Il coordinamento fra istituzioni finanziarie occidentali e islamiche

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Il coordinamento fra istituzioni finanziarie occidentali e islamiche
Annalisa Burrai
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lunedì 1 dicembre 2014
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Abstract Economia e Società -!
Il coordinamento fra istituzioni finanziarie occidentali e
islamiche nella politica europea di vicinato !
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Il rilancio dell’economia europea è uno degli obiettivi che l’Unione si pone e cerca di raggiungere
attraverso la nuova strategia Europa 2020. Nella nuova strategia i punti chiave che vengono indicati come necessari al raggiungimento dello scopo sono quelli di crescita intelligente, inclusiva
e sostenibile. La lotta alla disoccupazione, la sostenibilità energetica e ambientale, la gestione
dei flussi migratori e il rafforzamento della coesione sociale e territoriale sono dei punti fondamentali della nuova strategia europea. In questa prospettiva non possiamo non ricordare la variegata popolazione che in Europa vive e da cui si dovrebbe partire per il rilancio dell’intero mercato europeo. Non basta ricordare le varie componenti nazionali che fanno parte dell’Unione europea ma anche le diverse compagini culturali che oramai convivono all’interno del territorio europeo: basti ricordare che per effetto dei flussi migratori in Europa risiedono circa quindici-venti
milioni di musulmani, e ciò spiega l’attenzione sempre maggiore che negli ultimi anni gli studiosi
hanno mostrato nei confronti di questa presenza. Questa comunità avendo delle proprie caratteristiche su tutti gli ambiti della vita sociale, civile ed economica, porta necessariamente a chiedersi come tali peculiarità possano coincidere e combaciare con le norme esistenti nel territorio
europeo. Vorremmo in questo momento tralasciare ciò che riguarda le norme in materia di diritto
di famiglia e civile, focalizzandoci invece sulla tematica più propriamente economica e per questo motivo l’argomento che si vorrebbe approfondire riguarda la finanza islamica. Partendo dalla
nozione e definizione di finanza islamica e dalla sua evoluzione storica, passando per aspetti più
tecnici che riguardano gli strumenti finanziari come i contratti, le assicurazioni, i fondi di investimento e gli aspetti più tecnici, ci si pone l’obiettivo di approfondire l’argomento e metterlo in
comparazione con la finanza occidentale. Tale comparazione servirebbe per delineare meglio i
principi bancari e finanziari islamici ed eliminare lo scetticismo che sulla tematica incombe, in
vista di una prospettiva europea di sviluppo dei prodotti finanziari islamici da proporre alla comunità musulmana presente sul territorio. Analizzando i tassi di crescita degli strumenti finanziari
islamici che si attestano al 15% annui è fuor di dubbio che anche l’Unione Europea dovrebbe
osservare tale fenomeno con un occhio più attento e confrontarsi con esso cercando di trovare
un punto di contatto maturo e cosciente per non lasciarsi scappare l’opportunità che nel futuro
può produrre un’allargamento delle prospettive finanziarie verso nuovi strumenti adattabili alla
collaborazione con i paesi soggetti a finanza islamica, oltre che produrre strumenti finanziari per
la popolazione musulmana presente nel territorio europeo. !
Di seguito riportiamo un primo excursus sul alcuni aspetti storici della finanza islamica e quali
potrebbero essere le tematiche da approfondire sull’argomento in vista di un allargamento dell’economia europea nei confronti sia della comunità musulmana in europa e in prospettiva di future collaborazioni finanziarie con i paesi dell’area MENA.!
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Solo all'inizio del XIX secolo, quando iniziò il periodo delle riforme dell'Impero Ottomano (tan-
zimat 1839-1876), con un decreto di riforma del 1856 vennero autorizzate a operare nel territorio
ottomano anche istituzioni bancarie a capitale straniero, legalizzando il pagamento degli interessi
in tutto il mondo musulmano. Eccezioni al predominio straniero furono la Bank Misr in Egitto ed
Is Bank in Turchia che rimasero in mano ai musulmani. Nel periodo coloniale si favorì lo sviluppo di una finanza di tipo occidentale che per sua natura andava in contrasto con alcuni dei princi1
Annalisa Burrai
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pi coranici. Dobbiamo comunque aspettare ancora alcuni anni per datare la nascita della finanza
islamica che, secondo alcuni, si può far risalire al 1963 con l'avvio dell'istituto della Cassa rurale
di risparmio di Mit Ghamr, in Egitto, fondata dall'economista egiziano Ahmad al-Najjar, con fondi del governo egiziano e di un gruppo finanziario tedesco: in essa risparmiatori e beneficiari dei
fondi erano soci dell'istituto e ne condividevano i risultati in ottemperanza dell'etica musulmana e
i principi coranici. Le stesse forme di credito verranno prese come modello nel 1971 dalla Banca
sociale Nasser durante il governo di Sadat. Negli anni settanta nacquero anche varie banche islamiche e istituti come l'Organization of the Islamic Conference (OIC) o l'Islamic Development
Bank (IDB), la prima banca islamica privata a Dubai, in vari paesi del mondo musulmano come
ad esempio la Banca Islamica Faisal del Sudan, quella dell’Egitto e del Bahrain, la Banca Amanah delle Filippine e la Banca Islamica Berhad della Malaysia. Nel 1979, l'Iran fu il primo paese
ad islamizzare tutto il sistema bancario nazionale, seguito dal Pakistan.
Sulla base dei principi islamici, il rendimento di un investimento è giustificabile solo se il capitale
prende forma di un bene reale, non monetaria, e la banca islamica si configura come gestore-distributore di fondi, di attività progettuali o beni ed è il responsabile dell'identificazione dei progetti in cui investire. I clienti della banca invece si configurano come investitori della stessa banca, in quanto lascia alla banca la responsabilità della gestione dei suoi soldi, ciò implica una maggiore accuratezza degli investimenti da parte della banca stessa in maniera da tale da non perdere
i propri clienti, quindi capitale. Esistono diversi tipi di depositi, ma quelli più utilizzati sono i
conti d'investimento la cui remunerazione è la partecipazione ai guadagni e alle perdite subite dalla banca che trasferisce sui depositanti, qualora accettino la stipula di tale contratto, il rischio della gestione dei conti. La condivisione dei guadagni e delle perdite crea un legame tra la banca e il
cliente, legame che cresce in un clima di fiducia tra le controparti che non si basa su garanzie di
copertura, come succede nel sistema occidentale, ma su un sistema di valori in comune che avvicina la banca al cliente.
In alcuni paesi la finanza islamica ha assunto sempre più un peso rilevante ed oggi si stima che, in
oltre 65 paesi, sono presenti intermediari che offrono servizi finanziari islamici, gestendo fondi
per circa 750 miliardi di dollari e che c’è un tasso di crescita di tali servizi pari al 10-15% annui.
La finanza islamica rappresenta però oggi solo poco più dell’1% di quella mondiale ma con
l’aumento degli immigrati di religione islamica in tutto il mondo e con il miglioramento della loro
posizione economica, la domanda di servizi interesserà anche gli strumenti finanziari e bancari.
Molti stimano che nel futuro i tassi di crescita di domanda e offerte di strumenti finanziari islamici continueranno a crescere e che sempre più persone richiederanno in tutto il mondo la possibilità di usare tali strumenti finanziari. Pertanto è opportuno approfondire la materia così da riuscire
a trovare dei compromessi tra la tradizione occidentale e la regolamentazione islamica.
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Durante il periodo di studio, si provvederà a:
1) comprendere i principi fondamentali della finanza islamica e come essi si differenzino dalla
finanza occidentale;
2) valutare il potenziale di sviluppo della finanza islamica nel territorio europeo in vista di un
aumento demografico della popolazione musulmana europea;
3) analizzare le implicazioni fiscali delle principali tecniche di finanza islamica e come esse possano essere introdotte nel sistema finanziario occidentale.
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