The mesocarp, the husk that covers the kernel, can be used to plait hair, mats and to thatch the roofs of huts. Not only the fruit is of great use, so is the tree. The trunks of coconut palms provide a wood easy to carve. A bit of history A fruit from the sea PAGE 21 he origins of the coconut are still uncertain. But in 1862 Charles Darwin wrote that the most likely hypothesis is that coconut trees originate from one region and were then dispersed by the sea. On this basis, the Indonesian archipelago and South America seem the most likely areas of origin of the Cocos nucifera, as it is called scientifically. The diffusion of the coconut worldwide seems to have to occurred thanks to a natural cause; the fruit’s ability to float T in water and subsequently to be transported by sea currents. It seems that coconuts can still germinate after 110 days, a period during which, depending on the current, they can travel up to 5,000 kilometres. One must not forget that man, especially during the colonial period, contributed to the global dispersion of the exotic fruit. In Europe, the coconut arrived thanks to the Portuguese and Spaniards, who discovered it exploring central and southern America. Nowadays, coconut trees grow in many tropical countries. The main ones in Asia are India, Thailand and Sri Lanka; in the Americas, Mexico and Brazil and in Africa, Mozambique, Tanzania and Ghana. It is not a coincidence that each of these countries has a coast. The sea has a positive influence on the growth and development of this plant. But in the case of particularly favourable climatic conditions, it can also grow inland. Coconut trees can live more than a hundred years and grow 40 metres high. Each plant can produce five to 10 fruit, each weighing up to two kilos. Its qualities The world in a nutshell PAGE 22 efreshing, pleasant, summery: this is how Westerners see coconuts. But the qualities of this product are nearly infinite. In Latin America and Asia, there are many products that use the kernel and juice of the Cocos nucifera. Non only the kernel (the white bit) and the juice (the “milk”) are used. R Even the tree’s sap is employed for culinary applications. It is extracted by cutting young inflorescences to produce palm wine, a thirst-quenching drink, ideal for the warm months of the year, but also palm vinegar and palm liquor. Better known by Westerners is coconut milk, available in two versions: for cooking or to make desserts and in cans, for drinking and it is sometimes sparkling. The kernel is used to produce copra, an ingredient employed for the production of coconut margarine, a vegetable oil used in baking as a substitute for butter. The kernel is also sold fresh, dried, in powder, in syrup or as jam. Coconut oil, obtained from dried kernel, is mainly used for cosmetics. Known as an ingredient for hair care products (it has been used for thousands of years in warm countries to straighten hair), it has nutritional qualities and helps keep cholesterol in check. What else could you ask for? The store/Il Suq-Cagliari When Sardinia rhymes with ethnic PAGE 23 t isn’t a misnomer. The shop in this issue is called Suq – Oriental spices and aromas of Cagliari, but as its owner, Pamela Solinas, explains the store «tries to offer the largest choice of ethnical products, from food to ceramic, from tea to utensils, originating from different continent, not just Asia». A place where people who want to try products from Thailand, the protagonist in this issue of Eathnic, will be satisfied. I What are the store’s characteristics? «It is a family-run business based in Cagliari since 1995. The more than 15 years of experience is a guarantee for clients. We don’t only focus on the products, which we change continuously, but also on the store’s design». Who are your clients? «About 40% are foreigners, especially Filipinos, north Africans, Pakistanis and Indians. The rest are Italians». Have you seen an increase in demand lately? «There was a constant increase from the opening until 2006. Over the past five years, sales have been stable». Who are your competitors? «Competition is make up mainly of small supermarkets run by foreigners but who are more specialized in a type of product and sell largely to their fellow countrymen». Which Thai products do you sell more? «Thai products never lack from our shelves; we sell mostly rice and coconut milk, but also curry and soy, fish and oyster sauces». What objectives do you have for the coming months? «We hope to obtain a good response to the launch of our new online store www.ilsuq.it. We will also insist on the sale of organic products, which are enjoying a great success. We would like to add to our offer products from eastern Europe». s To conclude, can you summarise the values of your company? «We rely on three pillars, the primacy of the consumer, professionalism and innovation. These three principles generate many others such as the focus on quality, the technological upgrading of our production processes, the attention dedicated to marketing and brand building. And we mustn’t forget human resources, which are fundamental to enable CP Mama Sita's Intertrade and Royal Umbrella Cooking... done at home to maintain very high perform- PAGE 19 ance levels». ama Sita’s, in the Philippine islands, rhymes with traditional quality cooking. In the Asian country, indeed, this company is a real na- ENGLISH 37 eAthnic ENGLISH TEXT The interview (North)eastern trends PAGE 24 emand for ethnic products is growing constantly, says Andrea Tartari, category manager at Despar Nordest, a leading retailer in the Italian regions of Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia and part of Emilia-Romagna. The group belongs to International Spar, a distributor with 17,000 stores in 28 countries on five continents. D Have you noticed an increase in demand for ethnic food from consumers? «Certainly, figures speak for themselves. According to data to August 2011, sales of ethnic food at Despar Nordest is up 12.1% in value and 12.7% in volumes compared with last year. This compares with an 11.8% year-on-year increase in value and 11.2% rise in volumes for ethnic food in northeastern Italy, according to data released by the research institute Iri». Which are the most popular products? «The most popular ingredients are those most used in Italy, such as tortillas and soya source. However, we recently increased the range of Chinese and Japanese food which are constantly performing better. In the case of Chinese food we introduced rice wrappers and fortune cookies. For our Japanese range, we launched nori seaweed and miso, a seasoning produced from the seeds of yellow soybeans, to which are often added cereals such as barley and rice. We are always looking for new types of ethnic cooking to propose to our clients». T 38 long journey that brought this magic plant to India, the Fertile Crescent and finally to Europe. On the Old Continent we currently eat two types of rice. The Japonica variety, which comes from China and has a short and round grain. From this variety stem the types cultivated in Italy and available in our stores (see box). The other variety is Indica, originating from India and which has a long and slim grain. It’s most famous type is basmati, used in Indian cuisine. A la Creole, the Chinese way or with milk Rice requires a careful cooking technique. Or to be more precise, careful cooking techniques. Because there are different ways of cooking the most popular and enjoyed cereal in the world. If you think rice only needs to be boiled, you are making a big mistake. Of course, boiling it is the simplest and fastest way, useful to make a side dish for vegetables or meat. In this case, white rice replaces bread. Like for pasta, boiling rice requires a lot of salted water. The rice has to be poured when the water is boiling. It is mixed and the water has to start boiling again quickly. The rice has to be drained when still firm and served hot. Boiled rice in mainly culinary traditions is also the base for desserts. In this case, after being boiled, the rice can be cooked on a slow burner in a pan with milk. The boiled rice can also be baked, as it the case of Creole rice, a technique to make side dishes with melted butter and stock. Rice can also be fried, as done by the Chi- nese. The technique involves boiling rice with spices (usually bay leaves and clove) and then quickly frying it in a wok, the traditional Chinese pan that enables you to use little oil. The three phases of a risottos The last method to prepare rice, but not the least, is risotto. It’s preparation requires three phases: toasting, cooking and mantecatura (creaming). In the first step, sliced onions and butter are cooked in a pan until translucent. The rice is then added and toasted to absorb the fat but has to remain pearly white. White wine is added and let evaporated. Cooking is done at a low temperature and the rice has to be soaked with boiling broth, which has to be added gradually and stirred regularly. When the rice is cooked, the pan is taken off the heat. Butter and grated Parmesan cheese are added and vigourously stirred to obtain a creamy texture. Leon Ethnic in Northeast PAGE 28-29 ho said that ethnic food is a metropolitan fashion? Two hundred kilometres from Milanese sushi bars, in the heart of the Valpolicella vineyards, where everything brings to mind our traditions more than the tastes of the Orient, for the last three years a small but characteristic restaurant has become a reference point for those who have discovered the pleasure of Thai cuisine. The spicy taste of tom yam kung, the national Thai dish, was brought into the land of W Amarone by a native Veronese restaurant owner, Lorenzo Borsoi, and his companion Nisa. The 44-year old Nisa, who like Borsoi is also owner and chef of the restaurant, hails from Bandung, a village not far from Laos in the province of Udon Thani in northeast Thailand, but has lived in Italy for the past twenty years. Here at the Leon, a small and intimate restaurant, everything is designed to recreate the Thai atmosphere: dark colours, gold decorations and refined service. And all this, and not only the food– which is careful to respect the taste of Thai national dishes rather than to highlight the tradition of the individual regions of the country – served to ensure the Leon, last October, the prestigious Thai Select recognition, a mark of quality conferred by the Thai government through the foreign trade ministry to those restaurants outside of Thailand that offer genuine, quality Thai food and immaculate service (see box). And accompanied, why not, by the characteristic smiles of the personnel that here at the Leon restaurant are never lacking. «It’s an extremely important recognition for me as an Italian – explains Borsoi – because it certifies the ability of my restaurant to offer a genuinely Thai cuisine and setting». Mr. Borsoi, opening a Thai restaurant in a land rich in gastronomic traditions is a challenge… «In a certain sense, yes. I must say that three years ago there wasn’t much demand for ethnic cuisine around these parts. However, we wanted to bet on a niche of potential curious clients that we also wanted to give the opportunity to grow. And that’s what has happened, thanks to word of mouth. Now people from here come to the restaurant, along with some Thai people but also to connoisseurs, for the most part Italians, who even travel 100 kilometres to taste our dishes. Also because there’s not an oriental cooking offering in the area». Can you tell us the secret of the success of your restaurant? «Naturally we have to anchor ourselves strongly to the local tradition, at least far as the wine list is concerned. We can’t not propose local wines: Valpolicella Classic, Valpolicella Superior, Recioto, Amarone, Ripasso. And lately we have also added a Custoza». Tell us a little bit about your cuisine. What are your clients’ favourite dishes? «Certainly mixed antipasto but also panaeng noea, that is beef strips with red curry and coconut milk, and then green curry soup with chicken strips, pat thai, that is rice noodles with shrimp, and naturally the national dish, tom yam kung, a shrimp soup served in a mofy, a flamed-heated soup tureen. Ours is a classic Thai menu: therefore, there are no regional recipes, even if the chef knows how to prepare all the specialties from the region she comes from. In Thailand, the combinations of flavours are very particular and can’t easily be proposed to European clients». Interview with Tommaso Arrigoni Creative tradition PAGE 30-31 ilan. A private alley, a little bit hidden in the Viale Certosa neighbourhood. A typical working-class residence (casa a ringhiera) in the old outskirts of the Lombardy capital. It is in this setting that you will find the Innocenti Evasioni restaurant, a Michelin star recipient ever since 2008. «That was an unrepeatable year – affirms chef and owner Tommaso Arrigoni, interviewed by Eathnic- the conquest of the star, the arrival of my son and the purchase of a new house». The Michelin star was obtained ten years after the opening of the restaurant, which Arrigoni bought from the previous management together with his co-owner and chief Eros Picco. Arrigoni and Picco had worked together in some of the top Italian and French restaurants, and also spent time together travelling around the world in search of inspiration and innovative ideas. M What influence did the period you spent in Japan have on your cooking? «I’m in love with Japan. With our Japanese friends, who almost all work in this business, we’ve had an open channel for many years. There’s no doubt that experience continues to condition my way of thinking and cooking. It was useful for introducing new ingredients, new combinations, and new techniques for food preparation. An example is that of marinated fish: nothing prevents me from looking to Japanese cuisine for the cut of the fish or to seasoning it with wasabi or soy sauce. And then we have a tradition tied to Japan that has lasted for years... ». What is that? «We always have a Japanese intern in the kitchen, which we change every six months. They are young people who come to Italy to gain experience and to learn about our cuisine. It’s a growth opportunity for them, but also for us». What do you think about the growing spread of ethnic restaurants in Milan? «I believe that a distinction must be made: in a large part of these, I see little professionalism and a good deal of improvisation, and this is a problem that involves not only ethnic restaurants but restaurants in general. We don’t consider ourselves competitors of this type of restaurant, which is aimed at a target that is completely different from ours. It must be said, however, that there are other restaurants that offer real traditional and quality cuisine. My favourite is Finger’s, of Roberto Okabe (who together with Arrigoni participated in Taste of Milan, the annual event that brings together the 20 best Milanese chefs). Let’s talk about your cuisine: if you had to describe it with an adjective, which would you choose? «Rational. I think a person who does my job shouldn’t “aim too high”, but has the duty to indulge the wishes of clients. Those who go to a restau- s Which clients buy ethnic food? «Our main target is a young Italian city-dweller, aged between 20 and 40 years, who travels and is interested in new tastes. Foreigners prefer to buy products in stores run by their fellow countrymen. This can be explained by the fact that the price of ethnic foods are higher How do you respond to clients’ than the ones of Italian dishes new requests? and this is understandable be«Despar Nordest organizes ad cause being niche products hoc events during the celebra- they have to be imported.» tions of the communities most present in our country. For the Rice cooking Chinese New Year, we distrib- Not only boiled uted a leaflet with products PAGE 26-27 hailand, but also Vietnam, of that country. For Ramadan, Korea, China and Southwe reduced the prices on Arab products and we had end of east Asia, are the areas where aisle displays to promote them. the first Palaeolithic commuFor Mexican products, we had nities discovered Oryza sativa, an area where one could have a the scientific name of the rice quick dinner of parboiled rice, plant. We are talking about a story vegetables, tortillas, korma and that started 15,000 years ago, chili sauces». and was the starting point of a ENGLISH 39 eAthnic ENGLISH TEXT rant don’t only do so to taste a refined dish but also to relax. This is why it is necessary to combine cuisine with service of a matching level». Your menu changes every month? How do you choose the dishes to propose? «Above all, we respect the seasonality of products. We also have some plates that are our calling cards: Torchio pasta with beef ragout, suckling pig fillet with peaches and balsamic vinegar or our chocolate and raspberry cake. In general, our cuisine combines typical dishes from the Italian tradition with some more creative recipes. Without forgetting our vegetarian customers, for whom we always foresee at least one entrée and a first and second course, and celiac sufferers, who in our restaurant can always savour a complete meal, even though the choice of desserts is still limited». expressions of esteem that I receive in the restaurant (Arrigoni handles desserts, beverages and the welcoming of customers while Picco instead prepares the other dishes) comfort me. And they make me think that the rare complaints that we receive are due to a fundamental error: ours is a cuisine that must be consciously chosen, appreciated and understand, and we don’t pretend that everyone likes it». Born under a lucky star Born in Busto Arsizio in 1971, Tommaso Arrigoni began his training at the Carlo Porta food and hospitality institute in Milan, the city in which he also obtained the third-level Sommelier certificate. Over the years, he combined periods of learning abroad (above all, USA and Japan) with experience in the best Milanese restaurants, including Michelin star restaurants “Sadler”, “Al solito posto” and “Al genovese”. He is a member of the Jeunes Restaurateurs Where do you buy your ingre- d’Europe, an association that dients? unites the best and youngest «We have a few trusty com- European representatives of panies we turn to for supplies, haute cuisine. which are not large-scale retailers. We focus a lot on the genu- Research ineness of a product, a concept Ethnic goes fast that is dear to us». PAGE 32 thnic sells. Even for a meal on the run. According to reNews for the future? «We are working on the crea- search on fast food carried out tion of a bistro, which should in recent months by Afidamp open in a few years in the same Servizi, the national associabuilding which houses Innocen- tion representing companies ti Evasioni; it will also be able to operating in the professional cover the lunch segment with cleaning sector, ethnic restaumeals that can be prepared rants are the ones which Italmore quickly and at lower ians go to most often to buy a prices. Besides that, I hope to meal to eat in just a few mincontinue on the same path: the utes. In particular, in first place E 40 ENGLISH are North African restaurants, preferred by 46.4% of those surveyed, followed by Chinese, followed by 34.6%, Japanese (29.4%) and Mexican (20.9%). Events Peruvian food stimulates debate PAGE 32 thnic food stimulates discussion. In a positive sense, naturally. Indeed, a conference was held on 3 October on Peruvian cooking in the Protomoteca hall in the Senatorial building of Rome’s city hall. The event, sponsored by Uniontrade, the Milanese company that is the leader in the ethnic food imports, was organised by Semillas Latinas, an association that was created with the objective of promoting Latin American products in Italy, and enjoyed the support of Rome mayor Gianni Alemanno, Rome councillor Gilberto Cascinai and Madisson Godoy, a member of the citizen council for the representation of foreign communities in Rome. Of note was also the contribution of the Biomedical Campus University of Rome, which for the occasion launched a scientific study on the excellent organoleptic qualities of products from Peru. E Döner-Kebab The skewer turns... and so does the German economy PAGE 32 urstel and kraut? Beer? No, the motor of the German economy is... dönerkebab. Indeed, the industry that rotates around the famous sandwich filled with W meat, sauces and lettuce, has been able to compete in the last decades with giants like McDonald’s and Burger King, becoming a bona fide icon among young people and creating 60,000 jobs in Germany. And Germany, thanks to the presence of a numerous and very active Turkish community, is the country in which the döner-kebab boom began. In particular, it was the 78-year old Kadir Nurman, a Turkish citizen who has been a resident in Berlin for many years, who in the long-ago 1972, in the middle of the Cold War, opened the first döner-kebab sales point, right in front of the Banhof Zoo, the station that was sadly made famous by the film “We Children from Bahnhof Zoo”. And today, even though the kebab has spread throughout the world, German food companies are still the largest kebab suppliers in the market and there are numerous cases where German employees take orders from a n Turkish owner. Vi siete mai chiesti dove sia stato pescato il pesce che si trova sulla vostra tavola? Molto probabilmente, in Thailandia! I prodotti thailandesi incontrano il gusto dei consumatori di tutto il mondo per la loro qualità, creatività, funzionalità e conformità agli standard di sicurezza internazionali. E’ sorprendente scoprire quanti, dei molti e più attuali prodotti della vostra casa, siano stati prodotti in Thailandia! Paese dall’immensa ricchezza culturale e dall’eccellente tradizione gastronomica, la Thailandia esporta con successo una tradizione di qualità che va di pari passo con la sicurezza e il gusto, garanzia ormai riconosciuta nel mercato mondiale. Tom Yum Goong Zuppa piccante di gamberi Dal profumato riso thai Hom Mali, dai carnosi gamberetti e calamari al tonno da mettere in scatola, dalle spezie profumate alla frutta succulenta e colorata, dalle salse dal sapore inaspettato al miglior latte di cocco in commercio, il tutto con grande riguardo alle normative internazionali in materia di sicurezza alimentare... è molto probabile che tutti questi prodotti provengano dalla Thailandia, lo scalo produttivo di eccellenza in Asia. Se l’etichetta è "Made in Thailand", ti puoi fidare! 23-27 Maggio 2012, Bangkok Per informazioni su ricerca e importazione dei prodotti thai, contattate: Thai Trade Center Milano Tel: +39 02 8901146-77 Fax: +39 02 89011478 Email: [email protected] Thai Trade Center Roma Tel: +39 06 5030804-5 Fax: +39 06 5035225 Email: [email protected] [email protected] www.thaitradeitaly.com Celebra la tradizione del buon gusto EXCELLENCE IN SAKE SINCE 1637 www.gekkeikan.co.jp