mastro busca 3col - Chiara Meattelli

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mastro busca 3col - Chiara Meattelli
IL GIORNO
DEL MACCA
INCONTRO
CON SIR PAUL
Per chi è cresciuto
amando i Beatles alla follia
– e credo di parlare a
nome di molti – conoscere
Paul McCartney è un poco
più importante che
incontrare Gesù Cristo. E
quando finalmente arriva
quel giorno, immaginato
solo nei sogni più
reconditi, stenti ancora a
crederci. Pensi che
qualcosa di terribile stia
per accadere, che il
mondo intero imploderà
prima delle 18,30, orario in
cui l’ex beatle ha dato
appuntamento per la sua
intima conferenza.
di Chiara Meattelli
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A
nche un’azione quotidiana come andare in vespa diventa un problema:
cosa succederebbe se proprio oggi
avessi un incidente? Se bucassi tutte
e due le ruote contemporaneamente e rotolassi nel Tamigi in un capitombolo storico stile Quadrophenia? Meglio prendere la metro, con un paio
d’ore d’anticipo. Quando arrivo a Borough, quartiere anonimo di South London (se non fosse per
lo splendido mercatino di cibo nel weekend) non
so ancora cosa mi aspetta. Ma tutto sarebbe andato ben oltre le mie catastrofiche previsioni: non
solo avrei conosciuto Sir Paul ma sarei stata una
dei cinque “eletti” a parlarci. McCartney mi
avrebbe chiamata più volte “Ciara” (sto seriamente considerando di cambiare nome all’anagrafe) e avrebbe fatto riferimento alla mia domanda in un altro paio di occasioni, rispondendo ad altri giornalisti. Ma andiamo per ordine.
Servono Manhattan e altri cocktails della East Coast americana nel bar privato, affittato dalla corte del Sir Macca: dopotutto siamo qui per parlare del nuovo doppio album Good Evening
New York City. E’ una raccolta di 33 canzoni registrate live nell’arena di Citi Field la scorsa estate. Ovvero lo stadio costruito a pochi metri di distanza dallo Shea, dove nel 1965 i Beatles rom-
pevano ogni record suonando davanti a un
pubblico di oltre 55.000, scrivendo così un’importante pagina della storia del rock. “E’ stato incredibile tornare in quello stesso spazio in un periodo differente” parla Sir Paul McCartney mentre lo guardo ancora in catalessi, come se avessi davanti il fantasma delle musicassette della mia
infanzia. Lui è entrato quasi saltellando, facendosi
spazio tra i divanetti: alto e asciutto, in forma apprezzabile, non tanto per i suoi 67 anni ma per
gli oltre 50 di rock’n’roll. Poi continua a raccontare: “Ricordo di aver detto alla folla dello Shea
stadium che non riuscivamo a sentire nulla ma
quelli continuavano a gridare, per questo anche
noi fummo costretti a urlare come pazzi isterici. Quest’estate, però, siamo tornati con un impianto migliore di quello di 44 anni fa, come avete appena sentito!” Si riferiva al video che ci avevano appena mostrato su un maxischermo: un
estratto del dvd annesso al doppio album. Regista
è lo stesso Paul, il quale ha distribuito – o meglio,
ha ordinato ai suoi discepoli di distribuire - piccole telecamere ad alta definizione, lasciando che
il pubblico riprendesse dal mezzo della platea.
“L’idea mi era venuta tempo fa, per un video musicale. Volevo partecipassero 30 studentesse
giapponesi: noi le avremmo filmate e loro, mu-
!
nite di flip cameras, avrebbero filmato noi. Ma poi
non se ne è fatto più nulla”. McCartney in quanto a idee strambe e innovative non è secondo a
nessuno: dalla decisione di suonare sopra il tetto del quartier generale della Apple a quella di fare
una foto di copertina sopra strisce pedonali (Abbey Road).
Mentre il conduttore continua a porgli domande, McCartney ripercorre le vie della memoria,
un destino a cui sembra essere condannato. Un
paio di giorni prima dei concerti che hanno generato il nuovo album, accettava anche di partecipare al David Letterman Show, dentro l’Ed
Sullivan Theater (e sopra il tetto per un breve
set) dove era stato ospite con i Beatles nel 1964.
“Letterman mi ha chiesto perché non avessi accettato prima i suoi ripetuti inviti; gli ho risposto che non mi piaceva il suo show! Lui si è un po’
innervosito ma in realtà scherzavo” confessa con
quel suo accento nordico. Insomma, il cognome
McCartney consente molte libertà ma implica anche altrettante responsabilità. E chi l’avrebbe detto che a un mostro sacro come lui preoccupasse ancora suonare brani complessi, come Day
Tripper. “Sai, il riff del basso fa una cosa e la voce
un’altra, completamente diversa, ci si confonde!
Devo fare sempre molte prove e ci sono giorni
in cui non me la sento nemmeno di suonarla”. Eppure durante le innumerevoli volte che l’ho visto dal vivo - da Liverpool a Denver e dall’intimo
showcase di Londra al concerto esclusivo dentro il Colosseo – non l’ho mai sentito perdere un
colpo. “Una volta l’idea di sbagliare mi terrorizzava a morte. Due anni fa, a Parigi, ho attaccato Penny Lane dal secondo verso invece che dal
primo e di conseguenza l’intera canzone è andata
per il verso sbagliato. Al che mi sono fermato e
ho detto sorry, I really screwed it up! (scusate, ho
scazzato alla grande!). E ho ricominciato da
capo. Il giorno dopo ho letto, con mio grande stupore, una recensione in cui si diceva che quello
era stato il momento migliore dello show!” Ma
non ha mai dimenticato il nervosismo degli
esordi e confessa di quella volta, dietro le quinte della Wembley Town Hall, ad uno dei primi
grandi concerti con i Beatles, in cui si sentiva così
teso da pensare che non avrebbe mai potuto fare
questo mestiere a lungo. “Ora, invece, aspetto il
giorno in cui mi stancherò di tutto questo ma la
verità è che più suono e più ci prendo gusto. Forse mi sento più sicuro di me, so che il pubblico
mi vuole e non c’è nulla di cui debba preoccuparmi”. Allora, forse, potrebbe anche osare di più
con la scaletta: in Good Evening New York City, ci
sono ben 17 canzoni già incluse nel live Back in
the US, del 2002. Non che debba essere semplice scegliere dal suo repertorio: “In genere compilo una lista chilometrica con tutte le canzoni
che vorrei suonare, poi la porto alle prove da Wix,
il tastierista, che mi urla contro perché non è d’accordo. Dunque cominciamo a discutere, amichevolmente s’intende, e lasciamo fuori un pezzo, poi lo aggiungiamo di nuovo… il punto è che
ci sono brani che i miei fan vogliono sentire, non
posso lasciare fuori Hey Jude, è un must sing”. Si
potrebbe obiettare che a molti fan piacerebbe anche sentire altri album della carriera solista,
come “Ram” del 1972, che non suona mai dal vivo,
pur essendo un must negli scaffali di ogni musicista contemporaneo vivente. Anche il più recente
Chaos & Creation in the Backyard, del 2005, contiene numerose chicche ma viene completamente
ignorato sul nuovo doppio live. A sorprendere
sarà invece una strepitosa versione di Mrs Vandebilt, degli Wings, o l’acustica Calico Skies. Pare
chiaro, dunque, che con la scusa del nuovo stadio di Citi Field, Sir Macca abbia voluto fare i conti con il proprio passato e affrontato il fantasma
di quel mastodontico fenomeno sociologico - la
beatlesmania - di cui è stato protagonista.
Per molti anni, infatti, non ne ha voluto sapere
di proporre dal vivo le canzoni dei Beatles: “Avevo bisogno di creare qualcosa di nuovo ma
dopo avere scritto successi anche con gli Wings,
sono riuscito a passare ad una nuova fase”. E per
lui la faccenda è un po’ più complessa che per noi
che ascoltiamo solamente: “Ogni volta che canto le canzoni di George e John rivivo i momenti passati insieme in studio a registrare o scrivere. E’ un modo per rendere omaggio e rimanere
in contatto con loro, è meraviglioso ma anche
molto triste”. Per capire la sincerità nascosta dietro le sue parole basta sentirlo in concerto
quando canta Here Today, dedicata a John Lennon. “Nel momento in cui capisco di confessargli tutto il mio amore pubblicamente con quei
versi, sento la voce spezzarsi in gola, mi succede
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Paul McCartney a Denver
foto Chiara Meattelli
PAUL MCCARTNEY
Good evening New York City
Hear Music
●●●◐○
Il 17, 18 e 21 Luglio 2009 Paul è ritornato sul luogo
del delitto. Si proprio lì allo Shea Stadium di New
York si tenne il piu’ famoso concerto dei Beatles: 30
minuti di show davanti a 55.000 spettatori ululanti che non riuscirono a sentire nulla. Nessuno aveva mai suonato in condizioni simili e l’impianto di
amplificazione era assolutamente inadeguato. Fu
quello l’inizio del rock negli stadi. Adesso lo Shea Stadium non esiste piu’, è stato abbattuto nel 2008 per
far posto al piu’ funzionale “Citi Field” e l’opening
show di Paul è documentato in questo doppio cd.
Nella medesima confezione è compreso anche il dvd
del concerto. “E’ stato davvero emozionante tornare
e inaugurare un nuovo stadio sul sito del vecchio
Shea Stadium dove avevamo suonato 44 anni prima. Ho anche ripescato un brano dalla scaletta di
allora, “I’m down” solo che questa volta il pubblico ha potuto sentirlo” commenta Paul ricordando
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il celebre concerto. Così alla vigilia del suo
mini tour europeo (iniziato il 2 Dicembre,
non casualmente ad Amburgo) Paul pubblica questo ennesimo live. Macca ripercorre tutte le fasi della sua carriera: non mancano naturalmente brani
dagli ultimi Memory almost full e Electric arguments
ma ascoltiamo anche i suoi superclassici del periodo
Wings e naturalmente tanta musica dei Beatles.
La band che troviamo sul palco è la stessa degli ultimi anni: Rusty Anderson chitarra, Brian Ray chitarra e basso, Paul Wix Wickens tastiere, Abe Laboriel Jr batteria. Avevamo già notato ai tempi del
precedente live (Back in the US e Back in the
world) l’importante lavoro di rivisitazione che Paul
ha fatto, con questa band, del suo repertorio: il gruppo suona aggressivo e diretto, canzoni che abbiamo sentito mille volte sono riproposte in maniera
grintosa e roccata: ascoltate il gran finale con una
Helter Skelte” durissima, tale da far impallidire il piu’
incallito rockettaro o una Sgt Pepper’s reprise mixata con il finale di Abbey Road (The end) tirata fino allo spasimo.
Eccellente anche I’ve got a feeling brano ingiustamente considerato “minore” che qui viene riproposto in una versione piu’ lunga e piu’
dura. Da segnalare anche Let me roll it con finale hendrixiano (Foxy Lady). Non mancano i momenti acustici e piu’ intimi:”Blackbird” è delicatissima e Here
today dedicata a John è veramente commovente.
Un altro omaggio a John è la ripresa di Give peace
a chance mixata con A day in the life. A proposito
spesso... Sai, da ragazzo non potevi farti sorprendere a piangere, non si dovevano mostrare
le proprie debolezze; ora invece non ci trovo nulla di male, anzi, ci sono abituato”. Poi, quando
vedo una donna avvicinarsi sospettosa al mio divanetto, con un microfono in mano, sento anche
io la voce tremare. Se hai la possibilità di fare una
sola domanda a McCartney, cerchi almeno di fare
quella giusta, continuo a ripetermi.
Sir Paul: Sh…iara?
CM: Ehm… si pronuncia Chiara.
Sir Paul: Ciao Ciara! (con quello che secondo gli
standard inglesi è un accento italiano)
CM: Ciao Paul! (rifacendo il verso) Dunque, oltre ad essere uno dei più importanti cantautori…
Sir Paul: Chi? Io?
CM: Bhe, io no di sicuro, sì tu Paul! Dicevo, sei anche un grande fan di John Lennon. In “Good Evening New York City” canti A Day in the Life e Give
Peace a Chance. Volevo chiederti, se John fosse
vivo oggi, quale tua canzone vorresti che lui suonasse?
Sir Paul Wow, bella domanda! Non c’ho mai pensato a dire il vero… Forse Maybe I’m Amazed, questa mi viene in mente. Sarebbe davvero interessante sentirgliela cantare…
Me: E perché?
Sir Paul: Il perché non lo so, lo sarebbe e basta.
Non so nemmeno se è questa la risposta giusta.
Poi guarda per aria, recita i tipici dudududu del
caso e si mette a canticchiare Volare di Modugno. Non fosse anche “la risposta giusta” una May-
di questo brano ricordiamo l’apparizione a sorpresa
di Paul a Londra questa estate sul palco di Neil
Young per eseguire proprio questa canzone. Non
manca anche un toccante ricordo di George con la
bellissima Something. Alla fine della canzone Paul
ricorda divertito quando Frank Sinatra dichiarò che
quella era la sua “Lennon-McCartney favourite song”.
The Voice successivamente corresse questa affermazione e Something trovò posto per molti anni nei
suoi show.
Un concerto di Macca è una esperienza unica: le canzoni dei Beatles sono conosciute da tutti ma sentirle dal vivo cantate da uno dei protagonisti è una
esperienza emozionante che potrete ripercorrere
ascoltando questo doppio cd o guardandovi il DVD.
Riguardo a quest’ultimo possiamo finalmente dire
che il concerto è riportato per intero senza interruzioni come nei precedenti DVD: Infatti sia in Back
in the US sia in Live in Red square ed anche in The
space within US gli show erano riportati incompletamente e comunque interrotti da interviste e
altre amenità che potevano essere sì interessanti ma
che interrompevano il fluire della musica. Finalmente
Paul McCartney a Denver
foto Chiara Meattelli
be I’m Amazed arrangiata in stile Mind Games, con
la distintiva voce di Lennon, sarebbe niente
male. Quando poi qualcun altro gli chiede quale fosse, tra tutte, la canzone per cui vorrebbe essere ricordato lui replica: “Davvero troppo difficile rispondere, cambierei idea ogni dieci minuti… forse Maybe I’m Amazed, perché è la canzone
che canterebbe John!” dice scherzando. Infine
quando gli chiedono se ci fosse qualche particolare motivo per cui iniziasse il mini tour europeo pre-natalizio proprio ad Amburgo - dove
50 anni fa suonava con i Bealtes - lui risponde che
sarà bello tornarci ma che la decisione è stata una
sorta di coincidenza. “Di certo non canterò
brani come Komm, Gib Mir Deine Hand, sai, la versione tedesca di I Want To Hold Your Hand…” Ma
quando il giornalista gli fa presente che conosceva
bene quella canzone e non c’era bisogno della
spiegazione, Paul ribatte: “Tu lo sai ma magari gli
altri no! Lo dicevo a… Ciara!” In verità anche Ciara la conosceva, così come conosceva a memoria Sie Liebt Dich, (She Loves You). Ma Ciara era
troppo sotto shock per reagire di nuovo e osservava la simpatica scena, più o meno come la
un concerto di Paul dall’inizio alla fine. Unica eccezione I’m down che alterna in un divertente montaggio frammenti del brano eseguito dai Beatles proprio allo Shea Stadium a parti della interpretazione di Paul.La performance (33 canzoni) è stata ripresa in alta definizione usando 15 telecamere e 75
flipcam messe in azione da fan presenti nelle tre serate. Il missaggio audio, in stereo e 5.1, è stato affidato al tecnico del suono Paul Hicks, da lunga data
al fianco di McCartney e che al suo attivo ha anche
le recenti rimasterizzazioni di The Beatles Anthology
e Let It Be... Naked nonchè due Grammy per il missaggio dell’album beatlesiano Love.
Molte delle canzoni che ascoltiamo qui sono già presenti in altri live di Paul ma in questo concerto, forse perché Paul appare particolarmente ispirato, lo
spettacolo è di altissimo livello, i brani rock (Back
in The USSR, I saw her standing there) appaiono scintillanti e grintosi ma anche le ballate (My love, The
long and winding road) sono piene di fascino.
Questo viaggio a New York ha significato per Paul
un ritorno in luoghi per lui storici. I Fab Four infatti
fecero crollare ogni record di audience quando com-
mucca guarda il treno. Prima di andarsene, Sir
Paul, viene placcato da un giornalista inglese, ansioso di chiedergli di un possibile concerto con
Fireman, il progetto musicale che porta avanti
in incognito, dal 1993, con Youth dei Killing Joke.
“E’ fantastico lavorare con lui, possiamo fare tutto quello che vogliamo; ci piacerebbe suonare i
nostri album dal vivo ma abbiamo paura che la
gente se ne vada. Non escludo, però, che in un
futuro possa succedere, magari facendo ben presente che è un concerto dei Fireman e non di
McCartney”. Il loro ultimo cd si intitola Electric
Arguments: il primo, di una discografia di tre, ad
essere cantato piuttosto che strumentale. In Good
Evening New York City ne propone due brani: Sing
the Changes e Highway, non di certo i più sperimentali. E ce ne sono di interessanti: lo pseudonimo Fireman gli consente, infatti, di osare e spingersi dove il suo ingombrante cognome non possa condizionarlo. Insomma, Beatles o Rolling Stones? A ciascuno la sua scelta, ma chi dei due sia
ancora in grado di stupire ed entusiasmare con
nuovo materiale, pare fin troppo ovvio.
!
parvero nel programma TV “Ed Sullivan Show”. In
quei giorni Paul si recò proprio in quegli studi ospite di Dave Letterman e si esibì il 15 luglio sulla terrazza esterna dell’Ed Sullivan Theater (7 brani): vi
lascio immaginare cosa successe a New York. Tutto questo è fedelmente riportato in un secondo
DVD presente solo nella versione “Deluxe” che però
vi consiglio di non lasciarvi scappare. Il concerto di
Macca sulla terrazza è uno spettacolo da non perdere sia per la musica sia per le immagini di una New
York paralizzata. Il bonus DVD contiene inoltre la
versione di Paul di I’m down (senza il particolare
montaggio del primo dvd) ed un breve documentario in cui si vedono le reazioni dei fans durante i
tre concerti. Insomma un eccellente show riportato
interamente che spazia all’interno dello sterminato repertorio di Paul, (33 canzoni sono moltissime
ma quante ancora ne mancano), che si distingue per
la eccellente confezione (2 cd + 1 dvd) che si fa apprezzare soprattutto per il dvd. Consiglio comunque a tutti la versione deluxe dato il particolare interesse del dvd aggiunto.
Piero Tarantola
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