normanni longobardi

Transcript

normanni longobardi
NORMANNI
LONGOBARDI
( dal 1066 d.C.)
( dal 886 d.C.)
ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO S.AGATA – PRO LOCO
d’intesa con
E.P.T. – C.C.I.A.A. di BENEVENTO – COMUNE di S.Agata dei Goti
PROVINCIA DI BENEVENTO – REGIONE CAMPANIA
nell’ambito di
SANT’AGATA CITTA’ APERTA 2015
DAI SANNITI AI NORMANNI
LE GRANDI CIVILTA’ DI SATICULA…
IN COSTUME
Mostra di costumi storici civili e militari
Salone di Diana e Atteone - Castello ducale – S.Agata dei Goti
.
Armati
L'equipaggiamento tipico del guerriero di alto rango nel primo periodo di insediamento
in Italia prevedeva armature complete di speroni, sella e staffe, scudo rotondo, lancia,
spada (spatha) a due tagli e pugnale (sax); l'armamento in dotazione ai soldati di fanteria
era
invece
composto
da
scudo,
spada
o
sax,
arco
e
frecce.
La cintura era un elemento molto importante poiché rifletteva, attraverso le sue decorazioni, la condizione sociale di chi la indossava; era generalmente in cuoio adornata con
guarnizioni, linguette, bottoni e altre appliques in metallo ageminato, oppure in oro.
Il costume maschile
Il modo di vestire dei Longobardi è il risultato di molteplici influenze derivate dalle
popolazioni romano-germaniche e da quelle nomadi incontrate durante la lunga fase di
trasferimento, ma anche dalla tradizione romana.Il tipo di abito variava in base al gruppo
sociale di appartenenza. Paolo Diacono ci fornisce una descrizione del costume longobardo al tempo della regina Teodolinda: " Si scoprivano la fronte radendosi tutt'intorno
fino alla nuca e i capelli cadendo ai lati fino alla bocca erano divisi in due bande da una
scriminatura. I loro vestiti erano piuttosto ampi, fatti per la più parte di lino, come sono
soliti portarli gli Anglosassoni, e ornati di balze più larghe e in tessuti di vari colori.
Portavano calzari, inoltre, aperti fino alla punta del pollice e fermati da lacci di cuoio
intrecciati. In seguito cominciarono a portare uose, sulle quali, andando a cavallo,
mettevano gambali rossastri di lana: consuetudine questa che avevano appreso dai
romani" (Historia Langobardorum, IV, 22).
Le evidenze archeologiche e le fonti iconografiche arricchiscono il quadro fornito dalla
letteratura, presentando nobili longobardi abbigliati con una casacca ornata allo scollo,
sulle spalle e sui polsi da broccato di fili d'oro, e stretta in vita da una cintura che sostiene, attraverso un complesso sistema di sospensione, armi e altri oggetti come borse di
cuoio, coltellini, pettini in osso.
Il costume femminile
Le informazioni di cui disponiamo per ricostruire il costume femminile derivano quasi
esclusivamente da sepolture di persone d'alto rango di VI-VII secolo d.C.; pochissimo
sappiamo invece sulle donne di ceto sociale inferiore. La nobiltà longobarda vestiva abiti
di broccato, arricchiti da spille in metallo, e usava orecchini e collane. I capelli erano
trattenuti da reticelle in filo d'oro o da spilloni in metallo.
La tessitura
I tessuti antichi erano realizzati con fibre di origine vegetale o animale per mezzo di telai
che intrecciavano fili orizzontali (trame) con fili verticali (ordito).
Spesso venivano abbelliti con decorazioni a rilievo, ottenute inserendo nella trama fili
d'oro o d'argento di dimensione e spessore diversi: questi prendono il nome di broccati.
Con il tempo i fili della stoffa con cui era intrecciato il metallo sono scomparsi, lasciando tuttavia tracce del loro passaggio dalle quali è possibile ricostruire il motivo decorativo.
Un particolare tipo di lavorazione impiegava placchette quadrangolari forate agli angoli con cui
venivano create splendide fascette applicate sulle vesti.
Gli aspetti inerenti la produzione degli abiti in broccato non sono noti; è ancora da chiarire se un
unico atelier realizzasse sia il decoro metallico che l'abito, o se invece le due fasi di lavoro,
quella dell'orafo e quella del tessitore, fossero effettuate indipendentemente.
Nelle sepolture frammenti di tessuto più o meno grandi, possono essere recuperati anche in
corrispondenza di oggetti metallici, inglobati nella ruggine.
L'abbigliamento del XI-XII sec. in Europa si distingueva dalla moda dei
secoli precedenti per pochissimi dettagli. Sia l'abbigliamento maschile,
che quello femminile, erano sempre contraddistinti dall'utilizzo di tuniche
più o meno lunghe, a seconda della condizione sociale dell'indossatore.
Abiti più sagomati, e dotati di maniche erano invece caratteristici delle
classi più abbienti. Come negli anni precedenti, due stili di vestire
coesistettero contemporaneamente nella moda maschile: il primo
consisteva in una tunica più corta (all'altezza delle ginocchia), derivato
dalla contaminazione stilistica degli abiti di tutti i giorni utilizzati
nell'Impero Romano, con le divise dei barbari; il secondo consisteva in
una tunica più lunga (all'altezza delle caviglia), provenienti dalla moda
della borghesia bizantina.
Armigeri
La forma più diffusa di elmo - portato del pari dai norvegesi, dagli inglesi
e dai normanni - era un elmetto conico di ferro od acciaio, di solito fornito
di un nasale o paranaso. Era di solito composto, o da quattro o più pezzi
di metallo triangolari fissati su un anello e che si riuniscono alla
sommità , o fatto di un sol pezzo e con aggiunto un cerchio munito di una
barra per il viso. Il nasale era spesso così largo che la maggior parte della
faccia era nascosta. La giacca da guerra tradizionale del guerriero anglosassone e vichingo era il 'byrnie' o 'corsaletto di anelli intrecciati'. Spesso
di maglia di ferro, il corto abito con le maniche raramente arrivava oltre la
mezza coscia, un cappuccio, a volte di maglia di ferro, a volte di cuoio o
panno.
Le difese delle gambe erano, ancora una volta, solo per i ricchi. La
calzamaglia di ferro era indossata da pochi; i soldati comuni dovevano
fabbricarla con bende di lino o cuoio simili a fasce, che a volte venivano
guarnite con borchie di metallo. Un'arma di difesa supplementare era,
naturalmente, lo scudo, che raggiunse una grande varietà di forme e
dimensioni a partire dall'antico tipo rotondo, ancora preferito dai
vichinghi e da molti inglesi, fino all'ampio scudo a forma di aquilone
usato dai normanni a cavallo ed in particolare dalle truppe inglesi al
servizio del sovrano. Alcuni scudi erano costruiti con ferro, ma la
maggior parte erano fatti con legno e ricoperti con cuoio indurito,
probabilmente rinforzato con liste d'acciaio.
Alcuni erano piatti, altri curvi.
…“Un costume racchiude e custodisce in sé la storia,
l’arte, la cultura di un’epoca. Il costume è l’abito che ci
consente di viaggiare nel tempo, di traslare il passato
nel quotidiano e il quotidiano nel futuro. Un costume
prima di essere disegno e stoffe, ricami e merletti, è il
colore assoluto della memoria e della fantasia.”…
Gli abiti in mostra sono stati realizzati ed utilizzati per vari eventi
teatrali, opere liriche, rievocazioni storiche e film per cui non vogliono
rappresentare immagini strettamente iconografiche.
Vogliono invece dare l’idea dell’abbigliamento delle varie epoche
trascorse in questo territorio, con riferimento alle civiltà e dominazioni
che si sono succedute dai Sanniti fino ai Normanni.
La mostra è anche a scopo didattico e vuole mettere in mostra
l’evoluzione delle civiltà anche attraverso
il vestiario nelle sue
sfaccettature epocali.
E’ ovvio che i tessuti non saranno come quelli originali realizzati con le
tecniche delle varie epoche, ma possono riuscire a dare l’idea del lavoro
minuzioso e l’attenzione che l’uomo dedica da millenni per abbigliarsi.
Particolare attenzione è stata rivolta da artigiani locali nella ricerca e nel
rifacimento delle armi dei vari periodi storici.
Ingresso libero
Associazione Turistica Pro S.Agata – Pro Loco
Largo Torricella S.Agata dei Goti tel. 0823.953623 cell. 338.9238541
e-mail: [email protected] www.prolocosantagatadeigoti.it
SANNITI
( 5°-3° sec. a.C.)
Armati
I guerrieri sanniti vengono descritti anche con armi d'oro e d'argento.
Le loro tuniche erano variopinte e i soldati avevano lo scudo dorato, o
anche argentato di candido lino.
In alcune pitture tombali di Paestum vengono raffigurati anche con la
corazza, e in altri affreschi raffigurati con elmi muniti di pennacchi.
Riguardo alle armi d'offesa dei Sanniti, essi utilizzavano lance, adatte
più che altro al combattimento ravvicinato, lunghi pugnali e, più raramente, spade a doppia lama a foglia di salice. Questo significa che le
armate sannite apparivano con armamenti non troppo pesanti, quindi
adeguati al fatto di dover spesso combattere su di un territorio spesso
montuoso, adeguati quindi ad una azione flessibile.
L'abbigliamento
Molto usati erano gli indumenti di lana; diversi frammenti sono stati
ritrovati in alcune tombe di Alfedena, della cui tessitura si occupavano
le donne, come testimonierebbe l'uso di contrassegnare le tombe femminili con un fuso. In alcune pitture tombali sabelle, sono raffigurate delle
donne intente a lavorare la lana. Accanto alla lana molto usato doveva
essere anche il lino.
Per l'abbigliamento possiamo indicare l'uso di un chiton per gli uomini
e, per le donne, un lungo peplos bianco senza maniche, fermato a vita
da una cintura.
Così appaiono vestite in seguito, nelle raffigurazioni delle tombe sabelle
del IV a.C., nella cui lettura non dobbiamo dimenticare l'importanza per
questa zona dell'influsso greco. Il ritrovamento di fibulae, nei corredi
tombali, rivela che gli abiti dei Sanniti dovevano essere fermati e non
cuciti, drappeggiati e ripiegati più che sagomati. I Sanniti risultano
troppo poveri per potersi permettere molti ornamenti, tuttavia in alcune
tombe femminili sono stati ritrovati orecchini, specchi, forcine e fibulae;
così come in alcune tombe di giovani guerrieri sono stati ritrovati anelli
e qualche collana. Gli uomini adulti usavano come ornamenti oggetti
comuni e spesso coltelli attaccati alla cintura.
ROMANI
( dal 3°-2° sec. a.C.)
Tra gli indumenti più comuni troviamo il subligaculum o licium, un perizoma in
lino annodato alla vita. Sopra s'indossava semplicemente la toga, oppure la tunica, formata da due pezzi di stoffa cuciti insieme, indossata in modo che, legata
alla vita, la parte posteriore risultasse più lunga sino all'altezza dei ginocchi,
quella davanti più corta.
Svetonio racconta che Augusto, par ticolarmente freddoloso e cagionevole di
salute, arrivasse ad indossare in inverno, sotto una toga, quattro tuniche
(subuculae), una sopra l'altra, una camicia, una maglia di lana e delle fasce
attorno a cosce e gambe.
Solo chi godeva della cittadinanza romana aveva il diritto di indossare la toga e
l'autorità doveva vigilare che gli stranieri non la indossassero. Chi, per esempio,
veniva condannato all'esilio, perdeva lo ius togae. I cittadini comuni indossavano
la toga solo durante le feste religiose, le cerimonie pubbliche e i funerali. Essa era
invece il segno distintivo dei senatori, che la portavano di colore bianco ornata da
una striscia di color porpora.
Le donne indossavano come indum enta il per izoma, il seno er a coper to da una
fascia (strophium, mamillare) o una guaina (capetium) e una o più tuniche subuculae,
intessute con lana o lino ed in genere prive di maniche.Sopra la subùcula veniva indossato il sùpparum oppure la stola (dette per questo tuniche superiori). Il sùpparum era
una tunica femminile di lunghezza varia, ma non fino ai piedi (per cui la parte inferiore
della subùcula rimaneva in vista); somigliava al chitone greco, ma aveva i fianchi
sempre cuciti; i margini superiori (non cuciti assieme) venivano chiusi con fibule o
cammei, in modo da formare due false maniche lunghe fin quasi al gomito.
La stola er a invece una tunica ampia e lunga appunto fino ai piedi, fer mata alla
vita da un cingulum, una cintura, e generalmente si faceva uso di un succingulum per
formare un secondo kolpos (sbuffo di stoffa) più ricco all'altezza delle anche. Le tuniche delle donne erano più lunghe e potevano arrivare sino ai talloni.
I legionari erano armati, oltr e che col gladio, di lance e giavellotti (lancae,
hastae, veruta, spicula, pila), mutate nel corso dei secoli. Gli scudi e le armature,
antiquate in età repubblicana, furono modernizzati in età imperiale: dalle cotte di
maglia si passò poi a armature composte da piastre di ferro sovrapposte o losanghe di cuoio. La loro resistenza era uguale a quella delle cotte di maglia ma erano più
leggere rispetto ad esse del 30%. Lo scudo inizialmente ovaliforme, rinforzato nella
parte centrale da una nervatura metallica o con al centro l'umbone, diventò rettangolare
perché orientato dal plotone verso l’alto, offriva ottima copertura a testuggine. In
seguito fu anche reso resistente con bordi in ferro contro i colpi delle lame del nemico.
GOTI
( dal 553 d.C.)
Dalla letteratura classica, dagli oggetti e descrizioni si
desume che i Goti erano più alti rispetto ai soldati romani dell’epoca.
Se infatti i romani superavano di rado il metro e mezzo
di statura, i germani arrivavano anche oltre i 170 cm.
Tacito descrive generalmente i germani con occhi azzurri e capelli rossi, dotati di un fisico decisamente robusto
ma non troppo abili a resistere alla sete e al caldo. In
cambio però, proprio per le origini e l’adattamento ai
climi nordici più freddi, mostravano migliori attitudini al
combattimento e alla resistenza a temperature di gelo.
Vestivano in linea di massima con un gonnellino di pelle
animale o pantaloni.
Le tribù più evolute producevano anche abiti di lana.
Solo i capi potevano indossare una tunica sagomata con
le maniche lunghe. Il corredo di armi per i guerrieri comprendeva innanzitutto lo scudo triangolare e ricurvo con
la parte inferiore a punta, che all’occorrenza diventava
anche elemento contundente.
L’arco con frecce era rapportato all’età e alla statura del
guerriero goto e non se ne separava mai.
La spada, di media lunghezza, era spesso arricchita con
rifiniture artistiche che costituivano segni di gloria e
virtù di combattente che, unitamente a quelle del pugnale, servivano a distinguere i guerrieri più prestigiosi e
blasonati e venivano tramandate nel possesso nelle generazioni familiari e di tribù.