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28 MARTEDÌ 11 AGOSTO 2009 Stoner getta la spugna: salta Brno BRNO. Trascorsa rapidamente la pausa estiva dopo Donington Park, la Moto GP, classe regina delle due ruote, domenica torna a scaldare i motori sul circuito di Brno in Rep. Ceca. E più che la corsa di Valentino all’ennesima impresa fa rumore il grande assente: Casey Stoner e la sua Ducati. Il campione del mondo 2007, ha cominciato ad avere problemi fisici dal GP di Barcellona tanto da arrivare sfinito ad Assen, Laguna Seca (Usa), Sachsenring (Germania) e Donington Park (Inghilterra). Ora i medici sportivi, dopo avergli riscontrato un virus, hanno detto basta.Tre settimane di stop per tre GP: Brno, Indianapolis, Misano e conseguente addio alla corsa per il mondiale. «La speranza è che il mio corpo si riprenda dallo stress. Sono dispiaciuto per tutta la Ducati, la mia squadra, i miei sponsor e i miei fan. Farò tutto ciò che è possibile per tornare al pieno delle mie forze per il GP del Portogallo», ha spiegato l’australiano. In attesa d’ulteriori accertamenti, Stoner lascia il posto sulla Ducati ufficiale al finlandese Mika Kallio, debuttante in questa stagione con un team satellite della Rossa. Chi sta decisamente meglio è Jorge Lorenzo, compagno alla Yamaha di Rossi. «La pausa è servita soprattutto per recuperare i guai fisici, rimediati in seguito alla caduta di Laguna Seca. Ho lavorato molto con il fisioterapista. È vero, Brno è il circuito preferito di Rossi, ma io sono convinto di potermela giocare. L’obiettivo? Ridurre i 25 punti di svantaggio nel Mondiale». Con Stoner fermo ai box, la corsa al titolo è un affare personale tra loro. IL CASO Mondiali di tiro: subito tre ori per gli azzurri ■ MARIBOR. Quattro medaglie: tre ori e un argento. È il bilancio azzurro dopo una sola giornata del Mondiale di tiro a volo. L’oro arriva da Valerio Grazini, sedicenne di Viterbo, che si è aggiudicato il titolo tra gli Junior. Doppietta per la squadra juniores (ancora sul podio più alto Grazini) e per il terzetto senior composto da Fabbrizi, Erminio Frasca e Giovanni Pellielo. L’argento è opera di Massimo Fabbrizi nella gara più importante, quella della Fossa olimpica senior. E oggi tocca alle donne specialiste dello Skeet e della Fossa, fra cui la 17enne promessa Jessica Rossi. Sospeso perché scommette su propria squadra ■ LONDRA. Sospeso dal campo per otto mesi e costretto a L’australiano Casey Stoner pagare una multa di 3.500 sterline (4mila euro) per aver scommesso illegalmente. È quanto la Federcalcio britannica ha sanzionato a Peter Cavanagh, capitano dell’Accrington Stanley, squadra inglese di quarta divisione. Secondo il regolamento della Federcalcio britannica, è, infatti, vietato ai giocatori e a tutti i membri della federazione di scommettere su partite che li vedono coinvolti o sulle quali potrebbero avere una certa influenza. Cavanagh aveva scommesso più volte sulla partita della propria squadra contro il Bury del 3 maggio scorso, persa dallo Stanley. Oltre a Cavanagh, quattro giocatori, tre dello Stanley e uno del Bury, erano stati sospesi per 5 mesi nel luglio scorso. Cristiano Zanetti alla Fiorentina Alla Juve vanno 2 milioni di euro FIRENZE. È proprio vero, il primo amore non si scorda mai. E così dopo l’esordio nelle giovanili viola (quattro presenze a 18 anni in serie A nel ’95 e ’96) Cristiano Zanetti ritorna alla Fiorentina. Domenica pomeriggio ha telefonato al tecnico della Juve Ciro Ferrara: «Non posso dire di no. Lasciami andare...». Intorno alle 20, la chiusura della trattativa. Il centrocampista che aveva ancora un anno d’ingaggio con la Juve a 2 milioni e mezzo netti, ha firmato ieri un contratto biennale, con opzione sul terzo, a 1,4 milioni di euro a stagione. Pur di giocare in viola, si è ridotto lo stipendio. «Torno con l’entusiasmo di un ragazzino», ha affermato il centrocampista. Acquisto importante soprattutto in ottica Champions. Infatti, visto che è cresciuto nelle giovanili viola, occuperà una casella obbligatoria di coloro che provengono dal vivaio come vuole la Uefa. A livello tattico Zanetti va a completare il reparto mediano e con ogni probabilità verrà schierato al fianco di Montolivo nel centrocampo di Cesare Prandelli, “alla Felipe Melo”. Domani le visite mediche e la prossima settimana subito il primo test: i preliminari di Champions contro lo Sporting Lisbona. Lo sport ancora in lacrime per lo spagnolo morto sabato sera per un infarto nella centro di Coverciano Il calcio colpito al cuore Azzurri sotto choc per il dramma di Jarque Buffon ammette: «C’è da avere paura...» DA FIRENZE EUGENIO RAIMONDI è da “avere paura”. La parola più difficile da pronunciare la usa Gianluigi Buffon, poco prima di entrare nel ritiro azzurro di Coverciano. «Tornare qui nella storica casa della Nazionale, e pensare che solo tre giorni fa un ragazzo di 26 anni, un calciatore, è morto per un arresto cardiaco mentre era al telefono con la sua C’ Un anno dopo il caso Puerta un altro spagnolo ucciso da un infarto. Ma l’autopsia esclude ogni ipotesi di droga o doping: morte per cause naturali fidanzata, è sconvolgente», confessa il ct Marcello Lippi. Un anno dopo Antonio Puerta, il difensore del Siviglia, che si accasciò a terra stroncato da un infarto durante la partita contro il Getafe, il calcio piange un’altra vittima. Ancora uno spagnolo, il capitano dell’Espanyol, Daniel Jarque, ma questa è l’unica casualità di una lunga lista di atleti (molti dilettanti) morti in campo o mentre preparavano un evento sportivo. L’autopsia sul corpo di Jarque ieri ha confermato le cause naturali. Nei prossimi 40 giorni arriveranno i risultati degli esami istologici, ma un elemento è già certo. Gli esami tossicologici non sono stati nemmeno predisposti e questo esclude ogni possibilità di un coinvolgimento di droghe o di sostanze dopanti. Ma resta una domanda senza risposta: come può un ragazzo di 26 anni, che deve superare ripetuti test medici per giocare, spegnersi in un secondo. La stanza 506, dove sabato un’asistolia ha stroncato la vita di Daniel è rimasta vuota all’arrivo della Nazionale campione del mondo, di solito alloggiata in un’altra ala dell’albergo al centro tecnico federale. Ma lo choc degli azzurri, in ritiro per l’amichevole di domani a Basilea con la Svizzera, è evidente al momento di varcare quel cancello dal quale poche ore prima è uscita l’autoambulanza con il corpo senza vita dello spagnolo. «Un po’ paura ti viene, inutile negarlo - ha detto Buffon -. Io da portiere corro meno rischi con il cuore. Ma l’amarezza è enorme. Entriamo qui con un pensiero in più, per un collega più sfortunato». È il terzo caso in Spagna, il secondo mortale, e tra dubbi sulle procedure di controllo e sospetti di abusi farmacologici c’è già chi solleva quesiti pesanti: «Certe domande, sul perché, vengono naturali - aggiunge il portiere della Juve -. L’autopsia ha escluso il doping, ma questa nuova morte ci dice che la prevenzione non è mai troppa. Ora però il pensiero va a chi resta, una donna incinta di sette mesi». All’arrivo a Coverciano gli azzurri, con il capo delegazione Gigi Riva e il ct Lippi, hanno deciso di inviare due telegrammi di condoglianze, alla famiglia del centrocampista e all’Espanyol. Altri due ne erano partiti in mattinata dal presidente della Figc, Giancarlo Abete. «Se mi sono chiesto perché queste morti in Spagna? No, sinceramente non conosco i protocolli sanitari di quel Paese, e non mi sembra corretto mettere il naso: è il momento di stare vicino al dolore di altri», il commento di Lippi che ha voluto aprire la conferenza stampa di inizio ritiro con un messaggio di affetto alla famiglia di Jarque. «Le siamo tutti vicini: è assurdo che succeda una cosa del genere a un ragazzo di 26 anni», le parole del ct, già provato nelle scorse settimane dalla tragedia di Viareggio («E stata un’estate dura...»). La morte che arriva così inaspettata, quando il calcio illude di essere invincibili: ecco quel che ha colpito molti colleghi azzurri di Jarque. «Avevo giocato contro di lui solo tre giorni prima, a Napoli - il ricordo di Quagliarella -. Quando al ritorno dall’Inghilterra ho acceso il telefonino, non volevo crederci. Io credo al destino: se Daniel fosse uscito con i compagni in giro a Firenze, e non fosse rimasto solo in camera, forse si sarebbe salvato». L’attaccante del Napoli parla di fatalità, altri di un tragico destino che non vuole lasciare il calcio delle star. E di chi come Jarque rincorreva i sogni con un pallone. Il suo nome in futuro sarà ricordato con il club a cui ha dato la vita. Il presidente dell’Espanyol, Sanchez Llibre, ha dichiarato che «è nostra intenzione lavorare perché il nostro stadio porti il nome di Daniel. L’ultimo omaggio del calcio ad un eroe sfortunato... Da Puerta a Montcourt, la lista infinita di vittime Sono tanti, forse troppi i professionisti deceduti per infarto e morte improvvisa soprattutto durante attività fisiche. Quest’anno ha perso la vita il 24enne tennista francese, Mathieu Montcourt. Nel 2007, il 26 hockeista canadese, Darcy Robinson e il maratoneta americano, Ryan Shay (28 anni), 8 km dopo il via dei Trials olimpici americani. L’alpinismo bergamasco ha pianto la morte di Marco Della Longa (41 anni). Nel 2004 il calcio ha assistito al dramma dell’ungherese Miklós Fehér. Solo un anno fa la morte in campo dello spagnolo Puerta. Il capitano dell’Espanyol, Daniel Jarque, morto per un arresto cardiaco (AP) Il dottor Castelli: «Quanti lutti nei dilettanti» DI MASSIMILIANO CASTELLANI a Renato Curi a Dani Jarque. In mezzo un buco di 32 anni e l’arresto improvviso del cuore di un atleta under 30, un calciatore professionista: l’emblema della salute, l’eroe moderno. La morte dell’eroe sempre sotto i riflettori, fa certamente più notizia. Così come i dubbi crescono e si infittiscono con il solito alone di mistero, se la tragedia riporta ancora in prima pagina la Spagna dove i controlli di prevenzione della Medicina sportiva sono meno attenti e capillari dei nostri. «L’Italia ha un protocollo all’avanguardia e che viene continuamente copiato. Siamo addirittura più avanti degli Stati Uniti, dove basta una semplice autocertificazione per svolgere attività sportiva». È il commento del dottor Vincenzo Castelli che nel febbraio 2006 ha sperimentato sulla sua pelle il dolore di una tragedia analoga a quella del 26enne calciatore dell’Espanyol: la morte del figlio Giorgio, 16 anni. Un dramma vissuto in “diretta”: «L’altro mio figlio, Alessio, gemello di Giorgio, era in cam- D li e suo figlio Valerio hanno già dopo con lui. Al telefonino cercava dinato 123 defibrillatori semiautomasperatamente il mio aiuto per rianitici, oggi presenti negli spogliatoi di marlo...». quei campi di paese e di periferia doUna storia straziante e una perdita ve purtroppo settimanalmente si veincolmabile quella di un figlio adorifica un “caso Jarque”. «La gente va lescente innamorato del pallone che informata in maniera seria: è bene ha messo in funzione la macchina che si sappia che simili episodi colorganizzativa della Fondazione piscono raramente il professioni“Giorgio Castelli Onlus”, la quale ha smo, mentre mietono molte vite tra iniziato una campagna di informai dilettanti e amazione e distributori. Un dato, sicuzione dei provvi«L’Italia è al primo posto ramente sottostidenziali defibrilper i controlli, ma in 3 anni mato, ci dice che latori - in collagli sportivi diborazione con il ci sono stati 174 morti tra tra lettanti in Italia, settore giovanile gli amatori. Decisivo l’uso dal 2006 al 2009, si e scolastico della Figc nei campi verificati 174 dei defibrillatori in campo» sono del Lazio e del redecessi (167 masto d’Italia - e uschi) per arresto na serie di corsi di pronto intercardiaco. Il 38% aveva meno di 30 vento in caso di arresto cardiaco in anni, il 19% meno di 20, il 18% più campo. di 50 anni. Da notare che dei 174 «La Fondazione Castelli è impegnamorti tra i dilettanti 42 (il 30%) erata ogni giorno al fine di garantire uno tesserati per le rispettive Federano sport più sicuro, per questo sino zioni, quindi sottoposti a visita mead oggi sono stati addestrati alla riadica per il rilascio dell’idoneità alla nimazione cardio-respiratoria e alpratica sportiva. Ma nessuno dei 174 l’uso del defibrillatore (BLS-D) 2200 è stato defibrillato entro i 10 minuti operatori sportivi». Il dottor Casteldall’inizio dell’evento critico cardia- co che si è concluso con la morte. Tra il 20 e il 40% sarebbe sopravvissuto se avesse ricevuto assistenza, rianimazione cardio-respiratoria e defibrillazione, entro i 5 minuti». Assistenza e pronto intervento inesistenti causano il maggior numero di vittime (42) nel calcetto disciplina che a livello amatoriale ormai è più diffusa del calcio: negli ultimi tre anni ha registrato 36 morti. Il ciclismo, sempre nell’occhio del ciclone per gli scandali legati all’abuso illecito del doping, ha avuto 32 decessi. «La morte di Jarque - conclude il dott. Castelli - ripropone l’assoluta necessità di controlli medici più approfonditi miranti a prevenire, nel limite del possibile e l’opportunità di divulgare e diffondere anche nel mondo dello sport la “cultura dell’emergenza” che, attraverso un intervento tempestivo ed adeguato, può riportare in vita chi è vittima di un arresto cardiaco. Il mondo dello sport, la Società tutta, poi devono impegnarsi ed investire più energie e risorse su queste problematiche assolutamente vitali per le generazioni future». Lippi accelera i cambi: «Non c’è più tempo» N UNDER 21 Casiraghi: «Voglio un gruppo» Costruire un nuovo gruppo. È l’obiettivo del ct dell’Italia Under 21, Gigi Casiraghi, in partenza con gli azzurrini per San Pietroburgo, dove domani affronteranno in amichevole la Russia.Tante novità e qualche vecchia conoscenza per il “nuovo corso” promesso dal tecnico azzurro dopo la delusione dell’Europeo svedese dello scorso giugno sfumato in una semifinale beffa contro la Germania. «Deve passare la nottata» disse il mister in quella calda sera di Helsingborg. E adesso, trascorso poco più di un mese, smaltite rabbia e delusione, si deve iniziare a scrivere un nuovo capitolo. Volti noti come Balotelli, Paloschi, De Silvestri e altri nuovi: Mustacchio,Tiboni, Gentili e l’attaccante del Manchester United, classe 1991, Federico Macheda. I PRECEDENTI Lo juventino Marchisio all’esordio in azzurro Il ct: «Manca un anno al Mondiale Chi non ha dato certe risposte ora resta a casa. Cassano? No tecnico e psicologico. Poi fa il sindacalista: «Stipendi diversi nelle varie Regioni Non ci sono italiani di serie B...» on tornerà l’Italia di Totti, né sarà un’Italia dei Cassano o (almeno per ora) dei Balotelli. Marcello Lippi chiude all’idea di una Nazionale modulata sulle “gabbie salariali” di umori regionali e sbalzi geografici («Gli italiani sono tutti uguali, non esistono cittadini di serie A e di B», tra chi invoca rivoluzioni e chi evoca ritorni di campioni blasonati. Ma la squadra bastonata a giugno in Confederations cambierà eccome: «Manca un anno al Mondiale; non si può perdere tempo e chi non ha dato certe risposte ora sta a casa». Il ct azzurro lo spiega all’appuntamento di mezza esta- te: l’amichevole di domani in Svizzera. L’unica paga puntuale a fine mese, a suo dire, è la coerenza. Anche per questo non ama chiamarla rivoluzione, anche se cominciano sempre così, con piccoli segnali. Di fatto, per la partita di Basilea il ct ha rinunciato all’idea di una sperimentale completa, si è portato dietro gran parte del gruppo consolidato, ha però aggiunto i giovani per lui di più immediato inserimento, e dei “veterani” lasciati a casa i soli Gattuso e De Rossi finiscono nel novero degli azzurri a riposo. Per Toni (fermo ai box dell’infortunio ma citato espressamente da Lippi), A- melia, Montolivo, Gamberini e anche Legrottaglie, si tratta invece di un chiaro messaggio. Così come anche per Cassano, destinato ormai a un’anticamera infinita. Il futuro, aspettando Amauri, è fatto dei Marchisio e dei Criscito, oltre che del “fedelissimo” Giuseppe Rossi. «Queste convocazioni sono significative. Siamo a un anno dal Mondiale, il tempo stringe. Chi non è stato all’altezza resta a casa: non è una bocciatura, per tornare deve dimostrare di aver recuperato quei livelli necessari. I prossimi tre mesi sono i più importanti». La valutazione sul flop in Sudafrica resta invariata («un mezzo passo falso, con tanti perché, ma mi sono fatto le mie idee e ho tratto le conclusioni»); e nel complesso Lippi è convinto di ricalcare le orme del biennio precedente. «Anche prima del Mondiale 2006 facemmo un anno di luci e ombre, poi dalla vittoria d’agosto in Irlanda fu un crescendo. In tre anni di mia gestione, due mesi deludenti ci stanno. Io vado avanti sulla via della ricostruzione, il rinnovamento passa per gli Under 21. Le rivoluzioni vere servono non per le mezze delusioni, e soprattutto hanno tempi molto più lunghi». Invece le ambizioni di Lippi restano intatte: «Voglio chia- rire di non aver mai detto che abbiamo una possibilità su un miliardo di rivincere il Mondiale: se ce l’abbiamo, ho detto riferendomi alla chance minima, non passa certo per la rinuncia a giocatori di grande carisma come Buffon, Zambrotta, Gattuso, Pirlo e De Rossi... Dobbiamo tornare a essere una squadra: sono convinto che ci riusciremo». Ultima nota su Totti che dopo la goleada in Europa League era tornato a bussare alla porta della Nazionale: «Dice che se lo chiamo ci pensa mille volte? Il rapporto è di grande stima. Lui ha preso la sua decisione definitiva, e io non ho intenzione di tornare indietro».