Speciale - Dental Tribune International

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Speciale - Dental Tribune International
HYGIENE TRIBUNE
The World’s Dental Hygiene Newspaper • Italian Edition
Luglio+Agosto 2015 - anno VIII n. 2
Allegato n. 1
di Dental Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 - anno XI n. 7-8
www.dental-tribune.com
Intervista
a Olivia Marchisio
Sondare l’impianto oppure no?
Problema dibattuto in letteratura
Il sondaggio dei siti implantari è argomento
di dibattito in letteratura: la procedura può
infatti compromettere l’integrità del sigillo
perimucoso?
pagina 17
L’importanza di un bel sorriso
provoca grande attenzione agli sbiancanti
In una società inluenzata dai media, avere un
bel sorriso è fondamentale. Di qui l’esistenza del
“marketing del sorriso” dove si promuovono vari
prodotti sbiancanti dalle caratteristiche speciiche.
pagina 18
Alitosi e criteri
di implementazione
dell’attività di igiene
Approccio diagnostico e terapeutico
Professional marketing manager e clinical
affairs manager in Philips Oral Healthcare
All’International Dental Show (IDS) lo scorso 10 marzo
la Philips divisione Oral Healthcare ha invitato i giornalisti per un breakfast press conference, per presentare in
anteprima tutte le novità presenti allo stand 2015. Dopo
la conferenza, Dental Tribune ha avuto il piacere di intervistare la dottoressa Olivia Marchisio, professional marketing manager e clinical affairs manager in Italia e altri
Paesi del mediteranno (Italia, Israele, Grecia). L’intervista
racconta l’esperienza professionale della dott.ssa Marchiso, da tre anni ormai manager Philips.
Dott.ssa Marchisio, lei ricopre il
ruolo di professional marketing
manager e clinical affairs
manager. Una doppia qualiica
dunque?
Sì, anche se in questo contesto vorrei
sottolineare la qualiica di clinical
affairs manager, ovvero mi occupo dei rapporti con i professionisti,
le università e la ricerca per i due
marchi acquisiti da Philips: Sonicare, spazzolini con tecnologia sonica
brevettata e sussidi per l’igiene orale
domiciliare acquisito nel 2000; e il
marchio Zoom per gli sbiancamenti
dentali, acquisito nel 2010. Il marchio Sonicare raggruppa invece due
prodotti: lo spazzolino Sonicare nei
suoi vari modelli e quello del sussidio interdentale AirFloss.
Tra i prodotti presentati oggi
a IDS quali entreranno a breve
in Italia?
AirFloss Ultra è presente in Italia già
dal 10 aprile, è stato presentato al
Dental Hyginst Expo di Verona, mentre ad Amici di Brugg, che si è appena
svolto a Rimini, sono stati presentati
> pagina 20
C. Dacomo, C. Bruscagin, E. Pigella
Il termine «alitosi», derivante dal latino halitus (alito, respiro) e dal greco
oasis (condizione anormale, affezione), e i suoi sinonimi bromopnea,
foetor ex ore, o più comunemente
alito cattivo, indicano il cattivo odore
proveniente dal cavo orale in seguito
all’emissione di aria in espirazione e
durante la fonazione, indipendentemente dal sito in cui vengono prodotte le sostanze maleodoranti.
Storicamente, il disturbo dell’alitosi
era già noto presso gli antichi Greci
e Romani, da cui provengono riferimenti storico-religiosi, morali e
terapeutici ritrovati nell’Antico Testamento e in altri testi sacri ebraici,
islamici e orientali.
Solo in epoca più recente, però, l’alitosi è stata oggetto di studi medici moderni, interessando molteplici campi
scientiici e in particolar modo la parodontologia, la gastroenterologia, la
batteriologia e la chimica.
> pagina 14
La scelta è Tua
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diverse e un’eccezionale varietà di misure
adatta per ogni spazio interprossimale.
Dove la
parodontologia
è andata avanti
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M. Bartold
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> pagina 10
AD130092IT
Recentemente, il prof. Mark
Barthold dell’Università di
Adelaide in Australia ha presentato un documento sulla
medicina parodontale come
parte della sessione di Asia
Paciic nell’EuroPerio8 a Londra. Questo articolo, scritto
in esclusiva per Dental Tribune Online, tratta di alcuni dei
maggiori progressi fatti in
parodontologia negli ultimi
tempi.
10 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Dove la parodontologia è andata avanti
Mark Bartold
< pagina 9
Nel corso degli ultimi vent’anni sono stati
fatti alcuni progressi eccezionali in parodontologia. Molti di questi hanno portato a cambiamenti nel nostro modo di pensare e nel
nostro approccio alla terapia parodontale.
Nel 1999, l’American Academy of Periodontology ha messo a punto un nuovo sistema
di classiicazione per le malattie parodontali, con cui sono stati identiicati circa 50 tipi
diversi di situazioni parodontali considerate
degne di una propria speciica classiicazione. Chiaramente, sarebbe stato un sistema
poco gestibile e, in pratica, è stato ridotto a
tre tipi principali di malattie parodontali
associate alla placca: gengiviti, parodontiti
croniche e parodontiti aggressive. Mentre
si discuteva sull’appropriatezza dei termini
“cronica” e “aggressiva”, questi sono serviti
come quadro di riferimento sia per i medici
sia per i ricercatori, allo scopo di deinire i tipi
speciici di parodontite sulla base di parametri clinici evidenti. Essi hanno inoltre fornito
un riferimento per comprendere i protocolli
di gestione e i risultati. Tuttavia, nel tempo, è
diventato evidente che tali sistemi di classiicazione (cronica e aggressiva) possono essere
troppo semplicistici a causa dell’eterogeneità
dei disturbi parodontali. Pertanto, è opportuno rivisitare un tale sistema di classiicazione
e stabilire se si possono utilizzare le attuali
conoscenze dell’epidemiologia e della patologia di queste malattie per deinirle meglio.
Tuttavia, vale la pena notare che negli ultimi
25 anni sono stati proposti almeno dieci sistemi diversi di classiicazione, nessuno dei
quali adottati in toto.
Chiaramente rimane aperto un certo numero di side importanti in questo campo. Poiché, ad esempio, le parodontiti croniche e aggressive sono gruppi eterogenei di malattie,
ci saranno speciiche sottocategorie legate a:
la loro natura multifattoriale su base microbica, la risposta dell’ospite e le componenti
ambientali. Al momento, oltre a una deinizione placca-associata, l’attuale classiicazione dell’American Academy of Periodontology non si basa su criteri associati alla causa.
Riconoscimento che i batteri sono
necessari, ma non suficienti, per
sviluppare la parodontite
Negli anni Novanta c’è stato un progresso
concettuale molto importante nella nostra
comprensione della placca dentale e della
sua interazione all’interno dell’ambiente
subgengivale. Il riconoscimento che la placca subgengivale esisteva come bioilm con le
sue proprietà di microregolazione e di comunicazione ha cambiato il nostro pensiero su
come il microbiota subgengivale ha interagito
non solo con se stesso, ma anche con l’ospite.
Nonostante questo, la ricerca tra gli anni Novanta e Duemila ha cominciato a mettere in
discussione il ruolo del bioilm e dell’insieme
dei componenti batterici nel processo generale di sviluppo della parodontite. Mentre era
molto chiaro che la parodontite non può, e
non potrebbe, svilupparsi in assenza di batteri, stava diventando sempre più evidente clinicamente che c’erano alcuni pazienti i quali,
nonostante la presenza di notevoli depositi di
placca, non avevano sviluppato parodontite.
Per contro, era anche evidente che persone
con depositi visibili di placca molto minori
avevano già sviluppato parodontiti molto
avanzate e destruenti. Queste osservazioni
hanno portato a un importante cambiamento
di paradigma in parodontologia, con cui si è
convenuto che, sebbene la placca sia necessaria per sviluppare la parodontite, non sarebbe
suficiente per svilupparla. Infatti, è ormai
evidente che, oltre alla placca dentale, i fattori di risposta dell’ambiente e dell’ospite sono
elementi critici per la manifestazione clinica
della parodontite. Con ciò, un nuovo processo
di gestione più consapevole dei nostri pazienti ha suggerito che, oltre alla gestione dell’igiene orale, i pazienti devono essere valutati
per altri fattori che potrebbero portare allo
sviluppo di parodontite, e che questi devono
essere controllati per ottenere trattamenti di
successo. Infatti, è ormai riconosciuto che la
placca dentale (con i suoi elementi costitutivi)
solo nel 20% costituisce un fattore di rischio
per lo sviluppo della parodontite e, quindi, nel
restante 80% si devono prendere in considerazione fattori predisponenti per la diagnosi e
per la cura delle malattie parodontali.
Sviluppo della medicina parodontale
come sottodisciplina
Offenbacher nel 1997 ha proposto per primo
il termine “medicina parodontale” come “un
termine ampio che deinisce un settore della
parodontologia in rapida espansione focalizzato su nuovi dati che stabiliscono una forte
relazione tra salute o malattia parodontale e
salute o malattia sistemica”. Scaturisce dalla
chiara evidenza che un certo numero di condizioni sistemiche e di malattie parodontali
siano interconnesse. Nel 2000, è stato dimostrato in modo molto convincente che la salute orale e la salute sistemica non dovrebbero
essere separate. In effetti, il chirurgo generico
degli Stati Uniti ha riconosciuto l’importanza
della salute orale per la salute generale e per il
benessere complessivo in una pubblicazione
di riferimento dal titolo Salute orale in America. Questo documento ha affermato per la
prima volta l’importanza della salute orale in
un approccio olistico alle cure mediche. Nonostante il titolo, il suo contenuto ha avuto
una rilevanza globale. Da qui, il concetto di
medicina parodontale ha guadagnato ulteriori consensi, e la sua ipotesi centrale afferma
che l’infezione e l’iniammazione parodontale hanno un peso signiicativo come iniammazione cronica a livello sistemico. Sebbene
ci sia ancora molto lavoro da fare, negli ultimi dieci anni sono stati raggiunti progressi
signiicativi. Il diabete è ora ben riconosciuto
come fattore di rischio per lo sviluppo della parodontite e, viceversa, la parodontite è
considerata una modiicazione o un fattore di
rischio signiicativo per il controllo glicemico
nei diabetici. Altre condizioni per le quali ci
sono buone evidenze a sostegno di interrelazioni con le parodontiti includono le malattie
cardiovascolari, l’artrite reumatoide, l’obesità e le malattie renali. Resta da stabilire se il
trattamento della parodontite abbia qualche
impatto sulle condizioni sistemiche, ma stanno emergendo prove che può essere il caso
del diabete, delle malattie cardiovascolari e
dell’artrite reumatoide. Purtroppo, questo è
diventato un campo di ricerca opportunistica
e, ad oggi, si rivendicano circa 58 condizioni
nel rapporto malattia parodontale/malattie
sistemiche, molte delle quali hanno poca o
nessuna plausibilità biologica o clinica.
Capire che la rigenerazione
parodontale è biologicamente possibile
La rigenerazione dei tessuti parodontali
danneggiati a causa di parodontiti è stato
considerato il massimo traguardo della tera-
pia parodontale. Nel corso dei decenni, sono
state raccomandate molte procedure, per lo
più associate al trattamento della supericie
radicolare e all’impianto di sostituti ossei
nei difetti parodontali come un mezzo per
ottenere la rigenerazione parodontale. Purtroppo, questi primi concetti erano ingenui a
causa di una scarsa comprensione dei requisiti per la rigenerazione parodontale, vale a
dire la stimolazione di nuovo cemento, osso
e legamento parodontale. È irrazionale riempire un difetto parodontale con una sostanza
che non avrebbe alcuna rilevanza per la successiva fase funzionale di ricostruzione. Tuttavia, nella nostra professione abbiamo l’ossessione di riempire le cavità ossee, piuttosto
che studiare i processi naturali di guarigione necessari per rigenerare l’apparato parodontale. Non conoscere il contributo delle
diverse componenti tissutali nella guarigione delle lesioni parodontali spiega il cattivo
uso dell’innesto osseo nel trattamento delle
tasche intraossee, ancora molto diffuso in
alcuni settori della parodontologia. È ormai
riconosciuto che il trattamento rigenerativo
dei difetti parodontali con un agente o una
procedura richiede che ogni fase operativa
della ricostruzione sia fondata su un processo
controllato biologicamente. Con tali concetti
in mente, gli studi originali di Karring, Nyman e collaboratori a Gothenburg in Svezia
hanno consentito lo sviluppo della rigenerazione tissutale guidata (GTR) come metodica
di trattamento. Sebbene questo sia stato un
progresso signiicativo, è diventato evidente che, mentre la rigenerazione parodontale
era biologicamente possibile, la realizzazione
clinica su basi attendibili era molto dificile a
causa di un’ampia gamma di variabili legate
al paziente e all’operatore. Più di recente, abbiamo visto lo sviluppo di agenti biologici e
di preparati che, quando applicati a superici
radicolari, possono determinare una signiicativa rigenerazione dei tessuti parodontali
danneggiati. L’uso di tali agenti offre un approccio semplice alla rigenerazione parodontale con risultati equivalenti, e talvolta
superiori, rispetto alle procedure GTR. Tuttavia, come è stato notato per il GTR, i risultati
clinici con agenti biologici possono essere
variabili, ed è necessario un lavoro ulteriore
per migliorare la loro utilità clinica. Inoltre,
con il proposito di ottenere la rigenerazione
parodontale, si è indagato sull’utilizzo delle
cellule staminali mesenchimali e sulla modulazione genetica delle cellule parodontali.
Il futuro sembra promettente, ma senza
dubbio c’è ancora una notevole quantità di
lavoro da fare prima che la rigenerazione parodontale afidabile e predicibile diventi una
realtà.
Speciale 11
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Una ricerca USA ha messo a fuoco il ruolo cruciale
degli igienisti dentali nello screening del diabete
Lo screening, come utile componente delle visite dentistiche, potrebbe aiutare a scoprire il diabete nei pazienti e nelle persone a rischio di sviluppare
la malattia (fotografia: Catalin Petolea/Shutterstock).
POCATELLO, Idaho USA – Alcune
ricerche dimostrano un collegamento tra la malattia parodontale e
il diabete. Una ricerca pilota valuta
ora l’eficacia dello screening del
diabete eseguito da igienisti dentali
su pazienti con parodontite. Analizzando i valori di emoglobina glicosilata (HbA1c), sono stati in grado di
identiicare il prediabete o diabete
di tipo 2 in oltre due terzi dei partecipanti alla ricerca stessa.
Condotto presso l’Idaho State University, lo studio ha interessato 50
pazienti con parodontite cui non
era mai stato diagnosticato il diabete. Utilizzando un test di HbA1c, i
ricercatori hanno trovato valori nel
sangue di glucosio che indicavano
un prediabete nel 32% dei partecipanti (16 pazienti). Un test ha scoperto diabete di tipo 2.
A 9 dei 17 partecipanti con elevati
valori di HbA1c è stato consigliato di
prendere contatto entro due settimane con il proprio medico di base
per la veriica della diagnosi e per i
possibili interventi.
La ricerca ha dimostrato che il tempo medio dello screening (compresa
l’istruzione al paziente) era di 14 minuti e i costi diretti per ogni esame
ammontavano a 9 dollari (esclusa la
successiva visita medica per la diagnosi).
I ricercatori hanno concluso che lo
screening dell’HbA1c degli igienisti
dentali si è rivelato molto eficace
e conveniente per identiicare il
prediabete. Ma il costo elevato o la
mancanza di un’assicurazione a copertura delle spese odontoiatriche
possono ostacolare la realizzazione
di tale test da compiere durante le
visite.
Intitolata "A Pilot Study of an HbA1c
Chairside Screening Protocol for
Diabetes in Patients with Chronic
Periodontitis: The Dental Hygienist’s Role", la ricerca è stata pubblicata online il 23 marzo sull’International Journal of Dental Hygiene prima
che andasse in stampa.
Un triplo getto
per una migliore igiene
di denti e gengive.
Nuovo AirFloss Ultra di Philips Sonicare
FINO AL
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utilizzano abitualmente il filo interdentale, tutto ciò di cui hanno
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con getto a triplo impulso, creano tre sequenze di microgetti di aria
pressurizzata e micro gocce d’acqua, che rimuovono efficacemente
il biofilm. AirFloss Ultra può essere utilizzato con acqua o collutorio
antibatterico e ha un’efficacia dimostrata, pari a quella del filo
interdentale*. I pazienti più pigri, che abitualmente non utilizzano
il filo interdentale, affermano che l’utilizzo di AirFloss Ultra è facile
da integrare alla loro routine quotidiana di igiene orale.
Dopotutto la soluzione migliore e più efficace è quella che prevede
un utilizzo regolare.
Dental Tribune International
IL
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95%
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dei pazienti ha mostrato
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con gengivite lieve o moderata; AirFloss è progettato per aiutare chi non usa abitualmente il filo
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12 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Il valore di una corretta informazione ed educazione
all’utilizzo e alla manutenzione delle protesi
I pazienti chiedono consiglio al proprio dentista sull’igiene e la
cura della propria protesi? E il dentista offre loro supporto e indicazioni adeguate? Esiste una prassi di informazione-educazione eficace nei confronti dei pazienti rispetto alla gestione quotidiana delle protesi dentali? I dati di un’indagine internazionale
(Axe A., presentata alla IADR General Session & Exhibition 25-28
giugno 2014, Cape Tow) – oggetto dell’analisi di GSK, azienda
che commercializza il marchio Polident – evidenziano come le
raccomandazioni del dentista possano avere un impatto chiave
Pulizia inadeguata delle protesi,
i rischi per i pazienti e il ruolo del dentista
POPOLAZIONE DI PAZIENTI IN AUMENTO
Il microbioma delle protesi
Le esigenze in crescita
u Il biofilm di placca sulle protesi ha una composizione
All’aumentare della popolazione
over 60 aumenterà il numero di
portatori di protesi.1, 2
Entro il 2050
il 22% della popolazione
sarà over 60.1
complessa che lo rende difficile da eliminare/
controllare.6
u La presenza di batteri nel microfilm delle protesi è
causa di stomatiti da protesi.7,8
22%
u L’attacco batterico su superfici graffiate delle protesi
si associa ad infezioni orali.
Le abitudini di pulizia delle protesi dei pazienti
u L’88% dei pazienti non pulisce
efficacemente le protesi.3
u I pazienti utilizzano 8 o 9 diversi metodi
Up to
88
di pulizia delle protesi 4 – incoerente con le
raccomandazioni dei dentistiti.
Il ruolo chiave del dentista
u Le raccomandazioni del dentista hanno
un impatto chiave sull’utilizzo dei
detergenti e i livelli di soddisfazione.4
u Negli USA il 35% delle raccomandazioni dei
dentisti per la pulizia delle protesi è il dentifricio.5
Cod. zinc: CHITA/CHPOLD/0088/15
%
Il ciclo di rischio: eliminazione inefficace,
protesi danneggiate
u Il normale dentifricio non è in grado di eliminare la
Candida albicans, causa di stomatiti da protesi.9
u Il normale dentifricio e alcuni collutorii possono
lasciare graffi o danneggiare il materiale delle
protesi.10
u È stato mostrato come la candeggina danneggi
le parti metalliche delle protesi.11
u Si è rilevato che le compresse specifiche per la
pulizia delle protesi sono efficaci nell’eliminare e
rimuovere in vitro i biofilm di placca, eliminando
riducendo al contempo le alterazioni della superficie
delle protesi.12
sull’utilizzo di pulitori speciici per le protesi dentali, ma anche
come non esistano raccomandazioni chiare e condivise dai professionisti del settore oral care sulla pulizia delle protesi.
Negli Stati Uniti, il 35% delle indicazioni dei dentisti identiica il
dentifricio come il prodotto più corretto e adeguato per la pulizia delle protesi, anche se alcune evidenze scientiiche hanno
dimostrato che il normale dentifricio non è in grado di eliminare alcuni batteri causa di stomatiti da protesi. Inoltre, l’uso di un
comune dentifricio così come l’uso di alcuni collutori possono
causare grafi o danneggiare il
materiale delle protesi. Risulta quindi evidente il valore di
una corretta informazione ed
educazione all’utilizzo e manutenzione delle protesi – siano esse totali o parziali – quali
aspetti rilevanti che possono
Compresse per la pulizia delle protesi –
il punto di riferimento per l’igiene della
inluire in modo signiicativo
protesi dentale
sulla qualità della vita dei poru Antimicrobiche.
tatori di protesi. «Più dell’80%
u Rimuovono macchie e placca.
u Compatibili con i materiali delle protesi.
dei pazienti utilizza il normale
u I pazienti che utilizzano compresse specifiche per
dentifricio per pulire la protela pulizia delle protesi sono più soddisfatti.
si, nonostante essa sia 10 volte
più delicata dello smalto dentale. Questo indica che resta
ancora molto da fare nell’ambito dell’educazione a una
C’è l’esigenza di raccomandazioni
coerenti e istruzioni chiare per
corretta igiene orale, specie
i pazienti, basate sulle evidenze.
in presenza di protesi dentali», commenta Lilia Bortolotti,
odontoiatra. «È fondamentale
che tutti gli esperti del setto10, 12
Controllo
protesi
non trattate
Compresse
Polident®
Dentifricio
Colluttorio
Alcool
13
re agiscano in modo mirato per formare, non solo informare,
i pazienti sulle buone abitudini di igiene e pulizia delle protesi
dentali. Si può cominciare raccomandando l’utilizzo di prodotti
speciici, come le compresse: sono antimicrobiche, eficaci nel
rimuovere macchie e placca e nel ridurre le alterazioni della supericie delle protesi. «Il ruolo dei dentisti e degli esperti assume
quindi una rilevanza ancora più signiicativa: il loro sforzo e il
loro impegno devono essere focalizzati nell’educazione alla continuità, all’adozione di buone e sane abitudini di igiene orale e
di pulizia della propria protesi come momento fondamentale di
tutela della salute.
A questo bisogna aggiungere che nonostante il parere di un professionista sia fondamentale nella scelta di un pulitore per la protesi, l’88% dei pazienti preferisce utilizzare 8 o 9 diversi metodi
di pulizia, contrariamente a quanto espressamente indicato dal
dentista. Dalla ricerca emerge infatti che molti pazienti adottano
proprie routine di pulizia, spesso utilizzando soluzioni pulenti
combinate con altre sostanze inclusi dentifricio, aceto, collutorio
e sapone. Una cura inadeguata delle protesi potrebbe generare rischi non trascurabili, non solo per la salute della bocca ma anche
per il benessere generale del paziente contribuendo a:
– un aumento del rischio di stomatiti, dovute al proliferare di
funghi e batteri a causa dello scarso controllo microbico;
– un aumento del danno alle protesi, maggiormente esposte
alla possibilità di abrasioni, ossidazione, corrosioni e danni
chimici;
– generare nel complesso un’esperienza negativa, spesso fonte
di disagio per i portatori di protesi, a causa della formazione di cattivi odori e macchie persistenti che impattano sulla
vita personale e sociale dei pazienti.
GSK
REFERENCES
1. UNFPA & HelpAge International, 2012.
2. Steele JG et al. Brit Dent J 2000; 189:598-603.
3. Dikbas I. Int J Prosthodont 2006; 19(3):294-298.
4. Axe A. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town.
5. Varghese R. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town.
6. Ramage G. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town.
7. Morse DJ et al. Bacteria Increase Expression of Candida Virulence Factors in Acrylic Biofilms. Presented at the IADR General Session & Exhibition 12th-14th March 2015.
8. O’Donnell et al. The influence of Candida spp and salivary antimicrobial peptides on the denture microbiome in health and disease.
Presented at the IADR General Session & Exhibition 12th-14th March 2015.
9. GSK Data on File. Antimicrobial testing denture cleanser vs. household materials.
10. Bradshaw D. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town.
11. Kiesow A et al. Compatability of metallic materials used for dentures related to different cleaning regimens. Presented at the IADR General Session & Exhibition 12th-14th March 2015.
12. Bradshaw DJ et al. Denture cleanser effects on in vitro denture plaque biofilms. Presented at the IADR General Session & Exhibition 12th-14th March 2015.
13. Jones JD et al. Clean Dentures Not a Simple Solution. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town.
Grazie a una sostanza naturale anti-carie
la liquirizia alleata del sorriso?
Buone notizie per gli amanti della liquirizia. Le riporta
l’agenzia Adnkronos, riferendo che la radice, secondo
nuove ricerche, contiene una sostanza chimica naturale,
che uccide i batteri della bocca e previene la formazione
della placca. Esperimenti in laboratorio di cui dà notizia il Telegraph, mostrano che un composto collegato a
quello presente nella liquirizia (il trans-chalcone) blocca
l’azione di un enzima chiave, che consente ai batteri di
prosperare nelle cavità orali.
Essi metabolizzano gli zuccheri di cibi e bevande, cosa
che porta alla produzione di placca e acidi e che può
aprire la strada alla carie. Bloccando l’attività di questo
enzima con la sostanza presente nella liquirizia, i ricercatori hanno scoperto che si previene la formazione del
bioilm batterico. Quello che spiana la strada alla placca
e alle carie.
Tutto questo emerge da una ricerca pubblicata su Chemical Communications. A questo punto il team di Dominic Campopiano dell’University of Edinburgh e colleghi sostiene che prodotti per l’igiene orale contenenti
sostanze chimiche simili, possono migliorare la pulizia
e la salute del sorriso.
La ricerca è la prima a mostrare che il trans-chalcone
previene la formazione dei bioilm batterici. Il team ha
ricevuto un inanziamento dal produttore di gomme da
masticare Wm. Wrigley Jr. Company.
Dental Tribune
Speciale 13
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Un italiano su 4 con alitosi, in 6 casi su 10 è colpa
di problemi a denti e gengive
Quante volte nella vita, magari prima di un colloquio di lavoro, ci siamo preoccupati della freschezza del
nostro alito? Probabilmente spesso,
e a quanto pare a ragione. L’alito
cattivo o “alitosi”, infatti, è un disturbo molto frequente, sostengono
gli esperti di odontoiatria biologica
dell’Istituto Stomatologico Italiano
(ISI) di Milano. L’odore sgradevole
proveniente dalla bocca, quando ci
si trova a stretto contatto per motivi
lavorativi o personali, può provocare grande disagio anche dal punto di
vista psicologico e sociale. I dati raccolti, indicano che a soffrirne è circa
una persona su quattro e le cause
non sono legate esclusivamente al
tipo di alimentazione, ma sono per
il 90% dei casi dovute a problemi
del cavo orale.
L’alitosi è provocata da diversi fattori, ma il comune denominatore è
uno: la proliferazione di batteri che
si nutrono di residui di cibo e producono sostanze volatili contenenti
zolfo, principali responsabili dell’odore cattivo dell’alito. Per diagnosticare la presenza di queste sostanze,
l’ISI dispone del gascromatografo
computerizzato, che permette di individuare la presenza di composti
solforati volatili (cosiddetti VSC)
responsabili dell’alitosi. Nel mirino
per lo più problematiche riguardanti il cavo orale mentre, in un numero più limitato di casi, il legame è
con malattie sistemiche come diabete, malattie del fegato o renali.
Cosa fare, quindi? Per prima cosa,
consigliano i sanitari, è bene rivolgersi a una struttura in grado di
diagnosticare il problema e deinire
l’ipotesi terapeutica personalizzata. Durante la visita di screening,
lo specialista veriicherà, a seguito
dei risultati riscontrati dal gascromatografo, la presenza di profondi
solchi nella lingua, carie, denti inclusi, ascessi o di eventuali carenze
nell’igiene orale, che rappresentano
le più evidenti cause dell’insorgenza di questo fastidio.
Molto comune, anche se poco diagnosticata, è la presenza in pazienti
affetti da alitosi di parodontopatie,
cioè di iniammazioni e infezioni
del parodonto, il tessuto di sostegno dei denti. Secondo alcune ricerche, a soffrirne in maniera lieve o
avanzata sarebbe addirittura il 62%
degli italiani. «Il primo sintomo solitamente è il sanguinamento gengivale, seguito dalla mobilità dei
denti, mentre, nei casi più gravi, si
può arrivare alla perdita degli stessi», afferma Piero Nobili, responsabile del reparto di Odontoiatria biologica dell’Istituto Stomatologico
Italiano di Milano, «in seguito all’identiicazione del disturbo, presso
il Reparto di Odontoiatria biologica
saranno effettuati speciici test microbiologici e genetici, esami molto
importanti per individuare precisamente i batteri responsabili della
malattia».
Una volta effettuata la diagnosi, verrà elaborato un piano di cura personalizzato che prevede sedute di igiene, trattamenti laser assistiti, prescrizioni itoterapiche e consigli nutrizionali utili a eliminare i batteri, arginando
l’iniammazione e dunque l’alito cattivo.
Fonte: Adnkronos
14 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Alitosi e criteri di implementazione
dell’attività di igiene
Approccio diagnostico e terapeutico
Chiara Dacomo*, Carlo Bruscagin**, Enrico Pigella***
*Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria con lode e dignità di stampa. Contitolare dello studio dentistico Dacomo e consulente dello studio dentistico dott. Bruscagin. Membro dell’équipe sanitaria recatasi in Madagascar per prevenire, diagnosticare e curare patologie odontoiatriche della popolazione locale. Frequenta Master in Salute orale nelle
comunità svantaggiate e nei Paesi a basso reddito (COI) presso l’Università di Torino.
**Laurea in Medicina e Chirurgia, specializzato con lode in Odontostomatologia presso l’Università di Torino. Past presidente ANDI, past presidente SIRTA, socio fondatore e
vicepresidente GAO, associato ANDI, past membro attivo SIE. Dal 1990 ha svolto diversi incarichi nel Consiglio dell’Ordine dei Medici chirurghi e in Commissione Odontoiatri
dell’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Torino. Libero professionista in Torino, impegnato soprattutto in campo protesico.
***Laurea in Medicina e Chirurgia con lode presso l’Università di Torino e specializzazione in Parodontologia. Dal 1997 è nel reparto di Parodontologia della Dental School
dell’Università di Torino, dove svolge attività clinica e di ricerca. Vincitore del Premio Gore Research Award Roma 2001 per la migliore ricerca clinica in rigenerazione ossea.
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«Diversi aspetti scientiici relativi all’alitosi sono ancora poco conosciuti, ma
l’attuale rilevanza sociale ed economica del problema è sicuramente notevole. Ciò non solo per quanto concerne
la richiesta di esami e cure mediche
e odontoiatriche inalizzate alla diagnosi e al trattamento dell’alitosi, ma
anche per quanto riguarda l’enorme
consumo di prodotti cosiddetti “mascheranti” generici o speciici, quali
collutori, dentifrici, spazzolini, gomme da masticare e caramelle, con l’obiettivo di correggere e coprire il cattivo odore dell’alito1».
L’alitosi, essendo un disturbo molto fastidioso, genera nei soggetti una grande preoccupazione per le inluenze sui
rapporti sociali e affettivi. Da questa
preoccupazione deriva un’attenzione sempre maggiore da parte degli
individui alla risoluzione di questo
problema. In relazione ai progressi
delle conoscenze scientiiche e all’aumentata considerazione individuale
per la cura della propria persona, negli ultimi anni si è pertanto osservato
un aumento dell’interesse dei medici
– in primis gli odontoiatri – e dei pazienti riguardo a questo problema. In
particolare, nei Paesi anglosassoni si
sono diffusi centri specializzati nella
diagnosi e trattamento dell’alitosi e
sul web è attualmente presente una
grande quantità di siti informativi e
pubblicitari sull’alitosi e sulle tecniche e prodotti per trattarla. Diversi
specialisti ne possono essere coinvolti, come medici generici e specialisti,
in particolare otorinolaringoiatri, gastroenterologi, internisti, ma le igure
centrali rimangono quelle all’interno
dell’équipe odontoiatrica, quindi medici odontoiatri e igienisti dentali. In
particolare questi ultimi, soprattutto
dal punto di vista operativo, hanno un
peso fondamentale in quanto intervengono – come vedremo – in tutti i
passaggi del trattamento dei pazienti
affetti da alitosi, indipendentemente dalla sua origine. Inoltre, possono
intervenire in maniera sia diretta sia
nell’afiancamento del medico nel
processo diagnostico del disturbo.
Tutto ciò acquista ancor più rilevanza
considerata la diffusione del problema all’interno delle popolazioni: si
stima che negli Stati Uniti d’America
il disturbo colpisca più del 50% della
popolazione. In Giappone, su un campione di popolazione composto da
2.672 individui tra i 18 e i 64 anni, si è
riportato che circa il 24% dei soggetti
era considerato “inavvicinabile” per
un alito ritenuto “socialmente inaccettabile”, riscontrando nell’aria emessa
dalla loro bocca, in qualche momento
della giornata, composti volatili solforati (VSC) in quantità superiori ai
limiti ritenuti “normali” (circa 75 ppb).
Risultati simili sono stati ottenuti in
uno studio condotto da Liu e colleghi
su un campione di 2.000 cinesi tra i 15
e i 64 anni, riportando una prevalenza
dell’alitosi del 27,5%, misurata con metodiche organolettiche e strumentali.
In Italia soffre di questo disturbo circa
il 50% della popolazione, e in Francia
ne soffre circa il 22%. Una ricerca ADA
del 1995, ha riportato che il 41% degli
odontoiatri americani visita più di 6
pazienti a settimana con alitosi cronica. Si stima addirittura che l’alito
cattivo sia un problema comune al 5060% della popolazione mondiale nella
fascia di età medio-avanzata.
Nella maggior parte degli studi non
sono state riscontrate differenze
nell’incidenza dell’alitosi fra il sesso
femminile e quello maschile.
Classiicazione delle varie forme
di alitosi
L’alitosi è stata classiicata, in seguito a
diversi studi clinici e sperimentali, in:
• alitosi genuina o vera;
• pseudoalitosi;
• alitofobia.
L’alitosi genuina può essere a sua volta
sottoclassiicata in:
• alitosi isiologica;
• alitosi patologica.
Poiché l’eziologia dell’alitosi patologica è multifattoriale, possiamo a sua
volta suddividerla in:
• alitosi patologica orale;
• alitosi patologica extraorale.
L’alitosi genuina o vera è riscontrabile
quando si rileva obiettivamente il disturbo con un’intensità che va oltre i livelli socialmente accettabili. Nella sua
forma paraisiologica il cattivo odore
proviene dai processi putrefattivi che
avvengono nel cavo orale in condizioni normali. Non vengono però riscontrate in questo caso né patologie speciiche né condizioni patologiche che
possono giustiicare alitosi. L’origine è,
in genere, nella regione posteriore della lingua. In questi casi dovrebbe esse-
re sempre esclusa l’alitosi temporanea
dovuta a fattori dietetici (ad esempio, a
cibi come cipolla, aglio ecc.).
Nella forma patologica orale l’alitosi è
causata da malattie, condizioni patologiche o malfunzionamento dei tessuti
orali. Rientra in questa suddivisione
l’alitosi che ha la sua origine nella patina linguale modiicata da condizioni
patologiche orali, quali malattia parodontale, xerostomia, malattie della
mucosa orale ecc.
Nella forma patologica extraorale,
l’alitosi origina dalle regioni nasali,
paranasali e/o laringee, oppure dal
tratto polmonare, o dalle vie digestive superiori, o ancora da problemi sistemici nei quali i composti generati
maleodoranti attraversano il circolo
ematico e vengono emessi attraverso
l’albero respiratorio: ricordiamo situazioni come il diabete, cirrosi epatica,
uremia, microemorragie interne.
La pseudoalitosi diagnostica, invece,
quando oggettivamente non viene
percepita alcuna manifestazione del
disturbo da parte di soggetti esterni,
nonostante il paziente ne dichiari ostinatamente l’esistenza. La condizione
viene comunque risolta dalle semplici manovre di igiene orale da parte di
personale specializzato.
Nella forma alitofobica, nonostante
gli interventi di supporto da parte di
quest’ultimo, il paziente continua ad
essere convinto di essere affetto da alitosi, senza che vi sia alcuna evidenza
isica o sociale che possa giustiicare
presenza di alitosi. Siamo in questo
caso in presenza di reali problemi di
competenza psichiatrica.
Eziologia dell’alitosi orale
Diversi studi clinici e sperimentali
hanno evidenziato che circa il 90%
delle alitosi riconosce cause riconducibili a condizioni ed eventi isiologici,
paraisiologici o patologici con sede
nella cavità orale e/o nelle strutture
annesse.
L’alitosi da cause orali è caratterizzata
dalla presenza nell’alito di composti
prodotti a livello della supericie delle
strutture orali e nella saliva, che per le
condizioni isicochimiche locali e per
la loro composizione chimica volatilizzano nell’atmosfera orale e vengono
emanati all’esterno durante gli atti
espiratori e la fonazione. Essi comprendono i composti volatili solforati
(VSC, Volatile Sulphur Compounds),
in particolare il solfuro di idrogeno o
idrogeno solforato (H2S), il metilmercaptano o metantiolo (CH3SH), il dimetilsolfuro [(CH3)2S], gli acidi grassi
a catena alifatica corta, come l’acido
butirrico, l’acido valerico, l’acido isovalerico e l’acido propionico, e anche
composti diaminici, poliaminici e indolici, come lo scatolo, la metilamina,
la putrescina e la cadaverina.
I composti volatili solforati vengono
prodotti nel cavo orale dall’azione metabolica dei microrganismi, che provocano la putrefazione delle sostanze
organiche, principalmente proteiche,
contenute nella saliva, nei residui alimentari, nelle cellule di sfaldamento
della mucosa orale, nel luido crevicolare e nel sangue libero, eventualmente presente in caso di gengivite, parodontite o soluzioni di continuo delle
mucose. L’eventuale sangue presente
all’interno del cavo orale fungerebbe
inoltre da terreno di coltura per specie
batteriche VSC produttrici, innescando in tal modo un circolo vizioso, con
aggravamento dei segni clinici.
I livelli di tali composti presenti
nell’atmosfera orale sono correlati con
l’intensità dell’alitosi valutabile organoletticamente, ossia quantiicabile
direttamente iutando l’aria emessa
dal cavo orale del paziente.
Con studi biochimici e microbiologici
è stato confermato che i microrganismi orali in grado di produrre composti volatili solforati sono soprattutto le
specie batteriche gram negative facoltative o anaerobie obbligate.
Esistono diverse vie metaboliche
batteriche in grado di dare origine
ai composti volatili solforati a livello
orale: sono principalmente le reazioni
riduttive dei solfati e il catabolismo
degli aminoacidi contenenti zolfo
metionina, cisteina e cistina, che derivano dall’attività proteolitica della
lora microbica orale; dalla degradazione di questi aminoacidi risulta la
produzione di solfuro di idrogeno e
metilmercaptano. Le diverse specie
di Peptostreptococcus, Eubacterium,
Selenomonas, Centipeda, Bacteroides
e Fusobacterium sono risultate particolarmente attive nella capacità di
produrre solfuro di idrogeno dalla
L-cisteina, mentre alcune specie di
Fusobacterium, Bccteroides, Porpkyromonas e Eubacterium sono in grado
di produrre metilmercaptano dalla Lmetionina.
Le caratteristiche isico-chimiche,
biochimiche ed ecologiche locali inluiscono sulla qualità, la quantità e
la volatilizzazione dei composti alitogeni prodotti dal metabolismo putrefattivo che avviene nei bioilm orali,
rendendo ragione delle variazioni
osservabili nella qualità e nell’entità
dell’alitosi nei diversi soggetti e nelle
diverse situazioni isiologiche e patologiche individuali. In particolare, è
stato dimostrato che la produzione e la
volatilizzazione dei composti solforati
diminuiscono in caso di variazione in
senso acido del pH orale, di aumento
del tenore di ossigeno locale e in presenza di glucidi fermentabili.
Tra le diverse nicchie ecologiche abitate dai bioilm orali, i siti di colonizzazione batterica che maggiormente
contribuiscono alla produzione dei
composti volatili alitogeni sono principalmente la supericie dorsale della
lingua e, in minor misura, i solchi gengivali.
La supericie dorsale della lingua
è rivestita dalla cosiddetta “mucosa specializzata”, differenziata nelle
estrolessioni epitelio-connettivali costituenti le papille gustative iliformi e
fungiformi, le quali hanno la funzione
principale di aumentare enormemente la supericie disponibile per favorire
la sensibilità gustativa e propriocettiva di ausilio alle attività isiologiche
alimentari. La presenza di queste irregolarità supericiali rende però il dorso
della lingua un habitat ideale per una
ricca e complessa lora batterica che,
0 = assenza di odori sgradevoli
1 = presenza dubbia di alitosi
2 = odore leggero, ma chiaramente notiicabile
3 = alitosi moderata
4 = alitosi forte
5 = alitosi molto intensa
Tab. 1 – Scala di valutazione per lo snifing test.
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Speciale 15
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
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insieme alle cellule supericiali in sfaldamento e ai detriti alimentari, forma
una patina il cui spessore risulta variabile nelle diverse aree del dorso della
lingua e in relazione ai periodi della
giornata, alle maggiori o minori attività funzionali, al livello di igiene orale
individuale. Secondo diversi autori, la
supericie dorsale della lingua, in particolare il suo terzo posteriore, è la sede
principale dei processi orali di putrefazione batterica, sia negli individui con
buona salute orale sia in quelli affetti
da gengiviti e parodontiti.
Un fattore importante che inluisce
sullo stato di salute dei tessuti e garantisce le attività isiologiche dell’ambiente orale è la saliva, prodotta dalle
ghiandole salivari maggiori e minori.
La saliva ha differenti ruoli nei meccanismi di sviluppo dell’alitosi: essa
apporta ossigeno ai bioilm orali inibendo la crescita dei microrganismi
anaerobi, i maggiori responsabili della
produzione dei composti volatili solforati; nel contempo la saliva trasporta all’interno dei bioilm i substrati
ossidabili che sono causa del maggiore
consumo di ossigeno e della sua conseguente deplezione, con facilitazione
delle attività metaboliche batteriche
alitogene. Quando il lusso salivare è
abbondante, l’apporto di ossigeno ai
tessuti orali è maggiore e viene facilitato l’allontanamento meccanico dei
residui alimentari e dei detriti cellulari; quando invece la quantità di saliva
risulta essere relativamente scarsa,
prevalgono le condizioni favorenti lo
sviluppo del cattivo odore.
Al risveglio mattutino, ad esempio,
la concentrazione orale di volatili
solforati risulta maggiore a causa
della diminuzione dei movimenti attivi orali e del lusso salivare
durante il sonno, con conseguente compromissione dell’equilibrio
biochimico, riduzione dell’attività
autodetersiva salivare e incremento
dell’attività putrefattiva batterica.
Fattori aggravanti queste condizioni
sono la respirazione orale o prevalentemente orale notturna e la riduzione dell’umidità atmosferica negli
ambienti domestici, ad esempio nei
mesi invernali quando sono attivi gli
impianti di riscaldamento.
Dopo i pasti, in particolare se non
vengono applicate opportunamente
le manovre igieniche orali, aumenta
il metabolismo batterico dei nutrienti
proteici contenenti aminoacidi solforati: nel periodo di digiuno successivo,
a distanza di tempo variabile dall’ultimo pasto, è quindi accentuata la volatilizzazione dei composti alitogeni.
Diagnosi dell’alitosi
Anche nel percorso diagnostico la
igura dell’igienista dentale ricopre
una fondamentale importanza sia
nell’afiancamento al medico sia in
un suo ruolo diretto nel processo di
diagnosi, potendo eseguire in prima
persona tutti i passaggi diagnostici e
di indagine. Per diagnosticare l’alitosi
è molto importante che l’operatore sanitario esegua un’attenta e scrupolosa
anamnesi per chiarire caratteristiche,
persistenza, percezione, insorgenza,
correlazioni con stili di vita e abitudini voluttuarie di questo disturbo.
L’anamnesi patologica remota deve
anzitutto prendere in considerazione quelle patologie che possono provocare un cattivo odore dell’alito:
condizioni di alterazione della salute
orale, disturbi, malattie o interventi
terapeutici delle vie aeree superiori,
malattie respiratorie, gastroenteriche
e metaboliche, patologie sistemiche.
La prima fase nella diagnosi dell’alitosi
è valutare se l’eziologia è di tipo orale.
A questo proposito l’esame obiettivo
prevede la valutazione del livello di
igiene orale (tecnica di spazzolamento e uso del ilo interdentale), lo stato
di salute parodontale, la presenza di
carie, eventuali ipertroie gengivali,
l’adeguatezza dei restauri protesici e
conservativi, la valutazione delle caratteristiche del lusso salivare, la presenza di patina linguale (in termini di
spessore, colore, estensione).
L’aspetto diagnostico piu importante
è la diagnosi differenziale tra alitosi
orale ed extraorale. Una volta esclusa
l’eziologia orale, si dovranno eventualmente eseguire altre visite mediche
specialistiche dei distretti correlati.
I metodi principali di misurazione del
grado di alitosi sono di due tipologie:
• misurazione organolettica (detta
anche “tono edonico”);
• misurazione strumentale analitica
(basata su sensori elettrochimici
industriali).
La misurazione organolettica consiste nell’apprezzamento olfattivo
da parte dell’esaminatore, dell’odore dell’aria espirata dal paziente
(snifing test). Dopo aver invitato
il paziente a tenere la bocca chiusa
per due minuti senza deglutire, gli
si chiede di espirare gradualmente.
L’operatore, preferibilmente bendato, annusa l’aria espirata ponendosi
a una distanza di 10 cm dalla bocca
del paziente e dà un valore a ciò che
ha appena percepito, avvalendosi
di una scala di valutazione provvista di 5 valori. Il test si considera
positivo quando il valore “edonico”
assegnato all’alito supera il livello 2
(Tab. 1).
Per avere una valutazione organolettica più oggettiva, occorrerebbe che la
misurazione venisse condotta anche
da un altro operatore. Afinchè il test
sia il più corretto possibile, è bene che
il paziente si attenga ad alcune istruzioni: il giorno precedente il paziente
non deve né fumare né bere alcolici e,
prima dell’esame, deve astenersi dal
bere caffè, tè, succhi e non usare collutori o prodotti che profumino l’alito
(Tab. 2).
Rosenberg, nel 1992, ha proposto altri
4 test diversi da utilizzare come parametri edonici: count-to-twenty test,
wrist-lick test, spoon test e il loss test.
Count-to-twenty test
Valuta l’odore dell’aria espirata durante la fonazione. L’operatore, a una distanza di 10 cm dalla bocca del paziente, valuta le caratteristiche dell’aria
espirata mentre l’esaminato conta ad
alta voce da 1 a 10. Il clinico annoterà il
numero a livello del quale viene percepito il cattivo odore.
Wrist-lick-test
Valuta l’odore prodotto dai bioilm del
terzo anteriore della lingua. Il paziente
lecca il proprio polso, e dopo 5 secondi
l’esaminatore, a una distanza di 5 cm,
ne deinisce le caratteristiche.
Spoon test
Valuta l’odore che proviene dai 2/3
LA MATTINA DELLA VALUTAZIONE
NEI GIORNI PRECEDENTI LA VALUTAZIONE
DEVE assumere i farmaci che prende abitualmente.
DEVE assumere i farmaci che prende abitualmente.
Deve astenersi da tutte le manovre di igiene orale: non deve spazzolare i denti, né utilizzare paste dentifrice, né usare collutori, né
fare sciacqui di alcun genere.
Può effettuare le abituali manovre di igiene orale.
Non deve mangiare né bere (solo acqua).
Non deve bere alcolici.
Non deve fumare.
Non deve fumare, almeno per le 12 ore precedenti.
Deve astenersi dall’uso di collutori o altri prodotti che hanno
la caratteristica di rinfrescare o profumare l’alito (per esempio
caramelle alla menta, spray, gomme da masticare).
Deve astenersi dall’uso di collutori o di altri prodotti che hanno la
caratteristica di rinfrescare o profumare l’alito (per esempio caramelle alla menta, spray, gomme da masticare), almeno durante le 24
ore precedenti.
Non deve masticare chewing gum.
Non deve mangiare cibi alitogeni (per esempio aglio, cipolle, porri,
ravanelli, peperoni, sedano), almeno durante le 48/72 ore precedenti.
Non deve fare uso di profumi o altri tipi di cosmetici.
Non deve mangiare cibi piccanti o particolarmente speziati durante le
48 ore precedenti, né assumere alimenti ad alto contenuto proteico (per
esempio prodotti caseari, carni, insaccati, uova).
Tab. 2 – Istruzioni per il paziente.
TRATTAMENTO
NECESSARIO
(TN)
DESCRIZIONE
TN-1
Spiegare al paziente l’eziologia e la patogenesi dell’alitosi, cercando di motivarlo
a una corretta igiene orale, e istruirlo su
come pulire adeguatamente sia il dorso
della lingua sia gli spazi interdentali. Programmare controlli e richiami a distanza
per veriicare la sua compliance.
I. Orale
A) L’alitosi è causata da malattie, condizioni patologiche o malfunzionamento dei tessuti orali.
B) Rientra in questa suddivisione l’alitosi che ha
la sua origine nella patina linguale, modiicata da
condizioni patologiche orali (per esempio malattia
paradontale, xerostomia).
TN-1, TN-2
TN-1 + proilassi orale, pulizia professionale e trattamento delle patologie orali
presenti, con particolare riguardo alla
malattia parodontale.
II. Extraorale
A) L’alitosi origina dalle regioni nasale, paranasale
e/o laringea.
B) L’alitosi origina dal tratto polmonare o dalle alte
vie digestive.
C) L’alitosi origina da problemi in qualsiasi parte
del corpo, i composti maleodoranti passano quindi
attraverso il circolo sistemico e vengono escreti dai
polmoni con la respirazione (per esempio diabete,
cirrosi epatica, uremia, emorragie interne).
TN-1, TN-3
TN-1 + riferire il paziente allo specialista
di pertinenza.
2. Pseudoalitosi
A) Non viene percepita alitosi oggettiva da terzi
nonostante il paziente ne dichiari ostinatamente
l’esistenza.
B) La condizione viene migliorata dalle semplici
manovre di igiene orale e dal counseling (servendosi del supporto della letteratura, dell’istruzione
e attraverso la spiegazione dei risultati diagnostici
effettuati).
TN-1, TN-4
TN-1 + spiegare accuratamente i risultati
delle indagini diagnostiche effettuate,
rafforzare le istruzioni all’igiene orale,
rassicurare il paziente.
3. Alitofobia
A) In seguito al trattamento per alitosi genuina
o pseudoalitosi, il paziente continua a credere di
avere un alito cattivo.
B) Non c’è alcuna evidenza isica o sociale che
potrebbe giustiicare la presenza di alitosi.
TN-1, TN-5
TN-1 + riferire il paziente verso consulenze specialistiche psicologiche o psichiatriche.
CLASSIFICAZIONE
DESCRIZIONE
1. Alitosi genuina
Alitosi obiettivamente riscontrata con intensità oltre
i livelli socialmente accettabili.
A) Il cattivo odore proviene dai processi putrefattivi
che avvengono in bocca. Non vengono riscontrate
né patologie speciiche né condizioni patologiche
che possano giustiicare l’alitosi.
1a. Alitosi isiologica
B) L’origine è principalmente la regione posteriore
del dorso linguale.
C) Dovrebbe essere esclusa l’alitosi temporanea
dovuta alla dieta (per esempio aglio, cipolla).
1b. Alitosi patologica
Tab. 3 – Treatment need.
posteriori della lingua. L’operatore,
avvalendosi di un cucchiaio di plastica
monouso, asporta materiale dal terzo
posteriore della lingua, davanti alla V
linguale e, dopo aver aspettato 5 secondi ed essersi posto a una distanza
di 5 cm, ne apprezza l’odore.
Floss test
Valuta l’odore generato dai batteri
della placca degli spazi interdentali.
L’operatore utilizza il ilo interdentale
passandolo negli spazi interprossimali dei settori posteriori del paziente e,
dopo 5 secondi, a una distanza di 3-5
cm, ne deinisce l’odore.
Valutazione strumentale
dell’alitosi
La valutazione strumentale consiste
nella misurazione qualitativa e quantitativa di VSC per opera della gascromatograia, della spettrometria a
iamma e della cromatograia liquida
ad alta pressione.
I principali ausili professionali per veriicare i livelli di VSC presenti nel cavo
orale del paziente sono:
• OralChroma;
• alitometro.
Lo strumento gascromatograico
d’elezione è l’OralChroma: misura i
livelli dei composti volatili solforati
(VSC), ovvero l’idrogeno solforato, il
metilmercaptano e il dimetil solfuro, che rappresentano un importante
fattore causale di alitosi e le cui concentrazioni appaiono poi sul display
della macchina. Uno strumento più
semplice ed economico per la valutazione quantitativa di VSC nello studio
odontoiatrico, è rappresentato dall’alitometro.
Lo strumento è costituito da una
pompa aspirante a pressione negativa costante che convoglia l’aria aspirata al sensore allo zinco in cui viene
catalizzata una reazione elettrochimica, con produzione di una corrente direttamente proporzionale alla
concentrazione dei composti volatili
solforati e rivelata su display. Collegato a un’apposita stampante, consente
di produrre un graico che riporta la
concentrazione di VSC in funzione
del tempo di misurazione.
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16 Speciale
< pagina 15
Il prelievo dell’aria viene effettuato tramite una cannula monouso
collegata al tubo aspirante dell’apparecchio, inserita nella bocca del
paziente, mantenuta chiusa per 8 e 5
minuti. L’inserimento della cannuccia
aspirante, nel cavo orale, nell’orofaringe o negli oriizi nasali consente di
valutare la sede di origine principale
dell’alitosi.
Terapia dell’alitosi: ruolo
dell’igienista e concetto di
treatment need
Una volta individuate e classiicate
le diverse forme di alitosi, è stato formulato un protocollo terapeutico da
attuare nella pratica clinica: la distinzione fra forme isiologiche, patologiche e psicologiche del disturbo, ha
permesso di formulare un cosiddetto
treatment need (TN) mirato al tipo di
alitosi, come viene mostrato nella Tab.
3 qui di seguito. Dall’analisi di questa
tabella si può evidenziare come l’intervento dell’igienista dentale sia necessario nella fase iniziale della terapia
del paziente alitosico in tutte le manifestazioni cliniche del disturbo, dalle
forme genuine, quindi obiettivabili,
ino alle forme su base psicogenetica
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
e psicopatologica. Attraverso infatti il
TN-1, e in parte nell’ambito del TN-2,
la igura dell’igienista deve essere presente in modo speciico nel percorso
terapeutico.
Il TN-1 corrisponde a un trattamento
mirato a un’attenta e scrupolosa motivazione, che faccia leva sull’importanza della detersione del dorso linguale e
degli spazi interprossimali, e che si avvalga di follow-up ravvicinati, in modo
da poter monitorare la compliance del
paziente. È una procedura che viene
utilizzata per i pazienti che riferiscono
alitosi isiologica.
Per i soggetti affetti da alitosi patologica con eziologia orale, invece, è
riservato un trattamento di tipo TN-1
e TN-2, ovvero, oltre ad attuare le procedure richieste per il TN-1, si compie
una scrupolosa proilassi orale, che si
basa sulla seduta di igiene orale professionale e sul trattamento delle patologie presenti e, in particolare, sul
trattamento causale prima, ed eventualmente chirurgico in seconda battuta, della malattia parodontale.
Se i pazienti hanno un’alitosi patologica di tipo extraorale, allora è necessario abbinare al TN-1 il TN-3, ovvero
consigliare, dopo aver fatto motivazione e istruzione sull’igiene orale, di rivolgersi allo specialista di pertinenza.
Se bisogna trattare la pseudoalitosi,
invece, l’operatore deve ricorrere (in
aggiunta al TN-1) al TN-4: si effettuano
alcune indagini diagnostiche di cui
verranno spiegati i risultati al paziente, rassicurando lo stesso e rafforzando
la motivazione e le istruzioni all’igiene
orale domiciliare.
Inine, se il soggetto preso in cura è
alitofobico, è doveroso attuare un
forte TN-1 e il TN-5, quindi proporre
al paziente l’appoggio a uno psicologo o psichiatra. Il TN-1 corrisponde a
un trattamento mirato a un’attenta
e scrupolosa motivazione, che faccia
leva sull’importanza della detersione
del dorso linguale e degli spazi interprossimali, e che si avvalga di followup ravvicinati, in modo da poter monitorare la compliance del paziente. È
una procedura che viene utilizzata per
i pazienti che riferiscono alitosi isiologica. Per i soggetti affetti da alitosi
patologica con eziologia orale, invece,
è riservato un trattamento di tipo TN-1
e TN-2, ovvero, oltre ad attuare le procedure richieste per il TN-1, si compie
una scrupolosa proilassi orale, che si
basa sulla seduta di igiene orale professionale e sul trattamento delle patologie presenti e, in particolare, sul
trattamento causale prima, ed eventualmente chirurgico in seconda bat-
NOVITÀ_2015
Guide pratiche
per la gestione
dello studio
dentistico
Indice
01. Il budget dello studio odontoiatrico
Franco Cellino
02. Orto-pedodontista e mamma: il valore aggiunto
Maria Giovanna Rossini
03. Controllo di qualità in odontostomatologia
Prof. Plinio Pinna Pintor
04. «Tìmeo Dànaos et dona ferentes» Ovvero, osservazioni tecniche sul jobs act
Salvatore Verga
05. Reti d’impresa in odontoiatria
Michele Rossini
06. Alitosi e criteri di implementazione dell’attività di igiene.
Approccio diagnostico e terapeutico
Chiara Dacomo, Carlo Bruscagin, Enrico Pigella
07. Equipaggio della barca a vela e team odontoiatrico.
Professionalità e procedure a confronto
Franco Tosco
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tuta, della malattia parodontale.
Se i pazienti hanno un’alitosi patologica di tipo extraorale, allora è necessario abbinare al TN-1 il TN-3, ovvero
consigliare, dopo aver fatto motivazione e istruzione sull’igiene orale, di rivolgersi allo specialista di pertinenza.
Se bisogna trattare la pseudoalitosi,
invece, l’operatore deve ricorrere (in
aggiunta al TN-1) al TN-4: si effettuano
alcune indagini diagnostiche di cui
verranno spiegati i risultati al paziente, rassicurando lo stesso e rafforzando
la motivazione e le istruzioni all’igiene
orale domiciliare. Inine, se il soggetto
preso in cura è alitofobico, è doveroso
attuare un forte TN-1 e il TN-5, quindi
proporre al paziente l’appoggio a uno
psicologo o psichiatra.
Trattamento domiciliare
dell’alitosi orale
Per il trattamento dell’alitosi di origine
orale è bene inoltre attuare scrupolosi
interventi di educazione terapeutica,
strategie operative e una costante veriica dei risultati raggiunti da parte
dell’igienista dentale e dell’odontoiatra.
Le tappe fondamentali da seguire nel
piano terapeutico del paziente affetto
da alitosi sono:
• correzione della dieta, se ricca di
alimenti alitogeni;
• modiica degli stili di vita che possono inluire sull’alitosi;
• manovre di igiene orale domiciliare mirate (utilizzo degli ausilii
idonei: spazzolino manuale o elettrico, ilo interdentale, scovolino,
monociuffo) e detersione della supericie dorsale della lingua;
• valutazione qualitativa e quantitativa del lusso salivare;
• trattamento delle condizioni patologiche orali e dento-parodontali,
eliminazione di fattori di ritenzione della placca batterica;
• periodici appuntamenti per il controllo e l’esecuzione dell’igiene
orale professionale;
• controllo chimico della placca batterica con particolare attenzione
alle aree dove vengono prodotti i
VSC.
Correggere stili di vita errati signiica motivare il paziente a non assumere alcol etilico, che è causa di
alitosi tipicamente riconoscibile, e
a ridurre il consumo di alcuni alimenti come aglio, cipolle, porri, e
di alcune spezie che possono causare la presenza di odori sgradevoli
dell’alito per un periodo ino a 72
ore dopo l’assunzione. Questo fenomeno si veriica poiché avviene la
volatilizzazione nell’aria alveolare,
attraverso il circolo polmonare, di
metaboliti maleodoranti circolanti nel torrente ematico in seguito
all’assorbimento e metabolismo di
tali cibi. Il paziente va motivato anche alla cessazione del consumo di
tabacco che, oltre a contenere VSC
responsabili del caratteristico odore, favorisce iposalivazione e malattia parodontale.
Per quanto riguarda le manovre di
igiene orale domiciliare, l’operatore
sanitario dovrà controllare la tecnica di spazzolamento, l’impiego
degli ausilii interdentali e lo spaz-
zolamento della lingua, che dovrà
essere svolto utilizzando un tongue
scraper dedicato, compiendo ripetuti ma delicati movimenti, dalla parte posteriore a quella anteriore del
dorso linguale.
Andrebbero evitati anche i lunghi
periodi di digiuno interprandiale.
Per stimolare la secrezione salivare
e l’autodetersione orale, si possono
consumare, nell’arco della giornata,
gomme da masticare o caramelle
prive di zuccheri fermentabili. In
questo caso è particolarmente indicata la saliva sostitutiva e i metodi
di controllo del muco nasale. La presenza di ioni zinco, in forma saliicata (citrato, cloruro, acetato, lattato),
in alcuni chewing-gum, caramelle,
colluttori (ad esempio, lattato di zinco, zinco acetato) e paste dentifricie,
serve per neutralizzare e ridurre la
volatilizzazione dei composti volatili solforati. Ultimamente, secondo
la deinizione di FAO e OMS, per il
controllo dell’alitosi si somministrano i probiotici, organismi vivi
che, se assunti in quantità adeguate, apportano beneicio alla salute.
Le paste dentifricie che contengono
triclosan e un copolimero, luoruro
stannoso stabilizzato o luoruro di
sodio esametafosfato, consentono il
controllo del cattivo odore ino a 12
ore dallo spazzolamento dei denti.
I colluttori antisettici sono utili soprattutto per abbassare la carica
batterica orale e, quando necessario,
convertire la microlora a composizioni meno patogene. Il principio
attivo dei colluttori antisettici, che
agisce in particolare sul terzo posteriore del dorso linguale e sulle
logge tonsillari, è potenziato se il
gargarismo di circa 20-30 secondi
viene abbinato al tradizionale sciacquo per 1 minuto, 2-3 volte al giorno.
Utili alla neutralizzazione dell’alito
maleodorante sono i colluttori antibatterici, con formulazione a base di
oli essenziali (mentolo, timolo, eucaliptolo), triclosan, cetilpiridimio
cloruro.
Molto eficaci contro l’alitosi sono
i colluttori a base di enzimi e proteine antibatteriche (lattoferrina,
lattoperossidasi,
glucosiossidasi,
potassio tiocianato, whey protein
-IgA, IgD, IgE, IgG-). Nonostante sia
stato dimostrato che il miglior antisettico sia la clorexidina gluconato,
essa non viene consigliata per il controllo dell’alitosi a lungo termine o
per tempi indeiniti, a causa della
frequenza di effetti collaterali, quali: pigmentazioni su denti e mucose,
disgeusia e desquamazione della
mucosa.
La deinitiva diagnosi di alitosi di
origine orale può essere effettuata
solo dopo aver corretto le abitudini di igiene orale domiciliare, dopo
aver eliminato professionalmente
le patologie orali e dopo aver effettuato un ciclo di due settimane con
collutori e gargarismi, utilizzando
un prodotto antiplacca di certa eficacia.
Larticolo è stato pubblicato sulla collana:
quaderni odontoiatrici - Guide pratiche per la
gestione dello studio dentistico - vol. 1 2015
bibliograia
1. Coil J.M., Yaegaki K., Miyazaki H. Treatment needs (TN) and practical remedies for halitosis. International Dental Journal. 2002; 52 Suppl 3: 187-191.
Speciale 17
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Mantenimento implantare:
sondare o no?
Alessia Iommiello, Consuelo Sanavia
I pazienti che si sono sottoposti a un
intervento di implantologia necessitano di ricevere un follow-up continuo, sistematico e individualizzato.
L’American Accademy of Periodontology raccomanda ai pazienti portatori di impianti dentali controlli
periodici regolari, al ine di monitorare lo stato dei tessuti perimplantari, la condizione della protesi
supportata e il controllo della placca batterica1. L’impianto dovrebbe
essere monitorato strettamente
nel primo anno dall’inserzione2 e,
trascorso questo periodo, una volta stabilizzati i tessuti, si possono
stabilire diverse frequenze di richiami.
Il punto focale del mantenimento
riguarda la chiara intercettazione
dei fattori di rischio e dei primi
segni di malattia in modo da poter
limitare ogni perdita di tessuto e
preservare la vita dell’impianto2 .
Ogni procedura atta a ottenere o
mantenere la salute implantare
deve tenere conto delle caratteristiche dell’impianto e dei tessuti che
lo circondano in modo da minimizzare la ritenzione di placca batterica e garantire la facile rimozione
del bioilm3 .
Il follow-up inizia con la revisione
delle condizioni di salute sistemica
del paziente e la rivalutazione delle condizioni orali generali al ine
di individuare eventuali pazienti
che rientrano in alcune categorie a
rischio: malattia parodontale pregressa 4 , diabetici5-6, fumatori7 e pazienti con alti indici di placca8.
Ad ogni richiamo di mantenimento va valutata la presenza di placca
batterica, ed eventualmente quantiicata mediante l’utilizzo di appositi indici (Humphrey 10, O’Leary 11,
Mombelli ecc.) ed esaminati i segni
clinici dei tessuti perimplantari,
considerando in primo luogo l’eventuale presenza di iniammazione (rossore, alterazione di forma e
consistenza, sanguinamento, suppurazione)9.
Il processo che stabilisce se i tessuti perimplantari si trovino in stato
di salute o di malattia inizia con
l’osservazione e l’ispezione visiva
dell’impianto e dei tessuti che lo
circondano, sia clinicamente che
radiologicamente. Sia impianti sia
denti naturali sono circondati da
mucosa masticatoria cheratinizzata
(gengiva). Come documentato12, l’assenza di tessuto cheratinizzato si è
dimostrata essere una condizione
di maggiore suscettibilità ai batteri
patogeni, in quanto in tali condizioni l’impianto risulta più vulnerabile
alla malattia perimplantare.
La gengiva che circonda l’impianto
differisce da quella che circonda
il dente in maniera profonda. In
salute, nella dentizione naturale
abbiamo un sigillo mucoso costituito da ibre che stabiliscono un
attacco epiteliale e connettivale e
formano una barriera che protegge l’osso dalle infezioni. Il tessuto
perimplantare possiede un sigillo perimucoso più vulnerabile se
comparato al sigillo nella dentizione naturale, perché è dotato di una
minore forza d’attacco13 .
A differenza dei denti naturali, gli
impianti dentali infatti sono composti in titanio al quale non pos-
sono ancorarsi le ibre gengivali,
per cui vi è assenza di ibre gengivodentali e transettali attorno
all’impianto. Anche se esiste un
attacco emidesmosomico (epitelio
giunzionale di attacco) alla base del
solco perimplantare, la prima linea
di difesa contro la placca batterica
è costituita dalle ibre circolari fornite della gengiva cheratinizzata
che circonda l’impianto (sigillo perimucoso).
Date tali caratteristiche anatomiche, il sondaggio dei siti implantari è un argomento di dibattito in
letteratura: questa procedura può
compromettere l’integrità del sigillo perimucoso? Gli impianti vanno
sottoposti a sondaggio o no?
Alcuni clinici raccomandano di
non sondare l’impianto, o di aspettare da 3 a 6 mesi dopo l’inserzione
dell’abutment, in modo da evitare
di danneggiare il sigillo perimucoso in fase di formazione16. Tale
sigillo è fragile, e una penetrazione
durante il sondaggio può causare
l’introduzione di patogeni e mettere a repentaglio il successo dell’impianto. Recenti studi mostrano che
una forza di 0,15 N rappresenta la
soglia di pressione che può essere
applicata in modo da evitare BOP
falsi positivi attorno agli impianti17. Attualmente, i clinici utilizzano
mediamente 0,15 N - 0,20 N di pressione, ma la maggior parte di loro
è d’accordo sul fatto che sondare
intorno impianti dentali è una procedura che richiede più delicatezza
del sondaggio parodontale dei denti naturali; pertanto deve essere effettuata prestando cautela.
bibliograia
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do? DentistryIQ, July 13, 201.
Nel valutare l’eventuale presenza di
malattia perimplantare, il sanguinamento al sondaggio
(BOP) è un parametro clinico importante nel processo
diagnostico
delle
mucositi perimplantari, e la profondità
di sondaggio è utile
per valutare la perdita di supporto osseo
intorno agli impianti osteointegrati14,15.
Ricerche emergenti
sostengono che il
sondaggio non è dannoso, ma in realtà essenziale per la salute generale dell’impianto. È stata studiata la
rigenerazione completa dell’epitelio
giunzionale e la creazione di nuovo
attacco epiteliale, rivelando che il
sondaggio intorno a impianti osteointegrati non sembra avere effetti
negativi sul sigillo perimucoso18 le
infezioni perimplantari si manifestano in percentuali che vanno dal
28 al 56% dopo i primi 5 anni19.
Un aumento di casi riportati di
malattia perimplantare (termine
collettivo per lesioni iniammatorie, mucositi e perimplantiti) è una
ragione signiicativa per monitorare e sondare gli impianti dentali.
L’igienista dovrebbe conoscere le
misurazioni a tempo basale20 per
determinare durante le visite di richiamo se ci son stati cambiamenti e per stabilire se la condizione
dell’impianto è in salute o mostra
segni di malattia.
Esiste un protocollo raccomandato
per sondare gli impianti: prima di
tutto la complessità degli impianti
richiede essenzialmente l’utilizzo
di una sonda lessibile. Con sempre
più impianti di piccolo diametro
e con protesi isse dal design variabile, la punta della sonda deve
essere lessibile per seguire l’anatomia dell’impianto, consentendo
di ottenere una lettura accurata e
di ridurre il potenziale trauma al
sigillo perimucoso, evitando anche
il rischio di grafiare la supericie
dell’impianto stesso.
La sonda va posizionata parallelamente all’asse lungo del dente
sulle superici buccali e linguali
dell’impianto, e vengono prese 6
misurazioni per impianto. Il sondaggio va effettuato gentilmente
con una bassa pressione, solo 0,15
N, per controllare i parametri clinici e per non danneggiare le delicate ibre perimplantari e il delicato
sigillo perimucoso. Se il tessuto è
in salute, la sonda si ferma a livello
coronale, mentre in caso di iniammazione, la punta della sonda penetra nell’epitelio avvicinandosi al
connettivo e all’osso. Idealmente,
la misura di sondaggio dovrebbe
essere compresa tra i 2,5 e i 5 mm,
a seconda della profondità del tessuto molle e delle caratteristiche
anatomiche dell’abutment, con assenza di segni di iniammazione21.
Un sondaggio superiore a 4-5 mm
non rappresenta da solo la presenza di patologia perimplantare. Secondo il consensus redatto al Sixth
European Workshop on Periodontology22, per la determinazione di
uno stato patologico vanno considerati anche: il sanguinamento al
sondaggio (BOP), la suppurazione,
la profondità di sondaggio, la perdita radiograica di osso e la mobilità
implantare.
Conclusioni
Il sondaggio degli impianti, se effettuato con le giuste accortezze,
non rappresenta un pericolo per
l’integrità dei tessuti perimplantari ed è una procedura indispensabile per il monitoraggio dell’impianto nel tempo e per l’intercettazione
precoce dei segni di malattia.
18 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Valutazione clinica dell’azione sbiancante
di un dentifricio a base di biossido di titanio
con attivazione a luce led
Andrea Butera*, Marco Delgrosso*, Camilla Preda*, Gianluca Spinoglio*, Marzia Segù*, Annamaria Genovesi**, Luca Lettieri**, Chiara Lorenzi**, Giacomo Oldoini**, Norberto Roveri***, Marco Lelli***
*Università degli Studi Di Pavia, corso di laurea in Igiene dentale
**Istituto Stomatologico Toscano, Ospedale della Versilia
***Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, Università degli Studi di Bologna
La parte più esposta del nostro corpo
è il viso, parla e comunica per noi ancora prima che si inizi un dialogo: il
sorriso è forse il primo tra i gesti del
corpo con il quale colpiamo l’essere
umano che ci sta di fronte (Fig. 1).
Quando si vede un bel viso si ha una
impressione di equilibrio e armonia
dati dalle corrette proporzioni. Un
viso può essere idealmente diviso
in tre parti: il terzo superiore, dove
dominano gli occhi; il terzo medio,
dove domina il naso; e il terzo inferiore, dove invece troviamo il sorriso, la
bocca e i denti.
L’odontoiatria estetica si occupa del
raggiungimento di un equilibrio di
proporzioni tra denti e bocca al ine di
ottenere una dentatura sana, ben allineata e splendente. Per ottenere un
sorriso più bianco possiamo avvalerci
di una serie di metodiche professionali o domiciliari, in grado di rendere
lo smalto più chiaro e splendente senza alterarne la struttura.
Nella nostra società, inluenzata dai
media, l’importanza di avere un bel
sorriso è fondamentale, di conseguenza a livello della grande distribuzione
esiste un vero e proprio “marketing del
sorriso” che si occupa di promuovere
una serie di prodotti sbiancanti con
caratteristiche speciiche.
Scopo del lavoro
Considerando la crescente richiesta
di sbiancamento dentale, lo scopo
dello studio è stato quello di valutare
la diversa eficacia dei dentifrici ad
alta e bassa concentrazione, la durata
del trattamento e il potere d’azione
dell’acceleratore LED.
Questo prodotto contiene Actilux®,
che grazie ai microcristalli si lega allo
smalto dei denti durante lo spazzolamento, in modo da creare una barriera invisibile che diminuisce le cause
dell’ingiallimento. La molecola Actilux® si attiva e si ricarica con la luce
naturale, inoltre la luce brevettata del
dispositivo LED White Shock permette un’azione sbiancante più intensa e
immediata.
Al ine di valutare il reale potere
sbiancante del dentifricio lo studio è
stato suddiviso in tre metodiche di lavoro differenti: al primo gruppo non
è stato previsto nessun trattamento
domiciliare; al secondo gruppo invece è stato consegnato solamente il
dentifricio sbiancante BlanX White
Shock ad alta e bassa concentrazione, dove l’alta concentrazione ha il
doppio di principio attivo rispetto a
quello a bassa concentrazione; all’ultimo gruppo è stato inoltre aggiunto
l’acceleratore LED (Tab. 1).
Lo studio è stato effettuato su pazienti che erano stati sottoposti a una seduta di igiene orale professionale almeno una settimana prima, ma non
più di un mese, prima delle procedure di sbiancamento.
La valutazione del colore è stata effettuata attraverso un confronto con
la scala colori Vitapan Classic (Vita
Zahnfabrik) dei soggetti prima del
trattamento sbiancante e degli stessi
a distanza di 30 giorni per valutarne
il colore inale ottenuto.
Lo scopo dello studio è stato valutare
la diversa eficacia dei dentifrici ad
alta e bassa concentrazione, la durata
del trattamento e il potere d’azione
dell’acceleratore LED.
Materiali
Materiale utilizzato per la raccolta
dati:
– cartelle clinica attualmente in uso
nel reparto di Igiene dentale;
– scala valore Vita per il rilevamento del colore degli elementi
dentari;
– macchina fotograica.
Materiale per la rimozione di placca e
tartaro:
– ablatori a ultrasuoni;
– curette di Gracey 1/2, 7/8, 11/12,
13/14;
– scaler;
– explorer.
Materiale per lo sbiancamento delle
superici dentali:
– dentifricio senza perossidi BlanX
White Shock ad alta e bassa concentrazione;
– lampada a LED (Tab. 2).
I criteri di esclusione della sperimentazione erano rappresentati da: fumo,
gravidanza, trattamenti pregressi con
prodotti sbiancanti professionali, utilizzo di dentifrici sbiancanti domiciliari, presenza di carie.
Tutti i soggetti dovevano aver eseguito
una seduta di igiene orale professionale almeno una settimana prima, ma
non più tardi di un mese, prima delle
procedure di sbiancamento (Fig. 2).
Le macchie estrinseche sono state
rimosse, per una valutazione più accurata del colore di base, subito prima
del trattamento. Sono state effettuate
foto frontali del sorriso prima del
trattamento e con il campione di confronto della scala colori (Vita).
Fig. 1 - BlanX White Shock.
Il trattamento è avvenuto con tecnica split-mouth secondo le seguenti
modalità: in modo random è stato
selezionato il lato (destra e sinistra);
uno da trattare con dentifricio ad alta
concentrazione e l’altro a bassa concentrazione; il prodotto è stato attivato con la lampada LED per 10 minuti.
Sono stati registrati: l’assegnazione
del lato trattato con le diverse concentrazioni; i colori iniziali e inali;
e la terapia domiciliare assegnata. In
modo random per i pazienti del primo gruppo non è stato previsto nessun trattamento domiciliare.
Al secondo gruppo di pazienti selezionati casualmente è stato consegnato
il dentifricio ad alta o bassa concentrazione da utilizzare 2 volte al giorno
per un mese durante le manovre di
igiene domiciliare quotidiana.
Al terzo gruppo di pazienti è stato
consegnato il dentifricio ad alta o bassa concentrazione abbinato a tappi
LED domiciliari da utilizzare 2 volte al
giorno per un mese durante le manovre di igiene domiciliare quotidiana.
Al trascorrere di 30 giorni i pazienti
sono stati rivisti per eseguire nuove
foto e registrare il colore inale ottenuto con scala colore (Vita).
Metodi
Lo studio è stato effettuato a partire
da ottobre 2014, e si è concluso a dicembre 2014 presso l’Università di Pavia e l’Istituto Stomatologico Toscano.
In tutto sono stati arruolati 31 pazienti (11 di sesso maschile e 20 di sesso
femminile), assegnati casualmente in
3 gruppi dello studio.
– P1: nessun trattamento domiciliare (gruppo controllo).
– P2: trattamento domiciliare con
dentifricio BlanX Shock White ad
alta concentrazione o BlanX Shock
White a bassa concentrazione.
– P3: trattamento domiciliare con
dentifricio BlanX Shock White ad
alta o bassa concentrazione abbinato a tappo LED (Fig. 4).
– Un unico operatore, differente da
chi aveva effettuato la terapia, ha
valutato colore al momento della prima seduta T0 e dopo trenta
giorni (T1).
Risultati
Lo studio ha preso in considerazione
31 pazienti di età compresa tra i 18 e
i 70 (12 senza alcun trattamento domiciliare, 9 con uso domiciliare di
dentifricio BlanX e 10 con uso domiciliare di dentifricio BlanX associato
a tappo LED) senza denti ricostruiti e
devitalizzati sul gruppo frontale.
Il colore è stato registrato attraverso un
confronto con la scala colori Vitapan
Classic (Vita Zahnfabrik) prima, dopo
e a 30 giorni dal trattamento in studio.
Dall’analisi dei dati, qui riportati in
tabella, si evince come non vi siano
differenze rilevanti tra le formulazioni ad alta e bassa concentrazione nei
risultati dei tre trattamenti.
Tab. 1 - Nessun trattamento domiciliare.
Tab. 2 - BlanX domiciliare.
Tab. 3 - BlanX e tappo led domiciliare.
> pagina 19
Speciale 19
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Fig. 2 - Foto pre-trattamento, colore A2.
< pagina 18
Tuttavia (come si osserva in Tabella 3)
il trattamento domiciliare utilizzante
il dentifricio BlanX White Shock in
aggiunta ai tappi LED risulta il più
eficace nel mantenimento, o addirittura nel miglioramento, dei risultati
ottenuti in studio.
Per tutti e tre i trattamenti è stata riscontrata una generale soddisfazione
dei pazienti per i risultati ottenuti in
studio dopo 10 minuti di trattamento con le mascherine LED, ma solamente nei trattamenti con terapia
domiciliare il miglioramento è stato
apprezzato dai pazienti a distanza di
un mese, in quanto senza terapia di
mantenimento abbiamo assistito ad
un graduale ritorno alla colorazione
iniziale (Fig. 3).
Conclusioni
Al concludersi dello studio possiamo desumere che il trattamento si è
dimostrato generalmente eficace. I
pazienti con trattamenti domiciliari
di solo dentifricio BlanX o dentifricio
BlanX in aggiunta a tappi LED presentano un range di miglioramento
maggiore rispetto ai pazienti senza
trattamento domiciliare. Non è stata riscontrata ipersensibilità, né altri
effetti collaterali in nessuno dei soggetti testati. Si consiglia, alla luce dei
risultati ottenuti, di stabilire con il
paziente un trattamento domiciliare,
per poter ottenere i migliori risultati
possibili. È sempre utile la compliance così da poter ottenere dei risultati
visibili e apprezzabili e poter intervenire prontamente all’insorgere di
qualsiasi problematica. Anche se a
oggi non sono state riscontrate controindicazioni o effetti collaterali, si
consiglia il controllo della terapia da
parte dell’igienista o dell’odontoiatra.
Nel primo gruppo di pazienti, ai
quali è stato somministrato solamente il trattamento in studio, si è
riscontrato un margine di miglioramento dell’8,3% in un solo sito (da
C2 a C1). Nel secondo gruppo, dove il
trattamento prevedeva l’utilizzo domiciliare del dentifricio BlanX per 2
volte al giorno per 30 giorni, abbiamo riscontrato una variazione della
tonalità nell’80% dei siti, inine si è
visto che associando la luce a LED al
trattamento standard domiciliare,
alla rivalutazione mensile la percentuale di variazione della tonalità è
pari all’88%. Da precisare che in alcuni soggetti la variazione di tonalità è pari al 100% nei siti trattati con
la luce a LED rispetto al trattamento
standard domiciliare nel quale il
margine di miglioramento è stato del
75% dei siti.
Fig. 3 - Rivalutazione a 1 mese di terapia BlanX in aggiunta a tappi
LED del soggetto in Fig. 2, colore A1.
Fig. 4 - Confronto tra le due valutazioni.
20 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Intervista a Olivia Marchisio, professional
marketing manager e clinical affairs manager
in Philips Oral Healthcare
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in anteprima i due spazzolini DiamondClean, nuovi nel design, in versione Pink e Black. Per quanto riguarda il marchio Zoom, a breve ci sarà il
lancio sul mercato italiano di Zoom
QuickPro, trattamento domiciliare
rivoluzionario che non necessita di
mascherine per l’applicazione del prodotto sbiancante.
Sottolineerei inine la prossima uscita,
anche in Italia, della nuova testina pulisci lingua, particolarmente indicata
per i pazienti con problemi di alitosi.
successivo dottorato di ricerca in Nanobiotecnologie, organizzato dall’Università di Genova e dalla Marburg
University (e conseguito poi a Genova), sia per approcciare e approfondire le materie del management previste in questo percorso di studi.
Come è nata la passione
per l’oralcare?
Forse un po’ per caso. Praticavo lo
sci nella categoria agonistica, ma
non volevo rinunciare a crearmi una
professione. Sono stata fortunata ad
aver scelto la strada giusta.
Come è arrivata Olivia
Marchisio alla Philips Oral
Healthcare?
Ci racconti meglio quando è
nata la passione per questa
professione e per la materia?
La Philips ha scelto in Italia un percorso innovativo nella scelta manageriale investendo su professionisti
della prevenzione, quindi già appartenenti al settore dentale. Questa
tendenza ha avuto recentemente
conferma con la nomina, nel 2015,
a global manager clinical and scientiic affairs di Philips Oral Healthcare di una giovane igienista svedese,
con un dottorato di ricerca presso il
Karolinska Institutet (Svezia), Maha
Yakob.
Nei primi anni universitari, perché ho
incontrato le persone giuste. Pensavo
e volevo fare l’igienista dentale, professione praticata per alcuni anni, e
desideravo occuparmi soprattutto
della ricerca: non prevedevo di diventare un manager aziendale. La scelta,
quando mi si è prospettata, è stata
molto dificile, sofferta, perché gli
interessi sia nella pratica clinica sia
nella ricerca erano molteplici e pieni
di soddisfazioni.
Lavorare per una multinazionale
dell’oralcare e della prevenzione,
leader in molti Paesi mondiali e abbastanza sconosciuta in Italia in
questo settore, era una grande sida.
Conoscevo i prodotti e li apprezzavo
da un punto di vista clinico, così ho
accettato la sida, apprezzando che
una multinazionale scommettesse
su una giovane igienista italiana, per
far crescere questa branca dell’azienda in Italia.
Anche lei ha conseguito un
dottorato di ricerca. Ci parli
dunque della sua formazione?
Dopo la laurea triennale in Igiene
dentale conseguita presso l’Università degli Studi di Genova, ho conseguito la laurea magistrale presso
l’Università degli Studi di Pavia,
un percorso di studi che mi è stato
molto utile sia per poter accedere al
il laser a diodo
tecniche operative step by step,
applicazioni, protocolli
e casi clinici con follow-up
Aveva comunque già una
esperienza di rapporti con
grandi aziende di prevenzione
orale?
Ho vinto premi di ricerca internazionale sponsorizzati da aziende, in
qualità di opinion leader. La clinica
e la ricerca, anche per conto di una
azienda, erano parte del mio lavoro.
La sida di Philips è stata investire su
una persona che comunque doveva
implementare la parte delle competenze manageriali. Con in più una
duplice responsabilità: l’Italia e la
sua organizzazione, e i colleghi esteri
IIG (Italy, Israel and Greece), che dipendono dalla direzione italiana.
Quali mansioni prevedono il
suo doppio ruolo?
In qualità di responsabile marketing
area professional, mi occupo della
confezione del prodotto, della pubblicità, dei claim a supporto, delle
sponsorizzazioni, della comunicazione rivolta al canale dei professionisti
del dentale. In qualità di responsabile
scientiica e clinica, ruolo non meno
importante, mi occupo del supporto alla ricerca e dei rapporti con le
università, iltrando le opportunità
di ricerca e interfacciandomi con i ricercatori e i dirigenti internazionali.
In quale ambito è stata più
utile la precedente esperienza
clinica e di ricerca?
Nella scelta della formazione, nei rapporti con le università, la selezione
dei congressi a cui partecipare e le
sponsorizzazioni. Questo vantaggio
è derivato sia dalla esperienza nella
disciplina, sia dalla conoscenza delle
persone, degli eventi a cui partecipavo
attivamente e delle università. In questo Philips ha fatto una scelta precisa
e, se vogliamo, innovativa per il mercato italiano, scegliendo dei clinici per
questo ruolo, e rinunciando a professionalità di management puro. Ora
ricopro questo ruolo da tre anni.
Il management è diventato
nel tempo una passione?
MARISA RONCATI
Non come la ricerca, se posso fare
una battuta. È un mondo di dettagliata pianiicazione. La ricerca rimane la passione di fondo.
Il lavoro statistico, delle sue
ricerche scientiiche, le è stato
in qualche modo di aiuto?
Il DVD illustra dettagliatamente strumenti, tecniche STEP by STEP, il Modus Operandi,
i protocolli clinici, la gestione completa del paziente parodontale dalla prima visita
alla rivalutazione che culmina nella terapia di mantenimento per ottenere la stabilità
clinica dei casi trattati. La strumentazione meccanica manuale e ad ultrasuoni, sempre sito-specifica, viene descritta in dettaglio attraverso animazioni e video didattici.
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Olivia Marchisio, manager di Philips
Oral Healthcare, a IDS 2015.
Certamente i ile statistici e i ile Excel
erano già il mio pane quotidiano. Ci
sono delle importanti afinità tra il
lavoro di ricerca scientiico e il lavoro di pianiicazione, il consuntivo e
il budget del marketing. Fondamentale è stata l’esperienza del lavoro
in team acquisita nella ricerca. In
Philips, che dà molta importanza al
lavoro in team, mi sono trovata avvantaggiata.
Quanto l’ha inluenzata
l’esperienza nel mondo
agonistico?
Molto. Mi ha insegnato a competere
in modo leale, saper vincere, ma soprattutto saper perdere e accettare
nuove side. I risultati si ottengono
con allenamento, spirito di ricerca
costante e umiltà.
Nel lavoro in team si sente più
la maestra di sci?
No, cerco di comportarmi con lo spirito di “do ut des”: trasmetto quello
che conosco e umilmente imparo
dagli altri.
Quali sono i punti di forza
di Philips oggi?
Sempre di più sta diventando un’azienda concentrata sul benessere
della persona, chiudendo il cerchio
della prevenzione a 360 gradi. Philips è leader non solo per il settore
orale ma anche in quello medicale in genere. Questo è un punto
di forza ora di Philips Italia, che
sta credendo tantissimo nel team
dell’oralcare per cercare di crescere, e i risultati si vedono.Nel settore
professionale dentale, Philips sino
a pochi anni fa era poco conosciuta, mentre adesso c’ è un interesse
concreto da parte di tanti, anche
nell’approfondire ricerche. Philips
ha acquisito in poco tempo una posizione da protagonista, dove i pro-
dotti sono il vero supporto. Il team
di Philips Italia ha creduto tanto
nell’oralcare e ha investito molto
per farla conoscere e diffondere.
Ora sono arrivati i risultati: Philips
Oral Healthcare Italia è cresciuta
nel fatturato vendite e ha acquisito quote di mercato. Tale crescita si
auspica farà conseguire all’Italia i
trend statunitensi e tedeschi, dove
Philips è leader di mercato.
Una soddisfazione raggiunta
di recente?
A Boston sono entrata a far parte del
board del OHRG (Oral Health Research Group) dello IADR (International Academy of Dental Research).
Questo mi gratiica perché, non togliendomi Philips questa possibilità,
partendo dal percorso di ricerca sono
approdata ancora una volta alla ricerca. Tutto questo dimostra quanto
questa azienda creda nelle persone e
le faccia crescere anche professionalmente, lasciando libero spazio alle
proprie passioni.
Un obiettivo professionale da
realizzare?
Inserire nel piano di trattamento uno
spazzolino elettrico. Questo potrebbe
essere una cosa importante.
Grazie per l’intervista.
Patrizia Gatto
Speciale 21
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
ACTEON GROUP
SOPROCARE, la rivelazione!
Scoprite l’assistente ideale di dentisti e igienisti: la camera intraorale
SOPROCARE, sviluppata per supportare i professionisti durante le
pratiche di proilassi e di trattamento parodontale.
SOPRO (ACTEON Group), leader mondiale nel mercato delle camere intraorali, ha recentemente lanciato sul mercato un nuovo ed
esclusivo modello di telecamera che si contraddistingue per essere,
a tutti gli effetti, un innovativo dispositivo in grado di rispondere a
svariate esigenze di proilassi e di fornire una rapida diagnosi dello
stato di salute orale del paziente, grazie all’utilizzo di tre differenti
modalità: Perio, Cario e Daylight.
Tre modalità, tre esigenze
Modalità “Perio”: evidenzia la presenza di placca dentale e iniammazioni gengivali, anche se presenti in uno stadio iniziale.
Modalità “Cario”: evidenzia la presenza di carie smalto-dentinali,
dallo stadio 1 (codice ICDAS II), in maniera semplice.
Modalità “Daylight”: la macro visione/magniicazione rende visibili
anche i dettagli impercettibili e consente il controllo di eventuali
microlesioni e la loro evoluzione.
Info: Stefano Arrigoni – [email protected]
Grazie a SOPROCARE, i professionisti possono ottenere un trattamento di proilassi completa con un unico dispositivo, velocizzando le procedure di diagnosi di eventuali patologie, anche se presenti
allo stadio primordiale, al ine di preservare le strutture dentali del
paziente. Il dispositivo consente poi di instaurare una comunicazione bidirezionale diretta ed eficace tra dentista e paziente; quest’ultimo, infatti, avrà la possibilità di rendersi conto direttamente delle
condizioni del proprio stato di salute orale e delle misure terapeutiche necessarie per preservarle e/o migliorarle; il dentista, invece,
potrà coinvolgere e motivare il paziente al miglioramento della salute orale personale, oltre che di giustiicare i piani di trattamento
prescritti. Se utilizzato in modalità diagnostica (mod. Perio e Cario),
il dispositivo sfrutta la presenza dei led blu posizionati al ianco di
quelli bianchi, sulla parte terminale (testa) della telecamera, per irradiare il tessuto del dente con una particolare lunghezza d’ onda di
luce, che va da 440 a 680 nm. Il tessuto esposto all’ illuminazione
assorbe l’energia e la rilette sotto forma di luorescenza. Le immagini ottenute attraverso l’analisi della luorescenza vengono sovrapposte alle immagini anatomiche creando una rappresentazione
delle condizioni del tessuto di semplice e immediata comprensio-
ne, altrimenti non percettibili con il semplice
utilizzo della luce bianca (in modalità Daylight).
I tessuti irradiati vengono rappresentati con una
mappatura cromatica di semplice e immediata
interpretazione. L’iniammazione gengivale può
variare a seconda della gravità, dal rosa tenue sino
alle tonalità profondo magenta, i residui di placca più recenti sono evidenziati dal tipico colore
bianco-granuloso, mentre la placca di vecchia formazione appare con tonalità variabili, che vanno
dal giallo all’arancione. Questa caratterizzazione
cromatica dei tessuti consente al dentista la rapida individuazione delle patologie, altrimenti
non visibili con l’utilizzo della sola luce bianca (in
modalità Daylight). Analogamente, in modalità
Cario, le carie smalto-dentinali vengono rilevate
con facilità e segnalate grazie al luminoso colore
rosso. Il tessuto circostante viene invece evidenziato in bianco e nero, consentendo così al professionista di concentrarsi sulla sola lesione cariosa.
Cresce in Europa l’abitudine di lavarsi i denti
GAND (Belgio)/JYVÄSKYLÄ
(Finlandia)/
COPENHAGEN (Danimarca) – Un team di
ricerca ha studiato la
frequenza nel lavarsi i
denti negli adolescenti di 20 diversi Paesi
d’Europa tra il 1994 e
In conformità con la raccomandazione in tutto il monil 2010 riscontrando
do, un numero crescente di adolescenti europei si lava
una maggior frequeni denti due volte al giorno per mantenere una buona
za. La più alta percensalute orale (Fotografia: Alena Ozerova/Shutterstock).
tuale è stata osservata
in Estonia, Lettonia,
Russia, Finlandia e nelle Fiandre (Belgio). «Un trend importante per prevenire le malattie dentali più comuni e ridurre i fattori di rischio delle principali malattie non trasmissibili – dicono i ricercatori, secondo cui lavarsi i denti due volte al giorno è una
sorta di raccomandazione universale per salvaguardare la salute della bocca». Alla
luce delle recenti scoperte sull’associazione tra malattia orale e le quattro principali
non trasmissibili (diabete, cancro, cardiovascolari e respiratorie), cresce l’importanza
di spazzolarsi i denti regolarmente. Per approfondire il tema i ricercatori dell’Università di Jyväskylä in Finlandia, di Gand in Belgio e dell’Istituto nazionale di sanità pubblica in Danimarca hanno usato i dati di 5 indagini consecutive condotte tra il 1994 e il
2010 dalla Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), Associazione di ricercatori che ha collaborato nelle ricerche sulla scuola, raccoglie dati su salute e benessere,
sull’ambiente sociale e comportamenti di ragazzi e ragazze di 11, 13, 15 anni, periodo i
cui si sviluppa l’autonomia di un individuo inluenzando le scelte sulla salute. Iniziata
nel 1982, l’indagine viene effettuata ogni quattro anni in 44 Paesi e aree d’Europa e del
Nord America, in collaborazione con il World Health Organization’s Regional Ofice
for Europe. Gli scienziati hanno determinato la frequenza del lavarsi i denti analizzando le risposte degli adolescenti al questionario HBSC. Tra i 20 presi in esame sono
vari i Paesi dell’Europa centrale, orientale e settentrionale, come Russia ed anche il
Canada. Nella maggior parte, il lavaggio almeno due volte al giorno è aumentato e
diminuite le differenze tra un Paese e l’altro. Nel 1994, la percentuale del lavaggio almeno due volte al giorno, variava dal 30 al 86%. Nel 2010, tra il 50 e l’81% ha dichiarato
di aver spazzolato i denti due volte al giorno. Nel 1994, tra i Paesi con minor frequenza
la Lituania (30%), Lettonia (34%), Russia (38%), Finlandia (38%), Estonia (42%) e il Belgio
(area iamminga, 43%). Non più tardi del 2010, tra il 50 e il 60% dei bambini di questi
Paesi si lavavano i denti due volte al giorno. Con la più alta percentuale nel 1994 c’era
la Svezia (86%), la Danimarca (80%), la Norvegia (75%) e la Germania (73%). Nel 2010, in
Svezia è diminuita a 81% e la Danimarca al 76%. In Norvegia il dato è rimasto invece al
75%, mentre in Germania è aumentato all’80%. La minor attenzione alla salute dentale nei Paesi scandinavi dipenderebbe dal fatto che i loro adolescenti si preoccupano
meno di lavarsi i denti rispetto a prima. Nel 1994, le scuole pubbliche danesi avevano
proprie cliniche odontoiatriche, chiuse tuttavia entro il 2010. Anche l’aumento degli
immigrati in Svezia e in Danimarca può aver giocato un ruolo. Nel 2010, il 20% delle
famiglie in Svezia e il 10% in Danimarca, erano di immigrati.
Intitolato “Trends in toothbrushing in 20 countries/regions from 1994 to 2010”, lo studio è stato pubblicato online sull’European Journal of Public Health il 24 marzo.
Dental Tribune International
La Rivelazione
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diagnosi dello stato di salute orale del paziente, grazie all’utilizzo di tre differenti modalità: Perio, Cario e Daylight.
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maniera semplice.
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consente il controllo di eventuali micro-lesioni e la loro evoluzione.
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Modalità PERIO
22 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
La personalizzazione “tailor made”
per il controllo di placca inizia dall’infanzia
Mentre la standardizzazione muove le masse, nell’ateneo “Sapienza” di Roma si parla da anni di personalizzazione “tailor made”. Dall’intuizione della
prof.ssa Gianna Maria Nardi, si è avviata presso il
Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e
maxillo-facciali un ilone di ricerca orientata alla
personalizzazione e condivisione con il paziente di
protocolli professionali e domiciliari “cuciti addosso” alle sue speciiche esigenze cliniche e non solo.
I protocolli studiati per primi sono stati quelli domiciliari, promuovendo l’igiene domiciliare a parte
integrante del piano di mantenimento. Sono fondamentali l’attenta osservazione e la contestualizzazione dei segni e sintomi rilevabili dal professionista nel cavo orale del paziente, ma il concetto di “tailor made” nasce dalla loro intersezione con
la valutazione della tipologia caratteriale e della destrezza di ogni singolo paziente. Non è necessario
suggerire movimenti dello spazzolamento, ma una scelta condivisa con il paziente delle tecnologie più
adatte alle differenti situazioni cliniche e anatomiche. Interiorizzato il concetto di personalizzazione a
tal punto, bisogna rendersi conto che, tra tutti i pazienti, i primi a necessitare di attenzioni e protocolli
dedicati sono quelli pediatrici. Da qui nasce TEO, la “Tecnica Educativa di igiene Orale” dedicata ai bam-
A Lamezia Terme
due giorni di know
how al servizio
dell’igienista dentale
Anche quest’anno, il ciclo di incontri organizzato dalla sede calabrese dell’Unione Nazionale
Igienisti Dentali ha posto al centro dell’attenzione l’importanza della formazione continua
e dell’aggiornamento professionale. Perché la
qualità dell’assistenza può essere accentuata
con una formazione complementare, migliorando la qualità delle cure e rafforzandone il
ruolo. L’attuale situazione politica e i continui
attacchi alla professione premono afinché l’igienista dentale perda l’autonomia conquistata
per essere alle dipendenze dell’odontoiatra.
In Italia, attualmente, si conta un igienista dentale ogni 60 mila abitanti e uno ogni 40/60
odontoiatri. Mentre, lo standard europeo è di
almeno un igienista dentale ogni 3 odontoiatri:
uno ogni 4 mila abitanti. «L’UNID – spiega Sandro Sestito, presidente regionale nonché responsabile del corso presso l’Astidental di Lamezia
Terme – è da sempre in prima linea per la promozione della salute e della prevenzione orale».
Nonostante la situazione attuale, i professionisti della prevenzione orale continuano ad
acquisire capacità cliniche e scientiiche che
accrescono l’autonomia e la conoscenza e che
permettono una valutazione più precisa e ge-
neralizzata, necessaria per la salute del paziente. La due giorni di Lamezia Terme ha visto il 18
aprile una prima lezione su “Parodontite versus
perimplantite: protocolli clinici e terapeutici”
tenuta da Michele Figliuzzi che, partendo dalle
attività quotidiane (mangiare, parlare, baciare)
cui è interessata la bocca e alla quale è legato
un simbolismo allegorico noto in dagli egizi,
ha spiegato le origini greche dei termini anatomia-isiologia-istologia-eziologia applicati al
paradontale e lo stretto rapporto con malattia
cardiovascolare, diabete, gravidanza, cercando
di individuare qual è oggi lo stato dell’arte per
gestire gli impianti dentali, evitando la diffusa
insorgenza di infezioni gengivali. Hanno concluso il corso, con rilascio di attestato e crediti
ECM, Giuseppe Di Bernardo e Piero Trabalza,
che nella giornata di sabato 30 maggio hanno
relazionato rispettivamente, su “Interazioni
delle principali patologie e dei farmaci allopatici nella pratica clinica dell’igienista dentale. Attuali protocolli da gestire” e “Disturbi del cavo
orale: evoluzione delle strategie di prevenzione
e trattamento”.
I partecipanti delle giornate di formazione svoltesi a Lamezia Terme.
Marika Balzano
bini. Si è scelta una tecnologia di un set (Learn to Brush Set – MAM) che permette di avere 2 spazzolini,
uno con manico lungo per permettere alla mamma di guidare la mano del bambino e uno più piccolo
e anatomico per il bambino stesso, che potrà usarlo in maniera autonoma.
La personalizzazione deve iniziare addirittura dall’impugnatura dello spazzolino: sebbene una preferenza di lateralità possa iniziare a manifestarsi in età prescolare, è verso i 6 anni che il sistema nervoso
decide quale via neuronale funziona meglio per ogni singola attività. Bisogna lasciare il bambino più
piccolo libero di provare e poi decidere con quale mano impugnare lo spazzolino. Altri aspetti fondamentali sono l’apprendimento per imitazione, tipico dell’età pediatrica, e la valorizzazione del momento ludico. I bambini amano giocare e sono gratiicati dal poterlo fare con un genitore. Ed ecco che
l’igiene orale diventa un gioco a tre partecipanti, dove mamma e bambino si lasciano guidare dal professionista nell’apprendimento. Una ilastrocca appositamente ideata scandisce a ritmo i movimenti,
facilitandone la memorizzazione e la riproducibilità, e due spazzolini dalla testina uguale, ma con manico di lunghezza diversa per mamma e bambino, consentono la simultaneità dei movimenti. L’approccio TEO è stato sperimentato e documentato su 90 pazienti di età compresa tra i 30 e i 42 mesi, con
risultati statisticamente signiicativi sia nel controllo del bioilm orale sia nell’adherence al protocollo.
La ricerca è stata presentata come poster scientiico del Clid Polo B – Isernia, Università di Roma “Sapienza”, Presidente prof. R. Di Giorgio, e premiata al XIV Congresso nazionale dei Corsi di studio di Igiene dentale tenutosi a Modena il 12 e 13 giugno scorsi. Il protocollo per esteso è in via di pubblicazione.
Silvia Sabatini
VII Congresso SISIO
Nuove competenze e protocolli clinici
e prospettive future per l’igienista dentale
Il VII Congresso SISIO (Società Italiana delle Scienze
dell’Igiene Orale) dal titolo “The hygiene management of implant patient”, si è tenuto a Genova dal 7 al
9 maggio 2015 ed è stato un evento di importante aggiornamento con una veste internazionale, grazie alla
presenza della ricercatrice Susan Wingrove, ma anche
grazie al contributo scientiico dato dai noti relatori
italiani di altissimo livello. La SISIO si era posta un
aggiornamento a trecentosessanta gradi sulle tematiche inerenti al mantenimento e al trattamento del
paziente con impianti, e dalle argomentazioni trattate possiamo concludere di avere vissuto un momento
di svolta per i protocolli clinici che si sono prospettati
durante questo aggiornamento. Abbiamo capito che
ciò che da anni sembrava consolidato in termini di
procedure, strumenti e approccio al trattamento e
mantenimento implantare, oggi è a una svolta.
Diversi aspetti sono stati evidenziati, quali ad esempio: in che modo il ruolo genetico e la gestione della
parodontite siano un pilastro fondamentale e imprescindibile per una buona prognosi del trattamento implantare; o in che modo gli strumenti in titanio siano oggi l’unico vero materiale compatibile con
le superici implantari; quale sia il ruolo del sondaggio e dell’esame radiologico e come questi esami
vadano interpretati dall’igienista dentale; indici e indicazioni al trattamento dell’impianto e nuovi
strumenti sia manuali sia ultrasonici. Abbiamo inoltre intravisto, grazie al prof. M. Bosco, l’impatto
che avrà nel prossimo futuro l’implantologia nel paziente geriatrico e il ruolo importante della nostra
igura professionale in termini di assistenza domiciliare e assistenziale.
La SISIO, benché non sia tra le associazioni di tutela professionale, tende a fornire comunque un supporto che dia forza e senso di appartenenza a una igura professionale che ha un ruolo da protagonista
inevitabile nel panorama futuro. Vogliamo offrire delle visioni realistiche e altamente qualiicanti e
dare ai nostri soci protocolli aggiornati con le massime evidenze scientiiche per creare nuove competenze cliniche e assistenziali, spingendo l’igienista dentale a un inserimento anche nell’ambito del
sistema sanitario pubblico. Modi diversi ma obiettivi comuni dove al centro ci sono: la professionalità
dell’igienista dentale e la salute/benessere orale della popolazione italiana.
Il successo di questo evento è frutto di un’impostazione che abbiamo voluto dare alla SISIO in dall’inizio per offrire ai nostri soci qualità e scientiicità dei contenuti, una strada che è stata segnata insieme
a chi mi ha preceduto nei direttivi precedenti e che ancora si impegna per la SISIO. Un ringraziamento
particolare e sentito va al past president, la prof.ssa Gianna Maria Nardi, a oggi nostro coordinatore
scientiico, e a tutto il direttivo SISIO. Un pensiero particolare va a tutti i partecipanti e soci SISIO che,
con i loro interventi e l’attiva partecipazione alle sessioni congressuali, hanno dimostrato ancora una
volta di apprezzare il nostro lavoro e di volerci seguire e partecipare alle attività future.
Il prossimo appuntamento sarà il 6 e 7 maggio 2016 a Milano per l’VIII Congresso, “Ergonomics, technology and good clinical practice in oral hygiene”, dove il termine “ergonomia” non restringerà il campo
alle problematiche dei danni posturali, anche se di importanza centrale nella nostra attività, ma lo amplierà invece a un concetto di ergonomia applicata alla clinica. Ergonomia applicata quindi alla clinica
di alta qualità, che tiene conto delle problematiche organizzative e del benessere sia dell’operatore sia
del paziente, grazie alle tecnologie ergonomiche e alla buona comunicazione.
Consuelo Sanavia, presidente SISIO
Speciale 23
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
B.W.I. MEDICAL
Bio White® si fa in tre per risultati senza equivoci
Potenza, garanzie e sicurezza dentale indolore
Il crescente interesse per la cura personale, volto ad annullare gli
effetti dello stress nel tempo, e la necessità di relazionarsi in ambiti sempre più “socializzanti”, che prevedono un’attenzione particolare all’immagine, hanno generato un mercato molto attivo
che coinvolge anche i professionisti della salute dentale.
Nel tempo, infatti, i denti vengono a contatto con molte sostanze
che li possono macchiare in profondità – caffè, tè, tisane, abitudine al fumo, uso di farmaci – e tutto ciò ha generato, da un lato,
una crescente domanda di prodotti sbiancanti e, dall’altro, come
spesso accade in questi casi, tante “errate convinzioni”: la fretta,
le spiegazioni troppo spesso ambigue e il bisogno impellente da
parte delle aziende di vendere a qualsiasi costo pur di fronteggiare una situazione economica non facile, accompagnate però da
un’insperata domanda altrettanto evidente da parte degli utenti, sono stati elementi coautori di tali equivoci; troppo spesso si
sono così diffuse informazioni tecniche labili, se non assenti e,
talvolta, ingannevoli. Bio White® System, interamente progettato e realizzato in Italia da BWI Medical Srl, è un sistema ampiamente sperimentato da varie università italiane e adottato dalle
più autorevoli cliniche universitarie, sia nazionali che estere, per
lo sbiancamento dei denti.
Bio White® System, in un’unica seduta da 30 minuti di trattamento, consente di effettuare lo sbiancamento, senza ulteriori
trattamenti domiciliari o ambulatoriali, si distingue per tre semplici, ma essenziali ragioni:
1. Potenza. Il Sistema Bio White® unisce all’eficacia e sicurezza del perossido di idrogeno la più potente lampada a
luce fredda al momento esistente sul mercato, che raggiunge un’intensità luminosa di ben 2400 Lux.
2. Garanzie. La lampada Bio White Accelerator® ha una garanzia di 5 anni (o 50.000 ore di lavoro), il che signiica
completa assistenza per ogni tipo di problema. Garanzia
di 1 anno sul risultato ottenuto con il Bio White® Kit abbinato alla lampada, in base alla scala VITA. In caso di contestazione documentata viene consegnato gratuitamente un nuovo kit.
3. Sicurezza dentale indolore. Oltre a non ottenere un bianco fosforescente o gessoso, bensì naturale, grazie alla luce
fredda della lampada e alla composizione dei materiali
utilizzati, il nostro trattamento può essere effettuato da
chiunque in assoluta sicurezza.
Lo speciale uscito su Quintessenza Internazionale (vol. 21, n. 5,
settembre-ottobre), effettuato in ambito universitario (Università degli Studi di Padova, Facoltà di Medicina e Chirurgia – Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria), mette
a confronto i vari tipi di sbiancamento e, nello speciico, cita
come migliori i test effettuati con Bio White®, sia con la microscopia elettronica a scansione (SEM), che valuta le eventuali
alterazioni morfologiche supericiali dello smalto, sia con lo
spettrofotometro, che valuta il cambiamento di colore dei denti
(l’articolo è scaricabile all’indirizzo: www.biowhite.it).
L’articolo cita inoltre: «Tra i prodotti sperimentati clinicamente,
i risultati più appariscenti si sono ottenuti con Bio White®». Questo a conferma che gli accorgimenti adottati da Bio White® per
poter effettuare un trattamento più che soddisfacente, ma non
invasivo, stanno dando i giusti riscontri.
BWI Medical crede fermamente nella forza del sistema Bio
White®, data, oltre che dalle caratteristiche tecniche di alta qualità, dalla sua semplicità di utilizzo: non richiede grandi risorse di
tempo, di spazio ed economiche. Il prezzo competitivo e la durata del risultato
permettono a
un gran numero di pazienti
di affrontare il
trattamento, e
agli odontoiatri di entrare in
questo mercato
redditizio con
un investimento
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poche sedute.
B.W.I. Medical srl
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Bio White: The power of your smile
Prenota una dimostrazione nel tuo studio chiamando il numero verde gratuito 800.180.754
IV Simposio europeo
Joslin Sunstar
Diabetes Education
General Incorporated Foundation Sunstar Foundation
Diabetes, Oral Health
& Nutrition:
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Sav
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ed
ate
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Inter-relationships, Innovations & Interaction
Il 6 novembre prossimo, nella meravigliosa città cosmopolita di Barcellona
(Spagna), si terrà il IV Simposio Europeo Joslin Sunstar Diabetes Eudcation
Initiative (JSDEI) – 19a edizione nel
mondo – a cura di Sunstar Foundation
e Joslin Diabetes Center (Boston, USA),
interamente dedicato alle recenti
ricerche sulla salute orale e alle correlazioni con le malattie sistemiche,
quali il diabete. Risale al 2008 la collaborazione tra Sunstar Foundation e il
Joslin Diabetes Center. Da allora sono
stati creati in tutto il mondo, compresi
Giappone, Sati Uniti ed Europa, numerosi eventi itineranti di alto livello
scientiico. Visto il successo della precedente edizione europea, tenutasi a Francoforte nel 2014, che ha registrato un record di presenze con 350 partecipanti, e data
l’attenzione crescente verso queste tematiche, ancora una volta il tema chiave
del simposio sarà la correlazione tra malattia parodontale, diabete, salute orale
e malattie sistemiche, spesso sottovalutata. L’innovativo format dell’incontro è
stato ideato per favorire l’interazione tra partecipanti e relatori internazionali di
alto livello, provenienti da Stati Uniti e Spagna. Oltre 350 esperti tra dentisti, parodontologi, igienisti dentali, diabetologi, nutrizionisti e vari altri specialisti medici, arriveranno da tutto il mondo per assistere al prestigioso seminario. Sunstar
Fundation e Joslin Diabetes Center di Boston (USA) si avvalgono del supporto
di partner quali Sunstar Group, FDI (World Dental Federation) e SEPA (Sociedad
Española de Periodoncia y Osteointegración).
www.jsdei-seminars.com | www.joslin.org
www.sunstar.com | www.sunstar-foundation.org
Sunstar Suisse SA
Friday, November 6th 2015
Barcelo Sants Hotel
Barcelona, Spain 09h00-17h30
Esteemed international speakers from the USA and Spain :
Carlos Mendieta
C. Ronald Kahn
Professor of Periodontology and Head
Periodontics Unit, Director Master in
Periodontology and Oral Implantology,
Director Master in Clinical Implantology and Oral Prosthodontics Faculty of
Odontology, University of Barcelona
Mary K. Iacocca Professor of Medicine,
Harvard Medical School Chief Academic
Officer, Joslin Diabetes Center
David Vicent López
Principal Investigator of the National
Health System. Instituto de Investigación Sanitaria, La Paz (IdiPAZ)University
Hospital, Madrid
William C. Hsu
Vice President, International Programs
Joslin Innovation, Joslin Diabetes
Center Assistant Professor of Medicine,
Harvard Medical School
Robert J. Genco
Distinguished Professor of Oral Biology and Microbiology Vice Provost,
University at Buffalo Office of Science,
Technology Transfer, and Economic
Outreach (STOR)
George L. King
Professor of Medicine, Harvard Medical
School Senior Vice President and Chief
Scientific Officer, Director of Research,
Joslin Diabetes Center
Mariano Sanz
Professor and Chair of Periodontology
Faculty of Odontology, University Complutense, Madrid
Eduard Montanya
Professor of Endocrinology, University
of Barcelona,Bellvitge-IDIBELL
University Hospital CIBER Of Diabetes
and Associated Metabolic Diseases
(CIBERDEM), Barcelona, Spain
© 135pixels - Fotolia.com
A Barcellona, iniziative di salute orale
e malattie sistemiche
How to apply
Partners :
First-come, first-served basis, limited registration only
Register online on www.jsdei-seminars.com
A certified CME and CDE Symposium
24 Speciale
Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015
Guido Giustetto: «I traumi non sono solo materia
di dentisti»
Al Convegno di Torino parla il presidente dell’Ordine
A Villa Raby, sede dell’ordine dei medici di Torino, si è svolto sabato 30
maggio a cura di CAO di Torino il “Traumatology Dental Day”, iniziativa
scaturita dal successo di un analogo incontro svoltosi sempre a Torino
nello scorso anno. Responsabili scientifici, Gianluigi D’Agostino, presidente CAO di Torino; Patrizia Biancucci e Bartolomeo Griffa, anch’essi
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componenti CAO.
Nella prima sessione, presieduta da D’Agostino e da Gianvito Chiarello
(segretario dell’OMCEO di Bari) sono stati trattati temi quali linee guida,
prevenzione e gestione clinica dei traumi e protocolli raccomandati dalla
Dental Association of Dental Traumatology, ino al ruolo dell’ortodontista.
EVENTS
Management dello Studio
WEBINAR REGISTRATO
CORSO GRATUITO
CORSO SPONSORIZZATO DA
Marketing
e fidelizzazione del paziente
Metodi e tecniche al servizio dell’odontoiatria
Dott.ssa Elisabetta Altamura
Per migliorare la struttura dello studio odontoiatrico in termini di servizi offerti,
organizzazione e, conseguentemente migliorare la soddisfazione dei nostri pazienti è
oggi utile – e in alcuni casi proprio indispensabile – disporre di strumenti di marketing
management e fidelizzazione del paziente.
Con le leve del marketing si impara, infatti, a creare e trasmettere plus valore
nell’erogazione delle cure, a comunicare efficacemente nel team e verso i pazienti. Il
webinar avrà al suo centro il paziente che rappresenta il punto di partenza, quello di arrivo
invece è la capacità di interessarlo e quindi farlo sentire al centro della nostra attenzione,
facendoci scegliere e strutturando la comunicazione dello studio odontoiatrico in modo
coerente e vincente.
Obiettivi formativi:
- Conoscere e saper usare le metodologie del marketing e della fidelizzazione nel segmento
odontoiatrico;
- Conoscere le variabili più importanti attraverso cui veniamo valutati dai pazienti;
- Approfondire le tecniche di marketing management per lo studio odontoiatrico.
www.dtstudyclub.it
Nella seconda sessione, coordinata
da Virginio Bobba (ANDI Torino) e
Paolo Rosato (CAO), l’attenzione è
stata concentrata sul “come comportarsi” del pediatra dinanzi ai
traumi dentali, sulle nome comportamentali in traumatologia
dentaria, sui traumi da maltrattamento e sulle responsabilità negli
eventi sportivi. In conclusione di
giornata la tavola rotonda coordinata da Patrizia Biancucci.
Sull’attenzione ai traumi dentali da
parte dei medici non odontoiatri si
è dilungato Guido Giustetto, presidente dell’ordine di Torino, sia nel
suo intervento, sia nella breve intervista rilasciata a Dental Tribune.
Medico di famiglia esperto di igiene preventiva, Giustetto afferma di
esser stato colpito da vari aspetti:
dalla frequenza dei traumi dentali,
ad esempio, ma anche dall’apprendere che solo il 4% dei medici non
odontoiatri sa cosa fare per fronteggiarli. Altro motivo di sorpresa,
la semplicità dell’intervento da
compiere per salvare il dente avulso: basta conservarlo in acqua e latte prima di consegnarlo al dentista,
nel più breve tempo possibile tuttavia (un’ora), essendo in tal caso,
il tempo strettamente in funzione
del risultato.
Ulteriore motivo di rilessione è
che il 12% dei traumi dentali è dovuto a violenza familiare, buona
parte della quale rivolta anche agli
anziani (non solo ai bambini). Nella metà dei casi si tratta di lesioni
oro-facciali. Il che spinge Giustetto
a osservare che «la bocca è un buon
indicatore di violenza, ma occorre
che il medico la sappia interpretare». Avendo tuttavia rilevato la
scarsa partecipazione al convegno
di medici “non dentisti” pur interessati al problema (medici di famiglia, di pronto soccorso e pediatri)
il presidente dell’ordine ha manifestato l’intenzione di avviare un’opera di sensibilizzazione presso le
relative società scientiiche.
m.boc