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FLPNews
PERIODICO DI INFORMAZIONE CULTURALE
POLITICA SINDACALE E SOCIALE
ANNO VII MERCOLEDI’ 02 - maggio 2012 N. 188
Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche
PROTOCOLLO D’INTESA SUL LAVORO
PUBBLICO
PASSI AVANTI NELLA DIREZIONE
INDICATA DALLA CSE
Numero maggio
02521
ISSN 2039-5280
flp News
dIrettore:
Marco Carlomagno
dIrettore reSpoNSabIle:
Roberto Sperandini
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News
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Grazie alla legge 289 e alla delibera CIPE successiva le imprese che
incrementano i propri investimenti pubblicitari in campagne su mezzi locali certificati, anche per l’anno 2006, otterranno delle agevolazioni fiscali.
Le informazioni e la modulistica per richiedere il credito d’imposta sono
disponibili all'indirizzo dell’Agenzia delle Entrate:
Http://www1.agenziaentrate.it/dre/abruzzo/cop/bonus_pubblicita.htm
MERCOLEDI’ 02 - maggio 2012 N. 188
SOMMARIO
pUbblICa ammINIStrazIoNe
- Protocollo d’intesa
aGeNzIe fISCalI
- I lavoratori del fisco....
aGeNzIe fISCalI :eNtrate
- L’agenzia chiude la porta all’allargamento dei posti...
- Per ui nuovi passaggi economici....
Comparto mINISterI: dIfeSa
- Approdato in senato il d.d.l.delega
- Verifiche Ispedife
- Ricorso Performance
- Marilena......
Comparto mINISterI: GIUStIzIa
- D.A.P.
- Assemblea al Palazzo di Giustizia
Comparto mINISterI: baC
- Progetti locali
- Passaggi ex area A a ex area B
- Passaggi ex area A a ex area B
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KroNoS
- Le isole Tremiti
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NoN Solo arte
- Roberto Bolle
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NotIzIe dal CaNIle
- Adozioni urgenti
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retroSCeNa
- In time
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l’aNGolo del lIbro
- Se questo è un uomo
NoN Solo VINo
- Grand marnier
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a SCUola dI CUCINa
- Ricette varie
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PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
News
PROTOCOLLO D’INTESA SUL LAVORO PUBBLICO
PASSI AVANTI NELLA DIREZIONE INDICATA DALLA CSE
Superate le fasce di Brunetta, riportata la contrattazione e la partecipazione
dei lavoratori al centro del sistema di pubblico impiego; i risparmi di spesa finanzieranno la contrattazione integrativa. La CSE unico sindacato a presentare una piattaforma scritta.
S
i è concluso in tarda serata il confronto tra il Ministro della Pubblica
Amministrazione Patroni Griffi, le
confederazioni sindacali maggiormente
rappresentative e i rappresentanti degli
enti territoriali.
Dall’incontro è scaturito un protocollo di
intesa che, dopo il passaggio alla Conferenza Stato-regioni e la consultazione
delle categorie interessate che alcuni sindacati (tra i quali la CSE) hanno annunciato di voler fare, dovrebbe portare ad un
vero e proprio accordo che dovrebbe poi
essere recepito in una legge–delega che
il ministro dovrebbe presentare in tempi
strettissimi.
Il protocollo di intesa sancisce il superamento definitivo dell’accordo firmato da
governo e alcuni sindacati il 4 febbraio
2011, totalmente privo di contenuti se non
l’avallo della pseudo-riforma Brunetta e
dovrebbe riportare finalmente la contrattazione al centro di ogni cambiamento nel
lavoro pubblico.
Ma andiamo con ordine: la CSE è stato
l’unico sindacato a presentarsi al tavolo
con una piattaforma scritta (allegata al
presente notiziario) che, partendo dai dati
che dimostrano chiaramente come la
spesa per gli stipendi sia in Italia inferiore
a quella media dei paesi europei, che il
trend di crescita dei salari sia tra i più
bassi in assoluto e che gli stipendi dei dipendenti pubblici italiani siano la metà di
quelli tedeschi e sensibilmente inferiori a
quelli di quasi tutti i paesi industrializzati,
Grecia e Cipro compresi, ha contestato
l’approccio che vedrebbe le riduzioni di
spesa passare per il licenziamento di una
parte dei dipendenti pubblici.
Le nostre richieste sono così sintetizzabili:
- ritorno alla contrattazione come stru-
mento regolatore di salari e carriere;
- sblocco dei contratti nazionali;
- rimozione del blocco degli stipendi che
non permette un pieno dispiegarsi della
contrattazione integrativa;
- istituzione di una commissione congiunta sugli sprechi i cui risparmi devono,
almeno in parte, andare a finanziare miglioramenti economici per il personale;
- superamento della falsa e ideologica
meritocrazia disegnata da Brunetta per
sostituirla con metodi e sistemi di valutazione seri e contrattati;
- certezza dei tempi e della qualificazione
dei fondi di contrattazione integrativa;
- sblocco delle carriere con la rimozione
del divieto, introdotto da Brunetta, di con-
corsi interni per l’accesso all’area dei funzionari ai quali è possibile partecipare
solo se in possesso di laurea;
- accordo nazionale sulla formazione.
A fronte delle richieste puntuali e precise
della CSE, la parte pubblica – in linea con
quanto sin qui partorito dal tavolo - presentava un documento privo di contenuti,
che si limitava solo a disciplinare la gestione degli esuberi, dava poche speranze alle nostre istanze di cambiamento
e che, quindi, rendeva poco probabile
una nostra condivisione.
Nonostante però alcune confederazioni
(quelle, per capirci, che hanno firmato gli
accordi interconfederali del 4 febbraio
2011), nel solco della loro subalternità a
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qualunque governo, si fossero rese disponibili a firmare il documento presentato dalla parte pubblica, la nostra azione
e le proposte migliorative presentate da
noi e da altre organizzazioni sindacali
hanno trovato orecchie abbastanza attente nella controparte.
Al termine di una trattativa che è andata
avanti per tutta la serata, la parte pubblica ha presentato un documento completamente cambiato, riempito di
contenuti e nel quale molte delle proposte presentate dalla CSE sono state accolte.
Il protocollo di intesa sul quale la Funzione Pubblica ha chiesto l’assenso di
massima del sindacato contiene le seguenti modifiche:
- l’inserimento, come primo punto sulle
relazioni sindacali, che è la contrattazione (e non la legge) a determinare non
solo l’assetto retributivo ma anche quello
di valorizzazione dei lavoratori; questa affermazione, seppur di principio, mette le
basi per il superamento del blocco dei salari a quelli percepiti nel 2010;
- superamento non solo delle fasce di
merito ma dell’intero sistema di valutazione concepito da Brunetta e sin qui
condiviso da una parte del sindacato
(CISL, UIL, Confsal e UGL in primis);
- razionalizzazione dell’uso del lavoro
flessibile e affermazione del contratto a
tempo indeterminato come forma ordinaria di risposta al fabbisogno di personale;
Confederazione Indipendente Sindacati
Europei pag. 3ruolo primario della contrattazione e della formazione in eventuali
processidi mobilità;
- riappropriazione del ruolo di partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti (RSU) sui luoghi di lavoro;
- rivisitazione del numero dei comparti di
contrattazione nel pubblico impiego;
- riattribuzione di un ruolo primario alla
contrattazione nazionale nelle procedure
di licenziamento per motivi disciplinari.
Crediamo che bastino questi pochi punti
per dimostrare come ci sia totale discontinuità tra le novità di quest’ipotesi di protocollo di intesa e gli accordi confederali
stipulati dai sindacati con Brunetta nei
passati tre anni e mezzo.
Altro che continuità con l’accordo del 4
febbraio 2011.
Basta questo per ritenerci soddisfatti??
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PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
Certamente no!! Sappiamo che i denigratori del lavoro pubblico sono sempre
dietro l’angolo e che bisognerà vigilare
lungo tutto l’iter che porterà alla legge delega e poi ai decreti delegati attuativi, che
dovranno essere emanati in tempi brevissimi, e dovremo tenere alta l’attenzione sulle dichiarazioni di esubero a
mezzo stampa che i ministri si divertono
ad annunciare tutti i giorni.
Quello che è certo però è che vi sono segnali di cambiamento e di disponibilità all’ascolto del governo.
Lo svolgimento della trattativa dimostra,
inoltre, che il ruolo dei lavoratori nella vita
dei propri uffici può ancora essere riconosciuto se rappresentato da quella parte
di sindacato che non si è mai mostrata
subalterna ai governi ma si è fatta
spazio con la forza delle proprie idee di
cambiamento, alternative al liberismo selvaggio e al taglio di personale come
unica soluzione ai problemi di bilancio.
In allegato la proposta:
Al Ministro per la Pubblica Amministrazione Cons. Filippo Patroni Griffi
ROMA
Oggetto: Proposte della CSE per un
nuovo Accordo sul Lavoro Pubblico.
News
La fotografia che il recentissimo rapporto
Labour market statistics dell’Eurostat inmateria di stipendi dei dipendenti pubblici
ci consegna è quanto mai nitida: l’Italia
spende in stipendi assolutamente meno
della media dei paesi europei e il trend di
crescita è tra i più bassi in assoluto.
Le stesse ricerche dell’OCSE dell’ultimo
anno confermano che la spesa per gli stipendi è inferiore a quella della maggior
parte dei paesi industrializzati e che in
Italia se vi sono spese più alte nella pubblica amministrazione sono quelle per i
consumi intermedi, che superano di un
paio di punti percentuali le analoghe
spese di Francia e Germania.
È chiaro che la possibilità di migliorare i
trend di spesa e conseguire risparmi per
il bilancio pubblico è sempre possibile
ma, se vi sono voci da ridurre, non sono
certo quelle relative alla spesa per stipendi che, per la prima volta dall’ingresso
dell’Italia nell’euro, si è ridotta persino in
termini nominali passando nel 2011 da
172 a 170 miliardi di euro, cosa quasi mai
verificatasi e da attribuire al blocco degli
stipendi e alla mancata sostituzione dei
lavoratori pubblici andati in pensione.
Nonostante ciò, continuano a rincorrersi
dichiarazioni che indicano nel licenzia-
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mento di dipendenti (a volte anche preconizzando scenari fantasiosi) una delle
soluzioni – se non l’unica – ai problemi di
bilancio del Paese.
Il pensiero della CSE è che i termini del
problema siano da rovesciare: la pubblica amministrazione deve essere
messa in condizione di creare valore,
passando così da problema a risorsa, e
dare servizi sempre più efficienti soprattutto nel campo di quelli alla persona.
Immaginare un arretramento dello Stato
in questo campo costituirebbe la vittoria
di una miope visione liberista ma non liberale che finirebbe per accrescere i
costi indiretti, penalizzare le eccellenze
che già adesso sono presenti proprio nel
campo dei servizi alla persona e aggravare la condizione delle fasce più deboli
della popolazione.
La CSE immagina invece una pubblica
amministrazione sburocratizzata, riorganizzata rivedendo le “missioni”, basata su
una meritocrazia reale e non ideologica,
che anticipi i bisogni di cittadini e imprese
anziché rispondere solo quando questi si
manifestano.
Se è vero che vi sono ancora centinaia
di miliardi di euro di evasione fiscale, che
il sommerso è oltre un quinto dell’economia, che la giustizia in Italia – specialmente quella civile – è assolutamente
carente ed è uno dei principali ostacoli
agli investimenti esteri e che non vi sono
strategie di sviluppo e valorizzazione nel
campo dei beni culturali, è lampante che
in questi ed altri campi non si può immaginare un arretramento dello Stato.
Questo non vuol dire affatto che bisogna
rinunciare al risparmio ma che questo
deve essere conseguito attraverso la
lotta agli sprechi, non solo dei consumi
intermedi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a invasioni di campo pesanti e dirette della
politica nell’amministrazione; l’aumento
di carriere protette, di posizioni dirigenziali pletoriche, spesso di vertice, e la
proliferazione di società partecipate i cui
costi ricadono su tutti i livelli dell’amministrazione si possono tranquillamente
ascrivere alla voce costi della politica anziché a quelli dello Stato.
Immaginare invece una diversa configurazione della pubblica amministrazione è
possibile solo ed esclusivamente se si
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AMMINISTRAZIONE
mette al centro dei processi di cambiamento la risorsa principale, il personale
che presta il proprio servizio alle dipendenze di Stato ed enti pubblici.
Coinvolgimento dei lavoratori nel cambiamento, meritocrazia e livelli decorosi
di reddito non possono che andare di pari
passo, restituendo ai lavoratori la motivazione che è venuta meno non solo a
causa del blocco dei contratti e dei salari
ma degli insulti quotidiani ai quali sono
stati sottoposti negli ultimi anni e alla totale chiusura degli spazi di partecipazione introdotta dalle leggi.
La pubblica amministrazione italiana non
ha bisogno di nuove norme che aumentino l’approccio burocratico ma di managerialità e di correzione (quando non di
abolizione tout court) delle norme esistenti; un lavoro a sottrarre anziché ad
aggiungere che si deve però sommare a
indirizzi chiari sia dell’autorità governativa
sia dell’alta dirigenza e a spazi di partecipazione dei lavoratori che deve essere
tanto maggiore quanto più essi sono vicini e direttamente responsabili dei servizi forniti alla collettività.
Non di riduzione dei livelli occupazionali
e salariali si deve parlare ma di aumento
della motivazione, dell’appartenenza e
della responsabilizzazione dei funzionari
News
pubblici.
È ovvio che questo processo non può
non passare per miglioramenti anche
economici: i contratti sono bloccati da tre
anni ma sono ancora vigenti norme che
impediscono il pieno dispiegarsi della
contrattazione integrativa in quanto bloccano qualunque miglioramento salariale,
anche del singolo lavoratore, e persino
norme che mortificano le prospettive di
carriera future perché legano l’accesso
all’area dei funzionari al possesso imprescindibile di un titolo di studio il cui valore
legale è stato messo in dubbio con qualche ragione proprio dal governo attuale.
Non è però in alcun modo pensabile di
recuperare motivazione mantenendo i salari dei dipendenti pubblici italiani al 50
per cento di quelli di Germania, Olanda,
Belgio, di un buon 40 per cento inferiori a
quelli di Francia, Finlandia e Austria ma
anche del 20 per cento inferiori a quelli
greci, spagnoli e ciprioti.
Per questi motivi la CSE, nell’ambito del
confronto su un nuovo protocollo d’intesa
sul lavoro pubblico attivato presso il Ministero della Pubblica Amministrazione e
l’Innovazione propone alla discussione
ed alla trattativa ulteriori elementi di approfondimento che dovrebberotrovare
spazio nell’ipotesi di accordo :
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- aggiornamento delle missioni della
pubblica amministrazione anche attraverso il ridisegno delle competenze,
delle funzioni e delle articolazioni organizzative;
- istituzione di una commissione congiunta sugli sprechi nella pubblica amministrazione con la previsione che una
percentuale del recupero di spesa vada
a finanziare il rinnovo dei contratti di
primo livello;
- criteri di partecipazione dei lavoratori ai
processi di scelta amministrativa e ai sistemi di valutazione della performance.
- stipula di un Accordo Nazionale sulla
Formazione, leva fondamentale per ogni
processo di riorganizzazione, che consenta di mettere a fattor comune le diverse esperienze consentendo di
utilizzare a tutto tondo strutture e capacità, recuperando risorse ad un migliore
obiettivo.
Nel frattempo è possibile da subito recuperare fiducia e partecipazione nei dipendenti pubblici prevedendo il pieno
dispiegarsi della contrattazione integrativa attraverso la condivisione di poche
correzioni normative che necessitano
però di una chiara volontà politica e di
scelte che debbono riguardare l’autorità
politica nel suo complesso, a partire dal
Ministero dell’Economia.
La CSE propone :
- l’abolizione dell’articolo 9, comma 1, del
Decreto Legge 31 maggio 2010, n. 78
convertito nella Legge 30 luglio 2010 n.
122, che impedisce miglioramenti salariali per i singoli dipendenti anche con i
fondi della contrattazione integrativa,
quindi senza aggravi di spesa immediati
per il bilancio di Stato ed enti pubblici;
- la certezza dei tempi di erogazione e la
diversa qualificazione dei fondi provenienti da leggi speciali che affluiscono al
salario accessorio dei dipendenti pubblici;
- la modifica dell’articolo 52, comma 1bis del decreto legislativo 30 marzo 2001
n. 165 come modificato dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, nella
parte in cui prevede il divieto di passaggio tra le aree funzionali mediante concorsi interni ai quali è possibile
partecipare solo se in possesso del titolo
di studio previsto per l’accesso dall’esterno.
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PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
È chiaro che eliminare totalmente i concorsi interni per i passaggi verticali, fa
venir meno le prospettive di carriera necessarie per aumentare senso di appartenenza e motivazione dei lavoratori
pubblici.
A maggior ragione, mantenere l’assurda
previsione di accesso all’area dei funzionari solo se in possesso di laurea senza
tener alcun conto degli anni di formazione svolti “on the job” dai dipendenti
pubblici mortifica qualunque aspettativa
di carriera per una fetta maggioritaria dei
lavoratori presenti all’interno delle pubbliche amministrazioni. Il mantenimento
di una visione esclusivamente burocratica della carriera appare contraddittoria
anche alla luce delle iniziative prese dal
governo attuale in tema di abolizione del
valore legale del titolo di studio.
In tale contesto andrà ridefinito complessivamente il cosiddetto sistema di
partecipazione delle parti sociali al percorso di crescita e di sviluppo del Pubblico Impiego, dando nuovamente linfa
agli istituti della contrattazione, dell’informazione e della concertazione.
News
Occorre in buona sostanza confermare
l'ultrattività dei precedenti contratti di lavoro quale elemento di garanzia per lo
sviluppo di un percorso che, in attesa del
rinnovo dei CC.NN.LL., unitamente all’abrogazione delle norme sopra evidenziate, faccia salvi quegli approdi positivi e
quegli aspetti virtuosi già definiti precedentemente, permettendo il raggiungimento di un nuovo protocollo d’intesa sul
lavoro pubblico che serva veramente a
far cambiare passo ed a rimuovere gli
ostacoli frapposti in questi anni alla piena
valorizzazione del lavoro e della funzione
pubblica.
Altre vie incentrate su impegni assolutamente generici o costruite solo per gestire o “condividere” presunte emergenze sarebbero per noi della CSE assolutamente inaccettabili perché porterebbero dritto verso un fallimento al quale i
lavoratori pubblici italiani non possono
più assistere.
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N. 188
AGENZIE FISCALI
News
I lavoratori del fisco non possono restare soli di fronte alle
campagne mediatiche e al clima di odio
NON SOLO SOLIDARIETÀ, MA IMPEGNI PRECISI E RISPOSTE CONCRETE
La FLP Finanze scrive al premier Monti
U
na cosa è certa. Non possiamo restare soli di
fronte al clima che nel paese si sta creando rispetto al rapporto tra tasse, crisi economica e
lotta all’evasione.
Non è pensabile che chi ogni giorno mette il suo lavoro e la sua professionalità al servizio di una struttura così decisiva nell’assetto del paese sia dipinto,
a seconda dei casi, o come “fannullone”, o come
“aguzzino”.
E siamo veramente stanchi del perpetuarsi delle
campagne mediatiche di chi proprio nelle stesse ore
in cui i nostri colleghi venivano tenuti in ostaggio
sotto la minaccia delle armi, gridava ancora ai privilegi degli “statali”.
Una situazione incredibile: paghiamo le tasse alla
fonte fino all’ultimo centesimo, abbiamo gli stipendi
bloccati da anni, carichi di lavoro sempre più complessi, gestiamo materie e pratiche che necessitano
di altissima professionalità ed invece di vederci riconosciuta la dignità di un lavoro svolto al servizio del
paese, dobbiamo difenderci ogni giorno da ingiustificati attacchi. E’ necessario quindi che tutti, ma proprio tutti, a partire dai vertici delle Agenzie e dal
Ministro dell’Economia, facciano fino in fondo la loro
parte.
Nella giornata di venerdì 4 maggio abbiamo come
FLP chiesto ed ottenuto un incontro con il Direttore
Befera con il quale ci siamo confrontati sui contenuti
della lettera inviata poi dallo stesso a tutti i colleghi
delle Entrate ed abbiamo sottoscritto la dichiarazione
congiunta Agenzia - OO.SS nazionali, che impegna
le parti ad individuare nell’ambito di rispettiva competenza le soluzioni di natura organizzativa, logistica
e contrattuale per fare svolgere al meglio alle colleghe ed ai colleghi il loro lavoro.
Ma è chiaro che il problema va affrontato anche in un
contesto più ampio che tenga conto di tutte le variabili e che sia capace di offrire soluzioni di ampio respiro.
Ecco il perché in data odierna abbiamo inviato al
Prof. Monti nella sua duplice veste di Premier e di
Ministro dell’Economia, la nota che trascriviamo di
seguito integralmente.
ignor Presidente del Consiglio, quanto accaduto nei giorni
scorsi all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate a Romano di Lombardia è purtroppo solo l’ultimo di una serie di accadimenti che
hanno visto in questi mesi gli uomini e le donne dell’amministrazione
finanziaria oggetto di momenti di tensione e qualche volte anche di
aggressione solo per il fatto di essere individuati come rappresentanti dello stato e quindi chi, per la funzione che è chiamata a svolgere, deve chiedere a tutti il rispetto delle regole in campo fiscale a
garanzia di tutta la collettività.
La grave crisi economica che attanaglia anche il nostro paese, unita
alla condivisibile decisione di dare un segnale di forte inversione di
tendenza rispetto ad un’evasione fiscale che non ha confronto con gli
altri paesi, produce oggettivamente situazioni di grandi tensioni, specialmente quando tale evasione era stata dalla politica e dai governi
tollerata in tutti questi anni, in periodi certamente non recessivi come
questo.
E quando tale iniziativa si inserisce in una serie di scelte, queste invece non condivisibili, quali l’inasprimento della leva fiscale anche
S
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N. 188
AGENZIE FISCALI
News
per i contribuenti onesti, o l’inaccettabile blocco degli stipendi dei
lavoratori pubblici mentre invece aumenta l’inflazione, la miscela rischia di diventare inevitabilmente esplosiva. Specialmente se non si
tagliano i veri sprechi e le inefficienze legate ai costi della politica ed
alle inutili e faraoniche consulenze e si depotenziano le strutture
delle pubbliche amministrazioni che debbono offrire servizi alla collettività e richiedere il rispetto delle regole a tutela di tutti.
In questo ambito, già comunque delineato anche se in modo meno
dirompente, la nostra Organizzazione sindacale in data 13 febbraio
2012 Le ha inviato una nota dettagliata, che ad ogni buon conto Le
rialleghiamo, nella quale sollecitavamo l’apertura di un confronto a
tutto campo proprio per affrontare problematiche che inevitabilmente
stanno venendo al pettine, su come dotare l’Amministrazione finanziaria di strumenti, regole, norme e risorse capaci di reggere al
compito assegnato sia in termini di efficacia che di efficienza.
Era ed è assolutamente necessario invertire la tendenza purtroppo
consolidatasi in questi anni, in particolar modo dopo la nascita del
Ministero dell’Economia e delle Agenzie fiscali, del totale disinteresse del Ministro pro tempore e dell’Autorità politica al confronto
con le OO.SS. di settore ed i lavoratori su temi pur così importanti.
Nei prossimi giorni si svolgerà il consueto incontro annuale tra i rappresentanti delle Agenzie, del Dipartimento delle Finanze e le
OO.SS. per la presentazione degli schemi di Convenzione MinistroAgenzie e dei relativi piani aziendali.
Una riunione che negli anni via via ha perso sempre più rilevanza ed
è purtroppo stata trasformata dalle controparti in una mera presa
d’atto, quasi a consuntivo, delle scelte già adottate, senza che fossero mai state prese in considerazione, in questo decennio, le proposte e le richieste delle OO.SS. connesse al miglioramento di uno
strumento quale l’articolato della Convenzione ormai datato, incapace di rispondere alle esigenze di funzionamento ed arretrato finanche rispetto ai piani aziendali dei Ministeri.
Per la situazione in atto, per i compiti sempre più gravosi assegnati
alle Agenzie, per il sacrificio e l’impegno richiesto al personale, questo non può essere un anno come gli altri. E’ assolutamente doveroso che tale confronto debba essere presieduto dal Ministro e dai
rappresentanti dell’autorità politica.Ed è questo Prof. Monti che Le
chiediamo. Un segnale non solo di vicinanza, ma anche politico, di
attenzione, di impegno e di soluzione alle proposte che saranno
avanzate per migliorare la macchina fiscale italiana e le condizioni
di lavoro e professionali del suo personale.
In attesa di un cortese segnale di riscontro Le inviamo i nostri più distinti saluti.
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AGENZIE FISCALI
ENTRATE
News
L’AGENZIA CHIUDE LA PORTA ALL’ALLARGAMENTO DEI POSTI
DELLE PROGRESSIONI ECONOMICHE E FIRMA CON CGIL E
CISL UN MINI ACCORDO AL RIBASSO SULLA MOBILITA’
…e grazie a questa firma salta la stabilizzazione dei distacchi…..
N
uova riunione, ma solito copione.
L’agenzia addirittura inizia la riunione del 27 aprile bypassando
completamente l’argomento principe che
era quello della definizione di un accordo
per attuare il piano di programma e procedere all’allargamento dei posti delle
procedure di passaggio interno alle aree.
Solo la nostra ferma presa di posizione
ha costretto l’Agenzia a ritornare sull’argo- mento, e ancora una volta, purtroppo, la posizione di chiusura dell’Amministrazione è stata netta.
Senza equivoci. Loro di nuovi passaggi
non ne vogliono sentir parlare, e non
solo per le problematiche derivanti dai
vincoli normativi e regolamentari che
pure possono essere interpretati e/o modificati.
Ma per chiamiamola così “strategia
aziendale”, la stessa che li porta a insistere su iniziative parziali e di nicchia
come quelle della soluzione legislativa
per gli incaricati di funzioni dirigenziali o
di rafforzamento delle posizioni organizzative e di responsabilità, o ancora di
erogazione “selettiva” del salario aziendale. Come se in questi anni nulla fosse
successo in termini di blocco dei contratti, di forte diminuzione del potere
d’acquisto dei lavoratori pubblici.
Per noi invece l’iniziativa di scorrimento
delle graduatorie e di allargamento dei
passaggi significa anche dare una risposta concreta nella direzione di stabilizzare quote di salario accessorio,
renderlo pensionabile, contrastare la perdita di potere d’acquisto.
Solo che questa volta anche chi in questi mesi ha fatto finta di non sentire avrà
sentito… E queste organizzazioni sinda-
cali (in primo luogo CGIL, CISL, UIL e
SALFi) dovranno ora uscire dall’equivoco e dire chiaramente cosa vogliono.
Se concordano con l’Agenzia e quindi
assecondano questa strategia per noi
assolutamente perdente, o se invece intendono contrastarla…e se si, come e
con quali iniziative !
Ma se il buongiorno si vede dal mattino
dobbiamo dire che la situazione che si
prospetta è maledettamente complicata
ed i comportamenti assunti, perlomeno
da una parte del sindacato, assoluta-
mente incomprensibili. Sulla procedura
di mobilità volontaria ad esempio, dopo
una trattativa durata mesi vi potevano
essere le condizioni per la stipula di un
accordo che pur tenendo conto dei vincoli posti dall’Agenzia potesse garantire
alcune condizioni di equità e trasparenza.
E invece no. Nel pomeriggio del 27 aprile
- e quindi dopo che erano chiari gli scenari e le prospettive rispetto allo stato del
confronto con l’Agenzia - su questo
aspetto comunque importante, ma meno
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strategico e quindi terreno di impegno sicuramente comune, piuttosto che battersi
unitariamente per rimuovere i principali
vincoli posti dall’Agenzia, che erano
emersi nelle precedenti riunioni e che noi
denunciavamo quali: pochi posti in
uscita; limitazione ingiustificata all’ingresso in molte regioni del centro-sud
ormai alle prese anch’esse con notevoli
carenze di organico, e nessun posto
negli Uffici centrali dell’Agenzia dove si
arriva solo per “interpelli o presentazioni
…”; necessità di adeguamento della data
del trasferimento in esito alla procedura a
tempi congrui e comunque entro l’inizio
del prossimo anno scolastico, invece che
a “babbo morto” (non prima del 1.1.2013
che di fatto significa settembre/ottobre
2013 ) come proposto dalle Entrate,
CGIL e CISL hanno preferito imbarcarsi
in una mini trattativa solitaria andando a
modificare in molti aspetti singoli punteggi e criteri, con il risultato che saranno
completamente sconvolte le aspettative
di chi da anni partecipa alle procedure e
che attendeva l’accordo in questione per
vedere coronata un’aspettativa spesso
decennale.
Il tutto senza un quadro organico di riferimento, senza rimuovere i principali vincoli all’espletarsi di una vera procedura,
proponendo invece modifiche, a nostro
parere assolutamente discutibili ed incredibilmente accolte dall’Agenzia, come
quella ad esempio, di un numero di posti
(5) aggiuntivi da riservare a chi ha superato i 62 anni di età e 35 di servizio(!?!).
Se si intendeva veramente dare un segnale prioritario al riconoscimento dell’anzianità in un procedura di mobilità
volontaria si poteva ad esempio togliere il
tetto massimo di 35 punti previsto, ma
perché proporre un norma “a prescindere
dal punteggio” e poi solo per 5?
Forti sono le perplessità e i dubbi (chiamiamoli così…) su una cosa che assomiglia molto alle leggi “ad personam” che
“qualcuno” ha tanto contestato in questi
anni. In tutto questo sono riusciti anche a
far saltare la stabilizzazione dei distaccati
che noi vedevamo invece positivamente
all’interno di un quadro di riferimento organico, quale quello di una nuova procedura di mobilità in quanto poteva
rispondere a molte giuste aspettative,
senza contraddire i principi di equità e
N. 188
AGENZIE FISCALI
ENTRATE
trasparenza ed anzi evitando di far gravare sulla procedura molte domande di
distaccati per motivi di famiglia e di salute…
Tra l’altro l’Agenzia le stabilizzazioni che
vuole se le fa da sola (vedi interpelli) e
quindi in questo caso facendo saltare
l’accordo sulla stabilizzazione CGIL e
CISL hanno solo prodotto un danno ai
colleghi ed alle colleghe ! Alla fine hanno
preferito sottoscrivere un accordo minoritario, contro la maggioranza delle
OO.SS. e dei lavoratori dell’Agenzia, per
un numero di posti pari neanche all’1%
della forza lavoro dell’Amministrazione,
con mille vincoli in uscita, con punteggi e
criteri spesso “stravaganti”, con un decorrenza dopo anni di fermo. Che dispiegherà i suoi effetti, se tutto va bene tra
circa due anni.
Il guaio ulteriore è che la firma su questa
procedura di mobilità rischia di vanificare
anche quanto di buono era stato fatto su
alcuni territori unitariamente. Prendiamo
ad esempio la Lombardia: l’accordo penalizza oltremodo i lavoratori di quella regione perché la mancata previsione di
posti in entrata negli uffici centrali dell’agenzia poteva essere accettata (non
condivisa) quando agli interpelli potevano
partecipare i lavoratori di tutte le regioni.
Nella situazione attuale invece (e stanno
per partire altri interpelli) il 15 per cento
News
dei lavoratori saranno esclusi dagli interpelli e CGIL e CISL con la firma sulla procedura di mobilità hanno santificato
questa situazione. Inoltre, prevedendo un
punteggio ulteriore per gli articoli 42-bis
anche nel periodo in cui sono distaccati,
senza rimuovere la situazione che vede
la Lombardia unica regione a non concedere distacchi ai sensi dell’articolo 42-bis,
si penalizzano ancora i lavoratori che
prestano servizio in quella regione.
È inutile fare fuoco e fiamme unitariamente a livello regionale se poi le vertenze vengono così clamorosamente
smentite dal livello nazionale. È chiaro
che, rispetto a una situazione che vede
tutte le promesse elettorali diventare
carta straccia e l’impossibilità di costruire
fronti unitari a livello nazionale, la FLP Finanze nelle prossime settimane parlerà
direttamente con i lavoratori attraverso
assemblee sui posti di lavoro.
Tenteremo di costruire, con quei sindacati coerenti, non compromessi da logiche di potere o di bottega, che saranno
disponibili a battaglie comuni senza prendere in giro i lavoratori, una vertenza in
grado di sbloccare la situazione inaccettabile di blocco di salari e stipendi.
Gli accordi firmati sono scaricabili dal nostro sito internet www.flp.it/finanze
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N. 188
AGENZIE FISCALI
ENTRATE
News
PER I NUOVI PASSAGGI ECONOMICI NON CI ARRENDIAMO
MA CHE FINE HANNO FATTO I VECCHI??
La FLP è l’unico sindacato che sta costruendo un percorso in Funzione Pubblica per
i nuovi passaggi economici ma intanto l’agenzia ha bloccato il confronto sulla valutazione dei titoli impedendo i pagamenti anche della produttività collettiva 2010.
E siamo gli unici a sollecitare una soluzione…..
V
isto il perdurante blocco dei contratti e lo stallo degli stipendi dei dipendenti pubblici, la FLP (e la
nostra confederazione CSE) sta agendo
come sempre ha fatto:
progettando percorsi che sblocchino gli
uni e gli altri.
Nei giorni scorsi, durante il confronto in
Funzione Pubblica, ci siamo presentati
con un progetto ben preciso che prevede
lo sblocco dei contratti nazionali, finanziati dai risparmi sugli sprechi, e presentato una piattaforma nella quale
chiediamo lo sblocco degli stipendi, con
la possibilità di far ripartire le progressioni
economiche senza il vincolo (DL 78/2010)
del blocco degli stipendi.
La Funzione Pubblica ha preso atto delle
nostre argomentazioni e inserito un articolo apposito nella bozza di protocollo di
intesa che prevede che sia la contrattazione (e non la legge) a determinare le
procedure di valorizzazione dei lavoratori. Se passerà la nostra impostazione
anche le agenzie fiscali non avranno più
scappatoie per non proseguire nel percorso intrapreso sui passaggi economici.
Questo è quello che noi chiamiamo
uscire dal sindacato “di carta” e andare
tra i lavoratori con proposte e percorsi
concreti.
Nel frattempo però all’agenzia delle entrate sono fermi i passaggi economici e
con loro la produttività collettiva del 2010
che, ricordiamo, sono indissolubilmente
legati.
Già, perché non è stato sciolto il nodo
sulla valutazione dei titoli: l’agenzia, dopo
un confronto che, sempre grazie alle nostre proposte tecniche, si può definire
serrato ma che ormai data a un mese fa,
si è “dimenticata” che la questione è ancora aperta.
Ha mandato una bozza di verbale molto
discutibile ai sindacati e poi, alla nostra
richiesta di convocazione perché la materia è oggetto di contrattazione e non
certo di scelte unilaterali dell’agenzia, ha
risposto che ci avrebbe convocato, cosa
che non è avvenuta.
Inoltre, l’agenzia pare anche essersi “dimenticata” (a quanto ci dicono le direzioni regionali) di informare le stesse
regioni perlomeno su alcune questioni
che sembravano chiarite (scuola professioni legali, punteggi degli ex-precari
della scuola solo per fare degli esempi).
Ciò che rende tutta la vicenda incredibile
è il fatto che se non si chiude il confronto
e non si rendono le graduatorie definitive
non si potrà pagare a giugno nemmeno
la produttività 2010 e nessuno ne parla.
Ora, che oltre all’agenzia non si muovano
i sindacati che non hanno firmato l’accordo sui passaggi economici è cosa non
auspicabile ma comprensibile (lo diventa
meno quando si organizzano i ricorsi,
come sta avvenendo in qualche regione);
quello che si comprende meno è il motivo per il quale anche i sindacati che l’accordo lo hanno firmato non fiatano.
Noi abbiamo deciso di rompere gli indugi
e scrivere all’agenzia (la nota è allegata
al presente notiziario) perché vogliamo
che l’interpretazione dei titoli valutabili
non sia unilaterale ma allo stesso tempo
non vogliamo avere nessuna responsabilità su ulteriori ritardi dei pagamenti ai
lavoratori.
Speriamo di trovare qualche compagno
di strada sindacale lungo questa via che
non si preoccupi sempre e solo di non disturbare il manovratore…..
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N. 188
COMPARTO MINISTERI
News
DIFESA
APPRODATO IN SENATO IL D.D.L.DELEGA
PARTE DAL SENATO L’ITER PARLAMENTARE . IL 3 MAGGIO IL MINISTRO INCONTRA LE OO.SS.
I
l Disegno di Legge Delega (DDLD) per
la revisione dell’assetto strutturale e
organizzativo della Difesa è approdato
in Senato, da dove avrà dunque inizio
l’iter parlamentare. Il testo del disegno di
legge, che reca le deleghe al Governo
per la revisione dello strumento militare
nazionale, è stato comunicato alla Presidenza del Senato in data 23 aprile u.s.,
assunto e connotato come Atto Senato n.
3172 (copia in allegato) e verrà sicuramente assegnato nei prossimi giorni alla
IV Commissione Difesa.
Come si ricorderà, dopo avere anticipato
da tempo e in più sedi le linee portanti e
gli obiettivi di questo provvedimento di riforma dello strumento militare peraltro da
Lui fortemente voluto, il Ministro Di Paola
lo propose all’esame del Consiglio dei
Ministri che ne diede il via libera nella seduta del 6 aprile 2012.
Il testo entrato in Consiglio dei Ministri è
quello che abbiamo allegato al nostro
Notiziario n. 53 del 10 aprile u.s., e sui
suoi contenuti ci siamo abbondantemente soffermati all’interno dello stesso
Notiziario, esprimendo il nostro giudizio
sui diversi punti, le nostre valutazioni critiche e le nostre proposte alternative, che
avevamo in parte già anticipato nel precedente Notiziario n. 51 del 4 aprile.
Ebbene, dobbiamo dire che, ad una
prima veloce lettura, il testo del disegno
di legge delega approdato al Senato e
che è allegato al presente Notiziario, appare significativamente modificato in
più parti rispetto a quello originario entrato in Consiglio dei Ministri, secondo
una prassi che, da Tremonti in avanti, si
sta sempre più consolidando: i testi esaminati dal Consiglio dei Ministri subiscono successivamente modifiche consistenti, che ne modificano di molto i contenuti. E così è successo.
Naturalmente, in questi giorni proveremo
a leggere attentamente e ad approfondire tutti i passaggi, vecchi e nuovi, del
testo approdato al Senato, anche per
“prepararci” a dovere all’incontro da noi
richiesto con lettera del 10 u.s. (vds. Notiziario n. 53 di pari data) e che è già stato
fissato per il pomeriggio di giovedì 3
maggio p.v., nel quale discuteremo con il
Ministro Di Paola sui contenuti del disegno di legge (in allegato, copia della lettera di convocazione a firma del Capo di
Gabinetto) e, in quella sede, daremo il
nostro argomentato giudizio e faremo le
nostre considerazioni e richieste.
Ma diciamo subito, e con molta franchezza, che l’impressione che ne abbiamo ricavato dopo una prima
sommaria lettura, ci porta a dire che i
contenuti conclusivi del DDLD approdato
al Senato appaiono in molte parti peggiorativi rispetto a quelli del al testo entrato in Consiglio dei Ministri.
La nostra idea è che, atteso la difficile
praticabilità dei percorsi alternativi che risultano alquanto affievoliti nel testo inviato al Parlamento, il Ministro voglia
gestire gli oltre 33mila tagli di personale
militare da qui al 2024 essenzialmente
attraverso una mega operazione di transito nei ruoli civili della Difesa. Questa,
nuda e cruda, è l’impressione che abbiamo, e la cosa non ci sta bene per i motivi che abbiamo già spiegato.
Le domande che ci poniamo allora da subito sono: che fare? cosa fare? come
fare? Noi pensiamo che la sfida che ci attende nelle prossime settimane sia davvero enorme, e che le OO.SS. non
possano pensare di affrontarla né con divisioni al loro interno (i tavoli separati
sono stati incredibilmente riproposti solo
due mesi fa da CGIL-CISL-UIL…) né con
piccole iniziative di parte, che possono
certo servire a mettere qualche bandierina ma che non spostano di un solo
grammo gli equilibri delle forze in campo.
C’è da parte dei lavoratori la sensazione
di un passaggio cruciale per la nostra categoria, e che sia perciò necessario e urgente che le OO.SS. ritrovino su questo
momenti di lavoro e di iniziativa unitaria.
Ma ci sono nel fronte sindacale sufficiente consapevolezza e volontà convergenti?
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COMPARTO MINISTERI
DIFESA
News
VERIFICHE ISPEDIFE SULLE ATTIVITA’ EXTRA LAVORATIVE
VENTI I PROFILI ATTENZIONATI PER L’ANNO 2011 DALL’UFFICIO CENTRALE
C
ome già avvenuto in passato, ci
stanno giungendo in questi giorni
parecchie richieste di chiarimenti
e di informazioni in merito ad alcune verifiche disposte dall’Ufficio Centrale per
le Ispezioni Amministrative (ISPEDIFE),
e che proprio in questi giorni stanno pervenendo ad alcuni Enti.
Proviamo dunque a fornire i chiarimenti
e le informazioni richieste a beneficio dei
colleghi interessati.
Intanto cominciamo con il dire che ISPEDIFE è uno dei due Uffici Centrali del Ministero della Difesa (l’altro è Bilandife)
con a capo un Direttore Generale che dipende direttamente dal Ministro, e che
ad esso spetta di provvedere “al servizio
delle ispezioni amministrative e contabili,
con azione sia diretta che decentrata,
promovendo l'accertamento delle eventuali responsabilità ed i conseguenti
provvedimenti” , e di curare “i rapporti
con il Ministero del Tesoro per l'attività a
questo devoluta nel campo ispettivo”.
A detto Ufficio sono state assegnate con
D.M. 24.11.1997 le verifiche amministrative sull'osservanza delle disposizioni sul
lavoro a tempo parziale (L. 662/1996).
Si deve infatti ricordare che la legge
23.12.1996, n. 662 (legge finanziaria
1997), pubblicata nella G.U. n. 303 del
28.12.1996 -supplemento ordinario
n.233-, all’art. 1, commi 56-61, aveva introdotto nuove regole in materia di parttime, poi modificate, disponendo altresì
al successivo comma 62 quanto segue:
“Per effettuare verifiche a campione sui
dipendenti delle pubbliche amministrazioni, finalizzate all'accertamento dell'osservanza delle disposizioni di cui ai
commi da 56 a 65, le amministrazioni si
avvalgono dei rispettivi servizi ispettivi……... Analoghe verifiche sono svolte
dal Dipartimento della funzione pubblica
che puo' avvalersi, d'intesa con le amministrazioni interessate, dei predetti
servizi ispettivi, nonche', d'intesa con il
Ministero delle finanze ed anche ai fini
dell'accertamento delle violazioni tribu-
tarie, della Guardia di finanza””. Dunque,
va subito precisato che la legge sancisce l’obbligatorietà delle verifiche amministrative sull'osservanza delle dispodisposizioni di cui alla L. 662/1996 e successive modificazioni, verifiche in materia di incompatibilità, cumulo di impieghi
e incarichi che, per il Ministero Difesa,
sono appunto effettuate da ISPEDIFE.
Sulla base di quanto sopra, l’Ufficio in
questione sta provvedendo in questi
giorni alle predette verifiche a campione,
I profili professionali sottoposti quest’anno a verifica sono quelli riportati nell’allegato B del foglio Ispedife, e su cui si
richiama in particolare l’attenzione dei
colleghi. Il metodo utilizzato è anche
quest’anno quello c.d. “deduttivo” che si
basa, oltre che sul “filtro del dato dell’assenza”, anche su “una serie di quesiti ” finalizzati “a delineare e a distinguere
soggettivante il profilo del singolo dipendente” , quesiti ai quali è chiamato a
dare risposta, attraverso la compilazione
del prospetto informativo allegato C del
foglio Ispedife, il lavoratore in possesso
di profilo professionale ricompreso tra
quelli oggetto di verifica. Il dato delle “assenze” è rilevato invece dall’Ente del dipendente attraverso la compilazione di
apposito modulo.
Si richiama infine l’attenzione dei colleghi anche sul “Vademecum” – allegati E
ed F del foglio Ispedife – per una corretta
compilazione del prospetto informativo
autocertificato all. C, che, in ragione
della estrema pesantezza del file che ne
rende difficile l’invio, pubblicheremo sul
nostro sito web.
Invitiamo le nostre strutture a segnalarci
eventuali problemi in merito alla gestione
operativa da parte degli Enti, ed anche
eventuali osservazioni e proposte da
portare all’attenzione delle AA.CC.
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COMPARTO MINISTERI
News
DIFESA
RICORSO PERFORMANCE
DOBBIAMO ATTENDERE LE MOSSE DELL’A.D.
C
ome avevamo anticipato ai colleghi nel nostro Notiziario n. 109
del 13 set. 2011, in data 24 aprile
u.s. si è tenuta presso il TAR del Lazio
Sezione I-bis l’udienza di discussione
del merito del ricorso proposto da FLP
DIFESA contro la direttiva messa a
punto dall’ O.I.V. (Organismo Indipendente di Valutazione) e relativa alla misurazione e valutazione della perforrmance individuale del personale civile
del Ministero della Difesa, che è stata poi
recepita con la Direttiva Ministeriale del
23.12.2010.
Quel ricorso ha rappresentato per noi
l’approdo naturale e coerente di un percorso lineare di contrasto a quella Direttiva, che FLP DIFESA ha posto in essere
sin dal primo momento e con una molteplicità di iniziative, e che è stato innescato e sostenuto dalla nostra profonda
e radicata convinzione sulla sua inattuabilità e, per certi versi, sulla sua “pericolosità” di applicazione nelle condizioni
date della Difesa.
Va innanzitutto ricordato che nel corso
della precedente udienza del 4
mag.2011, rigettando di fatto la richiesta
dell’A.D. di “sentenza breve di rigetto del
ricorso inammissibile” , il Presidente del
Collegio aveva subito segnalato l’ opportunità di una definizione nel merito
della impugnativa, ma i nostri legali, pur
raccogliendo le sollecitazioni del Presidente, non avevano rinunciato alla sospensiva e ne avevano richiesto il rinvio
della trattazione unitamente al merito.
Da qui, lo slittamento alla successiva
udienza, fissata dal Presidente per la
giornata del 24 aprile 2012, e di cui ci accingiamo a riferire.
Intanto, partiamo dal dire che il quadro
di situazione si è nel frattempo molto modificato:
raccogliendo le ripetute sollecitazioni nostre ma anche di altre OO.SS., con la
nota n. 500565 del 16.02.2012, il Sottosegretario Magri ha disposto il “momen-
taneo differimento” del sistema di misurazione e valutazione della performance
individuale del personale non dirigente.
Una situazionenuova che ci ha obbligati
ad una profonda riflessione sul come
procedere, inducendoci a modificare la
nostra strategia processuale nei termini
che vengono rappresentati nella nota
che ci ha inviato il nostro legale di cui
segnaliamo in particolare gli ultimi due
capoversi.
In sintesi, dobbiamo attendere di conoscere le prossime decisioni dell’Amministrazione per poterci regolare sul come
andare avanti nel ricorso, ma è sicuro
che FLP DIFESA non mollerà la presa.
Per quanto a nostra conoscenza, è al lavoro un “gruppo di studio” sulla performance appositamente costituito dall’
Amministrazione al quale, partendo dalle
criticità manifestatesi nel corso del 2011,
dovrebbe essere stata affidata la messa
punto di alcune modifiche che potrebbero portare, per l’anno in corso, a una
semplificazione del procedimento e della
stessa scheda di valutazione e, verosimilmente, anche ad una restringimento
dell’ambito temporale di riferimento per
la valutazione.
Ovviamente, occorrerà trovare una qualche soluzione anche per l’anno precedente, atteso che la procedura 2011 non
è stata annullata, ma solo momentaneamente differita.
A tal riguardo, potrebbe essere certamente di grande aiuto quanto è maturato
nel confronto finalizzato alla sottoscrizione di un protocollo sul lavoro pubblico
tra Funzione Pubblica e Parti sociali e
che dovrebbe portare a modifiche importanti del sistema premiale voluto da
Brunetta (si veda, a tal riguardo, il nostro
precedente Notiziario n. 61 del 4.05.2012).
Nel frattempo, O.I.V. Difesa continua a
dare segni di sè: con e-mail del 23 aprile
2012 inviata a tutte le quattro macroaree
(SMD; SGD; Gabinetto e Consiglio Mag.
Mil.), dopo avere ricordato le tempistiche
fissate dalla Direttiva Ministeriale del
23.12.2010 sia per il personale dirigente
che non dirigente e con riferimento sia
all’anno 2011 che 2012, ha richiesto “ai
sensi dell’art. 14, comma 4, del D.Lgs.
150/2009, di voler fornire, entro il 2 maggio, un esaustivo punto di situazione ”.
No comment!
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COMPARTO MINISTERI
News
DIFESA
MARILENA HA VINTO LA SUA BATTAGLIA
IL GIUDICE HA STABILITO CHE E’ MORTA PER AMIANTO E HA CONDANNATO L’A.D.
I
l Tribunale di Velletri le ha dato ragione: la sua immatura scomparsa è
avvenuta a causa della ripetuta esposizione all’amianto nel suo Ente, l’Ospedale militare di lungodegenza di Anzio,
nel quale ha lavorato per trent’ anni e
che il Ministero della Difesa non aveva
bonificato dalla presenza letale delle
fibre di asbesto, esponendola a quel rischio che poi l’ha portata alla morte.
Parliamo della per noi indimenticabile
Marilena Morano, morta per mesioteloma pleurico maligno il 10 ottobre del
2009, dipendente civile del Ministero
della Difesa e nostra dirigente sindacale
di lungo corso, prima dello SNAD e successivamente di FLP DIFESA, e anche
nostra RSU per più mandati.
Marilena aveva una storia professionale
come tanti di noi. Era entrata giovanissima nel Ministero Difesa (anno 1979,
aveva vent’anni) in qualità di giardiniera
e per il tramite dei corsi allievi operai;
due anni dopo, il passaggio in mansioni
d’ufficio, e da quel momento anni e anni
di impegno lavorativo serio, intelligente
e senza risparmio, pur in condizioni fisiche alquanto disagevoli per una grave
invalidità civile.
Con un solo, piccolo riconoscimento professionale: la riqualificazione alla qualifica superiore del 2008.
Un anno prima, nel 2007, le prime avvisaglie della gravissima malattia che
l’avrebbe poi condotta a morte, e da lì un
calvario di sofferenze e di dolori che, nel
giro di soli due anni, l’avrebbe portata via
alla sua famiglia.
La diagnosi era stata impietosa: mesiotelioma pleurico maligno, una malattia
che purtroppo non concede scampo, e
tristemente nota per essere correlata all'esposizione alle fibre di asbesto.
Marilena capì subito, sin dal primo manifestarsi dei sintomi, che quella malattia era legata al suo lavoro dentro
l’Ospedale militare di Anzio, luogo molto
noto di ricovero e cura per malati lungo-
degenti. In quell’Ente, di amianto ce
n’era davvero tanto, troppo, e peraltro in
molti ambienti, interni ed esterni.
Lo hanno evidenziato i sopralluoghi tecnici disposti dal Tribunale (carotaggi,
analisi del terreno, esami su pezzi di
zanzariere, caldaie, etc.) che hanno rivelato la presenza di fibre di asbesto; e
lo hanno attestato ampiamente i periti incaricati dallo stesso Tribunale, un ingegnere, un chimico e un medico.
Quell’ambiente di lavoro era contaminato e dunque rischioso, in quanto
espone all’amianto operatori e utilizzatori della struttura, e non solo: nelle vicinanze ci sono anche due scuole, con il
loro “carico” umano Marilena aveva percepito subito la condizione di grande rischio, l’aveva denunciata pubblicamente, e aveva vissuto con grandissima preoccupazione la possibilità che altri colleghi ammalassero come lei.
Era diventato un suo chiodo fisso, e
quella preoccupazione per i suoi colleghi
l’accompagnò sino alle fine, anche nella
sua azione quotidiana di dirigente sindacale FLP DIFESA. Ma purtroppo, senza
grandi risultati: la sua domanda di causa
di servizio venne addirittura rigettata dal
competente Comitato, e le operazioni di
bonifica dell’ambiente, pur avviate dall’Amministrazione, non vennero mai portate a conclusione, prova ne siano le
permanenti e visibili condizioni in cui
versa tuttora l’Ente.
La sentenza di primo grado del giudice
Cruciani del Tribunale di Velletri è di portata storica, come ha giustamente affermato l’avvocato Ciro Palumbo, che ha
avuto il grande merito di crederci e che
è stato l’anima della battaglia di Marilena
anche dopo la sua scomparsa: riconosce che la nostra collega è morta per
amianto e condanna l’Amministrazione
ad un risarcimento di 716.000 euro, oltre
a interessi e rivalutazione.
Uno straordinario risultato che premia
anche la tenacia della famiglia di Marilena, e in particolare di mamma Amelia e
della sorella Rosella, nostra collega e
anch’ella dirigente FLP DIFESA.
Avremo prossimamente un incontro con
l’Avv. Palumbo: la battaglia in nome di
Marilena continua.
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COMPARTO MINISTERI
GIUSTIZIA
D.A.P. Progressioni economiche:
esito incontro dell’ 8 Maggio 2012
di Raimondo Castellana e Piero Piazza
I
l giorno 8 maggio 2012 presso la sede
del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria si è tenuto l’incontro di concertazione previsto dal contratto integrativo Giustizia del 29.07.2010, in merito
alle progressioni economiche con decorrenza al primo dicembre 2010. L’incontro
si è aperto con una disamina dell’informativa che si allega alla presente, trasmessa dall’Amministrazione contenente
un’ipotesi di ripartizione per profili professionali dei posti disponibili per le progressioni economiche.L’Amministrazione
ha fatto presente che i fondi disponibili
per l’anno 2010 consentiranno solamente
circa 450 avanzamenti suddivisi tre le tre
aree. La FLP in merito ha preliminarmente ribadito, la necessità di dare impulso al più presto a nuove procedure,
prevedendo ulteriori stanziamenti, al fine
di consentire ad un maggior numero di dipendenti di vedersi riconosciuto un passaggio economico. In merito all’ultima
progressione economica la FLP ha fatto
presente le problematiche sorte nella stesura della graduatoria definitiva in relazione alle posizioni di tanti colleghi
Assistenti Sociali, che non si sono visti riconosciuto il titolo di studio di grado superiore, considerato ingiustamente con lo
stesso punteggio del titolo accademico,
richiesto per l’accesso alla professione, e
non, come requisito ulteriore, con punteggio separato. Infine l’Amministrazione
ha prospettato la possibilità di effettuare
le progressioni anche del personale sanitario in via di transito alle ASL, escluso
nella precedente progressione economica tra aree, con decorrenza all’1.01.2009.
La riunione è stata rinviata a data da destinarsi. La FLP come sempre vi terrà informati in merito alla questione. Si
informa inoltre che giungono notizie che
verranno organizzati diversi corsi per i dipendenti dell’Amministrazione, ma purtroppo sola- mente per il personale di
Polizia Penitenziaria con esclusione dei
lavoratori Amministrativi. Se la notizia dovesse risultare veritiera, ancora una volta
avremo figli e figliastri al Ministero della
Giustizia.!!!
News
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COMPARTO MINISTERI
GIUSTIZIA
News
Il Segretario Generale Piero Piazza dice NO alla
soppressione del Tribunale di Sciacca e degli
altri Tribunali d’Italia.
di Raimondo Castellana e Piero Piazza
I
l giorno 3 maggio a conclusione degli
incontri tenutisi presso l’Amministrazione Centrale sulla revisione della
Geografia Giudiziaria, da cui è emersa la
possibilità della soppressione ei Tribunali
non provinciali e della maggior parte delle
sezioni distaccate di Tribunali, in considerazione della gravissima situazione
che si verrebbe in tal caso a creare, il Segretario Generale FLP Giustizia Piero
Piazza è intervenuto all’Assemblea tenutasi presso gli uffici del Palazzo di Giustizia di Sciacca.
Erano presenti, tra gli altri, i rappresentanti di numerose Associazioni del territorio, i membri di varie sigle sindacali, i
rappresentanti delle forze politiche, tra i
quali i candidati a Sindaco alle Elezioni
Amministrative, gli Onorevoli Messina ed
il Deputato regionale On. Vincenzo Marinello.
Nel suo intervento Piero Piazza ha auspicato un accorpamento della sezione
distaccata di Partanna con il Tribunale di
Sciacca in modo da raggiungere i criteri
minimi richiesti perché venga mantenuta
la sede giudiziaria di Sciacca.
Ha inoltre specificato che priorità assoluta
è la lotta alla criminalità organizzata, presente in maniera incisiva sul territorio
Saccense.
La FLP vigilerà sul proseguo della questione e comunica che oltre alla vicenda
che riguarda la città di Sciacca altre ini-
ziative sono già state messe in atto nella
città di Ancona e di Firenze, ed altre città,
in cui la FLP cercherà di unificare iniziative congiunte tra i territori interessati
dalla revisione della geografia giudiziaria,
di cui vi terremo informati con note a
parte.
E’ comunque certo che la FLP si opporrà
in tutti i modi ad ogni ipotesi di soppressione di sedi Giudiziarie affinché sia la
Giustizia ad andare verso i cittadini, così
come auspicato dal Ministro della Giustizia Prof.ssa Paola Severino, e non il contrario.
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N. 188
COMPARTO MINISTERI
BENI E ATTIVITA’ CULTURALI
News
PROGETTI LOCALI
di Rinaldo Satolli
A
seguito dei chiarimenti richiesti dall’IGOP (Ispettorato Generale degli
Ordinamenti del Personale) in merito alla provenienza delle risorse destinate ai Progetti locali e delle osservazioni
della Funzione Pubblica riguardanti l’assenza nell’accordo precedente dei riferimenti al Decreto Legislativo n. 150/09
(ripartizione in percentuale delle risorse
sulla base delle linee guida delle performance), l’Amministrazione ha presentato
una nuova formulazione dell’accordo che
tenesse conto della normativa sopra citata. La FLP ha rigettato con fermezza la
proposta dell’Amministrazione in quanto
il protocollo d’intesa appena sottoscritto
all’ARAN impegna il Governo a modificare il Decreto Legislativo n. 150/09 consentendo, in tal modo, di considerare
superato il criterio delle performance.
Ricordiamo che la posta in gioco ammonta ad oltre 40 milioni di Euro al lordo
degli oneri per l’Amministrazione. Le risorse sono parte integrante del Fondo
Unico di Amministrazione e le attività finalizzate all’aumento dell’offerta culturale
su tutto il territorio nazionale sono state
già avviate e in alcuni casi addirittura concluse dai lavoratori nonostante la Circolare unilaterale emessa dalla Direzione
Generale OAGIP che invitava a considerare l’opportunità di sospendere dette attività.
PROGRESSIONI ECONOMICHE
L’Amministrazione ci ha informato in merito alla situazione delle progressioni economiche: sono state presentate 14037
domande. Le domande saranno sottoposte, in via preventiva, a controlli incrociati
con i dati in possesso del Siap sull’esperienza professionale, l’anzianità minima
ecc. In seguito saranno affidate al controllo delle sottocommissioni regionali
che, una volta acquisite le linee guida
dalla Commissione unica nazionale, verificheranno esclusivamente la documentazione dei concorrenti che risulteranno
vincitori a cui sarà aggiunto un ulteriore
15% di idonei.
ORGANICO
La discussione sull’argomento è stata sollecitata dalla nostra Organizzazione.
Siamo stati informati della conclusione di
un’indagine conoscitiva avviata dall’Amministrazione con l’ausilio delle Direzioni
Regionali sui dati relativi alle esigenze di
organico degli Uffici territoriali.
Abbiamo inteso sottolineare che l’avvio
del confronto per la statuizione del nuovo
organico dovrà necessariamente tenere
conto dell’esigenza di esaminare propedeuticamente le istanze dei passaggi
orizzontali del personale interno e delle
unità di personale che, a vario titolo, prestano attualmente servizio nella nostra
Amministrazione.
Il Direttore Generale ha inoltre comunicato la sua decisione di sospendere temporaneamente l’ingresso di nuovi
comandati nel MiBAC per mancanza di risorse.
Per coordinare le esigenze del personale
comandato proveniente da vari Enti evidenziamo che la FLP ha provveduto alla
nomina di un rappresentante che parteciperà a pieno titolo alle sedute di contrattazione nazionale nella persona del dott.
Fabrizio Laria.
INCENTIVI 2% ( L. 163/2006, art. 92
comma 5) Il lungo lavoro del tavolo tecnico sugli incentivi di cui alla Legge sopra
indicata è stato sottoposto ad una prima
valutazione del tavolo nazionale.
Riteniamo di poter anticipare che, nonostante la decisione di rinviare ad un ultimo
incontro a livello tecnico la soluzione di alcune criticità, dovrebbe infine prevalere
l’ipotesi di statuizione rigida di percentuali
degli incentivi. Siamo persuasi che uno
dei compiti fondamentali del tavolo nazionale sia quello di ridurre il livello di conflittualità locale. Abbiamo, inoltre, richiesto
ed ottenuto che l’accordo definitivo contenga richiami cogenti per i Capi di Istituto
relativamente all’informazione preventiva
e consuntiva oltre alla rigorosa previsione
di equità garantita in via esclusiva da un
equilibrato sistema di turnazione. Sarà affidato alle rappresentanze locali il compito
di un’accurata e capillare attività di vigilanza.
TURNAZIONI
Il forte incremento delle richieste di risorse economiche per il finanziamento
dell’art.13 del CCIM e la ricognizione effettuata dall’Amministrazione hanno
posto in evidenza gravi violazioni dello
spirito e della lettera del CCIM. Si è quindi
ritenuto di dover procedere ad un controllo capillare della qualità della spesa e
del conseguente rispetto della norma nei
singoli Uffici territoriali. Il Direttore Generale ci ha informato della volontà di richiedere al Segretario Generale la piena
collaborazione dell’Ufficio Ispettivo per la
verifica del corretto utilizzo delle risorse e
delle eventuali responsabilità a carico dei
Dirigenti.
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N. 188
COMPARTO MINISTERI
BENI E ATTIVITA’ CULTURALI
News
PASSAGGI DA EX AREA A AD EX AREA B
di Rinaldo Satolli
C
on riferimento all’annosa questione che concerne l’inquadramento dei dipendenti dall’ex Area
A a quella B, appare opportuno precisare
quanto segue.
Premesso che l’oggetto del suesposto inquadramento è riferibile alla disciplina dei
passaggi del personale interno alle due
aree in argomento, così come classificate
in vigenza del relativo contratto, così l’accordo tra Amministrazione e OO.SS., sottoscritto in data 07.06.2007, per l’indizione
del bando (originariamente a 1401 posti)
era stato autorizzato dalla Presidenza del
Consiglio solo per 700 posti, All’esito delle
cui procedure di riqualificazione, in data
8.05.2008, l’Amministrazione ha provveduto al transito dei richiamati 700 posti ,
lasciando i restanti in posizione di attesa,
pur avendo questi ultimi superato gli
esami ed avendo almeno diritto all’inquadramento giuridico/formale nel profilo professionale ambito.
Al riguardo, in questi ultimi giorni , è stata
profilata una possibile azione giudiziale
fondata sulle statuizioni del Tribunale Amministrativo del Lazio del 15.02.2011, in
ordine alla facoltà di realizzare un passaggio tra le aree di cui trattasi, in base
all’ art. 35 Dgls 165/01 – all’art. 1, comma
104, legge Finanziaria per il 2006 – che, in
sintesi, consentirebbe di PASSAGGI DA
Ex AREA A AD Ex AREA B procedere ai
passaggi tra le due aree, utilizzando le disponibilità del FUA, quindi in assenza di
aggravi per il bilancio, rendendo inutile la
sottoposizione dell’indizione del concorso
alle procedure di controllo da parte dell’esecutivo.
Poiché, sostiene il TAR Lazio, il personale
sino alla ex 4^ categoria (poi livello B1 e
ora area II, fascia retributiva 1 ( a norma
dell’art. 16 della legge n. 56/1987), “può
essere assunto per chiamata diretta, risulta effettivamente improprio e illogico
fare riferimento, per la progressione tra le
aree in esame, alle procedure concorsuali
per le nuove assunzioni.”
Or bene, detta sentenza è stata però appellata dall’Avvocatura dello Stato ed è
pendente davanti al Consiglio di Stato che
dovrà, quindi, statuire su tale questione.
A nostro giudizio, in conclusione, pur potendosi condividere una siffatta impostazione giuridica, appare attualmente del
tutto inopportuno intervenire giudizialmente nella presente fase, visto, inoltre,
che la eventuale sottoposizione al giudizio del Giudice del Lavoro profilerebbe
una forte alea di soccombenza per difetto
di giurisdizione, mentre inammissibile sarebbe, oggi, un giudizio al TAR per decorrenza dei termini.
Dobbiamo prudentemente rimandare ogni
decisione, pertanto, alla lettura della sentenza del Consiglio di Stato, quale giudice
d’appello, per esaminare le reali strade da
percorrere.
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N. 188
COMPARTO MINISTERI
BENI E ATTIVITA’ CULTURALI
News
Assemblea cittadina per tutti i lavoratori del Mibac
Roma davanti alla sede del Collegio Romano per il giorno 15 maggio 2012
dalle ore 10:00 alle ore 12.00.
di Rinaldo Satolli
E
’ ormai cosa nota che in Italia la situazione economica non è semplicemente grave ma è gravissima.
Siamo ormai allo stremo delle forze, con
un debito pubblico di 30.541 euro a testa,
neonati compresi.
I partiti sono ormai spariti ed hanno abdicato in favore dei “tecnici”, lasciandogli il
cosiddetto “cerino in mano”, non avendo
essi avuto il coraggio di affrontare seriamente il problema economico che ci attanaglia.
Adesso i “tecnici”, stanno chiedendo
aiuto ai “Supertecnici”, in una corsa affannosa nella ricerca di qualche Dottor
Stranamore che risolva la situazione una
volta del tutto.
Intanto le famiglie non ce la fanno ad arrivare alla metà del mese e molti sono
stati gli episodi di suicidio.
Questi noiosi professori che ci governano
pensano di risolvere tutto aumentando la
pressione fiscale e facendoci credere
che se tutti noi pagassimo più tasse, la
situazione si normalizzerebbe.
In realtà se noi italiani pagassimo il doppio, loro, ovvero gli appartenenti alla cosiddetta casta, ruberebbero il doppio.
Hanno svenduto le lotte democratiche e
sindacali dei decenni passati perlo
spread (che nemmeno loro sanno cosa
diavolo significhi).
Sentiamo sempre più parlare di Btp e
Bund ma sempre meno dei veri problemi
dei cittadini italiani.
I poveri sono sempre più poveri e il ceto
medio non esiste ormai più, avvicinandosi pericolosamente alla soglia di povertà.
Il pubblico dipendente, che per decenni
è appartenuto a questo ceto medio (il
posto sicuro, lo stipendio alla fine del
mese, il contratto a tempo indeterminato), vive con estrema apprensione
questo momento drammatico.
Mediamente un pubblico dipendente
guadagna €1300,00 mensili, che possono scendere notevolmente in caso di
profili professionali appartenenti ad aree
basse.
Quasi tutti i pubblici dipendenti si sono
ormai indebitati per tirare avanti, chi con
un piccolo prestito, chi con la cessione
del quinto.
Il penoso risultato è che alla fine del
mese, nel concreto si fatica ad arrivare a
€ 1000,00 netti (e parliamo di lavoratori
con oltre 30 anni di servizio).
Il turn-over è bloccato, i pensionamenti
sono bloccati, la cosiddetta liquidazione è
stata scippata dai nostri governanti e la
potremo avere due anni dopo il collocamento a riposo (come se non si trattasse
di soldi dei lavoratori).
Ogni volta che si apre una crisi economica, l’indice è puntato sui lavoratori del
pubblico impiego, eppure, in Italia la
spesa per i dipendenti pubblici è inferiore
a tutti gli altri paesi europei.
In Italia i lavoratori pubblici, come detto,
guadagnano in media poco più di 23.000
€ lordi contro il doppio di paesi come (la
Germania 50.000 €, Francia 40.000 €
mentre i greci 30.000 € annui).
Inoltre negli ultimi 3 anni gli stipendi sono
bloccati con una riduzione del salario
reale che si aggira intorno al 10%.
In particolare i lavoratori del Ministero dei
Beni Culturali nonostante gli accordi stipulati con l’Amministrazione per l’ampliamento degli orari di apertura di musei,
biblioteche ed archivi, garantendo sempre una maggiore produttività ed efficienza dei servizi culturali resi agli utenti,
non percepiscono dal 2011 il salario accessorio (FUA, turnazioni ecc..)
Tutto questo mentre la Casta persevera
nel proprio dorato e allegro mondo fatto
di nani e ballerine, come se la cosa non
li riguardasse (e infatti a loro non li riguarda dal momento che hanno fatto ricadere tutta la responsabilità della crisi
sui cittadini italiani e sui lavoratori pubblici).
Abbiamo un Ministro per i Beni e le Attività Culturali che potremmo definire “ministro ombra” che nulla risulta aver fatto
per le condizioni lavorative dei dipendenti
del Dicastero da lui diretto.
Forse Federica Sciarelli, con Chi l’ha
Visto sarà più fortunata di noi ad incontrarlo…
Pertanto, in difesa del salario accessorio
e per salvaguardare la tutela dell’immenso patrimonio dei beni culturali le
OO.SS. FLP e CON.FSALUNSA invitano
tutti i lavoratori di Roma a partecipare all’assemblea che si svolgerà presso la
sede del Collegio Romano (Sala Consiglio Nazionale) per il giorno 15 maggio
2012 dalle ore 10:00 alle ore 12.00.
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N. 188
KRONOS
Viaggi, Natura, Cultura, Scienza
News
Le isole Tremiti
L
e isole Tremiti (o Diomedee) sono
un arcipelago del mare Adriatico,
sito 12 miglia nautiche a nord del
promontorio del Gargano e 24 ad est
della costa molisana.
Amministrativamente, l'arcipelago costituisce il comune italiano di Isole Tremiti di
496 abitanti della provincia di Foggia in
Puglia.
Il comune fa parte del Parco Nazionale
del Gargano. Dal 1989 una porzione del
suo territorio costituisce la Riserva naturale marina Isole Tremiti.
Anche essendo il più piccolo e il secondo
meno popoloso comune della Puglia (con
meno abitanti vi è solo Celle di San Vito),
è uno dei centri turistici più importanti dell'intera regione. Per la qualità delle sue
acque di balneazione è stato più volte insignito della Bandiera Blu, prestigioso riconoscimento della Foundation for
Environmental Education.
L'arcipelago è composto dalle isole di:
San Nicola, sulla quale risiede la maggior
parte della popolazione e si trovano i principali monumenti dell'arcipelago.
San Domino, più grande, sulla quale sono
insediate le principali strutture turistiche
grazie alla presenza dell'unica spiaggia
sabbiosa dell'arcipelago (Cala delle
Arene). Capraia (detta pure Caprara o
Capperaia), la seconda per grandezza,
disabitata.
Pianosa, un pianoro roccioso anch'esso
completamente disabitato e distante una
ventina di chilometri dalle altre isole.
Il Cretaccio, un grande scoglio argilloso a
breve distanza da San Domino e San Nicola. La Vecchia, uno scoglio più piccolo
del Cretaccio e prossimo a questo.
Le isole Tremiti, da un punto di vista generale, presentano marcatamente un
clima mediterraneo, e nel dettaglio caratterizzato dai seguenti aspetti climatologici: Temperatura - andamento annuale
riconducibile ad inverni miti ed estati
calde. Mancanza di un prolungato e marcato periodo di aridità estiva.
Piovosità - quasi esclusivamente concentrata nel periodo autunno-invernale, risulta limitata (~476 mm medi annuali).
Ventosità - il regime anemologico è dominato dai venti provenienti dal 2° (Levante,
Scirocco, ecc.) e dal 4° quadrante (Po-
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N. 188
KRONOS
Viaggi, Natura, Cultura, Scienza
nente, Tramontana, Maestrale, ecc.).
Stato del mare - soprattutto favorevoli nel
periodo estivo mentre mareggiate e burrasche sono più frequenti nel periodo autunno-invernale.
Dal punto di vista legislativo le isole Tremiti ricadono nella fascia climatica C in
quanto i Gradi giorno sono 953.
« ...non va dimenticata la dimensione storica delle isole. Ciò che consiglio è di fare
una vacanza della conoscenza, per ricostruire la memoria storica dell'arcipelago,
protagonista, nei secoli scorsi, di rilevanti
avvenimenti storici. Queste isole sono
così ricche di storia, di cultura e di leggende che vale la pena conoscerle per
poterne godere a piene mani. »
(Lucio Dalla, in un'intervista sul web,
maggio 2002)
Abitate già in antichità (IV-III secolo a.C.),
le isole per secoli furono soprattutto un
luogo di confino. In epoca romana l'imperatore Augusto vi relegò la nipote Giulia che vi morì dopo vent'anni di
soggiorno forzato. Nel 780 Carlo Magno
vi esiliò Paolo Diacono che, però, riuscì a
fuggire.
La storia dell'arcipelago non è però solo
legata agli esiliati, più o meno illustri, che
qui furono confinati, ma soprattutto alle
vicende storiche, politiche ed economiche dell'abbazia di Santa Maria a Mare
(definita da Émile Bertaux la Montecassino in mezzo al mare)
Secondo il Chartularium Tremitense il
primo centro religioso fu edificato nel territorio delle isole adriatiche nel Ix secolo
ad opera dei benedettini come dipendenza diretta dell'abbazia di Montecassino. Certo è che nell'xI secolo il
complesso abbaziale raggiunse il massimo splendore, aumentando a dismisura
possedimenti e ricchezze, cosa che portò
alla riedificazione da parte dell'abate Alderico della chiesa con consacrazione
nel 1045 effettuata dal vescovo di Dragonara.
La magnificenza di questo periodo è testimoniata dalla presenza tra le mura del
monastero di ospiti illustri, tra i quali Federico di Lorena (divenuto poi papa Stefano
Ix) e Dauferio Epifani (successivamente papa
Vittore III).
Con la bolla di Alessandro IV del 22 aprile
1256 venne confermata la consistenza
dei beni posseduti dalla comunità monastica. L'intero complesso rimase un possedimento dell'abbazia di Montecassino
per circa un secolo, nonostante le pressanti richieste di autonomia e le proteste
dei religiosi tremitesi.
Nel xIII secolo, oramai svincolata dal monastero cassinese, aveva possedimenti
in terraferma dal Biferno fino alla città di
Trani. Secondo le cronache dell'epoca le
tensioni mai sopite con il monastero laziale e i frequenti contatti con i dalmati,
invisi alla Santa Sede, portarono i monaci
del complesso a una decadenza morale
che spinse nel 1237 il cardinale Raniero
da Viterbo ad incaricare l'allora vescovo
di Termoli di sostituire alla guida dell'abbazia l'ordine di San Benedetto con i Cistercensi.
In seguito, Carlo I d'Angiò munì il complesso abbaziale di opere di fortificazione. Nel 1334 l'abbazia fu depredata
dal corsaro dalmata Almogavaro e dalla
sua flotta, proveniente dalla città dalmata
di Almissa, i quali trucidarono i monaci
mettendo fine alla presenza cistercense
nell'arcipelago.
Nel 1412, in seguito a pressioni e lettere
apostoliche, e su diretto ordine di papa
Gregorio xII, dopo il rifiuto di diversi ordini religiosi, una piccola comunità di Canonici Lateranensi, proveniente dalla
chiesa di San Frediano in Lucca e guidata da Leone da Carrara si trasferì sull'isola per ripopolare l'antico centro
religioso. I Lateranensi restaurarono il
complesso abbaziale, ampliandone inol-
News
tre le costruzioni, soprattutto con la realizzazione di numerose cisterne ancora
oggi funzionanti ed estesero i possedimenti dell'abbazia sul Gargano, in Terra
di Bari, Molise e Abruzzo.
Nel 1567 l'abbazia-fortezza di San Nicola
riuscì a resistere agli attacchi della flotta
di Solimano il Magnifico.
L'abbazia fu soppressa nel 1783 da re
Ferdinando IV di Napoli che nello stesso
anno istituì sull'arcipelago una colonia
penale. Nel periodo napoleonico l'arcipelago fu occupato dai murattiani che si trincerarono all'interno della fortezza di San
Nicola resistendo validamente agli assalti
di una flotta inglese (anno 1809). Di questi attacchi sono visibili ancora oggi i
buchi delle palle di cannone inglesi sulla
facciata dell'abbazia. In seguito a tale
evento, Murat concesse la grazia ai deportati che avevano collaborato alla resistenza contro gli inglesi. Fu così che
ebbe fine la prima colonizzazione delle
Tremiti, effettuata mediante l'insediamento di colonie penali.
Nel 1843 re Ferdinando II delle Due Sicilie con l'intento di ripopolare le isole vi
fece insediare molti indigenti provenienti
dei bassifondi napoletani, che poterono
così sfruttare proficuamente la pescosità
di quell'area marittima, dando luogo così
ad una seconda colonizzazione delle Tremiti.
Nel 1911 furono confinati alle Tremiti
circa milletrecento libici che si opponevano all'occupazione coloniale italiana. A
distanza di un anno circa, un terzo di
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KRONOS
Viaggi, Natura, Cultura, Scienza
questi erano morti di tifo esantematico. In
epoca fascista l'arcipelago continuò a essere luogo di confino, ospitando tra l'altro
anche il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini e Amerigo Dumini. Vi
furono confinati anche diverse centinaia
di omosessuali (nell'isola di San Domino)
anche se non esisteva nessuna legge
contro l'omosessualità.
L'autonomia comunale risale al 1932.
Nel 1987 Mu'ammar Gheddafi, in virtù
delle deportazioni di cittadini libici effettuate soprattutto dal governo Giolitti a
partire dal 1911, dichiarò che l'arcipelago
era parte della Libia. Tali pretese territoriali seguivano la tensione diplomatica
che sussisteva con l'Italia.
L'arcipelago ha legato nel corso dei millenni il suo nome a quello dell'eroe acheo
Diomede, tanto che in antichità le isole
furono chiamate isole Diomedee (Insulae
Diomedeae in latino o Διομηδιες in greco
antico).
La leggenda racconta che nacquero per
mano di Diomede, quando gettò in mare
tre giganteschi massi (corrispondenti a
San Domino, San Nicola e Capraia), portati con sé da Troia e misteriosamente
riemersi sotto forma di isole. Qui approdato, l'eroe ebbe il primo contatto con la
Daunia, prima di sbarcare sul Gargano,
nei pressi di Rodi alla ricerca di un terreno più fecondo, peregrinando per la regione dauna e unendosi in matrimonio
con la figlia (Euippe, secondo alcuni
Drionna, secondo altri Ecania) di Dauno,
re dei Dauni.
Una variante di questo mito, con meno
basi epiche, vuole che i tre massi fossero
avanzati dal carico che l'eroe omerico
aveva utilizzato per tracciare i confini del
suo nuovo regno, la Daunia, quindi con
collocazione dell'episodio già dopo il matrimonio con Euippe.
Ma la leggenda non vuole solo la nascita
delle Tremiti legata a Diomede, ma annota anche la sua morte nell'arcipelago
pugliese.
Molte narrazioni diverse tra loro sono accomunate dal collocare il luogo della
scomparsa dell'eroe nelle isole Tremiti.
Alcune parlano della morte avvenuta in
seguito ad un naufragio, ma la versione
più comune della leggenda narra del ritiro di Diomede, insieme ai suoi compa-
gni, sull'arcipelago, dove andrà incontro
alla morte. Sull'isola di San Nicola vi è
una tomba di epoca ellenica chiamata
ancora oggi tomba di Diomede.
Un particolare interessante della leggenda riguarda le diomedee (che i tremitesi chiamano arenne), caratteristici
uccelli che popolano le falesie e le scogliere dell'arcipelago.
Infatti si vuole che questi uccelli, dal
nome riconducibile all'eroe greco, siano i
suoi compagni trasformati da Afrodite per
compassione (secondo varie versioni, tra
cui quella di Dionisio di Alessandria) o per
vendetta (secondo Virgilio).
In quest'ultima versione la metamorfosi
dei compagni dell'acheo non è collegata
alla morte dell'eroe, ma ai contrasti di
questo con la dea Afrodite. La versione
non virgiliana, che è anche quella più
narrata, vuole invece che la dea per compassione verso il dolore dei compagni di
Diomede li abbia trasformati in uccelli,
appunto le diomedee, che con i loro garriti (simili ai vagiti di un bimbo), soprattutto notturni, continuano a piangere
affranti la scomparsa del loro condottiero.
Un'altra leggenda legata all'arcipelago, riportata dalla Cronica Istoriale di Tremiti,
narra di un eremita che scelse l'isola di
San Nicola intorno al 312 d.C. come
luogo di ritiro e di contemplazione.
Secondo la leggenda, una notte gli apparve in sogno la Madonna indicandogli il
luogo in cui doveva scavare per rinvenire
un tesoro di monete e monili, il cosiddetto
tesoro di Diomede, e di edificare con
questi una chiesa in onore della Vergine
Maria. Per l'iniziale resistenza da parte
News
del monaco, che ignorò l'invito per non
abbandonare la meditazione o forse per
timore di un'apparizione diabolica, la Madonna apparve nuovamente,questa volta
alterata in volto. Il monaco superò così le
diffidenze e le obbedì, ritrovando il tesoro
e costruendo con questo un edificio dedicato alla Vergine.
Secondo la Cronica, la notizia del ritrovamento miracoloso rese l'isola di San
Nicola meta di pellegrinaggio tanto che
l'eremita, messo in difficoltà, dovette
chiedere l'aiuto del Papa che affidò il governo dell'isola all'Ordine di San Benedetto.
La fantasia popolare ha coronato ogni
luogo delle isole di suggestioni.
All'isola-scoglio del Cretaccio è legata
una leggenda, dalle tinte macabre, che
vuole che su di esso si aggiri di notte, soprattutto in concomitanza di bufere, un
uomo che regge tra le mani la sua testa,
popolando lo scoglio argilloso delle sue
urla. Sarebbe il fantasma di un detenuto
evaso dalla colonia penale presente un
tempo nell'arcipelago, che una volta ricatturato, fu decapitato proprio su quest'isolotto.
Ad arricchire la suggestione si aggiunge
la credenza popolare che vuole che sullo
scoglio attiguo, chiamato la Vecchia,
prima di ogni temporale compaia il fantasma di una vecchia (da cui il nome dello
scoglio) intenta a filare.
Sarebbe lo spirito di una strega che in
epoca remota fu proprietaria dello scoglio.
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N. 188
NON SOLO ....ARTE...
News
Roberto Bolle
N
asce a Casale Monferrato in provincia di Alessandria, all'età di 12
anni entra alla scuola di ballo dell'Accademia Teatro alla Scala e viene notato da Rudolf Nureyev, che lo sceglie per
interpretare il ruolo di Tadzio nell'opera
Morte a Venezia.
Nel 1996 al termine di una rappresentazione di Romeo e Giulietta, viene nominato primo ballerino e i suoi impegni da
protagonista, sia in balletti classici che
moderni si moltiplicano: interpreta molti
ruoli per diversi coreografi e collabora ancora con Nureyev, per La bella addormentata, Cenerentola, Don Chisciotte e Il
lago dei cigni.
All'estero ha occasione di danzare con il
Royal Ballet di Londra, il Balletto nazionale canadese, il balletto di Stoccarda, lo
Staatsoper di Berlino, il Teatro dell'opera
di Vienna, il Teatro dell'opera di Monaco
di Baviera, il Wiesbaden Festival, il Tokyo
Ballet. Tra le ballerine classiche contemporanee italiane, ha danzato con Carla
Fracci, Alessandra Ferri, Ambra Vallo,
Eleonora Abbagnato.
Ha danzato nel Il lago dei cigni e nel
Romeo e Giulietta alla Royal Albert Hall
di Londra per l'English National Ballet, diretto da Derek Deane e nel 2000 nell' Ave
Verum, su musica di Mozart presso
l'Opera di Vienna e nella messa in scena
dell'Aida alle piramidi di Giza per il 10º
anniversario dell'opera del Cairo, cui
segue la rappresentazione presso l'Arena
di Verona, trasmessa in Mondovisione.
Nel 1999 diventa "ambasciatore di buona
volontà" per l'UNICEF, per la quale partecipa ad un viaggio effettuato nel 2006
nel sud del Sudan e ad uno nel novembre
del 2010 nella Repubblica Centrafricana
Sempre nel 1999 riceve il premio Gino
Tani per il suo contributo alla diffusione
dei valori della danza e del movimento e
nel 2000 riceve il premio Galileo, con la
consegna del Pentagramma d'oro. Nello
stesso 2000 inaugura la stagione del Covent Garden con Il lago dei cigni e danza
al teatro Bolshoi di Mosca per celebrare il
75º anniversario di Maja Plissetskaja, alla
presenza del presidente Putin. Nel 2002
danza a Buckingham Palace per la regina
Elisabetta II.
Nell'ottobre 2002 è protagonista del
Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan
al teatro Bolshoi di Mosca. Nel marzo
2003 interpreta al Covent Garden di Londra La bella addormentata e in luglio, in
occasione dei festeggiamenti per il terzo
centenario di San Pietroburgo, danza Il
lago dei cigni al teatro Mariinskij.
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N. 188
NON SOLO ....ARTE...
Nello stesso anno gli viene riconosciuto il
titolo di "étoile" del teatro La Scala.
Il 1 aprile 2004, in occasione della Giornata mondiale della gioventù, balla sul sagrato di piazza San Pietro al cospetto di
Giovanni Paolo II. Nel 2005 danza al Teatro della Scala di Milano, nel ruolo di protagonista del balletto "Il lago dei cigni" con
Svetlana Jur'evna Zacharova. Il 10 febbraio del 2006 danza alla cerimonia di
apertura dei xx Giochi olimpici invernali
di Torino, nel segmento Dal futurismo al
futuro su una coreografia ideata da Enzo
Cosimi.
Ha collaborato in parecchi spettacoli con
il direttore d'orchestra David Garforth.
Dal 2007 collabora con il FAI e nel marzo
2009 è stato nominato "Young Global
Leader" dal World Economic Forum di
Davos. Nel giugno 2007 danza al Metropolitan di New York con Alessandra Ferri
per il suo addio alle scene. Nel 2009 è
stato nominato "principal" dell'American
Ballet Theatre dove ha lavorato anche per
la stagione del 2010.
Nel 2008 ha portato il suo galà Roberto
Bolle and friends sul sagrato del duomo
di Milano e in Piazza del Plebiscito a Na-
News
poli. Con la collaborazione del FAI ha inoltre realizzato spettacoli al Colosseo di
Roma e nella Valle dei Templi di Agrigento, nello spazio antistante il tempio
della Concordia. Il tour estivo del galà si è
ripetuto negli anni successivi (2009-2011)
presso il giardino di Boboli a Firenze, il
teatro antico di Taormina, il castello di
Fénis (Val d'Aosta), piazza della Pilotta a
Parma, piazza San Marco a Venezia, il
Gran teatro all'aperto di Torre del Lago
Puccini, le terme di Caracalla a Roma.
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T
N. 188
NOTIZIE DAL CANILE
News
ADOZIONI URGENTI
osca è un bellissimo bracco italiano puro con occhi chiari, ha 5 anni, è una femmina sterilizzata, chippata e in regola con
i vaccini, pesa intorno ai 35 kg.
E' positiva alla lesmania che però è stata curata subito e adesso è sotto controllo.
Tosca deve trovare una nuova sistemazione entro la fine di giugno perchè la sua famiglia deve cambiare casa e non potrà più
tenerla. Va d'accordo con tutti maschi e femmine, gatti e bambini, è dolcissima e molto affettuosa.
E' abituata a dormire fuori quindi cerchiamo adozione sì in casa ma con un terrazzo o un piccolo giardino. Si trova a San Giovanni Rotondo (FG) ed è adottabile in tutta Italia.
Si affida solo a chi è disponibile ai controlli pre e post affido e alla firma del modulo di adozione. Presto nuove foto aggiornate.
NO CACCIATORI!!!!!
INFO: 347-7799429
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N. 188
RETROSCENA
Spettacolo & Cultura
News
IN TIME
I
n un futuro non precisato ma comunque non lontano, il tempo è diventato
letteralmente denaro: le persone possono vivere soltanto un determinato numero di anni, a meno che non acquistino
altro tempo con ogni mezzo possibile.
Al giovane Will Salas (JUSTIN TIMBERLAKE) succedono die fatti che cambieranno per sempre la sua vita: un “ricco”
gli regala più di un secolo di vita prima di
suicidarsi, e sua madre invece muore perché il ragazzo arriva pochi secondi in ritardo per ricaricare la sua scorta.
Frustrato dal dolore, braccato dalla polizia che lo sospetta di aver derubato e assassinato il suo benefattore, Will diventa
un fuggiasco deciso a sovvertire l’ordine
della società in cui vive, e donare più
tempo a coloro che non possono permettersi di comprarlo. Salas tenterà di mettere in atto il suo piano criminale insieme
alla bella Silvia Weis (AMANDA SEYFRIED), figlia viziata di un magnate del
tempo che lui rapisce per sfuggire alla
cattura.
Il problema delle opere da regista di ANDREW NICCOL, fatta eccezione per il potente "LORD OF WAR", è sempre stato
quello di possedere un soggetto di partenza potenzialmente interessante che
però si è ogni volta tramutato in una sceneggiatura piatta. Purtroppo anche quest’ultimo "IN TIME" non fa eccezione, e
disperde scena dopo scena le ambizioni
di un pitch fantascientifico (inseribile nel
filone dell’utopia negativa) che doveva essere sfruttato molto meglio. Niccol come
sceneggiatore per altri registi si è dimostrato geniale – vedi un capolavoro come
"The Truman Show", per cui ha ricevuto
la nomination all’Oscar – ma gli script che
sceglie poi per portarli egli stesso sul
grande schermo sono decisamente deboli
e prevedibili.
Nel caso di "In Time" poi, tutta la seconda
parte in cui i due protagonisti si trasformano in una sorta di Bonnie & Clyde futuristici risulta meccanica e infarcita di
colpi di scena privi di reale tensione narrativa. Anche l’idea di messa in scena
fatta di setting molto cheap alla lunga indebolisce l’estetica del film. Se poi Justin
Timberlake risulta tutto sommato convincente dimostrando una maturazione d’attore sempre più evidente ad ogni film, a
franare completamente è Amanda Seyfried, inebetita e stucchevole in un ruolo
che, bisogna ammetterlo, non le offre
però alcuna possibilità di colorire il personaggio.
Il migliore in scena come molto spesso gli
capita è CILLIAN MURPHY, attore dal talento sprecato nella parte del poliziotto
troppo ligio al suo compito di tutore di una
legge iniqua. Ci aspettavamo molto da
questo sci-fi thriller, e a maggior ragione
la delusione è piuttosto cocente.
http://www.film.it
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L’ANGOLO DEL LIBRO
News
SE QUESTO È UN UOMO
S
e questo è un uomo di Primo Levi è
il romanzo in cui l’autore racconta
la sua esperienza nei campi di concentramento, durante la Seconda Guerra
Mondiale. Sottratto alla sua vita quotidiana, Primo Levi viene condotto in questo luogo di morte, costruito per
annientare la dignità umana.
Il lager nazista è pensato appositamente
per trasformare gli uomini in vere e proprie bestie, costretti a lottare gli uni contro
gli altri per la sopravvivenza. I suoi abitanti sono obbligati ai lavori forzati, denutriti e privati persino del nome, spogliati di
qualsiasi bene e divisi dalle proprie famiglie. La vita nel lager è descritta come una
realtà incredibilmente alienante, in cui gli
uomini e le donne subivano ogni tipo di
sopruso. Torturati, costretti a soffrire ogni
tipo di dolore, da quello fisico a quello
mentale e morale, sempre più massacrante, le persone si trascinano nel
campo di concentramento fino a non provare più emozioni.
E’ così che l’autore di “Se questo è un
uomo” descrive il proprio tempo trascorso
nei lager. Il romanzo è estremamente toccante, perché al di là delle crude descrizioni di ciò che ha visto accadere ai propri
compagni di sventura, al sangue versato,
ai bisogni primari insoddisfatti, l’autore
racconta di una coscienza che cerca di
reagire. Primo Levi racconta di come, in
un luogo in cui la morte era una compagna di viaggio quasi desiderata, per
quanto tremende erano le condizioni di
vita, scopre un’incredibile forza che
smuove una passione naturale e pura per
la vita.
Il coraggio, la necessità di non lasciarsi
andare, un amore celato dalla sofferenza,
ma pur sempre esistente, lo hanno indotto
istintivamente a reagire, e questa reazione ha trovato significato nella scrittura,
in parole da nascondere perché, nel
campo, non era concesso neppure scrivere.
Primo Levi oltre a raccontarsi, cerca di
dare una spiegazione, una parvenza di
ragionamento per trovare la causa che ha
spinto degli essere umani ad annullare la
personalità, l’individualità e l’esistenza dei
loro simili.
Nonostante la brutalità, dietro quest’azione violenta che priva lentamente
della vita un altro individuo, non ci sono
animali domati soltanto dall’istinto, ma un
uomini, persona qualunque, di quelle che
s’incontrano per strada o al lavoro.
Non c’è nessuna forma di normalità dietro il dolore gratuito che viene inflitto, ed è
questo il male radicale, quello perverso,
che non può essere spiegato né gestito,
ma che in qualche modo deve essere
contenuto dentro il petto di chi ha subito
l’esproprio della propria anima.
E quando il protagonista di “Se questo è
un uomo” riesce a sopravvivere e ad
uscire da Auschwitz con le proprie
gambe, non riesce a lasciare la propria
sofferenza dietro il filo spinato del campo
di concentramento, ma se lo porta addosso, oltre, per tutto il tempo che gli
resta da vivere.
Lo stile di Primo Levi è asciutto, descrittivo, molto diretto, tipico di chi ha la necessità di far arrivare immediatamente un
concetto ai suoi lettori. E il pensiero di
quest’uomo sopravvissuto alla più grande
sciagura della storia d’Europa, resta impresso negli occhi e nel cuore di chiunque
legge questo libro.
Chi è Primo Levi
Primo Levi è nato a Torino nel 1919. Le
esperienze vissute in seguito al suo trasferimento, nel 1944, nel campo di sterminio di Auschwitz, saranno raccontata in
diverse opere, ma è in “Se questo è un
uomo” che si comprende a pieno la tragicità degli eventi.
Primo Levi ha lavorato per molti anni
come chimico, affiancando al mestiere la
sua passione per la scrittura. Dopo “Se
questo è un uomo” pubblica “La tregua”,
con il quale vince il Premio Campiello nel
1963, e in cui racconta il viaggio del suo
ritorno a casa da Auschwitz, attraverso
un’Europa devastata. Da questo libro è
stato tratto l’omonimo film di Francesco
Rosi, con John Turturro.
Nello stesso anno del pensionamento
(1975) pubblica una raccolta di racconti
intitolata “Il sistema periodico”. Nel ’78
pubblica “La chiave a stella”, premiato
con il Premio Strega: un omaggio alla
creatività degli italiani nell’ambiente di lavoro.
La sua produzione letteraria si chiude con
due opere che affrontano ancora una
volta la Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto, segno evidente che gli anni di Auschwitz, lo hanno segnato profondamente. Si tratta di “Se non ora, quando?”, avventure di un gruppo di partigiani e della
loro lotta, e di “I sommersi e i salvati”, una
dolorosa ricerca di un perché agli atteggiamenti delle persone nel lager.
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NON SOLO Vino....
News
Grand Marnier
O
ggi parliamo di un liquore famoso
e amato in tutto il mondo prodotto
da una famosissima casa di liquori, la quale nasce e viene fondata da
Alexandre Marnier Lapostole, il quale da
suo padre imparò tutti i segreti ed i principi
fondamentali della lavorazione degli alcolici, essi iniziarono con una distilleria in
Francia a Neauphle le Chateaue nelle vicinanze di Parigi, la quale era specializzata in liquori fruttati, successivamente
dopo vari tentativi ed esperimenti si specializzarono in un liquore all’arancia ma sicuramente non ancora al top del massimo
gusto, finalmente quando la produzione e
la vendita aumentarono si spostarono
nella regione del cognac Chateau de
Bourg dove finalmente trovarono gli ingredienti giusti ed appropriati usando ed
importando gli aranci di Bigaradia delle
Indie dell’ovest separando le bucce e facendole macerare in alcool neutro prima
che lo stesso venne distillato così da aumentare senza ombra di dubbio l’aroma
del liquore dandogli anche un profumo caratteristico e unico al liquore, nel 1880
venne creata la famosa bottiglia col nastro
rosso ed il famoso marchio sull’etichetta,
oggi questo tipo di bottiglia viene venduta
in 150 paesi del mondo, pensate che nel
solo 2005 nel mondo hanno venduto
137.600.000 bottiglie, questa azienda la
Grand Manier è inserita oggi giorno nell’industria degli alimenti e bevande come
principale attività, come secondaria la distillazione, il paese di produzione è naturalmente la Francia con circa 600
impiegati che ci lavorano, le attività principali di questo gruppo sono naturalmente
la produzione e la distribuzione di bevande che riguardano l’alcolizzato e
quindi i principali sono i liquori seguiti dai
vini ed altri alcolici, oltre il famoso liquore
l’azienda produce il Casa Lapostolle, il
rosso e il bianco del Chateau de Sancerre, la ciliegia marnier, navan, l’azienda
ha nove filiali nel mondo anche negli Stati
Uniti….ma adesso veniamo alla produ-
zione dei big di questa azienda cioè i liquori, Grand Manier è un cognac che di
base è condito con buccia d’arancia e con
spezia alla vaniglia, ne esistono due versioni il rossetto del cordone ed il cordone
jaune con gradazione alcolica più bassa
e di qualità inferiore.
Rossetto del cordone:
cognac con base di liquore arancione invecchiato a Chateau de Bourg ma prodotto A Neauphle le Chateau, questo
liquore ha bisogno di una lunga lavorazione divisa in due fasi macerazione e distillazione…la macerazione comprende
anche le bucce degli aranci dando un ottima profumazione e gusto mescolato allo
sciroppo di zucchero e cognac, il tutto poi
viene distillato con successivi passaggi di
raffreddamento per stabilizzare il grado di
alcool, alla fine il rossetto del cordone
sarà invecchiato in barili di quercia e filtrato ancora molte volte.
Cordone jaune:
questo cognac a differenza del rossetto è
di qualità inferiore con una gradazione alcolica più bassa, viene venduto solo nel
nord america ed in alcuni paesi europei è
composto da alcol neutro mescolato a cognac del grano, principalmente viene
usato per bevande mixed, per cibi di cottura quali le famose Crepes Susette.
Cuvée du Centenarie:
questo naturalmente è il top dei cognac,
quindi un edizione del centenario della famosa azienda con una produzione limitata, è un miscelamento di cognac
invecchiati fino a 25 anni, pensate che
una bottiglia adesso vale oltre i 220 euro.
I valori nutrizionali del Grand Manier rossetto del cordone sono:
(per un servine da 1 oncia)
calorie: (kcal) 76
energia: (kj) 317
grassi: 0 g
carboidrati: 6.5g
proteina: o g
fibra: 0 g
colesterolo: 0
magnesi: 0
alcool g 11.3
con questo amabilissimo liquore nonché
pregiatissimo cognac si possono fare
come dicevo già in precedenza diversi e
favolosi top drinks circa 250 ve ne elencherò alcuni, magari li conoscete già o li
ordinerete in qualche locale prossimamente:
Cocktail 4 del margherita, margarita del
barista, scorpion arancione, spunk, sacchetto bloated della scimmia, backdraft, tè
del ghiaccio di Boston, collegamento francese n. 2, cosmo katie, bacio del francese, slut diretto biondo, boot del ghetto,
bandierina irlandese, mensola superiore
margarita, cadilac margarita, tè del mirtillo, biscotto della farina d’avena, 57
chevy, cosmopolita francese, margarita
dorato, b-52-2, margarita perfetto 2, cocaina liquida 2, bello, poinsettia, grande
mimosa, grog del blu marino, monte cristo.
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A SCUOLA DI CUCINA
News
lo zuccotto
Dolce di tradizione toscana, lo zuccotto pare che debba i suoi natali ad un invenzione di Caterina de Medici. Con la caratteristica
forma a cupola, fatto nell’apposito stampino per zuccotti è un dolce semi-freddo, a base di pan di spagna liquore e gelato. Qui a
Roma siamo soliti prepararlo con la ricotta, ammorbidendo il pan di spagna con pochissimo liquore. La ricetta che vi presentiamo
consigliamo di prepararla sempre con qualche giorno di anticipo e lasciar riposare in frigorifero lo zuccotto prima di consumarlo.
Zuccotto (ingredienti per 6 persone)
250gr di Pan di Spagna
½ lt di panna
400gr di ricotta
50gr di zucchero a velo
100gr di cioccolato fondente
50gr di cedro candito
50gr di ciliegine candite
5 cucchiai di maraschino
5 cucchiai di latte
Per lo sciroppo di cioccolato:
1 cucchiaio di cacao
100gr di zucchero
20gr di burro
Preparazione:
Setacciare la ricotta. Preparare lo sciroppo di cioccolato facendo sciogliere in una piccola casseruola, a fuoco basso, il burro e
unendo il cacao, 2 o 3 cucchiai d’acqua e, poco per volta, lo zucchero. Amalgamare il composto continuando a mescolare con
un cucchiaio di legno. Dopo 5 minuti toglierlo dal fuoco. Tagliare il pan di Spagna a fette regolari dello spessore di un centimetro
e mezzo e con queste foderare il fondo e le pareti dello stampo da zuccotto; bagnare il pan di Spagna con metà del liquore diluito col latte.
Montare la panna e la ricotta in una terrina e incorporarvi lo zucchero a velo. Dividere il composto di panna e ricotta in 2 parti; in
una aggiungere, poco per volta e sempre mescolando, lo sciroppo di cioccolato, quindi versarla nello stampo e cospargere su
questo strato metà dei canditi tagliati a pezzetti e metà del cioccolato a pezzetti. Alla seconda metà rimasta unire i canditi e i pezzetti di cioccolato rimasti e riempire così lo stampo; livellare la superficie, coprirla con le altre fette di pan di Spagna, spruzzare
con il restante Maraschino e mettere la preparazione in frigorifero per 5 ore. Al momento di servire, decorare lo zuccotto a piacere.