Primo Piano - Federazione Ginnastica d`Italia
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Primo Piano - Federazione Ginnastica d`Italia
29 Ritmica Primo Piano ALLA SCOPERTA DELLA COREOGRAFIA U n aspetto fondamentale del mondo della Ginnastica, il più diretto ed emozionante, quello che arriva allo spettatore ignaro dei tecnicismi del Codice dei Punteggi, è certamente la composizione coreografica, presente sia nel corpo libero femminile, sia nei programmi della Ritmica, che nell’Aerobica e nella Ginnastica per Tutti. In questo numero abbiamo cercato di conoscere meglio i segreti di un’arte antica, che ha trovato, soprattutto tra i piccoli attrezzi, nuove frontiere di espressione. Dietro ogni esercizio, singolo o di gruppo, c’è il lavoro di professioniste come Nathalie Van Cauwenberghe e Klarita Kodra, che si sono avvicendate nella preparazione della squadra nazionale, o di Francesca Frassinelli e Milena Porzio, che, invece, si dedicano alle individualiste azzurre, junior e senior. Con l’aiuto di Ilaria Leccardi, collaboratrice di Tuttosport, le abbiamo incontrate tutte e quattro per approfondire, insieme a loro, la funzione e il metodo della Coreografia applicata alla Ginnastica Ritmica DA DOVE NASCE Il primo a utilizzare l’espressione “coreografia” per descrivere passi e figurazioni in scena di danze e balletti fu il maestro di ballo Raoul-Auger Feuillet nel trattato da lui pubblicato nel 1700: Chorégraphie, ou Art de décrire la dance par caractères, signes et figures démonstratives. Solo all’inizio del XIX secolo si comincia a riferire il termine “Coreografo” al creatore dei balletti, a colui che «inventa» le figure e i passi di danza. Si parlava più volentieri di « maestro di ballo» o di «compositore», dato che i Le farfalle azzurre in una fase di riscaldamento durante gli Europei di Torino (foto LaPresse) danzatori solisti avevano l’abitudine di sistemare da se stessi le loro variazioni. Nel 1935, Serge Lifar pubblica il suo Manifeste du chorégraphe, nel quale rivendica a questo ruolo uno statuto di «concetto», pari a quello del regista teatrale. Qualche anno più tardi Lifar propone di chiamare l’autore dei balletti il choréauteur (coreoautore), per liberare i termini «coreografia» e «coreografo» dalla loro ambiguità. Nello stesso periodo, George Balanchine introduce il termine «choreographer» nella commedia musicale e nel cinema americano, al posto di «dance director». DAL PALCOSCENICO ALLA PEDANA La coreografia sul piano del valore Artistico di un esercizio di ginnastica Ritmica, rappresenta in senso lato la composizione di base dell’esercizio stesso, in stretta relazione con il carattere e il ritmo del pezzo musicale di accompagnamento. Una buona composizione rispecchia sempre, in ogni sua parte, l’armonia tra la musica e il movimento del corpo e dell’attrezzo e ha l’obiettivo principale di emozionare giudici e spettatori. Nell’ambito del processo di allenamento, unitamente all’acrobatica, alla preparazione fisica e alla tecnica degli attrezzi, la coreografia rappresenta un aspetto della preparazione specifica della Ginnastica Ritmica, utile alla corretta impostazione del corpo per salti, equilibri e pivot. Una buona preparazione coreografica non solo migliora le linee di busto e arti ma esalta le capacità tecnicoespressive della ginnasta e aiuta a trasformare il gesto in arte. 30 Ritmica Primo Piano DAL PALCO ALLA PEDANA IL TOCCO DI NATH di Ilaria Leccardi “È stato un sogno, una bellissima avventura. Anni che non potrò mai dimenticare, che mi hanno cresciuta e resa felice”. A volte arriva il momento dell’addio e spesso è quello che fa più male. Ma Nathalie Van Cauwenberghe non lo vuole vi- vere così. I Giochi di Pechino sono stati l’ultima grande competizione che l’ha vista coreografa delle splendide Farfalle azzurre, come sempre al fianco di Emanuela Maccarani e del suo staff. Poi la decisione di lasciare il testimone, di concludere l’esperienza con la Nazionale iniziata nel 1996, quando accompagnò la squadra junior agli Europei di Oslo. L’Italia vinse due bronzi. Da allora una crescita costante. “La scelta di lasciare la Nazionale è stata mia. Dettata da un periodo reso difficile da problemi familiari. Sapevo di non poter continuare a dedicarmi anima e corpo a questo progetto e così ho preferito farmi da parte”. Ma quello che Nathalie si lascia alle spalle è un movimento forte, esplosivo, vincente, cresciuto anche grazie ai suoi insegnamenti che spesso sono andati oltre alle ore di allenamento e preparazione fisica. Ballerina belga, la bionda Nath ha scalato tutte le più importanti tappe della danza classica e contemporanea, riuscendo ad esibirsi con i nomi che più hanno illuminato i palcoscenici internazionali: da Rudolf Nureyev a Carla Fracci, da Michail Ba- risnikov ad Alessandra Ferri. “Dopo aver iniziato ad Anversa, mi sono trasferita a Bruxelles, dove ho incontrato Maurice Bèjart, che mi ha scelta per ballare con lui quando avevo 16 anni. Dopodiché mi sono spostata in Francia, a Marsiglia, e lì ho potuto lavorare con Roland Petit”. Quindi l’esperienza italiana, a Reggio Emilia, dove la Van Cauwenberghe consegue il diploma di coreografa e danzatrice contemporanea ed entra a far parte della Elleboro Company. Il primo avvicinamento alla Ritmica risale al 1987, grazie all’azzurra Giulia Staccioli, conosciuta a Parma. “Giulia mi ha chiesto di collaborare per una gara. Io mi sono subito incuriosita. Della Ritmica mi affascinavano l’ampiezza dei movimenti e la mobilità richiesta alle ragazze. Ho iniziato a collaborare con la società parmense e quindi ho partecipato a uno stage con l’allenatrice Paola Dal Fratello, che mi ha fatta avvicinare alla Nazionale”. E così è entrata nel mondo della ginnastica. Come un cigno sceso dal palcoscenico per volare in pedana. Ma della pedana Nathalie non ha mai preso la scena. Ha comunicato, insegnato, rivelato i segreti più nascosti dell’espressività. Dietro alle quinte, con un lavoro quotidiano sull’atteggiamento corporeo e sulla postura, ma ancor di più, forse, sulla mente delle ragazze che ha seguito, dalle giovani delle società di provincia, alle vice campionesse olimpiche di Atene, con dedizione e amore. Puntando sull’esigenza di esprimere la dolcezza e al tempo stesso la forza, i piccoli passi e l’emozione pura. “Ho iniziato a fare i primi collegiali con la Nazionale e poi, nel 1996, Emanuela Maccarani mi ha proposto di accompagnarla con la squadra junior agli Europei di Oslo. È iniziata così la nostra collaborazione. Allora mi portavo dietro un bagaglio molto variegato, dalla danza classica, alla neoclassica, fino alla contemporanea”. Nel frattempo, consegue il diploma di insegnante di danza a Parigi, Nathalie Van Cauwenberghe 31 Sopra la Nath con Valentina Rovetta e, di spalle, Eva d'Amore. A sinistra in un commovente abbraccio con la Savrajuk dopo la qualificazione olimpica ai Mondiali di Patrasso. Sotto la Van Cauwenberghe con la squadra e la DTN Marina Piazza agli Europei di Torino. dove consolida le sue conoscenze nel campo dell’analisi del movimento e collabora con altre società di ginnastica, come la Brixia Brescia. “Ho sempre avuto una grande passione per l’espressività corporea. Elemento fondamentale anche nel lavoro con le Farfalle. Nella ritmica le ragazze hanno un percorso di crescita molto più breve e più intenso rispetto alle ballerine. Ciò che una ballerina impara in tanti anni di preparazione, le ginnaste sono costrette ad acquisirlo in poche stagioni. Bisogna sapere adattarsi e conoscere i ritmi diversi di crescita”. Al fianco delle ragazze, di Emanuela ed Eva D’Amore, Nath ha partecipato a tre Giochi Olimpici, da Sydney a Pechino, passando per le glorie di Atene. “Nel 2000 in realtà, pur essendo andata in Au- stralia, non sono stata nel villaggio olimpico, perché all’epoca la Nazionale era seguita ancora da Vladimir e Ludmilla Komkov, due coreografi bielorussi che mi hanno insegnato molto. Poi il testimone è passato a me”. L’emozione più grande di questi anni. Atene? “In realtà no. Ovviamente quello del successo è sempre un momento particolare. Ma le emozioni più grandi me le ha regalate il lavoro quotidiano, il percorso intrapreso con queste splendide ginnaste e le altre allenatrici. Anche i momenti di crisi. Oppure il superamento di certi blocchi e paure delle ragazze, la crescita collettiva del gruppo. Ricordo ad esempio un lavoro fatto con Fabrizia D’Ottavio. Quando le chiedevo di gridare, di tirar fuori la voce, dai suoi occhi usciva sempre una la- crima. Non riusciva, era come legata. Ma poco per volta ce l’ha fatta, si è liberata. Sono stati momenti splendidi. Certo la gara è importante, per Emanuela e le sue collaboratrici che sono state ginnaste, è il momento fondamentale, per me è un po’ diverso, il coinvolgimento differente, mi concentravo su altri dettagli”. Ma ora che la Van Cauwenberghe non fa più parte del team azzurro, la sua vita nella Ritmica è tutt’altro che finita. “Pensavo di avere qualche momento libero in più, invece è stato il contrario…”. Tante le società con cui ora collabora: la Arteritmica Parabiago, affianco a Cinzia Breda, la Inzani Parma di Maria Chiara Cavalli, la Comense seguita da Mariagiovanna Frigerio, la Forza e Coraggio di Daniela Vergani. “È stato come rimettermi in gioco. Ma lo faccio sempre con il sorriso, cerco di trovare il lato positivo delle cose, anche nei momenti più difficili. Vorrei che si ricordasse il grande affetto che mi è rimasto per l’ambiente con cui ho lavorato per anni. Devo ringraziare davvero tutti. La Federazione e il presidente Agabio, Marina Piazza, Emanuela Maccarani, Eva D’Amore e Valentina Rovetta. Ma soprattutto le ragazze, senza le quali non avrei potuto avere questa crescita ed essere oggi quella che sono”. 32 Ritmica Primo Piano KLARITA E IL TEATRO DELLA GINNASTICA di David Ciaralli L a nuova coreografa della Squadra Italiana di Ginnastica Ritmica si chiama Klarita Kodra, 29enne di Tirana, albanese ma con chiare origini bosniache. Dal 1995 frequenta la prestigiosa scuola coreografica di Baku. Dopo tre anni si diploma con il massimo dei voti in danza e coreografia classica, sotto la guida della prof.ssa Leila Vekillova (artista emerito della ex Unione Sovietica). Durante gli ultimi due anni accademici approfondisce i fondamenti del metodo Vaganova con maestri provenienti dal teatro Balshoi di Mosca. Diplomata con il massimo dei voti, nel 1999 si specializza nel metodo R.A.D (Royal Academy of London). A soli 20 anni, dopo una breve esperienza sul palco dell’Accademia azera e con la Compagnia “Balletto Italia” di Torino, diviene la prima ballerina assoluta in repertorio classico e moderno al Teatro Nazionale di Sarajevo. Seguono il Teatro del Opera di Tirana (TOB) e quello dell’Arena di Verona. Una carriera fulminante ma purtroppo breve. Dopo un infortunio al ginocchio appende le scarpette al chiodo ed incomincia un uova carriera. Si trasferisce stabilmente in Italia, a Bergamo, dove dirige con successo la scuola di danza “Angels”. Dal 2004 inizia ad insegnare coreografia in varie società di ginna- 33 stica ritmica, in Lombardia. Occupa il ruolo di coreografa in diversi allenamenti regionali organizzati dal Comitato. Durante questi anni Klara, come la chiamano gli amici, ha diversi contatti con Emanuela Maccarani, soprattutto in occasione di alcuni collegiali estivi a Follonica. Nel frattempo, però, continua ad aggiornarsi professionalmente, alla Scala di Milano, al Teatro Statale di Dortmund e di Lipsia, in Germania. Lei che si è formata con artisti del calibro di Agron Aliaj, direttore del Corpo di Ballo dell’ Opera di Tirana, Luan Satino, direttore dell’Accademia delle Belle Arti nella capitale albanese, Pullumb Agalliu, Vice direttore dell’Accademia di Baku, Luis Gonzales, maestro della Scuola Coreografica a L’Havana (Cuba), e Philip Beamish, maitre di ballo del Teatro alla Scala. Attualmente è iscritta alla facoltà di scienze umanistiche, presso l’Università di Bergamo, in Scienze delle Arti Figurative Musica e Spettacolo. “Cosa mi piace della Ritmica? – ci risponde, in una pausa degli intensi allenamenti al Centro Tecnico Federale di Desio - La dinamica del movimento, la forza, l’energia, il lato corporeo degli esercizi, la scioltezza, l’armonia, e poi è molto simile alla danza classica, alla quale, secondo me, manca l’elemento competitivo del confronto sportivo. Conosco meno il gioco degli attrezzi anche se mi affascina ogni giorno di più. Il mio lavoro si svolge principalmente alla sbarra ed è finalizzato a raffinare la A pag.32 Klarita Kodra con Marta Pagnini, Serena Finotti ed Erika Buratti. In basso una sequenza di Klara a Teatro. Qui sopra il prof. Agabio e la DTN Marina Piazza con la squadra nazionale di Ginnastica Ritmica e le tecniche Manuela Maccarani, Eva D'Amore, Klarita Kodra e Valentina Rovetta in occasione di una visita del Presidente Federale al CTF di Desio, ad inizio anno (Foto D. Ciaralli). tecnica del movimento, i giri, i salti, curando i minimi particolari. La mia lezione dura un paio d’ore poi, durante il resto degli allenamenti, continuo a seguire le ginnaste, in collaborazione con le mie colleghe, per la pulizia esecutiva, dal punto di vista estetico, degli esercizi di gara. La squadra, quando sono arrivata, era in un momento di transizione, con due big come la D’Ottavio e la Falca che stavano lasciando e alcune altre che si stavano aggregando. Manuela e il suo staff hanno svolto una ricerca molto accurata, individuando elementi validi per aprire un nuovo ciclo. Stiamo ancora cercando di integrare al meglio i nuovi arrivi, in modo tale da rendere il gruppo il più omogeneo possibile. Il mio inserimento? È stato immediato. Sono stata accolta benissimo, anche perché, più o meno, ci conoscevamo da prima. Con le ragazze c’è un’ottima sintonia. Il nuovo Codice dei Punteggi ha modificato molti elementi e così , negli ultimi mesi, ci siamo impegnate per assimilare le nuove richieste. Credo che i risultati si siano visti a Pesaro. Nelle mie prime uscite in campo internazionale, in Coppa del Mondo, direi che non è andata affatto male. Tocca ad altri dire quali sono i miei meriti, di certo, però, non porto sfortuna. Abbiamo potenzialità importanti, anche questa squadra può arrivare lontano. L’obiettivo principale resta quello di riprenderci una medaglia a Londra. Il teatro? Un po’ mi manca, ma è qualcosa di diverso. È un mondo più suggestivo, l’atmosfera che si respira in un certo senso è spirituale. La Ginnastica, invece, è dinamica, spettacolare, ma manca forse di misticismo. Ecco, la mia missione è quella di portare teatralità nei programmi della Ritmica. Non siamo lontani, espressività e sentimento sono caratteristiche della scuola italiana, manca forse l’ambiente. Gli impianti sportivi sono luoghi freddi, dove non è semplice ricreare la magia del palcoscenico. Se ci riusciremo, se dagli spalti scrosceranno applausi a scena aperta, saremo state brave e, forse, concederemo il BIS”. 34 Ritmica Primo Piano LA COREOGRAFIA INDIVIDUALE CON FRANCESCA E MILENA di Ilaria Leccardi S i erano incrociate da adolescenti, quando, giovani promesse della danza, erano entrambe passate per l’Accademia del Teatro Nuovo di Torino. Poi ognuna ha fatto la sua strada, all’estero, calcando importanti palcoscenici e conducendo appieno la vita della balleri- na. Allenamenti, fatiche, successo. E poi un giorno si sono rincontrate, sulle pedane della ritmica, dove entrambe sono giunte per trasmettere alle ginnaste un po’ della propria arte e delle più intime conoscenze. Sono Francesca Frassinelli e Milena Porzio, le coreografe che da alcuni anni ormai seguono le individualiste della squadra azzurra. La prima, genovese, si occupa delle senior; la seconda, biellese, delle junior. Stessa passione e dedizione che dal palco le ha portate alla palestra. “Dopo essermi diplomata a Torino – spiega Milena – nel 1987 mi sono trasferita in Germania, dove sono entrata all’Accademia di Stoccarda e quindi ho continuato a lavorare con la Compagnia. Ho vissuto lì 14 anni, ma a un certo punto ho iniziato a sentire bisogno di uno stacco dal mondo della danza. Sono tornata in Italia, a Biella, la mia città, e mi sono messa a lavorare in un settore completamente diverso. Poi un giorno ho incontrato Anna Miglietta, allenatrice della La Marmora, con cui da bambina avevo seguito dei corsi di ritmica, che mi ha chiesto di darle una mano in palestra”. Prima i corsi delle più piccole, poi quelli dell’agonistica. Una cosa tira l’altra e… “Ho lasciato il lavoro e ho deciso di dedicarmi completamente alla ginnastica”. Francesca Frassinelli dopo il diploma a Torino ha addirittura cambiato continente. “Mi sono trasferita in Canada, perché sono entrata nella Russian Academy of Classic Ballet di Toronto. Per anni ho lavorato come ballerina classica all’Ontario Ballett e quindi nella compagnia Toronto Dance Theatre”. Poi un giorno anche lei decide di tornare in Italia, dove collabora con il teatro Carlo Felice di Genova e il San Carlo di Napoli. Ma il ritorno a Genova è anche l’occasione per avvicinarsi all’insegnamento in palestra, nella società Auxilium. Il grande passo per entrambe è però l’approdo in 35 azzurro. “Dopo alcuni anni di lavoro alla La Marmora – ricorda Milena – ho partecipato con Anna Miglietta a un collegiale della Nazionale a Desio. Lì ho conosciuto Nathalie Van Cauwenberghe. Quando lei ha saputo che avevo fatto un percorso molto simile al suo ha proposto che venissi integrata nel team azzurro. E così è stato”. Francesca Frassinelli, che oggi è anche coreografa del Comitato Regionale ligure, in azzurro è arrivata nel 2001, anno in cui ha cominciato a collaborare con la Maccarani, dopo che un infortunio l’aveva costretta ad abbandonare il palcoscenico. “La mia prima esperienza internazionale sono stati i Mondiali di New Orleans del 2002, quando l’Italia ha ottenuto un ottimo 5° posto. Dopo quell’esperienza di squadra sono passata al settore delle individualiste”. Danza e palcoscenico, ginnastica e pedana. Comunque espressione e tanta dedizione. “Il nostro compito è difficile – spiega Milena – perché dobbiamo essere utili alla ginnastica senza trasformarla in danza. Dobbiamo curare l’impostazione del corpo, i giri, i salti, guidiamo gli esercizi alla sbarra. Credo che potrebbe essere Il gruppo del Centro Estivo di Fano, 1° periodo. Milena Porzio è la prima a destra, con la mano sulla schiena di Valeria Schiavi. A fianco la giovane individualista dell'Aurora in azione durante la World Cup di Pesaro (foto C. Di Giusto). bello che anche la danza talvolta prendesse ispirazione dalla ginnastica. Sarebbe una contaminazione curiosa”. “Le ginnaste sono costrette ad apprendere in meno tempo rispetto alle ballerine – le fa eco Francesca, che affianca all’insegnamento nella ritmica anche quello della danza contemporanea, al Mas di Milano – lavorano sulle grandi ampiezze, ma non hanno bisogno di svolgere un puro lavoro di danza. Sono fortunate perché per lo più si tratta di ragazzine molto dotate fisicamente, anche a livello muscolare. Si allenano molte più ore rispetto alle ballerine loro coetanee”. C’è chi ancora lamenta una mancanza di attenzione per l’elemento artistico nella ginnastica ritmica, eppure è proprio grazie a queste ottime insegnanti, capaci di modellarsi al nuovo ruolo e al nuovo ambiente della Ginnastica, se oggi il movimento intero della Ritmica italiana è cresciuto così tanto. È d’obbligo sottolineare che altre coreografe hanno lavorato, a partire dagli anni 80 con le squadre nazionali italiane, contribuendo a creare la mentalità giusta e dando le prime linee guida per l’impostazione del lavoro di coreografia: da Silvia Brioschi a Rebecca Alfani, Paola Righi, Chicca Rota, Giovanna Ansaldo, fino a Ludmill Kozev, che dette una svolta importante alla metodologia della Coreografia applicata alla Ritmica, per non parlare dei coniugi bielorussi Ludmila e Vladimir Komkov. Ricordiamo inoltre, nell’ultimo quadriennio, la collaborazione per le individualiste Seniores avuta nel 2005 da Nina Palasheva, coreografa dell’Armonia Chieti, nel 2006 da Stefanov Ivanov, ex ballerino bulgaro ormai residente in Italia, e nel 2008 da Alessandra Paoloni, coreografa dell’Aurora Fano. Anche nei gruppi C estivi è stata fattiva la presenza di coreografe quali Lucia Lucarelli (nel 2005), Patrizia Biondo (nel 2006) e Irina Gromova dal 2006 ad oggi. Ricordiamo, in conclusione, che la Federazione ha realizzato un CD dal titolo “La preparazione Coreografica - Lezioni alla sbarra” distribuito alle DDTTR e CCRR, nel quale la prof.ssa Marina Piazza ha assemblato i filmati della lezione di sbarra della Van Cauwenberghe, della Frassinelli e della Porzio durante gli allenamenti estivi 2006.