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agosto 2013 - 4,00 euro Copia Omaggio
11
il riciclo
dei materiali edili
PAG. 2
quando sembra
proprio legno
PAG. 28
sommario
PERIODICO SEMESTRALE DI MATERIALI, COMPETENZE E POSATORI
CHE SQUADRA!
PAG. 36
Direttore Editoriale
Roberto Raineri
Direttore Responsabile
Simone Giglioli
Direttore Scientifico
Luca Troiano
Ufficio Pubblicità
Qlabdesign
0544.240146
Per scrivere
alla redazione
[email protected]
Fotografie
Archivio Opera
Alan Venzi
Dremstime.com
IN PRIMO PIANO
Il ruolo dell’edilizia nella tutela dell’ambiente
2
MERCATO
I pagamenti alle imprese: diritto o agonia?
8
PRODOTTO IN VETRINA
Scudo Revolution 12
CICLI APPLICATIVI
Posa di piastrelle di grande formato
14
SALUTE
Agenti chimici pericolosi: i nuovi simboli
18
TEST DI LABORATORIO
Normativa EN 1324-2007
22
NEWS
Notizie da Opera, dall’Italia e dal mondo
25
TENDENZE
Le caratteristiche delle piastrelle effetto legno 28
IL RIVENDITORE
Edilmostra, vincere grazie alla nicchia
32
CHE SQUADRA!
Edilceramica e Edilpavimenti: da azienda nasce... azienda
36
FORUM LEGALE
Cantiere: chi è responsabile in termini di sicurezza?
42
MARMI E PIETRE
L’uomo e la pietra nell’antichità
44
L’ESPERTO RISPONDE
Domande frequenti dei posatori e glossario
dei termini professionali
48
Collaboratori
Stefania Arvizzigno
Maria Pia Balducci
Fabrizio Ferla
Federico Mancini
Vito Persichella
Giuseppe Rizzo
Michele Sommaruga
Giovanni Tuzio
Coordinamento
Editoriale
Federico Mancini
Editore
Edizioni Moderna / Ra
Stampa
Tipografia
Moderna / Ra
Opera srl
Via degli Scavi 19/21
47122 Forlì (FC)
Tel.0543.720093
Fax 0543.796016
www.opera-adesivi.it
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PRIMO PIANO
TESTI Simone Giglioli
Il riciclo dei materiali edili
Come l’edilizia può fare la sua parte nella tutela dell’ambiente
È vero, l’edilizia rappresenta il motore
più importante delle economie moderne.
Il settore, insieme a tutti i comparti ad
esso legati è un elemento fondamentale
per la crescita e la ricchezza di un Paese.
Tuttavia, dobbiamo anche ammettere che
proprio il mondo delle costruzioni è uno
di quelli che, insieme all’energia, influisce
maggiormente sull’ambiente. Per questo da
diverso tempo molti osservatori dedicano
una particolare attenzione al riciclo dei
materiali edili derivanti dalle lavorazioni in
cantiere e dalle demolizioni degli edifici.
Quando parliamo di riciclo dobbiamo
cominciare col distinguerlo, ai fini di
una maggiore chiarezza, in tre categorie:
primario, secondario e terziario. La
prima di queste, indicato anche come
“riuso”, comprende il riutilizzo degli
scarti di lavorazione direttamente in
cantiere. Questa attività fa sì che i rifiuti
prodotti vengano ridotti, risultando così
PRIMO PIANO
la meno impattante sull’ambiente e, al
tempo stesso, la meno dispendiosa. La
seconda categoria, invece, contempla un
intervento di tipo meccanico sul rifiuto,
in seguito al quale la qualità del prodotto
subisce un calo sensibile, che porterà
probabilmente a un futuro utilizzo diverso
da quello originale. È poi la volta del
riciclo terziario, con il quale si definisce un
trattamento chimico in grado di produrre
un materiale praticamente uguale a quello
di partenza.
Volendo tracciare un processo standard
di questa attività, possiamo suddividere
il processo di riciclo dei materiali edili
in quattro grandi fasi: a) la formazione
del rifiuto di cantiere; b) la raccolta del/
dei prodotto/i dismesso/i; c) la fase di
trattamento dei rifiuti; d) la ricollocazione
sul mercato dei prodotti derivati dagli
impianti di riciclaggio.
Naturalmente, non sempre esistono le
condizioni necessarie per intraprendere
l’attività di riciclo. Questa, per quanto
importante, deve comunque risultare
conveniente. Per questo é fondamentale
che, insieme alla sostenibilità economica
dell’operazione, vi sia una buona fonte
di approvvigionamento del materiale, un
mercato nel quale ricollocarlo e il bilancio
energetico del processo risulti positivo.
In presenza di condizioni favorevoli, il
riciclaggio dei materiali provenienti da
attività di costruzione e demolizione
si configura come ovvia soluzione al
problema dello smaltimento e presenta
vantaggi economici per più di un
soggetto. Nel caso del produttore, infatti,
riciclare consente di limitare i costi di
smaltimento. Allo stesso tempo il titolare
dell’impianto dedicato al riciclo ottiene
un vantaggio commerciale e il suo cliente
ha la possibilità di acquistare un prodotto
a un prezzo più conveniente di quello
dei materiali tradizionali dal quale è
stato ottenuto, ma dalle prestazioni
assolutamente paragonabili. In tutto
questo ci guadagna anche l’ambiente,
grazie ad un minor impiego delle risorse
non rinnovabili.
Momento fondamentale della fase di
riciclaggio dei materiali in edilizia è quello
della demolizione (totale o parziale) di un
manufatto. Ecco perché la valorizzazione
di quei rifiuti derivanti da questa attività
è strettamente legata al mondo in cui
è organizzata (oltre che, naturalmente,
dalla qualità degli stessi prodotti). La
demolizione di un manufatto deve infatti
Il pavimento eco-sostenibile
Il “riciclo” in edilizia non è limitato solo alle macerie ed ai detriti da cantiere, ma può partire anche dalle materie finite.
Vi siete mai chiesto se tutti gli sforzi che facciamo per fare la raccolta rifiuti differenziati serva realmente a qualcosa? Ebbene si... serve
realmente a qualcosa... almeno per quanto riguarda il vetro! Sul mercato infatti è ormai facilissimo trovare (a prezzi equivalenti a quelli
dei prodotti tradizionali) piastrelle realizzate con vetro riciclato. Sono moltissime infatti le imprese italiane, che costituiscono l’eccellenza
della produzione mondiale, ad aver avviato il processo produttivo di questi rivestimenti che entrano di diritto come prodotti principe
della bioedilizia.
Il rottame di vetro diviene quindi un vero e proprio prodotto da commercializzare o riutilizzare all’interno dell’impianto di produzione,
con il vantaggio di consentire anche un risparmio di materia prima e di energia: infatti 1 tonnellata di sfridi di vetro sostituisce circa 1,2
tonnellate di materie prime e l’introduzione di rottame nel forno in quantità pari a 10% consente un risparmio di energia del 2-3%. Tale
riduzione è da imputarsi al fatto che le reazioni chimiche endotermiche, connesse alla fusione, sono già avvenute, comportando minori
temperature del forno e dunque diminuzioni delle quantità di emissioni in atmosfera.
La raccolta del vetro in Italia è stata avviata in via sperimentale nel 1976, anticipando tutti gli altri materiali che attualmente sono
interessati da raccolta differenziata. Dal 1997 l’avvio a riciclo dei rifiuti in vetro è organizzato da Co.Re.Ve - Consorzio per il recupero del
vetro, costituito dai principali gruppi vetrari nazionali al fine di risolvere lo smaltimento dei rifiuti vetrosi, convertendoli in risorsa. Grazie
all’impegno del Consorzio ma soprattutto alla sensibilizzazione dei cittadini, l’Italia si colloca al terzo posto in Europa, dopo Germania
e Francia, per quantità assolute di vetro riciclato e ai primi posti nella classifica relativa al tasso di riciclo. Tali dati fanno ulteriormente
riflettere se si pensa ai vantaggi in termini energetici che si ottengono impiegando vetro di riciclo: si è stimato che l’impiego di una
bottiglia per venti cicli commerciali comporti un risparmio del 20% di energia rispetto alla plastica, una riduzione delle emissioni in
atmosfera del 92%, un risparmio idrico di oltre il 96%. Naturalmente anche i benefici relativi alla riduzione del volume dei rifiuti e dei
costi di smaltimento fanno del riciclaggio del vetro la migliore strada da intraprendere per favorire la salvaguardia del territorio.
Quando si parla del riciclo del vetro però tutti pensiamo alle bottiglie e ai barattoli... Vi siete mai chiesti che fine fanno i televisori a
tubo catodico (elemento in vetro) che la quasi totalità degli italiani sostituisce con quelli a schermo LCD? Ebbene, anche i nostri vecchi
televisori vengono riciclati e riutilizzati proprio per la realizzazione di piastrelle.... e questo è un progetto tutto italiano! Precursore di
questa rivoluzione è stata Ceramiche Refin, sede a Casalgrande in provincia di Reggio Emilia, che tre anni fa ha lanciato il progetto Glass
Plus per la realizzazione di piastrelle con impasto ceramico contenente materiali post-consumo riciclati. Il risultato è un prodotto adatto
alla realizzazione di edifici ecosostenibili secondo uno dei più rigidi protocolli internazionali.
Secondo l’azienda emiliana, partendo dalla stima di raccolta di 75mila tonnellate di televisori e monitor per il 2012, con le piastrelle
nate dal progetto Glass Plus si potrebbero rivestire 83mila appartamenti, con un grande risparmio di energia, una riduzione dell’81 per
cento delle emissioni di CO2 e, anche, un minor consumo di risorse non rinnovabili. Le ricadute sulla vita quotidiana potrebbero essere
rilevanti, con benefici in termini di riduzione dei rifiuti. Una piastrella in gres porcellanato da 60×60 centimetri e peso medio di 7/8
chilogrammi contiene 1,5 chilogrammi di vetro proveniente dai vecchi televisori. Da qui, potenzialmente per un appartamento di 70 metri
quadrati potrebbe essere riutilizzato il vetro di trenta televisori medi, pari a 300 chilogrammi di materiale riciclato.
Ma in Italia le aziende che producono piastrelle da vetro riciclato sono moltissime e i modelli sono altrettanto numerosi. Nulla ci vieta
quindi, quando ristrutturiamo le nostre case, di fare una scelta ecosostenibile.
Arch. Stefania Arvizzigno
www.globalhome.it
3
4
RUBRICA
PRIMO
PIANO
tener conto della necessità che il materiale
destinato ad essere riciclato sia il più
possibile omogeneo. Sarebbe pertanto da
prediligere una demolizione selettiva. Con
questo termine viene definito un modus
operandi che separa i rifiuti per frazioni
omogenee, mirata a separare elementi
riusabili da quelli che invece non lo sono,
così da allontanare anche le sostanze
inquinanti. Attualmente questa modalità
risulta ancora poco praticata, in quanto
comporta costi elevati dovuti al massiccio
impiego di mano d’opera necessaria a tale
suddivisione.
Strategicamente i due tipi di demolizione
(selettiva e non selettiva) mostrano
notevoli differenze.
Se quest’ultima, infatti, va considerata
in un’unica fase, la prima si suddivide
invece in più momenti e richiede una più
attenta pianificazione delle attività, dalla
progettazione degli spazi di cantiere alla
programmazione dei tempi di lavoro,
fino al coordinamento dei macchinari,
degli uomini impiegati e delle operazioni.
Un’adeguata pianificazione della
demolizione sarebbe pertanto necessaria,
se l’obiettivo è quello di ottenere rifiuti di
qualità. In particolar modo, si dovrebbe
pensare a isolare quei componenti riusabili
per poi eventualmente nobilitarli tramite
pulizia, manutenzione e, eventualmente,
un adeguato trattamento. A volte, da una
demolizione di tipo selettivo provengono
dei materiali che non necessitano invece
nessun trattamento e possono essere
subito riutilizzabili.
È il caso dei mattoni fatti a mano o dei
coppi, che possono essere ad esempio
reimpiegati per la costruzione di rustici.
Le maggiori difficoltà legate alla
demolizione selettiva si evidenziano nella
raccolta di prodotti complessi, composti
da più materiali. In questo caso, invece, il
solo costruttore non è sufficiente a gestire
l’intera attività e deve coinvolgere altri
soggetti: è il caso dei produttori di questi
beni, che conoscono i componenti e il
loro assemblaggio, degli operatori dedicati
al disassemblaggio e dei produttori di
materiali riciclati.
A incidere sulla tecnica di demolizione
sono una serie di fattori, quali, solo per
citarne alcuni, la localizzazione del
cantiere, la destinazione del manufatto
(sociale, residenziale ecc.), la tipologia
costruttiva, l’organizzazione del cantiere
e le dimensioni dell’intervento. Oggi
sono numerosi i manufatti che sono stati
realizzati grazie all’impiego dei materiali
provenienti da precedenti cicli costruttivi.
Non è più raro, infatti, imbattersi in un
edificio di questo tipo, ma probabilmente
resta ancora molto da fare affinché il
riciclo dei materiali sia una strada sempre
più seguita dai costruttori. Perché ciò
avvenga, osservano alcuni, occorre porre
in essere quelle condizioni che incentivino
i costruttori a sviluppare una sensibilità
sempre maggiore nei confronti del tema.
Al di là della leva fiscale, gli operatori
del settore potrebbero essere incentivati
a unire le forze per quanto riguarda il
recupero dei materiali.
Visto che, in mancanza di alcune
condizioni il riciclaggio risulta non
sostenibile e livello economico, soprattutto
quando si parla di piccoli interventi edilizi,
si potrebbero incentivare quelle forme
di collaborazione a livello territoriale
fra più costruttori. In questo modo, ad
esempio, si potrebbe far sì che, al costo
maggiore di una demolizione selettiva,
corrisponda un risparmio notevole nel
trasporto dei materiali fino a quelle
strutture specializzate nel disassemblaggio
e recupero dei vari componenti presenti
all’interno di un materiale.
PRIMO
RUBRICA
PIANO
Per un materiale, tante destinazioni
I non addetti ai lavori saranno sorpresi, ma sono spesso numerosi, o almeno diversi gli impieghi che possono essere fatti di una sola
materia recuperata in campo edile o in altri comparti produttivi. Abbiamo scelto di illustrare qui sotto i potenziali impieghi legati ad
alcune categorie di materiali. È un elenco che non ha la pretesa di essere esaustivo, ma che, pensiamo, possa almeno dare un’idea
delle notevoli potenzialità esistenti.
Calcestruzzo
Il materiale che indubbiamente più abbonda nei rifiuti provenienti da demolizione.
In Italia la prassi più consolidata è quella del reimpiego del materiale riciclato
per materiali a prestazioni minori come asfalto, sottofondi e massetti. Visto lo
scarso valore economico, il suo riciclo richiede un’attenta valutazione di carattere
economico, che consideri aspetti quali la vicinanza del centro di trattamento al
cantiere in cui viene prodotto (se non, addirittura, nel cantiere stesso).
Alluminio
Una volta riciclato l’alluminio presenta caratteristiche del tutto simili al materiale
primario. Quando questo subisce un adeguato processo di depurazione, mirato a
liberarlo dai corpi estranei, questo materiale può essere impiegato per la realizzazione
di attrezzi, serramenti e una vasta serie di componentistica.
Plastica
Oggi la tecnologia consente di reimpiegare la plastica in svariati modi: isolanti,
tubazioni, pavimentazioni e laterizi. Benché la sua miscela sia costituita dalla materia
recuperata tramite la raccolta differenziata, anche la plastica eterogenea è stata negli
ultimi anni impiegata per realizzare arredi per esterni o pavimentazioni.
Vetro
Da tempo il materiale recuperato, sia pre-consumo, cioè derivante dalla produzione
originale, che post-consumo trova un impiego per la produzione di pavimenti,
piastrelle, smalti e isolanti.
Acciaio
Nel nostro paese la materia in questione viene recuperata dai processi produttivi
originali, dalla fase seguente al consumo (ad esempio la rottamazione delle
macchine) e, non ultimo, dalle demolizioni di strutture industriali, civili e ferroviarie.
Ugualmente all’alluminio, anche l’acciaio è potenzialmente impiegabile in
innumerevoli modi nel campo dell’edilizia: si va dalle strutture portanti ai pali, fino ai
tondini e alle lamiere.
5
Un lavoro fatto ad arte
è destinato a durare nel tempo.
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8
MERCATO
TESTI simone giglioli
I pagamenti alle imprese:
diritto o agonia?
Italia fanalino di coda nelle tempistiche di saldo del debito da parte
della Pubblica Amministrazione
È un primato che di certo non ci fa onore.
Dati alla mano, infatti, l’Italia è il Paese le
cui amministrazioni pagano con maggiore
ritardo i fornitori privati. I dati presentati
recentemente da Intrum Justitia mostrano
come la PA italiana saldi le fatture in
170 giorni, mentre in Europa la media è
di soli 61 giorni. Abbiamo detto media,
poiché il gap con alcuni paesi virtuosi è
a dir poco imbarazzante. Se prendiamo
le tre maggiori economie del continente
- vale a dire Francia, Inghilterra e
Germania - rileviamo che la tempistica è
rispettivamente di 60, 41 e 36 giorni.
È un quadro che lascia sconsolati. Eppure
qualcosa si sta muovendo, anche se per
alcuni osservatori troppo lentamente,
vista la moria di piccole medie imprese che
si registra in Italia da diverso tempo, in
parte causata proprio dal mancati introiti
legati alle commesse pubbliche.
Rispetto allo scorso anno l’attesa è
diminuita di 10 giorni, una leggera
inversione di tendenza legata sia alla
nuova legge nazionale entrata in vigore dal
primo gennaio di quest’anno, con la quale
si è recepita la Direttiva europea contro i
ritardi dei pagamenti, sia al fatto che nel
Paese si è diffusa una certa sensibilità
nei confronti di questo problema. Inoltre
questo piccolo miglioramento si deve,
almeno in parte, anche a una maggiore
sensibilità nei confronti di questo
problema. Non illudiamoci: una rondine
non fa primavera, visto che anche la
Grecia, penultima in graduatoria, ha
accorciato le tempistiche, tagliando i suoi
ritardi di 15 giorni. Il vero cambiamento
è atteso nei prossimi mesi, quando si
dovrebbero iniziare a vedere gli effetti
positivi del decreto approvato dal
Governo Monti a inizio aprile. Con questo
provvedimento si consentirà lo sblocco di
40 miliardi di Euro in dodici mesi, a partire
dalla metà di quest’anno. I pagamenti dei
debiti commerciali delle amministrazioni
verso imprese, cooperative e professionisti
saranno di 20 miliardi quest’anno e 20 il
prossimo. Sempre nel 2014 si dovrebbe
programmare, all’interno della Legge di
stabilità il completamento, del processo
di liquidazione, tramite la previsione
di appositi stanziamenti, sotto forma
di titoli del debito pubblico, dei crediti
in precedenza ceduti dalle imprese al
sistema bancario. Le PA, pertanto, in
virtù di questo decreto hanno già potuto
avviare i pagamenti dal lunedì seguente
la pubblicazione del decreto legge sulla
mercato
PAESI
ITALIA
GRECIA
SPAGNA
PORTOGALLO
CIPRO
BELGIO
FRANCIA
REPUBBLICA SLOVACCA
UNGHERIA
BULGARIA
LITUANIA
SLOVENIA
REPUBBLICA CECA
IRLANDA
ROMANIA
OLANDA
AUSTRIA
SVIZZERA
REGNO UNITO
POLONIA
LETTONIA
GERMANIA
DANIMARCA
NORVEGIA
SVEZIA
ISLANDA
ESTONIA
FINLANDIA
MEDIA EUROPEA
Pubblica Amministrazione
2012
2013
Var. 2013-2012
180
170
-10
174
159
-15
160
155
-5
139
133
-6
83
85
+2
73
69
-4
65
60
-5
62
57
-5
57
55
-2
52
52
+0
56
51
-5
45
49
+4
42
45
+3
48
45
-3
45
45
+0
44
43
-1
44
42
-2
42
42
+0
43
41
-2
39
38
-1
38
37
-1
36
36
+0
37
35
-2
34
34
+0
35
34
-1
34
33
-1
25
25
+0
24
24
+0
65
61
-4
Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Intrum Justitia
Gazzetta ufficiale. Il decreto prevede
la creazione di un Fondo destinato al
pagamento dei debiti di Regioni, Province
e Comuni.
A metà maggio, intanto, un nuovo decreto,
firmato dal ministro dell’Economia
Fabrizio Saccomanni, ha allentato
sensibilmente i cordoni del Patto di
stabilità, per un totale di 4,5 miliardi nei
confronti di Comuni e Province.
Per l’esattezza, la ripartizione dei fondi
in esubero rispetto ai vincoli del Patto
di Stabilità, consentirà ai Comuni di
spendere 3,5 miliardi extra rispetto agli
investimenti prefissati, e un miliardo,
invece, finirà nelle casse delle Province. In
considerazione del fatto che i termini per
fissare il pagamento delle fatture scadute
verso i privati sono di 30 giorni, se i primi
stanziamenti saranno erogati quest’oggi,
entro un mese i destinatari dovranno aver
ricevuto il saldo messo a bilancio.
Si tratta, nello specifico, principalmente
di lavori pubblici, il comparto che più di
tutti gli altri tra le relazioni produttive di
pubblica amministrazione e aziende ha
sofferto del rosso della PA.
Naturalmente, trattandosi di 4,5 miliardi –
appena un decimo del computo totale delle
risorse sbloccate con il decreto 35/2013 –
9
10
mercato
dovranno seguire ulteriori provvedimenti
analoghi, destinati non più solo agli
enti locali, ma a tutti gli istituti pubblici
che si sono iscritti alla distribuzione
delle risorse, avendo debiti insoluti nei
confronti delle imprese che hanno prestato
la loro opera. Nel complesso, sono stati
calcolati circa 17mila enti che hanno
presentato la documentazione necessaria
per partecipare alla diffusione dei
finanziamenti, anche se, in totale, i debiti
della PA verso le aziende ammontano
a circa 90 miliardi, come certificato da
Bankitalia.
Ma un’incertezza di fondo rimane. E non
dipende solo dalla tempestività con la
quale il Governo dovrà fare approvare quei
provvedimenti necessari a sbloccare le
risorse necessarie ai soggetti debitori. È
anche una questione di numeri. Secondo
la CGIA di Mestre, associazione che
riunisce artigiani e pmi, il calcolo fatto
dalla Banca d’Italia non tiene conto delle
aziende con meno di 20 addetti, delle
imprese che operano nel settore della
sanità e nei servizi sociali ed è aggiornata
solo al 31 dicembre 2011, dunque il debito
della Pubblica Amministrazione verso le
imprese fornitrici potrebbe oscillare tra i
120/130 miliardi di euro.
“Ricordo che le aziende con meno di 20
addetti – ha confermato il segretario
Giuseppe Bortolussi - costituiscono il 98%
del totale delle imprese presenti nel nostro
Paese. Pertanto, i 91 miliardi di debiti
in capo della Pubblica amministrazione
stimati dalla Banca d’Italia sono
decisamente sottodimensionati, visto che
non tengono in considerazione gli importi
che le piccole e micro imprese devono
incassare dallo Stato centrale, dalle
Regioni e dagli Enti locali. Nonostante
siano centinaia di migliaia i commercianti,
gli artigiani e i piccoli imprenditori che
forniscono materiali o servizi o che
eseguono manutenzioni o ristrutturazioni
in moltissimi Comuni, nelle scuole o
negli ospedali, a queste imprese non
viene riconosciuta nemmeno la dignità
statistica”.
Pagare le imprese è un fatto di dignità
La buona notizia è che alcune
amministrazioni sul territorio hanno
cominciato a effettuare i primi pagamenti
resi possibili grazie al decreto che
ha sbloccato i debiti della pubblica
amministrazione. La cattiva notizia è
che, se andrà tutto come programmato,
questa sarà la classica goccia nell’oceano.
Se prendiamo come esempio virtuoso
il Comune di Cesena, che si è mosso
tempestivamente in questo senso, di fatto
potrà coprire solo il 10%, circa 2 milioni e
800 mila euro, dei 21 milioni di debiti che
ha nei confronti delle imprese.
Il tema dei debiti della pubblica
amministrazione è complesso e dibattuto
a livello nazionale, e per le nostre imprese
è diventato ormai una questione vitale.
La carenza di liquidità che ne deriva
ingenera un meccanismo distorto nel
mercato: chi non viene pagato fatica
a sua volta a pagare i propri fornitori,
non viene più affidato dalle banche ed
entra così in una spirale negativa che lo
trascina sempre più in basso. Dal nostro
osservatorio vediamo così molte imprese
solide e competitive che rischiano di
vedere messa a repentaglio la loro stessa
esistenza per colpa dei ritardi della
pubblica amministrazione.
Tra l’altro si sta ingenerando un
meccanismo a catena che rischia di
far saltare tutto un sistema: le imprese
non rispettano gli accordi commerciali,
crescono conflittualità e contenziosi.
Sono lontani purtroppo i tempi in
cui bastava una stretta di mano per
accordarsi su forniture di svariate decine
di migliaia di euro! La crisi fa aumentare
esponenzialmente le contestazioni
e i problemi a incassare non solo dal
pubblico, ma anche dal privato. Per
questo CNA Forlì-Cesena ha promosso
una campagna di sensibilizzazione per
far conoscere le nuove opportunità legate
ai contratti nelle relazioni commerciali
tra imprese. Perché tutelare i propri
interessi attraverso la redazione di un
contratto non è mancanza di fiducia, ma
una modalità trasparente, moderna ed
efficace per regolare i rapporti di lavoro.
Riducendo i problemi di incasso e di
contestazioni sul lavoro svolto.
Tornando ai pagamenti della pubblica
amministrazione, è certo che un
sacrosanto principio va rispettato: chi
ha lavorato deve essere pagato. Non
possiamo fare la fine di 10 mesi fa,
quando le cose non hanno funzionato
per chiara responsabilità della pubblica
amministrazione. Questo il messaggio
che Rete Imprese Italia, a cui CNA
aderisce insieme con le altre associazioni
che rappresentano le piccole imprese,
ha portato in Parlamento sul tema dei
debiti della pubblica amministrazione.
Non possiamo illudere quattro milioni e
mezzo di imprese.
È fondamentale che il diritto dei creditori
debba essere garantito. Le risorse
stanziate dal decreto sono insufficienti
rispetto all’esigenza di pagare
l’ammontare dei debiti accumulati verso
il sistema delle imprese. È decisivo che i
fondi stanziati entrino quanto prima nel
ciclo produttivo e che le risorse trasferite
dalle Regioni agli enti locali siano
utilizzate esclusivamente per pagare i
debiti commerciali.
Chiediamo poi di prevedere una
“clausola di salvaguardia” per
consentire alle imprese di attivarsi in
caso di inadempienza delle pubbliche
amministrazioni. E un’altra proposta
importantissima: introdurre la
compensazione secca, che rappresenta
l’unica soluzione realmente efficace
per sopperire alle mancanze delle
amministrazioni. Va introdotta la
possibilità di prevedere un meccanismo
di compensazione fra debiti della
pubblica amministrazione verso le
imprese e debiti fiscali e contributivi
delle imprese verso la pubblica
amministrazione. Questa sì che sarebbe
una boccata di ossigeno per le imprese. E
ne vogliamo fare anche una questione di
giustizia.
Pagare le imprese che hanno lavorato è
un fatto di dignità. Uno Stato che non
paga e mette una montagna di tasse, e per
di più se non paghi le imposte nei termini
stabiliti ti carica di interessi mostruosi,
che Stato è?
Franco Napolitano
Direttore generale CNA Forlì-Cesena
RUBRICA
11
CNA Forlì-Cesena
www.cnafc.it
12
PRODOTTO IN VETRINA
scudo revolution
Guaina cementizia polimerica impermeabilizzante monocomponente
Nato 2 anni fa nei laboratori Opera, a
seguito di un naturale sviluppo delle
offerte e delle richieste del mercato,
Scudo Revolution è il risultato evolutivo
dell’esperienza ultradecennale e di ricerca
nell’ambito delle guaine cementizie
elastiche, affiancandosi (ma non
sostituendo) lo storico Scudo! Le nuove
resine in polvere hanno permesso di
elaborare la formula per questo tipo di
impermeabilizzante, evoluzione del classico
bi-componente.
Scudo Revolution è la protezione definitiva
contro le infiltrazioni d’acqua, efficace
anche in caso di spinta idraulica negativa.
Idoneo per la protezione del calcestruzzo
contro il degrado ed il decadimento
meccanico provocato dalla carbonatazione
e dagli agenti aggressivi. Unisce semplicità
di applicazione e lavorabilità, a prestazioni
meccaniche di esercizio d’eccellenza.
Aderisce sui supporti più difficili e conserva
la propria elasticità anche con temperature
ampiamente al disotto di zero gradi. Inoltre
utilizza la tecnologia di abbattimento delle
polveri in fase di miscelazione.
La possibilità di scegliere una membrana
impermeabilizzante monocomoponente
rende più facile il trasporto del prodotto e lo
stoccaggio in magazzino, riducendo tempo
ed i costi.
La posa di piastrelle direttamente su Scudo
Revolution è possibile utilizzando uno dei
collanti ad adesioni migliorate della serie
RT (RT Universal, RT Hi-Tech, RT Rapid).
PREPARAZIONE
I supporti devono essere piani, solidi,
consistenti e privi di parti asportabili, puliti
da polvere,
grassi, oli disarmanti, vernici, cere, ruggine,
efflorescenze. Riparare con Fibrocem
eventuali buchi o irregolarità
e con Eposan fessure e crepe di ritiro.
Su supporti in calcestruzzo eliminare
sbavature di getto e concedere almeno
30 giorni di stagionatura. Prima
dell’applicazione saturare con acqua il
supporto ed eliminare quella in eccesso
con aria compressa, aspiraliquidi o panni
PRODOTTO IN VETRINA
assorbenti in modo da ottenere un supporto
leggermente umido ma con la superficie
asciutta. Le vecchie pavimentazioni
devono essere decerate, sgrassate e
lavate. Per questo utilizzare Detergente
Basico. Proteggere preventivamente dai
raggi diretti del sole le superfici su cui
applicare il prodotto. Per superfici esterne
effettuare sempre i giunti di dilatazione in
corrispondenza a quelli del massetto.
LAVORAZIONE
Per ottenere una omogenea miscelazione
versare in un recipiente 4.8 litri di acqua
pulita, e poi aggiungere la polvere di Scudo
Revolution, mescolando con agitatore
meccanico a basso numero di giri per
evitare un eccessivo inglobamento d’aria
sino ad ottenere un impasto privo di
grumi. Nella stagione calda non esporre
ai raggi diretti del sole le confezioni di
Scudo Revolution prima dell’utilizzo. Non
aggiungere inerti o leganti idraulici al
prodotto. Non utilizzare il prodotto che sta
indurendo ripristinandone la lavorabilità
con acqua. Per la posa delle piastrelle
attendere circa 4 giorni dalla stesura di
Scudo Revolution e posare a fuga larga
(almeno 3 mm) utilizzando un adesivo tipo
RT Universal o Aquaria. Per piscine utilizzare
S9 Ultrawhite + Isoflex (rapporto 1:1 con
acqua) o Aquaria. Nell’impermeabilizzazione
di terrazze, balconi o piscine si consiglia
sempre l’inserimento, nel primo strato di
Scudo Revolution, di Rete in Fibre di vetro.
Fare attenzione durante la fase di
impermeabilizzazione, ai giunti di
dilatazione e al raccordo tra superficie
orizzontale e quella verticale dove va
utilizzato Scudoband o Scudoband Adesivo.
conservazione
SCUDO REVOLUTION si conserva per 12 mesi nelle confezioni
originali ed in luogo asciutto.
DATI TECNICI E APPLICATIVi
13
CAMPI DI IMPIEGO
Per la protezione del calcestruzzo (pilastri,
travi, ecc...) dal degrado e dal decadimento
meccanico provocato dalla carbonatazione
e dagli agenti aggressivi
Per l’impermeabilizzazione elastica
e per l’isolamento di strutture portanti
di vasche e piscine prima della posa
di rivestimenti ceramici
Per l’impermeabilizzazione di docce, terrazze,
tetti, prima della posa di rivestimenti
o coperture
Per l’impermeabilizzazione di vecchi balconi
per la successiva posa di nuovi pavimenti
senza demolire gli esistenti
Per la rasatura flessibile su strutture,
in calcestruzzo prefabbricato, soggette
a vibrazioni e deformazioni
Come guaina impermeabile e protettiva
di muri contro terra
Come rasante elastico per intonaci
micro-fessurati.
avvertenze
QUALITà e AMBIENTE
Applicare sempre in più strati,
RT Rapid è sottoposto
addel
accurato
e
attendendo
l’asciugatura
precedente
costante
controllo
presso i nostri laboper
sovrapporre
il successivo
ratoriapplicare
come previsto
dallesuperiori
normative
Non
in spessori
ai 2in
vigore
UNI
EN
ISO
9001/2000.
mm per mano
Non applicare con temperature inferiori
a +5°C
Proteggere dalla pioggia per almeno 72 h
Nel caso di posa su sottofondi molto
porosi (tipo massetti alleggeriti o argilla
espansa) prevedere dei camini di sfogo
ogni 25 m² per lo sfiato dell’umidità
presente nel sottofondo
Non applicare su sottofondi a base gesso
o anidride senza utilizzo di Primer GS
Non applicare su superfici metalliche,
legno o bituminose.
Classificazione di pericolo secondo direttiva 99/45/CE
irritante
Peso specifico dell’impasto
1,50 g/cm³
Durata dell’impasto
circa 60 minuti
Temperatura di applicazione
da +5°C a +35°C
Acqua d’impasto
24% (4,8 lt ogni sacco)
Tempo medio d’attesa per applicazione 2a mano
circa 4 ore
Tempo di attesa posa ceramica
3-4 giorni
Spessore massimo per mano
2 mm
Spessore massimo raggiungibile
5 mm
Bassa emissione di sostanze organiche volatili
EC2
Monocomponente
Temperatura d’esercizio:
da -30°C a +70°C
Resistente a spinta idraulica negativa
caratteristiche principali
Permeabile al vapore
PRESTAZIONI FINALI - EN 14891requisito
valore
QUALITà e AMBIENTE
Adesione iniziale
≥ 0,5 N/mm²
2,15 N/mm2
Adesione dopo immersione in acqua
≥ 0,5 N/mm²
1 N/mm2
Adesione dopo azione del calore
≥ 0,5 N/mm²
3,00 N/mm²
Adesione dopo cicli disgelo
≥ 0,5 N/mm²
1,10 N/mm²
Adesione dopo immersione in acqua satura di calce
≥ 0,5 N/mm²
1,00 N/mm²
Adesione dopo immersione in acqua clorata
≥ 0,5 N/mm²
1,00 N/mm²
Impermeabilità all’acqua a 1,5 bar per 7 gg (spinta positiva)
nessuna penetrazione
nessuna penetrazione
Impermeabilità all’acqua a 1,5 bar per 7 gg (spinta negativa)
non richiesto
nessuna penetrazione
Pallet 1200 kg
Crack - bridging ability in condizioni standard
≥ 0,75 N/mm
1,10 N/mm²
Consumo 1,2 kg/m2 per mm di spessore
Crack - bridging ability a basse temperature (-20°)
≥ 0,75 N/mm2
0,82 N/mm²
Allungamento finale
non richiesto
30%
Permeabilità al vapore EN 52615
non richiesto
410 μ
Voce doganale
38245090
2
Rilevazione dati a +23°C / 50% U.R. e assenza ventilazione. I dati possono essere sensibilmente modificati dalle condizioni di messa in opera.
SCUDO REVOLUTION è sottoposto
ad accurato e costante controllo presso
i nostri laboratori come previsto
dalle normative in vigore UNI EN ISO
9001/2008.
ASPETTO
Polvere grigia
Confezioni 20 kg
14
CICLI APPLICATIVI
TESTI Federico Mancini
FRAMES In House Production
POSA DI PIASTRELLE
DI GRANDE FORMATO
Sono numerosi gli accorgimenti necessari quando si scelgono piastrelle di questo tipo
I prodotti in uso sono raffigurati a margine delle fasi di lavorazione
Le tendenze in architettura degli ultimi anni
hanno optato verso una maggior presenza
dell’utilizzo di piastrelle di grande formato.
Intendiamo con ‘grande formato’ piastrelle il
cui lato può essere lungo fino a 60cm.
Naturalmente la scelta e la posa di queste
piastrelle prevede una maggiore attenzione
e l’utilizzo di particolari prodotti ed
accorgimenti.
Una delle difficoltà più comuni si riscontra
prima della posa. L’applicatore, infatti, deve
fare una attenta valutazione della planarità
del fondo, in quanto non sarebbe possibile
aggiustare, al momento della posa, eventuali
irregolarità (come è possibile, invece, con
piastrelle più piccole o mosaici). Nel caso
di grandi formati, il fondo deve essere
perfetto e totalmente planare. Nel caso
non fosse completamente livellato si può
intervenire con un autolivellante (Planirapid
Autolivellante o Planirapid Autolivellante
Maxi) o con una rasatura (Rasoplan Tixo, ad
esempio, che permette di rasare ed incollare
dopo sole 3 ore).
Piastrelle così grandi, inoltre, possono subire
elevate dilatazioni, soprattutto quando
posate in situazioni estreme. In questi
casi, sarebbe meglio posare con giunti di
dilatazione ogni 4mt e non posare all’esterno
mattonelle scure in quanto assorbirebbero
molto più calore e si surriscalderebbero,
provocando quindi un aumento delle
dimensioni che potrebbe comportare il
distacco o la rottura. I giunti di dilatazione
permettono di contenere questo problema
- soprattutto in considerazione che questi
formati, per un volere estetico, vengono
molte volte posati senza fuga. L’utilizzo del
giunto, benché possa essere visto come un
abbruttimento estetico nella pavimentazione
è però tecnicamente un valore aggiunto,
sinonimo di durata negli anni.
Non per ultimo, la scelta del collante;
fondamentale in questo tipo di posa è
l’utilizzo di un collante antiscivolo. Il peso
delle piastrelle, infatti, al momento della
posa, andrebbe a schiacciare il cordone di
collante, non permettendo all’applicatore
di sistemare ed abbassare il livello della
piastrella dove necessario. L’utilizzo di
una colla tissotropica sostiene il peso della
piastrella e permette all’applicatore di
aggiustarla ed abbassarla solo dove vuole.
In caso di posa a rivestimento la tissotropia
del collante riduce o evita lo scivolamento
verticale.
CICLI APPLICATIVI
Fase 1 Pulizia
Fase 2 Impasto Adesivo
Fase 2.1 Versare SPM Autobagnante nel
Fase 2.2 Mescolare con agitatore
meccanico a basso numero di giri fino ad
ottenere un impasto omogeneo e privo di
grumi.
Fase 2.3 Lasciare riposare l’impasto per
alcuni minuti e poi rimescolare brevemente.
Fase 3.1 Stesura dell’impasto
Premessa di ogni buona adesione è un’accurata
pulizia del supporto per rimuovere polvere,
parti incoerenti, tracce di oli, cere o quant’altro
possa compromettere le adesioni.
Versare in un recipiente acqua pulita.
recipiente contenente l’acqua.
Stendere l’adesivo preparato mediante
spatola dentata che dovrà avere idonea
misura a secondo del formato da posare
(dente a U).
Posare il pavimento prestando attenzione che
aderisca bene con l’adesivo steso ed una volta
posizionata la piastrella vibrarla con energia.
Rispettare i giunti di frazionamento in fase di posa.
Dopo circa 4 ore si può procedere alla
sigillatura della fughe.
Fase 4.1 Sigillatura fughe
Fase 5 Impasto Sigillante
Fase 5.1 Versare la polvere del sigillante Sigilcolor nel recipiente contenente l’acqua.
Fase 5.2 Mescolare con agitatore meccanico
Fase 5.3 Lasciare riposare l’impasto per
alcuni minuti e poi rimescolare brevemente.
Fase 4 Posa
a basso numero di giri fino ad ottenere un
impasto omogeneo e privo di grumi.
Versare in un recipiente acqua pulita
15
16
CICLI APPLICATIVI
Fase 6 Sigillatura Fughe
Fase 6.1 Dopo circa 20 minuti verificare la
Fase 6.2 Una volta verificata la consistenza
Fase 7 Sigillatura giunti
Fase 7.1 Procedere alla sigillatura mediante
Elastogum Colabile
Fase 7.2 I giunti perimetrali, sopra il
Riempire le fughe stendendo l’impasto
del sigillante con una spatola in gomma,
procedendo in direzione trasversale alle fughe.
Inserire correttamente Joint 100 nel giunto
consistenza dello stucco
dello stucco è possibile procedere con la
pulizia.
battiscopa ed in corrispondenza di colonne
e pilastri devono essere sigillati con Poliflex
555
soluzioni opera
POLIFLEX 555
Adesivo sigillante poliuretanico monocomponente
igroindurente.
Riempitivo poliuretanico elastico per giunti di
frazionamento che richiedono particolare capacità
d’allungamento. Prodotto professionale verniciabile,
aderisce a tutti i materiali comunemente in uso in
edilizia ed in modo particolare su vetro acciaio e
alluminio. Ottima resistenza agli agenti atmosferici e
chimici. L’assenza di appiccicosità superficiale lo rende
pulito e pulibile nel tempo.
ELASTOGUM COLABILE
Sigillante poliuretanico colabile
bicomponente per giunti di
dilatazione
Riempitivo bi componente
epossi-poliuretanico colabile,
per giunti di frazionamento
sottoposti ad intenso traffico
pedonale e carrabile. Prodotto
professionale, aderisce a tutti i
materiali comunemente in uso
in edilizia. Ottima resistenza
agli agenti atmosferici e
chimici ed elevata resistenza
all’abrasione. L’assenza di
appiccicosità superficiale lo
rende pulito e pulibile nel
tempo.
SIGILCOLOR
Sigillante cementizio idrorepellente, effetto
goccia e antimuffa, per fughe fino a 15 mm
Stucco minerale tecnico ad elevate
prestazioni, per fughe da 0 a 15 mm, genera
una finitura superficiale fine, compatta,
a prestazioni migliorate. Formulato per
sviluppare una speciale reologia che
facilita la scorrevolezza sotto l’azione
della spatola per un agevole e completo
riempimento della fuga ed una pratica
pulizia delle superfici. L’esito finale sarà
una fuga effetto seta, facilmente pulibile,
antimuffa, antibatterica, idrorepellente
ad effetto goccia. La vasta gamma di 27
colori garantisce un design affine ad ogni
soluzione e materiale.
SPM AUTOBAGNANTE
Adesivo cementizio in polvere autobagnante
a presa rapida per posa di gres porcellanato,
ceramica e materiale lapideo
Adesivo per piastrelle, ad elevate prestazioni
per spessori fino a 20 mm; formulato
con specifici additivi genera un impasto
in grado di distribuirsi sul retro della
piastrella garantendo la totale bagnatura.
SPM Autobagnante sviluppa una presa
rapida ed è idoneo per posare tutti i tipi di
piastrelle, inoltre si presta per la rasatura
agevole di supporti orizzontali in cemento e
calcestruzzo.
S T O N E
P R O J E C T
Lavabo Quadro in Fossil Azul
cm 45 x 37 x 15
Rivestimento Stick Ciliegio
Napoleon·Fossil Azul·Malaga
ANTIQUAREX DESIGN Srl
Via Cologne, 9
37020 Stallavena - Verona
Tel. 045 8650433 Fax 045 908918
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18
SALUTE
TESTI simone giglioli
Agenti chimici pericolosi:
quali pericoli indicano
i nuovi simboli
I nuovi pittogrammi saranno gli unici in vigore dal giugno 2015
Entrato in vigore nell’Unione Europea
il 20 gennaio 2009, il Regolamento CLP
(Classification, Labelling and Packaging)
ha introdotto un nuovo sistema di
classificazione, etichettatura ed imballaggio
delle sostanze e delle miscele. A partire
dal 1 giugno 2015 questo abrogherà le
precedenti Direttive Europee al termine di
un periodo di transizione durante il quale
sono applicabili sia il vecchio sistema che il
nuovo.
Opera sta già sostituendo sulle confezioni
i vecchi pittogrammi con i nuovi in modo
da armonizzare il packaging e renderlo
comprensibile e di aiuto per tutti i clienti
europei.
SALUTE
Vediamo ora cosa intendono rappresentare i nuovi pittogrammi previsti dal regolamento.
--
elenco pittogrammi
PITTOGRAMMA GHS 01 – AMBIENTE
SOSTANZE O MISCELE ESPLOSIVE
VECCHIO
NUOVO
E - Esplosivo
GHS 01
Bomba che esplode
Si tratta di quelle sostanze solide o liquide (nonché delle miscele) che in seguito a una reazione chimica possono sviluppare gas a una
velocità, temperatura o pressione tali da da causare danni nell’area circostante. Pur non producendo gas, anche le sostanze pirotecniche
rientrano in questa definizione.
PITTOGRAMMA GHS 02 – fiamma
Le sostanze o miscele infiammabili
VECCHIO
NUOVO
F - Facilmente infiammabile
F + - Altamente infiammabile
GHS 02
In base al regolamento 1272 del 2008 il simbolo in questione viene utilizzato per indicare quelle sostanze alle quali è connesso un rischio
d’incendio.
Fra queste sono associati:
- i gas infiammabili, ovvero quegli aeriformi o quelle miscele aeriformi che con una pressione normale di 101,3 kpa e una temperatura
di 20°, sono infiammabili se in miscela al 13% o meno con l’aria, o hanno un campo di infiammabilità con l’aria di livello 12. (la loro
categoria di pericolo è valutata 1). gli aerosol infiammabili.
- i liquidi infiammabili: con un punto di infiammabilità non superiore ai 60° (categoria di pericolo 1,2,3)
- i solidi infiammabili, ovvero quei solidi, miscele e sostanze in polvere di carattere pastoso o granulare che possono infiammarsi
facilmente a causa di un leggero contatto con una fonte di accensione, e che possono scatenare un incendio dovuto al semplice
sfregamento (categoria di pericolo 1 e 2).
- gli aerosol infiammabili. si tratta di quei recipienti in plastica, metallo o vetro, non ricaricabili, contenenti gas compresso, disciolto o
liquefatto, con pasta, polvere o liquido, muniti di un dispositivo per l’espulsione del contenuto, sotto forma di schiuma, polvere o pasta
allo stato liquido o gassoso (categoria di pericolo 1 e 2).
- le sostanze o le miscele autoreattive. in questo caso ci si riferisce a quelle potenzialmente esplosive, imballate, le quali: non detonano
e deflagrano velocemente ma possono esplodere a causa del calore nell’imballaggio (tipo b) o semplicemente del calore (tipo c), o che
rispondono a determinate prove di laboratorio (tipo d,e,f).
- i solidi piroforici( sostanze o miscele solide), che possono infiammarsi in meno di 5 minuti se vengono a contatto con l’aria (categoria
di pericolo 1).
- i liquidi piroforici (sostanze o miscele liquide) che, come i solidi, possono infiammarsi in meno di 5 minuti se vengono a contatto con
l’aria (categoria di pericolo 1).
- le sostanze e le miscele che che emettono gas infiammabili se entrano a contatto con l’acqua o possono addirittura diventare
infiammabili (categoria di pericolo 1, 2 e 3).
- le sostanze e le miscele autoriscaldanti (categoria di pericolo 1 e 2).
- i perossidi organici, ovvero le sostanze organiche liquide o solide contenenti la struttura chimica bivalente - o – o.
19
20
SALUTE
PITTOGRAMMA GHS 03 – FIAMMA SU CERCHIO
Sostanze o miscele comburenti
VECCHIO
NUOVO
O - Comburente
GHS 03
Di questa tipologia fanno parte:
- i gas comburenti, ovvero quei gas, o miscele di gas, che, solitamente per apporto di ossigeno, sono in grado di provocare o favorire più
dell’aria la combustione di altre materie.
- i liquidi comburenti. in questo caso sono quelle sostanze o miscele liquide, che pur non essendo necessariamente combustibili,
potrebbero comunque causare o favorire la combustione di altre materie.
- i solidi comburenti, ovvero le sostanze o miscele solide che, pur non essendo necessariamente combustibili, potrebbero comunque
causare o favorire la combustione di altre materie.
PITTOGRAMMA GHS 04 – BOMBOLA PER GAS
Gas sotto pressione
VECCHIO
Nessuna
corrispondenza
NUOVO
Fanno parte della categoria quelli compressi, liquefatti, liquefatti refrigerati e quelli disciolti.
GHS 04
PITTOGRAMMA GHS 05 – CORROSIONE
Sostanze o miscele corrosive
VECCHIO
NUOVO
C - Corrosivo
GHS 05
I questa categoria sono invece incluse:
- le sostanze corrosive per i metalli a causa di una particolare azione chimica. (categoria di pericolo 1).
- le sostanze corrosive per la pelle, ovvero quelle che sostanze o miscele che portano alla distruzione del tessuto cutaneo, dunque alla
necrosi dell’epidermide e di una parte del derma in almeno un animale in seguito all’esposizione della durata massima di quattro ore.
- sostanze con effetti irreversibili per gli occhi e potenzialmente causa di gravi lesioni oculari (categoria di pericolo 1).
PITTOGRAMMA GHS 06 – TESCHIO E TIBIE INCROCIATE
Tossicità acuta
VECCHIO
NUOVO
T - Tossico
T + - Molto tossico
GHS 06
Vi sono sostanze e miscele in grado di produrre effetti nocivi per la salute. Questi possono manifestarsi in seguito alla loro assunzione per
via orale o cutanea, in una dose unica o in più dosi assunte nell’arco di 24 ore o dopo un’esposizione all’inalazione superiore alle 4 ore.
SALUTE
PITTOGRAMMA GHS 07 – PUNTO ESCLAMATIVO
Attenzione
VECCHIO
NUOVO
Xi - Irritante
Xn - Nocivo
GHS 07
Quando si utilizza il punto esclamativo vengono indicate diverse possibilità arrecare varie tipologie di danno. In particolare:
- la sensibilizzazione cutanea, quando è in seguito al contatto con la pelle si sviluppa una una reazione allergica (categoria di pericolo 1).
- la tossicità acuta, per inalazione, via cutanea o orale (categoria di pericolo 4).
- l’irritazione oculare (categoria di pericolo 2).
- l’irritazione cutanea (categoria di pericolo 2).
- la tossicità specifica per gli organi bersaglio – esposizione singola con narcosi o irritazione delle vie respiratorie (categoria di pericolo 3).
PITTOGRAMMA GHS 08 – PERICOLO PER LA SALUTE
PERICOLO PER LA SALUTE
VECCHIO
NUOVO
T - Tossico,
Mutageno, Cancerogeno
GHS 08
Con questo simbolo si indicano quelle sostanze che potenzialmente sono causa di malattie, le quali possono manifestarsi anche in
seguito a un lungo periodo di esposizione. Si parla di:
- sensibilizzazione delle vie respiratorie, quando una sostanza inalata finisce col provocarne un’ipersensibilità (categoria di pericolo 1).
- tossicità specifica per organi bersaglio(esposizione singola), nel caso di sostanze o miscele caratterizzate da una tossicità specifica e
non letale per gli organi bersaglio, derivante da un’unica esposizione (categorie 1 e 2).
- tossicità specifica per organi bersaglio (esposizione ripetuta), nel caso, invece di quelle sostanze/miscele con tossicità specifica non
letale per organi bersaglio, derivante da un’esposizione ripetuta.
- tossicità in caso di aspirazione.
- tossicità per la riproduzione, che vede le sostanze/miscele in grado di danneggiare la funzione sessuale e la fertilità delle donne e degli
uomini adulti, nonché sullo sviluppo della progenie (categorie 1 e 2).
- cancerogenicità (sostanze/miscele) che causano il cancro o ne aumentano l’incidenza).
- mutagenicità sulle cellule germinali, nel caso di sostanze/miscele che potenzialmente possono causare mutazioni di queste cellule
trasmissibili ai figli.
PITTOGRAMMA GHS 09 – AMBIENTE
PERICOLO PER L’AMBIENTE ACQUATICO
VECCHIO
NUOVO
P - Pericoloso
per l’ambiente acquativo
GHS 09
Con questo pittogramma si richiama l’attenzione su due tipologie di pericoli:
- quello acuto, con sostanze/miscele in grado di danneggiare un organismo acquatico sottoposto ad una esposizione di breve durata.
- quello a lungo termine, con gli effetti avversi che avvengono durante determinate esposizioni in relazione al ciclo vitale dell’individuo.
21
22
TEST DI LABORATORIO
TESTI VITO PERSICHELLA
FEDERICO MANCINI
NOrmativa EN 1324-2007
La sollecitazione al taglio negli adesivi in dispersione
In questo numero esamineremo la norma
europea che descrive il metodo di prova da
usare per la determinazione dell’adesione
di un adesivo per piastrelle in ceramica
in dispersione mediante sollecitazione al
taglio, come regolato dalla EN 1324-2007.
Come abbiamo già visto nel numero 5 di
Opera News., la normativa EN 12004 regola
gli adesivi per piastrelle e li divide in 3
categorie: cementizi, dispersione e reattivi.
Quelli che vengono coinvolti per le prove di
taglio sono gli adesivi in dispersione (lettera
D - come ad esempio il CK6) e quelli a base
di resina reattiva (lettera R - prodotti come
Fugapox o Resilex PU2).
forma di dispersioni polimeriche acquose,
riempitivi e cariche minerali e additivi
organici che sono pronti all’uso.
Tratteremo in particolar modo gli adesivi in
dispersione e inizieremo a far riferimento
alla normativa EN 12004 che ci dice quali
requisiti deve avere un collante per avere la
collante D.
Per essere considerato in dispersione in
base alle normative, l’adesivo deve superare
diverse prove: adesione iniziale al taglio,
adesione a taglio dopo invecchiamento
termico, tempo aperto in trazione (requisito
per D1), scivolamento (D1T) e tempo
aperto prolungato in trazione (D1TE). I test
supplementari per raggiungere il D2 sono
2: l’adesione dopo immersione in acqua e
Un adesivo in dispersione - secondo le
normative EN 12004 - è definito come una
miscela di agenti leganti organici sotto
TEST DI LABORATORIO
23
l’adesione a temperatura elevata. (tabella)
I test devono essere effettuati in un
ambiente a +23°C, con una percentuale
di umidità relativa pari al 50 e una
circolazione di aria nell’area di prova con
velocità minore di 0,2 m/s.
Gli adesivi da testare (in quantità minima
pari a 2Kg), devono essere conservati per
almeno 24 nelle condizioni di riferimento.
Per la preparazione di ogni provino è
necessario usare due piastrelle porose
(di tipo P2). Sul lato non smaltato della
prima piastrella è necessario posizionare
una sagoma delle stesse dimensioni della
piastrella con 23 fori di diametro ciascuno
pari a 14,3 mm. L’adesivo verrà spalmato
in modo da riempire completamente i fori
della sagoma.
prestazioni finali secondo EN 1324
REQUISITO
metodo di prova
Adesione iniziale al taglio
≥ 1 N/mm2
7.2 della EN 1324:2007
Adesione al taglio dopo invecchiamento termico
≥ 1 N/mm2
7.4 della EN 1324:2007
Tempo aperto: adesione a trazione
≥ 0.5 N/mm2 dopo non
meno di 20 min.
EN 1346
Scivolamento
≤ 0.5 N/mm
EN 1308
Tempo aperto prolungato: adesione a trazione
≥ 0.5 N/mm2 dopo non
meno di 30 min.
EN 1346
Adesione dopo immersione in acqua
≥ 0.5 N/mm2
7.3 della EN 1324:2007
Adesione a temperatura elevata
≥ 1 N/mm2
7.5 della EN 1324:2007
24
TEST DI LABORATORIO
Una volta rimossa la sagoma e lasciato
riposare la prima piastrella per 2 minuti,
viene posizionata la seconda piastrella
sopra quella con già l’adesivo, sfalsata in
modo da ottenere una sovrapposizione
tra le due piastrelle con uno spostamento
di 6mm, assicurandosi che i lati delle
piastrelle siano tra loro paralleli.
Ogni prova dovrà essere condotta su 10
dieci provini.
Le prove da superare sono 4:
minuto dalla rimozione del provino dalla
stufa a circolazione d’aria).
1. adesione iniziale (i provini prima di
essere valutati vengono condizionati
come da riferimento, cioè per 14 giorni a
+23°C e 50% umidità relativa);
2. immersione in acqua (condizionamento
come riferimento per 7 giorni e
successivamente altri 7 giorni in acqua a
temperatura ambiente);
Dopo aver posizionato il provino su
una superficie piana e caricatolo di una
massa pari a 70N per 3 minuti è possibile
procedere alle varie prove.
3.azione del calore (condizionamento come
riferimento per 14 giorni più altri 14
giorni in una stufa a circolazione d’aria
forzata a 70°C e 24 ore alle condizioni di
riferimento);
4.adesione ad alta temperatura (come
azione del calore ma la valutazione
dell’adesione viene effettuata dopo 1
Al termine del condizionamento sarà
necessario posizionare i provini nella pressa
per la prova di taglio (lo stesso dispositivo
utilizzato per la prova di elasticità ma,
utilizzando un pistone piatto, posizionato
sotto una morsa inclinata) ed applicare una
forza di taglio muovendo la macchina alla
velocità di 5 mm/min fino alla rottura del
provino.
Il valore alla rottura del provino, comparato
con quelli riportati dalla norma, decreta se
il collante è D2.
CK6 migliora e diventa D2TE
I laboratori Opera hanno sensibilmente migliorato la formulazione di
CK6, l’adesivo elastico in pasta pronto all’uso per la posa di piastrelle
ceramiche in interno.
La nuova “ricetta” ha permesso di superare le prove di laboratorio richieste per
catalogare il prodotto, in base alla normativa EN 12004, come D2TE (prima era
catalogato D1TE) ed avere, quindi, una maggiore resistenza all’adesione, all’acqua
e alle alte temperature (è infatti il superamento delle 2 prove aggiuntive - quella in
immersione e all’alta temperatura - che decretano la categoria D2).
Il prodotto è, ora, più resistente all’acqua e all’umidità - riducendo al massimo i
rischi di distacco di mattonelle - nonché più resistente all’invecchiamento. Inoltre
è aumentata anche la viscosità e tissotropia, permettendo l’uso del CK6 anche su
formati superiori al 20x20 o dove sono presenti supporti flessibili.
NEWS
NEWS DA OPERA,
daLL’ITALIA e DAL MONDO
Il sito internet si amplia in 5 lingue
Il nuovo restyling del sito internet aziendale www.opera-adesivi.it ha
previsto anche la traduzione del sito e dei suoi contenuti in numerose
lingue. Oltre a quella italiana, al momento sono disponibili le versioni in
lingua inglese, francese, tedesca e greca.
Ogni versione del sito contiene, oltre a notizie ed approfondimenti
di settore, anche i cataloghi di tutti i prodotti completi di schede
tecniche scaricabili in formato pdf. In fase di continuo aggiornamento
e completamento è anche la sezione riguardante le schede di sicurezza:
consultabili previa richiesta effettuabile nelle pagine dei singoli
prodotti.
Opera e la pallavolo, con il Volley Team Club di San Donà di Piave (VE)
Opera rinnova il suo amore ed impegno
per lo sport con una collaborazione
con il Volley Team Club di San Donà
di Piave (VE). L’associazione sportiva
dedicata alla pallavolo – uno sport che
negli ultimi 20 anni ha annoverato
sempre più giocatori e appassionato
migliaia e migliaia di spettatori – vede
la sua nascita nel 1980 come società
Arci Uisp con lo scopo di offrire
la possibilità di effettuare attività
motoria. Nel corso degli anni la società
si è ampliata e rafforzata, sviluppando
squadre che partono dal micro volley,
passano alle giovanili e alla squadra in
serie C, fino alla “prima squadra” che
gioca nel campionato nazionale di B1.
Opera introduce la tecnologia “No Dust”
Opera si prende cura dei posatori ad
aggiunge ad alcuni dei suoi prodotti iniziando con la gamma RT Universal
- la tecnologia “No Dust”.
no
dust
Sviluppato nei laboratori Opera, RT
Universal No Dust utilizza polimeri e
additivi di ultima generazione a basso
contenuto di sostanze volatili ad alto
potere adesivo è particolarmente
apprezzato dall’applicatore per la
sua plasticità e assenza di polvere al
momento dell’uso.
L’additivo antipolvere “No Dust”,
aggiunto alla formulazione di RT
Universal permette di abbassare
sensibilmente la tensione di polveri
che solitamente si sviluppa al momento
dell’apertura del sacco e nei processi di
miscelazione.
In questo modo viene tutelata
maggiormente la salute del posatore ed
agevolato il suo lavoro in tutte quelle
situazioni di cantiere dove è necessario
limitare lo sviluppo di polveri.
RT Universal NO DUST è ideale per
posare su impianti di riscaldamento a
pavimento e compone, in abbinamento
al massetto Basecem Pronto, un
sistema per la realizzazione di
pavimenti ad elevata conducibilità
termica, in grado di massimizzare il
rendimento dell’impianto in termini di
efficienza e uniformità del calore.
L’adesivo RT Universal NO DUST è
catalogato in classe C2TE in base alla
normativa EN 12004.
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NEWS
NEWS DA OPERA,
daLL’ITALIA e DAL MONDO
Costruire: 100 giorni per un permesso
Come se non bastasse la crisi, ora ci si
mette anche la burocrazia a rendere la
vita più difficile a chi opera nell’edilizia.
È quanto emerge dagli ultimi dati
divulgati dal Politecnico di Milano,
tramite l’Osservatorio Permanente
sulla Pubblica Amministrazione Locale
(OPPAL), struttura nata cinque anni
fa proprio per monitorare tempistiche
e modalità di approvazione della PA
locale italiana. Le cifre, riguardanti
il 2011 parlano chiaro: se nell’anno
precedente l’attesa media per ottenere
un permesso era in media di circa
83 giorni, quello successivo ha visto
la tempistica arrivare a una media
di 100 giorni. Questo rapporto si è
basato su un campione d’indagine
di 110 province, coinvolte tramite
la compilazione di un apposito
questionario. Tra i Comuni più virtuosi
sono figurati Aosta e Como, mentre i
più lenti sono risultati Isernia e Lucca,
con rispettivamente 300 e 390 giorni
d’attesa. Una delle cause principali di
questi tempi lunghi è stata la carenza
del personale tecnico.
In Italia cresce l’energia dal vento
Enel Green Power ha messo in esercizio 64 nuovi megawatt
derivanti da impianti eolici. Ad essere collegati dall’ente italiano
sono stati gli impianti di Potenza - Pietragalla in Basilicata e di
Cutro (Crotone) in Calabria. Le nuove strutture produrranno
congiuntamente 139 milioni di KWh annui, con un risparmio
dell’emissione di anidride carbonica pari a 36mila tonnellate.
Particolarmente rilevante sarà l’intervento in territorio
calabrese. Collegato alla linea dell’alta tensione grazie a un
cavidotto sotterraneo lungo 18 chilometri, l’impianto di Cutro,
infatti, è costituito da 23 aerogeneratori da 2 MW ciascuno e
un capacità totale è di 46 MW. Una volta a regime l’impianto
potrà raggiungere circa 100 KWh annui di energia pulita, e
potrà evitare l’emissione di ben 26 mila tonnellate di anidride
carbonica nell’atmosfera.
Lavori pubblici, pagamenti in ritardo per 19 miliardi di euro
In media occorrono 8 mesi per vedersi pagati gli interventi
da parte della Pubblica Amministrazione, ma alcune
volte si può arrivare anche ai 2 anni di attesa. Non è uno
scherzo per le imprese italiane, già abituate a “tirare
la cinghia” in una fase recessiva come quella attuale.
A questo dato se ne aggiunge un altro, forse ancora
più preoccupante: i pagamenti in ritardo per i lavori
pubblici effettuati hanno raggiunto quota 19 miliardi.
La cifra esorbitante è stata divulgata dall’Osservatorio
Congiunturale dell’Associazione Nazionale Costruttori
Edili. Il maggior responsabile, stando a quanto dichiarato
dai vertici dell’associazione legata a Confindustria è il
Patto di Stabilità, a causa del quale la situazione potrebbe
ulteriormente peggiorare negli anni a venire. Senza le
modifiche ritenute necessarie dai costruttori, infatti,
ma anzi, con un suo ulteriore irrigidimento previsto,
nel prossimo triennio la situazione potrebbe aggravarsi,
pesando soprattutto sulle spalle delle piccole e medie
imprese.
NEWS
NEWS Da OPERA,
daLL’ITALIA e DAL MONDO
Un museo o una vasca da bagno
Davvero insolita la forma della nuova
ala del museo Stedelijk di Amsterdam.
Per l’intervento di ampliamento di un
edificio costruito nel 1895, l’architetto
Mels Crouwel della Benthem Crowel
Architects ha progettato una nuova
struttura che ricorda, soprattutto se
vista dal basso, una vasca da bagno.
Dall’alto e all’interno però la musica
cambia. La nuova ala misura 10 mila
metri quadrati e “riposiziona” l’intero
edificio all’interno della famosa
Museum Plaza della città, dove
alloggiano il Rijks (a sua volta oggetto
di ampio rinnovamento), il Museo Van
Gogh e la Concertgebouw. Inaugurata
lo scorso settembre, la nuova ala ha
ospitato una prima mostra temporanea
delle opere in grande scala e
installazioni di artisti come Carl Andre, Rodney Graham, Joan Jonas, John
Knight, Barbara Kruger, Melvin Moti
e Diana Thater. A questa farà seguito
un’attesa retrospettiva su Mike Kelley.
John Lewis Marshall e Jannes Linders Benthem Crouwel Architects
Quando le tende “sentono” il sole
Curiosa e innovativa la soluzione individuata dallo
studio di architettura Aedas per proteggere le due torri
Al Bahar realizzate ad Abu Dhabi dall’aggressività dei
raggi solari tipica dei paesi arabi. Per queste due nuove
strutture gemelle di 24 piani (ciascuna è alta 145 metri)
è stato infatti pensato un sistema a tendaggio costituito
da singole “tapparelle” sensibili alla presenza del sole. La
loro capacità di sentire l’alternarsi di luce e ombra anche
nel corso della singola giornata aziona un sofisticato
meccanismo in grado di aprirsi e chiudersi a seconda
del caso. Questo sistema concepito dallo studio inglese,
presente in oltre 20 Paesi, è stato chiamato Mashrabiya,
in omaggio alle finestre degli antichi edifici del mondo
arabo, dotate di un reticolo protettivo pensato proprio
per proteggere gli ambienti esterni dai caldi raggi solari.
Vincitrici di numerosi premi, come l’Innovation award
2012 di CTBUH (Council on Tall Buildings Urban Habitat),
le due torri saranno interamente destinate ad accogliere
gli uffici di alcune delle numerose società presenti negli
Emirati.
In Danimarca i porti si rilanciano con gli... Iceberg
In tutto il mondo ci sono progettisti che
pensano di riqualificare aree urbane
con soluzioni in grado di richiamare
alcuni paesaggistici tipici dei loro
Paesi. A farlo, e in modo alquanto
suggestivo, sono stati i due studi
danesi JDS/Julien De Smedt Architects
e CEBRA. In collaborazione con Luis
Paillard e SeARCH, gli architetti
danesi hanno infatti progettato un
complesso residenziale che riprende
la forma degli iceberg. Il progetto in
questione ha preso forma nella città
danese di Aarhus, con la finalità di
rilanciare il vecchio terminal portuale
per i container, in disuso da diverso
tempo. Al posto dello stoccaggio e
del transito delle merci, il progetto
Iceberg è parte integrante di un piano
urbanistico generale, concepito
per rigenerare l’area e offrire alla
cittadinanza nuovi spazi abitativi (un
terzo dei 200 appartamenti previsti è
stato destinato ad un uso residenziale
a prezzi calmierati). Per mediare fra
la necessità di un’elevata densità
abitativa e i limiti d’altezza previsti dal
piano generale cittadino, gli architetti
hanno pianificato un alternanza di
strutture alte intervallate da vasti
spazi collocati molto più in basso,
così da consentire ad ogni abitazione
un’adeguata quantità di luce naturale.
L’intervento, in fase di completamento,
ha riguardato un’area di circa 21mila
mq.
27
28
tendenze
TESTI ARCH. GIOVANNI TUZIO
IMMAGINI ENERGIE KER
Quando sembra proprio
legno
Impatto visivo e praticità, le caratteristiche delle piastrelle effetto legno
Nella progettazione d’interni, e nello
specifico caso dei rivestimenti, l’utilizzo
di materiali come la pietra naturale, il
legno, i metalli offre la possibilità di creare
innumerevoli effetti cromatici e di stile.
Spesso però i costi di questi materiali, la
loro inadeguatezza per motivi di praticità,
igiene o manutenzione ne limitano
l’impiego favorendo l’utilizzo di materiali
alternativi che possano imitarne l’aspetto
estetico aumentandone in alcuni casi la
praticità. In questi ultimi anni, grazie alla
ricerca in ambito tecnico ed estetico si è
riusciti a riprodurre sul gres porcellanato
gli effetti ossidati dei metalli, le striature
e le cromie delle rocce, i nodi e le venature
del legno, unendo così alla praticità che
contraddistingue questo materiale un
aspetto estetico innovativo.
Il gres porcellanato effetto legno fonde
insieme l’estetica di un pavimento ligneo
TENDENZE
con la praticità tecnica di un rivestimento
ceramico, il design e l’impatto visivo di
un parquet unito alla compattezza ed alla
resistenza di un rivestimento in gres.
Scegliere tali tipi di rivestimento implica
non solo fattori estetici e pratici ma anche
economici e di attenzione al rispetto
dell’ambiente.
Se la delicatezza del parquet spesso ne
scoraggia l’utilizzo o lo limita ad alcuni
ambienti, la resistenza del gres regala
invece a questo materiale un ruolo da
protagonista in tutti gli ambienti interni ed
esterni.
Abrasioni, agenti chimici, acqua e fonti
di calore non costituiscono un problema
per questo tipo di materiale, inoltre la
possibilità di riprodurre con sorprendente
veridicità i colori e gli effetti di numerose
essenze apre nuove possibilità per
l’arredamento dei moderni ambienti.
Il materiale fa registrare in linea di massima
costi inferiori rispetto ai tradizionali
pavimenti in legno, salvo eccezioni che
vedono il prezzo uguale o addirittura
superiore. Sono sicuramente più bassi i
costi di manutenzione di tali componenti,
(non ne è prevista una straordinaria tranne
casi particolari) e risulta molto più semplice
la pulizia.
Di contro, il gres richiama solo l’effetto del
legno, la gamma di prodotti è varia anche in
termini di qualità e finiture, ma per quanto
vicino al vero possa essere, l’effetto al tatto
e ad un’attenta analisi trasmette la diversità
29
dal materiale naturale. Altro elemento
che potrebbe giocare a suo sfavore è la
scarsa capacità di isolare acusticamente o
termicamente.
Le piastrelle ed i listoni in gres porcellanato
sono ottenuti tramite il processo di
sinterizzazione di argille ceramiche,
feldspati, caolini e sabbia, materie prime
che vengono prima macinate, poi finemente
atomizzate fino a raggiungere una polvere
a granulometria omogenea adatta alla
pressatura.
La cottura avviene ad una temperatura di
circa 1230°C in particolari forni dove la
materia prima è portata gradualmente alla
temperatura massima. Una volta raggiunta
la temperatura massima la si mantiene
30
tendenze
costante, e successivamente il materiale
viene raffreddato sino a temperatura
ambiente. Il processo di cottura
determina la ceramizzazione, detta anche
greificazione dell’impasto, attribuendo così
al materiale le caratteristiche tipiche di
resistenza alle abrasioni e impermeabilità.
Durante la fase di cottura la materia
precedentemente pressata subisce delle
deformazioni dovute al restringimento
dimensionale.
Tecnicamente le norme UNI definiscono
porcellanato la ceramica che possiede
un coefficiente di assorbimento all’acqua
minore dello 0,5% (UNI EN 176 ISO BI).
L’elevata idrorepellenza del gres favorisce
anche l’antigelivià, per cui questo materiale
si presta per la pavimentazione di superfici
scoperte sottoposte all’azione degli
agenti atmosferici. Elevata resistenza alla
flessione, alta resistenza alle abrasioni,
agli urti ed ai prodotti chimici sono le
caratteristiche meccaniche specifiche
del prodotto che lo rendono, come già
accennato, idoneo ad ambienti pubblici o
privati, interni o esterni.
Il gres porcellanato solitamente di colore
beige chiaro può essere colorato nella
fase di atomizzazione per cui il prodotto
finito viene chiamato colorato in massa.
Il processo di colorazione delle polveri
o la colorazione e la lucidatura post
composizione, permettono di riprodurre
venature, sfumature e altri effetti
riconducibili a pietre, legni e altri elementi.
Nel caso specifico del legno è possibile
riprodurre le essenze più svariate, il
rovere nelle varie tinte, il ciliegio o l’acero
solo per citarne alcune. Il mercato offre
svariate dimensioni, forme più o meno
quadrangolari, listelli e listoni di grande
formato, la cui lunghezza e larghezza
varia in funzione delle geometrie e dei
disegni che si intende riprodurre. Questa
possibilità permette di ottenere qualsiasi
aspetto del rivestimento senza rinunciare
alle caratteristiche del materiale ceramico.
Il gres porcellanato effetto legno come
tutti i prodotti edili ha prezzi che possono
variare in funzione di molteplici fattori,
soluzioni opera
Il prodotto più idoneo per la posa
di piastrelle in gres porcellanato è
RT Universal, colla per pavimenti
e rivestimenti ad alte prestazioni,
specifica anche per sovrapposizione
e posa su sistema di riscaldamento a
pavimento. RT Universal genera un
impasto tissotropico con tempo aperto
dilatato, idoneo per la posa di grandi
formati anche in ambienti sottoposti
alle sollecitazioni più gravose. La
versione “No Dust” – addittivata
dell’antipolvere “No Dust” – permette
di ridurre l’emissione di polveri che
si sviluppa al momento dell’apertura del sacco e nei processi di
miscelazione, a tutela della salute e del lavoro del posatore.
La piastrelle con effetto legno
devono essere fugate utilizzando una
colorazione simile ed adatta all’effetto
scelto. La gamma di colori Sigilfuga FS
(per la posa a fuga stretta da 0 a 4 mm)
o Sigilcolor (idrorepellente, effetto
goccia e antimuffa, per fughe fino a
15 mm) include numerose sfumature
e nuance del legno o accostabili
ad una piastrella effetto legno: dal
marrone chiaro, al cuoio, cotto, terra,
beige, rovere, tortora fino alla nuova
colorazione “Moka”.
TENDENZE
il formato, il design, la colorazione e le
caratteristiche tecniche. La colorazione e
la lucidatura determinano la riproduzione
più o meno fedele dell’essenza, pertanto
quanto più vicina al vero tanto più
costosa, la classificazione secondo le
norme UNI influisce ulteriormente sui
prezzi che aumentano quando il prodotto
è considerato di prima qualità e pertanto
rispondente ai parametri richiesti per
la certificazione. I costi minori sono in
linea di massima riferibili a prodotti
qualitativamente di scarso pregio
declassati per il non rispetto dei parametri
UNI ad esempio, prodotti non rettificati
che esplicitano i loro “difetti” soprattutto
in fase di posa in opera.
La posa in opera avviene mediante le
tecniche tradizionali utilizzate per i più
comuni pavimenti ceramici.
Qualora la posa avvenga su superfici
molto sollecitate, è bene curare in
modo particolare la composizione della
malta e assicurarsi che lo spessore dello
strato da realizzare non sia inferiore
ai 4-6 mm. Inoltre può essere molto
vantaggioso interporre tra il solaio e lo
strato di allettamento una guaina per
l’impermeabilizzazione della posa.
Tra i formati in commercio, quelli più in uso
sono i listelli o listoni, che una volta posati
in opera più si avvicinano come effetto a
quello dei tradizionali parquet.
Allo scopo di rendere più realistico
possibile l’effetto del pavimento ligneo la
tendenza è quella di ridurre al minimo le
fughe tra un elemento e l’altro fino alla
loro totale assenza, possibile però solo nei
casi di prodotti rettificati perfettamente
complanari. Qualora le fughe si rendessero
necessarie, per sopperire alla non perfetta
planarità degli elementi o per questioni
tecniche legate alla posa in opera,
possono essere ridotte al minimo ed
essere debitamente colorate in funzione
dell’essenza che il gres riproduce ed allo
scopo di rendere più omogeneo possibile
l’effetto d’ insieme.
Dal punto di vista progettuale è importante
realizzare un disegno di come si intenda
realizzare la posa in opera, tenendo conto,
che in funzione di quest’ultima possono
aumentare gli scarti di materiale dovuti ai
tagli (ad esempio con disposizioni a correre
in diagonale), oppure l’accentuazione
di eventuali irregolarità degli ambienti
qualora si decidesse per una posa a correre
in orizzontale o verticale degli elementi.
ENERGIE KER
Attenti alle nuove tendenze
estetiche così come alle nuove
tecniche che riproducono l’infinita
gamma di variazioni naturali,
Energie Ker ha sviluppato negli
ultimi anni diverse linee di
ceramiche in grès porcellanato
colorato massa con effetto legno.
Tra le più interessanti troviamo le
linee Woodstock, Urban Forest e
Xylon dove le idee più eccentriche
risultano le più originali:osare è
un imperativo morale. Unicità,
tradizione concretezza e design
sono i punti di forza delle serie. I
legni Energie Ker traggono spunto
dalle asce più consumate dei
vissuti pescherecci, dalla natura
e dalla città per uno stile di vita
in continuo cambiamento. Grazie
alla tecnologia digitale il legno
assume stonalizzazioni capaci di
rendere un’armonia unica, creando
ambienti del passato saturi di storie
e sapori e proiettarli nell’odierno e
nel moderno...
Il calore e l’intimità degli ambienti
realizzati rende gli spazi personali
ed avvolgenti, densi di tradizione
reinterpretata, perfetti per
ristrutturazioni di pregio come pure
adatti per soluzioni di attualità e
stile. Il calore del legno e la qualità
del grès rendono questo materiale
eternamente bello.
Fin dal 1991 quando si è
specializzata nella produzione
di gres porcellanato naturale,
smaltato e colorato Energie Ker
non ha mai trascurato l’attenzione
a una ricerca costante e metodica
finalizzata alla produzione di
articoli tecnici e qualitativamente
elevati adatti ai requisiti estetici più
disparati.
www.energieker.it
31
32
RUBRICA
IL
RIVENDITORE
TESTI Simone Giglioli
IL CENTRO CONGRESSI DI
OPERA HA SOSTENUTO L’IMPEGNO CON LE MIGLIORI MAESTRANZE
EDILMOSTRA
Via E. Fermi, 19
00058 Santa Marinella
(Roma)
Tel 0766 536096
vincere grazie alla nicchia
Edilmostra punta da oltre quarant’anni punta sui prodotti di fascia alta
Il successo duraturo di un’attività commerciale può dipendere da
molti fattori. C’è chi ha puntato tutto sui prezzi bassi, o su una
strategia di marketing aggressiva. Ci sono invece realtà come la società
Edilmostra, con sede a Santa Marinella, in provincia di Roma, che
hanno scelto di puntare sui prodotti di nicchia, appartenenti alla
fascia alta del mercato. Una scelta che in oltre quarant’anni di attività
è stata ampiamente ripagata da un successo commerciale crescente,
legato a commesse prestigiose.
“Il nostro raggio d’azione – spiega Enzo d’Emilio, fondatore e titolare
dell’impresa – riguarda principalmente Roma, il litorale laziale,
fino all’Argentario, ma non mancano, tra le nostre referenze, anche
commesse sulle isole (come Capri e Lampedusa), o nell’area delle
Dolomiti e all’estero (ad esempio Cannes, in Francia). Si tratta però di
episodi abbastanza sporadici”.
La vostra rivendita presenta una grande varietà di categorie
merceologiche.
“Il nostro showroom ha una superficie di 600 mq, suddivisi su tre
livelli. Qui il cliente ha una possibilità di scelta molto vasta. Si va
dalle vasche idromassaggio ai prodotti idrosanitari, dagli accessori
e i mobili per il bagno alle cucine complete, fino ai caminetti e agli
elettrodomestici da incasso”.
Ma quanto contano le piastrelle per il business di Edilmostra?
IL RIVENDITORE
33
magazzino, anche perché trattando prodotti di nicchia acquistiamo
dai nostri fornitori materiale già prenotato dai nostri clienti”.
Di certo, in questo momento a subire la crisi del settore costruzioni
sono maggiormente quelle realtà che lavorano specialmente con il
settore pubblico.
“La qualità dei nostri prodotti ci porta invece a lavorare
principalmente con i privati, ma negli anni qualche commessa
pubblica di prestigio l’abbiamo ottenuta, anche se come fornitori delle
ditte appaltatrici. Mi viene in mente, tanto per fare un esempio, la
vendita di rivestimenti per il museo del Vittoriano a Roma”.
A proposito di rivestimenti, trova che ci siano in questo periodo dei
prodotti che vanno più di altri?
“Ultimamente noto un certo apprezzamento nei confronti dei formati
grandi, dalle tinte pastello, per quanto riguarda gli interni. Per gli
esterni viene apprezzato molto il rivestimento con effetto roccia”.
Negli ultimi tempi i rivestimenti ceramici ad effetto legno sono stati
sempre più presi in considerazione come alternativa al parquet.
“Dipende dai casi. Il parquet continua a resistere. Certo, il
rivestimento ceramico rappresenta una valida alternativa, in
particolari contesti edilizi, come quelli nei centri abitati a ridosso del
mare, dove il rivestimento in legno è a maggiore rischio d’usura, per
via della sabbia”.
“Ha un ruolo di primo piano per il nostro giro d’affari. Diciamo che ne
copre circa il 50%”.
In base a cosa scegliete di commercializzare un determinato prodotto?
“Noi puntiamo sulla qualità. Abbiamo scelto infatti di
commercializzare solo quei prodotti ad alto valore aggiunto, di
nicchia, richiesti da quei progettisti e quei clienti che vogliono
realizzare immobili di alto livello Talvolta si tratta di personaggi
famosi, anche se preferisco non fare nomi per tutelare la loro
riservatezza. Giusto per fare un esempio, nell’ambito dei mosaici
abbiamo scelto di commercializzare solo quelle marche che
rappresentano il top, come Bisazza e Mirage”.
C’è chi osserva, almeno in altri settori, che anche nei periodi di crisi il
cosiddetto “alto di gamma” è quello evidenzia sempre un calo minore.
Avendo il polso costante della situazione, si sente di condividere
questa opinione, almeno nelle sue piazze di riferimento?
“Posso dire che anche nei prodotti di livello superiore qualche
flessione è stata registrata, ma di certo è stata minore rispetto a
quella accusata dai prodotti di qualità media o bassa. Nel nostro
caso, comunque, non ci sono mai degli eccessi di stock nel nostro
34
IL RIVENDITORE
Come tenete aggiornato il vostro parco prodotti?
“Essendo presenti sul territorio dal ‘69, abbiamo sviluppato un dialogo
costante con i grandi marchi e quindi siamo costantemente informati
sulle loro novità di prodotto. Detto questo, cerchiamo anche di capire
quali sono i nuovi trend, visitando le fiere più importanti del settore”.
Da quante persone è composta Edilmostra?
“In tutto siamo una decina. Fra questi ci sono anche ragazzi
esperti, che si occupano di curare e proporre al cliente dei progetti
(ovviamente per la parte che compete loro)”.
Lei ha tre figli. Pensa che entreranno anche loro nella vostra società?
“Vedremo. Penso che un settore come il nostro sia destinato ad essere
sempre più difficile e competitivo”.
Per quali ragioni?
“Da quando ho avviato questa attività il mondo dell’edilizia è
molto cambiato. Con internet, ad esempio, i clienti sono sempre
più informati su prezzi e
caratteristiche dei prodotti e si
affidano più difficilmente a un
unico rivenditore di fiducia”.
Quindi è più difficile un
rapporto duraturo?
Probabilmente lo sarà sempre
di più. In quarant’anni di
attività col 90% dei clienti ho
sviluppato un rapporto di totale
fiducia e amicizia, tramite
una grande attenzione alle
loro necessità. Non mi sono
mai limitato alla sola proposta
commerciale, ma ho sempre
cercato di offrire un servizio di
consulenza, anche recandomi
direttamente nei cantieri. A
volte rifletto sul futuro di un
lavoro come il mio, e penso che
sarà difficile per i giovani che
vogliono intraprendere questa
strada sviluppare un rapporto
simile”.
Crede che, come è avvenuto in
altri mercati, a farla da padrone
saranno sempre di più le grandi
strutture commerciali?
“Dipende. Non so se questo
potrà avvenire anche per
la mia fascia di mercato.
Le grandi reti, in genere,
puntano ai grandi numeri,
e difficilmente riescono a
seguire la commercializzazione
dei prodotti di nicchia, visto
che richiede un approccio
particolare, diverso da quello
necessario per i prodotti di
media e bassa qualità”.
RUBRICA
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36
CHE SQUADRA!
TESTI simone giglioli
Da azienda nasce... azienda
Edilceramica e Edilpavimenti, parla Marino Marini
Non è così raro che nel corso della sua
storia un’impresa passi dalle mani del
fondatore a quelle dei suoi eredi. Di certo
più raro è che da una realtà imprenditoriale
ne nasca un’altra autonoma, attiva
nello stesso settore, gestita dai figli del
fondatore. A raccontarci questa storia è
Marino Marini, titolare di Edilceramica,
società con sede a legale a Sabbionara di
Avio, in provincia di Trento.
Il signor Marini vanta oltre mezzo secolo
sul campo, anzi sul cantiere, nelle vesti
di posatore. Ancora oggi, benché sia
settantenne e pensionato, infatti, la
passione per il suo lavoro lo porta da un
cantiere all’altro del territorio. “Nonostante
la mia età - spiega – ho capito che la vita del
pensionato, iniziata nel 2002, non faceva
per me. Visto che mi annoiavo, ho voluto
continuare questo lavoro, anche se tenendo
dei ritmi più blandi rispetto a quelli del
passato, quando mi ritrovavo in alcuni
casi a trascorrere anche più di cento ore
settimanali direttamente in cantiere”.
È un amore per il lavoro che ha saputo
trasmettere anche ai suoi figli, come
accade a diversi artigiani. “Sin da piccoli,
ho cercato di coinvolgere i miei tre ragazzi
(Andrea, Stefano e Federico) nel mio lavoro.
Volevo che prima di scegliere le rispettive
strade conoscessero da vicino l’attività del
padre”.
Evidentemente è riuscito a comunicare
efficacemente il suo entusiasmo e la sua
passione per il mondo della posa, visto che i
tre sono rimasti a lavorare con lei.
“Diciamo che sono riuscito a far
comprendere l’importanza della posa
(una posa di qualità, naturalmente) per
l’edilizia. Andrea ha prima proseguito
gli studi diventando perito elettronico
e poi dedicandosi part-time alla nostra
attività, mentre gli altri due hanno scelto di
lavorare subito con me, una volta terminata
la scuola dell’obbligo”.
Nonostante la passione condivisa i tre
hanno però voluto raggiungere una propria
autonomia.
“Come, del resto è giusto che avvenga
in ogni famiglia. Pur continuando a
CHE SQUADRA!
37
carriera ho cercato, quando era possibile,
di proporre delle soluzioni alternative,
offrendo nuove soluzioni, diverse da quelle
consuete, anche quando si trattava del
semplice rivestimento di un bagno”.
L’azienda dei suoi figli, visto il successo
commerciale, ha iniziato a strutturarsi
con l’ingresso di nuove figure. L’organico
collaborare con me, tre anni fa hanno
scelto di avviare una propria società,
la Edilpavimenti, così da poter gestire
in piena libertà anche le rispettive
commesse”.
Ad accomunare le due società è anche la
struttura amministrativa e commerciale di
Ala, anch’essa in provincia di Trento.
“È una sede polivalente. Su una superficie
complessiva di 900 metri quadrati, infatti,
si trovano il magazzino dei rivestimenti, gli
uffici e lo showroom”.
Oltre a questa struttura, le vostre attività
sono accomunate anche da un ricco sito
internet.
“L’artefice della sua creazione è stato
Andrea. Oltre ad essere appassionato di
elettronica (lavora per metà giornata presso
una multinazionale svedese), nutre da
sempre un grande interesse nei confronti
della rete. Così ha scelto nel tempo di
sviluppare autonomamente questo sito
internet”.
È un sito veramente ricco di informazioni.
“In effetti lo è. Credo che tra le sue
pagine più interessanti vi sia la parte del
rendering. Il nostro sito consente al cliente/
utente, di visionare una simulazione della
posa, prima che questa venga realizzata. In
questo modo può rendersi conto se davvero
la soluzione immaginata per il bagno di
casa, o qualsiasi altra zona, sia davvero la
soluzione ideale”.
Insomma: non solo la posa, ma una vera e
propria progettazione.
“Io e i i miei figli siamo sempre stati
convinti che non bisogna mai accontentarsi
del servizio offerto, ma cercare di offrire
sempre qualcosa di meglio. Di diverso.
Anche io, del resto, durante la mia
38
CHE SQUADRA!
Edilceramica
Marini Marino e
Edilpavimenti
Showroom e Uffici
Via Corso Trento, 3
38016 Ala (TN)
Tel 0464 667773
[email protected]
si è arricchito con l’ingresso di un
geometra, una figura importante proprio
per migliorare l’approccio progettuale del
lavoro e, da qualche tempo, si è unita anche
la nipote Alice. È lei che copre l’assenza di
Andrea quando per metà giornata si trova
sull’altro posto di lavoro. “Dopo essere
stata adeguatamente formata da mio figlio,
ha iniziato ad occuparsi della progettazione
sulle piante degli immobili fornite dai
clienti”.
Ma qual è oggi il vostro raggio d’azione?
“La nostra attività viene svolta nel nostro
ambito territoriale. Diciamo che ci
muoviamo circa di 30 km, non di più”.
Evidentemente avete già sufficiente
lavoro...
“Per fortuna sì. Anche se la crisi è
innegabile, a noi non mancano mai le
commesse. Avendo lavorato con impegno
e passione per mezzo secolo, sono riuscito
a conquistarmi un buon numero di clienti
affezionati, compresi i loro discendenti.
Certo, forse si guadagna qualcosa in meno,
ma è perché le famiglie hanno ultimamente
meno soldi da investire per le abitazioni
nuove. Fortunatamente per noi c’è ancora
una richiesta sostenuta per quello che
riguarda le ristrutturazioni”.
Pubbliche o private?
“Quasi esclusivamente private. Il nostro
target principale sono infatti le abitazioni
(appartamenti e ville) del circondario”.
Ma perché non siete interessati alle
commesse pubbliche?
“Non è tanto una questione di disinteresse.
Il fatto è che le commesse pubbliche sono
presuppongono sempre delle gare che
vedono premiare solo il contenimento dei
prezzi. E noi, puntando invece alla massima
qualità possibile, che innegabilmente
presenta soluzioni con costi maggiori,
non riusciamo a essere competitivi.
Detto questo, qualche soddisfazione me
la sono tolta ugualmente in passato, con
le commesse pubbliche, come la posa per
la piazzetta situata nel centro storico
medioevale prospiciente il castello dei
Castelbarco nel Borgo di Sabbionara di
Avio”.
Ma dopo mezzo secolo di posa, e aver visto
i suoi figli sviluppare un’azienda nel suo
stesso settore, non ha proprio voglia di
ritirarsi?”.
“Questo è un lavoro che ho svolto e
continuo a svolgere con grande passione.
Finché la salute non manca, perché mai
dovrei smettere?”.
CHE SQUADRA!
La cultura aziendale
È ammirevole come, da una semplice foto, apparentemente così tecnica, così fredda
e così immobile, Andrea Marini riesca a comunicarci tanto! E vuole prendere proprio
come esempio questa foto, quella relativa alla preparazione per un intervento di una
posa in opera di un sottofondo, per dimostrarci la loro filosofia aziendale.
Andrea ci tiene a sottolineare come la ditta si avvalga esclusivamente di mezzi messi
in sicurezza: camion con gru per carico e scarico delle macchine ed attrezzature
di lavoro (che sono tutte verificate periodicamente come previsto dalle norme di
sicurezza cantiere). Inoltre, tutti in azienda hanno un occhio di riguardo sulla salute
della persona, anche attraverso l’aiuto di consulenti esterni, per monitorare ed aver
cura di informare tutti i collaboratori: questo tipo di lavoro può risultare molto
gravoso per la salute ed il corpo (schiena e ginocchia in primis) ed è importante che
tutti sappiano come comportarsi correttamente quando lavorano.
La chiama “cultura aziendale”, Andrea, da mettere sempre in primo piano!
Ammirevole.
39
40
CHE SQUADRA!
Il sito di un’azienda che guarda al futuro
“Covavo l’idea da tempo e lo scorso anno ho deciso di metterla in
pratica. Non sono un informatico, sono un autodidatta e ho strada
facendo, cercando proprio in rete idee e suggerimenti utili, tanto
per le questioni più tecniche, che per gli aspetti più “frivoli”, come
la scelta delle musiche”.
Difficilmente un’azienda di posatori si dota di un sito così
strutturato. Minimalista nella grafica, quello messo online da
Marini è uno strumento di grande utilità per il cliente. Oltre a
visionare i prodotti, il visitatore può scaricare i cataloghi dei
fornitori e se è un cliente acquisito, può visionare direttamente
online il rendering del progetto per la propria abitazione.
“Naturalmente si tratta di una parte riservata, alla quale può
accedere solo il cliente interessato”.
Oltre a questa parte, sul sito ve ne sono altre per spiegare e
raccontare l’azienda, le sue iniziative, le attività di formazione
svolte e, perché no, la propria visione dell’essere impresa, basata
sulla responsabilità sociale e sulla sostenibilità”.
Non è certo il classico sito/vetrina, quello sviluppato da
Andrea Marini per promuovere l’attività di Edilceramica e
Edilpavimenti. Chi navigando in internet approda all’indirizzo
www.mariniceramiche.com trova uno strumento che va ben al
di là della semplice presentazione dei prodotti. Il sito presenta
infatti numerose pagine, nelle quali il visitatore può si visionare
le foto dei prodotti, ma anche acquistarli online (nel caso
dell’arredobagno) e dare un’occhiata ad alcuni esempi di rendering
sviluppati per alcuni progetti.
“Con questo sito – conclude Marini – vorrei promuovere nel
corso del tempo l’importanza che noi attribuiamo al prodotto
italiano. Non è solo una questione di “nazionalismo”. Noi siamo
davvero convinti che il made in italy sia un patrimonio da tutelare,
specialmente in settori come quello dei rivestimenti ceramici,
dove ancora, nonostante la crisi, le nostre aziende rappresentano
un’eccellenza a livello mondiale. Nel nostro piccolo noi cerchiamo
di farlo proponendo prodotti italiani”.
Il cantiere nel Lazio: a sinistra
la situazione attuale del muro
ristrutturato con calce aerea e a destra
il muro trattato con calce idraulica.
RUBRICA
Una nuova idea di legno
In una realtà complessa e sfaccettata
come quella odierna, il desiderio di
un ritorno al passato si fa sempre
pIù pressante. Coniugare la moderna
tecnologia con emblemi di un tempo
lontano diviene un imperativo
categorico. Pensate alla libertà di
navigare in totale autonomia: solcare
i fiumi e i laghi con il proprio armo,
immersi nella natura più incontaminata
e cimentarsi nella quotidiana sfida
per la supremazia. Il legno è il
sovrano di questo mondo, un mondo
che pensavamo perduto, ma che
oggi Energie Ker intende riproporvi,
nell’ambito di una linea esclusiva, in cui
il ricordo dell’opera incessante di piccoli
artigiani intagliatori, è stato impresso
a futura memoria sui pannelli in
esposizione. Una vera e propria foresta
urbana: noi siamo come loro, vogliamo
essere liberi, vogliamo essere gli artefici
del nostro futuro e vogliamo prendervi
per mano ed accompagnarvi in questo
entusiasmante viaggio.
www.energieker.it
41
42
FORUM LEGALE
TESTI Avv. MARIA LUISA CALIENDI
[email protected]
Cantiere: chi è responsabile
in termini di sicurezza?
Le varie figure e le responsabilità, in base a quanto stabilito dalla Corte di Cassazione
Con una recente decisione, sentenza
n.6363/2011, la Corte di Cassazione, ha
riconosciuto la penale responsabilità del
datore di lavoro non solo per gli infortuni
occorsi al lavoratore, ma anche per quelli
occorsi a terzi che sostino occasionalmente
in cantiere.
A prescindere, quindi, dalla sussistenza o
meno di un rapporto di lavoro, il datore è
responsabile dell’ambiente di lavoro e dei
rischi ad esso connessi; spesso, purtroppo,
si tende a considerare in senso restrittivo
l’ambiente di lavoro in netto contrasto
con il dettato normativo e con il trend
giurisprudenziale in atto.
Le norme che disciplinano la sicurezza sul
lavoro (T.U. n.81/2008), infatti, non sono
dettate soltanto per la tutela dei lavoratori,
ossia per eliminare il rischio che i lavoratori
(e solo i lavoratori) possano subire danni
nell’esercizio della loro attività, ma sono
poste anche a tutela dei terzi, cioè di tutti
coloro che, per una qualsiasi legittima
ragione, accedono all’ambiente di lavoro.
Il primo concetto su cui occorre fare
chiarezza è quindi quello di “ambiente di
lavoro”.
La giurisprudenza, da ultimo con la
sentenza n. 2814/2011, ha stabilito che per
ambiente di lavoro deve intendersi tutto il
luogo o lo spazio in cui l’attività lavorativa
si sviluppa.
In tale luogo hanno il diritto recarsi o
sostare, anche in momenti di pausa,
riposo e sospensione dal lavoro, coloro che
sono autorizzati ad accedere al cantiere
e coloro che vi accedano per ragioni
connesse all’attività lavorativa. A titolo
esemplificativo è stata ritenuta la penale
responsabilità del datore di lavoro per
l’infortunio occorso al lavoratore all’interno
dell’ambiente di lavoro, infortunio avvenuto
in un momento di riposo dall’attività
lavorativa (pausa pranzo).
La vigilanza e la sicurezza sul luogo di
lavoro devono essere effettuate a 360 gradi:
il cantiere deve essere sempre un luogo
sicuro per tutti, anche per i terzi che vi
accedano legittimamente.
Il datore di lavoro (al pari degli altri titolari
di analoghe e contestuali posizioni di
garanzia) è, in generale, il soggetto su cui
incombe, in forza della disposizione di cui
all’art. 2087 cod. civ. e di quelle specifiche
previste dalla normativa antinfortunistica,
l’obbligo giuridico di garantire la sicurezza
nei luoghi di lavoro, l’incolumità fisica e la
salvaguardia della personalità morale dei
prestatori di lavoro.
Inoltre, ha il dovere di accertarsi che
FORUM LEGALE
IL CAPOCANTIERE
Tra i vari soggetti che si possono
individuare all’interno del sistema
di responsabilità penale disegnato
dal legislatore in materia
di sicurezza sul lavoro un ruolo
chiave è stato assegnato dalla più
recente giurisprudenza e alla luce
delle modifiche introdotte
dal D.Lvo 81/2008 alla figura
del capo-cantiere.
In particolare una recentissima
sentenza ha ribadito che il capocantiere assume la qualità di
garante dell’obbligo di sicurezza
del lavoro, in quanto sovraintende
alle attività, impartisce istruzioni,
dirige gli operai, attua le direttive
ricevute e ne controlla l’esecuzione
sicché egli risponde penalmente in
caso di lesioni occorse ai dipendenti
(Cass. 2013).
l’ambiente di lavoro abbia i requisiti di
affidabilità e di legalità quanto a presidi
antinfortunistici, idonei a realizzare
la tutela del lavoratore, e di vigilare
costantemente affinché le condizioni di
sicurezza siano mantenute per tutto il
tempo in cui è prestata l’opera.
Deve altresì attivarsi per controllare fino
alla pedanteria che i lavoratori assimilino
le norme antinfortunistiche nella ordinaria
prassi di lavoro. Tale onere di informazione
e di assiduo controllo si impone a maggior
ragione nei confronti di coloro che prestino
lavoro alle dipendenze di altri, venendo per
la prima volta a contatto con un ambiente
e delle strutture ad essi non familiari, e che
perciò possono riservare insidie non note.
Sussiste, pertanto, un cosiddetto “rischio
aziendale” connesso all’ambiente, che deve
essere coperto da chi organizza il lavoro.
È importante ribadire che le norme di
prevenzione degli infortuni sono stabilite
non solo per la protezione dei lavoratori
ma, come sopra illustrato, anche dei
terzi, che si trovino esposti al pericolo del
lavoro effettuato da altri nell’ ambiente
o ai pericoli dell’ambiente stesso, poiché
la sicurezza collettiva assume, in tale
settore, vera e propria rilevanza giuridica
meritevole di tutela penale.
In conclusione, si assiste sempre di
più nelle decisioni dei tribunali ad una
espansione della responsabilità del datore
di lavoro (o degli altri soggetti preposti)
che è chiamato a rispondere, civilmente
e penalmente,quale destinatario di un
onere particolarmente gravoso, per il
mancato rispetto delle norme in materia
a prescindere quindi da ogni rapporto di
dipendenza diretta con l’impresa.
È stato affermato più volte dalla
giurisprudenza che in materia di
prevenzione degli incidenti sul
lavoro, il capo cantiere, anche in
assenza di una formale delega in
materia di sicurezza sul lavoro, è
destinatario diretto dell’obbligo
di verificare che le concrete
modalità di esecuzione delle
prestazioni lavorative all’interno
del cantiere rispettino le norme
antinfortunistiche.
Il capo cantiere, infatti, è la
persona adatta a controllare la
corretta applicazione delle norme
per la prevenzione di incidenti
in cui possono essere coinvolti i
dipendenti (ovvero terze persone
estranee ai lavori) e deve verificare
che le concrete modalità delle
prestazioni lavorative all’interno
del cantiere rispettino le predette
norme.
In via generale, a prescindere
da formali nomine, in tema di
infortuni sul lavoro chiunque abbia
assunto posizione di preminenza
rispetto ad altri lavoratori, così
da poter loro impartire ordini,
istruzioni o direttive sul lavoro
da eseguire, è tenuto ad attuare le
misure di sicurezza, a disporre e ad
esigere che esse siano rispettate.
A nulla rileva, inoltre, che vi siano
altri soggetti contemporaneamente
gravati dallo stesso obbligo per un
diverso e autonomo titolo (datore
di lavoro, delegati o preposti): tutti
coloro che rivestono posizioni
di preminenza rispondono
individualmente e per intero e
l’omessa applicazione di una cautela
antinfortunistica è addebitare ad
ognuno dei titolari di tale posizione.
43
44
MARMI E PIETRE
TESTI Michele Sommaruga Geologo in Verona
L’UOMO E LA PIETRA
NELL’ANTICHITÀ
Il sito archeologico di petra, in Giordania
Storia di un intenso rapporto, dalle caverne ai marmi lavorati dell’Età classica
Il rapporto dell’uomo con la pietra affonda
le sue radici nei tempi più remoti, alla scala
dei milioni d’anni; ovviamente, di esso vi è
testimonianza più copiosa e durevole che
non di quello riferibile ad altri materiali più
deperibili quali il legno o parti di animali
(ossa e tendini).
Tuttavia, l’uso di essa non è caratteristico
della sola specie umana: le scimmie
antropomorfe utilizzano talvolta pietre
quali percussori, ma anche altre specie ne
usufruiscono nella loro quotidianità: alcuni
tipi di uccelli (facevano così pure varie tipi di
dinosauri) inghiottono ciottoletti quarzosi
detti appunto gastroliti, per migliorare
l’efficienza dello sminuzzamento del cibo
nello stomaco; insetti come le Friganee
trascorrono lo stadio larvale nelle acque
dolci protette da un astuccio mobile o fisso
al fondo, costituito da pietruzze agglutinate
con seta; infine, numerosi animali e piante
pioniere trovano riparo nelle cavità di ogni
dimensione presenti nelle rocce.
Per tornare agli umani, già i primi ominidi,
abbandonato l’ambiente forestale, si
rifugiavano in grotte o ripari sotto roccia
che li proteggevano dalle intemperie e dai
predatori; ma l’aspetto più caratterizzante
e specifico dei nostri antenati è stato l’uso
sempre più sofisticato delle pietre quali
utensili d’uso quotidiano (percussori, lame,
punte da offesa, da scavo e persino da
trapanatura).
Se le pietre arrotondate ben si prestavano a
pigiare e molare, quelle aguzze consentivano
operazioni più raffinate quali il taglio e la
sagomatura di pelli e pezzi di legno; pertanto,
utili erano quelle che, opportunamente
percosse e fratturate, si scheggiavano
spontaneamente in lame e punte: atte a
questo scopo erano soprattutto le ossidiane
(vetri vulcanici prodotti da una rapida
solidificazione delle lave) e le selci, varietà
di silice amorfa o formata da cristalli molto
piccoli, impura, che si trova inclusa sotto
forma di noduli o letti in rocce di diversa
composizione, specie nei calcari.
In rapida carrellata seguiamo questa
attitudine umana: due milioni e mezzo
d’anni fa viveva in Africa l’Homo habilis,
detto così per la sua capacità di produrre
strumenti; gli successe l’Homo erectus,
ormai estinto da quasi 500.000 anni alla
comparsa dell’Homo sapiens; entrambi
questi ultimi furono sempre più abili nel
lavorare la pietra.
Circa 190.000 anni fa, infine, importanti
mutazioni produssero l’uomo moderno,
MARMI E PIETRE
45
Resti dell’antico insediamento Maya di Tulum, in Messico (Foto: Giorces)
detto magnanimamente sapiens sapiens.
In questa trafila evolutiva, la forma dei
manufatti litici è così caratteristica di
ogni epoca e livello tecnologico, da essere
usata per datare i reperti in assenza di altri
indicatori.
Ma solo 35.000 anni fa le capacità umane
di idealizzazione subirono un vero salto
quantico, ancora una volta registrato dalla
pietra: esso è testimoniato dai primi graffiti e
disegni parietali tracciati su massi e dirupi,
ma soprattutto sulle pareti di numerose
grotte, specie in quelle franco-pirenaiche.
Essi raffigurano in modo talora possente
e straordinariamente moderno animali ed
esseri umani e sembra siano stati prodotti da
sciamani sotto l’effetto di droghe vegetali in
grado di suscitare visioni oniriche scambiate
per reali comunicazioni con mondi contigui
al nostro, di cui si cercava poi di fissare la
memoria dell’incontro.
Il passo successivo fu quello di scolpire
ossa e pietre a raffigurare figure umane
soprattutto femminili, ma anche animali,
quali cavalli, cervi, uccelli, ecc. In quelle
epoche gli uomini erano nomadi cacciatoriraccoglitori e la produzione artistica su
e con pietra era limitata a piccoli oggetti
trasportabili; l’uso funzionale grandioso e
celebrativo della pietra, tuttavia, fiorì dopo
la scoperta dell’agricoltura, avvenuta circa
10.000 anni fa nella Mezzaluna fertile e poi
indipendentemente in altre regioni della
Terra.
L’uomo divenne stanziale: a partire dal
Medio-Oriente furono edificati i primi
villaggi stabili: successivamente sorsero vere
città-stato, abitate da complesse società
diversificate in classi sociali e, infine, dei
grandi imperi.
Nel Nord Europa furono erette grandi steli
isolate o allineate, oggi dette Dolmen e
Menhir; esse commemoravano grandi capi,
particolari eventi o il ritmo dell’apparente
danza solare, come il complesso di
Stonehenge in Inghilterra; tali civiltà, diffuse
anche nel Mediterraneo, come, ad esempio, a
Malta, furono dette megalitiche.
Alcuni dei principali giacimenti di marmo dell’Età Classica
In tale mutato contesto urbano e sociale,
46
MARMI E PIETRE
e munito di lunga punta; per disgaggiare i
blocchi si usavano cunei simili agli odierni,
ma con testa più piccola del corpo.
Per facilitare il trasporto del materiale
estratto, venivano scelte pareti rocciose
prossime ai fondovalle, si scopriva il fronte
e la sommità dell’affioramento e poi si
isolavano i blocchi a forma di parallelepipedo
con tre scanalature verticali tra loro
perpendicolari, scalzandoli infine alla base
mediante cunei.
Marmo pentelico, caratteristico della Grecia, impiegato per la costruzione del Partenone
(Foto: MM)
le classi dominanti avviarono un utilizzo
sempre più massiccio di pietre di ogni tipo e
dimensioni, non solo a scopi difensivi (sino
a produrre mura ciclopiche), ma anche a
testimoniare la loro ricchezza e grandezza o
la potenza delle religioni e delle divinità.
Testimonianze di quel passato, in primo
luogo delle antiche civiltà medio-orientali,
sono i resti di Persepoli in Persia, le possenti
mura delle città fenicie, ma, sopra ogni altra,
le immense piramidi egiziane, le sfingi, i
templi con immensi colonnati e le enormi
statue scolpite nei dirupi collinari.
Ancor oggi ci domandiamo quali sistemi
siano stati posti in opera per trasportare quei
blocchi di enorme peso e dimensioni anche
da grandi distanze; gli Egiziani li staccavano
in cava con cunei di legno infissi a rifiuto e
poi imbevuti d’acqua a dilatare; per il taglio
usavano arnesi di ferro temprato e per la
lisciatura sabbie abrasive e pezzi di granito
con duri corindoni incastrati; per il trasporto,
infine, utilizzavano corde, rulli, macchine
elevatrici e navi .
Col fiorire dell’epoca classica, la civiltà greca
si avvalse dei marmi nell’arte scultoria (in
cui eccelse) e nell’architettura, sia portante
che ornamentale. Numerose cave, dette
latomie, furono così aperte in Italia, nelle
Isole Egee e altrove; da esse venivano estratti
marmi pregiati come il Lychnites a grana
lucente, dell’Isola di Paros, il più celebre
dei marmi antichi, oppure quello del Monte
Pentelico in Attica, candido e a grana fine,
simile allo Statuario delle Alpi Apuane, con
il quale fu edificato il Partenone, o il Tenaro,
stimato il più bello dei marmi neri ed estratto
dall’omonimo promontorio greco.
Gli Etruschi, rivali dei Greci, ebbero scali
commerciali come quello della città di Luni,
emporio di marmi apuani; essi utilizzavano
anche l’alabastro, estratto da masse gessose,
specialmente per produrre urne cinerarie.
La conquista romana di entrambe le sponde
del Mediterraneo unificò il commercio
delle pietre da taglio: a partire dall’ultimo
secolo della Repubblica, l’attività estrattiva
raggiunse dimensioni mai viste e un uso
sfarzoso soprattutto dei marmi, a celebrare
la grandezza imperiale e la potenza delle
famiglie più illustri.
A Roma e nelle città delle province più
ricche, affluirono i graniti e i porfidi egiziani,
i pregiati marmi greci ed italiani, e pure
quelli dell’Asia minore e della Numidia; ne
ricordiamo qui alcuni, come il Giallo Antico
o Numidico o Libico del Monte Maurasido
nelle coste di Barberia, di colore zafferano
gradante al bianco, macchiato di giallo scuro
o dorato; il Nero d’Egitto o di Lucullo, il
console che primo lo usò a Roma, percorso
da poche vene bianche lunghe e strette, che
veniva scavato in un’isola del Nilo, e il Bianco
e Giallo d’Armenia Minore detto Fengite per
il suo splendere a specchio.
In questo fermento, i migliori scultori ed
architetti greci furono chiamati a Roma e
nelle principali città dell’Impero per abbellire
i panorami cittadini e gli scorci privati. Un
intatto riflesso di questo splendore classico
sono le facciate della città Nabatea di Petra
in Giordania, conquistata da Traiano,
interamente scolpite nei rilievi rupestri e le
numerose rovine di grandi città diffuse su
entrambe le sponde del Mediterraneo.
Le cave romane erano quasi tutte patrimonio
imperiale, più raramente di privati; alcune
impiegavano anche migliaia di lavoratori
attinti tra gli schiavi, i condannati e
successivamente fra i Cristiani. Essi erano
divisi in corpi o collegi a seconda della
specializzazione e venivano amministrati da
un prefetto del fisco imperiale e sorvegliati
da un centurione e dal suo presidio militare.
Si lavorava con vari strumenti testimoniati
da quelli rinvenuti nelle Alpi Apuane: la
picchetta, simile al martello da muratori,
terminava con una punta ricurva di acciaio
e aveva un manico di quercia; la mazzetta,
anch’essa simile all’odierna, aveva testa
piatta quadrata a un estremo e punta
piramidale all’altro; il piccone era diritto
Ogni blocco veniva contrassegnato con una
incisione o un inserto in piombo recanti il
suo numero progressivo, il nome della cava
d’origine nonché del procuratore, del soldato
e del servo preposti. Il taglio delle pezzature
era eseguito con scalpelli e la recisione
in tavole avveniva mediante seghe; per le
perforazioni si usavano trapani, mentre
la messa in opera si compiva con l’uso di
macchine a carrucole e con argani atti al
sollevamento e alle girate.
Il trasporto su lunghe distanze procedeva via
mare con le navi onerarie o lapidarie anche
perché di fatto le cave più importanti erano
per lo più ubicate lungo le coste marine
(Luni, Imetto, Pentelico, Paros, Chio, Mileto,
ecc.) o lungo i fiumi (Siene, Filea, Alabastron,
ecc.). Alcune cave, però, si trovavano in zone
dell’interno, come quelle del granito grigio
e del porfido del Monte Claudiano, distante
130 km da Cenopoli sul Nilo o del Marmo
di Alabanda, in Caria, distante 100 km dalle
coste del Mar Egeo.
In Italia rinomate furono le cave di marmo di
Luni, quelle di granito delle isole d’Elba e del
Giglio e altre di siti Alpini o prealpini, come
quelle aperte presso Verona e Brescia.
Il tracollo dell’Impero romano d’occidente
condusse al declino pressoché totale di
questa attività nelle sue Province, ma
l’estrazione e la lavorazione del marmo
continuò nella sua divisione orientale, anche
se con l’utilizzo di un minor numero di cave.
Così, per più di cinque secoli, le tecnologie
e le professionalità legate all’uso della pietra
subirono un regresso culturale e tecnologico,
mentre nuove cave di conci già bell’e pronti
divennero proprio gli antichi monumenti
classici, rovinati o abbattuti dai barbari,
vennero poi saccheggiati dalle popolazioni
sopravviventi.
Ma l’uso della pietra per costruire enormi
complessi architettonici proseguiva in
remote civiltà quali quella Maya e l’Azteca in
centro America e nei grandi regni dell’Asia
meridionale. Nell’undicesimo secolo,
quando nuove disponibilità economiche
resero possibile la costruzione delle grandi
cattedrali gotiche, vecchie tecnologie
conservate a oriente e reimportate dagli
arabi, nonché nuove conquiste tecnologiche
consentirono la ripresa dell’attività
estrattiva, la scoperta di nuovi bacini
estrattivi e la creazione progressiva di un
mercato globale: ma questa è storia più
moderna e altrettanto complessa, che può
essere oggetto di un altro articolo.
Benvenuta!
Le Edizioni Moderna si arricchiscono di un nuovo gioiello.
Edizioni Moderna
®
48
L’ESPERTO RISPONDE
Invia le tue domande a
[email protected]
Quando usare Scudonet o
Fibronet 150?
Sebbene possano sembrare
molto simili Scudonet e Fibronet
150 hanno due utilizzi diversi.
Scudonet nasce per armare gli
impermeabilizzanti, mentre
Fibronet 150 è specifico come
armatura per il cappotto,
essendo una rete certificata
ETAG004. Scudonet ha un peso
specifico al metro quadro ridotto
(110 g/m2, Fibronet 150 g/m2) ed
una resistenza all’allungamento
inferiore rispetto a Fibronet (3%
contro i 3,5%).
Inoltre è molto importante
sottolineare che sebbene non è
vietato utilizzare Fibronet 150
saper fare
è fare sapere.
le domande frequenti
dei posatori
GLOSSARIO
nelle guaine impermeabilizzanti,
è importante non usare
Scudonet per il cappotto, perché
per questi specifici utilizzi è
necessaria una rete certificata.
Qual è la differenza tra
Scudoband e Scudoband
Adesivo?
Entrambi sono accessori
complementari a prodotti
impermeabilizzanti (quali
Scudo, Scudo Revolution e
Sanigum), da applicare nei
giunti di dilatazione, perimetrali
e nei punti di deflusso delle
acque per supportare e
garantire maggiore elasticità
all’impermeabilizzazione.
Scudoband è una fascia
elastomerica ricoperta di
poliestere non tessuto che
va applicata ed incorporata
all’impermeabilizzante ancora
fresco (quindi in fase di stesura),
esercitando una pressione con
spatola liscia.
Quando invece al posto di una
guaina impermeabilizzante (come
ad esempio Scudo) si sceglie di
utilizzare la carta catramata,
sarà necessario utilizzare
Scudoband Adesivo che, grazie
alla sua fascia autoadesiva, ne
permette l’ancoraggio al rotolo.
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fine di perfezionamento degli abbonamenti e
in osservanza della legge 30/06/2003 n. 196 in
materia di tutela della privacy