Roma non dimentica: leggi razziali e shoah – resistenza e liberazione

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Roma non dimentica: leggi razziali e shoah – resistenza e liberazione
VIAGGIO DELLA MEMORIA
“Roma non dimentica: leggi razziali e shoah – resistenza e liberazione”
KRAKOV – BIRKENAU – AUSCHWITZ
Domenica 6 novembre, noi ragazzi e professori, partecipanti al Viaggio della Memoria organizzato dal
Comune di Roma, ci siamo ritrovati in Largo 12 ottobre 1492 dove ci aspettavano i pullman che ci
avrebbero condotto all’Aeroporto Militare di Pratica di Mare. Lì un Boeing 767 ci avrebbe fatto raggiungere
la meta del nostro viaggio, Cracovia.
Quando il Professor Sirleto ci rese partecipi dell’iniziativa, desideravo profondamente poter diventare
testimone delle immani atrocità perpetrate dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli
ebrei d'Europa e, per estensione, nei confronti di tutte le categorie ritenute “indesiderabili”, pur sapendo
che sarebbe stata un’esperienza molto forte e toccante. Abbiamo affrontato questo Viaggio con lo storico
Marcello Pezzetti, uno dei massimi studiosi italiani della Shoah, con Mario Venezia, Presidente della
Fondazione Museo della Shoah, figlio del deportato Shlomo Venezia, con Ruth Dureghello, Presidente della
Comunità ebraica di Roma, e con la Sindaca di Roma, Virginia Raggi. Inoltre ci hanno accompagnato ed
emozionato con la loro testimonianza Sami Modiano, Tatiana Bucci e Marika Venezia.
A Cracovia, nel primo pomeriggio, abbiamo visitato la Piazza degli Eroi del ghetto, la cui particolarità
consiste nella presenza di 68 sedie poste ciascuna a ricordo di 1000 ebrei sterminati durante l’Olocausto. La
piazza non solo era punto d’incontro di tutti coloro che erano relegati nel ghetto ma anche luogo di raduno
e partenza verso i campi di sterminio. Alla vista di quel che rimane del ghetto si resta quasi senza fiato nel
constatare che le sue mura sono nient’altro che la riproduzione di pietre tombali, come se i nazisti
volessero ricordare agli ebrei quale sarebbe stato il loro destino; per di più le mura si trovano oggi in
prossimità di una scuola: una sensazione molto forte vedere “pietre tombali” e giochi per bambini vicini le
une agli altri.
Abbiamo proseguito con la visita della Sinagoga Tempel, dove abbiamo incontrato le Autorità partecipanti
al Viaggio della Memoria.
In serata, in preparazione alla visita del campo di Auschwitz-Birkenau, i due sopravvissuti Sami Modiano e
Tatiana Bucci ci hanno reso partecipi di una parte della loro vita, quella non ancora segnata dagli atroci
quanto inaspettati eventi che avrebbero lasciato per sempre un vuoto incolmabile, una ferita difficile da
rimarginare.
La giornata di lunedì 7 novembre è stata interamente dedicata alla visita del campo di Auschwitz-Birkenau
e alla testimonianza dei due sopravvissuti. E’ stato sconvolgente entrare nel campo di Birkenau, vedere con
i propri occhi quei binari -tristemente famosi- sui quali ogni giorno arrivavano i convogli dei deportati.
“Era una mattina calda, d’estate, ma noi altri non sapevamo, non ci immaginavamo che era l’ultimo nostro
giorno della vita. Abbiamo sentito una squadra di tedeschi, un centinaio di tedeschi, che arrivavano
accompagnati da cani pastori che abbaiavano a tutto fiato, e hanno cominciato a spalancare queste porte
blindate, piombate, con ordini precisi in tedesco e hanno cominciato a buttarci giù da questi vagoni come
sacchi di patate. Non ci hanno dato neanche il tempo di riflettere. Una scena che io non posso scordare.
Mio papà Giacobbe, appena ha capito la scena, ha preso subito mia sorella Lucia con una mano, ha preso
me con l’altra mano e ci teneva stretti stretti vicini a lui. Ma ad un certo momento i tedeschi hanno detto di
dividere le donne da una parte e gli uomini dall’altra. Vedo di nuovo la scena di mio papà che, quando gli
vengono a strappare dalle mani sua figlia Lucia, si rifiuta, lui non vuole abbandonare sua figlia, vengono in
tre, lo massacrano di botte e gliela strappano dalle mani e poi vedi questo viso, quest’uomo, questa
espressione di un uomo distrutto” – così ci ha raccontato commosso Sami Modiano.
Nella Bahnrampe si decideva tutto, la morte immediata o la possibile sopravvivenza.
Tatiana Bucci passò invece la selezione grazie alla somiglianza con la sorella Andra, talmente simili che
furono scambiate per gemelle; erano quindi interessanti per Mengele, medico tedesco noto per i crudeli
esperimenti medici e di eugenetica svolti nel campo di concentramento di Auschwitz.
Anche il cugino di Tatiana ed Andra, grazie alla sua bellezza mediterranea, non fu condotto subito alle
camere a gas ma, alla domanda dei tedeschi rivolta ai bambini “chi vuole ritornare dalla mamma?”, Sergio
rispose di sì tanto era forte la sofferenza per il distacco dalla mamma e fu brutalmente assassinato insieme
ad altri bambini che come lui avevano ceduto all’inganno.
Giunti presso il Krematorium, la vedova di Shlomo Venezia ha raccontato di come sia stato difficile per un
ragazzo di appena vent’anni trovarsi a dover liberare la camera a gas da circa 1500 cadaveri, senza poter
dimostrare alcun sentimento perché altrimenti lo avrebbero accusato di sabotaggio; egli, infatti, faceva
parte durante la propria prigionia di unità speciali destinate alla cremazione dei corpi dei deportati, uccisi
nelle camere a gas del campo di concentramento polacco.
E’ seguito un momento di raccoglimento durante il quale le Autorità, i Testimoni e noi ragazzi abbiamo
deposto un piccolo sasso che, secondo la tradizione ebraica, rimane per sempre a ricordo del defunto, a
differenza dei fiori che appassiscono.
Un momento particolarmente toccante è stata la visita al Block 16a, la Sezione del campo destinata ai
bambini che come Tatiana erano scampati alla prima selezione, destinati tuttavia agli esperimenti medici.
Nel pomeriggio abbiamo visitato il Museo di Auschwitz. Ogni edificio custodisce qualcosa a ricordo
dell’olocausto. Dalla teca a parete contenente due tonnellate di capelli a quella contenente gli occhiali dei
deportati, da quella contenente innumerevoli paia di scarpe a quella con le valigie dei prigionieri. Tutto ciò
testimonia l’orribile barbarie che i nazisti osarono perpetrare nei confronti di un popolo che, a loro dire,
non aveva alcun diritto di vivere.
La sera ha avuto luogo un incontro di tutti i partecipanti al Viaggio per riflettere su quanto visto e vissuto e
condividere le proprie idee ed emozioni. I testimoni ci hanno raccontato ciò che hanno vissuto durante e
dopo la prigionia. Sami Modiano, unico sopravvissuto della famiglia, ogni sera, dopo una giornata di intenso
e duro lavoro, incontrava il padre Giacobbe; questo era per lui l’unico momento di gioia all’interno del
campo. Della sorella Lucia non si aveva alcuna notizia. Tuttavia, una sera Sami guardò con attenzione verso
il campo femminile, molto distante da quello maschile, e vide la sorella. I due si mandavano abbracci
simbolici, pur essendo molto lontani l’uno dall’altra. Una sera però Sami non “incontrò” più Lucia: la
ragazza era stata mandata nelle camere a gas. Alla notizia della morte della figlia, il padre, sconvolto e
disperato, andò incontro alla fine, presentandosi in infermeria come uomo ormai malato. Alla Liberazione,
Sami Modiano era ormai completamente solo.
Le sorelle Bucci, entrambe sopravvissute, furono liberate ed accompagnate in Inghilterra.
Martedì 8 novembre si è concluso il Viaggio, però non prima di aver visitato il centro di Cracovia, con il suo
Castello, la sua Cattedrale ed il suo caratteristico mercato.
Ciò che non dimenticherò mai di questo Viaggio è la forza con cui Sami Modiano e Tatiana Bucci hanno
raccontato la loro storia, una storia dolorosa e orribile, il loro coraggio, i loro sorrisi nonostante tutto, gli
abbracci e le strette di mano scambiati con loro. Ciò che ho imparato è che si deve conoscere la storia per
evitare che vengano un giorno ripetuti gli stessi errori del passato, che bisogna avere rispetto di ogni vita
umana perché tutti gli uomini hanno pari dignità e libertà, che un giorno diventeremo proprio noi i
testimoni di questo immane genocidio, anzi, con questo Viaggio lo siamo in parte già diventati.
Beatrice Puccio
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