Introduzione - Reinventore

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Introduzione - Reinventore
Introduzione
Non c’è traccia, nel sapere dei Greci, del fatto che i
magneti abbiano dei poli, un Nord e un Sud.
I Greci conoscevano la proprietà “attrattiva” del magnete verso i pezzetti di ferro, ma non la sua proprietà “direttiva”, che fa sì che si possa usare come
“bussola”.
Altri popoli antichi, invece, conoscevano questa
proprietà dei magneti.
In CentroAmerica
Sul Golfo del Messico, forse anche l’antica civiltà
degli Olmechi conosceva la proprietà “direttiva” dei
magneti... fin dal 1000 a.C.
Ciò è ancora oggetto di dibattito, che cominciò quando gli archeologi Mike Coe e John Carlson trovarono
- 1967 - un pezzettino (rotto) di circa 3 cm di ematite (un minerale ferroso debolmente magnetico). Era
scolpito in forma di barretta e con una scanalatura
per il lungo. Se intero, poteva orientarsi Nord-Sud.
In Cina
Gli antichi Cinesi, come ha documentato lo storico
Wang Chen-To nel 1948, avevano uno strumento
detto si-nan-shao, “il cucchiaio che controlla il Sud”
e fin dall’83 d.C. lo usavano come bussola per puntare al Sud.
Si trattava probabilmente di un ferro magnetizzato
a forma di mestolo (somigliante alla costellazione
del Grande Carro) libero di ruotare su una tavola di
bronzo, e il cui manico indicava il Sud.
Gli Olmechi hanno lasciato molte sculture giganti,
come teste umane o tartarughe. Alcune di esse sono
state scolpite a partire da rocce magnetiche e servendosi, si pensa, di “bussole” come il frammento ritrovato. C’è un’antichissima tartaruga di pietra, per
esempio, con il naso magnetico.
... ma quando il cucchiaio-che-controlla-il-sud viene
fatto girare sulla tavola cosmica, esso si ferma puntando al sud ...
(Wang Chhung, Lung Hên, 83 d.C)
In Europa
In Europa, il nord e il sud del magnete passarono
inosservati fino al medioevo, quando vennero citati
negli scritti del canonico inglese Alexander Neckam,
maestro a Parigi e Oxford, verso il 1190.
si muove
da solo!
I marinai poi, mentre navigano sul mare, quando il
tempo nuvoloso impedisce di usare la luce del sole, o
quando il mondo è avvolto nell’oscurità delle ombre
della notte, e non sanno a quale cardine del mondo
la loro prora è diretta, i marinai toccano il magnete
con un ago, il quale poi gira intorno in cerchio finché, quando il suo moto cessa, la sua punta indica
il Nord.
(de naturis rerum, c.98, 1210 ca)
anche il cucchiaino
punta a sud!
Se uno desidera che la sua barca sia ben provvista di
tutte le cose, allora deve avere anche un ago montato su un dardo. L’ago oscillerà e girerà finché sarà
diretto verso Nord.
(de utensilibus, 1190 ca)
sopra, modello di un cucchiaio-bussola cinese
secondo Wang Chen-To (foto Wikipedia)
Quando la bussola del marinaio - con il nord e sud
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del magnete - compare sui codici in occidente, essa
è già un oggetto di uso comune tra i marinai del medioevo, e poco sensazionale.
Il grande sinologo Needham ha cercato di documentare il passaggio di questa conoscenza dalla Cina
fino all’Europa, ma senza riuscirvi. Come scrisse,
“la ricerca di immediati antecedenti in Arabia e India
non ha avuto successo”.
L’origine dell’uso della bussola in Europa è dunque
tuttora avvolta nel mistero.
no d’assedio la città di Lucera.
Com’era cominciato l’assedio, è una storia lunga.
Tra il 1224 e il 1248 Federico II di Svevia aveva deportato a Lucera circa 20mila Saraceni dalla Sicilia.
Essi formavano una milizia scelta, e a Lucera si trovava anche una fortezza, una base per Federico II
che vi teneva la zecca e, forse, un harem. Morto Federico nel 1250, regnava suo figlio Manfredi.
Nel 1266 anche Manfredi era morto in battaglia a
Benevento contro Carlo I d’Angiò, che aveva così
conquistato il Regno di Sicilia.
Nel 1268, a Napoli, Carlo aveva fatto decapitare
Corradino di Svevia, pretendente al trono di Sicilia,
che aveva solo 16 anni.
Lucera dei Saracini, fedele agli Svevi, era insorta
come molte altre città a sostegno di Corradino, e
fu una delle ultime ad arrendersi a Carlo, presa per
fame il 27 agosto 1269.
Petrus Peregrinus
Alcuni decenni dopo i lavori di Neckam, verso la
metà del 1200, dal piccolo villaggio di Maricourt nel
nord della Francia, comincia a girare per il mondo
Petrus Peregrinus.
Il soprannome Peregrinus gli viene dato per via dei
suoi viaggi, come in uso a quei tempi, al ritorno dal
pellegrinaggio in Terrasanta.
È nel caldo di questo assedio che troviamo il magister Petrus - il maestro Pietro - nel bel mezzo delle
macchine da guerra e delle manovre militari.
L’8 agosto del 1269 Petrus finisce di scrivere una
lettera. Chissà, forse l’assedio andava per le lunghe,
o forse era stufo di guerre e voleva pensare ad altro...
scrive una lettera.
Fatto sta che in essa non racconta della guerra, ma
descrive pacificamente la calamita, e come in essa
gli opposti non si respingono, ma si uniscono e formano una cosa sola.
La sua lettera è un piccolo trattato sul magnete, sulla
pietra calamita.
a sinistra, il fiume Somma nei pressi di Maricourt.
Chi era Petrus Peregrinus? Non si sa molto di lui. Un
suo contemporaneo, il frate-scienziato Roger Bacon
(famoso per la polvere da sparo), ne parla come di
un maestro
conosco una sola persona che merita lodi per i suoi
lavori nella scienza: è uno che non si cura dei discorsi lunghi e delle beghe di parole, ma segue le
opere della sapienza, e in esse si riposa. E così ciò
che altri cercano a tentoni, come pipistrelli nel crepuscolo della sera, quest’uomo lo contempla in pieno splendore, perché è un maestro negli esperimenti.
Conosce per esperienza la scienze naturali, in medicina e in alchimia, in cose celesti e terrestri. Sa tutto
della fusione dei metalli, lavora l’oro e l’argento,
e gli altri metalli, e tutti i minerali... è esperto di
armi e di cose militari, e ha esaminato tutti gli aspetti dell’agricoltura e della misurazione dei campi...
penso che sia impossibile completare un trattato di
filosofia sperimentale, utile e corretto, senza menzionare il nome di quest’uomo. E in più, egli segue
la conoscenza per sé stessa, e non tiene in conto gli
onori e le ricchezze, anche se potrebbe arricchirsi
benissimo, se volesse, con la sua conoscenza.
(opus maius, 1267)
De Magnete
Il destinatario è un suo amico, il soldato Sigier di
Foucacourt.
Foucacourt e Maricourt sono due minuscoli paesini in Piccardia, nel nord della Francia, su opposte
rive del fiume Somma, che attraversa come in slalom
quella regione formando stagni e acquitrini.
Chi è dunque Petrus Peregrinus? è l’autore di una
grande scoperta? No, egli è piuttosto l’autore di un
piccolo grande libro.
Il magnetismo era noto dall’antichità, sebbene non
differenziato dall’elettricità, ma nel 1269 fu istituito
come una branca separata della fisica da uno dei
più rivoluzionari trattati singoli della scienza medievale, intitolato De Magnete e scritto da Pierre de
Maricourt (Petrus Peregrinus).
Agosto 1269
Nell’agosto del 1269 Petrus Peregrinus era in Puglia, con le truppe di Carlo I d’Angiò che stringeva-
Cos’ha di rivoluzionario questa lettera?
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Petrus Peregrinus non si limita a menzionare alcuni
effetti curiosi, o a riportare la loro utilità pratica.
Egli parte sì dalle osservazioni personali, con decisione, ma inoltre le organizza in una successione
ordinata, una teoria. Quando analizza i risultati degli
esperimenti, li generalizza con naturalezza. E così
intreccia le osservazioni e le regole che ne ricava, e
nuove osservazioni che confermano le regole.
Scrive il primo trattato sul magnetismo, inteso proprio come un capitolo di scienza sperimentale. Con
la sua esposizione, Peregrinus insegna quindi anche
come procedere nella scienza sperimentale.
alla fine del trattato, Pierre de Maricourt descrive
il progetto di un motore perpetuo magnetico, il che
implica che egli considerava realizzabile una macchina del genere nonostante le obiezioni di molti filosofi, compreso Tommaso d’Aquino. Ciò non riduce
il valore fisico e metodologico del trattato, che è una
gemma di fisica sperimentale, e rimase il miglior lavoro sul magnetismo fino al famoso De magnete di
Gilbert del 1600.
(Olaf Pedersen, Early Physics and Astronomy)
La fortuna del De Magnete
La lettera del pellegrino di Maricourt infatti attraversò l’Europa, e perfino i secoli.
Prima in forma manoscritta (rimangono una trentina
di manoscritti), venne poi rielaborata e inserita nel
Secretum Philosophorum, una specie di collana di
libri di scuola medievali, diffusasi dall’Inghilterra
del trecento.
a destra, il frontespizio dell’edizione a stampa del 1558
(c) IET Archives
Venne poi stampata una volta nel 1520 e un’altra nel
1558, dall’editore Gasser ad Augusta in Germania.
Sempre nel rinascimento fu tradotta dall’originale
latino in inglese e, per mano del navigatore vicentino Filippo Pigafetta, in italiano. Questa traduzione,
conservata alla Osterreische Nationalbibliothek di
Vienna, è accompagnata da alcuni disegni che riproduciamo nelle note.
La lettera di Peregrinus venne dunque studiata, ricopiata, rielaborata, sunteggiata da circa dieci generazioni di studenti.
I successivi grandi nomi del magnetismo - come Leonardo Garzoni (Due trattati della calamita, 1580
circa), William Gilbert (De Magnete, 1600) e Niccolò Cabeo (Philosophia Magnetica, 1629) - si ri-8-
chiamarono ad essa, la lodarono, e ne misero in luce
anche gli errori.
In seguito dimenticata, fu poi riscoperta con il fiorire
della storia della scienza. Il primo studio critico è di
padre Timoteo Bertelli, l’instancabile cercatore delle
origini della bussola, nel 1868: Memoria prima sopra Pietro Peregrino di Maricourt e la sua epistola
De Magnete. Questo testo (alla Bodleian Library di
Oxford) è stato digitalizzato da Google ed è disponibile gratuitamente su internet.
L’edizione critica del testo latino è di Loris Sturlese, in Petrus Peregrinus de Maricourt, Opera, 1995.
Si tratta della ricostruzione rigorosa, a partire dallo
studio di tutti i manoscritti, e in base alle loro dipendenze genealogiche, del testo “originale”, o più
propriamente, del testo dell’archetipo.
Dal sito reinventore.it si può scaricare il testo latino.
il De Magnete a scuola oggi
Nella scuola di oggi, tra telefonini che squillano,
alunni che disertano, ammutinamenti, granate che
esplodono in classe, bullismo da caserma... è bello
rileggere la lettera di Magister Petrus, che scriveva
in condizioni simili se non peggiori!
Anche questo insegnante lavorava in un periodo in
cui si era persa la conoscenza delle lingue antiche, in
cui c’erano guerre e intrighi politici... un’epoca con
condanne a morte di ragazzini, “scontri di civiltà”,
sovrani che si circondavano di harem o di astrologiburocrati...
Ma era anche un’epoca in cui nacquero le scuole e
le università, e si costruirono i centri storici, chiese
castelli e torri e ponti che ancora rendono belle le nostre città, e si inventarono cose nuove e cose buone
(come la pastasciutta) e si preparò il futuro...
È bello ricevere una lettera, e potersi sentire amici e
colleghi di Petrus Peregrinus.
questa è la radio del liceo...
qual è la tua definizione di scuola?
l’è ’na guera...