teste matte

Transcript

teste matte
TESTE
MATTE
Introduzione
alla narratività
non lineare
nel libro di immagini
Titolo / Teste Matte
Autore / Umberto Mischi
Università / ISIA, Urbino
Corso di Laurea / Progettazione grafica e comunicazione visiva
Anno Accademico / 2008/2009
Relatore / Prof. Luciano Perondi
Correlatore / Prof. Silvana Sola
Abstract
Questa tesi si pone l’obiettivo di esplorare il potenziale immaginifico
delle strutture combinatorie, in ambito narrativo, nel picture book.
La ricerca analizza le tecniche di narrazione non lineare: da quelle letterarie
— nella prosa e nella forma poetica — a quelle visive.
Il libro di immagini, con la nascita dell’albo illustrato come lo conosciamo
oggi, ha costituito una modalità sempre più interessante di sperimentazione
in ambito narrativo. Il racconto per immagini trova infatti la sua forza
negli equilibri tra testo e illustrazione ed è un campo di ricerca privilegiato
nelle relazioni, su più ampia scala, tra parola e immagine.
INTRODUZIONE
La ricerca
Il primo capitolo prende in esame l’opera di alcuni scrittori che hanno
sviluppato dinamiche narrative non lineari: dall’associazione di idee
nel Tristram Shandy di Lawrence Sterne, alla determinazione di restrizioni
strutturali nell’opera degli scrittori che aderirono al gruppo letterario Oulipo,
fino all’analisi delle scomposizioni narrative negli ipertesti informatici.
La ricerca è stata approfondita insieme a Marco Maiocchi, docente
di linguaggi e strutture ipermediali al Politecnico di Milano.
In Storie di disegni viene analizzato un libro per ciascuno dei quattro autori
e illustratori presentati. Si tratta di artisti quali Maurice Sendak, Květa
Pacovská, Claude Ponti e Roberto Innocenti. Autori e illustratori di fama
internazionale che attraverso le loro opere hanno contributo allo sviluppo
creativo del picture book. L’introduzione al capitolo è dedicata all’opera
del grande illustratore americano Maurice Sendak, nel racconto della mostra
dedicatagli nel 1988 a Roma (a cui collaborò Paola Vassalli, ora responsabile
dei servizi educativi al palazzo delle esposizioni di Roma).
Il capitolo Senza parole raccoglie alcuni importanti titoli che hanno fatto
la storia del picture book senza testo: opere silenziose in cui le immagini
stesse sono protagoniste del racconto.
Nel capitolo Più e meno l’attenzione viene concentrata a libri di immagini
con racconti combinatori. Nelle opere degli artisti presentati la forma del
libro segue le caratteristiche combinatorie del testo. Il gioco delle favole
(Enzo Mari. Danese, 1967. Corraini, 2006) ad esempio, è nello stesso tempo
un libro e un esercizio architettonico, un gioco per creare tra tante favole,
la “propria” favola. Con Storia di tre uccellini (Bruno Munari. Mondadori,
1945. Corraini, 1997) e C’era una volta un albergo (Stephen Wyllie. Editrice
Piccoli, 1987) le pagine diventano piccoli scrigni pronti ad aprirsi al lettore
curioso.
Kickshaws è un termine inglese che definisce, secondo l’Oxford English
Dictionary, “qualcosa di elegante ma inusuale, esotico... Un capriccio, minuto,
appariscente”. Kickshaws è anche il nome di una stamperia parigina nata
nel 1980 sotto la guida del tipografo inglese John Crombie e dell’illustratrice
americana Sheila Bourne. Il loro catalogo raccoglie più di 150 libri fatti
a mano, particolarmente curati nella confezione così come nella scelta
dei racconti. In questi libri la composizione grafica e le illustrazioni
interpretano il testo in modo originale.
L’ultimo capitolo è dedicato all’analisi del lavoro di giovani autori
e illustratori. Il loro modus operandi progettuale deriva dall’insegnamento
dei grandi maestri della comunicazione visiva del XX secolo e
dall’appropriazione di tecniche narrative derivata dalla diffusione
della logica narrativa ipertestuale.
1. STORIE DI STORIE
Il racconto della realtà
Nell’analisi delle strutture caratterizzate da una ricerca alla narratività
non lineare, è opportuno prendere in esame anzitutto le formule narrative
che perseguono la linearità del racconto. Il romanzo ha conosciuto
nel tempo — oltre che ad un grande seguito — anche una particolare
autorevolezza in ambito narrativo che ha condizionato il modo
di raccontare storie.
Nell’Inghilterra della prima metà del settecento, le istanze di rinnovamento
sociale che muovono dalla borghesia trovano espressione nelle forme
del romanzo realistico. Alla nascita del romanzo moderno concorrono
una situazione socio-economica eccezionale (con la presenza di un vasto
pubblico potenziale e la possibilità di investire in un’editoria “popolare”)
e la disponibilità di intellettuali conivolti direttamente e attivamente
nella vita pubblica ed economica del paese.
Risale al 1722 la pubblicazione di Fortune e Sfortune della Famosa Moll
Flanders (titolo originale: The Fortunes and Misfortunes of the Famous Moll
Flanders), conosciuto semplicemente come Moll Flanders, è considerato
la prima grande opera dell’autore Daniel Defoe e capostipite della forma
narrativa del romanzo moderno in prosa in cui la figura di un singolo
personaggio o di un gruppo di personaggi e il loro destino sono al centro
della vicenda. La novità fondamentale dell’opera di Defoe, che ispirerà ben
presto altri autori a lui contemporanei, è il rispetto di determinati criteri
di coerenza e verosimiglianza. Le storie di Defoe sono Romanzi perché
parlano della vita di persone che si potevano incontrare per strada
o all’osteria. Sebbene vi siano precedenti anche importanti (per esempio
il Don Chisciotte di Cervantes e La principessa di Clèves di Madame
de La Fayette), Defoe è in effetti il primo a utilizzare questa forma letteraria
in modo sistematico.
Il romanzo, nella forma in cui nasce nel diciottesimo secolo, la quale domina
la letteratura occidentale ancora oggi, si differenzia dalla prosa fantastica
perché rappresenta la vita quotidiana, con personaggi credibili e vicende
collocate in ambienti facilmente riconoscibili o immaginabili.
Pamela, o la virtù premiata, uscito nel 1740, è il titolo più conosciuto
dell’opera di Samuel Richardson che, assieme a Defoe, è uno dei padri
del romanzo realista inglese. La storia è costruita sulla base
di una successione di lettere cronologicamente lineare.
Richardson eleva il genere letterario del romanzo epistolare concentrandosi
sull’introspezione psicologica della protagonista.
È del 1749 Tom Jones, celebre romanzo picaresco di Henry Fielding
in cui l’autore coniuga il realismo della forma narrativa del romanzo
moderno alla comicità legata agli eventi episodici di un romanzo
di formazione.
L’opera di Lawrence Sterne
In questo contesto culturale e letterario vengono pubblicati nel 1760 il primo
e il secondo volume di Vita e Opinioni di Tristram Shandy, Gentiluomo, l’opera
più conosciuta dello scrittore Lawrence Sterne, vissuto tra il 1713 e il 1768.
Nel romanzo l’autore si diverte a ignorare l’ordine temporale della vicenda
narrata, prendendo le distanze dalla tradizione narrativa del tempo
e dalla consuetudine della prosa realistica portata al successo da scrittori
suoi connazionali.
Sterne introduce nella narrazione in prosa la tecnica dell’associazione
di idee. In un passo cita direttamente John Locke, autore del grande trattato
sui processi della mente dal titolo Saggio sull’intelletto umano del 1690.
Nel capitolo Delle idee, Locke distingue tra “connessione” di idee – una
progressione che collega razionalmente un’idea all’altra – e “associazione”,
che mette a contatto idee completamente diverse, e slegate (tranne che
nella mente che le ha casualmente unite); «e non appena l’una si affaccia
all’intelletto, l’altra associata appare anch’essa; e se ce ne sono più di due così
unite, l’intera banda, sempre inseparabile, si mostra tutta insieme».
All’interno delle pagine di Tristram Shandy, Sterne traduce il suo scetticismo
sulla narrativa tradizionale che procede per gradi. Viene rotta la mimesi del
reale attraverso l’inserimento di numerose riflessioni e divagazioni
che interessano tanto le vicende raccontate quanto il rapporto tra il testo
e l’immagine.
Gli interventi grafici nel Tristram Shandy
Alla fine del dodicesimo capitolo del primo volume, alla morte del povero
Yorick, un rettangolo nero delle dimensioni della griglia di impaginazione
rappresenta la lapide di marmo sotto la quale egli è sepolto.
La straordinarietà degli interventi grafici nel Tristram Shandy sta nel fatto
che non si tratta semplicemente di illustrazioni che trasportano in ambito
visivo brani del romanzo o citazioni. Come all’inizio del quarantesimo
capitolo del sesto volume in cui i caratteri tipografici sono utilizzati
espressamente come puro elemento grafico. L’autore li utilizza per descrive
le linee narrative dei capitoli precedenti, esaltando il fatto che esse non
siano rette.
E a proposito del quinto capitolo scrive: «Nel quinto capitolo sono stato
molto bravo, perché ho tracciato precisamente la linea seguente dalla quale
risulta che, salvo per la curva segnata con A, al qual punto feci una gita
in Navarra; e la curva frastagliata B, rappresentante la breve passeggiata
che, quando fui là, feci con la signora de Baussière e il suo paggio, non mi
concessi il minimo capriccio digressivo, finchè i diavoli di Monsignor
Della Casa non mi menarono per il giro che vedete segnato con D;
quanto alle c c c c c, non sono che parentesi, entrate ed uscite, episodi
normalissimi nella vita dei grandi ministri di stato; e, se le paragonate
con quello che altri ha fatto, o con le stesse mie trasgressioni alle lettere
A B D, svaniscono in mente».Sterne opera anche una parodia della
concezione lineare della narrazione, cara ai suoi contemporanei e alla critica
letteraria successiva. Il grande romanziere vittoriano Anthony Trollope
scrive nella sua Autobiography: «In un romanzo non ci dovrebbero essere
episodi. Ogni frase, ogni parola per tutte le pagine, dovrebbero mirare
a raccontare la storia. Gli episodi distraggono l’attenzione del lettore,
e lo fanno sempre in modo spiacevole». Sterne fa un elogio della
divagazione episodica, del racconto di piccoli eventi o ricordi, interconnessi
tra loro senza il riferimento immediato ad una storia. Anche il primato
dell’eroe, prerogativa essenziale in tutti i romanzi moderni,
viene meno in quanto il protagonista appare solo nel quarto volume
per scomparire poi nel sesto. Alla base del Tristram Shandy c’è proprio
il consapevole smascheramento di ogni presunzione di realismo e assume
quindi anche la valenza di un’opera di critica letteraria. Nel suo modo
caratteristico, ironico, rapido e fantasioso, Sterne offre ai lettori una critica
alla forma del romanzo e contemporaneamente vi apporta un contributo
fondamentale. Sterne, come Cervantes, opera una demistificazione
del genere letterario più in voga ai suoi tempi.
2. STORIE DI DISEGNI
ATTACCHIAMO LA RIDDA SELVAGGIA!
Tra gli autori che più hanno segnato l’evoluzione del libro di immagini
nel secondo dopoguerra troviamo certamente l’artista americano Maurice
Sendak. Nato nel 1928, americano di prima generazione, è figlio di Sarah
e Philip Sendak, immigrati negli Stati Uniti dalla Polonia.
Il suo nome è legato a molti albi illustrati di grande interesse artistico.
Nel paese dei mostri selvaggi (Where the wild things are. Harper and Row,
1963) ha ottenuto negli anni un enorme successo di pubblico e critica
ed è tra i più importanti titoli per bambini di sempre.
L’immaginario di Sendak è frutto della convivenza di molteplici influenze
e ispirazioni. Cresciuto a Brooklyn durante gli anni trenta, rimane affascinato
dalle letture infantili e dai fumetti (in particolar modo le avventure di Little
Nemo di Winsor McCay e Mickey Mouse, popolarissimo personaggio creato
da Walt Disney). La sua produzione è caratterizzata dalle ascendenze
ebraico polacche della sua famiglia.
In particolar modo Outside over there (terzo titolo della serie di cui fanno
parte anche Where the wild things are e In the Night Kitchen) accoglie
suggestioni legate alla sua infanzia e alla cultura ebraica. In questo libro,
Ida, responsabilizzata dal padre, viene costretta a badare alla sorella piccola
durante la sua assenza. La ragazza, gelosa della sorellina, non le presta
l’attenzione necessaria (è infatti intenta a suonare il corno). La piccolina
viene così rapita dai Goblin senza che lei possa opporre alcuna resistenza.
Queste sinistre creature la sostituiscono con una copia. Ida dovrà affrontare
una magica avventura per riportare la sorella a casa prima del ritorno
del padre. L’artista è qui ampiamente influenzato dai dipinti del pittore
tedesco Philipp Otto Runge (Wolgast, 1777 – Amburgo, 1810) e dalla musica
di Mozart. Scrive Sendak:«per questo libro volevo soltanto la musica
di Mozart. Mi costruii appositi collegamenti arbitrari pensando: “Questo
è il paese dei Grimm; siamo nel diciottesimo secolo; Mozart è morto
nel 1791; è appropriato che la musica possa essere soltanto sua”.
Dato che sono io a condurre il gioco, posso stabilire che le cose vadano
proprio come voglio». Le immagini di questo libro e delle altre opere
dell’illustratore americano sono un mix di riferimenti iconografici e citazioni
letterarie mescolati ai ricordi della sua infanzia, in una narrazione
che procede secondo cadenze oniriche. Nei libri di cui è anche autore
della storia, Sendak slega la struttura narrativa da ogni riferimento
alla realtà oggettiva. Preferisce piuttosto immaginare un viaggio
in un mondo fantastico all’interno del quale il lettore può scoprire
la meraviglia incastonata in ogni particolare dell’illustrazione.
Alla sua opera è stata dedicata una grande mostra a Roma, nell’ex
Stabilimento Peroni, nel 1988. L’esposizione, dal titolo Maurice Sendak.
Raccontare le immagini tra fantasia e sogno è stata curata da Michèle
Cochet e Paola Vassalli, con la direzione artistica di Andrea Rauch.
3. Senza parole
melodie silenziose
A volte le parole non servono. Nei rapporti umani così come all’interno
delle pagine dei libri si può comunicare attraverso il silenzio. In The Silent
Book (Yae Haga. 8plus, 2003) tutto è nero nello stagno. Fa la sua comparsa
un’anatra. Sotto gli alberi il cervo fa la guardia. Un ragno tesse la sua tela.
Gli uccelli prendono il volo, una foglia cade in silenzio. È un’elegia invernale
che ci introduce nell’universo dei libri silenziosi, in cui il lettore è trasportato
dalla forza evocativa di scelte compositive pensate “in sottrazione”. Questi
libri - nei quali spesso non c’è testo, o si trova per sottolineare un’altra
assenza - possono essere legati a esigenze narrative di diverso genere.
A cominciare da quelli di natura educativa, come I Numeri (Corraini, 1997)
di Luigi Veronesi nel quale l’artista e designer milanese compone
graficamente le pagine immaginando un ensemble di elementi che
presentano ad un giovanissimo lettore la successione dei numeri, da uno
a dieci. È un libro in cui ciascun suono viene diretto dall’autore in una
armonica composizione di tutti gli strumenti. Questo crescendo corrisponde
all’aumento degli elementi grafici nella pagina e quindi a quello del volume
del suono. Fino alle ultime pagine, in cui il carillon delle precedenti viene
ristretto al tema principale.
Altri libri, altri silenzi. I Prelibri (Corraini, 2008) di Bruno Munari ricordano
le sonorità programmate delle composizioni di John Cage. Questi dodici
piccoli libri (10 x 10 cm), pubblicati per la prima volta da Danese nel 1980,
sono dedicati ai bambini che non hanno ancora imparato a leggere
e scrivere. Sono disegnati per adattarsi alle loro mani e assemblati usando
diversi tipi di materiali, colori e rilegature. Offrono una varietà di stimoli,
sensazioni ed emozioni, che nascono dall’accostamento di percezioni
e immagini. Lo stesso Munari dice: “dovrebbero dare la sensazione
che i libri siano effettivamente fatti in questo modo, e che contengano
sorprese. La cultura deriva in effetti dalle sorprese, ossia cose prima
sconosciute”. Munari ritorna sulle corrispondenze tra immagini e suoni
nel successivo Cappuccetto Bianco (Corraini, 1999). In queste pagine
assolutamente bianche non si vede nulla, ma si sa che c’è una bambina
tutta vestita di bianco, sperduta nella neve. Si sa che c’è una nonna, una
mamma, un lupo. Si sa che c’è una panchina di pietra nel piccolo giardino
coperto dalla neve, ma non si vede. Non si vede neppure la cuccia del cane
e non si vedono le aiuole. Non si vede niente, proprio niente. Tutto è coperto
dalla neve: “Mai vista tanta neve...”. Il libro è dedicato al compositore
statunitense John Cage e a Remy Charlip, artista eclettico - ballerino
e coreografo, illustratore e insegnante - che ha spesso raccontato il vuoto.
La silenziosa armonia compositiva dei titoli citati echeggia infatti nei suoi
It looks like snow (Greenwillow Books, 1957) e Rien (illustrato da Eric Dekker.
MeMo, 2006).
4. più e meno
combinatorietà
Il termine combinatoria viene utilizzato per indicare quel settore della
matematica che studia insiemi finiti di oggetti semplici (interi, stringhe,
nodi e collegamenti, punti e linee, configurazioni discrete, ...) che soddisfano
proprietà ben definite e tendenzialmente semplici. I meccanismi della
combinatoria sono principalmente la permutazione, la combinazione
e la variazione.
I libri sacri
Fuori dal regno della matematica, la combinatoria ha spesso assunto
i termini di una costrizione funzionale alla nascita di teorie filosofiche
e religiose la cui storia ha antiche radici. Uno dei primi sistemi è descritto
nel Sefer Yetzirah. Si tratta del più antico testo kabbalistico, attribuito
ad Abramo. Descrive il “linguaggio divino” della Creazione, ovvero le 22
lettere dell’alfabeto ebraico. Questo testo è alla base delle principali tecniche
di meditazione kabbalistica, e viene inoltre utilizzato per la creazione
dei Golem (figura immaginaria che fa parte della mitologia ebraica).
La Qabbaláh fa parte della tradizione esoterica della mistica ebraica,
in particolare il pensiero mistico sviluppatosi in Europa a partire dal VII-VIII
secolo. In ebraico, Qabbaláh è l’atto di ricevere.
L’I ching è un sistema combinatorio ancora più antico. Si tratta di un libro
oracolo cinese basato su 64 esagrammi, ciascuno composto da sei linee
spezzate (energia yin) o intere (energia yang). Le linee possono essere
“fisse” yin o yang) oppure “mobili” (yin che diventa yang o yang che diventa
yin). Attraverso il ripetuto lancio di tre particolari monete, il consultante
costruisce l’esagramma profetico che serve per individuare il responso
alla domanda posta. Le linee cosiddette “mobili” determinano un secondo
esagramma, che fornisce le indicazioni circa l’eventuale sviluppo dell’attuale
situazione di una composizione modulare e sono programmate
per comparare testi.
La Musica
Il termine combinatorietà è impiegato nell’analisi della musica dodecafonica
per indicare le proprietà di una serie di dodici note, un segmento della quale
può essere “applicato” nel segmento residuo tramite uno dei procedimenti
standard della tecnica seriale: trasposizione, inversione, retrogradazione.
Derivato dal calcolo combinatorio e adottato per la prima volta per scopi
analitici da Milton Babbitt (1955), il termine è perlopiù riferito ad esacordi
(in musica, un esacordo è un insieme di sei pitch class che comprende una
porzione di sei note consecutive in una scala musicale) non-ordinati come
possono essere le prime o le ultime sei note di una “serie” dodecafonica,
dove non si tenga conto della loro successione originale.
L’analisi matematica e combinatoria in particolare hanno spesso influenzato
la creazione artistica, soprattutto in campo musicale.
Tra gli esempi più noti, va citato quello della composizione nel concerto
barocco. La forma musicale del “concerto grosso” (sviluppatasi
principalmente tra il XVII e il XVIII secolo) è stata portata alla sua
massima espressione da compositori come Arcangelo Corelli, Giuseppe
Torelli, Tommaso Albinoni e Georg Friedrich Händel. In questo genere di
composizione l’accompagnamento di intere arie è appunto sostenuto dalle
combinazioni contrappuntistiche create dalla contrapposizione tra le due
parti strumentali. La produzione di Antonio Vivaldi, in particolare, fu presa
a modello per molto tempo in Italia e all’estero e lo stesso Bach, lo studiò
in maniera approfondita, riprendendone la struttura nel suo Concerto nello
stile italiano (secondo concerto brandeburghese BWV 1047), col quale
probabilmente voleva rendere omaggio al compositore italiano.
Fino ad arrivare al XX secolo con le sperimentazioni del compositore
americano John Cage, il quale utilizza le tecniche combinatorie nella
determinazione della struttura di quasi tutte le sue opere. Meno conosciuta
è l’opera del compositore italiano Bruno Maderna, grande sperimentatore
in campo compositivo. In particolare la sua Serenata per un satellite
(per flauto e marimba, 1969) costituisce una delle più importanti pagine
della musica europea dal secondo dopoguerra; certo una delle poche
composizioni nelle quali l’ipotesi di W. Meyer-Eppler e P. Boulez di conciliare
alea e composizione, casualità degli esiti musicali e impiego di materiale
musicale rigorosamente prescritto sia risolta in esiti artistici autentici.
La Serenata, secondo quanto scrive lo stesso Maderna in partitura,
“possono suonarla violino, flauto (anche ottavino), oboe (anche oboe
d’amore, anche musette), clarinetto (trasportando naturalmente la parte),
marimba, arpa, chitarra e mandolino (suonando quello che possono), tutti
insieme o separati o a gruppi, improvvisando insomma, ma con le note
scritte”. Queste sono raggruppate in moduli musicali disposti sulla pagina
ortogonalmente, di traverso, incrociati, tali da offrire agli esecutori percorsi
diversi - per durate comprese tra i 4 e i 12 minuti - e nello stesso tempo
la possibilità di poter disegnare graficamente con grande suggestione
le orbite di un satellite nello spazio. Serenata per un satellite è dedicata
al fisico torinese Umberto Montalenti, direttore dell’ESOC (European Space
Operation Centre) che aveva progettato e coordinato il lancio (la notte del
1° ottobre 1969, dall’isola di Vandemberg nell’Oceano Pacifico) del satellite
europeo ESTRO I per lo studio dei fenomeni connessi alle aurore boreali.
Libri e combinatoria
Altri artisti procedurali hanno esplorato la combiantoria nelle loro opere
e alcuni di essi diedero al loro lavoro la forma del libro.
L’interdipendenza delle sue parti, il suo potenziale interattivo, le possibilità
narrative sequenziali di pagine e testi fanno del libro uno strumento adatto
a sperimentazioni di espressione procedurale. È il luogo nel quale
è possibile programmare combinazioni di testi e immagini.
Come accade nella lettura di pagine ipertestuali, il libro da solo può suggerire
permutazioni di lettura all’osservatore il quale può leggerlo interattivamente
saltando al suo interno, da una pagina all’altra. Può essere manipolato
fisicamente per riordinare le sue pagine o alcune delle sue parti in tutte
le possibili permutazioni di posizioni e lettura. Come è stato già scritto nel
primo capitolo, il gruppo letterario francese OuLiPo ha giocato con le regole
procedurali di costruzione per generare poesia. La collaborazione
di uno dei suoi membri, Raymond Queneau, con il designer francese Massin,
ha dato vita a Cent Mille Milliards de Poèmes, un libro di poesie che opera
come una macchina permutazionale. Un altro esempio interessante di
opera letteraria di natura permutazionale è quello di Composition no. 1,
dello scrittore Marc Saporta. In questo libro del 1962 le istruzioni al testo
aggiunte dall’autore suggeriscono al lettore di cambiare l’ordine delle pagine
del romanzo e leggere la storia in qualsiasi ordine. Saporta scrive: “l’ordine
degli eventi controlla la vita dell’uomo più della natura degli eventi stessi...
Comunque la storia finisca, bene o male, dipende dalla concatenazione delle
circostanze. Una vita è composta da vari elementi, ma il numero di possibili
composizioni è infinito”. (ma il numero di concatenazioni di Composition no.
1 non è infinito; è il fattore del numero delle pagine).
Questi libri sono stati spesso messi a confronto con la forma dell’ipertesto.
Certamente il libro di Queneau si avvicina più ad un ipertesto, in quanto
ha caratteristiche generative: ogni nuova configurazione fornisce un nuovo
sonetto con un nuovo significato. Mentre le pagine
di Composition no .1, una volta riordinate non generano niente
di nuovo; sono semplicemente poste in un nuovo ordine. L’artista Fluxus
Emmet Williams ha usato le procedure combinatorie per diversi testi
e performance. È del 1977 il suo Sweethearts. Su ogni pagina, un’invisibile
griglia di lettere che sillabano la parola “sweethearts” sette volte su sette
linee forma la struttura dalla quale Williams sceglie di volta in volta
la combinazione delle lettere. Date queste strette costrizioni, il poema
è fantasticamente coerente e sequenziale. Frasi come: “the sweethearts
hear the sea”, e “he eats her wee sweet ears” si combinano per formare
la stramba storia di sweethearts.
Dai libri che interpretano la proceduralità principalmente in ambito testuale,
concentriamo l’attenzione a quei libri in cui la narrazione è risolta attraverso
l’uso dell’immagine. Si parla sia di libri di sole immagini, privi di testo (o nel
quale esso è di importanza marginale all’evoluzione narrativa) che di opere
in cui la proceduralità è ricercata attraverso la relazione tra le immagini
e le parole e in alcuni casi in modi che “superano” la forma dell’oggetto libro.
5. KICKSHAWS
qualcosa di speciale
Il termine Kickshaws è definito dall’Oxford English Dictionary come
“qualcosa di elegante ma inusuale, esotico... Un capriccio, minuto,
appariscente”. Ha origine dalla pronuncia inglese del termine francese
quelque chose. Il suo utilizzo risale alla fine del XVI secolo.
Molti dei libri di John Crombie e Sheila Bourne, fondatori della stamperia
e casa editrice Kickshaws, sono riconducibili al significato di questo curioso
termine inglese. Si tratta infatti di piccole opere, con disegni o linoleografie,
confezionati con particolare precisione tecnica e attenzione ai particolari.
La composizione grafica e le illustrazioni sono di una tale freschezza
che un lettore di qualsiasi età può rimanerne facilmente affascinato.
Non sono solo dei libri-giocattoli. I testi sono interpretati con ingegno
e viva creatività. Le presse Kickshaws hanno stampato testi di importanti
autori francesi come l’umorista Cami e lo scrittore Georges Perec.
Nonostante il loro grande interesse, questi libri non sono ancora
molto conosciuti oltre manica e negli Stati Uniti e sono pressoché
sconosciuti in Italia.
Il lavoro di John Crombie e Sheila Bourne
La stamperia è guidata da John Crombie e Sheila Bourne che la fondarono
nel 1980. Sin dai primi tempi lavorano insieme ai libri.
John Crombie, nato a Londra, ha svolto diversi lavori nell’ambito
dell’editoria: è uno scrittore, tipografo e traduttore freelance.
Negli anni sessanta tradusse due volumi di Juliette di De Sade per Olympia
Press. Come traduttore ha lavorato anche per l’UNESCO.
Ha curato la composizione grafica di tutti i libri del catalogo Kickshaws,
per molti dei quali ha scritto anche i testi e si è occupato della traduzione.
Sheila Bourne, laureata all’università delle arti di Filadelfia, è un’artista
e illustratrice. Da giovane ha lavorato per diverse agenzie non governative.
Ha creato i disegni della maggior parte delle opere della stamperia.
La tecnica da lei principalmente utilizzata è quella della linografia.
All’inizio della loro attività il laboratorio si trovava a Parigi, in una cantina
a cinque minuti dal loro appartamento in Rue de la Grande Chaumière.
Per quattro anni, la stamperia si fece conoscere come “Kickshaws & Co”,
con una piccola libreria nelle vicinanze di Rue Bréa. Dopo la chiusura
del negozio, il laboratorio fu trasferito in altri locali a Parigi, fino all’attuale
atelier nella vicina cittadina di La Charité-sur-Loire, a sud della capitale.
La loro casa si trova di fronte all’Académie de la Grande Chaumière, celebre
accademia d’arte dove lavorarono alcuni dei più grandi artisti francesi
del XIX secolo. Questa via piena di storia è stata raccontata con affetto
da John Crombie in The Cradle of Montparnasse. L’appartamento raccoglie
molti libri e materiale di lavoro, anche se la maggior parte dell’archivio
si trova ora a La Charité-sur-Loire. In venticinque anni Kickshaws
ha partecipato a diverse esposizioni internazionali. Tra queste il Museo
del Libro all’Aia e il Crafts Council a Londra. Nel 1984 è stato assegnato
alla stamperia parigina il premio Guy Lévis Mano per la tipografia.
L’opera editoriale
Le prime edizioni erano composte in uno stile relativamente semplice
ed erano assai numerose. Alcune di esse arrivavano talvolta a superare
le trecento copie. La scelta di mantenere le due lingue (inglese e francese)
facilitò da subito la pubblicazione in entrambi i paesi.
Originariamente il laboratorio disponeva di due macchine da stampa
a pedali. Una delle quali, una Paul Plum costruita a Boston,
era soprannominata “piccola perla d’oro”.
Crombie racconta che la successiva sistemazione del laboratorio
nello stesso condominio dove tuttora abitano non fu una buona idea.
Dovettero infatti cercarne ancora un’altra quando gli inquilini del piano
di sotto traslocarono a causa dell’eccessivo rumore. Il vicino locale
in Rue Notre-Dame des Champs divenne per anni il vero e proprio
laboratorio di stampa di Kickshaws.
L’utilizzo della tipografia
I libri sono stampati a mano attraverso la composizione a caratteri mobili,
fatta eccezione per quattro titoli recenti progettati al computer. Crombie
possedeva una rara collezione di caratteri da stampa, in legno e in piombo,
che annoverava oltre a classici caratteri da testo come Garamond, Bodoni,
Nicholas Cochin, Egizio, Helvetica ed Univers, una serie di font dal disegno
curioso, diffuse soprattutto in area francese, quali Banville éclairé, Pro Arte,
Hélios, Trieste light, Chambord, Naudin, Françaises Légères. Una menzione
particolare va fatta per il carattere Banjo con cui è composta la raccolta
di fantasie umoristiche Charlot se bat en duel - Charlot dans œuf scritte
dallo storico umorista francese Cami. Si tratta di un carattere maiuscolo
disegnato in due versioni, extended e condensed, che Crombie utilizza
insieme, alternatamente nella stessa riga, in testi a giustificazione piena.
Crombie ha stampato su materiali diversi, operati e lavorati per produrre
effetti astratti. La stampa su plastica, pezzi di stoffa, spago ha prodotto
straordinari effetti attraverso la sua mano sapiente e innovativa.
La carta viene solitamente stampata asciutta per permettere di raggiungere
un perfetto registro nelle immagini, soprattutto nei casi di sovrastampa
di più colori. In una serie di libri chiamati “a quadrifoglio” sono state
utilizzate spirali di plastica colorata per le rilegature. Questi particolari
hanno contribuito ulteriormente ad aprire alla sperimentazione,
ma sono sembrati alquanto esagerati al più tradizionale bibliofilo.
Le produzioni più importanti
La prima produzione della stamperia fu Hanky Panky, uscita nel 1979,
in cui la storia si sviluppa attorno al fazzoletto perduto dalla protagonista,
con disegni in bianco e nero di Sheila Bourne. Fu pubblicato in due
versioni,francese e inglese, di 150 copie ciascuna. La stamperia fu chiamata
ufficialmente “Kickshaw” nel 1980, a partire dal secondo libro, The Erring
Sister, una piccola storia scritta da Villiers de l’Isle-Adam, sempre con
disegni di Sheila Bourne.
Like Mother... and other tales del 1980, scritto da Alphonse Allais, segue lo
stesso stile. I due libri furono pensati per far parte di una collezione di testi
di umoristi francesi tradotti in inglese, ma nessun’altra uscita seguì le prime
due. In questi libri non è presente la sperimentazione, soprattutto in ambito
combinatorio che caratterizzerà i volumi successivi.
Il colore fu introdotto con Lickety-split Splickety-lick Clickety-click del 1980,
nella quale le linografie di Sheila Bourne sono stampate in perfetto registro.
Tra i tre libri stampati nel 1983 è da ricordare The Colour Schemers. Questo
libro, scritto da Crombie è impreziosito da una serie di complesse linografie
di Sheila Bourne. È cucito in uno spesso involucro bianco con i titoli a colori,
introduce il tono di molti titoli futuri.
One Hundred Million Poems del 1983 è l’adattamento inglese del testo
combinatorio di Raymond Queneau pubblicato per la prima volta nel 1961,
di cui Crombie aveva curato la prima traduzione inglese. Dieci sonetti, uno
per pagina, divisi in 14 linee separate tra loro. In ciascuna di esse è scritta
una diversa linea di poesia, che va letta con quelle delle altre pagine così
da produrre una serie numerosa di sonetti. La collaborazione con Queneau
era iniziata l’anno precedente con Un Conte À Votre Façon. Questo libro è
la manifestazione fisica di una teoria poetica che la forma del libro rende
pienamente raggiungibile. Il risultato che unisce la ricerca narrativa di
Queneau alla sperimentazione formale di John Crombie e Sheila Bourne
è eccezionale: la natura combinatoria del testo viene analizzata a fondo
attraverso una composizione grafica che sottolinea la destrutturazione
narrativa. Sheila Bourne ha fatto una lettura pubblica di questo libro
durante la fiera del libro di Londra del 1984.
Only Connect del 1985 è un altro lavoro combinatorio, dove la variazione
è di ordine testuale e costruita attraverso una rilegatura particolare
effettuata in tutti e quattro i lati del libro. Ogni pagina è una parte completa
della storia e il racconto ha una natura casuale nella sua progressione.
Crombie sottolinea nella sua prefazione alle ventiquattro pagine
che “la connessione è solo metà della storia, trovare la giusta connessione
è l’aspetto più difficile”. Le quattro sezioni sono cucite nel retro di copertina,
attorno all’ultima pagina del testo.
Womb to Tomb del 1986 è il primo di una lunga serie di piccoli libri
rettangolari tripartiti, le cui pagine sono incardinate con una spirale
di plastica su tutti e quattro i lati. L’idea è ripresa da Only Connect, in cui
le legature sono cucite nell’ultima pagina e l’utilizzo della plastica facilita
il movimento di essa (che spesso non supera i 200 grammi). Sul fronte
e sul retro di ogni pagina è stampata in sequenza una poesia in rima
baciata. Il senso generale del testo cambia insieme all’ordine di disposizione
delle pagine. Le lettere e le parole sono composte in una sorta di labirinto.
Da segnalare l’originale utilizzo della tipografia e delle incisioni.
Anche il successivo SO è concepito nella forma di un labirinto. In questo
caso si tratta di un intrico che coinvolge dieci relazioni sentimentali che
si collegano le une alle altre in un ordine dato per formare un completo
ciclo. Una volta intrapresa una linea della storia, il lettore dovrebbe seguirla
longitudinalmente, da pagina a pagina, fino a raggiungere un intervallo.
A questo punto deve essere compiuta una scelta tra due o più alternative.
L’esercizio sta nel trovare le giuste connessioni basandosi solamente sulle
poche parole visibili sulla stessa pagina. Il lettore è invitato a trovare
la propria libertà di movimento nella combinazione delle singole frasi
e dell’intero ciclo.
Gli ultimi anni
La produzione continua in maniera piuttosto costante per tutti gli anni
ottanta. Nei decenni successivi i numeri sono stati notevolmente ridotti.
La media delle edizioni degli anni novanta è di una settantina di copie
per libro. Negli ultimi anni la produzione si è stabilizzata a una media
di venticinque copie per libro.
Le ragioni di questo graduale calo si trovano da una parte nella complessità
del lavoro necessario alla produzione e all’edizione di libri così particolari
e dall’altra nella difficoltà di immetterli nel circuito delle librerie.
Crombie denuncia il fatto che queste ultime abbiano da tempo perseguito
la logica dei grandi numeri e siano sempre meno attente a offrire opere di
qualità ai loro clienti. All’inizio degli anni novanta la stamperia comincia a
subire un calo di vendite e nel 1994 viene ridimensionata. Una delle presse
viene smantellata e dopo poco tempo Crombie vende parte della sua
collezione di caratteri. L’ultimo catalogo della stamperia risale al 2004.
La sensibilità editoriale della casa editrice MeMo di Nantes porterà
alla ripubblicazione nel 2005 di Quand le chat n’est pas là (in francese,
con la traduzione di Françoise Moravan) e di Bon Voyage Freddie! nel 2008.
L’esperienza di Kickshaws testimonia una grande passione per la stampa
di qualità e un interesse ineguagliato nella sperimentazione rivolta
ai metodi di narrazione non lineare e al rapporto tra testo e immagine,
con un utilizzo originale della tipografia e delle incisioni.
6. NUOVE SCUOLE
orizzonti editoriali contemporanei
Il libro di immagini ha riscosso nell’ultimo decennio un sempre più crescente
interesse da parte del mondo dell’editoria e quindi dei lettori. Una crescita
anche in termini espressivi e qualitativi che ha caratterizzato molti paesi,
da quelli europei, agli Stati Uniti, a quelli dell’area orientale come India e Iran.
La Graphic Novel, in particolare, ha ottenuto un grande seguito, acquistando
editorialmente la stessa autorevolezza letteraria di un racconto in prosa
o di un componimento poetico. Nel mercato italiano dei grandi numeri,
tradizionalmente poco aperto a fumetti non seriali si è visto, ad esempio,
un exploit di interesse nei confronti di racconti che uniscono il lirismo
testuale al disegno autoriale. Il racconto per immagini ha raggiunto alti livelli
di ricerca narrativa.
Una generazione di autori, cresciuta con gli insegnamenti dei grandi
maestri della comunicazione visiva del Novecento ha acquisito una
forma di avvicinamento al libro di immagini che prende molto dall’ambito
progettuale. Strutture narrative come esercizi architettonici, in un sapiente
equilibrio nella giustapposizione di testo e immagini nella composizione
grafica della pagina.
Sono molte le giovani case editrici che si sono fatte notare per la cura
dei progetti editoriali. In ambito europeo suscita interesse il caso francese
dove da molti anni l’attenzione all’albo illustrato e alla Bande Dessinée
è notevole. Nel 1988 un gruppo di bibliotecarie francesi fonda l’associazione
Les Trois Ourses, che si dedica alla difesa e alla promozione del lavoro
di artisti che operano nel campo del libro per bambini. Collabora con la casa
editrice MeMo per la quale cura la collana La Collection des Trois Ourses
che riunisce grandi illustratori, legati in particolar modo alle avanguardie
artistiche del XX secolo. L’associazione è in stretto contatto anche con
Corraini, assieme al quale promuove in Francia i libri degli artisti che
pubblicano per la casa editrice di Mantova. Nel 2009 Les Trois Ourses curano
la distribuzione in Francia del libro Les Livres de Bruno Munari (Munari.
I libri, Corraini 2002) di Giorgio Maffei, dedicato all’opera editoriale del grande
artista e designer italiano. Nel 2008 nasce Hèlium sotto la direzione
di Sophie Giraud, già responsabile delle coedizioni con gli Stati Uniti per Albin
Michel Jeunesse dal 1993 al 2003. La casa editrice con sede a Parigi è già
un punto di riferimento nell’ambito del libro di immagini rivolto sia ai ragazzi
che agli adulti. Hèlium si occupa anche di libri-oggetto dalla bella confezione
grafica: lo dimostra l’uscita nel 2009 del libro Pop Ville di Annouk Boisrobert
e Louis Rigaud.
Uscendo dall’Europa, si moltiplicano in tutto il mondo esempi di esperienze
editoriali rivolte al libro di immagini. Tra queste, è degna di nota la casa
editrice indipendente Tara Books, situata a Chennai, nel sud dell’India.
Da una quindicina d’anni Tara propone affascinanti libri illustrati
che segnano la collaborazione di un numeroso gruppo di artisti, scrittori
e designer.
Bibliografia
Anno, Mitsumasa.
Bányai, István.
Blexbolex.
Boisrobert, Anouck.
Louis Rogaud. Joy Sorman.
Bozellec, Anne.
Calvino, Italo.
Cervantes, Miguel de.
Chambers, David.
Charlip, Remy.
Cox, Paul.
Crombie, John.
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
Il Viaggio Incantato. Emme, 1978.
Zoom. Sauerländer, 1995;
trad. it, Editrice il Castoro, 2003.
Re-zoom. Sauerländer, 1996.
The Other Side. Chronicle Books, 1998;
trad. it, Dall’altra parte. Editrice il Castoro, 2006.
REM, rapid eye movement. Viking, 1997.
L’imagier des gens. Albin Michel, 2008;
trad. it, Immaginario. Orecchio Acerbo, 2008.
Pop Ville. Hélium, 2009;
trad. it, Corraini, 2009.
Tifortou & Touforti. Être, 2007.
Se una notte d’inverno un viaggiatore.
Einaudi, 1979.
El ingenioso hidalgo Don Quixote
de La Mancha. 1605-1615;
trad. it, Don Chisciotte. Mondadori, 2003.
Kickshaws, Paris. Articolo apparso
su “The Private Library”.
Private Libraries Associations, 1999.
It looks like snow.
Greenwillow Books, 1957;
trad. it, On dirait qu’il neige.
Les Trois Ourses, 2002
Rien. Illustrazioni di Eric Dekker.
Memo, 2005.
Animaux. Seuil, 1997.
Cependant. Seuil, 2002;
trad. it, Intanto. Corraini, 2002.
Gioco dell’amore e del caso,
gioco di società senza regole. Corraini, 2002.
Hanky Panky. Illustrazioni di Sheila Bourne.
Kickshaws, 1978.
The Erring Sister. Illustrazioni di Sheila Bourne.
Kickshaws, 1980.
Like Mother... and other tales. Illustrazioni
di Sheila Bourne. Kickshaws, 1980.
Lickety-split Splickety-lick Clickety-click.
Illustrazioni di Sheila Bourne. Kickshaws, 1980.
Un Conte À Votre Façon.
Testo di Raymond Queneau.
Illustrazioni di Sheila Bourne. Kickshaws, 1982.
The Colour Schemers.
Illustrazioni di Sheila Bourne.
Kickshaws, 1983.
One Hundred Million Poems.
Testo di Raymond Queneau.
Illustrazioni di Sheila Bourne. Kickshaws, 1983.
When the cat’s away.
Illustrazioni di Sheila Bourne.
Kickshaws Press, 1983;
trad. fr, Quand le chat n’est pas là. MeMo, 2005.
Only Connect. Illustrazioni di Sheila Bourne.
Kickshaws, 1985.
Gill, Bob.
Graham, Alastair.
Haga, Yae.
Hellen, Nancy.
Innocenti, Roberto.
King, Ronald.
Komagata, Katsumi.
Krug, Nora.
Lavater, Warja.
Leddi, Maresa.
Lehman, Barbara.
Lortic, Élisabeth.
Maiocchi, Marco.
Mari, Enzo.
Mari, Iela.
Macaulay, David.
McGuire, Richard.
Maffei, Giorgio.
Mirandola, Giulia.
Marcella Terrusi.
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
Womb to Tomb. Illustrazioni di Sheila Bourne.
Kickshaws, 1986.
SO. Kickshaws, 1988.
True to Type. Kickshaws, 1988.
Charlot se bat en duel - Charlot dans un œuf.
Testo di Cami. Postfazione di John Crombie.
Kickshaws, 2004.
Bon Voyage Freddie! Illustrazioni di Sheila Bourne.
Memo, 2008.
A to Z. Little, Brown, 1962;
trad. it, Bob Gill’s A to Z. Corraini, 2009.
Full moon soup, or, The fall of the Hotel Splendide.
Dial Books for Young Readers, 1991;
trad. it, Zuppa di luna piena. Editrice Piccoli, 1991.
The Silent Book. 8plus, 2003.
Il circo rotondo. Editrice Piccoli, 1989.
L’ultima spiaggia. Testo di J. Patrick Lewis.
Edizioni C’era una volta..., 2002.
Alphabeta Concertina. Circle Press, 1983-2007.
Alphabeta Concertina Minuscule.
Circle Press, 1983-2007.
Little But Often. Circle Press, 2007.
A cloud. One Stroke, 2007.
Red Riding Hood Redux. Bries, 2009.
Cendrillon. Adrien Maeght, 1976.
Con le farfalle le foglie ballano.
Tanti Bambini 32. Einaudi. 1974.
The Red Book. Houghton Mifflin Harcourt, 2004;
trad. it, Il Libro Rosso. Editrice Il Castoro, 2007.
Chut. Articolo apparso sul numero 105
di “Revue 303. Arts, recherches, créations”.
Aprile 2009.
con Laurent Léon. Giocare con la complessità.
La progettazione consapevole d’ipertesti.
FrancoAngeli, 2003.
con Ettore Lariani eYoungju Oh.
Opdipo. Opificio di disegno industriale potenziale.
FrancoAngeli, 2005.
Il gioco delle favole. Danese, 1967
Corraini, 2006.
L’Altalena. Corraini, 2001.
Mangia che ti mangio. Emme, 1983.
Il Tondo. Emme, 1983.
Black and White.
Houghton Mifflin Harcourt, 2005.
Here. Apparso sul primo numero
del secondo volume di “Raw Comics”. 1989.
The Orange Book. St Martins Pr, 1993;
trad. it, 1, 2... 14 arance. The orange book.
Corraini, 2001.
What’s wrong with this book? Viking, 1997. Popeye and Olive. Cornélius, 2002.
Munari. I libri. S. Bonnard, 2002. Corraini, 2008;
trad, fr, Les Livres de Bruno Munari.
Le Trois Ourses, 2009.
Le parole e le immagini.
Babalibri, Baisler Editore, Topipittori, 2008.
Sono citati nel capitolo Storie di disegni i saggi
Müller, Jörg.
Munari, Bruno.
Pacovská, Květa.
Perec, Georges.
Ponti, Claude.
Puth, Klaus.
Queneau, Raymond.
Saporta, Marc.
Sendak, Maurice.
Shapton, Leanne.
Steig, William.
Stein, Sammy.
Sterne, Lawrence.
Tullett, Barrie.
Vassalli, Paola.
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
La mia vita: istruzioni per l’uso
e Dove osano le creature misteriose
di Marcella Terrusi.
Dove c’era un prato. Emme, 1974.
Storie di tre uccellini.
Mondadori, 1945. Corraini, 1997.
Nella notte buia. Muggiani editore, 1956.
Corraini,1996
Nella nebbia di Milano. Emme Edizioni, 1968.
Corraini, 1996.
I prelibri. Danese Edizioni, 1980. Corraini, 2002.
Cappuccetto bianco. Corraini, 1999.
Midnight play. North-South Books, 1994;
trad. it, Spettacolo di mezzanotte.
Nord-Sud, 2001.
La Disparition. Denoël, 1969.
La vie mode d’emploi. Hachette-Littérature, 1978;
trad. it, La vita istruzioni per l’uso. Rizzoli, 1984.
La mia valle. Babalibri, 2001.
La casa che ronza e bisbiglia
ArsEdition, 1997.
Cent Mille Milliards de Poèmes. Gallimard, 1961.
Exercises de style. Gallimard,1947-1963,
Gallimard Jeunesse 2002;
trad. it, Esercizi di stile.
Traduzione di Umberto Eco. Einaudi, 1983.
Composition no. 1. Simon and Schuster, 1963.
Where the wild things are. Harper & Row, 1963;
trad. it, Nel paese dei mostri selvaggi.
Emme, 1981. Babalibri, 1999.
In the night kitchen. Puffin Books, 1973.
Outside over there. Bodley Head, 1981.
Was She Pretty?. Sarah Crichton Books/Farrar,
Straus and Giroux, 2006.
Important Artifacts and Personal Property
from the Collection of Lenore Doolan
and Harold Morris, Including Books,
Street Fashion, and Jewelry.
Farrar, Straus and Giroux, 2009.
Illustrazioni per Listen, little man! di Wilhelm Reich.
Orgone Institute Press, 1948.
Shrek!.Trumpet Club, 1991.
Claquettes & dancemusic.
Prefazione di Joseph Ghosn. En Marge, 2008.
The life and opinions
of Tristram Shandy,Gentleman. 1760;
trad. it, La vita e le opinioni di Tristram Shandy,
gentiluomo. Traduzione di Antonio Meo.
Einaudi, 1958. Garzanti Libri, 1983.
The Ghost in the Fog. Caseroom Press, 2008
Conversazione con Maurice Sendak
(con Michèle Cochet) e Oltre il sipario.
In Maurice Sendak. Raccontare le immagini
tra fantasia e sogno.
A cura di Paola Vassalli e Michèle Cochet.
Catalogo. Comic art, 1988.
con C. Francucci. Educare all’arte.
Mondadori Electa, 2005.
Veronesi, Luigi.
Watanabe, Yoshie.
Williams, Emmett.
Wyllie, Stephen.
..
..
..
..
..
..
La principessa del colore.
In Il libro illustrato è una galleria d’arte.
Beatrice Alemagna, Květa Pacovská, Chris Raschka.
A cura di Grazia Grotti e Silvana Sola.
Giannino Stoppani Edizioni. 2005.
I numeri. M.A. Denti, 1944. Corraini, 1997.
Brooch. testi di Yayako Uchida. Little More, 2006.
Un Deux. Little More, 2007.
Sweethearts. Edition Hamsjorg Mayer, 1967.
C’era una volta un albergo...
illustrazioni di Maureen Roofey.
Editrice Piccoli, 1987.
TESTE
MATTE
Introduzione
alla narratività
non lineare
nel libro di immagini
Luciano Perondi
Progettista di caratteri tipografici e grafico professionista dal 1998,
opera nel campo della progettazione grafica di aspetti legati
alla scrittura (tipografica e non) e all’information design.
Ha progettato diversi caratteri tipografici per quotidiani, per editoria,
per sistemi di segnaletica e di identità.
Oltre all’attività di progettista si occupa anche degli aspetti teorici della
grafica, ha fondato EXP, un gruppo di ricerca dedicato prevalentemente alle
tematiche inerenti la scrittura e la lettura, in cui confluiscono le competenze
di psicologi, teorici della comunicazione, progettisti, semiotici, grafici
e linguisti.
Nel 2003 ha dato vita allo studio Molotro, che si occupa sia di progettazione
tipografica e di information design, sia di ricerca nell’ambito della scrittura.
Dal 2004 si è occupato di didattica della tipografia e dell’information design
presso vari istituti, tra cui IED di Milano, Scuola Politecnica di Design,
Accademia di Belle Arti di Urbino, Politecnico di Bari.
Dal 2007 è docente presso l’ISIA di Urbino, dove si occupa anche di ricerca.
Anche se più saltuariamente, continua ad occuparsi di progettazione.
Dal 1998 è membro dell’Aiap.
Silvana Sola
È laureata in pedagogia e si occupa da oltre vent’anni di letteratura
per ragazzi e iconografia.
Fondatrice, con quattro socie, della Libreria per Ragazzi Giannino Stoppani
di Bologna, dell’omonima casa editrice e del Centro Studi/Accademia
Drosselmeier che promuove, tra gli altri, percorsi sui contenuti dell’editoria
per ragazzi, sull’arte, l’illustrazione, la fotografia.
Con lo staff Giannino Stoppani ha progettato, realizzato diverse mostre
relative alla diffusione del visivo (da Jost Swarte a Lorenzo Mattotti,
da Kveta Pacovska a David McKee, da Vanna Vinci a Beatrice Alemagna,
da Tony Ross alle collettive su illustratori inglesi, americani, francesi)
e curato cataloghi.
Umberto Mischi
Via Ireneo Affò, 4
46018 Sabbioneta (MN)
tel / +39 333 1495927
mail / [email protected]
site / www.umbertomischi.com