Nuovi spazi per l`intercultura Atlante di esempi Casabella 1980
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Nuovi spazi per l`intercultura Atlante di esempi Casabella 1980
Nuovi spazi per l’intercultura Atlante di esempi Casabella 1980 - 1989 Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura Civile, Corso di laurea magistrale in Architettura Laboratorio di Progettazione degli Interni 1 _ a.a. 2009/2010 Roberto Rizzi, Stefano Levi della Torre con Marta Averna, Aurelia Belotti, Sara Calvetti, Ilaria Guarino Ricerca di Maglione Nicola Relazione di sintesi L’atlante di esempi che segue è incentrato su una ricerca sistematica della rivista Casabella dal 1980 al 1989. I numeri sono stati sfogliati attraverso inizialmente un filtro molto piu’ ampio di quello dato, raccogliendo esempi di architettura incentrati sul tema della cultura. Poi gli stessi sono stati passati in un filtro molto piu’ fitto, dove sono stati selezionati gli esempi di centri culturali o centri polifunzionali. Vorrei pero’ definire questo fascicolo non piu’ come un atlante di esempi, ma come un atlante di casi studio. Questa decisione è nata dal fatto che la ricerca ha portato a trovare esempi di architetture che si esulano propriamente dalla tipologia di casa della cultura o centro polifunzionale. La motivazione è stata sostanzialemente una: nel corso della ricerca l’attenzione si è incentrata anche su altre tipologie di architetture, sempre legate al tema della cultura, che pero’ presentano un’idea progettuale molto forte e interessante dal punto di vista sia spaziale che del rapporto uomo-spazio. Cosi’ facendo si è venuto a creare un piccolo fascicolo di casi studio che presenta un susseguirsi di progetti differenti tipologicamente, ma che presentano degli spunti progettuali interessanti dal mio punto di vista. Ho scelto quindi di organizzare l’atlante ponendo all’inizio i diversi progetti di Case della Cultura posti in ordine cronologico, poi si susseguono, sempre seguendo l’ordine cronologico dell’anno della rivista da cui il progetto è tratto, gli altri progetti che spaziano da teatri a musei e librerie. Raccogliendo il materiale e scegliendo quello piu’ interessante, è sorta immediatamente una questione che nel corso della raccolta di materiale è divenuto sempre piu’ presente: il rapporto tra progetto e contesto. Ho voluto citare rispetto a questa questione alcuni esempi che appaiono molto distanti l’un l’altro, ma che presentano tutti delle ottime soluzioni progettuali. Si possono trovare quindi progetti che si inseriscono in un contesto architettonico preesistente e a volte anche di valore storico, e progetti costruiti o almeno progettati ex novo. In entrambi i casi il rapporto con il contesto diventa un elemento progettuale importante per poter legare appunto il nuovo progetto con il luogo in cui esso sorge. E’ fondamentale notare come i diversi progettisti si pongono rispetto a uno stesso tema. E’ il caso di quei progetti che devono essere inseriti in un tessuto architettonico preesistente, e in particolar modo in un’architettura storica preesistente. La soluzione di continuità architettonica attraverso la ricostruzione della forma dell’architettura, di conservazione dell’esistente attraverso un intervento minimo all’interno, oppure la soluzione di creare un’architettura che si differenzia in modo sostanziale con il preesistente, sono tutte soluzioni differenti tra loro, ma che tentano tutte di rispondere allo stesso problema progettuale. La soluzione quindi non è univoca, ma dipende in sostanza dal contesto in cui il progetto deve essere inserito; il rapporto progetto-contesto diventa quindi fondamentale, indipendentemente dalla tipologia dell’edificio. L’atlante quindi vuole porsi come uno spunto progettuale sia da utilizzare come base per poter avviare un nuovo progetto, sia come repertorio di casi studio da cui trarre importanti riflessioni per poter affrontare di volta in volta i diversi problemi che durante la progettazione sorgono. Nella pagina precedente: 1. schizzo di Renzo Piano per il progetto del museo per la Collezione De Menil a Houston, Texas 2. Museo Paul Klee, Renzo Piano 3. Edificio commerciale Festival, Okinawa, Tadao Ando 4. Prospetto frontale Paul Klee, Renzo Piano Bibliografia: Casabella n° 511, pag 4, 1984 Renzo Piano, Giornale di bordo, Passigli editore, 2005 Juan Navarro Baldeweg, Recupero dei mulini di Murcia, Murcia, Spagna 1983-88 Cessata la funzione produttiva dei Mulini, Juan Navarro ne propone un recupero per funzioni miste: il Centro di Cultura, la Biblioteca pubblica, il Museo Idraulico. Scrive Navarro nella relazione: “I criteri seguiti da questo progetto di recupero si orientano in direzioni opposte: si vuole ottenere un rigore nel restauro dell’ordine fisico dei Mulini e al tempo stesso si propone di costruire in piena libertà un’aggiunta che, senza disturbare questa immagine di base, permetta il miglior uso del Centro. La proposta si colloca, pertanto, a due livelli: si restaura lo strato di base, il sedimento storico iniziale, lo stesso su cui poggia il sedimento dela città e, dall’altra, si è assunta una variabilità costruttiva[...]. La suddivisione in due dell’edificio corrisponde anche alla distribuzione funzionale: accesso al museo idraulico da una piazza ribassata, mentre si accede alla biblioteca e al caffè dalla terrazza, che riprende il livello dei ponti e delle strade vicine. Spicca la biblioteca su due livelli, organizzata attorno ad un cortilelucernario che consente anche di illuminare la sal di riunioni al piano del munseo. 1. I mulini prima dell’interven- Bibliografia to Casabella n° 498, pag 36, 1984 2. modello di studio Casabella n° 552, pag 30, 1988 3. pianta primo e secondo livello 4. sezione longitudinale 5. vista dell’intervento 6. vista dell’intervento a cura di Nicola Maglione Paul Chemetov, Le nuove Nouvelles Halles, Parigi, Francia 1982-85 Paul Chemetov ha portato a compimento un progetto di grande scala. Si tratta di circa ventiduemila mq utili, comprendenti, per citarne solo alcuni, un auditorium di seicento posti, una videoteca, una casa della musica, dalla danzae dell’arte drammatica, una palestra, un’accademia di biliardo, una discoteca di prestiti e una piscina olimpica. Per sfuggire alal banalità sinistra delle costruzioni interrate, Paul Chementov ricorre a tre mezzi: grandi volumi strutturanti (una piazza, una strada, una rotonda e delle serre tropicali), numerosi fonti di luce naturali (o a volte un’abile illusione), percorsi secondari differenziati. L’attrazione principale è costituita dalla piscina olimpica. Il volume e la dimensione degli spazi dettano un’architettura potente, ispirata ai grandi temi dell’antichità. L’intera struttura è in calcestruzzo a vista, a volte liscio, a volte bocciardato. La scelta della sabbia, della ghiaia, del cemento stesso, ha prodotto una tonalità guscio d’uovo. I rivestimenti dei muri e i pavimenti in pietra mettono in risalto l’esecuzione della struttura. 1. vista della grande Piazza 7.8. viste della grande piazza 2. vista della piscina 3. pianta del livello superiore Bibliografia 4. pianta de livello inferiore Casabella n° 526, pag 35, 1986 5. assonometria generale dal basso degli spazi pubblici con la piscina in alto a sinistra 6. sezione trasversale della piscina a cura di Nicola Maglione Henri Ciriani, 200 mq per i giovani, Lognes, Francia 1988 Il progetto è definito in un piccolo edificio di circa 200mq destinato alle associazioni e ai giovani del quartiere, nell’ambito del programma I.C.R. L’originalità di questa struttura consiste nel suo ruolo urbano e nella complessità inusuale della sua architettura. Questo L.C.R. è situato all’estremità di un luogo aperto di forma ovale e agisce per proiezione su questo spazio. L’interno si offre allo spazio pubblico: lo accoglie, lo consolida e lo contiene. Fissa lo spazio conferendogli una forte intensità senza tuttavia chiuderlo. Utilizza a questo scopo oggetti sospesi o sollevati nell’aria: il flapper (alettone) che produce una rotazione e una compressione, la grande balconata con la sottofaccia bianca che sembra staccata e sollevata dalla luce. Il colore viene utilizzato per trasformare i volumi pieni in piani successivi e dinamici. Il lavoro sulla trasparenza realizza l’operazione magica dell’architettura, ovvero trasformare il tempo in spazio. 1. vista esterna 2. vista interna 3. pianta piano terra a cura di Nicola Maglione Bibliografia Casabella n° 546, pag 28, 1988 Eduardo Souto de Moura, Centro Culturale SEC, Porto, Portogallo 1981-89 Attraversando il parco dell’antica villa neoclassica, attuale sede del SEC (Segretariato Statale della Cultura), si incontra un alto muro di granito che delimita e fa da quinta allo spazio naturale disseminato di sculture e alberi. Ci si accorge del nuovo intervento solo dopo aver attraversato la porta d’ingresso, grande infisso in acciaio e vetro a specchi che prolunga la natura. All’interno, ampi piani di diversi materiali organizzano lo spazio: una biblioteca, una sala d’esposizione, un’auditorium. Dall’ingresso, la prospettiva è giudata dalla fuga di un lungo binario di luci che finiscono sul fondo contro la colonna (in realtà un condotto d’aria) caratterizzante il palco dell’auditorio. All’interno a natura irrompe nella scena: il muro di granito penetra all’interno proclamandosi protagonista. I materiali utilizzati deriva dalla cultura artigianale locale, e questo permette a Mouro di dimezzare i costi: il legno rosso del Brasile, il cotto fatto a mano, tre tipi differenti di granito che lui stesso, per risparmiare, ha scelto direttamente in cantiere. 1. Assonometria 2. veduta dell’ingresso principale 3. veduta della sala principale 4. sezione longitudinale 5. pianta del primo livello 6. sezioni trasversali 7. veduta della sala esposizioni 8. dettaglio del palcoscenico a cura di Nicola Maglione 9. veduta della sal di esposizioni temporanee Bibliografia Casabella n° 564, pag 12, 1990 Stavoprojekt Liberec Atelier 02, Centro culturale, Teplice, Cecoslovacchia 1988 Il progetto per prima cosa dà forma ad un nuovo isolato usano frammenti di quello vecchio e aggiungendo una seguenza di edifici pubblici, opera di diversi architetti, per offrire un fronte parallelo alla galleria in ferro, la quale ha il ruolo importante di fare da cerniera in ben due direzioni: quella nord-sud e quella est-ovest. La galleria appare dunque condensare il significato del progetto. La galleria puo’ essere vista come un pergolato, e come tutti questi ripara dal sole e dalla pioggia, ma al contempo stesso funge da ingresso al centro culturale. E’ possibile capire l’importanza del nuovo centro culturale, ricco di funzioni. Se dalle planimetrie generali il pergolato sembra spiccare rispetto agli edifici, in realtà, visto dal giardino, il centro culturale diventa sfondo composto per la massa sporgente del volume spurio dell’auditorium. 1. vista esterna 2. planimetria generale 3. sezione trasversale 4. sezione trasversale 5. 7. viste della galleria 6. dettaglio della galleria a cura di Nicola Maglione Bibliografia Casabella n° 541, pag 4, 1988 Jurgen Sawade, Universum theatri, Berlino, Germania 1980 (Gae Aulenti) L’intervento sul cinema Universum di Mendelsohn si puo’ definire prima di tutto di restauro strutturale attestato alla lettura degli elementi primari dell’insieme degli edifici e salvandone non solo l’apparenza ma anche il senso profondo della loro organizzazione logica. Nella ristrutturazione viene conservata e riprodotta l’intera configurazione esterna. Nella zona già occupata dai negozi al pian terreno vengono usati i materiali originali di costruzione. Questa è una zona accessibile al pubblico anche fuori dalle ore di rappresentazione (ristorante, ingresso con la cassa, buffet, e in parte anche il foyer). La novità nella concezione del teatro è che non c’è separazione tra spettatori e palcoscenico, come nei teatri convenzionali. Lo spazio complessivo del teatro puo’, per mezzo di due porte scorrevoli, essere diviso in tre parti, ciascuna con la sua platea e palcoscenico. In pratica, possono darsi, una accanto all’altra, tre rappresentazioni nella medesima o in diverse serate, o a scelta, si possono riunire i tre spazi a formare un unico grande spazio per una produzione importante. 1.2.3. vista esterne dell’Unive- le differenti disposizioni sum 4. modello Bibliografia 5. sezione del cinema Casabella n° 479, pag 12, 1982 6. sezioni del nuovo edificio che ospita la sala teatrale 7. meccanismi di sollevamento del pavimento 8.9.10. viste dell’auditorio con a cura di Nicola Maglione O. Mathias Ungers, Il museo tedesco di architettura, Francoforte, Germania 1982 Il programma della città di Francoforte intende raggruppare sei musei in uno stesso luogo urbano, a partire dall’idea di conversazine dell’architettura residenziale tipica: risparmiate dalla guerra, le ville del XIX secolo divengono in effetti la matrice dell’insediamento dei nuovi musei. L’idea di museo associa in sè l’idea di conservazione e quella di esposizione: se un oggetto da conservare è allo stesso tempo da esporre, è possibile quindi interpretare la decisione di conservare le ville come una trasformazione della loro architettura come in oggetto d’esposizione: trasformazione che intende dimostrare Ungers. Della vecchia villa non restano che i muri in facciata che delimitano simbolicamento lo spazio della villa. La scomparsa di ogni traccai fisica dell’antica funzione residenziale è concepita come operazione necessaria. L’idea di base è quella della “casa dentro la casa”: un’operazione di inscatolamento dello spazio che si moltiplica nel progetto per inclusioni successive, sia per lo spezio interno che per quello del giardino. 1. spaccato assonometrico 2. prospetti in senso antiorario: nord, ovest, est e sud 3. la “casa dentro la casa” 4.5.6.7.8. piante dall’interrato al terzo con la biblioteca a cura di Nicola Maglione Bibliografia Casabella n° 479, pag 48, 1981 G. e A. Samonà, Il teatro a doppia sala, Sciacca, Italia 1982 I progettisti cosi’ descrivevano il progetto del Teatro nella relazione del ‘75: “L’ edificio consta di due sale, una per 980 spettatori, l’altra per 230 spettatori, collegate tra loro dal volme delle apparecchiature di scena. Questa organizzazione presiede alla soluzione volumetrica del complesso che vede accostati in modo articolato i tre volumi principali. La sala maggiore è racchiusa entro un tronco di cono inclinato; il complesso della scena e dei servizi a essa realitivi è contenuto in un volume prismatico rettangolo; mentre la sala minore è compresa entro un tronco di semipiramide a lati di base uguali...” “L’ingresso principale è marcato da un corpo porticato, mentre le scale principali di accesso alla sala sono situate in due corpi esterni al volume del cono stesso”. Al di sotto del prisma rettangolo che contiene la scena si pongono tutti i servizi del teatro, relativi agli artisti e allapreparazione degli spettacoli. Entro il volume della semipiramide tronca è contenuta la sala minore, sotto la quale sono situati gli ingressi alla sala, i servizi del pubblico e una sala per mostre e conferenze 1.2.3. viste del Teatro 4. pianta livello terra 5. pianta del livello superiore 6. sezione longitudinale 7. prospetto laterale a cura di Nicola Maglione Bibliografia Casabella n° 480, pag 48, 1982 James Stirling, Biblioteca pubblica, Latina, Italia 1984 Il progetto per la nuova biblioteca comporta anche la redifinizione di un intero isolato di una città di fondazione fascista. L’area, costituita intorno ad un lotto triangolare, compreso tra due importanti assi, viale Vittorio Emanuele e viale Cesare Battisti, è caratterizzata dalla presenza di due edifici che vengono mantenuti: un “garage” razionalista sulla testata, dedicato a servizi turistici e galleria espositiva e il vecchio edificio dell’ospedale legato al ricordo della lotta contro la malaria al centro che viene destinato a museo della città. La biblioteca è prevista all’interno di un giardino che costituisce piazza verde tra le due vie. Per Stirling il legame con il contesto è un punto fondamentale. Torna in questo progetto il cilindro e la loggia, tipici di Stirling. In questo caso la loggia diviene elemento di mediazione tra giardino e biblioteca, variazione sul tema dell’ingresso, mentre il cilindro si trasforma in due volumi che contengono le sale lettura. 1. schizzi di studio 2. spaccato assonometrico 3. pianta e assonometria dell’isolato 4. pianta livello terra 5. pianta livello 1 6. pianta livello2 7. schizzi di studio dell’isolato 8. prospetto laterale 9. prospetto frontale 10. sezione longitudinale a cura di Nicola Maglione Bibliografia Casabella n° 507, pag 4, 1984 I.M. Pei, Il Wiesner Building, Cambridge, Massachusetts 1986 Il campus universitario dell’ M.I.T., puo’ essere paragonato ad una sorta di villaggio primitivo dalla struttura insediativa elementare. L’insieme è composto da elementi che ospitano funzioni quasi autarchiche, riducendo cosi’ il disegno complessivo ad una sommatoria di episodi architettonici collegate da percorsi pressochè equilvalenti. Da sempre questo ha favorito il proliferare di opere il cui valore è tutto contenuto nelle caratteristiche intrinseche dell’edificio, piu’ che enlle relazioni contestuali. Il Wiesner Building è stato progettato da Pei con la collaborazione di tre artisti. I due artisti si sono concentrati sul lavoro in facciata e sul taglio spaziale delle panche e delle scale di risalita. L’architettura di Pei asseconda l’opera scultorea dei due artisti; in paticolar modo l’atrio di ingresso, che offre al visitatore la suggestione piu’ forte di questo spazio inscatolato in se stesso. Il resto rientra nella routine funzionalistica degli istituti di ricerca: gli uffici, una piccola galleria d’arte e un aboratorio multimediale illuminato solo artificialmente, simile ad una scatola nera 1.planimetria generale 2. vista del padiglione di accesso 3. vista dell’attacco tra il vecchio castello e la nuova ala del museo 4.5. piante del primo piano prima e dopo l’intervento a cura di Nicola Maglione 6. sezione trasversale 7. il museo-castello 8. veduta dell’interno Bibliografia Casabella n° 565, pag 4, 1990 Mario Botta, La casa del libro, Villeurbane (Lione), Francia 1984-88 Il tema del concorso del 1984 era la ricostruzione di un fronte urbano lacerato nel dopoguerra, un grande buco tra i due muri laterali. La caratteristica curiosa di questo tema era che i due fronti non erano allineati, a causa dell’arretramento dell’edificio piu’ recente. La decisione presa da Botta è quella di affermare la dimensione pubblica dell’edificio attraverso la creazione di un evento particolare nel fronte stradale.Questo evento è costituito dall’avanzamento della facciata, che appare staccata come un corpo unitario dalla continuità urbana per segnare un asse perpendicolare al fronte stradale. Lungo questo asse succedono tre eventi: la facciata vera e propria con i collegamenti verticali, il grande vuoto centrale che unisce i diversi livelli, e l’elemento semicilindrico sulla corte nella quale sono contenute le superfici richieste dal programma. La pianta è divisa in tre parti: l’avancorpo su strada, la fascia centrale, e il corpo semicilindrico con gli uffici. Sono presenti anche una galleria d’arte semicircolari, libreria e discoteca-videoteca 1. schizzo assonometrico 2. sezione della parte centrale 3. la facciata verso il fronte stradale 4.5. esecutivo del quinto piano e pianta del primo piano 6. sezione longitudinale. Nel piano interrato anche un auditorium da 600 posti a cura di Nicola Maglione 7. il pozzo di luce visto dal basso Bibliografia Casabella n° 546, pag 4, 1988 Yves Lion e Alan Lewitt, Il museo franco-americano, Blérancourt, Francia 1990 Il progetto dimostra il proprio valore in quanto risoluzione ad una serie di quesiti che il programma imponeva. C’era il problema dell’autenticità delle parti esistenti: ad esse viene infatti data pari legittimità storica, sia che si tratti dei residui del vecchio castell seicentesco o delle imitazioni di inizio secolo, grazie alla giustapposizione di un nuovo volume perfettamente “connesso” dal punto di vista geometrico, ma diverso nell’intenzione compositiva e nell’uso della stessa pietra. Secondariamente, la riorganizzazione complessiva dell’interno attorno ad una sola grande parete produce una spazialità che è sintesi tra vecchio e nuovo e al contempo consente di rilevare le differenze strutturali e formali dei diversi volumi. In ultimo il problema dell’illuminazione delle singole opere viene affrontato con regole generali che privilegiano l’ambiente esterno. Il progetto si pone come chiaro esempio di conservazione dell’esistente attraverso l’inserimento di un elemento nuovo che si distingue dal contesto storico. 1.planimetria generale 8. veduta dell’interno 2. vista del padiglione di accesso Bibliografia 3. vista dell’attacco tra il vec- Casabella n° 565, pag 4, 1990 chio castello e la nuova ala del museo 4.5. piante del primo piano prima e dopo l’intervento 6. sezione trasversale 7. il museo-castello a cura di Nicola Maglione Hans Hollein, Un museo a Salisburgo, Salisburgo, Austria 1988-89 Hans Hollein è stato chiamato dalla municipalità di Salisburgo a ricavare proprio nella collina che domina il centro storico della città gli spazi necessari a un grande organismo museale. Per Hollein, la montagna è una grande massa amorfa nella quale viene scavata una configurazione spaziale. Il visitatore vi giunge dalla città vecchia, passa il vecchio Bürgerspital e si trova in una situazione singolare. Supera un paesaggio artificiale di grotte, articolato in spazi geometrici e zone con pareti di roccia grezza. Il punto piu’ alto di questa scenografia è raggiunto al termine del percorso che attraversa il Museo, nella zona del “pozzo”, dove lo sguardo si apre verso l’alto sul mondo esterno, vero la luce, e dove un sistema di scale conduce il visitatore verso l’alto. Qui il Museo si presenta come “quinta” facciata, come passaggio di coperture, con padiglioni e tetti di vetro nascosti nella conca formata dai monti. 1. schizzo di studio 2. assonometria e studio del complesso di risalita che porta alla sala per le esposizioni temporanee 3. planimetria generale 4. planimetria dell’ultimo livello 5. sezione longitudinale lungo il percorso principale 6. modello di studio a cura di Nicola Maglione 7. modello di studio del “pozzo” e del sistema di risalita che porta alla sala d’esposizione Bibliografia Casabella n° 566, pag 18, 1990