Tradizione e Regate della Vela al Terzo
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Tradizione e Regate della Vela al Terzo
C U LT U R A 9 giovedì 10 novembre 2011 Mostra Viaggio Cinema Musica Una grande mostra dedicata al vedutismo veneziano a Conegliano (Treviso): Bernardo Bellotto. Il Canaletto delle corti europee. Da domani fino al 15 aprile 2012 presso palazzo Sarcinelli. Alle spedizione, alle fatiche e al coraggio degli esploratori è dedicata la mostra Hic sunt Leones. Esploratori, geografi e viaggiatori tra 800 e 900. Da 0ggi presso l’ex chiesa di san Francesco di Udine. Da oggi in libreria per Phaidon Scorsese on Scorsese: una ricca documentazione tratta dagli archivi personali del cineasta messi per la prima volta a disposizione del pubblico (in inglese). Uscirà il 28 novembre prossimo il nuovo album di Tiziano Ferro L’amore è una cosa semplice (Emi), che contiene anche il brano Karma, un duetto con la star americana John Legend. Diario AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI Reperti unici da tutto il mondo La mostra internazionale Homo sapiens. La grande storia della INDAGINE diversità umana, che si apre domani a Roma al Palazzo delle “Il valore del brand Unesco” Esposizioni con una serie di reperti unici in arrivo da 56 diversi musei e istituzioni di tutto il mondo, è organizzata da Codice. Idee per la cultura e Azienda speciale PalaExpo. È curata da Luigi Luca Cavalli Sforza e Telmo Pievani. Per Codice Edizioni Pievani, insieme a Giorgio Vallortigara e Vittorio Girotto, ha pubblicato Nati per credere. Perché il nostro cervello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin (2008). Per la stessa casa editrice Cavalli Sforza ha scritto L’evoluzione della cultura. Proposte concrete per studi futuri, il libro è apparso per la prima volta nel 2004 e poi ristampato più volte anche in edizione paperback. Il futuro di Venezia? A gonfie vele Barche al terzo e tutela della laguna. Un libro di Silvio Testa GUIDO MOLTEDO I dorsale precorritrice della nostra colonna vertebrale, Pikaia era uno dei nostri potenziali progenitori. Non certo tra i più attrezzati per la sopravvivenza. «Un ipotetico allibratore cambriano – scrive Pievani nel suo volume – non avrebbe forse scommesso molto sulle sorti di questo animaletto» eppure ce l’ha fatta. Non solo per la selezione naturale, il meccanismo principale dell’evoluzione, ma per altri fattori contingenti. La sintesi finale dell’esposizione romana fotografa il presente: l’attuale diversità umana è il frutto di una quantità di storie contingenti, tuttora in corso, che scardinano inequivocabilmente il concetto di “razza”. Siamo stati troppo mobili noi uomini e troppo breve è stata la nostra storia. Insomma non c’erano né condizioni, né tempo per separare geneticamente le popolazioni umane. L’unità biologica dell’umanità attuale ha come contraltare, tuttavia, una straordinaria diversità culturale. La nostra ricchezza. La lunga cavalcata alla ricerca delle radici della specie Homo sapiens ci costringe perciò ad un ripensamento profondo delle nostre relazioni con le altre specie viventi e con i nostri simili, ad affrontare tematiche dalle profonde valenze sociali e politiche, come la tutela dell’ambiente o il valore delle migrazioni umane. Temi che saranno approfonditi nel ciclo di incontri con i maggiori esperti internazionali dei settori interessati, che affiancherà la mostra in tutto il periodo d’apertura. colori, innanzitutto. E i disegni. Giallo forte, giallo canarino, rosso, tutte le gradazioni del rosso, tabacco, blu, bianco, tinte che si sovrappongono l’una sull’altra in fasce oblique o orizzontali, strette o larghe, oppure s’intersecano tra loro, secondo geometrie e fantasie vagamente infantili. Li vedi qualche volta solcare la Laguna, gruppi di barche con le vele al terzo, imbarcazioni d’ogni tipo, dal topo da pesca al topo da diporto tipicamente veneziano, dalla sampierota alla topetta, fino al sobrio sandolo e all’agilissima mascaretta. Uno spettacolo d’intensa impressione estetica, macchie multicolori in uno scenario fiabesco qual è l’ambiente lagunare veneziano. Una tradizione, quella della vela al terzo, che ha radici secolari e che vive nei giorni nostri grazie alla passione di irriducibili amanti di unaa marineria che, secondo le leggi dellaa modernità, non dovrebbe più esistere.. Eppure la loro “resistenza” non ci parla solo di una delle tante nostalgiche eccentricità che solcano il mare. Ci parla, piuttosto, di un modo di intendere e vivere la Laguna, e la sua città, e le sue isole; di una filosofia che non è affatto residuale e arcaica ma, al contrario, è una delle chiavi per garantire la futura sopravvivenza di Venezia, intesa come città e non parco tematico. Il nesso tra una pratica di nicchia come la vela al terzo – ma il discorso s’attaglia anche alla più popolare voga alla veneta – e la complessa problematica intorno alla sorte di Venezia può essere a dir poco ardito. Eppure, se si legge l’ultimo libro di Silvio Testa – Tradizioni e regate della vela al terzo, con illustrazioni di Alex Pagnacco, Mare di Carta – c’è una logica e lucida relazione tra quello che è indubbiamente il nodo cruciale del futuro veneziano – lo stato delle sue acque – e tutto ciò che avviene, giorno dopo giorno, e che va nel segno della progressiva devastazione. Se è evidente – per dire – la follia di abitazioni costruite sul Vesuvio quasi a ridosso del cratere, non è altrettanto evidente ma non meno suicida, l’uso dissennato della Laguna. Come la periferia napoletana, anche Venezia è in un certo senso seduta su un vulcano, che non esploderà mai in un dato giorno, come il Vesuvio: il graduale ma inesorabile cor- rompimento dell’ambiente lagunare comporterà – sta già comportando – una radicale trasformazione morfologica e antropologica della città e dei suoi dintorni che, avanti così, la tramuterà – nel migliore dei casi – in una città totalmente artificiale all’interno di un contesto non più naturale ma anch’esso artificiale. È un processo di distruzione soft che farà di Venezia una Pompei moderna, abitata da turisti e affaristi. Testa, per anni firma autorevole del Gazzettino e conoscitore come pochi della sua città e del suo ambiente, dedica pagine di lucida, documentata denuncia al moto ondoso che corrode fondamenta e fondazioni e che fa sparire le barene, i depositi di sedimenti solidi, indispensabili, tra l’altro, per un “governo” naturale delle maree. Problemi che sono ignoti anche al visitatore accorto, più che altro allarmato dal conto salato di un tassista senza scrupoli. Ma la colpa di quel tassista non p è solo lì. È anche quella di condurre un motoscafo troppo potente per i rii e i canali veneziani che – insieme ad altre decine di migliaia di d natanti a motore – provocano il moto ondoso che scava e corrode m senza pietà, giorno dopo giorno. E s poi p i pescatori di vongole che dragano n i fondali. E i ventuno milioni di turisti. E le immense navi da crocietu ra. ra E la costruzione delle dighe mobili, bi di cui Testa è uno storico avversario. «Nessuna laguna al mondo – sa scrive – è urbanizzata come quella scr veneziana, sottoposta tra la città storica e gli insediamenti della gronda a una pressione antropica che si può valutare in cinquecentomila e forse più persone, che vivono, mangiano, lavorano». Una realtà fragile. Trattata con brutalità. Non con la delicatezza che meriterebbe. Con la delicatezza delle belle barche che piacciono a Silvio Testa e ai suoi dell’Associazione della Vela al terzo. Delle barche descritte con competenza e godibilità – anche per chi non sa nulla di vela – in un libro che parla dei maestri d’ascia, dei cantieri, delle regate, di tutto un mondo legato a una passione che è anche una “politica”. Una politica radicale. Probabilmente utopica. Eppure, se si ragiona freddamente, l’unica possibile, se si ha in mente per Venezia un futuro di città sostenibile. L’unico avvenire possibile, se non s’immagina e non si vuole invece un altro luogo – quel che sta già diventando – che non sarebbe più Venezia. L’Unesco non è un “illustre sconosciuto” nelle case degli italiani. Anzi, tutt’altro. Ben il 98 per cento sa di che cosa si tratta e cosa fa l’Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite per l’Educazione, la scienza e la cultura. Un dato, questo, cui corrisponde un elevato indice di reputazione vicino all’eccellenza. Sono gli elementi più significativi dell’indagine nazionale Il valore del brand Unesco condotta da Abis analisi e strategie/Makno e presentati ieri da Giovanni Puglisi, presidente della commissione italiana per l’Unesco. Per la prima volta dalla sua costituzione nel 1950, la commissione italiana per l’Unesco rileva la propria immagine percepita nell’opinione pubblica. INCONTRI Maxxi, l’arte e l’architettura in rete «Parlare di progetto oggi è un argomento sempre più stimolante in un contesto complesso e sfaccettato caratterizzato dalla pluriculturalità dell’utente finale. Ricerca, qualità, contemporaneità, sono elementi fondamentali per progettare consapevolmente». Sono le parole di Giulio Cappellini, protagonista del quinto appuntamento di “MaxxiinWeb – L’arte e l’architettura contemporanee sono in rete” che oggi alle 21 verrà intervistato da Pippo Ciorra, senior curator del Maxxi Architettura. PREMI Alla Melato “Le maschere del teatro” Consegnati ieri i premi “Le maschere del teatro” e i premi Vittorio De Sica. Il consueto appuntamento al Quirinale ha visto ancora una volta attori, registi ed esponenti del mondo culturale italiano ricevere l’onorificenza dalle mani del presidente della repubblica Giorgio Napolitano che ha voluto ribadire la forza della competenza e il ruolo centrale che l’arte e la cultura rivestono soprattutto in momenti di difficoltà. Tra i premiati Mariangela Melato, miglior attrice protagonista per Nora alla prova, Ugo Pagliai per Aspettando Godot, Randisi e Vetrano per la regia de I giganti della montagna. Il premio De Sica invece è stato accordato, tra gli altri, a Franco Battiato, Arnaldo Pomodoro, Neri Marcoré, Nicola Piovani, Claudio Abbado, Massimo Ghini, Dario Fo e Franca Rame, Melania Mazzucco per la letteratura, Giorgio Parisi per le scienze, Giuliano Amato per la società.