Sommario - Euno Edizioni
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Sommario - Euno Edizioni
Sommario Presentazione Maria Rita Parsi Prefazione Rosaura Giovannetti 9 15 Antropologia della chat Introduzione Gino Gianfelice 23 1. Comunicazione e solitudine, p. 23 - 2. Mali di ieri, mali di oggi, p. 25 3. Mondo virtuale e comunicazione virtuale, p. 28 Capitolo primo Il web, meglio conoscerlo Maria Spallaccini 1. Come funziona il web, p. 33 - 2. La chat, p. 35 - 3. Pericoli della navigazione sul web per ragazzi e bambini, p. 40 - 4. Genitori e figli: l’approccio educativo, p. 45 33 Capitolo secondo Le fiabe dal mondo virtuale Fabrizio Trippi Capitolo terzo Interviste in diretta chat. Innamorarsi in chat: avventure e disavventure 47 53 Claudio: «Homo hominis della chat», p. 54 - Laura: la chat, per tanti è una rovina, un’ossessione, una droga, p. 71 - Sweet: posso essere sincera? Mi piace sentirmi un po’ intrigante, p. 74 - Karma: retrospettiva di una chat, retrospettiva di una coppia, p. 77 - Bird: alla ricerca della donna mamma, p. 85 - Paperino1: ma chi sono le persone che fanno cyber sex?, p. 94 - Paolino64: mi mostro in cam in cambio di rikarike, p. 97 Gabbiano: a lui è successo davvero!, p. 104 - Andrea: la mia prima ragazza e storia, p. 106 - Valerio: prendi questo tramonto... foto scattata in Umbria, p. 109 - Marco: dietro il nick c’è una persona... sempre, p. 115 Stefano: mancano gli occhi... occhigiusti, p. 119 Capitolo quarto Conversazioni: la chat come salotto 122 Alberto: mi piacerebbe parlare di teatro, cinema, arte, p. 122 - Padrecarlo: un sacerdote in chat... viva la sincerità!, p. 135 - Noi donne assatanate di emozioni, p. 146 - Paolo: un uomo che parla degli uomini, p. 150 - Chicca: ma cosa è cambiato dal ’68 a oggi nella sessualità dei giovani? p. 152 - Darkside: ormai è popolata da travestiti, finte donne, gay... tutti che lo vogliono mostrare in cam, p. 156 - Monologo di Antonio: dopo 15 anni di chattate, p. 159 - Monologo di Antonello: la mia avventura con videotel... prima chat, p. 168 - Occhigiusti: lascia tutto e vai... corri, p. 171 Capitolo quinto L’incesto... solo fantasia o realtà? Sirio: l’incesto sembra molto praticato o fantasticato, p. 173 - Mike85: attento osservatore della mamma, p. 177 - Luca: la mamma... il primo amore!, p. 182 - Michela: separata-single in attesa di un bimbo p. 188 Luca: consigli alle mamme per sedurre il proprio figlio, p. 201 173 Capitolo sesto Innamoramento in diretta: ecco come ci si innamora in chat Conversazione tra due donne 206 Conclusioni Analisi sociale e psicologica 233 I dieci Assunti di base 236 Bibliografia 256 Sitografia 258 Presentazione di Maria Rita Parsi Sono passati dieci anni da quando con Elena di Ruzza e Roberta Rizzo ho pubblicato ch@t ti amo, raccolta di conversazioni in chat, il cui sottotitolo, «sesso e amore in rete», trova nel libro di Rosaura Giovannetti un erede avanzato, perché nel frattempo l’uso della chat, come di Internet in genere, si è esteso e dotato di più recenti tecnologie e di più disinibite grammatiche. Non vi è dubbio che i new media, caratterizzati rispetto ai precedenti dall’interattività, hanno segnato una svolta antropologica e una cesura generazionale e geo-socio-culturale. Si parla infatti di digital divide, ovvero della divisione tra popoli che, in forma socialmente diffusa, ne dispongono e popoli che non ne dispongono e sono quindi relegati alla periferia della storia. Ma si parla anche, all’interno dello stesso mondo, di nativo digitali e stranieri digitali. Internet rappresenta una svolta storica, una rivoluzione dall’impatto superiore a quella industriale, ancora da decifrare e interpretare per il noto problema che la tecnologia procede molto più in fretta della riflessione. È quindi necessaria una messa a fuoco antropologica che rilevi la modifica di aspetti specifici dell’umano sia nella sfera cognitiva, che in quelle emotiva e relazionale. 9 Come e più degli altri mezzi di cui l’uomo si è progressivamente dotato, Internet può costituire un potenziamento o una riduzione delle qualità dell’umano e ciò dipende dall’uso che ciascuno ne fa, ovvero, come ogni percorso, «dipende dal manovratore». E questo vale anche per quel segmento di Internet costituito dai social networks e dalla chat in particolare, in cui l’interattività si fa immediata. Nel loro uso virtuoso facebook e simili costituiscono un’estensione della sfera relazionale diretta, cui risultano complementari; nel loro uso distorto finiscono invece per divenire sostituti o surrogati delle relazioni di prossimità. Nel primo caso arricchiscono, nel secondo impoveriscono. Si chiama «generazione hikikomori» quella che si «rintana» nel mondo virtuale della community, fino all’annientamento della sfera sociale che la circonda. Può anche accadere che l’uso della chat preceda una vita di relazione diretta, consentendo ad alcuni di superare difficoltà e timidezze: ben venga questo, purché traghetti verso effettive e non solo virtuali amicizie. Sia ch@t ti amo, dieci anni fa, che Antropologia della chat, oggi, si concentrano prevalentemente sulla dimensione della sessualità in chat, ovvero su quello che è certo l’ambito più rischioso, complesso e privato delle relazioni umane. Quali mutazioni presenta oggi l’uso della chat sul modo di vivere il sesso? Essa appare come strumento di trasgressione a basso rischio, dove la finalità esplicita semplifica l’approccio, l’anonimato riduce l’esposizione personale e l’andamento virtuale crea un sentore di innocenza e non contaminazione. C’è perfino uno degli intervistati che vede nel sesso in chat la salvezza di tanti matrimoni decotti: farsi una, due, tre amanti virtuali – lì chiamate significativamente, secondo il codice dei social networks, «amiche» – consola e non impegna. 10 In realtà, sono due gli utilizzi sessuali della chat: come strumento di approccio, che prelude a incontri reali, magari da parte di persone insospettabili, che si sentono garantite dal fatto di abitare in zone lontane e dal nickname – in tal caso la chat fa da mezzana a rapporti non virtuali –, e nell’altro utilizzo è lo stesso rapporto sessuale a consumarsi in internet, tramite l’uso della webcam. Ora, se riportiamo un simile rapporto al binomio potenziamento/riduzione dell’umano, cominceremo col vedervi un rapporto bisensoriale, dove sono coinvolti vista e udito ma non tatto, olfatto e gusto. I grandi maestri dell’erotismo ne sarebbero delusi per motivi non certo di ordine morale. Il rapporto si svolge a livello reciprocamente televisivo, voyeristico, con la conseguente sparizione del corpo dal sesso, nel senso che il corpo c’è ma non è esperito nella sua totalità. Si tratta di due onanismi speculari e riflessi; verrebbe da dire, spostando l’analisi dal sesso all’affettività: due solitudini che si spiano a distanza. La relazione si presenta anche carente dal punto di vista narrativo, aperta e chiusa da un click, senza premesse, contesto e divenire. Vale la pena ricordare che la rimozione del corpo coincide con la rimozione della morte, che, secondo diverse analisi, caratterizza Internet. Del resto, dopo essere stato allontanato dalla medicina puntata sulla tecnologia, il corpo sparisce dal sesso. In rete, il corpo si volatilizza nella comunicazione. L’«uomo comunicativo» si spinge avanti, col più avanzato dei suoi strumenti, con sacrificio dell’«uomo relazionale». La comunicazione tende a essere unidimensionale, la relazione è sempre onnilaterale e complessa. Ed è interessante considerare le nuove forme di prostituzione in Internet: ragazzine che si fanno guardare in cambio di ricariche telefoniche. La prestazione comunicativa si paga con moneta comunicativa: il valore di scambio è ricondotto a un denominatore comune, 11 secondo i fondamentali dell’economia. A differenza della maggior parte degli intervistati, quelle ragazzine sono nativo digitali e presentano una grammatica inappuntabile. Internet tende poi a generare un tipo di dipendenza cui la psichiatria ha dato un nome specifico: IAD (Internet Addiction Disorder), e infatti il sesso in Internet genera dipendenza, come testimoniano alcuni intervistati, incapaci di farne a meno anche nel tragitto in auto, con evidente comportamento regressivo. È poi facile che la ripetizione porti ad elevare il livello trasgressivo, cercato nelle varie strade telematiche, che ospitano ogni possibile livello di perversione. Un altro aspetto da rilevare è la messa in scena che il rapporto a distanza consente, con cambio di identità ed esibizione di informazioni false di sé. Nelle interviste c’è chi osserva che su Internet tutti mentono ma più che di menzogna, che nella vita reale appare come una sgrammaticatura, si tratta di una dimensione, quella virtuale, di superamento del binomio vero/falso. In Internet diventa vero ciò che viene comunicato come tale e falso il suo contrario. La coerenza è interna a quel mondo e prescinde dalla corrispondenza ai dati reali. Proprio per questo, in rete c’è chi si «reincarna» simbolicamente, concedendosi una second life, magari con età e sesso diversi dai propri. Anche qui si supera il corpo e la determinatezza per rendersi immaginabili e raccogliere le adeguate risposte. Se è vero che, come ho osservato prima, rete e chat di per sé, come tutti gli strumenti, non sono né buoni né cattivi ma molto dipende dal manovratore, a ciò consegue l’importanza fondamentale della formazione di chi è destinato a usarli, in particolare delle nuove generazioni di nativo digitali. Per usare correttamente i mezzi occorre avere consapevolezza dei fini cui indirizzare la vita. Non è certo la competenza tecnologica che rende capaci di usare in modo non alienante Internet ma oc12 corre un’opera educativa che punti all’introiezione degli obiettivi capaci di qualificare l’umano e metta in grado di istituire gerarchie di valore e riferimento a contesti. La stessa sessualità non può essere «astratta» ed emarginata dalla vita, che è una dimensione complessa, ma ricondotta a essa, come sua intrinseca qualità. Proprio in vista dell’esigenza formativa, «Movimento Bambino» ha pubblicato nel 2008 la Carta di Alba, dedicata all’interpretazione della rete e al suo utilizzo virtuoso. Anche se scritta in precedenza, la Carta di Alba rappresenta la pagina successiva di questo libro di interviste in chat, perché fornisce strumenti concettuali e formativi per superare l’inquietudine antropologica che esse generano. 13 Prefazione 1. Io, internauta, e il popolo di Internet Ho aperto la finestra, mi sono affacciata e non ho visto occhi, né corpi; con nick e frasi invitanti entravano e uscivano come anime perse alla ricerca di chissà che cosa... non ci capivo niente! E prima che riuscissi a mettermi d’accordo con la tastiera per captare «qualcuno», mi sono vista scorrere sul monitor solo improperi del tipo: «...ma chi ti credi di essere? ...almeno rispondi ...ce l’ho pronto e duro ...fammi liberare ...sei sola e senza marito? ...ti vuoi divertire? ...quanti ne hai segati oggi? ...sei già al lavoro eh? ...sono l’idraulico, mi fai entrare? ...sono un 18enne, voglio una donna matura ...cerco piedi femminili, la prego mi faccia vedere i suoi piedi ...siamo una coppia bisex, ti andrebbe?...». Un colpo! Ma dov’ero! Improvvisamente un flash mi ha riportato ai bagni del Liceo, dove, durante i tempi di assenza dei professori dalla classe, ci si incontrava per fare le sedute spiritiche: lettere e numeri scritti su pezzetti di fogli di quaderno, un bicchierino all’ingiù, un po’ di cate15 na energetica a toccarsi l’ultimo dito della mano, il tutto appoggiato su un vecchio banco di scuola verticale con calamaio – reperto storico degli anni fascisti, lasciato là –, un cerchio di lettere e numeri, una ruota magica come la tastiera del pc, un bicchierino che si muove per una strana, mai capita, combinazione di energie come il mouse... Ma che bello però! Là bisognava almeno essere in cinque e sempre con una che aveva una spinta in più, e cioè quella medianica, per trascinarci tutti, o meglio, per far venire le anime defunte a chiacchierare con noi... e cosa si chiedeva a queste povere anime perse come quelle delle chat? Beh non certo sesso, visto che erano belle che defunte! Le domande ricorrenti erano: «quando verrà la fine del mondo? ...cosa ne sarà del Cile e del Vietnam?». Una volta venne Mao in persona e ci consigliò, a noi extraparlamentari di sinistra, di fare pace con Berlinguer; ma il compromesso storico ormai era alle porte e poco dopo Moro fu assassinato; ma ciò, queste anime erranti non ce lo dissero, non ci dissero che la nostra giovinezza ricca di striscioni, occupazioni e assemblee di lì a pochi anni sarebbe stata solo un bel sogno da raccontare a figli e nipoti persi nelle chat, invece che nel nostro classico «muretto» pomeridiano – dopo i compiti scolastici consumati col buon tè Twinings – dove ci si incontrava con il «Ciao», la «Vespa» e il «Gilera» per fare un po’ la «sintesi» della giornata scolastica e ridere o piangere sui vari amori nati tra i banchi. 16 È davvero un mondo sommerso Un mondo così detto virtuale, popolato dalle stesse persone con cui quotidianamente ci incontriamo, comunichiamo, amiamo, dividiamo anche spazi lavorativi e... non sappiamo nulla di loro, né loro di noi; non sappiamo, ad esempio, che parallelamente viviamo in un’altra dimensione, alla scoperta del cyber sex! In questo mondo ci sono anche i nostri figli che vivono la chat come l’iniziazione alla loro sessualità. Attraverso la webcam ci si invita al gioco del cyber sex, una sorta di autoerotismo, che deve essere assolutamente «trasgressivo e intrigante» per accedere all’onore di aver perso la verginità, ovviamente quella virtuale, intesa come la «Prima Volta». Ho chattato con giovani ma anche con non più giovani, alla ricerca disperata di qualcuno che li aiutasse a perdere la verginità! Continuando in questo «Inferno dantesco», fatto di gironi, ho incontrato la «prostituzione» di giovani ragazze, pronte a tutto – sempre con la webcam – per una ricarica... da 5 euro per quindici minuti di sesso virtuale E cosa dire di noi? Come ho detto prima ci siamo anche noi in questa realtà virtuale: genitori e non, sposati, separati o divorziati, fidanzati o single, ci siamo tutti: laureati e operai, disoccupati e liberi professionisti, ingegneri e professori, casalinghe e manager, preti e colonnelli, carabinieri e generali, insegnanti e alunnni a sfruttare, soprattutto, non il lato positivo della chat che dà la possibilità di incontri nuovi di amicizia, di lavoro, ma la trasgressione e l’intrigo, proprio come i nostri figli (chi li ha, ovviamente) o i nostri nipoti. Emerge, dalla mia ricerca, l’immagine della coppia in crisi che per ovviare a una separa17 zione con tutti i vari passaggi che richiede – legale, sociale, psicologico, economico, affettivo ecc. – tenta il tutto per tutto cercando eccitazioni e stimoli in chat alimentando così un mercato degenerativo del sesso. In questa intervista, in particolare, spicca una sintesi lucida e breve del personaggio-tipo femminile che vive la chat con le sue motivazioni. Poi ci sono... ...quelle che amano il sesso virtuale, godere da una webcam; ...quelle che si sentono già innamorate e, per loro, quando ci si spoglia in web, è come se stessero facendo l’amore realmente; ...quelle che amano farlo per cell. solo per cell.; ...quelle che fuggono dai mariti per avventurarsi chissà dove; ...quelle che vanno solo per avventure e basta; ...quelle che pensano che, anche se sposate, comunque devono avere almeno un altro uomo da parte perché amano tradire pur amando i propri partner. Nel mondo della chat ci si innamora facilmente, basta essere cordiali, dire belle frasi, perché la maggior parte delle donne sono tutte quelle che non amano più o non si sentono amate più. Poi, se si è lontani, si piange. Certo questa descrizione della donna-tipo che chatta è stata rilasciata da un uomo, ma anche gli uomini non eccedono di quella cavalleria e corteggiamenti ormai persi nelle fiabe. 18 2. Ma io che ci faccio in chat? Ognuno sta solo nel cuore della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. (S. Quasimodo) Si vive come si sogna: soli. E si cerca compagnia di altri «soli». Vuol dire che quando mi sono trovata questo strumento tra le dita è perché ero sola, siamo... sono... siamo soli, quindi stelle luminose come il sole, siamo soli come anime fluttuanti nel cosmo. Nel cosmo della chat ci si sfiora senza toccarsi, ci si conosce senza il bisogno di avere la carta d’identità, senza regole e norme, senza il Super-Io, cancellato magicamente, senza il bisogno di tante sedute di Psicoterapia, quel Super-Io che troppo supera l’Istanza dell’Io fino a soffocarlo, a reprimerlo, a costringerlo a vivere rapporti che negano la felicità, la libertà del respiro che diventa paura, ansia, angoscia, malattia. Invece, qui, in questo nuovo e virtuale mondo che ogni giorno si popola sempre di più come in una sorta di rifugium peccatorum, l’ansia non c’è, le paure del mondo reale qui si placano: sei brutto, bello, giovane, vecchio, intelligente, stupido, ricco, povero, depravato, sessofobico, esibizionista, pedofilo, timido, sfacciato, emarginato... non importa, quello che devi avere è solo essere anonimo, un nick e una password, il passaporto per andare oltre la frontiera. Sono tre anni che sono «cittadina» della chat e lentamente, dopo aver combattuto con le mie «resistenze», dopo aver tante volte cancellato tutto e tante altre volte riammesso tutto, oggi ci sono e ci devo essere con lo stesso spirito della scienziata che mi affianca nel mondo reale, dove esercito la mia professione di Psicoterapeuta. È nata così, l’esigenza e il dovere di studiare il mondo della chat, di fare «l’internauta» attraverso in19 terviste in diretta chat. L’argomento più trattato è stato: innamorarsi in chat... avventure e disavventure... perché è accaduto anche a me di provare emozioni belle, quasi di amore, per persone sconosciute... che dopo avermi fatto sognare, fantasticare, piangere... – sì qualche lacrima c’è stata... – il tutto condito con video musicali, teatrali, pezzi di film (grazie a you tube: ma quanto si risparmia ed è immediato, senza andare a un pianobar, discoteca, cinema, teatro!) mi hanno lasciato un po’ di vuoto, in tutti i sensi, perché un’altra regola di qua è che si può sparire senza chiudere la porta, basta solo chiudere la finestra e, voilà, arrivederci e grazie. Questo è terribile! Fondamentale, quindi, è stato poi individuare, attraverso esperienze raccolte con le interviste, usi e costumi del popolo di internet, e pensare di dare origine alla nuova materia di studio: «Antropologia della chat». Per motivi di privacy, anche se può sembrare un «paradosso», ho modificato i nick, i nomi, le città (mantenendo la collocazione geografica di regioni attigue), la professione e appartenenza sociale (ma più o meno sempre con simile attinenza) ma non l’età che è un elemento importante ai fini della Ricerca... e non si può cambiare! Questo libro, quindi, intende proporsi come inizio di una lunga ricerca perché questo mondo, di anime perse e sole, ha un nome, ha un corpo, un cuore... di certo continuerà a crescere e, di certo, il suo studio antropologico ci offrirà la chiave per aprire un grande portone. Senza sorprese. R.G. 20