DEPERO Opere della collezione Fedrizzi Venezia - Gallery

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DEPERO Opere della collezione Fedrizzi Venezia - Gallery
DEPERO
Opere della collezione Fedrizzi
Venezia, Museo Correr
1 novembre 2008-1 marzo 2009
I Musei Civici di Venezia aprono le celebrazioni per il centenario del futurismo - che culmineranno
nella grande mostra al Correr del giugno 2009 - con una preziosa anticipazione, dedicata a Fortunato
Depero (1892-1960).
La mostra, curata da Maurizio Scudiero, si realizza grazie alla generosa disponibilità della famiglia
Fedrizzi, che non solo consente l’esposizione al pubblico per la prima volta, nella sua globalità, della
collezione formata da Giuseppe Fedrizzi (1918-1979) in anni di frequentazione personale con l’artista
e la moglie Rosetta, ma anche intende, dopo la mostra, lasciarla ai Musei Civici di Venezia con un
deposito a lungo termine a Ca’ Pesaro.
Presenta oltre ottanta opere realizzate tra il 1914 e il 1956 - olii, tempere, disegni a china e a
carboncino, collage, bozzetti pubblicitari, tarsie in legno e in stoffe colorate, progetti di arredo - con
celebri capolavori, come il Libro imbullonato (1927) o Nitrito in Velocità (1922), e opere inedite che
documentano l’attitudine multimediale di Depero, in una visione totalizzante dell’espressione artistica
e in un contesto di apertura globale a ogni esperienza, dentro e oltre il futurismo. Catalogo Electa.
Produzione in collaborazione con Venezia Musei.
Nato a Fondo (Val di Non) nel 1892, Fortunato Depero si trasferisce con la famiglia a Rovereto dove frequenta la
Scuola Reale Elisabettina, in un ambiente mitteleuropeo in cui si innestano, in quegli anni, stimoli diversi, dalle
istanze irredentiste agli echi della nascente rivoluzione futurista
Respinto all’esame di ammissione all'Accademia di Belle Arti di Vienna, inizia a lavorare come scultore. Si
trasferisce a Roma nel dicembre del 1913 ove conosce Balla, Cangiullo, Marinetti e Sprovieri. Nel marzo del 1915
pubblica con Giacomo Balla la Ricostruzione Futurista dell’Universo che proietta il Futurismo nella vita, oltre la
pittura e la scultura, verso le arti applicate. Nel 1916 conosce Diaghilev, impresario dei Balletti Russi, che visita il
suo studio e gli commissiona scene e costumi plastici per Il canto dell'usignolo con musiche di Stravinskij, e Il
giardino zoologico di Cangiullo su musiche di Ravel, che non si realizzeranno. In quel periodo incontra anche il
ballerino Massine, il poeta Cocteau e molti artisti, fra cui Picasso, Larionov e la Gontcharova. Conosce il poeta
svizzero Gilbert Clavel e con lui soggiorna a Capri nel 1917, illustrando il racconto Un istituto per suicidi; nello
stesso anno prepara anche spettacoli teatrali e nel 1918, in collaborazione con Clavel, rappresenta a Roma i Balli
Plastici, uno spettacolo di marionette composto da cinque azioni, musicate da Casella, Malipiero, Bartok, Tyrwhitt.
Nel 1919 apre a Rovereto la Casa d’Arte Depero nella quale vengono prodotti oggetti d’arte applicata, tarsie in
panno e collage. Nel medesimo periodo realizza anche decorazioni e arredamenti d’interni, come quella del Cabaret
del Diavolo.
Nel 1925 rappresenta l’Italia all’Esposizione Internazionale di Parigi insieme a Prampolini e a Balla. Due anni dopo
pubblica Depero futurista 1913-1927 (libro imbullonato), primo esempio di libro-oggetto futurista.
Nel settembre del 1928 è a New York, dove è molto attivo nei settori della scenografia teatrale e della pubblicità. Nel
1930 torna in Italia, e tra il ’31 e il ’36 fonda e dirige la rivista Dinamo, pubblica le Liriche radiofoniche e
partecipa a numerose mostre nazionali ed internazionali.
Del 1940 è l’autobiografia Fortunato Depero nelle opere e nella vita.
Dal 1947 è di nuovo negli Stati Uniti per due anni.
Nel 1951 partecipa alla IX Triennale di Milano con una sala personale e nel 1952 è nella sala dei maestri alla XXVI
Biennale di Venezia. Realizza quindi la decorazione della sala del Consiglio Provinciale a Trento (1953-56). Nel
1955 partecipa alla VII Quadriennale romana e, l'anno seguente, in collaborazione con il Comune di Rovereto,
avvia la realizzazione della Galleria Permanente e Museo Depero, istituzione che oggi conta più di 3000 fra dipinti e
disegni, circa 7500 manoscritti e una ricca biblioteca sul Futurismo. Il museo è inaugurato nel ’59. Nello stesso
anno è presente alla mostra commemorativa per il cinquantenario del primo manifesto futurista. Muore a Rovereto
nel 1960.
Note biografiche dettagliate in cartella stampa
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DEPERO
Opere della collezione Fedrizzi
Venezia, Museo Correr
1 novembre 2008-1 marzo 2009
INFORMAZIONI GENERALI
Sede: Museo Correr, Piazza San Marco, Venezia
Vernice stampa: venerdì 31 ottobre 2008 dalle 10.30 alle 15
Inaugurazione: venerdì 31 ottobre 2008
Apertura al pubblico: 1 novembre 2008/1 marzo 2009
Orario: 9/17 tutti i giorni (biglietteria 9/16) – chiuso 25 dicembre 2008, 1 gennaio 2009
Biglietti
Euro 5,00
Ridotto speciale: euro 3,00
per gli acquirenti dei biglietti per I Musei di Piazza San Marco, Museum Pass Musei Civici
Veneziani.
Gratuito:
bambini 0/5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate* ; interpreti turistici
che accompagnino gruppi*; insegnanti (uno per classe) che accompagnino i loro studenti.
* è richiesto un documento
PRENOTAZIONI
- on line www.museiciviciveneziani.it
(pagamento con carta di credito fino a 24 ore prima dell’appuntamento)
- call center ++39 041 5209070
(pagamento con carta di credito fino a 24 ore prima dell’appuntamento; pagamento con
bonifico bancario fino a 15 giorni prima dell’appuntamento)
Visite esclusive fuori orario
Solo su prenotazione, € 30 a persona (è necessario l'acquisto di almeno 15 biglietti)
info: [email protected]
INFORMAZIONI
www.museiciviciveneziani.it
call center 0415209070
[email protected]
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DEPERO
Opere della collezione Fedrizzi
Venezia, Museo Correr
1 novembre 2008-1 marzo 2009
FORTUNATO DEPERO (Fondo, 1892- Rovereto, 1960)
Nato nel 1892 a Fondo, in Val di Non - all'epoca nell’Impero Austro-Ungarico - giovanissimo si
trasferisce a Rovereto, in provincia di Trento, ove frequenta la Scuola Reale Elisabettina, istituto
superiore ad indirizzo di arti applicate, in un ambiente mitteleuropeo in cui si innestano, in quegli
anni, stimoli diversi, dalle istanze irredentiste agli echi della nascente rivoluzione futurista.
Le prime esposizioni - disegni realisti e simbolisti - risalgono al 1911, al ’13 il primo libro con
poesie, liriche, pensieri, accompagnati da numerosi disegni. Tra dicembre e il febbraio del 1914 a
Roma entra in contatto con il movimento futurista e partecipa all'Esposizione Libera Futurista
Internazionale organizzata dalla Galleria Sprovieri.
Rientrato in Trentino, alla notizia dello scoppio della 1ª guerra mondiale torna a Roma, ove diviene
allievo prediletto di Balla, e viene ufficialmente ammesso nel gruppo dei pittori e degli scultori
futuristi. Nel 1915 la sua sperimentazione sui "complessi plastici” confluisce nel manifesto
Ricostruzione futurista dell'universo, firmato assieme a Balla, che proietta il Futurismo nella vita,
oltre la pittura e la scultura, verso le arti applicate. Con l'entrata in guerra dell'Italia si arruola
volontario. Al fronte scopre la differenza tra ideologia interventista e realtà della guerra:
ammalato, viene esonerato dal servizio militare.
Al rientro a Roma prepara una grande mostra che terrà nella primavera del 1916, anno intenso che
lo vede concentrato soprattutto sul Teatro sperimentale, con vari progetti per una coreografia che
prevede l'uso di costumi mobili, rumoristi e luminosi. Verso la fine dell'anno conosce Diaghilev,
impresario dei Balletti Russi, che visita il suo studio e gli commissiona scene e costumi plastici per
Il canto dell'usignolo con musiche di Stravinskij, e Il giardino zoologico di Cangiullo su musiche di
Ravel, che non si realizzeranno. In quel periodo incontra anche il ballerino Massine, il poeta
Cocteau e molti artisti, fra cui Picasso, Larionov e la Gontcharova.
All’inizio del 1917 incontra Gilbert Clavel, decadente poeta svizzero con interessi esoterici. Per il
suo libro, Un Istituto per Suicidi, realizza illustrazioni a metà tra futurismo ed espressionismo. Con
Clavel a Capri progetta il "Teatro Plastico" nel quale attori e ballerini sono sostituiti da marionette
di legno, con musiche di Malipiero, Tyrwhitt, Casella e Bartok (che si cela dietro lo pseudonimo di
Chemenow). Durante il soggiorno caprese concepisce l'idea dei suoi famosi arazzi, audacissimi
mosaici in stoffe colorate, nati forse anche per l'esigenza di riciclare i tessuti acquistati per
realizzare i costumi de Il canto dell'usignolo.
Nel febbraio del 1919 tiene una personale da Bragaglia, a Roma, quindi, dopo un soggiorno a
Viareggio e la partecipazione all'importante mostra d'avanguardia al Kursaal (dove espone
accanto a De Chirico, Carrà, Ferrazzi, e altri), è presente con gran numero di opere a Milano
all'Esposizione Nazionale Futurista, alla Galleria Moretti di Palazzo Cova, dove Marinetti raduna il
meglio dei futuristi superstiti e le giovani leve per rilanciare il "Futurismo del dopoguerra".
Nella tarda primavera del 1919 ritorna a Rovereto, ancora distrutta dagli eventi bellici e, in quel
clima di ricostruzione, fonda la sua Casa d'arte futurista, ove intende produrre arazzi, cartelli
pubblicitari, mobili e suppellettili per decorare la nuova casa futurista. Sono di quel periodo
quadri di grande suggestione, e di accento quasi metafisico, come Città meccanizzata dalle ombre e
La casa del Mago che confermano l'atipicità della sua militanza futurista, più adesione agli ideali che
agli stilemi del futurismo, e lo sviluppo di uno stile solo suo.
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Del 1920 sono le prime importanti commissioni per la Casa d'Arte, come i due grandi arazzi
realizzati per Umberto Notari e una serie di cartelli pubblicitari di prodotti italiani promossi dalla
Fiera Navigante nei porti del Mediterraneo. Nel gennaio del 1921, grande mostra personale a
Palazzo Cova, Milano, poi trasferita da Bragaglia a Roma, dove nel settembre dello stesso anno, su
incarico di Gino Gori, inizia i lavori di allestimento del Cabaret del Diavolo, sorta di bolgia dantesca
frequentata da futuristi, dadaisti, anarchici ed artisti in genere per il quale realizza arredo e le
decorazioni murali, ora perduti. Nel maggio è a Torino alla mostra futurista al Winter Club. Nel
gennaio e febbraio del 1923 in occasione delle due famose Veglie futuriste di ridecora la Casa d'Arte
di Rovereto, con la collaborazione, tra gli altri, di Carlo Belli, Fausto Melotti e Gino Pollini.
Il 10 gennaio del 1924, nell'ambito della tournée del Nuovo Teatro Futurista, mette in scena al
Trianon di Milano il balletto meccanico (o delle locomotive) titolato Anihccam del 3000 poi
replicato in oltre venti città italiane. In quell'occasione realizza i suoi famosi panciotti futuristi
indossati anche da Marinetti, Jannelli, Somenzi ed Azari. Al Iº Congresso Futurista tenuto a Milano
offre al padre del futurismo il "ritratto psicologico" Marinetti temporale patriottico. Nel 1925 si tiene a
Parigi l'Esposizione Internazionale di Arti Decorative, che consacrerà definitivamente l’Art Déco:
qui rappresenta l’Italia insieme a Prampolini e a Balla. In dicembre rientra in Italia e, nel febbraio
del 1926 partecipa alla Iª Mostra del Novecento a Milano, e quindi all'esposizione itinerante di Arte
Italiana che tocca New York, Washington e Boston. All'Esposizione Internazionale del Teatro a
New York, curata da Friedrich Kiesler, espone i suoi progetti per Stravinskij e quelli dei Balli
Plastici. Infine, partecipa alla XV Biennale di Venezia con grandi opere di pittura e stoffe colorate.
Nel 1927 si concentrano alcune importanti realizzazioni. Innanzitutto il famoso Depero futurista
1913-1927, altrimenti noto come "libro bullonato", ovvero un libro-oggetto ideato come sorta di
autocelebrazione di quasi tre lustri di attività artistica nel Futurismo (1913-1927), con un'originale
legatura ideata dall'amico futurista, ed editore del volume, Fedele Azari: niente colla e filo, ma due
grossi bulloni che trapassano tutto il libro. Il testo è impresso su vari tipi di carta: sottile, grossa,
bianca e di vari colori e impaginato con lettere di vari formati, parole e frasi che scorrono in varie
direzioni - orizzontale, verticale, diagonale, ad angolo retto, in forma circolare o quadrata o
triangolare, o in forme alfabetiche - con palesi intenti di rinnovamento dello strumento tipografico,
investito di nuove valenze estetiche.
Poi il Padiglione del Libro alla III Biennale di Arti Decorative tenuta a Monza nel 1927, realizzato
in enormi, cubitali, forme tipografiche, e varie mostre, tra cui l'importante rassegna Trentaquattro
pittori futuristi tenuta in dicembre alla Galleria Pesaro di Milano.
Gli anni dal 1924 al 1928 sono i più intensi per quanto concerne l’attività pubblicitaria, per ditte
quali Bianchi, Linoleum, Pathé, Strega, Schering, Verzocchi, Presbitero, Maga, Vido, Banfi, e altre,
ma soprattutto Campari, per cui realizza oltre cento celebri bozzetti.
Nel settembre 1928 parte per New York, dove già in dicembre tiene una personale, seguita da
molte altre nel 1929 e nel 1930. Realizza le ambientazioni del Ristorante Zucca e della sala da
pranzo del Ristorante Enrico and Paglieri, studia soluzioni sceniche e costumi per il Roxy Theatre,
costumi per il balletto American Sketches e coreografie in cui lascia il ballerino libero di piroettare
sulla scena, vestito solo di un'aderente calzamaglia decorata con i suoi motivi futuristi. Lavora
anche nel settore della pubblicità e dell'illustrazione realizzando copertine di riviste quali Vogue,
Vanity Fair, Sparks, The New Yorker, New Auto Atlas, Atlantica ed altre. Mentre è negli Stati Uniti il
suo nome compare tra i sottoscrittori del manifesto L'aeropittura futurista.
Espone nel 1931 con il gruppo futurista alla I Quadriennale nazionale d'arte a Roma. Nello stesso
anno pubblica il Numero Unico futurista Campari. Nel 1932 pubblica il Manifesto dell'arte pubblicitaria
futurista e partecipa con una sala personale alla XVIII Biennale di Venezia, e in gruppo alla V
Triennale di Milano.
Nel 1933 pubblica a Rovereto, dove vive, la rivista Dinamo futurista e nel 1934 presso Morreale a
Milano il volume Liriche radiofoniche. Nello stesso anno partecipa alla I Mostra di Plastica Murale a
Genova e nel 1936 alla XX Biennale di Venezia.
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Dalla seconda metà degli anni Trenta, poco a poco si defila, ritirandosi sempre più nel suo
Trentino: la pittura indulge spesso su tematiche alpine, recuperando il folclore locale e
stemperando la tavolozza verso colori autunnali. Si dedica alle molteplici applicazioni del Buxus,
un materiale che ricicla sottoprodotti di lavorazione, usato per impiallacciare i mobili, che ben si
addice al periodo autarchico, con cui produce mobili, oggetti e pannelli decorativi. Realizza
pubblicità per varie corporazioni e per il gruppo Enit, e nel 1940 pubblica una monumentale
autobiografia, Fortunato Depero nelle opere e nella vita, in cui riassume quasi trent'anni di attività
artistica. Nel 1941 esegue un grande mosaico a Roma in vista dell'esposizione E42. Si ritira poi
nella quiete alpestre di Serrada sino alla conclusione del secondo conflitto mondiale, e là inizia a
riorganizzare il suo materiale e a pensare concretamente al suo museo. Finita la guerra, come altri
futuristi deve fare i conti con al sua adesione al fascismo. Dal 1947, per due anni, è di nuovo a New
York, che però trova cambiata, ostile (il futurismo è ritenuto l'arte del fascismo). Riesce comunque
a tenere due mostre personali e a diffondere "So I think So I paint", la traduzione in inglese
dell’autobiografia del 1940. Tornato a Rovereto, lavora intensamente e pubblica nel 1950 il
Manifesto della pittura e plastica nucleare.
Nel 1951 partecipa alla IX Triennale di Milano con una sala personale e nel 1952 è nella sala dei
maestri alla XXVI Biennale di Venezia. Realizza quindi il grande allestimento e l'arredo della sala
del Consiglio Provinciale a Trento (1953-56). Nel 1955 partecipa alla VII Quadriennale romana e,
l'anno seguente, avvia la realizzazione del suo museo, il primo futurista in assoluto, che viene
inaugurato nell'agosto del 1959.
Nello stesso anno è presente alla mostra commemorativa per il cinquantenario del primo
manifesto futurista.
Muore a Rovereto il 29 novembre 1960.
La prima retrospettiva si svolge nel 1962 alla Galleria Toninelli di Milano, a cura di Guido Ballo;
ne segue un’altra alla Galleria d'Arte Moderna di Villa Reale, sempre a Milano, a cura di
Agnoldomenico Pica, nel 1966; poi alla Galleria Martano/Due, di Torino, a cura di Luigi
Lambertini, nel 1969; al Museo Civico di Bassano del Grappa, a cura di Bruno Passamani, nel 1970;
a Castel Mareccio di Bolzano, a cura di Enrico Crispolti, nel 1983; al Museo Depero di Rovereto, a
cura di Maurizio Scudiero, nel 1986 e nel 1989.
Negli ultimi anni (1990-2004) il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
(Mart) ha tenuto una serie di mostre in Italia ed all'estero, sia antologiche, sia su aspetti particolari
dell'opera dell'artista, che ne hanno veicolato ulteriormente il nome ed accresciuta la notorietà.
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DEPERO
Opere della collezione Fedrizzi
Venezia, Museo Correr
1 novembre 2008-1 marzo 2009
LE OPERE IN MOSTRA
1.
Busto di donna, 1914 ca.
china su carta, cm 8,1×8,8
12.
Cinese con vassoio, 1920
tarsia di stoffe colorate, cm 40×40
2.
Gilbert Clavel (Studio di volumi), 1917 ca.
matita su carta, cm 28×21,5
13.
Le ricamatrici (Casa del Mago), 1920-1946 ca.
matita e china su carta, cm 16,7×20,6
3.
Gilbert Clavel (Prospettiva sotterranea), 1917 ca.
matita grassa e biacca su carta, cm 28×21
14.
Casa del Mago (Architettura della luce),
1920-1946 ca.
matita e china su carta, cm 20,9×17,8
4.
Due personaggi per “Il canto dell’usignolo”,
1917 ca.
matita e china su carta, cm 24,5×24,5
15.
Le ricamatrici (Casa del Mago), 1920-1948
matita e inchiostro blu su carta, cm 24,6×25
5.
Solidità e trasparenze, 1917 ca.
matita grassa e biacca su carta, cm 28,7×21
16.
Profili floreali, striscia decorativa per Cabaret
del Diavolo, 1921-1922 ca.
matita su carta, cm 27×8,5
6.
La marchesa Casati, 1917-1946
matita e inchiostro blu su cartoncino, cm 20×15,7
17.
Nitrito in velocità, 1922
tempera su carta, cm 46,5×65,1
7.
Mandarino cinese, 1917-1947 ca.
matita e inchiostro blu su carta, cm 13×7,5
18.
Bragaglia, 1922
manifesto litografico intelato, cm 100×67,5
8.
Maschere tropicali/ Personaggi capresi
(Studio per “Paese di tarantelle”), 1918 ca.
matita su carta, cm 14×13
19.
Villaggio inventato, 1923
matita, china e china diluita su carta, cm 10×14,3
9.
Donna + rosario, 1919-1921
intarsio di legni colorati alle aniline,
cm 60,6×45,5
20.
Flora e fauna alpestre, 1923 ca.
matita e china su carta, cm 22,5×24,2
10.
Danzatore di caucciù, 1919 ca.
china e china diluita su carta,
cm 42,5×33
21.
Tunica futurista, 1923 ca.
matita, china e inchiostro rosso su carta
da imballo, cm 23,7×16
11.
Maschere di caucciù (striscia decorativa),
1919-1920 circa
china e china diluita su carta, cm 42,3×26,3
22.
Ballerina (Vestito futurista), 1923-1924 ca.
matita e china su carta, cm 17×12,5
6
23.
Marinaio ubriaco, 1924
olio magro su carta intelata, cm 90,8×69,5
36.
Movie makers (copertina), 1929
china su cartoncino, cm 42×32
24.
Ritmi veneziani, 1924
tarsia di stoffe colorate, cm 83×81,5
37.
Traffico a New York (auto – travi – grattacieli), 1929
matita, china e acquerello su carta, cm 21,5×28
25.
Dentro l’osteria, 1925
china su carta, cm 35,5×48,8
38.
Ballerina (per copertina della rivista “Movie
Makers”), 1929
tempera su cartone, cm 52×37
26.
Paralume floreale, 1925 ca.
matita e china su carta, cm 18×26
39.
Dinamismo di gambe di ballerina newyorkese,
1929 ca.
matita su carta da riporto sagomata, cm 41,2×30
27.
Cavalli fiammanti, 1926-1927 ca.
tarsia di stoffe colorate, cm 56×55
40.
Scena natalizia con ballerino, 1929 ca.
matita e china su carta, cm 15,5×17,5
28.
Piani di testa, 1926-1927 ca.
matita e acquerello su carta, cm 10,8×10,4
41.
Christmas greetings from Leonidoff, 1929 ca.
matita e china su carta, cm 16,7×19,5
29.
Automa con pipa (disegno esecutivo), 1926-1927
matita su carta, cm 73×60
verso dell’opera Il gallo, 1937-38
42.
Donna + Treno, 1929-1930 ca.
Progetto d’illustrazione per “Vogue”
matita e china su carta, cm 28×18,7
30.
Corsa ad angolo retto, 1927
china su cartoncino, cm 12,8×13
43.
Vogue (Modella), 1929-1930 ca.
Progetto di copertina per “Vogue”
matita, china e tempera su carta, cm 28×10,8
31.
Padiglione tipografico per la ditta Bestetti, 1927
collage di carte colorate su cartone, cm 65×44
44.
Profili femminili con auto, 1929-1930 ca.
Progetto d’illustrazione per “Vogue”
matita e china su carta, cm 17×28
32.
Depero futurista 1913-1927
Libro bullonato, 1927
stampa tipo-litografica su carte di vari colori
e grammatura
45.
Tuberie newyorkesi, 1930
matita, china e acquerello su carta, cm 28×27,7
33.
Biscotti Unica Torino, 1927 ca.
china su carta, cm 37×28,5
46.
Volumi di testa (Botticelli), 1930
matita su carta, cm 15×11,2
34.
Acqua San Pellegrino, 1927-1928 ca.
china e tempera su carta, cm 46×32
47.
Fantasia di bicchieri (Cordial Campari),
1930-1931 ca.
matita, china e matite colorate, cm 17×13,8
35.
Impressioni simultanee newyorkesi (New York.
Teste, sguardi), 1929 ca.
matita, china e china diluita su carta,
cm 22,3×19,3
7
60.
Case a Mezzaselva, 1944 ca.
matita, china e china diluita su carta,
cm 13,8×20,2
48.
Albero e sciatori, 1930-1933 ca.
matita su carta, cm 30×18
49.
Il Trentino, 1935
tempera su carta, cm 99×69,5
61.
Bacio a Venezia, 1944-1946
olio su tavola, cm 46,5×38
50.
Il Gallo, 1937-1938 ca.
matita, china e china diluita su carta, cm 73×60
verso dell’opera “Automa con pipa”, 1936-37
62.
Verso il sole, 1945-1947 ca.
china e inchiostri diluiti su carta, cm 65×51
51.
Prospettiva solare, 1938
matita, china e china diluita su carta, cm 20×25,5
63.
Studio per “Danzatrici lunari”, 1946 ca.
matita e inchiostro su carta, cm 20×16
52.
Lucania, 1939-1940 ca.
Studio per intarsio in buxus
matita e china su carta, cm 19×13,7
64.
Natura morta con lanterna, brocca e imbuto,
1946-1947 ca.
Matita, china e china diluita su carta, cm 25,5×14
65.
New York vista da Depero, 1947-1948
matita, china e inchiostri diluiti su carta,
cm 14×17
53.
Profilo di Rosetta, 1939-1940 ca.
matita, china e inchiostri colorati su carta,
cm 24×17
54.
Studio di alberi, 1941-1942 ca.
matita e china su carta, cm 23,6×18
66.
Motociclista in corsa, 1947-1948 ca.
matita, china e inchiostri diluiti su carta,
cm 22,3×29,4
55.
Chiesetta alpina, 1942-1943 ca.
matita, china e inchiostro blu su carta,
cm 17×15,5
67.
Americani, 1947-1948 ca.
matita, china e china diluita su carta, cm 24×15
68.
Aratura con testa e scarpa (Composizione
surrealista), 1947-1948 ca.
matita, china e china diluita su carta, cm 15×27,5
56.
Riesumazioni capresi, 1943 ca.
matita e china su carta, cm 21×18
69.
Composizione con treno e scacchiera, 1947-1948 ca.
matita, china e china diluita su carta, cm 25×24
57.
Flora e pietre (Composizione), 1944
matita, china e china diluita su carta,
cm 22,3×29,7
70.
Socrate, 1948
matita, china e inchiostri diluiti su carta,
cm 25×15
58.
Allegoria del bere, 1944
matita, china e china diluita su carta, cm 20,5×14
71.
Studio per “Cavallerizza”, 1948
matita, china e inchiostro diluito su carta,
cm 22×17
59.
Notturno alpestre, 1944
olio su tavola, cm 73×55
8
72.
Cavallerizza, 1948 ca.
olio su cartone telato, cm 60,5×50,3
80.
Tartaruga, 1952-1953 ca.
matita su carta, cm 14,5×19
73.
Il nostro primo rifugio di New Milford, 1948 ca.
matita e china su carta, cm 18,7×23,7
81.
Uccelli, 1952-1953 ca.
Fregio decorativo per l’Hotel Astoria
di Lavarone
china e tempera su carta, cm 24×41
74.
Centrale elettrica presso New Milford, 1948-1949
matita, china e inchiostro diluito su carta,
cm 26,8×19,5
82.
Studio per “Flora Alpestre e rupestre”, 1953 ca.
matita e china su carta, cm 39×25
75.
Studio di paravento per il ristorante Enrico
& Paglieri di New York, 1949
matita, china e inchiostro diluito su carta
ritagliata e incollata su cartoncino, dimensioni
totali cm 42×32
83.
Primissimo studio per una delle lunette sopra
alle porte, 1953 ca.
matita e inchiostro blu su carta, cm 24,5×26,3
76.
Gallo nucleare, 1950 ca.
matita e inchiostro blu su carta, cm 16,7×13
studio per l’omonimo dipinto
84.
Pesci, stambecchi e aquile, 1953-1954 ca.
matita, china, china diluita e aquerello su carta,
cm 17×39
77.
Veglia dell’Alpe, 1950 ca.
matita, china e inchiostro diluito su carta,
cm 21,4×16,7
85.
Pesci, stambecchi e aquile, 1953-1954 ca.
matita, china, china diluita e aquerello su carta,
cm 20,4×42
78.
Logo per rotativa Heidelberg, 1951 ca.
china, tempera e biacca su cartoncino, cm 13×24
86.
Motivo ornamentale per soffitto, 1955 ca.
tempera su compensato, cm 56×69
79.
Paesaggio aerodinamico, 1951-1952 ca.
olio su tela, cm 70×95
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DEPERO
Opere della collezione Fedrizzi
Venezia, Museo Correr, 1 novembre 2008-1 marzo 2009
LA COLLEZIONE FEDRIZZI
La Collezione Fedrizzi è una raccolta di circa 95 opere tutte di Fortunato Depero.
Alcune sono già state esposte a mostre sull’artista, o sul Futurismo o su temi specifici come
lo sport, la velocità, la pubblicità..., ma mai erano state prima d’ora esposte tutte assieme.
La mostra veneziana è dunque è un’occasione unica, non solo per indagare la sfaccettata
personalità dell’artista, ma anche per cogliere il senso del percorso critico del collezionista,
caratterizzato da una frequentazione personale, intima con l’artista, in un rapporto prima
professionale e poi d’amicizia, proseguito dopo la sua morte con la vedova Rosetta
Amadori.
Giuseppe Fedrizzi era un medico oculista. In questa veste, negli anni Cinquanta, conosce e
cura Depero e la moglie.
È questo, per l’artista, un periodo difficile, caratterizzato da ristrettezze economiche e da
un clima culturale e politico in cui il peso della sua trascorsa adesione al fascismo è
motivo di isolamento e di derisione. Anche il futurismo, sia in Italia che oltre oceano, viene
associato al nefasto periodo della dittatura e non è più di moda, almeno per tutta la
produzione posteriore alla morte di Boccioni (1916).
In questo contesto, Depero verso il 1947 vende gran parte dei suoi capolavori all’amico e
collezionista Mattioli, si vede rifiutare la partecipazione alla Biennale del 1952 e a quella di
San Paolo dell’anno seguente. Ormai sulla sessantina, è deluso ma ancora tenace e
battagliero. Le valutazioni delle sue opere sono irrisorie e Fedrizzi avrebbe potuto
accedere agevolmente a quelle più pregiate, dipinti ed arazzi.
Sceglie invece di raccogliere e documentare i vari aspetti della sua creatività, in un arco
cronologico ultraquarantennale.
Fedrizzi coglie l’importanza dell’evoluzione del percorso dell’artista che voleva “ricreare
futuristicamente tutto l’universo”, facendolo uscire dalle gallerie d’arte per entrare nella
vita quotidiana, dalla pubblicità all’arredo, dalla moda all’architettura, dall’editoria all’arte
postale, senza gerarchie.
Per questo le opere della collezione, che datano dal 1914 al 1956, e che comprendono olii e
tempere, ma anche disegni finiti e preparatori a china e a carboncino, oltre a schizzi,
collage, bozzetti pubblicitari, tarsie in legno e in stoffe colorate, progetti di arredo e
litografie intelate, consentono di tracciare un ritratto a tutto tondo dell’artista, cogliendone
talvolta aspetti poco noti e contribuendo ad abbattere alcuni luoghi comuni critici.
Dopo la mostra, la collezione sarà concessa ai Musei Civici di Venezia con un deposito a
lungo termine a Ca’ Pesaro.
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