File - Giusy Frisina

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File - Giusy Frisina
GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2017
12
Attualità e poesia
GIORNALE
di
VOGHERA
Leonard Cohen (Montréal 1934- Los Angeles
2016) è stato il cantautore più colto, più “intellettuale” e più profondo che sia dato di annoverare
nell’universo folk e rock contemporaneo. La critica spesso lo ha accostato o paragonato a Dylan,
ma il paragone è improbabile per la diversità
dell’approccio poetico ed esistenziale.
Cohen è in realtà un autentico e superbo poeta e
nella maggior parte dei lavori anche un buon musicista, dotato di una grande espressività vocale.
È stato un grande poeta di enorme sensibilità e
resterà a tutto diritto nella storia della letteratura.
Di Leonard Cohen proponiamo la traduzione di
Steer your way, segui la tua strada nella traduzione della poetessa Giusy Frisina, una sua
attenta ed accreditata studiosa; della medesima una poesia scritta in sua memoria Pioggia
battente.
Steer your way
Segui la tua strada
attraverso le rovine degli Altari
e dei Centri commerciali
Segui la tua strada
Attraverso le favole della Creazione
e della Caduta
Segui la tua strada
oltrepassati i Palazzi che
si elevano sul degrado
Anno dopo anno
Mese dopo mese
Giorno dopo giorno
Pensiero dopo pensiero
La poesia cantata
A cura di Candido Meardi
Gentilissimi lettori, in questo numero di Gennaio 2017 presento i testi poetici di tre cantautori, per me tra i più significativi, anzi, forse, i
più significativi sia per il valore intrinseco dei
loro testi e della loro musica sia per l’influenza
e l’impatto avuto su varie generazioni di giovani e appassionati: Bob Dylan, Leonard Cohen,
Fabrizio de André. La recente assegnazione del
premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan ha
suscitato diverse polemiche a mio parere ingiustificate. Molte prese di posizione contrariate da
parte di poeti importanti o meno hanno avuto il
sapore di una polemica molto miope, di casta e
autoreferenziale; a mio parere l’unica polemica
che ha avuto ed ha un senso è se il Nobel fosse
più giusto assegnarlo a Leonard Cohen recente-
mente scomparso.
Dal punto di vista strettamente poetico ritengo
di sì, Cohen è stato più grande; da un punto di
vista complessivo, storico, artistico e sociale
Dylan ha avuto un influenza maggiore; diciamo
quindi che sono due grandissimi artisti, di alto
valore poetico, e ritengo giusto che fosse stato
assegnato ad entrambi, a pari merito: è già stato
fatto in passato in tanti campi e sicuramente così
il Nobel avrebbe avuto il significato di premiare
complessivamente l’arte di mettere in musica la
poesia, che ha avuto un’antichissima tradizione.
Questa arte era presente dagli antichi poemi
Omerici, ai bardi e agli aedi, ai poeti provenzali, per arrivare a tanti altri grandi artisti come
Georges Brassens, Jaque Brell, Tom Waits, e in
Italia Francesco Guccini, Francesco de Gregori,
Luigi Tenco assieme a tanti altri.
Segui la tua strada
Oltrepassata la verità
in cui fino a ieri credevi
Come a una fondamentale Bontà e Saggezza di Vita
Segui il tuo cuore, prezioso cuore
Oltrepassate le donne che pagavi
Anno dopo anno
Mese dopo mese
Giorno dopo giorno
Pensiero dopo pensiero
Segui il tuo sentiero attraverso il dolore
Che è molto più reale di te
Quello che ha smascherato
il Modello Cosmico
Che ha accecato ogni Visione
E prego di non dover andare lì
Che ci sia o non ci sia un Dio
Anno dopo anno
Mese dopo mese
Giorno dopo giorno
Pensiero dopo pensiero
Loro sussurrano sempre.
Le pietre ferite, le smussate montagne piangenti
Così come Egli muore per rendere gli uomini santi
Così possiamo morire noi nel fare cose meschine
E recita il “Mea Culpa” che
gradualmente hai dimenticato
Segui la tua strada, mio cuore ,
sebbene io non abbia il diritto di chiedere
Per chi non è stato mai mai
all’altezza del compito
Che sa di essere stato condannato
Che sa che sarà distrutto
Anno dopo anno
Mese dopo mese
Giorno dopo giorno
Pensiero dopo pensiero
(trad.it. di Giusy Frisina)
***
Bob Dylan (Robert Zimmerman), nato il
24/5/1941 a Duluth (Minnesota), è stato probabilmente accanto ai Beatles il più grande mito
generazionale del secondo dopoguerra; adottò il nome di Bob Dylan per ricordare il poeta Dylan Thomas; fuggì di casa più volte per
intraprendere il mestiere di hobo (cantautori
popolari che percorrevano gli USA utilizzando il treno, per lo più abusivamente, o l’autostop). La sua consacrazione ed il suo successo
mondiale decollò quando arrivò nel 1961 al
“Greenwich Village” di New York dove si affermò come leader e menestrello indiscusso dei
movimenti di protesta giovanile. Sterminata è
stata ed è la sua produzione e le sue canzoni;
nel 1965 ormai un mito Dylan mutò il suo indirizzo musicale elettrificandolo; nonostante ciò
la sua figura rimase leader del folk mondiale e
le generazioni succedutesi negli anni lo hanno
amato senza condizioni e tutt’ora continuano a
farlo. Nel 2016 gli è stato assegnato il Nobel
per la letteratura che è stato ritirato in sua vece
da Patty Smith in una commovente cerimonia.
Di Bob Dylan presentiamo: A hard rain’s a
gonna fall, Una dura pioggia cadrà
Leonard Cohen, la cui grande passione è sempre stata la scrittura, il succedersi delle parole.
A hard rain’s a gonna fal
Dove sei stato, figlio mio diletto ?
Dove sei stato, ragazzo mio caro ?
Sono inciampato sul fianco di 12 nebbiose montagne,
ho percorso e ho strisciato per sei tortuose autostrade ,
ho camminato nel mezzo di 7 tristi foreste,
son stato di fronte ad una dozzina di oceani morti,
son stato per diecimila miglia nella bocca di un cimitero,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.
Oh cosa hai veduto, figlio mio diletto ?
Cosa hai veduto ragazzo mio caro ?
Ho visto un bimbo appena nato con lupi selvaggi tutti
intorno
Ho visto un’autostrada di diamanti e nessuno che la
percorreva,
ho visto un ramo nero e sangue ne scorreva,
ho visto una stanza piena di uomini con martelli insanguinati,
ho visto una scala bianca tutta ricoperta d’acqua,
ho visto diecimila persone parlare con lingue spezzate,
ho visto armi e spade affilate nelle mani di bambini,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.
E cosa hai sentito, figlio mio diletto ?
Cosa hai sentito, ragazzo mio caro ?
Ho sentito il rombo di un tuono, che ruggiva come un
avvertimento,
ho sentito il fragore di un’onda tale da sommergere il
mondo intero,
ho sentito cento suonatori di tamburo con le mani in
fiamme,
ho sentito diecimila sussurrare e nessuno ascoltare,
ho sentito un uomo morire di fame, ho sentito molte
persone ridere,
ho sentito la canzone di un poeta morente in un canale
di scolo,
ho sentito il suono di un clown che piangeva nel cortile,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.
Oh, chi hai incontrato, figlio mio diletto ?
Chi hai incontrato, ragazzo mio caro ?
Ho incontrato un bambino accanto ad un pony morto,
ho incontrato un uomo bianco che camminava con
un cane nero,
ho incontrato una giovane donna con il corpo in fiamme,
ho incontrato una giovane ragazza che mi ha donato
un arcobaleno,
ho incontrato un uomo ferito dall’ amore,
ho incontrato un altro uomo ferito dall’ odio,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.
Oh, e cosa farai ora, figlio mio diletto ?
Cosa farai ora, ragazzo mio caro ?
Andrò via prima che la pioggia incominci a cadere,
camminerò nel profondo della più profonda e nera
foresta,
dove la gente è tanta è le loro mani sono completamente vuote,
dove i proiettili avvelenati contaminano le loro acque,
dove la casa nella valle incontra la umida e sudicia
prigione,
dove il volto del boia è sempre ben celato,
dove brutta è la fame e dimenticate son le anime,
dove nero è il colore e zero il numero,
e lo dirò, lo penserò, lo pronuncerò, lo respirerò,
e lo rifletterò su una montagna così che tutte le anime
possano vederlo,
poi starò sull’oceano fino a quando incomincerò ad
affondare,
ma saprò bene la mia canzone prima di incominciare
a cantare,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.
Pioggia battente
Le mie lacrime per te
Sono la pioggia battente
Di questo nudo novembre occidentale
Dove la speranza sembra tramontare
Una pioggia che oggi si ostina
A riempire le strade d’America
E della Terra tutta
Fabrizio de André (Genova
18/2/1940- Milano 19/1/1999),
è stato il cantautore più seguito dal pubblico italiano.
Ha iniziato la sua vera attività discografica nel 1967
pubblicando il volume “Vol.1” per
la casa discografica Ricordi. Ma il
grande successo arrivò nel 1971 con
il disco “Non al denaro, non all’amore né al cielo” che è rimasto tra i suoi
migliori lavori tra cui “Tutti morimmo a stento”, “La buona novella”,
“Carlo Martello”, “Rimini”, “Creuza de Mà”.
Nel 1972 pubblicò un singolo con due
canzoni tradotte da Leonard Cohen, “Suzanne”
e “Giovanna D’Arco”. De André ha raccontato
spesso nelle sue canzoni storie di ribelli, prostitute, emarginati.
I suoi testi sono considerati
dalla critica vere e proprie
poesie e molti sono stati
inseriti in diverse antologie scolastiche.
Di Fabrizio de André presentiamo La guerra di Piero.
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
Lungo le sponde del mio torrente,
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente.
Così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve.
Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce;
ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.
E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.
Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai
esangue
cadere in terra a coprire il suo
sangue
e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore.
E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede e ha paura
ed mentre imbraccia l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia.
Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni peccato.
Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel
giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno.
Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno.
E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
Del buio vuoto che ci hai lasciato…
Pure noi che ti amavamo
Siamo sulle tracce invisibili della strada
Che tu ci hai indicato senza mostrarla
E la tua luce che nasce da una ferita
È la scia di un piccolo faro
Nella nebbia perenne
Proprio ora che ogni cosa naufraga ignara
Della sua sconvolgente incertezza
Giusy Frisina ©