Relazione Mary Fraire, Sabrina Spagnuolo, Francesca Sessa

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Relazione Mary Fraire, Sabrina Spagnuolo, Francesca Sessa
XVIII Congresso nazionale AIV Genova 2015
Autori1: Mary Fraire, Francesca Sessa, Sabrina Spagnuolo, Serenella Stasi (Facoltà di Scienze
Politiche, Sociali e della Comunicazione dell’Università di Roma ‘La Sapienza’)
Tema: Le politiche urbanistiche e di rigenerazione urbana Contributo Teorico Metodologico
Titolo: Un esempio di valutazione democratica-partecipata: Gamonal (Burgos) un'occasione
perduta e l'emergere del ruolo innovativo dei social network nella partecipazione
democratica.
Introduzione
Il contributo che presentiamo è di natura teorico-metodologica, attraverso l’esposizione di un caso
reale di programmazione partecipata e valutazione di politiche urbane si cercherà di mettere in
evidenza l’importanza della democraticità del processo di SP, PM, e V.2 al fine di poter garantire
nelle politiche urbane volte alla governance del territorio una maggiore equità sociale. Il caso che
analizzeremo è riferito a Gamonal (Burgos Castilla Lèon), dove l’innesco delle contestazioni è dato
dall’incoerenza progettuale rispetto alle esigenze reali e dai dubbi interessi economici coinvolti. Nel
caso presentato la valutazione effettuata è stata influenzata da forti dinamiche di potere e conflitti
valoriali. Nonostante l’afflato democratizzante, insito nella volontà di rendere partecipi i cittadini
nel processo decisionale, la valutazione non ha raggiunto i suoi obiettivi sia per motivi legati a
dinamiche di potere che per problemi metodologici (solo approccio costi-benefici)e di analisi,
gestione, utilizzo, sintesi dei dati. Il caso è stato scelto in quanto si vuole cercare di capire come, la
valutazione e quindi la politica poteva essere migliorata, senza arrivare al conflitto e al blocco
dell’opera, attraverso un nuovo sistema di raccolta ed analisi dei big data come i post sui social
network, attraverso cui i cittadini hanno cercato di partecipare/comunicare con l’istituzione3.
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Il contributo è stato concepito e discusso da tutte le autrici, in particolare i paragrafi 1 e 2 e i relativi sotto paragrafi sono attribuibili a Spagnuolo S.
e Stasi S., il paragrafo 3 e relativi sotto paragrafi sono attribuibili a Fraire M. e Sessa F.
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S.P.= Spending review, P.M. =performance managment V.= Valutazione
3
I social Network, soprattutto facebook sono stati utilizzati dai cittadini di Gamonal (il quartiere interessato ) per comunicare le loro contrarietà e i
loro suggerimenti al comune.
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1 Valutazione e politiche urbane: un rapporto complesso
La governance urbana dovrebbe oggi porsi l’obiettivo di cogliere e assecondare i modi di
“regolazione debole” e di contrattazione interne alla città mostrando ed ascoltando il gioco degli
attori sociali, dei movimenti sociali, delle organizzazioni di interessi, nel quadro della costruzione di
diversi attori collettivi per arrivare ad una gestione e utilizzo del territorio più equa e democratica.
Secondo Le Galès (2001) la governance urbana può essere definita come un processo di
coordinamento con il quale i differenti attori, le istituzioni e i gruppi sociali, tentano di raggiungere
i loro obiettivi discussi e definiti collettivamente in ambienti frammentati e incerti. Questo perché la
maggioranza delle politiche che intervengono sul territorio incidono fortemente sull’intero
ecosistema, “sono politiche estremamente complesse e di difficile attuazione, agendo spesso su città
che hanno già una loro fisionomia e storia interiorizzata dai cittadini.”(Stasi, Marino Spagnuolo
2013). Proprio per venire incontro a queste istanze di democratizzazione si è cercato di far
coesistere strumenti ordinari e di programmazione negoziata nell’attuazione delle stesse che
nascono per cercare un dialogo tra impostazione normativa e strategica ponendo al centro anche
della valutazione problemi di efficacia e legittimazione. A questo proposito si deve sottolineare che
tutte le forme di partecipazione (programmazione e progettazione) sono oggi ampiamente criticate
per non riuscire a soddisfare la necessità del coinvolgimento attivo di ampi gruppi di cittadini su un
piano di dialogo. Donzelot J. sottolinea come spesso tali pratiche vengono svuotate di significato e
la partecipazione diventa un’occasione per convalidare decisioni già prese o diventi un semplice
strumento di legittimazione del consenso politico. In questo senso dai lavori di Bobbio possiamo
vedere come il successo di tali pratiche derivi dalla capacità e dalla disponibilità delle
amministrazioni di mettersi autenticamente in gioco. In questo contesto il carattere negoziale e
democratico della valutazione viene disconosciuto e/o privato di significato.
Nel settore delle politiche urbanistiche e ambientali come già nel 2001 la Stame ricordava “c’è
sempre stata una consuetudine alla valutazione, per lo meno nel senso del disegno ex ante e degli
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scenari”, ma come ricordava Patassini (2001) la valutazione è spesso stata e in un certo senso lo è
ancora “una silenziosa compagna di urbanisti e pianificatori” spesso poco interessati agli sviluppi
del dibattito interno della valutazione, degli sviluppi degli approcci e dei metodi della stessa.
Troviamo modelli semplificati di valutazione con analisi costi benefici, impatto ambientale e ,dove
espressamente richiesto, sociale, verifiche di fattibilità strutturali, economico-ambientali in cui
spesso la dimensione normativa burocratica assume un ruolo determinante, un progetto è accettabile
tanto più sia in sintonia con le logiche procedurali-burocratiche. Questo in fondo, in linea con la
prevalenza in Italia nella valutazione, come sottolineato da Stame, di un atteggiamento burocratico
del valutatore o dei nuclei di valutazione in cui la valutazione è “un servizio senza condizione
offerto alle agenzie di governo che hanno controllo sull’allocazione delle risorse. Il valutatore
accetta i valori di quelle agenzie, e procura le informazioni che servono per raggiungere i loro
obbiettivi” (MacDonald 1977 pp226 in Stame 2012).Da quanto detto è facile dedurre che dietro il
termine-concetto “valutazione” spesso troviamo metodi, strumenti e approcci diversi, che fanno
capo a orientamenti scientifici e competenze/professionalità varie che possono intendere la
valutazione in modo differente e spesso confliggente. Tutte queste analisi concorrono alla
valutazione del piano/programma ma come parti di una ricerca valutativa che a nostro parere deve
tener in considerazione l’interdisciplinarietà di quanto prodotto ma non può confondersi con queste
analisi (le comprende ma non si riduce ad esse); pena l’ambiguità e l’inutilità. Nelle politiche
urbane che si tratti di zonizzazione e/o piani di zona, o di politiche atte ad intervenire in un punto
determinato tramite riqualificazione del costruito, di costruzioni ex novo di caseggiati,
infrastrutture, viabilità ecc… la fase più importante del processo valutativo è secondo chi scrive al
termine del processo decisionale, quindi prima della realizzazione dell’intervento, che se realizzato
soprattutto se si tratta di manufatti o infrastrutture diviene difficile e oneroso (sia economicamente
che per l’ambiente circostante) eliminare o migliorare. Come ricordato da Ciciotti (2001) il
superamento di un modello decisionale razional-comprensivo nella realizzazione di una
pianificazione territoriale e l’adottare o il mettere allo scoperto un modello più consono alla realtà
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che potremmo definire reticolare, ha portato a enfatizzare l’intero iter decisionale in cui si riesce
meglio ad apprezzare la partecipazione di attori differenti, tra cui soggetti economici pubblici,
privati e del terzo settore(presenza auspicata dalla UE). con diversi obiettivi gestionali. La presenza
inoltre di stakeholder differenti, tra cui utenti singoli, associazioni di cittadini e non solo, con
obiettivi tra loro eterogenei (e non sempre razionali almeno per una valutazione costi-benefici
puramente economica), non confrontabili e componibili, ma anzi conflittuali determinano incertezza
e complessità del processo. Proprio per quanto detto, per poter dare un giudizio sull’esito del
processo decisionale l’approccio che ci sembra maggiormente adeguato è quello denominato da
Stame (2000 in Leone 2001)costruttivista, “nel quale nel corso della valutazione le parti definiscono
ciò che costituisce un successo del programma”. Questo proprio perché “in questo caso non si
hanno pietre di paragone preordinate” data la complessità della politica e del processo decisionale
reticolare,“ma è l’analisi del processo e di ciò che sta avvenendo, anche alla luce del confronto con
altre situazioni simili conosciute dagli stakeholder e dai valutatori, che costituisce il punto di
riferimento”(Stame 2000). Tra le domande di valutazione che il valutatore deve porsi ci sembra
importante sottolineare con Rossi, Freeman, e Lipsey (1999) l’analisi dei bisogni, in altri termini la
necessità dell’intervento. In questa fase è quindi importante poter analizzare in che misura la
pianificazione è utile per affrontare i problemi(devono poter essere ben identificati) per risolverli e
come questi vengono percepiti ed identificati sia dai decisori che dagli stakeholder e dalla
popolazione coinvolta. Secondo McKillip (1987) l’analisi dei bisogni si sovrappone in parte con la
ricerca di indicatori che potranno nel nostro caso essere rilevati (anche a partire dall’approccio
scelto) attraverso una metodologia prevalentemente di tipo qualitativo. In questa fase è importante
poter utilizzare tutti quegli strumenti usati dai diversi professionisti che concorrono alla valutazione
al fine di poter costruire degli scenari più completi, contando però come ricordato da
Patassini(2001) sull’aiuto di “tecniche di strutturazione di preferenze e dei giudizi, per produrre
condivisione di senso dei produttori e dei destinatari delle politiche”. In generale l’attività di
valutazione delle politiche urbane si caratterizza per un particolare interesse a interpretare l'attività
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valutativa come strumento di riflessione per i soggetti coinvolti. Una valutazione ex ante ci
permetterebbe di cogliere i bisogno reali del territorio e indirizzare il processo decisionale
attraverso anche (se possibile) l’analisi di progetti realizzati e di valutazioni effettuate cosa più rara
(metanalisi). In itinere e ex post la valutazione può essere utile per capire, utilizzare e migliorare
l’intervento, gli effetti attesi o inattesi, positivi e negativi e rendere fruibile per altre politiche e per i
processi decisionali quanto elaborato. La classica distinzione, forse più utile su un piano logico, tra
valutazione ex ante, in itinere ed ex post in questo caso non centra pienamente il ruolo della
valutazione delle politiche urbane che come sottolineato dovrebbe procedere in parallelo con lo
sviluppo dei piani, mettendo in evidenza problemi e punti di forza (attesi o meno) suggerendo
soluzioni. In un certo senso possiamo affermare con Micelli (2001 pp 280) che assolve alla funzione
(tra le altre) di “infrastruttura immateriale dell’apprendimento”. Conseguenza di tutto ciò è dunque
che le procedure di valutazione di tali politiche dovrebbero assumere un ruolo centrale per
misurarne l'efficienza/efficacia e anche come mezzo per la costruzione e la verifica del consenso su
obiettivi e strumenti delle politiche stesse e quindi, sul processo di apprendimento collettivo e di
sviluppo locale. Punto debole di molte valutazioni di politiche urbane condotte prevalentemente su
basi tecniche da professionisti coinvolti in genere nella pianificazione e progettazione/attuazione
della politica-intervento è di essere attente solo alla compatibilità tecnica tra strumenti, alla
fattibilità economica legata anche alla legittimità della spesa, alla sostenibilità ambientale e sociale
intesa soprattutto come adeguamento alla normativa, lontana da una reale valutazione anche nei casi
in cui vengono coinvolti sociologi (che ci teniamo a sottolineare non necessariamente hanno
competenze nella ricerca valutativa). Questo almeno se nelle dichiarazioni di intenti delle diverse
pianificazioni urbane la valutazione deve interessarsi, per poter essere una valutazione del “rapporto
che si viene a creare tra i vari elementi che compongono anche solo implicitamente un’azione
(obiettivi, mezzi, risultati) per studiarne l’efficacia”, produce o in questo caso produrrebbe gli effetti
desiderati, “e l’utilità produce risultati che rispondono a problemi esistenti in modo equo; può
essere fatta propria dai destinatari”(Stame 2000). Altra pecca della valutazione è la scarsa
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utilizzazione, nonostante le dichiarazioni di principio, degli strumenti della programmazione
partecipata, orientati a diverse categorie di utenza/destinatari forti e deboli che potrebbe aiutare tra
le altre cose a dar voce ai cittadini e cioè a quelle comunità locali di cui come ricordato da Bobbio
(1996) poco si ascolta la voce nei processi decisionali, portando in molti casi a generare conflitto
(come nel nostro caso di studio).A questo punto ci pare rilevante sottolineare l’importanza di un
approccio democratico alla valutazione di queste politiche che proprio perché influiscono
sull’ambiente, sul welfare e sui luoghi di vita delle persone, colpiscono direttamente la qualità della
vita e la percezione della stessa sia dei residenti che dei city users presenti e futuri che in quel luogo
e con quel luogo vivono ed interagiscono.
1.1 L’importanza di un approccio democratico
La ricerca valutativa si colloca secondo Ernest R. House e Kenneth R. Howe(2000 in Stame 2007
pp 417) “all’interno di un contesto caratterizzato da una qualche forma di autorità, ed in un
particolare sistema sociale. Non si erge da sola come se fosse semplicemente una logica o una
metodologia, libera da vincoli di spazio e tempo e certamente non è libera da valori e da interessi”.
Come ricordato dalla Weiss il processo politico democratico è ambiguo ed incerto, procede
attraverso negoziati e interazioni tra differenti stakeholder. In altri termini è un processo di
“decision-accretion”, che utilizza le valutazioni, come ogni altra fonte di informazione. In questo
contesto il valutatore non offre soluzioni preconfezionate ai decisori e agli stakeholders, ma fornisce
informazioni favorendo una migliore comprensione della situazione, aiutandoli a trovare le proprie
soluzioni, evidenziando opportunità. Proprio per questa ragione Ernest R. House e Kenneth R.
Howe(2000) sottolineano l’importanza di non lasciare questo strumento nelle mani dei soli interessi
dei gruppi con più potere e di legarla invece alla società in generale, quindi a tutti i soggetti
coinvolti a vario titolo nel piano/intervento da valutare dando rilevanza a tre principi che sono alla
base di quella che gli autori citati denominano valutazione ispirata alla democrazia deliberativa e
che ci sentiamo di condividere: inclusione (di tutti gli interessi pertinenti), dialogo e deliberazione
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(essere basata su ragioni ed evidenze).L’inclusione e quindi il coinvolgimento di tutti coloro che in
qualche modo hanno interessi o saranno coinvolti dagli effetti del piano, presuppone la diffusione di
informazioni e conoscenze relative a tutti gli aspetti del piano, in maniera comprensibile e diffusa,al
fine di limitare gli effetti della disparità di potere e dar vita al dialogo tra le parti. In molti casi il
coinvolgimento, a partire dal processo decisionale, può essere avviato dalla diffusione di dati
economici, ambientali e sociali, bisogni a cui si intende rispondere,criteri di assegnazione degli
appalti, dibattito politico e risultati della valutazione su internet sia attraverso i social network che
su siti istituzionali, senza dimenticare però tutti quei soggetti che a questi mezzi non accedono per
diverse ragioni (età, cultura ed altro) pena la svalutazione del processo democratico. In questo modo
sarà più facile arrivare ad una deliberazione condivisa dalle parti. Inoltre ci sembra importante
sottolineare come la trasparenza dei processi di decisione/progettazione, spending review e
valutazione può contribuire a limitare i molti casi di corruzione e di spreco tipici delle politiche di
intervento urbano e a limitare i conflitti tra le parti. In ultimo si vuole sottolineare come la
complessità delle politiche rende difficile effettuare una valutazione di impatto che risponde
all’esigenza sicuramente importante in un periodo di crisi di stabilire cosa funziona o potrebbe
funzionare e cosa invece non funziona per il semplice motivo che i metodi rigorosi (esperimenti
quasi-esperimenti) poco si adattano a programmi e realtà complicate e complesse, in cui la causalità
lineare è un’utopia.
2. La calle Vitoria di Gamonal4: i fatti
Nell’estate del 2011 lo studio MBG del gruppo Promecal proprietà di Antonio Miguel Méndez
Pozo realizzò uno studio di fattibilità per il consiglio del quartiere (barrio) Capiscol, limitrofo al
quartiere Gamonal, proponendo una serie di modificazioni per migliorare l’urbanizzazione della
zona (Gamonal e Capiscal) studio che venne pubblicizzato dal giornale “diario de Burgos” dello
stesso proprietario. Nell’ottobre del 2011 ilcomune di Burgos indice un bando di gara (concurso)
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Gamonal quartiere di Burgos Spagna (Castilla y Leon)
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per presentare progetti ed idee per migliorare l’urbanizzazione di Gamonal5 attraverso la
rimodellazione della calle Vitoria e del Plan Director Gamonal-Capiscol. Uno dei primi problemi
sorge all’interno del Comune quando il partito di opposizione fa notare che in parte per delineare gli
obiettivi del progetto erano stati utilizzati gli studi effettuati da MBG (poi vincitore del concorso).
La giuria era composta dall’ alcalde Javier Lacalle, il vicealcalde Ángel Ibáñez, tecnici del
municipio e rappresentanti di tre asociaciones vecinales de Gamonal (Asociación de Comerciantes
de Gamonal, elConsejo de Barrio de Gamonal e la Asociación de Vecinos de Juan XXIII) poco
rappresentative della maggioranza della popolazione, mentre erano stati esclusi itre partiti di
opposizione (PSOE, UPyD e IU) e le altre Asociación de Vecinos (AAVV). La stessa giuria
continuerà ad incontrarsi dopo la scelta del progetto dell’MGB “Gamonal-Capiscol-Residencial”.
Gli otto progetti che avevano superato la prima fase sono stati sottoposti al giudizio della
cittadinanza dell’intera Burgos attraverso l’utilizzo del sito istituzionale del comune. Era possibile
proprio per evitare che partecipasse solo chi sapeva utilizzare e possedeva il computer, recarsi alla
casa Gamonal dove si poteva attraverso apposito questionario scegliere il progetto e lasciare dei
commenti. Nel processo decisionale e quindi nella fase di pianificazione e scelta del progetto il
comune sembra adottare una programmazione partecipata coinvolgendo almeno apparentemente gli
stakeholders e tutti coloro interessati ad esprimere il loro parere sull’intervento. In realtà se
consideriamo l’assenza dei decisori appartenenti ai tre partiti dell’opposizione e degli stakeholders
quali le altre AAVV e alcuni imprenditori privati si delinea una poca trasparenza (apprezzabile
anche nella scelta del progetto) del processo decisionale. Inoltre la consultazione è stata fatta
sull’intera Burgos non considerando né le AAVV di Burgos ne che il progetto interessava
principalmente il barrio Gamonal6 e che quindi questi cittadini dovevano essere maggiormente
ascoltati. Inoltre i progetti in gara visibili su internet o nella casa Gamonal non sono facilmente
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Gamonal de Rio Pico era un paese che si trovava vicino al cammino di Santiago, inizialmente sede del monastero di San Juan de Orteganel XVII sec.
Il paese restò indipendente da Burgos fino alla metà degli anni 50, (periodo franchista), quando venne annesso, dopo una negoziazione fittizia alla
città, in cambio di una linea di autobus ed il mantenimento della festa del patrono. Il nuovo barrio venne utilizzato dal regime come polo industriale e
quartiere operaio per allontanare operai e fabbriche, dal centro della città, senza nessuna pianificazione urbana.
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La città di Burgos conta circa 178.966 e il barrio Gamonal costituisce un terzo della popolazione della città. Inoltre i residenti del quartiere non si
sentono parte della città né si sentono rappresentati dall’autorità locale.
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comprensibili per la maggioranza dei cittadini e quindi non viene supportata una scelta ed una
partecipazione consapevole. Approvato il progetto non all’unanimità e nonostante le proteste
l’Ayuntamiento decide di procedere ad una valutazione almeno nella dichiarazione di intenti
democratica, in quanto richiedeva nuovamente pareri e giudizi alla popolazione ed ai soliti
stakeholders ma che nei fatti viene assegnata ai tecnici (urbanisti e architetti) e allo studio di Del
Pozo, dal sindaco e dal partito di maggioranza (PP). La valutazione e le riunioni durano circa due
anni. La protesta a partire da Giugno 2013 sale di intensità coinvolgendo cittadini di Gamonal e
Burgos, AAVV e comitati di cittadini formati per contrastare l’opera(federationAaVV de Burgos
A.V. Las eras de GamonalBulevar C/Vitoria NO) movimenti sociali (indignados, anonymus e
sinistra alternativa) informati e organizzati anche attraverso i social network, mezzo attraverso cui
in parte i soggetti in disaccordo avevano cercato di comunicare con autorità e valutatori senza
trovare ascolto. Il 9 gennaio scoppia il conflitto che determinerà il blocco dell’opera. 7.A partire dal
18 la strada viene riportata alla situazione originale.
2.1 L’intervento
Obiettivo dell’intervento la riqualificazione della calle Vitoria una delle arterie principali di Burgos.
La calle Vitoria è una strada che taglia i barrios Gamonale Capiscal e conduce al centro di Burgos
costituita da ampie carreggiate nelle due direzioni molto trafficate. La calle collega il nord ed il sud
della città, è la strada più intensamente trafficata dell’intera Burgos, sia per il traffico privato che
per il servizio pubblico. Il progetto prevedeva l’eliminazione di due carreggiate collaterali all’asse
stradale per la costruzione di una zona pedonale (pensata come un salotto urbano)con una zona
verde preclusa al traffico veicolare. Una pista ciclabile centrale circondata da due barriere verdi,
volte a rivitalizzare il commercio e diminuire l’inquinamento. Veniva data priorità alla circolazione
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Forme e repertori della protesta seguono un percorso classico in crescendo, dalle azioni definite da Dalton [1988] non convenzionali meno estreme
quali le petizioni (novembre/dicembre 2013), alle azioni dirette di occupazione pacifiche del territorio (9 e 10/01/2014 apertura dei lavori), fino ad
azioni illegali/violente indirizzate verso il cantiere, le forze dell’ordine e i simboli della finanza (notte tra il 10 e11/01/2014). L’11 un corteo7 si dirige
verso il commissariato di polizia nazionale per ottenere la liberazione dei manifestanti arrestati. Gli scontri proseguono il 12, nel pomeriggio un
corteova alla sede del gruppo Promecal (Diario di Burgos7). Il 13 si instaura un presidio per impedire la riapertura del cantiere. Il 14 arriva la Unidad
de IntervenciònPolicial che mette il quartiere sotto coprifuoco. Nel pomeriggio il sindaco annuncia la sospensione dei lavori. Il 17 la Giunta
Comunale7 vota l’interruzione dei lavori ed il ripristino della situazione precedente, la sera Lacalle dichiara la chiusura dei lavori. Dal 17 in tutta la
Spagna vengono indette manifestazioni di solidarietà7 verso Gamonal e di protesta contro il partito di governo
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di pedoni e biciclette, lasciando un'unica carreggiata per parte a disposizione per il trasporto
pubblico, privato e per il carico e lo scarico camion. La riqualificazione aveva effetto su tutte le
strade laterali che non potevano più immettersi sulla strada principale e quindi sull’intera viabilità
urbana. La costruzione di un parcheggio sotterraneo (con 250 posti da vendere a 25.000 euro l’uno
costruito con fondi privati dallo studio vincitore su concessione pubblica) e di un parcheggio a
pagamento esterno a pochi metri dalla via con 700 posti, ed un parcheggio di 450 posti nella piazza
San Bruno, al fine di risolvere gli antichi problemi relativi ai posti macchina 8. Nel quartiere
Capiscal si prevedeva la costruzione di un campo sportivo e di un area giochi per i bambini.
2.2 Le ragioni del dissenso: la voce dei cittadini
I residenti di Gamonal e le AAVV (di cui molti fanno parte) attraverso i social network e non solo,
sono diventati cittadini attivi attori del proprio ambiente di vita. Attraverso questi mezzi di
comunicazione le persone (di diversa età e condizione sociale) scambiano informazioni, si
organizzano e cercano di comunicare il loro dissenso al comune ed ai valutatori. Il partito Union
Progreso y Democracia insieme alla federaciòn AAVV di Burgos realizzano una inchiesta sui due
social network più popolari (twitter, facebook e nelle sedi dell’AAVV), ponendo le domande“¿Qué
opinas del Bulevar ?¿Por qué decimos NO al Bulevar?”econsultano il sito del comune per leggere
quanto della valutazione era stato messo in rete giudicandolo non soddisfacente. I motivi del
dissenso sono:
1. La presenza dell’imprenditore del Pozo già inquisito in diversi processi per corruzione e
falso in bilancio
2. Poca trasparenza del processo decisionale e della ricerca valutativa
3. L’intero processo ha escluso i partiti di opposizione e le AAVV (poca rappresentatività)
4. Costi troppo elevati per un paese in crisi
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Il quartiere era stato edificato senza porsi il problema dei parcheggi e uno dei problemi più evidenti è la difficoltà di parcheggiare, le soste in doppia
fila anche la notte che influiscono sulla stessa viabilità.
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5. Non rispondenza ai bisogni reali della popolazione
6. I soldi dovevano essere utilizzati per welfare ed altri servizi essenziali
7. Aree e ambiti di parcamento insufficienti e viabilità non efficacie/efficiente
8. Non risolve il problema del commercio e dell’inquinamento
9. Eliminazione di piazze e non recupero del patrimonio storico sopravvissuto
2.3 Cosa poteva essere fatto meglio? Cosa poteva dirci una ricerca valutativa ?
Abbiamo deciso di utilizzare l’approccio democratico al fine di cercare di capire perché le cose non
hanno funzionato e come avrebbero potuto funzionare meglio ed evidenziare la catena di
meccanismi e risultati intermedi attesi o inattesi, osservati relativi alle diverse fasi della
pianificazione che ne hanno determinato il fallimento. La scelta dell’approccio è determinata tra le
altre cose dalla richiesta di trasparenza e coinvolgimento reale dei cittadini (del mondo globale)
nella gestione delle risorse del territorio, della pianificazione urbana e della gestione dei beni
comuni. Nella prima fase, relativa alla decisione di implementare la politica, è mancata sia una
attenta rilevazione dei bisogni e delle richieste reali della popolazione, relative ai problemi del
quartiere dal punto di vista dell’urbanizzazione, dell’inquinamento e del miglioramento della qualità
della vita dei residenti ed un’attenta gestione delle risorse economiche e territoriali. La
programmazione partecipata fin dal momento della decisione di intervenire su un quartiere come
Gamonal (già sede di conflitti territoriali, afflitto da problemi gravi di inquinamento, traffico e
mancanza dei servizi basilari) doveva coinvolgere tutti gli interessati al fine di migliorare la
comprensione dei problemi attraverso il dialogo e lo scambio di informazione tra decisori,
stakeholders e cittadini ( di Gamonal e dell’intera Burgos) per indirizzare meglio il bando di gara
della progettazione e la riqualificazione attraverso un dialogo reale. Nella scelta dei progetti sia la
scelta della commissione, in cui mancavano i partiti dell’opposizione e molte delle principali
AAVV che da sempre sono rappresentanti dei cittadini e del processo di gestione democratica del
territorio che la messa in rete e nella casa Gamonal di progetti non comprensibili dalla maggioranza
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delle persone senza le necessarie informazioni sulle condizioni del quartiere, sulla spesa e sulle
richieste dei residenti hanno portato ad una scelta poco partecipata per assenza di reali informazioni.
Questo è un utilizzo degli open data poco utile per favorire l’accettazione e la scelta di un progetto
che va a modificare la vita e l’orientamento spaziale e sociale delle persone. Gli open data utilizzati
in questa maniera creano ambiguità, poca trasparenza e conflitto e potremmo dire che divengono
close data provocando sfiducia verso i decisori, la riqualificazione e conflitto, sfiducia aggravata
dalla presenza di un imprenditore già inquisito e condannato. Quando è stata avviata la valutazione,
è stata condotta principalmente da urbanisti che non sono stati in grado di elaborare la grande massa
di dati proveniente dalla popolazione (consigli, pareri, dissensi e le ragioni che hanno determinato il
conflitto) né di dialogare con gli stakholders, perdendo l’occasione di ricalibrare la riqualificazione.
Il valutatore secondo Ernest R. House e Kenneth R. Howe dovrebbe sempre porsi il problema della
disparità di potere e nel caso indagato chiedersi di chi sono gli interessi rappresentati e se sono
rappresentati gli stakeholder principali. Il rispondere a queste domande avrebbe portato fin da subito
a comprendere la poca trasparenza del processo decisionale e valutativo, mettendo in luce quella
disparità di potere che ritroviamo tra le cause della protesta citata nei post. Le procedure di
controllo relative alla disparità di potere ed alla trasparenza sono state disattese. Così come segnale
dello scarso interesse alle questioni sollevate da stakholders e cittadini è il mancato ascolto dei
bisogni della popolazione e la non rispondenza della riqualificazione ai problemi sentiti come più
stringenti. La partecipazione sia alla programmazione partecipata che alla fase della valutazione non
è stata autentica, anche se la scelta dei mezzi di partecipazione era giusta (social network e luogo
fisico) mancava la reale possibilità di comprendere le informazioni date e la fiducia nei decisori, nei
pianificatori/progettisti e nei valutatori. Il coinvolgimento della popolazione è stato superficiale e
basato su informazioni troppo tecniche ed in tutto questo sono mancate anche le capacità
metodologiche per utilizzare i dati provenienti dalla partecipazione dei cittadini (social network e
l’urna posizionata nella Casa Gamonal), per problemi di sintesi e categorizzazione della grande
massa di dati testuali ricevuti creando ulteriore rabbia nei cittadini che si sono sentiti raggirati. Non
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si è considerata realmente l’efficacia e l’efficienza del progetto e non si è fatta una attenta analisi
dei costi in termini di risorse economiche, ambientali e benefici per la popolazione a cui più che un
salotto inutilizzabile servivano risposte a problemi reali.
3. Social network: una componente innovativa per le attività di valutazione. Big social data e
l’analisi statistica quantitativa dei dati testuali.
3.1 Nuovi dati in forma digitale: caratteristiche e strumenti di analisi
Nell’ambito della valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sul territorio e in particolare qui
per la valutazione delle politiche urbanistiche e di rigenerazione urbana si ritiene di particolare
interesse l’utilizzo dei nuovi dati in forma digitale, derivanti principalmente dai Social media
(blog,socialnetwork,forum,chatect..) e oggi denominati Big data , non solo per la dimensione ma
per la differente natura dell’informazione: fortemente eterogenea e destrutturata e la diversa
collocazione dell’utente. Infatti questa evoluzione del contesto informativo segna un passaggio di
particolare interesse per una valutazione democratica, da un utente passivo che si limitava a fruire
delle informazioni trovate o risultanti dalle tradizionali indagini per questionario in cui gli
intervistati sono passivi compilatori di domande predisposte (e spesso ormai infastiditi!) ad un
utente “attivo” che interagisce con il web realizzando suoi contenuti e collocandoli in rete. Non ci
soffermeremo qui sugli aspetti strettamente statistico-metodologici e tecnici ma richiamiamo molto
sinteticamente alcuni punti ‘cruciali’ che caratterizzano i nuovi dati testuali:
- Avere strumenti innovativi di analisi per strutturare e analizzare questi dati, testuali, fortemente
destrutturati oltreché di dimensione notevole. Tali strumenti sono oggi disponibili attraverso una
serie di analisi statistiche (sia esplorative sintetiche-descrittive che confermative-previsive) ci
riferiamo qui in particolare alla cosiddetta AADT (Analisi automatica dei Dati Testuali) oggi in
forte sviluppo e per la quale sono disponibili anche appositi software (Taltac, Lexico, Spad-T,
Dtm-Vic di Lebart, Iramuteq)
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- Disporre di elevate capacità computazionali che tuttavia oggi non sono più un problema anche per
trattare i BIG DATA, ma è, come già sopra accennato, la loro strutturazione la reale sfida
metodologica quindi sono i software che devono essere in grado di trattare i ‘big’ data;
 Predisporre siti dedicati per i social media (ad es. via tv, pc, smartphone, radio ecc.) sia per
veicolare contenuti in relazione a dati problemi che per ricevere proposte, iniziative ecc.
,che grazie al ruolo giocato dai social media assicurano una partecipazione crescente e
motivata degli interessati.
Molti sono gli esempi concreti della partecipazione attiva attraverso i social media che è stata
decisiva sia per la partecipazione,l’organizzazione, la diffusione dell’informazione, la conoscenza
delle problematiche e le indicazioni per una loro risoluzione. Come esempi concreti in tal senso,
limitandoci qui ai soli problemi di gestione del territorio, citiamo ad esempio, il movimento dei NO
TAV in Italia, Il Presidio NO alla Discarica dei Rifiuti nella zona del Divino Amore di Roma , il
movimento di Gamonal - Burgos in Spagna. 9
3.2 Un esempio italiano di impiego dei social network per organizzare, diffondere e sostenere
le mobilitazioni di difesa del territorio.
A Falcognana la mobilitazione nasce il 30 luglio 2013 a seguito della dichiarazione del
Commissario Straordinario ai rifiuti che decreta l’area idonea come sito alternativo a Malagrotta per
raccogliere nei prossimi due anni i rifiuti trattati di Roma capitale. E’ da notare che in entrambi i
casi, Gamonal e Falcognana, ha assunto una grande rilevanza per la mobilitazione la comunicazione
tramite social network sia per l’organizzazione che per il coinvolgimento del gruppo dei vicini e di
militanti appartenenti a gruppi esterni alla protesta. E’ da notare qui tuttavia che notevoli differenze
hanno caratterizzato i due movimenti così come il loro epilogo: Gamonal più legato ai movimenti
9
Un’esposizione dettagliata dei due ultimi movimenti sono stati trattati nella ricerca su "Mobilitazioni dei cittadini per il territorio: analisi testuale
dei social network e delle comunicazioni istituzionali" (paper presentato da Fraire, Marino, Stasi, Spagnuolo, Sessa, al convegno internazionale -VII
incontro franco-italiano di geografia sociale su "Pensare processi di urbanizzazione in tempi di crisi" - Université de Tours16-17 giugno 2014. Gli atti
sono in corso di stampa.
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politici, Falcognana più focalizzato alla difesa del territorio e il rifiuto di far entrare partiti o
movimenti politici nell’organizzazione della protesta. Gamonal per i motivi ampiamente su illustrati
è stata un’occasione perduta, Falcognana è stato un movimento vincente, la discarica non è più stata
realizzata, ma circoscritta alla difesa dell'esistente (movimenti Lulu Locally Unwanted Land Uses,
Usi localmente indesiderati del territorio). Data l'importanza dei social network si è scelto qui di
utilizzare a titolo di esempio una particolare strategia di analisi, l’analisi automatica dei dati
testuali (e si è impiegato in particolare il software Iramuteq) per analizzare nel caso di Falcognana i
N=96 post scritti e scambiati tramite social network nel periodo 27 luglio 2013 – 17 gennaio 2014,
tutti riguardanti le mobilitazioni contro la discarica dei rifiuti vicino al Santuario del Divino Amore.
A causa tuttavia dell’elevata eterogeneità dei contenuti dei post si è deciso di classificare in tre
categorie i file di ‘dati testuali’: File A: i post scambiati dai cittadini e residenti; File B: i post
contenenti informazioni istituzionali (regioni, comuni, associazioni, ministeri ecc.);
File C:
Immagini, foto, filmati delle manifestazioni e mobilitazioni. Qui accenneremo appena 10 a titolo
puramente indicativo, ad una applicazione dell’AADT al File A: i post scambiati dai cittadini e
residenti che in termini tecnici è un 'corpus ' del tipo "testi frammenti" (es. raccolta di messaggi di
una comunità di internet, risposte libere a domande aperte di un questionario ecc.), al quale è
possibile associare meta-informazioni a due livelli: a) variabili a priori (genere, età, domande
specifiche ,ecc); b) variabili a posteriori (es. laddove possibile perché non sempre nei post sono
disponibili, variabili di sfondo come genere, età ecc., categorizzazione dei contenuti dei post, date,
variabili 'sentiment' del tipo 'gradito', 'non gradito'ecc.).Nel corpus qui considerato si sono costruite
a posteriori quattro variabili: genere, titolo di studio, condizione occupazionale, frequenza di
scrittura dei post (da parte della stessa persona). Teniamo a sottolineare che, come noto, nei social
network non sempre esse sono indicate dall'autore del post e/o sono individuabili e non si hanno
10
Un’analisi più estesa è stata presentata da M.Fraire, F.Sessa, S.Spagnuolo, S.Stasi, S.Marino “I conflitti per il territorio e la nuova azione collettiva
letti tramite i social network” al convegno“Fuoco, Acqua, Terra e Aria” 27-28 novembre 2014 presso l’Università della Calabria per le giornate in
onore di Osvaldo Pieroni. Gli atti sono in corso di stampa.
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controlli sulla loro 'veridicità'. In questo senso si ritiene importante sviluppare e sperimentare lo
studio di metodi statistici completamente diversi dai metodi tradizionali impiegati per la verifica
dell’attendibilità e validità di dati numerici, nel caso invece dei dati testuali e in particolare di
strumenti di verifica per quelli veicolati tramite social network. Nella Tab.1 si riportala prima
analisi quantitativa che generalmente si fa di un corpus di dati testuali: il ‘bilancio lessicale' in cui
figurano: il nome del file di testo; la lingua del testo; il numero di testi (qui post) esaminati; i
segmenti del testo (frasi, sequenze di parole adiacenti nel testo che possono essere di varia
lunghezza (es. min 3-max 10 parole), le occorrenze ossia il numero totale di parole (=forme
grafiche), il numero delle forme (ossia parole diverse), numero di hapax ossia parole che si ripetono
una sola volta nel testo, la percentuale degli hapax rispetto alle forme e alle occorrenze . Si
omettono qui per brevità tutte le altre tabelle specifiche relative alle forme lessicali globali, attive,
supplementari, hapax. Dalla Tab.1 si può verificare la numerosità del corpus analizzato (1974
occorrenze) in questo caso risulta infatti solo puramente esemplificativa perché per avere una
discreta stabilità dei risultati per le analisi statistiche quantitative multidimensionali occorrono
almeno 10.000 occorrenze: quindi per i big data di cui si è parlato nel par.3.1 sono proprio le
AADT le analisi più adatte!
Tab.2 - Bilancio lessicale del corpus 'File 46CIT2VAR.TXT':
alcuni parametri
Parametri
Valore
Nome
46CIT4VAR_corpus_1
Lingua
Italiano
N. testi
46
N.segmenti del testo
67
Occorrenze
1974
N.forme
907
N.Hapax
669
N.hapax in % forme
73,76%
N.hapax in %occorrenze
33,89
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Sempre qui a titolo puramente esemplificativo delle potenzialità dell’AADT è stata impiegata al
corpus 46CIT4VAR una cluster analysis al fine di individuare le unità di contesto più simili
(cluster) in altri termini al fine di individuare le parole che più caratterizzano ciascun cluster ,
‘mondi lessicali’, ‘profili lessicali’, in sostanza quindi dare una ‘struttura’ al corpus del file di
testo riguardante i 46 post scambiati dai cittadini. Nella Fig.1 si riportano sinteticamente i risultati
dell’analisi dalla quale sono emersi tre cluster , con i diversi parametri indicati in nota 11 .
Fig.1Cluster Analysis: numerosità dei tre cluster individuati per i 46 post (in % di parole di ciascun cluster e parole di ciascun cluster che hanno
ottenuto il massimo valore del Chi quadrato (fonte:ns. elaborazione software Iramuteq )
In particolare dai tabulati dei profili dei tre cluster individuati, che qui per brevità non si riportano,
risulta da un’interpretazione delle parole che caratterizzano, incluse in ciascun cluster, le seguenti
unità di contesto simili (profili lessicali) dei tre cluster :
Il Cluster 1 individua i post inerenti la nuova discarica , caratteristiche negative del luogo, e netto
rifiuto , mancanza di una politica dei rifiuti basata sulla raccolta differenziata.
Ilcluster 1 è caratterizzato dal : 24,1% delle parole diverse con un max χ 2=8,95; il cluster 2 dal 34,5% delle parole con un max χ2=20,99; e il
cluster 3 dal 41,38% delle parole con un max χ2=10,72. Il Cluster 2, sempre tenendo conto dell'esiguità dei dati, risulta quindi quello più
caratterizzato da una discreta percentuale di parole caratterizzanti e soprattutto dal più alto valore del Chi quadrato indicante qui la connessine tra le
parole.
11
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Il Cluster 2 individua invece le denunce,richieste, petizioni, interrogazioni parlamentari rivolte
alleistituzioni, molte in particolare al sindaco di Roma Marino e al presidente della Regione Lazio
Zingaretti, sia di rifiuto della nuova discarica nella zona del Divino Amore che della gestione da
parte dell'Ecofer(già compromessa con la precedente gestione monopolitstica della discarica dei
rifiuti di Roma nella zona di Malagrotta).
Il Cluster 3 individua invece l’urgenza di unirsi, organizzarsi e mantenere vivo il “Presidio No alla
Discarica del Divino Amore” con entusiasmo e coraggio, per la salute , contro i tumori .
Nella Fig.2 si riporta uno dei grafici più caratteristici dell'AADT: la wordcloud o nuvola delle
parole o mappa lessicale che consente visivamente e sinteticamente di individuare le parole e le
frasi più caratteristiche dei post secondo la loro grandezza, vicinanza e posizione
Fig.2 - Wordcloud: nuvola lessicale (fonte:ns. elaborazione software Iramuteq)
Da questo esempio molto sintetico ma reale e significativo per le nuove forme di partecipazione, qui
in particolare per una valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sul territorio, tramite i
social network si può tuttavia intuire tutta la potenzialità, efficacia, utilità e novità delle
informazioni traibili dal trattamento statistico di questi nuovi dati digitali che ormai fanno parte a
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tutti gli effetti di una delle principali forme di comunicazione e partecipazione ‘democratica’ e
‘attiva’ delle popolazioni o collettività esaminate.
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