Primo Piano - Federazione Ginnastica d`Italia

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Primo Piano - Federazione Ginnastica d`Italia
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Ritmica
Primo Piano
ALLA SCOPERTA DELLA COREOGRAFIA
U
n aspetto fondamentale del
mondo della Ginnastica, il
più diretto ed emozionante,
quello che arriva allo spettatore ignaro dei tecnicismi del Codice dei Punteggi, è certamente la composizione
coreografica, presente sia nel corpo
libero femminile, sia nei programmi
della Ritmica, che nell’Aerobica e
nella Ginnastica per Tutti. In questo
numero abbiamo cercato di conoscere meglio i segreti di un’arte antica, che ha trovato, soprattutto tra i
piccoli attrezzi, nuove frontiere di
espressione. Dietro ogni esercizio,
singolo o di gruppo, c’è il lavoro di
professioniste come Nathalie Van
Cauwenberghe e Klarita Kodra, che
si sono avvicendate nella preparazione della squadra nazionale, o di
Francesca Frassinelli e Milena Porzio,
che, invece, si dedicano alle individualiste azzurre, junior e senior. Con
l’aiuto di Ilaria Leccardi, collaboratrice di Tuttosport, le abbiamo incontrate tutte e quattro per approfondire, insieme a loro, la funzione e il
metodo della Coreografia applicata
alla Ginnastica Ritmica
DA DOVE NASCE
Il primo a utilizzare l’espressione “coreografia” per descrivere passi e figurazioni in scena di danze e balletti fu
il maestro di ballo Raoul-Auger Feuillet nel trattato da lui pubblicato nel
1700: Chorégraphie, ou Art de décrire la dance par caractères, signes
et figures démonstratives. Solo all’inizio del XIX secolo si comincia a riferire il termine “Coreografo” al
creatore dei balletti, a colui che «inventa» le figure e i passi di danza. Si
parlava più volentieri di « maestro di
ballo» o di «compositore», dato che i
Le farfalle azzurre in una fase di riscaldamento durante gli Europei di Torino (foto LaPresse)
danzatori solisti avevano l’abitudine
di sistemare da se stessi le loro variazioni. Nel 1935, Serge Lifar pubblica
il suo Manifeste du chorégraphe, nel
quale rivendica a questo ruolo uno
statuto di «concetto», pari a quello
del regista teatrale. Qualche anno
più tardi Lifar propone di chiamare
l’autore dei balletti il choréauteur
(coreoautore), per liberare i termini
«coreografia» e «coreografo» dalla
loro ambiguità. Nello stesso periodo,
George Balanchine introduce il termine «choreographer» nella commedia musicale e nel cinema americano, al posto di «dance director».
DAL PALCOSCENICO ALLA PEDANA
La coreografia sul piano del valore
Artistico di un esercizio di ginnastica
Ritmica, rappresenta in senso lato la
composizione di base dell’esercizio
stesso, in stretta relazione con il carattere e il ritmo del pezzo musicale
di accompagnamento. Una buona
composizione rispecchia sempre, in
ogni sua parte, l’armonia tra la musica e il movimento del corpo e dell’attrezzo e ha l’obiettivo principale
di emozionare giudici e spettatori.
Nell’ambito del processo di allenamento, unitamente all’acrobatica, alla preparazione fisica e alla tecnica
degli attrezzi, la coreografia rappresenta un aspetto della preparazione
specifica della Ginnastica Ritmica,
utile alla corretta impostazione del
corpo per salti, equilibri e pivot. Una
buona preparazione coreografica
non solo migliora le linee di busto e
arti ma esalta le capacità tecnicoespressive della ginnasta e aiuta a
trasformare il gesto in arte.
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Ritmica
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DAL PALCO ALLA PEDANA
IL TOCCO DI NATH
di Ilaria Leccardi
“È
stato un sogno, una bellissima avventura. Anni che non
potrò mai dimenticare, che
mi hanno cresciuta e resa felice”. A volte arriva il momento dell’addio e spesso è quello che fa più male. Ma Nathalie Van Cauwenberghe non lo vuole vi-
vere così. I Giochi di Pechino sono stati l’ultima grande competizione che
l’ha vista coreografa delle splendide
Farfalle azzurre, come sempre al fianco
di Emanuela Maccarani e del suo staff.
Poi la decisione di lasciare il testimone,
di concludere l’esperienza con la Nazionale iniziata nel 1996, quando accompagnò la squadra junior agli
Europei di Oslo. L’Italia vinse
due bronzi. Da allora una crescita costante. “La scelta di
lasciare la Nazionale è stata
mia. Dettata da un periodo
reso difficile da problemi
familiari. Sapevo di non
poter continuare a dedicarmi anima e corpo a
questo progetto e così ho
preferito farmi da parte”.
Ma quello che Nathalie si
lascia alle spalle è un movimento forte, esplosivo,
vincente, cresciuto anche
grazie ai suoi insegnamenti che spesso sono
andati oltre alle ore di
allenamento e preparazione fisica. Ballerina
belga, la bionda Nath
ha scalato tutte le più
importanti tappe della
danza classica e contemporanea, riuscendo ad
esibirsi con i nomi che
più hanno illuminato i palcoscenici internazionali: da
Rudolf Nureyev
a Carla Fracci,
da Michail Ba-
risnikov ad Alessandra Ferri. “Dopo aver
iniziato ad Anversa, mi sono trasferita a
Bruxelles, dove ho incontrato Maurice
Bèjart, che mi ha scelta per ballare con lui
quando avevo 16 anni. Dopodiché mi sono spostata in Francia, a Marsiglia, e lì ho
potuto lavorare con Roland Petit”. Quindi l’esperienza italiana, a Reggio Emilia,
dove la Van Cauwenberghe consegue
il diploma di coreografa e danzatrice
contemporanea ed entra a far parte
della Elleboro Company. Il primo avvicinamento alla Ritmica risale al 1987,
grazie all’azzurra Giulia Staccioli, conosciuta a Parma. “Giulia mi ha chiesto di
collaborare per una gara. Io mi sono subito incuriosita. Della Ritmica mi affascinavano l’ampiezza dei movimenti e la
mobilità richiesta alle ragazze. Ho iniziato a collaborare con la società parmense e quindi ho partecipato a uno stage
con l’allenatrice Paola Dal Fratello, che mi
ha fatta avvicinare alla Nazionale”. E così è entrata nel mondo della ginnastica. Come un cigno sceso dal palcoscenico per volare in pedana. Ma della pedana Nathalie non ha mai preso la scena. Ha comunicato, insegnato, rivelato i segreti più nascosti dell’espressività. Dietro alle quinte, con un lavoro
quotidiano sull’atteggiamento corporeo e sulla postura, ma ancor di più, forse, sulla mente delle ragazze che ha seguito, dalle giovani delle società di
provincia, alle vice campionesse olimpiche di Atene, con dedizione e amore. Puntando sull’esigenza di esprimere la dolcezza e al tempo stesso la forza, i piccoli passi e l’emozione pura.
“Ho iniziato a fare i primi collegiali con la
Nazionale e poi, nel 1996, Emanuela
Maccarani mi ha proposto di accompagnarla con la squadra junior agli Europei
di Oslo. È iniziata così la nostra collaborazione. Allora mi portavo dietro un bagaglio molto variegato, dalla danza classica, alla neoclassica, fino alla contemporanea”. Nel frattempo, consegue il diploma di insegnante di danza a Parigi,
Nathalie Van Cauwenberghe
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Sopra la Nath con Valentina Rovetta e, di spalle,
Eva d'Amore. A sinistra in un commovente abbraccio con la Savrajuk dopo la qualificazione olimpica
ai Mondiali di Patrasso. Sotto la Van Cauwenberghe
con la squadra e la DTN Marina Piazza agli Europei
di Torino.
dove consolida le sue conoscenze nel
campo dell’analisi del movimento e
collabora con altre società di ginnastica, come la Brixia Brescia. “Ho sempre
avuto una grande passione per l’espressività corporea. Elemento fondamentale
anche nel lavoro con le Farfalle. Nella ritmica le ragazze hanno un percorso di crescita molto più breve e più intenso rispetto alle ballerine. Ciò che una ballerina impara in tanti anni di preparazione, le
ginnaste sono costrette ad acquisirlo in
poche stagioni. Bisogna sapere adattarsi e conoscere i ritmi diversi di crescita”.
Al fianco delle ragazze, di Emanuela ed
Eva D’Amore, Nath ha partecipato a tre
Giochi Olimpici, da Sydney a Pechino,
passando per le glorie di Atene. “Nel
2000 in realtà, pur essendo andata in Au-
stralia, non sono stata nel villaggio olimpico, perché all’epoca la Nazionale era seguita ancora da Vladimir e Ludmilla
Komkov, due coreografi bielorussi che
mi hanno insegnato molto. Poi il testimone è passato a me”. L’emozione più
grande di questi anni. Atene? “In realtà no. Ovviamente quello del successo è
sempre un momento particolare. Ma le
emozioni più grandi me le ha regalate il
lavoro quotidiano, il percorso intrapreso
con queste splendide ginnaste e le altre
allenatrici. Anche i momenti di crisi. Oppure il superamento di certi blocchi e
paure delle ragazze, la crescita collettiva
del gruppo. Ricordo ad esempio un lavoro fatto con Fabrizia D’Ottavio. Quando
le chiedevo di gridare, di tirar fuori la voce, dai suoi occhi usciva sempre una la-
crima. Non riusciva, era come legata. Ma
poco per volta ce l’ha fatta, si è liberata.
Sono stati momenti splendidi. Certo la gara è importante, per Emanuela e le sue
collaboratrici che sono state ginnaste, è
il momento fondamentale, per me è un
po’ diverso, il coinvolgimento differente,
mi concentravo su altri dettagli”. Ma ora
che la Van Cauwenberghe non fa più
parte del team azzurro, la sua vita nella Ritmica è tutt’altro che finita. “Pensavo di avere qualche momento libero in
più, invece è stato il contrario…”. Tante
le società con cui ora collabora: la Arteritmica Parabiago, affianco a Cinzia
Breda, la Inzani Parma di Maria Chiara
Cavalli, la Comense seguita da Mariagiovanna Frigerio, la Forza e Coraggio
di Daniela Vergani. “È stato come rimettermi in gioco. Ma lo faccio sempre con
il sorriso, cerco di trovare il lato positivo
delle cose, anche nei momenti più difficili. Vorrei che si ricordasse il grande affetto che mi è rimasto per l’ambiente con cui
ho lavorato per anni. Devo ringraziare
davvero tutti. La Federazione e il presidente Agabio, Marina Piazza, Emanuela
Maccarani, Eva D’Amore e Valentina Rovetta. Ma soprattutto le ragazze, senza
le quali non avrei potuto avere questa crescita ed essere oggi quella che sono”.
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KLARITA E IL TEATRO DELLA GINNASTICA
di David Ciaralli
L
a nuova coreografa della Squadra
Italiana di Ginnastica Ritmica si
chiama Klarita Kodra, 29enne di
Tirana, albanese ma con chiare origini
bosniache. Dal 1995 frequenta la prestigiosa scuola coreografica di Baku.
Dopo tre anni si diploma con il massimo dei voti in danza e coreografia classica, sotto la guida della prof.ssa Leila
Vekillova (artista emerito della ex Unione Sovietica). Durante gli ultimi due anni accademici approfondisce i fondamenti del metodo Vaganova con maestri provenienti dal teatro Balshoi di
Mosca. Diplomata con il massimo dei
voti, nel 1999 si specializza nel metodo R.A.D (Royal Academy of London).
A soli 20 anni, dopo una breve esperienza sul palco dell’Accademia azera e
con la Compagnia “Balletto Italia” di
Torino, diviene la prima ballerina assoluta in repertorio classico e moderno al
Teatro Nazionale di Sarajevo. Seguono
il Teatro del Opera di Tirana (TOB) e
quello dell’Arena di Verona. Una carriera fulminante ma purtroppo breve.
Dopo un infortunio al ginocchio appende le scarpette al chiodo ed incomincia un uova carriera. Si trasferisce
stabilmente in Italia, a Bergamo, dove
dirige con successo la scuola di danza
“Angels”. Dal 2004 inizia ad insegnare coreografia in varie società di ginna-
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stica ritmica, in Lombardia. Occupa il
ruolo di coreografa in diversi allenamenti regionali organizzati dal Comitato. Durante questi anni Klara, come
la chiamano gli amici, ha diversi contatti con Emanuela Maccarani, soprattutto in occasione di alcuni collegiali
estivi a Follonica. Nel frattempo, però,
continua ad aggiornarsi professionalmente, alla Scala di Milano, al Teatro
Statale di Dortmund e di Lipsia, in Germania. Lei che si è formata con artisti
del calibro di Agron Aliaj, direttore del
Corpo di Ballo dell’ Opera di Tirana, Luan Satino, direttore dell’Accademia
delle Belle Arti nella capitale albanese,
Pullumb Agalliu, Vice direttore dell’Accademia di Baku, Luis Gonzales, maestro della Scuola Coreografica a L’Havana (Cuba), e Philip Beamish, maitre
di ballo del Teatro alla Scala. Attualmente è iscritta alla facoltà di scienze umanistiche, presso l’Università di Bergamo,
in Scienze delle Arti Figurative Musica
e Spettacolo. “Cosa mi piace della Ritmica? – ci risponde, in una pausa degli intensi allenamenti al Centro Tecnico Federale di Desio - La dinamica del movimento, la forza, l’energia, il lato corporeo degli esercizi, la scioltezza, l’armonia,
e poi è molto simile alla danza classica,
alla quale, secondo me, manca l’elemento competitivo del confronto sportivo. Conosco meno il gioco degli attrezzi
anche se mi affascina ogni giorno di più.
Il mio lavoro si svolge principalmente alla sbarra ed è finalizzato a raffinare la
A pag.32 Klarita Kodra con Marta Pagnini, Serena Finotti ed Erika Buratti. In basso una sequenza di Klara
a Teatro. Qui sopra il prof. Agabio e la DTN Marina
Piazza con la squadra nazionale di Ginnastica Ritmica e le tecniche Manuela Maccarani, Eva D'Amore,
Klarita Kodra e Valentina Rovetta in occasione di una
visita del Presidente Federale al CTF di Desio, ad inizio anno (Foto D. Ciaralli).
tecnica del movimento, i giri, i salti, curando i minimi particolari. La mia lezione dura un paio d’ore poi, durante il resto degli allenamenti, continuo a seguire le ginnaste, in collaborazione con le
mie colleghe, per la pulizia esecutiva,
dal punto di vista estetico, degli esercizi
di gara. La squadra, quando sono arrivata, era in un momento di transizione, con
due big come la D’Ottavio e la Falca che
stavano lasciando e alcune altre che si
stavano aggregando. Manuela e il suo
staff hanno svolto una ricerca molto accurata, individuando elementi validi per
aprire un nuovo ciclo. Stiamo ancora
cercando di integrare al meglio i nuovi arrivi, in modo tale da rendere il gruppo il
più omogeneo possibile. Il mio inserimento? È stato immediato. Sono stata accolta benissimo, anche perché, più o meno, ci conoscevamo da prima. Con le
ragazze c’è un’ottima sintonia. Il nuovo
Codice dei Punteggi ha modificato molti elementi e così , negli ultimi mesi, ci siamo impegnate per assimilare le nuove richieste. Credo che i risultati si siano visti
a Pesaro. Nelle mie prime uscite in campo internazionale, in Coppa del Mondo,
direi che non è andata affatto male. Tocca ad altri dire quali sono i miei meriti, di
certo, però, non porto sfortuna. Abbiamo
potenzialità importanti, anche questa
squadra può arrivare lontano. L’obiettivo principale resta quello di riprenderci
una medaglia a Londra. Il teatro? Un po’
mi manca, ma è qualcosa di diverso. È
un mondo più suggestivo, l’atmosfera
che si respira in un certo senso è spirituale. La Ginnastica, invece, è dinamica,
spettacolare, ma manca forse di misticismo. Ecco, la mia missione è quella di
portare teatralità nei programmi della
Ritmica. Non siamo lontani, espressività e sentimento sono caratteristiche
della scuola italiana, manca forse l’ambiente. Gli impianti sportivi sono luoghi
freddi, dove non è semplice ricreare la
magia del palcoscenico. Se ci riusciremo,
se dagli spalti scrosceranno applausi a
scena aperta, saremo state brave e,
forse, concederemo il BIS”.
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LA COREOGRAFIA INDIVIDUALE
CON FRANCESCA E MILENA
di Ilaria Leccardi
S
i erano incrociate da adolescenti, quando, giovani promesse della danza, erano entrambe passate per l’Accademia del
Teatro Nuovo di Torino. Poi ognuna
ha fatto la sua strada, all’estero, calcando importanti palcoscenici e conducendo appieno la vita della balleri-
na. Allenamenti, fatiche, successo. E
poi un giorno si sono rincontrate,
sulle pedane della ritmica, dove entrambe sono giunte per trasmettere
alle ginnaste un po’ della propria arte e delle più intime conoscenze. Sono Francesca Frassinelli e Milena Porzio, le coreografe che da alcuni anni
ormai seguono le individualiste della
squadra azzurra. La prima, genovese,
si occupa delle senior; la seconda,
biellese, delle junior. Stessa passione
e dedizione che dal palco le ha portate alla palestra. “Dopo essermi diplomata a Torino – spiega Milena –
nel 1987 mi sono trasferita in Germania, dove sono entrata all’Accademia
di Stoccarda e quindi ho continuato a
lavorare con la Compagnia. Ho vissuto
lì 14 anni, ma a un certo punto ho iniziato a sentire bisogno di uno stacco
dal mondo della danza. Sono tornata
in Italia, a Biella, la mia città, e mi sono messa a lavorare in un settore completamente diverso. Poi un giorno ho
incontrato Anna Miglietta, allenatrice
della La Marmora, con cui da bambina avevo seguito dei corsi di ritmica,
che mi ha chiesto di darle una mano
in palestra”. Prima i corsi delle più
piccole, poi quelli dell’agonistica.
Una cosa tira l’altra e… “Ho lasciato
il lavoro e ho deciso di dedicarmi completamente alla ginnastica”. Francesca Frassinelli dopo il diploma a Torino ha addirittura cambiato continente. “Mi sono trasferita in Canada, perché sono entrata nella Russian Academy of Classic Ballet di Toronto. Per
anni ho lavorato come ballerina classica all’Ontario Ballett e quindi nella
compagnia Toronto Dance Theatre”.
Poi un giorno anche lei decide di
tornare in Italia, dove collabora con
il teatro Carlo Felice di Genova e il
San Carlo di Napoli. Ma il ritorno a
Genova è anche l’occasione per avvicinarsi all’insegnamento in palestra,
nella società Auxilium. Il grande passo per entrambe è però l’approdo in
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azzurro. “Dopo alcuni anni di lavoro
alla La Marmora – ricorda Milena –
ho partecipato con Anna Miglietta a
un collegiale della Nazionale a Desio.
Lì ho conosciuto Nathalie Van Cauwenberghe. Quando lei ha saputo che avevo fatto un percorso molto simile al suo
ha proposto che venissi integrata nel
team azzurro. E così è stato”. Francesca Frassinelli, che oggi è anche coreografa del Comitato Regionale ligure, in azzurro è arrivata nel 2001, anno in cui ha cominciato a collaborare
con la Maccarani, dopo che un infortunio l’aveva costretta ad abbandonare il palcoscenico. “La mia prima
esperienza internazionale sono stati i
Mondiali di New Orleans del 2002,
quando l’Italia ha ottenuto un ottimo
5° posto. Dopo quell’esperienza di
squadra sono passata al settore delle
individualiste”. Danza e palcoscenico,
ginnastica e pedana. Comunque
espressione e tanta dedizione. “Il nostro compito è difficile – spiega Milena
– perché dobbiamo essere utili alla ginnastica senza trasformarla in danza.
Dobbiamo curare l’impostazione del
corpo, i giri, i salti, guidiamo gli esercizi
alla sbarra. Credo che potrebbe essere
Il gruppo del Centro Estivo di Fano, 1° periodo. Milena Porzio è la prima a destra, con la mano sulla
schiena di Valeria Schiavi. A fianco la giovane individualista dell'Aurora in azione durante la World Cup di
Pesaro (foto C. Di Giusto).
bello che anche la danza talvolta prendesse ispirazione dalla ginnastica. Sarebbe una contaminazione curiosa”.
“Le ginnaste sono costrette ad apprendere in meno tempo rispetto alle ballerine – le fa eco Francesca, che affianca all’insegnamento nella ritmica anche quello della danza contemporanea, al Mas di Milano – lavorano sulle
grandi ampiezze, ma non hanno bisogno di svolgere un puro lavoro di danza. Sono fortunate perché per lo più si
tratta di ragazzine molto dotate fisicamente, anche a livello muscolare. Si allenano molte più ore rispetto alle ballerine loro coetanee”. C’è chi ancora lamenta una mancanza di attenzione
per l’elemento artistico nella ginnastica ritmica, eppure è proprio grazie a
queste ottime insegnanti, capaci di
modellarsi al nuovo ruolo e al nuovo
ambiente della Ginnastica, se oggi il
movimento intero della Ritmica italiana è cresciuto così tanto. È d’obbligo
sottolineare che altre coreografe hanno lavorato, a partire dagli anni 80
con le squadre nazionali italiane,
contribuendo a creare la mentalità
giusta e dando le prime linee guida
per l’impostazione del lavoro di coreografia: da Silvia Brioschi a Rebecca
Alfani, Paola Righi, Chicca Rota, Giovanna Ansaldo, fino a Ludmill Kozev,
che dette una svolta importante alla
metodologia della Coreografia applicata alla Ritmica, per non parlare dei
coniugi bielorussi Ludmila e Vladimir
Komkov. Ricordiamo inoltre, nell’ultimo quadriennio, la collaborazione
per le individualiste Seniores avuta
nel 2005 da Nina Palasheva, coreografa dell’Armonia Chieti, nel 2006
da Stefanov Ivanov, ex ballerino bulgaro ormai residente in Italia, e nel
2008 da Alessandra Paoloni, coreografa dell’Aurora Fano. Anche nei
gruppi C estivi è stata fattiva la presenza di coreografe quali Lucia Lucarelli (nel 2005), Patrizia Biondo (nel
2006) e Irina Gromova dal 2006 ad
oggi. Ricordiamo, in conclusione,
che la Federazione ha realizzato un
CD dal titolo “La preparazione Coreografica - Lezioni alla sbarra” distribuito alle DDTTR e CCRR, nel quale
la prof.ssa Marina Piazza ha assemblato i filmati della lezione di sbarra
della Van Cauwenberghe, della Frassinelli e della Porzio durante gli allenamenti estivi 2006.