Speciale - Dental Tribune International
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HYGIENE TRIBUNE The World’s Dental Hygiene Newspaper • Italian Edition Luglio+Agosto 2015 - anno VIII n. 2 Allegato n. 1 di Dental Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 - anno XI n. 7-8 www.dental-tribune.com Intervista a Olivia Marchisio Sondare l’impianto oppure no? Problema dibattuto in letteratura Il sondaggio dei siti implantari è argomento di dibattito in letteratura: la procedura può infatti compromettere l’integrità del sigillo perimucoso? pagina 17 L’importanza di un bel sorriso provoca grande attenzione agli sbiancanti In una società inluenzata dai media, avere un bel sorriso è fondamentale. Di qui l’esistenza del “marketing del sorriso” dove si promuovono vari prodotti sbiancanti dalle caratteristiche speciiche. pagina 18 Alitosi e criteri di implementazione dell’attività di igiene Approccio diagnostico e terapeutico Professional marketing manager e clinical affairs manager in Philips Oral Healthcare All’International Dental Show (IDS) lo scorso 10 marzo la Philips divisione Oral Healthcare ha invitato i giornalisti per un breakfast press conference, per presentare in anteprima tutte le novità presenti allo stand 2015. Dopo la conferenza, Dental Tribune ha avuto il piacere di intervistare la dottoressa Olivia Marchisio, professional marketing manager e clinical affairs manager in Italia e altri Paesi del mediteranno (Italia, Israele, Grecia). L’intervista racconta l’esperienza professionale della dott.ssa Marchiso, da tre anni ormai manager Philips. Dott.ssa Marchisio, lei ricopre il ruolo di professional marketing manager e clinical affairs manager. Una doppia qualiica dunque? Sì, anche se in questo contesto vorrei sottolineare la qualiica di clinical affairs manager, ovvero mi occupo dei rapporti con i professionisti, le università e la ricerca per i due marchi acquisiti da Philips: Sonicare, spazzolini con tecnologia sonica brevettata e sussidi per l’igiene orale domiciliare acquisito nel 2000; e il marchio Zoom per gli sbiancamenti dentali, acquisito nel 2010. Il marchio Sonicare raggruppa invece due prodotti: lo spazzolino Sonicare nei suoi vari modelli e quello del sussidio interdentale AirFloss. Tra i prodotti presentati oggi a IDS quali entreranno a breve in Italia? AirFloss Ultra è presente in Italia già dal 10 aprile, è stato presentato al Dental Hyginst Expo di Verona, mentre ad Amici di Brugg, che si è appena svolto a Rimini, sono stati presentati > pagina 20 C. Dacomo, C. Bruscagin, E. Pigella Il termine «alitosi», derivante dal latino halitus (alito, respiro) e dal greco oasis (condizione anormale, affezione), e i suoi sinonimi bromopnea, foetor ex ore, o più comunemente alito cattivo, indicano il cattivo odore proveniente dal cavo orale in seguito all’emissione di aria in espirazione e durante la fonazione, indipendentemente dal sito in cui vengono prodotte le sostanze maleodoranti. Storicamente, il disturbo dell’alitosi era già noto presso gli antichi Greci e Romani, da cui provengono riferimenti storico-religiosi, morali e terapeutici ritrovati nell’Antico Testamento e in altri testi sacri ebraici, islamici e orientali. Solo in epoca più recente, però, l’alitosi è stata oggetto di studi medici moderni, interessando molteplici campi scientiici e in particolar modo la parodontologia, la gastroenterologia, la batteriologia e la chimica. > pagina 14 La scelta è Tua L’ampia gamma di scovolini TePe ofre una soluzione per ogni esigenza. Gli scovolini TePe sono disponibili con: manico lungo o corto, testina dritta o angolata, setole dalle texture diverse e un’eccezionale varietà di misure adatta per ogni spazio interprossimale. Dove la parodontologia è andata avanti TePe, la scelta numero 1 in Europa, dal 1965 sviluppa prodotti per la pulizia interprossimale ed oggi è la scelta quotidiana di professionisti e pazienti in 70 paesi nel mondo. E Tu, quale scovolino TePe scegli? M. Bartold Prodotti in Svezia, usati in tutto il mondo. www.tepe.com · [email protected] tel. +39 02 93291475 · fax +39 02 93594980 > pagina 10 AD130092IT Recentemente, il prof. Mark Barthold dell’Università di Adelaide in Australia ha presentato un documento sulla medicina parodontale come parte della sessione di Asia Paciic nell’EuroPerio8 a Londra. Questo articolo, scritto in esclusiva per Dental Tribune Online, tratta di alcuni dei maggiori progressi fatti in parodontologia negli ultimi tempi. 10 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Dove la parodontologia è andata avanti Mark Bartold < pagina 9 Nel corso degli ultimi vent’anni sono stati fatti alcuni progressi eccezionali in parodontologia. Molti di questi hanno portato a cambiamenti nel nostro modo di pensare e nel nostro approccio alla terapia parodontale. Nel 1999, l’American Academy of Periodontology ha messo a punto un nuovo sistema di classiicazione per le malattie parodontali, con cui sono stati identiicati circa 50 tipi diversi di situazioni parodontali considerate degne di una propria speciica classiicazione. Chiaramente, sarebbe stato un sistema poco gestibile e, in pratica, è stato ridotto a tre tipi principali di malattie parodontali associate alla placca: gengiviti, parodontiti croniche e parodontiti aggressive. Mentre si discuteva sull’appropriatezza dei termini “cronica” e “aggressiva”, questi sono serviti come quadro di riferimento sia per i medici sia per i ricercatori, allo scopo di deinire i tipi speciici di parodontite sulla base di parametri clinici evidenti. Essi hanno inoltre fornito un riferimento per comprendere i protocolli di gestione e i risultati. Tuttavia, nel tempo, è diventato evidente che tali sistemi di classiicazione (cronica e aggressiva) possono essere troppo semplicistici a causa dell’eterogeneità dei disturbi parodontali. Pertanto, è opportuno rivisitare un tale sistema di classiicazione e stabilire se si possono utilizzare le attuali conoscenze dell’epidemiologia e della patologia di queste malattie per deinirle meglio. Tuttavia, vale la pena notare che negli ultimi 25 anni sono stati proposti almeno dieci sistemi diversi di classiicazione, nessuno dei quali adottati in toto. Chiaramente rimane aperto un certo numero di side importanti in questo campo. Poiché, ad esempio, le parodontiti croniche e aggressive sono gruppi eterogenei di malattie, ci saranno speciiche sottocategorie legate a: la loro natura multifattoriale su base microbica, la risposta dell’ospite e le componenti ambientali. Al momento, oltre a una deinizione placca-associata, l’attuale classiicazione dell’American Academy of Periodontology non si basa su criteri associati alla causa. Riconoscimento che i batteri sono necessari, ma non suficienti, per sviluppare la parodontite Negli anni Novanta c’è stato un progresso concettuale molto importante nella nostra comprensione della placca dentale e della sua interazione all’interno dell’ambiente subgengivale. Il riconoscimento che la placca subgengivale esisteva come bioilm con le sue proprietà di microregolazione e di comunicazione ha cambiato il nostro pensiero su come il microbiota subgengivale ha interagito non solo con se stesso, ma anche con l’ospite. Nonostante questo, la ricerca tra gli anni Novanta e Duemila ha cominciato a mettere in discussione il ruolo del bioilm e dell’insieme dei componenti batterici nel processo generale di sviluppo della parodontite. Mentre era molto chiaro che la parodontite non può, e non potrebbe, svilupparsi in assenza di batteri, stava diventando sempre più evidente clinicamente che c’erano alcuni pazienti i quali, nonostante la presenza di notevoli depositi di placca, non avevano sviluppato parodontite. Per contro, era anche evidente che persone con depositi visibili di placca molto minori avevano già sviluppato parodontiti molto avanzate e destruenti. Queste osservazioni hanno portato a un importante cambiamento di paradigma in parodontologia, con cui si è convenuto che, sebbene la placca sia necessaria per sviluppare la parodontite, non sarebbe suficiente per svilupparla. Infatti, è ormai evidente che, oltre alla placca dentale, i fattori di risposta dell’ambiente e dell’ospite sono elementi critici per la manifestazione clinica della parodontite. Con ciò, un nuovo processo di gestione più consapevole dei nostri pazienti ha suggerito che, oltre alla gestione dell’igiene orale, i pazienti devono essere valutati per altri fattori che potrebbero portare allo sviluppo di parodontite, e che questi devono essere controllati per ottenere trattamenti di successo. Infatti, è ormai riconosciuto che la placca dentale (con i suoi elementi costitutivi) solo nel 20% costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo della parodontite e, quindi, nel restante 80% si devono prendere in considerazione fattori predisponenti per la diagnosi e per la cura delle malattie parodontali. Sviluppo della medicina parodontale come sottodisciplina Offenbacher nel 1997 ha proposto per primo il termine “medicina parodontale” come “un termine ampio che deinisce un settore della parodontologia in rapida espansione focalizzato su nuovi dati che stabiliscono una forte relazione tra salute o malattia parodontale e salute o malattia sistemica”. Scaturisce dalla chiara evidenza che un certo numero di condizioni sistemiche e di malattie parodontali siano interconnesse. Nel 2000, è stato dimostrato in modo molto convincente che la salute orale e la salute sistemica non dovrebbero essere separate. In effetti, il chirurgo generico degli Stati Uniti ha riconosciuto l’importanza della salute orale per la salute generale e per il benessere complessivo in una pubblicazione di riferimento dal titolo Salute orale in America. Questo documento ha affermato per la prima volta l’importanza della salute orale in un approccio olistico alle cure mediche. Nonostante il titolo, il suo contenuto ha avuto una rilevanza globale. Da qui, il concetto di medicina parodontale ha guadagnato ulteriori consensi, e la sua ipotesi centrale afferma che l’infezione e l’iniammazione parodontale hanno un peso signiicativo come iniammazione cronica a livello sistemico. Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare, negli ultimi dieci anni sono stati raggiunti progressi signiicativi. Il diabete è ora ben riconosciuto come fattore di rischio per lo sviluppo della parodontite e, viceversa, la parodontite è considerata una modiicazione o un fattore di rischio signiicativo per il controllo glicemico nei diabetici. Altre condizioni per le quali ci sono buone evidenze a sostegno di interrelazioni con le parodontiti includono le malattie cardiovascolari, l’artrite reumatoide, l’obesità e le malattie renali. Resta da stabilire se il trattamento della parodontite abbia qualche impatto sulle condizioni sistemiche, ma stanno emergendo prove che può essere il caso del diabete, delle malattie cardiovascolari e dell’artrite reumatoide. Purtroppo, questo è diventato un campo di ricerca opportunistica e, ad oggi, si rivendicano circa 58 condizioni nel rapporto malattia parodontale/malattie sistemiche, molte delle quali hanno poca o nessuna plausibilità biologica o clinica. Capire che la rigenerazione parodontale è biologicamente possibile La rigenerazione dei tessuti parodontali danneggiati a causa di parodontiti è stato considerato il massimo traguardo della tera- pia parodontale. Nel corso dei decenni, sono state raccomandate molte procedure, per lo più associate al trattamento della supericie radicolare e all’impianto di sostituti ossei nei difetti parodontali come un mezzo per ottenere la rigenerazione parodontale. Purtroppo, questi primi concetti erano ingenui a causa di una scarsa comprensione dei requisiti per la rigenerazione parodontale, vale a dire la stimolazione di nuovo cemento, osso e legamento parodontale. È irrazionale riempire un difetto parodontale con una sostanza che non avrebbe alcuna rilevanza per la successiva fase funzionale di ricostruzione. Tuttavia, nella nostra professione abbiamo l’ossessione di riempire le cavità ossee, piuttosto che studiare i processi naturali di guarigione necessari per rigenerare l’apparato parodontale. Non conoscere il contributo delle diverse componenti tissutali nella guarigione delle lesioni parodontali spiega il cattivo uso dell’innesto osseo nel trattamento delle tasche intraossee, ancora molto diffuso in alcuni settori della parodontologia. È ormai riconosciuto che il trattamento rigenerativo dei difetti parodontali con un agente o una procedura richiede che ogni fase operativa della ricostruzione sia fondata su un processo controllato biologicamente. Con tali concetti in mente, gli studi originali di Karring, Nyman e collaboratori a Gothenburg in Svezia hanno consentito lo sviluppo della rigenerazione tissutale guidata (GTR) come metodica di trattamento. Sebbene questo sia stato un progresso signiicativo, è diventato evidente che, mentre la rigenerazione parodontale era biologicamente possibile, la realizzazione clinica su basi attendibili era molto dificile a causa di un’ampia gamma di variabili legate al paziente e all’operatore. Più di recente, abbiamo visto lo sviluppo di agenti biologici e di preparati che, quando applicati a superici radicolari, possono determinare una signiicativa rigenerazione dei tessuti parodontali danneggiati. L’uso di tali agenti offre un approccio semplice alla rigenerazione parodontale con risultati equivalenti, e talvolta superiori, rispetto alle procedure GTR. Tuttavia, come è stato notato per il GTR, i risultati clinici con agenti biologici possono essere variabili, ed è necessario un lavoro ulteriore per migliorare la loro utilità clinica. Inoltre, con il proposito di ottenere la rigenerazione parodontale, si è indagato sull’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali e sulla modulazione genetica delle cellule parodontali. Il futuro sembra promettente, ma senza dubbio c’è ancora una notevole quantità di lavoro da fare prima che la rigenerazione parodontale afidabile e predicibile diventi una realtà. Speciale 11 Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Una ricerca USA ha messo a fuoco il ruolo cruciale degli igienisti dentali nello screening del diabete Lo screening, come utile componente delle visite dentistiche, potrebbe aiutare a scoprire il diabete nei pazienti e nelle persone a rischio di sviluppare la malattia (fotografia: Catalin Petolea/Shutterstock). POCATELLO, Idaho USA – Alcune ricerche dimostrano un collegamento tra la malattia parodontale e il diabete. Una ricerca pilota valuta ora l’eficacia dello screening del diabete eseguito da igienisti dentali su pazienti con parodontite. Analizzando i valori di emoglobina glicosilata (HbA1c), sono stati in grado di identiicare il prediabete o diabete di tipo 2 in oltre due terzi dei partecipanti alla ricerca stessa. Condotto presso l’Idaho State University, lo studio ha interessato 50 pazienti con parodontite cui non era mai stato diagnosticato il diabete. Utilizzando un test di HbA1c, i ricercatori hanno trovato valori nel sangue di glucosio che indicavano un prediabete nel 32% dei partecipanti (16 pazienti). Un test ha scoperto diabete di tipo 2. A 9 dei 17 partecipanti con elevati valori di HbA1c è stato consigliato di prendere contatto entro due settimane con il proprio medico di base per la veriica della diagnosi e per i possibili interventi. La ricerca ha dimostrato che il tempo medio dello screening (compresa l’istruzione al paziente) era di 14 minuti e i costi diretti per ogni esame ammontavano a 9 dollari (esclusa la successiva visita medica per la diagnosi). I ricercatori hanno concluso che lo screening dell’HbA1c degli igienisti dentali si è rivelato molto eficace e conveniente per identiicare il prediabete. Ma il costo elevato o la mancanza di un’assicurazione a copertura delle spese odontoiatriche possono ostacolare la realizzazione di tale test da compiere durante le visite. Intitolata "A Pilot Study of an HbA1c Chairside Screening Protocol for Diabetes in Patients with Chronic Periodontitis: The Dental Hygienist’s Role", la ricerca è stata pubblicata online il 23 marzo sull’International Journal of Dental Hygiene prima che andasse in stampa. Un triplo getto per una migliore igiene di denti e gengive. Nuovo AirFloss Ultra di Philips Sonicare FINO AL AirFloss Ultra di Philips Sonicare fornisce ai pazienti, che non utilizzano abitualmente il filo interdentale, tutto ciò di cui hanno bisogno per migliorare la loro igiene interprossimale. Il nuovo design del beccuccio ad alte prestazioni e la tecnologia con getto a triplo impulso, creano tre sequenze di microgetti di aria pressurizzata e micro gocce d’acqua, che rimuovono efficacemente il biofilm. AirFloss Ultra può essere utilizzato con acqua o collutorio antibatterico e ha un’efficacia dimostrata, pari a quella del filo interdentale*. I pazienti più pigri, che abitualmente non utilizzano il filo interdentale, affermano che l’utilizzo di AirFloss Ultra è facile da integrare alla loro routine quotidiana di igiene orale. Dopotutto la soluzione migliore e più efficace è quella che prevede un utilizzo regolare. Dental Tribune International IL IL 95% 97% 99.9% dei pazienti ha detto che è facile da usare ** dei pazienti ha mostrato un miglioramento delle condizioni delle gengive* di placca rimossa nella zona trattata *** Per maggiori informazioni: www.sonicare.it – [email protected] * se usato in combinazione con uno spazzolino manuale e un colluttorio antibatterico nei pazienti con gengivite lieve o moderata; AirFloss è progettato per aiutare chi non usa abitualmente il filo a sviluppare ogni giorno una routine di sana igiene interdentale. Studio condotto da un laboratorio indipendente su 287 partecipanti, negli USA, nel 2014 ** Studio condotto da un istituto indipendente negli USA, su 74 partecipanti *** Studio interno condotto nel 2014 su 48 campioni in combinazione con acqua e colluttorio antibatterico. Gli effettivi risultati possono variare. 00114_PHILI_AirFlossUltra_210x297_RF_0615.indd 1 16/06/15 11:12 12 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Il valore di una corretta informazione ed educazione all’utilizzo e alla manutenzione delle protesi I pazienti chiedono consiglio al proprio dentista sull’igiene e la cura della propria protesi? E il dentista offre loro supporto e indicazioni adeguate? Esiste una prassi di informazione-educazione eficace nei confronti dei pazienti rispetto alla gestione quotidiana delle protesi dentali? I dati di un’indagine internazionale (Axe A., presentata alla IADR General Session & Exhibition 25-28 giugno 2014, Cape Tow) – oggetto dell’analisi di GSK, azienda che commercializza il marchio Polident – evidenziano come le raccomandazioni del dentista possano avere un impatto chiave Pulizia inadeguata delle protesi, i rischi per i pazienti e il ruolo del dentista POPOLAZIONE DI PAZIENTI IN AUMENTO Il microbioma delle protesi Le esigenze in crescita u Il biofilm di placca sulle protesi ha una composizione All’aumentare della popolazione over 60 aumenterà il numero di portatori di protesi.1, 2 Entro il 2050 il 22% della popolazione sarà over 60.1 complessa che lo rende difficile da eliminare/ controllare.6 u La presenza di batteri nel microfilm delle protesi è causa di stomatiti da protesi.7,8 22% u L’attacco batterico su superfici graffiate delle protesi si associa ad infezioni orali. Le abitudini di pulizia delle protesi dei pazienti u L’88% dei pazienti non pulisce efficacemente le protesi.3 u I pazienti utilizzano 8 o 9 diversi metodi Up to 88 di pulizia delle protesi 4 – incoerente con le raccomandazioni dei dentistiti. Il ruolo chiave del dentista u Le raccomandazioni del dentista hanno un impatto chiave sull’utilizzo dei detergenti e i livelli di soddisfazione.4 u Negli USA il 35% delle raccomandazioni dei dentisti per la pulizia delle protesi è il dentifricio.5 Cod. zinc: CHITA/CHPOLD/0088/15 % Il ciclo di rischio: eliminazione inefficace, protesi danneggiate u Il normale dentifricio non è in grado di eliminare la Candida albicans, causa di stomatiti da protesi.9 u Il normale dentifricio e alcuni collutorii possono lasciare graffi o danneggiare il materiale delle protesi.10 u È stato mostrato come la candeggina danneggi le parti metalliche delle protesi.11 u Si è rilevato che le compresse specifiche per la pulizia delle protesi sono efficaci nell’eliminare e rimuovere in vitro i biofilm di placca, eliminando riducendo al contempo le alterazioni della superficie delle protesi.12 sull’utilizzo di pulitori speciici per le protesi dentali, ma anche come non esistano raccomandazioni chiare e condivise dai professionisti del settore oral care sulla pulizia delle protesi. Negli Stati Uniti, il 35% delle indicazioni dei dentisti identiica il dentifricio come il prodotto più corretto e adeguato per la pulizia delle protesi, anche se alcune evidenze scientiiche hanno dimostrato che il normale dentifricio non è in grado di eliminare alcuni batteri causa di stomatiti da protesi. Inoltre, l’uso di un comune dentifricio così come l’uso di alcuni collutori possono causare grafi o danneggiare il materiale delle protesi. Risulta quindi evidente il valore di una corretta informazione ed educazione all’utilizzo e manutenzione delle protesi – siano esse totali o parziali – quali aspetti rilevanti che possono Compresse per la pulizia delle protesi – il punto di riferimento per l’igiene della inluire in modo signiicativo protesi dentale sulla qualità della vita dei poru Antimicrobiche. tatori di protesi. «Più dell’80% u Rimuovono macchie e placca. u Compatibili con i materiali delle protesi. dei pazienti utilizza il normale u I pazienti che utilizzano compresse specifiche per dentifricio per pulire la protela pulizia delle protesi sono più soddisfatti. si, nonostante essa sia 10 volte più delicata dello smalto dentale. Questo indica che resta ancora molto da fare nell’ambito dell’educazione a una C’è l’esigenza di raccomandazioni coerenti e istruzioni chiare per corretta igiene orale, specie i pazienti, basate sulle evidenze. in presenza di protesi dentali», commenta Lilia Bortolotti, odontoiatra. «È fondamentale che tutti gli esperti del setto10, 12 Controllo protesi non trattate Compresse Polident® Dentifricio Colluttorio Alcool 13 re agiscano in modo mirato per formare, non solo informare, i pazienti sulle buone abitudini di igiene e pulizia delle protesi dentali. Si può cominciare raccomandando l’utilizzo di prodotti speciici, come le compresse: sono antimicrobiche, eficaci nel rimuovere macchie e placca e nel ridurre le alterazioni della supericie delle protesi. «Il ruolo dei dentisti e degli esperti assume quindi una rilevanza ancora più signiicativa: il loro sforzo e il loro impegno devono essere focalizzati nell’educazione alla continuità, all’adozione di buone e sane abitudini di igiene orale e di pulizia della propria protesi come momento fondamentale di tutela della salute. A questo bisogna aggiungere che nonostante il parere di un professionista sia fondamentale nella scelta di un pulitore per la protesi, l’88% dei pazienti preferisce utilizzare 8 o 9 diversi metodi di pulizia, contrariamente a quanto espressamente indicato dal dentista. Dalla ricerca emerge infatti che molti pazienti adottano proprie routine di pulizia, spesso utilizzando soluzioni pulenti combinate con altre sostanze inclusi dentifricio, aceto, collutorio e sapone. Una cura inadeguata delle protesi potrebbe generare rischi non trascurabili, non solo per la salute della bocca ma anche per il benessere generale del paziente contribuendo a: – un aumento del rischio di stomatiti, dovute al proliferare di funghi e batteri a causa dello scarso controllo microbico; – un aumento del danno alle protesi, maggiormente esposte alla possibilità di abrasioni, ossidazione, corrosioni e danni chimici; – generare nel complesso un’esperienza negativa, spesso fonte di disagio per i portatori di protesi, a causa della formazione di cattivi odori e macchie persistenti che impattano sulla vita personale e sociale dei pazienti. GSK REFERENCES 1. UNFPA & HelpAge International, 2012. 2. Steele JG et al. Brit Dent J 2000; 189:598-603. 3. Dikbas I. Int J Prosthodont 2006; 19(3):294-298. 4. Axe A. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town. 5. Varghese R. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town. 6. Ramage G. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town. 7. Morse DJ et al. Bacteria Increase Expression of Candida Virulence Factors in Acrylic Biofilms. Presented at the IADR General Session & Exhibition 12th-14th March 2015. 8. O’Donnell et al. The influence of Candida spp and salivary antimicrobial peptides on the denture microbiome in health and disease. Presented at the IADR General Session & Exhibition 12th-14th March 2015. 9. GSK Data on File. Antimicrobial testing denture cleanser vs. household materials. 10. Bradshaw D. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town. 11. Kiesow A et al. Compatability of metallic materials used for dentures related to different cleaning regimens. Presented at the IADR General Session & Exhibition 12th-14th March 2015. 12. Bradshaw DJ et al. Denture cleanser effects on in vitro denture plaque biofilms. Presented at the IADR General Session & Exhibition 12th-14th March 2015. 13. Jones JD et al. Clean Dentures Not a Simple Solution. Presented at the IADR General Session & Exhibition 25th-28th June 2014, Cape Town. Grazie a una sostanza naturale anti-carie la liquirizia alleata del sorriso? Buone notizie per gli amanti della liquirizia. Le riporta l’agenzia Adnkronos, riferendo che la radice, secondo nuove ricerche, contiene una sostanza chimica naturale, che uccide i batteri della bocca e previene la formazione della placca. Esperimenti in laboratorio di cui dà notizia il Telegraph, mostrano che un composto collegato a quello presente nella liquirizia (il trans-chalcone) blocca l’azione di un enzima chiave, che consente ai batteri di prosperare nelle cavità orali. Essi metabolizzano gli zuccheri di cibi e bevande, cosa che porta alla produzione di placca e acidi e che può aprire la strada alla carie. Bloccando l’attività di questo enzima con la sostanza presente nella liquirizia, i ricercatori hanno scoperto che si previene la formazione del bioilm batterico. Quello che spiana la strada alla placca e alle carie. Tutto questo emerge da una ricerca pubblicata su Chemical Communications. A questo punto il team di Dominic Campopiano dell’University of Edinburgh e colleghi sostiene che prodotti per l’igiene orale contenenti sostanze chimiche simili, possono migliorare la pulizia e la salute del sorriso. La ricerca è la prima a mostrare che il trans-chalcone previene la formazione dei bioilm batterici. Il team ha ricevuto un inanziamento dal produttore di gomme da masticare Wm. Wrigley Jr. Company. Dental Tribune Speciale 13 Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Un italiano su 4 con alitosi, in 6 casi su 10 è colpa di problemi a denti e gengive Quante volte nella vita, magari prima di un colloquio di lavoro, ci siamo preoccupati della freschezza del nostro alito? Probabilmente spesso, e a quanto pare a ragione. L’alito cattivo o “alitosi”, infatti, è un disturbo molto frequente, sostengono gli esperti di odontoiatria biologica dell’Istituto Stomatologico Italiano (ISI) di Milano. L’odore sgradevole proveniente dalla bocca, quando ci si trova a stretto contatto per motivi lavorativi o personali, può provocare grande disagio anche dal punto di vista psicologico e sociale. I dati raccolti, indicano che a soffrirne è circa una persona su quattro e le cause non sono legate esclusivamente al tipo di alimentazione, ma sono per il 90% dei casi dovute a problemi del cavo orale. L’alitosi è provocata da diversi fattori, ma il comune denominatore è uno: la proliferazione di batteri che si nutrono di residui di cibo e producono sostanze volatili contenenti zolfo, principali responsabili dell’odore cattivo dell’alito. Per diagnosticare la presenza di queste sostanze, l’ISI dispone del gascromatografo computerizzato, che permette di individuare la presenza di composti solforati volatili (cosiddetti VSC) responsabili dell’alitosi. Nel mirino per lo più problematiche riguardanti il cavo orale mentre, in un numero più limitato di casi, il legame è con malattie sistemiche come diabete, malattie del fegato o renali. Cosa fare, quindi? Per prima cosa, consigliano i sanitari, è bene rivolgersi a una struttura in grado di diagnosticare il problema e deinire l’ipotesi terapeutica personalizzata. Durante la visita di screening, lo specialista veriicherà, a seguito dei risultati riscontrati dal gascromatografo, la presenza di profondi solchi nella lingua, carie, denti inclusi, ascessi o di eventuali carenze nell’igiene orale, che rappresentano le più evidenti cause dell’insorgenza di questo fastidio. Molto comune, anche se poco diagnosticata, è la presenza in pazienti affetti da alitosi di parodontopatie, cioè di iniammazioni e infezioni del parodonto, il tessuto di sostegno dei denti. Secondo alcune ricerche, a soffrirne in maniera lieve o avanzata sarebbe addirittura il 62% degli italiani. «Il primo sintomo solitamente è il sanguinamento gengivale, seguito dalla mobilità dei denti, mentre, nei casi più gravi, si può arrivare alla perdita degli stessi», afferma Piero Nobili, responsabile del reparto di Odontoiatria biologica dell’Istituto Stomatologico Italiano di Milano, «in seguito all’identiicazione del disturbo, presso il Reparto di Odontoiatria biologica saranno effettuati speciici test microbiologici e genetici, esami molto importanti per individuare precisamente i batteri responsabili della malattia». Una volta effettuata la diagnosi, verrà elaborato un piano di cura personalizzato che prevede sedute di igiene, trattamenti laser assistiti, prescrizioni itoterapiche e consigli nutrizionali utili a eliminare i batteri, arginando l’iniammazione e dunque l’alito cattivo. Fonte: Adnkronos 14 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Alitosi e criteri di implementazione dell’attività di igiene Approccio diagnostico e terapeutico Chiara Dacomo*, Carlo Bruscagin**, Enrico Pigella*** *Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria con lode e dignità di stampa. Contitolare dello studio dentistico Dacomo e consulente dello studio dentistico dott. Bruscagin. Membro dell’équipe sanitaria recatasi in Madagascar per prevenire, diagnosticare e curare patologie odontoiatriche della popolazione locale. Frequenta Master in Salute orale nelle comunità svantaggiate e nei Paesi a basso reddito (COI) presso l’Università di Torino. **Laurea in Medicina e Chirurgia, specializzato con lode in Odontostomatologia presso l’Università di Torino. Past presidente ANDI, past presidente SIRTA, socio fondatore e vicepresidente GAO, associato ANDI, past membro attivo SIE. Dal 1990 ha svolto diversi incarichi nel Consiglio dell’Ordine dei Medici chirurghi e in Commissione Odontoiatri dell’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Torino. Libero professionista in Torino, impegnato soprattutto in campo protesico. ***Laurea in Medicina e Chirurgia con lode presso l’Università di Torino e specializzazione in Parodontologia. Dal 1997 è nel reparto di Parodontologia della Dental School dell’Università di Torino, dove svolge attività clinica e di ricerca. Vincitore del Premio Gore Research Award Roma 2001 per la migliore ricerca clinica in rigenerazione ossea. < pagina 9 «Diversi aspetti scientiici relativi all’alitosi sono ancora poco conosciuti, ma l’attuale rilevanza sociale ed economica del problema è sicuramente notevole. Ciò non solo per quanto concerne la richiesta di esami e cure mediche e odontoiatriche inalizzate alla diagnosi e al trattamento dell’alitosi, ma anche per quanto riguarda l’enorme consumo di prodotti cosiddetti “mascheranti” generici o speciici, quali collutori, dentifrici, spazzolini, gomme da masticare e caramelle, con l’obiettivo di correggere e coprire il cattivo odore dell’alito1». L’alitosi, essendo un disturbo molto fastidioso, genera nei soggetti una grande preoccupazione per le inluenze sui rapporti sociali e affettivi. Da questa preoccupazione deriva un’attenzione sempre maggiore da parte degli individui alla risoluzione di questo problema. In relazione ai progressi delle conoscenze scientiiche e all’aumentata considerazione individuale per la cura della propria persona, negli ultimi anni si è pertanto osservato un aumento dell’interesse dei medici – in primis gli odontoiatri – e dei pazienti riguardo a questo problema. In particolare, nei Paesi anglosassoni si sono diffusi centri specializzati nella diagnosi e trattamento dell’alitosi e sul web è attualmente presente una grande quantità di siti informativi e pubblicitari sull’alitosi e sulle tecniche e prodotti per trattarla. Diversi specialisti ne possono essere coinvolti, come medici generici e specialisti, in particolare otorinolaringoiatri, gastroenterologi, internisti, ma le igure centrali rimangono quelle all’interno dell’équipe odontoiatrica, quindi medici odontoiatri e igienisti dentali. In particolare questi ultimi, soprattutto dal punto di vista operativo, hanno un peso fondamentale in quanto intervengono – come vedremo – in tutti i passaggi del trattamento dei pazienti affetti da alitosi, indipendentemente dalla sua origine. Inoltre, possono intervenire in maniera sia diretta sia nell’afiancamento del medico nel processo diagnostico del disturbo. Tutto ciò acquista ancor più rilevanza considerata la diffusione del problema all’interno delle popolazioni: si stima che negli Stati Uniti d’America il disturbo colpisca più del 50% della popolazione. In Giappone, su un campione di popolazione composto da 2.672 individui tra i 18 e i 64 anni, si è riportato che circa il 24% dei soggetti era considerato “inavvicinabile” per un alito ritenuto “socialmente inaccettabile”, riscontrando nell’aria emessa dalla loro bocca, in qualche momento della giornata, composti volatili solforati (VSC) in quantità superiori ai limiti ritenuti “normali” (circa 75 ppb). Risultati simili sono stati ottenuti in uno studio condotto da Liu e colleghi su un campione di 2.000 cinesi tra i 15 e i 64 anni, riportando una prevalenza dell’alitosi del 27,5%, misurata con metodiche organolettiche e strumentali. In Italia soffre di questo disturbo circa il 50% della popolazione, e in Francia ne soffre circa il 22%. Una ricerca ADA del 1995, ha riportato che il 41% degli odontoiatri americani visita più di 6 pazienti a settimana con alitosi cronica. Si stima addirittura che l’alito cattivo sia un problema comune al 5060% della popolazione mondiale nella fascia di età medio-avanzata. Nella maggior parte degli studi non sono state riscontrate differenze nell’incidenza dell’alitosi fra il sesso femminile e quello maschile. Classiicazione delle varie forme di alitosi L’alitosi è stata classiicata, in seguito a diversi studi clinici e sperimentali, in: • alitosi genuina o vera; • pseudoalitosi; • alitofobia. L’alitosi genuina può essere a sua volta sottoclassiicata in: • alitosi isiologica; • alitosi patologica. Poiché l’eziologia dell’alitosi patologica è multifattoriale, possiamo a sua volta suddividerla in: • alitosi patologica orale; • alitosi patologica extraorale. L’alitosi genuina o vera è riscontrabile quando si rileva obiettivamente il disturbo con un’intensità che va oltre i livelli socialmente accettabili. Nella sua forma paraisiologica il cattivo odore proviene dai processi putrefattivi che avvengono nel cavo orale in condizioni normali. Non vengono però riscontrate in questo caso né patologie speciiche né condizioni patologiche che possono giustiicare alitosi. L’origine è, in genere, nella regione posteriore della lingua. In questi casi dovrebbe esse- re sempre esclusa l’alitosi temporanea dovuta a fattori dietetici (ad esempio, a cibi come cipolla, aglio ecc.). Nella forma patologica orale l’alitosi è causata da malattie, condizioni patologiche o malfunzionamento dei tessuti orali. Rientra in questa suddivisione l’alitosi che ha la sua origine nella patina linguale modiicata da condizioni patologiche orali, quali malattia parodontale, xerostomia, malattie della mucosa orale ecc. Nella forma patologica extraorale, l’alitosi origina dalle regioni nasali, paranasali e/o laringee, oppure dal tratto polmonare, o dalle vie digestive superiori, o ancora da problemi sistemici nei quali i composti generati maleodoranti attraversano il circolo ematico e vengono emessi attraverso l’albero respiratorio: ricordiamo situazioni come il diabete, cirrosi epatica, uremia, microemorragie interne. La pseudoalitosi diagnostica, invece, quando oggettivamente non viene percepita alcuna manifestazione del disturbo da parte di soggetti esterni, nonostante il paziente ne dichiari ostinatamente l’esistenza. La condizione viene comunque risolta dalle semplici manovre di igiene orale da parte di personale specializzato. Nella forma alitofobica, nonostante gli interventi di supporto da parte di quest’ultimo, il paziente continua ad essere convinto di essere affetto da alitosi, senza che vi sia alcuna evidenza isica o sociale che possa giustiicare presenza di alitosi. Siamo in questo caso in presenza di reali problemi di competenza psichiatrica. Eziologia dell’alitosi orale Diversi studi clinici e sperimentali hanno evidenziato che circa il 90% delle alitosi riconosce cause riconducibili a condizioni ed eventi isiologici, paraisiologici o patologici con sede nella cavità orale e/o nelle strutture annesse. L’alitosi da cause orali è caratterizzata dalla presenza nell’alito di composti prodotti a livello della supericie delle strutture orali e nella saliva, che per le condizioni isicochimiche locali e per la loro composizione chimica volatilizzano nell’atmosfera orale e vengono emanati all’esterno durante gli atti espiratori e la fonazione. Essi comprendono i composti volatili solforati (VSC, Volatile Sulphur Compounds), in particolare il solfuro di idrogeno o idrogeno solforato (H2S), il metilmercaptano o metantiolo (CH3SH), il dimetilsolfuro [(CH3)2S], gli acidi grassi a catena alifatica corta, come l’acido butirrico, l’acido valerico, l’acido isovalerico e l’acido propionico, e anche composti diaminici, poliaminici e indolici, come lo scatolo, la metilamina, la putrescina e la cadaverina. I composti volatili solforati vengono prodotti nel cavo orale dall’azione metabolica dei microrganismi, che provocano la putrefazione delle sostanze organiche, principalmente proteiche, contenute nella saliva, nei residui alimentari, nelle cellule di sfaldamento della mucosa orale, nel luido crevicolare e nel sangue libero, eventualmente presente in caso di gengivite, parodontite o soluzioni di continuo delle mucose. L’eventuale sangue presente all’interno del cavo orale fungerebbe inoltre da terreno di coltura per specie batteriche VSC produttrici, innescando in tal modo un circolo vizioso, con aggravamento dei segni clinici. I livelli di tali composti presenti nell’atmosfera orale sono correlati con l’intensità dell’alitosi valutabile organoletticamente, ossia quantiicabile direttamente iutando l’aria emessa dal cavo orale del paziente. Con studi biochimici e microbiologici è stato confermato che i microrganismi orali in grado di produrre composti volatili solforati sono soprattutto le specie batteriche gram negative facoltative o anaerobie obbligate. Esistono diverse vie metaboliche batteriche in grado di dare origine ai composti volatili solforati a livello orale: sono principalmente le reazioni riduttive dei solfati e il catabolismo degli aminoacidi contenenti zolfo metionina, cisteina e cistina, che derivano dall’attività proteolitica della lora microbica orale; dalla degradazione di questi aminoacidi risulta la produzione di solfuro di idrogeno e metilmercaptano. Le diverse specie di Peptostreptococcus, Eubacterium, Selenomonas, Centipeda, Bacteroides e Fusobacterium sono risultate particolarmente attive nella capacità di produrre solfuro di idrogeno dalla L-cisteina, mentre alcune specie di Fusobacterium, Bccteroides, Porpkyromonas e Eubacterium sono in grado di produrre metilmercaptano dalla Lmetionina. Le caratteristiche isico-chimiche, biochimiche ed ecologiche locali inluiscono sulla qualità, la quantità e la volatilizzazione dei composti alitogeni prodotti dal metabolismo putrefattivo che avviene nei bioilm orali, rendendo ragione delle variazioni osservabili nella qualità e nell’entità dell’alitosi nei diversi soggetti e nelle diverse situazioni isiologiche e patologiche individuali. In particolare, è stato dimostrato che la produzione e la volatilizzazione dei composti solforati diminuiscono in caso di variazione in senso acido del pH orale, di aumento del tenore di ossigeno locale e in presenza di glucidi fermentabili. Tra le diverse nicchie ecologiche abitate dai bioilm orali, i siti di colonizzazione batterica che maggiormente contribuiscono alla produzione dei composti volatili alitogeni sono principalmente la supericie dorsale della lingua e, in minor misura, i solchi gengivali. La supericie dorsale della lingua è rivestita dalla cosiddetta “mucosa specializzata”, differenziata nelle estrolessioni epitelio-connettivali costituenti le papille gustative iliformi e fungiformi, le quali hanno la funzione principale di aumentare enormemente la supericie disponibile per favorire la sensibilità gustativa e propriocettiva di ausilio alle attività isiologiche alimentari. La presenza di queste irregolarità supericiali rende però il dorso della lingua un habitat ideale per una ricca e complessa lora batterica che, 0 = assenza di odori sgradevoli 1 = presenza dubbia di alitosi 2 = odore leggero, ma chiaramente notiicabile 3 = alitosi moderata 4 = alitosi forte 5 = alitosi molto intensa Tab. 1 – Scala di valutazione per lo snifing test. > pagina 15 Speciale 15 Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 < pagina 14 insieme alle cellule supericiali in sfaldamento e ai detriti alimentari, forma una patina il cui spessore risulta variabile nelle diverse aree del dorso della lingua e in relazione ai periodi della giornata, alle maggiori o minori attività funzionali, al livello di igiene orale individuale. Secondo diversi autori, la supericie dorsale della lingua, in particolare il suo terzo posteriore, è la sede principale dei processi orali di putrefazione batterica, sia negli individui con buona salute orale sia in quelli affetti da gengiviti e parodontiti. Un fattore importante che inluisce sullo stato di salute dei tessuti e garantisce le attività isiologiche dell’ambiente orale è la saliva, prodotta dalle ghiandole salivari maggiori e minori. La saliva ha differenti ruoli nei meccanismi di sviluppo dell’alitosi: essa apporta ossigeno ai bioilm orali inibendo la crescita dei microrganismi anaerobi, i maggiori responsabili della produzione dei composti volatili solforati; nel contempo la saliva trasporta all’interno dei bioilm i substrati ossidabili che sono causa del maggiore consumo di ossigeno e della sua conseguente deplezione, con facilitazione delle attività metaboliche batteriche alitogene. Quando il lusso salivare è abbondante, l’apporto di ossigeno ai tessuti orali è maggiore e viene facilitato l’allontanamento meccanico dei residui alimentari e dei detriti cellulari; quando invece la quantità di saliva risulta essere relativamente scarsa, prevalgono le condizioni favorenti lo sviluppo del cattivo odore. Al risveglio mattutino, ad esempio, la concentrazione orale di volatili solforati risulta maggiore a causa della diminuzione dei movimenti attivi orali e del lusso salivare durante il sonno, con conseguente compromissione dell’equilibrio biochimico, riduzione dell’attività autodetersiva salivare e incremento dell’attività putrefattiva batterica. Fattori aggravanti queste condizioni sono la respirazione orale o prevalentemente orale notturna e la riduzione dell’umidità atmosferica negli ambienti domestici, ad esempio nei mesi invernali quando sono attivi gli impianti di riscaldamento. Dopo i pasti, in particolare se non vengono applicate opportunamente le manovre igieniche orali, aumenta il metabolismo batterico dei nutrienti proteici contenenti aminoacidi solforati: nel periodo di digiuno successivo, a distanza di tempo variabile dall’ultimo pasto, è quindi accentuata la volatilizzazione dei composti alitogeni. Diagnosi dell’alitosi Anche nel percorso diagnostico la igura dell’igienista dentale ricopre una fondamentale importanza sia nell’afiancamento al medico sia in un suo ruolo diretto nel processo di diagnosi, potendo eseguire in prima persona tutti i passaggi diagnostici e di indagine. Per diagnosticare l’alitosi è molto importante che l’operatore sanitario esegua un’attenta e scrupolosa anamnesi per chiarire caratteristiche, persistenza, percezione, insorgenza, correlazioni con stili di vita e abitudini voluttuarie di questo disturbo. L’anamnesi patologica remota deve anzitutto prendere in considerazione quelle patologie che possono provocare un cattivo odore dell’alito: condizioni di alterazione della salute orale, disturbi, malattie o interventi terapeutici delle vie aeree superiori, malattie respiratorie, gastroenteriche e metaboliche, patologie sistemiche. La prima fase nella diagnosi dell’alitosi è valutare se l’eziologia è di tipo orale. A questo proposito l’esame obiettivo prevede la valutazione del livello di igiene orale (tecnica di spazzolamento e uso del ilo interdentale), lo stato di salute parodontale, la presenza di carie, eventuali ipertroie gengivali, l’adeguatezza dei restauri protesici e conservativi, la valutazione delle caratteristiche del lusso salivare, la presenza di patina linguale (in termini di spessore, colore, estensione). L’aspetto diagnostico piu importante è la diagnosi differenziale tra alitosi orale ed extraorale. Una volta esclusa l’eziologia orale, si dovranno eventualmente eseguire altre visite mediche specialistiche dei distretti correlati. I metodi principali di misurazione del grado di alitosi sono di due tipologie: • misurazione organolettica (detta anche “tono edonico”); • misurazione strumentale analitica (basata su sensori elettrochimici industriali). La misurazione organolettica consiste nell’apprezzamento olfattivo da parte dell’esaminatore, dell’odore dell’aria espirata dal paziente (snifing test). Dopo aver invitato il paziente a tenere la bocca chiusa per due minuti senza deglutire, gli si chiede di espirare gradualmente. L’operatore, preferibilmente bendato, annusa l’aria espirata ponendosi a una distanza di 10 cm dalla bocca del paziente e dà un valore a ciò che ha appena percepito, avvalendosi di una scala di valutazione provvista di 5 valori. Il test si considera positivo quando il valore “edonico” assegnato all’alito supera il livello 2 (Tab. 1). Per avere una valutazione organolettica più oggettiva, occorrerebbe che la misurazione venisse condotta anche da un altro operatore. Afinchè il test sia il più corretto possibile, è bene che il paziente si attenga ad alcune istruzioni: il giorno precedente il paziente non deve né fumare né bere alcolici e, prima dell’esame, deve astenersi dal bere caffè, tè, succhi e non usare collutori o prodotti che profumino l’alito (Tab. 2). Rosenberg, nel 1992, ha proposto altri 4 test diversi da utilizzare come parametri edonici: count-to-twenty test, wrist-lick test, spoon test e il loss test. Count-to-twenty test Valuta l’odore dell’aria espirata durante la fonazione. L’operatore, a una distanza di 10 cm dalla bocca del paziente, valuta le caratteristiche dell’aria espirata mentre l’esaminato conta ad alta voce da 1 a 10. Il clinico annoterà il numero a livello del quale viene percepito il cattivo odore. Wrist-lick-test Valuta l’odore prodotto dai bioilm del terzo anteriore della lingua. Il paziente lecca il proprio polso, e dopo 5 secondi l’esaminatore, a una distanza di 5 cm, ne deinisce le caratteristiche. Spoon test Valuta l’odore che proviene dai 2/3 LA MATTINA DELLA VALUTAZIONE NEI GIORNI PRECEDENTI LA VALUTAZIONE DEVE assumere i farmaci che prende abitualmente. DEVE assumere i farmaci che prende abitualmente. Deve astenersi da tutte le manovre di igiene orale: non deve spazzolare i denti, né utilizzare paste dentifrice, né usare collutori, né fare sciacqui di alcun genere. Può effettuare le abituali manovre di igiene orale. Non deve mangiare né bere (solo acqua). Non deve bere alcolici. Non deve fumare. Non deve fumare, almeno per le 12 ore precedenti. Deve astenersi dall’uso di collutori o altri prodotti che hanno la caratteristica di rinfrescare o profumare l’alito (per esempio caramelle alla menta, spray, gomme da masticare). Deve astenersi dall’uso di collutori o di altri prodotti che hanno la caratteristica di rinfrescare o profumare l’alito (per esempio caramelle alla menta, spray, gomme da masticare), almeno durante le 24 ore precedenti. Non deve masticare chewing gum. Non deve mangiare cibi alitogeni (per esempio aglio, cipolle, porri, ravanelli, peperoni, sedano), almeno durante le 48/72 ore precedenti. Non deve fare uso di profumi o altri tipi di cosmetici. Non deve mangiare cibi piccanti o particolarmente speziati durante le 48 ore precedenti, né assumere alimenti ad alto contenuto proteico (per esempio prodotti caseari, carni, insaccati, uova). Tab. 2 – Istruzioni per il paziente. TRATTAMENTO NECESSARIO (TN) DESCRIZIONE TN-1 Spiegare al paziente l’eziologia e la patogenesi dell’alitosi, cercando di motivarlo a una corretta igiene orale, e istruirlo su come pulire adeguatamente sia il dorso della lingua sia gli spazi interdentali. Programmare controlli e richiami a distanza per veriicare la sua compliance. I. Orale A) L’alitosi è causata da malattie, condizioni patologiche o malfunzionamento dei tessuti orali. B) Rientra in questa suddivisione l’alitosi che ha la sua origine nella patina linguale, modiicata da condizioni patologiche orali (per esempio malattia paradontale, xerostomia). TN-1, TN-2 TN-1 + proilassi orale, pulizia professionale e trattamento delle patologie orali presenti, con particolare riguardo alla malattia parodontale. II. Extraorale A) L’alitosi origina dalle regioni nasale, paranasale e/o laringea. B) L’alitosi origina dal tratto polmonare o dalle alte vie digestive. C) L’alitosi origina da problemi in qualsiasi parte del corpo, i composti maleodoranti passano quindi attraverso il circolo sistemico e vengono escreti dai polmoni con la respirazione (per esempio diabete, cirrosi epatica, uremia, emorragie interne). TN-1, TN-3 TN-1 + riferire il paziente allo specialista di pertinenza. 2. Pseudoalitosi A) Non viene percepita alitosi oggettiva da terzi nonostante il paziente ne dichiari ostinatamente l’esistenza. B) La condizione viene migliorata dalle semplici manovre di igiene orale e dal counseling (servendosi del supporto della letteratura, dell’istruzione e attraverso la spiegazione dei risultati diagnostici effettuati). TN-1, TN-4 TN-1 + spiegare accuratamente i risultati delle indagini diagnostiche effettuate, rafforzare le istruzioni all’igiene orale, rassicurare il paziente. 3. Alitofobia A) In seguito al trattamento per alitosi genuina o pseudoalitosi, il paziente continua a credere di avere un alito cattivo. B) Non c’è alcuna evidenza isica o sociale che potrebbe giustiicare la presenza di alitosi. TN-1, TN-5 TN-1 + riferire il paziente verso consulenze specialistiche psicologiche o psichiatriche. CLASSIFICAZIONE DESCRIZIONE 1. Alitosi genuina Alitosi obiettivamente riscontrata con intensità oltre i livelli socialmente accettabili. A) Il cattivo odore proviene dai processi putrefattivi che avvengono in bocca. Non vengono riscontrate né patologie speciiche né condizioni patologiche che possano giustiicare l’alitosi. 1a. Alitosi isiologica B) L’origine è principalmente la regione posteriore del dorso linguale. C) Dovrebbe essere esclusa l’alitosi temporanea dovuta alla dieta (per esempio aglio, cipolla). 1b. Alitosi patologica Tab. 3 – Treatment need. posteriori della lingua. L’operatore, avvalendosi di un cucchiaio di plastica monouso, asporta materiale dal terzo posteriore della lingua, davanti alla V linguale e, dopo aver aspettato 5 secondi ed essersi posto a una distanza di 5 cm, ne apprezza l’odore. Floss test Valuta l’odore generato dai batteri della placca degli spazi interdentali. L’operatore utilizza il ilo interdentale passandolo negli spazi interprossimali dei settori posteriori del paziente e, dopo 5 secondi, a una distanza di 3-5 cm, ne deinisce l’odore. Valutazione strumentale dell’alitosi La valutazione strumentale consiste nella misurazione qualitativa e quantitativa di VSC per opera della gascromatograia, della spettrometria a iamma e della cromatograia liquida ad alta pressione. I principali ausili professionali per veriicare i livelli di VSC presenti nel cavo orale del paziente sono: • OralChroma; • alitometro. Lo strumento gascromatograico d’elezione è l’OralChroma: misura i livelli dei composti volatili solforati (VSC), ovvero l’idrogeno solforato, il metilmercaptano e il dimetil solfuro, che rappresentano un importante fattore causale di alitosi e le cui concentrazioni appaiono poi sul display della macchina. Uno strumento più semplice ed economico per la valutazione quantitativa di VSC nello studio odontoiatrico, è rappresentato dall’alitometro. Lo strumento è costituito da una pompa aspirante a pressione negativa costante che convoglia l’aria aspirata al sensore allo zinco in cui viene catalizzata una reazione elettrochimica, con produzione di una corrente direttamente proporzionale alla concentrazione dei composti volatili solforati e rivelata su display. Collegato a un’apposita stampante, consente di produrre un graico che riporta la concentrazione di VSC in funzione del tempo di misurazione. > pagina 16 16 Speciale < pagina 15 Il prelievo dell’aria viene effettuato tramite una cannula monouso collegata al tubo aspirante dell’apparecchio, inserita nella bocca del paziente, mantenuta chiusa per 8 e 5 minuti. L’inserimento della cannuccia aspirante, nel cavo orale, nell’orofaringe o negli oriizi nasali consente di valutare la sede di origine principale dell’alitosi. Terapia dell’alitosi: ruolo dell’igienista e concetto di treatment need Una volta individuate e classiicate le diverse forme di alitosi, è stato formulato un protocollo terapeutico da attuare nella pratica clinica: la distinzione fra forme isiologiche, patologiche e psicologiche del disturbo, ha permesso di formulare un cosiddetto treatment need (TN) mirato al tipo di alitosi, come viene mostrato nella Tab. 3 qui di seguito. Dall’analisi di questa tabella si può evidenziare come l’intervento dell’igienista dentale sia necessario nella fase iniziale della terapia del paziente alitosico in tutte le manifestazioni cliniche del disturbo, dalle forme genuine, quindi obiettivabili, ino alle forme su base psicogenetica Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 e psicopatologica. Attraverso infatti il TN-1, e in parte nell’ambito del TN-2, la igura dell’igienista deve essere presente in modo speciico nel percorso terapeutico. Il TN-1 corrisponde a un trattamento mirato a un’attenta e scrupolosa motivazione, che faccia leva sull’importanza della detersione del dorso linguale e degli spazi interprossimali, e che si avvalga di follow-up ravvicinati, in modo da poter monitorare la compliance del paziente. È una procedura che viene utilizzata per i pazienti che riferiscono alitosi isiologica. Per i soggetti affetti da alitosi patologica con eziologia orale, invece, è riservato un trattamento di tipo TN-1 e TN-2, ovvero, oltre ad attuare le procedure richieste per il TN-1, si compie una scrupolosa proilassi orale, che si basa sulla seduta di igiene orale professionale e sul trattamento delle patologie presenti e, in particolare, sul trattamento causale prima, ed eventualmente chirurgico in seconda battuta, della malattia parodontale. Se i pazienti hanno un’alitosi patologica di tipo extraorale, allora è necessario abbinare al TN-1 il TN-3, ovvero consigliare, dopo aver fatto motivazione e istruzione sull’igiene orale, di rivolgersi allo specialista di pertinenza. Se bisogna trattare la pseudoalitosi, invece, l’operatore deve ricorrere (in aggiunta al TN-1) al TN-4: si effettuano alcune indagini diagnostiche di cui verranno spiegati i risultati al paziente, rassicurando lo stesso e rafforzando la motivazione e le istruzioni all’igiene orale domiciliare. Inine, se il soggetto preso in cura è alitofobico, è doveroso attuare un forte TN-1 e il TN-5, quindi proporre al paziente l’appoggio a uno psicologo o psichiatra. Il TN-1 corrisponde a un trattamento mirato a un’attenta e scrupolosa motivazione, che faccia leva sull’importanza della detersione del dorso linguale e degli spazi interprossimali, e che si avvalga di followup ravvicinati, in modo da poter monitorare la compliance del paziente. È una procedura che viene utilizzata per i pazienti che riferiscono alitosi isiologica. Per i soggetti affetti da alitosi patologica con eziologia orale, invece, è riservato un trattamento di tipo TN-1 e TN-2, ovvero, oltre ad attuare le procedure richieste per il TN-1, si compie una scrupolosa proilassi orale, che si basa sulla seduta di igiene orale professionale e sul trattamento delle patologie presenti e, in particolare, sul trattamento causale prima, ed eventualmente chirurgico in seconda bat- NOVITÀ_2015 Guide pratiche per la gestione dello studio dentistico Indice 01. Il budget dello studio odontoiatrico Franco Cellino 02. Orto-pedodontista e mamma: il valore aggiunto Maria Giovanna Rossini 03. Controllo di qualità in odontostomatologia Prof. Plinio Pinna Pintor 04. «Tìmeo Dànaos et dona ferentes» Ovvero, osservazioni tecniche sul jobs act Salvatore Verga 05. Reti d’impresa in odontoiatria Michele Rossini 06. Alitosi e criteri di implementazione dell’attività di igiene. Approccio diagnostico e terapeutico Chiara Dacomo, Carlo Bruscagin, Enrico Pigella 07. Equipaggio della barca a vela e team odontoiatrico. Professionalità e procedure a confronto Franco Tosco ACQUISTA SUBITO LA TUA COPIA euro 36,00 COME ORDINARE Via Guidobono, 13 • 10137 Torino Tel. 011 3110675 • Fax 011 3097363 [email protected] • www.tueorservizi.it tuta, della malattia parodontale. Se i pazienti hanno un’alitosi patologica di tipo extraorale, allora è necessario abbinare al TN-1 il TN-3, ovvero consigliare, dopo aver fatto motivazione e istruzione sull’igiene orale, di rivolgersi allo specialista di pertinenza. Se bisogna trattare la pseudoalitosi, invece, l’operatore deve ricorrere (in aggiunta al TN-1) al TN-4: si effettuano alcune indagini diagnostiche di cui verranno spiegati i risultati al paziente, rassicurando lo stesso e rafforzando la motivazione e le istruzioni all’igiene orale domiciliare. Inine, se il soggetto preso in cura è alitofobico, è doveroso attuare un forte TN-1 e il TN-5, quindi proporre al paziente l’appoggio a uno psicologo o psichiatra. Trattamento domiciliare dell’alitosi orale Per il trattamento dell’alitosi di origine orale è bene inoltre attuare scrupolosi interventi di educazione terapeutica, strategie operative e una costante veriica dei risultati raggiunti da parte dell’igienista dentale e dell’odontoiatra. Le tappe fondamentali da seguire nel piano terapeutico del paziente affetto da alitosi sono: • correzione della dieta, se ricca di alimenti alitogeni; • modiica degli stili di vita che possono inluire sull’alitosi; • manovre di igiene orale domiciliare mirate (utilizzo degli ausilii idonei: spazzolino manuale o elettrico, ilo interdentale, scovolino, monociuffo) e detersione della supericie dorsale della lingua; • valutazione qualitativa e quantitativa del lusso salivare; • trattamento delle condizioni patologiche orali e dento-parodontali, eliminazione di fattori di ritenzione della placca batterica; • periodici appuntamenti per il controllo e l’esecuzione dell’igiene orale professionale; • controllo chimico della placca batterica con particolare attenzione alle aree dove vengono prodotti i VSC. Correggere stili di vita errati signiica motivare il paziente a non assumere alcol etilico, che è causa di alitosi tipicamente riconoscibile, e a ridurre il consumo di alcuni alimenti come aglio, cipolle, porri, e di alcune spezie che possono causare la presenza di odori sgradevoli dell’alito per un periodo ino a 72 ore dopo l’assunzione. Questo fenomeno si veriica poiché avviene la volatilizzazione nell’aria alveolare, attraverso il circolo polmonare, di metaboliti maleodoranti circolanti nel torrente ematico in seguito all’assorbimento e metabolismo di tali cibi. Il paziente va motivato anche alla cessazione del consumo di tabacco che, oltre a contenere VSC responsabili del caratteristico odore, favorisce iposalivazione e malattia parodontale. Per quanto riguarda le manovre di igiene orale domiciliare, l’operatore sanitario dovrà controllare la tecnica di spazzolamento, l’impiego degli ausilii interdentali e lo spaz- zolamento della lingua, che dovrà essere svolto utilizzando un tongue scraper dedicato, compiendo ripetuti ma delicati movimenti, dalla parte posteriore a quella anteriore del dorso linguale. Andrebbero evitati anche i lunghi periodi di digiuno interprandiale. Per stimolare la secrezione salivare e l’autodetersione orale, si possono consumare, nell’arco della giornata, gomme da masticare o caramelle prive di zuccheri fermentabili. In questo caso è particolarmente indicata la saliva sostitutiva e i metodi di controllo del muco nasale. La presenza di ioni zinco, in forma saliicata (citrato, cloruro, acetato, lattato), in alcuni chewing-gum, caramelle, colluttori (ad esempio, lattato di zinco, zinco acetato) e paste dentifricie, serve per neutralizzare e ridurre la volatilizzazione dei composti volatili solforati. Ultimamente, secondo la deinizione di FAO e OMS, per il controllo dell’alitosi si somministrano i probiotici, organismi vivi che, se assunti in quantità adeguate, apportano beneicio alla salute. Le paste dentifricie che contengono triclosan e un copolimero, luoruro stannoso stabilizzato o luoruro di sodio esametafosfato, consentono il controllo del cattivo odore ino a 12 ore dallo spazzolamento dei denti. I colluttori antisettici sono utili soprattutto per abbassare la carica batterica orale e, quando necessario, convertire la microlora a composizioni meno patogene. Il principio attivo dei colluttori antisettici, che agisce in particolare sul terzo posteriore del dorso linguale e sulle logge tonsillari, è potenziato se il gargarismo di circa 20-30 secondi viene abbinato al tradizionale sciacquo per 1 minuto, 2-3 volte al giorno. Utili alla neutralizzazione dell’alito maleodorante sono i colluttori antibatterici, con formulazione a base di oli essenziali (mentolo, timolo, eucaliptolo), triclosan, cetilpiridimio cloruro. Molto eficaci contro l’alitosi sono i colluttori a base di enzimi e proteine antibatteriche (lattoferrina, lattoperossidasi, glucosiossidasi, potassio tiocianato, whey protein -IgA, IgD, IgE, IgG-). Nonostante sia stato dimostrato che il miglior antisettico sia la clorexidina gluconato, essa non viene consigliata per il controllo dell’alitosi a lungo termine o per tempi indeiniti, a causa della frequenza di effetti collaterali, quali: pigmentazioni su denti e mucose, disgeusia e desquamazione della mucosa. La deinitiva diagnosi di alitosi di origine orale può essere effettuata solo dopo aver corretto le abitudini di igiene orale domiciliare, dopo aver eliminato professionalmente le patologie orali e dopo aver effettuato un ciclo di due settimane con collutori e gargarismi, utilizzando un prodotto antiplacca di certa eficacia. Larticolo è stato pubblicato sulla collana: quaderni odontoiatrici - Guide pratiche per la gestione dello studio dentistico - vol. 1 2015 bibliograia 1. Coil J.M., Yaegaki K., Miyazaki H. Treatment needs (TN) and practical remedies for halitosis. International Dental Journal. 2002; 52 Suppl 3: 187-191. Speciale 17 Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Mantenimento implantare: sondare o no? Alessia Iommiello, Consuelo Sanavia I pazienti che si sono sottoposti a un intervento di implantologia necessitano di ricevere un follow-up continuo, sistematico e individualizzato. L’American Accademy of Periodontology raccomanda ai pazienti portatori di impianti dentali controlli periodici regolari, al ine di monitorare lo stato dei tessuti perimplantari, la condizione della protesi supportata e il controllo della placca batterica1. L’impianto dovrebbe essere monitorato strettamente nel primo anno dall’inserzione2 e, trascorso questo periodo, una volta stabilizzati i tessuti, si possono stabilire diverse frequenze di richiami. Il punto focale del mantenimento riguarda la chiara intercettazione dei fattori di rischio e dei primi segni di malattia in modo da poter limitare ogni perdita di tessuto e preservare la vita dell’impianto2 . Ogni procedura atta a ottenere o mantenere la salute implantare deve tenere conto delle caratteristiche dell’impianto e dei tessuti che lo circondano in modo da minimizzare la ritenzione di placca batterica e garantire la facile rimozione del bioilm3 . Il follow-up inizia con la revisione delle condizioni di salute sistemica del paziente e la rivalutazione delle condizioni orali generali al ine di individuare eventuali pazienti che rientrano in alcune categorie a rischio: malattia parodontale pregressa 4 , diabetici5-6, fumatori7 e pazienti con alti indici di placca8. Ad ogni richiamo di mantenimento va valutata la presenza di placca batterica, ed eventualmente quantiicata mediante l’utilizzo di appositi indici (Humphrey 10, O’Leary 11, Mombelli ecc.) ed esaminati i segni clinici dei tessuti perimplantari, considerando in primo luogo l’eventuale presenza di iniammazione (rossore, alterazione di forma e consistenza, sanguinamento, suppurazione)9. Il processo che stabilisce se i tessuti perimplantari si trovino in stato di salute o di malattia inizia con l’osservazione e l’ispezione visiva dell’impianto e dei tessuti che lo circondano, sia clinicamente che radiologicamente. Sia impianti sia denti naturali sono circondati da mucosa masticatoria cheratinizzata (gengiva). Come documentato12, l’assenza di tessuto cheratinizzato si è dimostrata essere una condizione di maggiore suscettibilità ai batteri patogeni, in quanto in tali condizioni l’impianto risulta più vulnerabile alla malattia perimplantare. La gengiva che circonda l’impianto differisce da quella che circonda il dente in maniera profonda. In salute, nella dentizione naturale abbiamo un sigillo mucoso costituito da ibre che stabiliscono un attacco epiteliale e connettivale e formano una barriera che protegge l’osso dalle infezioni. Il tessuto perimplantare possiede un sigillo perimucoso più vulnerabile se comparato al sigillo nella dentizione naturale, perché è dotato di una minore forza d’attacco13 . A differenza dei denti naturali, gli impianti dentali infatti sono composti in titanio al quale non pos- sono ancorarsi le ibre gengivali, per cui vi è assenza di ibre gengivodentali e transettali attorno all’impianto. Anche se esiste un attacco emidesmosomico (epitelio giunzionale di attacco) alla base del solco perimplantare, la prima linea di difesa contro la placca batterica è costituita dalle ibre circolari fornite della gengiva cheratinizzata che circonda l’impianto (sigillo perimucoso). Date tali caratteristiche anatomiche, il sondaggio dei siti implantari è un argomento di dibattito in letteratura: questa procedura può compromettere l’integrità del sigillo perimucoso? Gli impianti vanno sottoposti a sondaggio o no? Alcuni clinici raccomandano di non sondare l’impianto, o di aspettare da 3 a 6 mesi dopo l’inserzione dell’abutment, in modo da evitare di danneggiare il sigillo perimucoso in fase di formazione16. Tale sigillo è fragile, e una penetrazione durante il sondaggio può causare l’introduzione di patogeni e mettere a repentaglio il successo dell’impianto. Recenti studi mostrano che una forza di 0,15 N rappresenta la soglia di pressione che può essere applicata in modo da evitare BOP falsi positivi attorno agli impianti17. Attualmente, i clinici utilizzano mediamente 0,15 N - 0,20 N di pressione, ma la maggior parte di loro è d’accordo sul fatto che sondare intorno impianti dentali è una procedura che richiede più delicatezza del sondaggio parodontale dei denti naturali; pertanto deve essere effettuata prestando cautela. bibliograia 1. Cohen RE; Research, Science and Therapy Committee, American Academy of Periodontology. Position paper: Periodontal Maintenance. J Periodontol. 2003;74(9):1395-401. 2. Schumaker ND, Metcalf BT, Toscano NT, Holtzclaw DJ. Periodontal and periimplant maintenance: a critical factor in long-term treatment success. Compendium Contin Educ Dent. 2009;30(7):38890, 392, 394, passim; quiz 407, 418. 3. Corbella S, Del Fabbro M, Taschieri S, De Siena F, Francetti L. Clinical evaluation of an implant maintenance protocol for the prevention of peri-implant diseases in patients treated with immediately loaded full-arch rehabilitation. Int J Dent Hyg. 2011;9(3):216-22. Epub 2010 Oct 14. 4. Papaioannou W, Quirynen M, Van Steenberghe D. The inluence of periodontitis on the subgingival lora around implants in partially edentulous patients. Clin Oral Implants Res. 1996;7(4):405-9. 5. Heitz-Mayield LJ. Peri-implant diseases: diagnosis and risk indicators. J Clin Periodontol. 2008;35(8 Suppl):292-304. 6. Kotsovilis S, Karoussis IK, Fourmousis I. A comprehensive and critical review of dental implant placement in diabetic ani¬mals and patients. Clin Oral Implants Res. 2006;17(5):587-99. 7. Lang NP, Berglundh T; Working Group 4 of the Seventh European Workshop on Periodontology. Periimplant diseases: where are we now? – Consensus of the Seventh European Workshop on Periodontology. J Clin Periodontol. 2011;38(11 Suppl):178-81. 8. Serino G, Ström C. Peri-implantitis in partially edentulous patients: association with inadequate plaque control. Clin Oral Implants Res. 2009;20(2):169-74. Epub 2008 Dec 1. 9. Lindhe J, Meyle J; Group D of European Workshop on Periodontology. Peri-implant diseases: Consensus Report of the Sixth European Workshop on Periodontology. J Clin Periodontol. 2008;35(8 Suppl):282-5. 10. Humphrey S. Implant maintenance. Dent Clin North Am. 2006;50(3):463-78. 11. O’Leary TJ, Drake RB, Naylor JE. The plaque control record. J 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. Periodontol. 1972;43(1):38. Greenstein G, Cavallaro J. The clinical signiicance of keratinized gingiva around dental implants. Compend Contin Edu Dent. 2011; 32:24-31. Silverstein L, Garg A, Callan D, et Al. The key to success: manteining the long-term health of implants. Dent today. 1998; 17: 104-11 Salvi GE, Lang NP. Diagnostic parameters for monitoring periimplant conditions. Int J Oral Maxillofac Implants. 2004;19 Suppl:116-127. Lang NP, Mombelli A, Tonetti MS, Brägger U, Hämmerle CH. Clinical trials on therapies for peri-implant infections. Ann Periodontol. 1997 Mar:2(1):343-356. Bauman GR, Mills M, Rapley JW, Hallmon WH. Clinical parameters of evaluation during implant maintenance. Int J Oral Maxillofac Implants. 1992 Summer; 7(2):220-227. Gerber JA, Tan WC, Balmer TE, Salvi GE, Lang NP. Bleeding on probing and pocket probing depth in relation to probing pressure and mucosal health around oral implants. Clin Oral Implants Res. 2009 Jan:20(1):75-78. Etter TH, Hakanson I, Lang NP, Trejo PM, Caffesse RG. Healing after standardized clinical probing of the peri-implant soft tissue seal: a histomorphometric study in dogs. Clin Oral Implants Res. 2002 Dec;13(6):571-580. Nogueira-Filho G, Iacopino AM, Tenenbaum HC. Prognosis in implant dentistry: a system for classifying the degree of peri-implant mucosal inlammation. J Can Dent Assoc. 2011;77:b8. Mombellli A, Mühle T, Brägger U, Lang NP, Bürgin WB. Comparison of periodontal and peri-implant probing by depth-force pattern analysis. Clin Oral Implant Res. 1997 Dec;8(6):448-454. Misch CE. Contemporary Implant Dentistry. 3rd ed. St. Louis: Mosby;2008:1061. Stuart J. Froum, DDS. My patient’s implant is bleeding; what do I do? DentistryIQ, July 13, 201. Nel valutare l’eventuale presenza di malattia perimplantare, il sanguinamento al sondaggio (BOP) è un parametro clinico importante nel processo diagnostico delle mucositi perimplantari, e la profondità di sondaggio è utile per valutare la perdita di supporto osseo intorno agli impianti osteointegrati14,15. Ricerche emergenti sostengono che il sondaggio non è dannoso, ma in realtà essenziale per la salute generale dell’impianto. È stata studiata la rigenerazione completa dell’epitelio giunzionale e la creazione di nuovo attacco epiteliale, rivelando che il sondaggio intorno a impianti osteointegrati non sembra avere effetti negativi sul sigillo perimucoso18 le infezioni perimplantari si manifestano in percentuali che vanno dal 28 al 56% dopo i primi 5 anni19. Un aumento di casi riportati di malattia perimplantare (termine collettivo per lesioni iniammatorie, mucositi e perimplantiti) è una ragione signiicativa per monitorare e sondare gli impianti dentali. L’igienista dovrebbe conoscere le misurazioni a tempo basale20 per determinare durante le visite di richiamo se ci son stati cambiamenti e per stabilire se la condizione dell’impianto è in salute o mostra segni di malattia. Esiste un protocollo raccomandato per sondare gli impianti: prima di tutto la complessità degli impianti richiede essenzialmente l’utilizzo di una sonda lessibile. Con sempre più impianti di piccolo diametro e con protesi isse dal design variabile, la punta della sonda deve essere lessibile per seguire l’anatomia dell’impianto, consentendo di ottenere una lettura accurata e di ridurre il potenziale trauma al sigillo perimucoso, evitando anche il rischio di grafiare la supericie dell’impianto stesso. La sonda va posizionata parallelamente all’asse lungo del dente sulle superici buccali e linguali dell’impianto, e vengono prese 6 misurazioni per impianto. Il sondaggio va effettuato gentilmente con una bassa pressione, solo 0,15 N, per controllare i parametri clinici e per non danneggiare le delicate ibre perimplantari e il delicato sigillo perimucoso. Se il tessuto è in salute, la sonda si ferma a livello coronale, mentre in caso di iniammazione, la punta della sonda penetra nell’epitelio avvicinandosi al connettivo e all’osso. Idealmente, la misura di sondaggio dovrebbe essere compresa tra i 2,5 e i 5 mm, a seconda della profondità del tessuto molle e delle caratteristiche anatomiche dell’abutment, con assenza di segni di iniammazione21. Un sondaggio superiore a 4-5 mm non rappresenta da solo la presenza di patologia perimplantare. Secondo il consensus redatto al Sixth European Workshop on Periodontology22, per la determinazione di uno stato patologico vanno considerati anche: il sanguinamento al sondaggio (BOP), la suppurazione, la profondità di sondaggio, la perdita radiograica di osso e la mobilità implantare. Conclusioni Il sondaggio degli impianti, se effettuato con le giuste accortezze, non rappresenta un pericolo per l’integrità dei tessuti perimplantari ed è una procedura indispensabile per il monitoraggio dell’impianto nel tempo e per l’intercettazione precoce dei segni di malattia. 18 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Valutazione clinica dell’azione sbiancante di un dentifricio a base di biossido di titanio con attivazione a luce led Andrea Butera*, Marco Delgrosso*, Camilla Preda*, Gianluca Spinoglio*, Marzia Segù*, Annamaria Genovesi**, Luca Lettieri**, Chiara Lorenzi**, Giacomo Oldoini**, Norberto Roveri***, Marco Lelli*** *Università degli Studi Di Pavia, corso di laurea in Igiene dentale **Istituto Stomatologico Toscano, Ospedale della Versilia ***Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, Università degli Studi di Bologna La parte più esposta del nostro corpo è il viso, parla e comunica per noi ancora prima che si inizi un dialogo: il sorriso è forse il primo tra i gesti del corpo con il quale colpiamo l’essere umano che ci sta di fronte (Fig. 1). Quando si vede un bel viso si ha una impressione di equilibrio e armonia dati dalle corrette proporzioni. Un viso può essere idealmente diviso in tre parti: il terzo superiore, dove dominano gli occhi; il terzo medio, dove domina il naso; e il terzo inferiore, dove invece troviamo il sorriso, la bocca e i denti. L’odontoiatria estetica si occupa del raggiungimento di un equilibrio di proporzioni tra denti e bocca al ine di ottenere una dentatura sana, ben allineata e splendente. Per ottenere un sorriso più bianco possiamo avvalerci di una serie di metodiche professionali o domiciliari, in grado di rendere lo smalto più chiaro e splendente senza alterarne la struttura. Nella nostra società, inluenzata dai media, l’importanza di avere un bel sorriso è fondamentale, di conseguenza a livello della grande distribuzione esiste un vero e proprio “marketing del sorriso” che si occupa di promuovere una serie di prodotti sbiancanti con caratteristiche speciiche. Scopo del lavoro Considerando la crescente richiesta di sbiancamento dentale, lo scopo dello studio è stato quello di valutare la diversa eficacia dei dentifrici ad alta e bassa concentrazione, la durata del trattamento e il potere d’azione dell’acceleratore LED. Questo prodotto contiene Actilux®, che grazie ai microcristalli si lega allo smalto dei denti durante lo spazzolamento, in modo da creare una barriera invisibile che diminuisce le cause dell’ingiallimento. La molecola Actilux® si attiva e si ricarica con la luce naturale, inoltre la luce brevettata del dispositivo LED White Shock permette un’azione sbiancante più intensa e immediata. Al ine di valutare il reale potere sbiancante del dentifricio lo studio è stato suddiviso in tre metodiche di lavoro differenti: al primo gruppo non è stato previsto nessun trattamento domiciliare; al secondo gruppo invece è stato consegnato solamente il dentifricio sbiancante BlanX White Shock ad alta e bassa concentrazione, dove l’alta concentrazione ha il doppio di principio attivo rispetto a quello a bassa concentrazione; all’ultimo gruppo è stato inoltre aggiunto l’acceleratore LED (Tab. 1). Lo studio è stato effettuato su pazienti che erano stati sottoposti a una seduta di igiene orale professionale almeno una settimana prima, ma non più di un mese, prima delle procedure di sbiancamento. La valutazione del colore è stata effettuata attraverso un confronto con la scala colori Vitapan Classic (Vita Zahnfabrik) dei soggetti prima del trattamento sbiancante e degli stessi a distanza di 30 giorni per valutarne il colore inale ottenuto. Lo scopo dello studio è stato valutare la diversa eficacia dei dentifrici ad alta e bassa concentrazione, la durata del trattamento e il potere d’azione dell’acceleratore LED. Materiali Materiale utilizzato per la raccolta dati: – cartelle clinica attualmente in uso nel reparto di Igiene dentale; – scala valore Vita per il rilevamento del colore degli elementi dentari; – macchina fotograica. Materiale per la rimozione di placca e tartaro: – ablatori a ultrasuoni; – curette di Gracey 1/2, 7/8, 11/12, 13/14; – scaler; – explorer. Materiale per lo sbiancamento delle superici dentali: – dentifricio senza perossidi BlanX White Shock ad alta e bassa concentrazione; – lampada a LED (Tab. 2). I criteri di esclusione della sperimentazione erano rappresentati da: fumo, gravidanza, trattamenti pregressi con prodotti sbiancanti professionali, utilizzo di dentifrici sbiancanti domiciliari, presenza di carie. Tutti i soggetti dovevano aver eseguito una seduta di igiene orale professionale almeno una settimana prima, ma non più tardi di un mese, prima delle procedure di sbiancamento (Fig. 2). Le macchie estrinseche sono state rimosse, per una valutazione più accurata del colore di base, subito prima del trattamento. Sono state effettuate foto frontali del sorriso prima del trattamento e con il campione di confronto della scala colori (Vita). Fig. 1 - BlanX White Shock. Il trattamento è avvenuto con tecnica split-mouth secondo le seguenti modalità: in modo random è stato selezionato il lato (destra e sinistra); uno da trattare con dentifricio ad alta concentrazione e l’altro a bassa concentrazione; il prodotto è stato attivato con la lampada LED per 10 minuti. Sono stati registrati: l’assegnazione del lato trattato con le diverse concentrazioni; i colori iniziali e inali; e la terapia domiciliare assegnata. In modo random per i pazienti del primo gruppo non è stato previsto nessun trattamento domiciliare. Al secondo gruppo di pazienti selezionati casualmente è stato consegnato il dentifricio ad alta o bassa concentrazione da utilizzare 2 volte al giorno per un mese durante le manovre di igiene domiciliare quotidiana. Al terzo gruppo di pazienti è stato consegnato il dentifricio ad alta o bassa concentrazione abbinato a tappi LED domiciliari da utilizzare 2 volte al giorno per un mese durante le manovre di igiene domiciliare quotidiana. Al trascorrere di 30 giorni i pazienti sono stati rivisti per eseguire nuove foto e registrare il colore inale ottenuto con scala colore (Vita). Metodi Lo studio è stato effettuato a partire da ottobre 2014, e si è concluso a dicembre 2014 presso l’Università di Pavia e l’Istituto Stomatologico Toscano. In tutto sono stati arruolati 31 pazienti (11 di sesso maschile e 20 di sesso femminile), assegnati casualmente in 3 gruppi dello studio. – P1: nessun trattamento domiciliare (gruppo controllo). – P2: trattamento domiciliare con dentifricio BlanX Shock White ad alta concentrazione o BlanX Shock White a bassa concentrazione. – P3: trattamento domiciliare con dentifricio BlanX Shock White ad alta o bassa concentrazione abbinato a tappo LED (Fig. 4). – Un unico operatore, differente da chi aveva effettuato la terapia, ha valutato colore al momento della prima seduta T0 e dopo trenta giorni (T1). Risultati Lo studio ha preso in considerazione 31 pazienti di età compresa tra i 18 e i 70 (12 senza alcun trattamento domiciliare, 9 con uso domiciliare di dentifricio BlanX e 10 con uso domiciliare di dentifricio BlanX associato a tappo LED) senza denti ricostruiti e devitalizzati sul gruppo frontale. Il colore è stato registrato attraverso un confronto con la scala colori Vitapan Classic (Vita Zahnfabrik) prima, dopo e a 30 giorni dal trattamento in studio. Dall’analisi dei dati, qui riportati in tabella, si evince come non vi siano differenze rilevanti tra le formulazioni ad alta e bassa concentrazione nei risultati dei tre trattamenti. Tab. 1 - Nessun trattamento domiciliare. Tab. 2 - BlanX domiciliare. Tab. 3 - BlanX e tappo led domiciliare. > pagina 19 Speciale 19 Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Fig. 2 - Foto pre-trattamento, colore A2. < pagina 18 Tuttavia (come si osserva in Tabella 3) il trattamento domiciliare utilizzante il dentifricio BlanX White Shock in aggiunta ai tappi LED risulta il più eficace nel mantenimento, o addirittura nel miglioramento, dei risultati ottenuti in studio. Per tutti e tre i trattamenti è stata riscontrata una generale soddisfazione dei pazienti per i risultati ottenuti in studio dopo 10 minuti di trattamento con le mascherine LED, ma solamente nei trattamenti con terapia domiciliare il miglioramento è stato apprezzato dai pazienti a distanza di un mese, in quanto senza terapia di mantenimento abbiamo assistito ad un graduale ritorno alla colorazione iniziale (Fig. 3). Conclusioni Al concludersi dello studio possiamo desumere che il trattamento si è dimostrato generalmente eficace. I pazienti con trattamenti domiciliari di solo dentifricio BlanX o dentifricio BlanX in aggiunta a tappi LED presentano un range di miglioramento maggiore rispetto ai pazienti senza trattamento domiciliare. Non è stata riscontrata ipersensibilità, né altri effetti collaterali in nessuno dei soggetti testati. Si consiglia, alla luce dei risultati ottenuti, di stabilire con il paziente un trattamento domiciliare, per poter ottenere i migliori risultati possibili. È sempre utile la compliance così da poter ottenere dei risultati visibili e apprezzabili e poter intervenire prontamente all’insorgere di qualsiasi problematica. Anche se a oggi non sono state riscontrate controindicazioni o effetti collaterali, si consiglia il controllo della terapia da parte dell’igienista o dell’odontoiatra. Nel primo gruppo di pazienti, ai quali è stato somministrato solamente il trattamento in studio, si è riscontrato un margine di miglioramento dell’8,3% in un solo sito (da C2 a C1). Nel secondo gruppo, dove il trattamento prevedeva l’utilizzo domiciliare del dentifricio BlanX per 2 volte al giorno per 30 giorni, abbiamo riscontrato una variazione della tonalità nell’80% dei siti, inine si è visto che associando la luce a LED al trattamento standard domiciliare, alla rivalutazione mensile la percentuale di variazione della tonalità è pari all’88%. Da precisare che in alcuni soggetti la variazione di tonalità è pari al 100% nei siti trattati con la luce a LED rispetto al trattamento standard domiciliare nel quale il margine di miglioramento è stato del 75% dei siti. Fig. 3 - Rivalutazione a 1 mese di terapia BlanX in aggiunta a tappi LED del soggetto in Fig. 2, colore A1. Fig. 4 - Confronto tra le due valutazioni. 20 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Intervista a Olivia Marchisio, professional marketing manager e clinical affairs manager in Philips Oral Healthcare < pagina 9 in anteprima i due spazzolini DiamondClean, nuovi nel design, in versione Pink e Black. Per quanto riguarda il marchio Zoom, a breve ci sarà il lancio sul mercato italiano di Zoom QuickPro, trattamento domiciliare rivoluzionario che non necessita di mascherine per l’applicazione del prodotto sbiancante. Sottolineerei inine la prossima uscita, anche in Italia, della nuova testina pulisci lingua, particolarmente indicata per i pazienti con problemi di alitosi. successivo dottorato di ricerca in Nanobiotecnologie, organizzato dall’Università di Genova e dalla Marburg University (e conseguito poi a Genova), sia per approcciare e approfondire le materie del management previste in questo percorso di studi. Come è nata la passione per l’oralcare? Forse un po’ per caso. Praticavo lo sci nella categoria agonistica, ma non volevo rinunciare a crearmi una professione. Sono stata fortunata ad aver scelto la strada giusta. Come è arrivata Olivia Marchisio alla Philips Oral Healthcare? Ci racconti meglio quando è nata la passione per questa professione e per la materia? La Philips ha scelto in Italia un percorso innovativo nella scelta manageriale investendo su professionisti della prevenzione, quindi già appartenenti al settore dentale. Questa tendenza ha avuto recentemente conferma con la nomina, nel 2015, a global manager clinical and scientiic affairs di Philips Oral Healthcare di una giovane igienista svedese, con un dottorato di ricerca presso il Karolinska Institutet (Svezia), Maha Yakob. Nei primi anni universitari, perché ho incontrato le persone giuste. Pensavo e volevo fare l’igienista dentale, professione praticata per alcuni anni, e desideravo occuparmi soprattutto della ricerca: non prevedevo di diventare un manager aziendale. La scelta, quando mi si è prospettata, è stata molto dificile, sofferta, perché gli interessi sia nella pratica clinica sia nella ricerca erano molteplici e pieni di soddisfazioni. Lavorare per una multinazionale dell’oralcare e della prevenzione, leader in molti Paesi mondiali e abbastanza sconosciuta in Italia in questo settore, era una grande sida. Conoscevo i prodotti e li apprezzavo da un punto di vista clinico, così ho accettato la sida, apprezzando che una multinazionale scommettesse su una giovane igienista italiana, per far crescere questa branca dell’azienda in Italia. Anche lei ha conseguito un dottorato di ricerca. Ci parli dunque della sua formazione? Dopo la laurea triennale in Igiene dentale conseguita presso l’Università degli Studi di Genova, ho conseguito la laurea magistrale presso l’Università degli Studi di Pavia, un percorso di studi che mi è stato molto utile sia per poter accedere al il laser a diodo tecniche operative step by step, applicazioni, protocolli e casi clinici con follow-up Aveva comunque già una esperienza di rapporti con grandi aziende di prevenzione orale? Ho vinto premi di ricerca internazionale sponsorizzati da aziende, in qualità di opinion leader. La clinica e la ricerca, anche per conto di una azienda, erano parte del mio lavoro. La sida di Philips è stata investire su una persona che comunque doveva implementare la parte delle competenze manageriali. Con in più una duplice responsabilità: l’Italia e la sua organizzazione, e i colleghi esteri IIG (Italy, Israel and Greece), che dipendono dalla direzione italiana. Quali mansioni prevedono il suo doppio ruolo? In qualità di responsabile marketing area professional, mi occupo della confezione del prodotto, della pubblicità, dei claim a supporto, delle sponsorizzazioni, della comunicazione rivolta al canale dei professionisti del dentale. In qualità di responsabile scientiica e clinica, ruolo non meno importante, mi occupo del supporto alla ricerca e dei rapporti con le università, iltrando le opportunità di ricerca e interfacciandomi con i ricercatori e i dirigenti internazionali. In quale ambito è stata più utile la precedente esperienza clinica e di ricerca? Nella scelta della formazione, nei rapporti con le università, la selezione dei congressi a cui partecipare e le sponsorizzazioni. Questo vantaggio è derivato sia dalla esperienza nella disciplina, sia dalla conoscenza delle persone, degli eventi a cui partecipavo attivamente e delle università. In questo Philips ha fatto una scelta precisa e, se vogliamo, innovativa per il mercato italiano, scegliendo dei clinici per questo ruolo, e rinunciando a professionalità di management puro. Ora ricopro questo ruolo da tre anni. Il management è diventato nel tempo una passione? MARISA RONCATI Non come la ricerca, se posso fare una battuta. È un mondo di dettagliata pianiicazione. La ricerca rimane la passione di fondo. Il lavoro statistico, delle sue ricerche scientiiche, le è stato in qualche modo di aiuto? Il DVD illustra dettagliatamente strumenti, tecniche STEP by STEP, il Modus Operandi, i protocolli clinici, la gestione completa del paziente parodontale dalla prima visita alla rivalutazione che culmina nella terapia di mantenimento per ottenere la stabilità clinica dei casi trattati. La strumentazione meccanica manuale e ad ultrasuoni, sempre sito-specifica, viene descritta in dettaglio attraverso animazioni e video didattici. DURATA: 40 MINUTI CIRCA ACQUISTalo subito! 80,00 euro + iva COME ORDINARE • TUEOR SERVIZI Srl • Tel. 011 3110675 • [email protected] • www.tueorservizi.it Olivia Marchisio, manager di Philips Oral Healthcare, a IDS 2015. Certamente i ile statistici e i ile Excel erano già il mio pane quotidiano. Ci sono delle importanti afinità tra il lavoro di ricerca scientiico e il lavoro di pianiicazione, il consuntivo e il budget del marketing. Fondamentale è stata l’esperienza del lavoro in team acquisita nella ricerca. In Philips, che dà molta importanza al lavoro in team, mi sono trovata avvantaggiata. Quanto l’ha inluenzata l’esperienza nel mondo agonistico? Molto. Mi ha insegnato a competere in modo leale, saper vincere, ma soprattutto saper perdere e accettare nuove side. I risultati si ottengono con allenamento, spirito di ricerca costante e umiltà. Nel lavoro in team si sente più la maestra di sci? No, cerco di comportarmi con lo spirito di “do ut des”: trasmetto quello che conosco e umilmente imparo dagli altri. Quali sono i punti di forza di Philips oggi? Sempre di più sta diventando un’azienda concentrata sul benessere della persona, chiudendo il cerchio della prevenzione a 360 gradi. Philips è leader non solo per il settore orale ma anche in quello medicale in genere. Questo è un punto di forza ora di Philips Italia, che sta credendo tantissimo nel team dell’oralcare per cercare di crescere, e i risultati si vedono.Nel settore professionale dentale, Philips sino a pochi anni fa era poco conosciuta, mentre adesso c’ è un interesse concreto da parte di tanti, anche nell’approfondire ricerche. Philips ha acquisito in poco tempo una posizione da protagonista, dove i pro- dotti sono il vero supporto. Il team di Philips Italia ha creduto tanto nell’oralcare e ha investito molto per farla conoscere e diffondere. Ora sono arrivati i risultati: Philips Oral Healthcare Italia è cresciuta nel fatturato vendite e ha acquisito quote di mercato. Tale crescita si auspica farà conseguire all’Italia i trend statunitensi e tedeschi, dove Philips è leader di mercato. Una soddisfazione raggiunta di recente? A Boston sono entrata a far parte del board del OHRG (Oral Health Research Group) dello IADR (International Academy of Dental Research). Questo mi gratiica perché, non togliendomi Philips questa possibilità, partendo dal percorso di ricerca sono approdata ancora una volta alla ricerca. Tutto questo dimostra quanto questa azienda creda nelle persone e le faccia crescere anche professionalmente, lasciando libero spazio alle proprie passioni. Un obiettivo professionale da realizzare? Inserire nel piano di trattamento uno spazzolino elettrico. Questo potrebbe essere una cosa importante. Grazie per l’intervista. Patrizia Gatto Speciale 21 Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 ACTEON GROUP SOPROCARE, la rivelazione! Scoprite l’assistente ideale di dentisti e igienisti: la camera intraorale SOPROCARE, sviluppata per supportare i professionisti durante le pratiche di proilassi e di trattamento parodontale. SOPRO (ACTEON Group), leader mondiale nel mercato delle camere intraorali, ha recentemente lanciato sul mercato un nuovo ed esclusivo modello di telecamera che si contraddistingue per essere, a tutti gli effetti, un innovativo dispositivo in grado di rispondere a svariate esigenze di proilassi e di fornire una rapida diagnosi dello stato di salute orale del paziente, grazie all’utilizzo di tre differenti modalità: Perio, Cario e Daylight. Tre modalità, tre esigenze Modalità “Perio”: evidenzia la presenza di placca dentale e iniammazioni gengivali, anche se presenti in uno stadio iniziale. Modalità “Cario”: evidenzia la presenza di carie smalto-dentinali, dallo stadio 1 (codice ICDAS II), in maniera semplice. Modalità “Daylight”: la macro visione/magniicazione rende visibili anche i dettagli impercettibili e consente il controllo di eventuali microlesioni e la loro evoluzione. Info: Stefano Arrigoni – [email protected] Grazie a SOPROCARE, i professionisti possono ottenere un trattamento di proilassi completa con un unico dispositivo, velocizzando le procedure di diagnosi di eventuali patologie, anche se presenti allo stadio primordiale, al ine di preservare le strutture dentali del paziente. Il dispositivo consente poi di instaurare una comunicazione bidirezionale diretta ed eficace tra dentista e paziente; quest’ultimo, infatti, avrà la possibilità di rendersi conto direttamente delle condizioni del proprio stato di salute orale e delle misure terapeutiche necessarie per preservarle e/o migliorarle; il dentista, invece, potrà coinvolgere e motivare il paziente al miglioramento della salute orale personale, oltre che di giustiicare i piani di trattamento prescritti. Se utilizzato in modalità diagnostica (mod. Perio e Cario), il dispositivo sfrutta la presenza dei led blu posizionati al ianco di quelli bianchi, sulla parte terminale (testa) della telecamera, per irradiare il tessuto del dente con una particolare lunghezza d’ onda di luce, che va da 440 a 680 nm. Il tessuto esposto all’ illuminazione assorbe l’energia e la rilette sotto forma di luorescenza. Le immagini ottenute attraverso l’analisi della luorescenza vengono sovrapposte alle immagini anatomiche creando una rappresentazione delle condizioni del tessuto di semplice e immediata comprensio- ne, altrimenti non percettibili con il semplice utilizzo della luce bianca (in modalità Daylight). I tessuti irradiati vengono rappresentati con una mappatura cromatica di semplice e immediata interpretazione. L’iniammazione gengivale può variare a seconda della gravità, dal rosa tenue sino alle tonalità profondo magenta, i residui di placca più recenti sono evidenziati dal tipico colore bianco-granuloso, mentre la placca di vecchia formazione appare con tonalità variabili, che vanno dal giallo all’arancione. Questa caratterizzazione cromatica dei tessuti consente al dentista la rapida individuazione delle patologie, altrimenti non visibili con l’utilizzo della sola luce bianca (in modalità Daylight). Analogamente, in modalità Cario, le carie smalto-dentinali vengono rilevate con facilità e segnalate grazie al luminoso colore rosso. Il tessuto circostante viene invece evidenziato in bianco e nero, consentendo così al professionista di concentrarsi sulla sola lesione cariosa. Cresce in Europa l’abitudine di lavarsi i denti GAND (Belgio)/JYVÄSKYLÄ (Finlandia)/ COPENHAGEN (Danimarca) – Un team di ricerca ha studiato la frequenza nel lavarsi i denti negli adolescenti di 20 diversi Paesi d’Europa tra il 1994 e In conformità con la raccomandazione in tutto il monil 2010 riscontrando do, un numero crescente di adolescenti europei si lava una maggior frequeni denti due volte al giorno per mantenere una buona za. La più alta percensalute orale (Fotografia: Alena Ozerova/Shutterstock). tuale è stata osservata in Estonia, Lettonia, Russia, Finlandia e nelle Fiandre (Belgio). «Un trend importante per prevenire le malattie dentali più comuni e ridurre i fattori di rischio delle principali malattie non trasmissibili – dicono i ricercatori, secondo cui lavarsi i denti due volte al giorno è una sorta di raccomandazione universale per salvaguardare la salute della bocca». Alla luce delle recenti scoperte sull’associazione tra malattia orale e le quattro principali non trasmissibili (diabete, cancro, cardiovascolari e respiratorie), cresce l’importanza di spazzolarsi i denti regolarmente. Per approfondire il tema i ricercatori dell’Università di Jyväskylä in Finlandia, di Gand in Belgio e dell’Istituto nazionale di sanità pubblica in Danimarca hanno usato i dati di 5 indagini consecutive condotte tra il 1994 e il 2010 dalla Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), Associazione di ricercatori che ha collaborato nelle ricerche sulla scuola, raccoglie dati su salute e benessere, sull’ambiente sociale e comportamenti di ragazzi e ragazze di 11, 13, 15 anni, periodo i cui si sviluppa l’autonomia di un individuo inluenzando le scelte sulla salute. Iniziata nel 1982, l’indagine viene effettuata ogni quattro anni in 44 Paesi e aree d’Europa e del Nord America, in collaborazione con il World Health Organization’s Regional Ofice for Europe. Gli scienziati hanno determinato la frequenza del lavarsi i denti analizzando le risposte degli adolescenti al questionario HBSC. Tra i 20 presi in esame sono vari i Paesi dell’Europa centrale, orientale e settentrionale, come Russia ed anche il Canada. Nella maggior parte, il lavaggio almeno due volte al giorno è aumentato e diminuite le differenze tra un Paese e l’altro. Nel 1994, la percentuale del lavaggio almeno due volte al giorno, variava dal 30 al 86%. Nel 2010, tra il 50 e l’81% ha dichiarato di aver spazzolato i denti due volte al giorno. Nel 1994, tra i Paesi con minor frequenza la Lituania (30%), Lettonia (34%), Russia (38%), Finlandia (38%), Estonia (42%) e il Belgio (area iamminga, 43%). Non più tardi del 2010, tra il 50 e il 60% dei bambini di questi Paesi si lavavano i denti due volte al giorno. Con la più alta percentuale nel 1994 c’era la Svezia (86%), la Danimarca (80%), la Norvegia (75%) e la Germania (73%). Nel 2010, in Svezia è diminuita a 81% e la Danimarca al 76%. In Norvegia il dato è rimasto invece al 75%, mentre in Germania è aumentato all’80%. La minor attenzione alla salute dentale nei Paesi scandinavi dipenderebbe dal fatto che i loro adolescenti si preoccupano meno di lavarsi i denti rispetto a prima. Nel 1994, le scuole pubbliche danesi avevano proprie cliniche odontoiatriche, chiuse tuttavia entro il 2010. Anche l’aumento degli immigrati in Svezia e in Danimarca può aver giocato un ruolo. Nel 2010, il 20% delle famiglie in Svezia e il 10% in Danimarca, erano di immigrati. Intitolato “Trends in toothbrushing in 20 countries/regions from 1994 to 2010”, lo studio è stato pubblicato online sull’European Journal of Public Health il 24 marzo. Dental Tribune International La Rivelazione L’ assistente ideale di dentisti e igienisti . SoproCare è la telecamera intraorale in grado di rispondere a svariate esigenze di proilassi, fornirnendo una rapida diagnosi dello stato di salute orale del paziente, grazie all’utilizzo di tre differenti modalità: Perio, Cario e Daylight. • Modalità « Perio » : Evidenzia la presenza di placca dentale e iniammazioni gengivali, anche se presenti in uno stadio iniziale. • Modalità « Cario » : Evidenzia la presenza di carie smalto-dentinali, dallo stadio 1 (codice ICDAS II), in maniera semplice. • Modalità « Daylight » : La macro-visione/magniicazione rende visibili anche I dettagli impercettibili e consente il controllo di eventuali micro-lesioni e la loro evoluzione. Modalità DAYLIGHT Modalità CARIO Via Roma 45 • 21057 Olgiate Olona (VA)• ITALIA Tel +39 (0) 331 376 760 • Fax +39 (0) 331 376 763 • www.acteongroup.com Modalità PERIO 22 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 La personalizzazione “tailor made” per il controllo di placca inizia dall’infanzia Mentre la standardizzazione muove le masse, nell’ateneo “Sapienza” di Roma si parla da anni di personalizzazione “tailor made”. Dall’intuizione della prof.ssa Gianna Maria Nardi, si è avviata presso il Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali un ilone di ricerca orientata alla personalizzazione e condivisione con il paziente di protocolli professionali e domiciliari “cuciti addosso” alle sue speciiche esigenze cliniche e non solo. I protocolli studiati per primi sono stati quelli domiciliari, promuovendo l’igiene domiciliare a parte integrante del piano di mantenimento. Sono fondamentali l’attenta osservazione e la contestualizzazione dei segni e sintomi rilevabili dal professionista nel cavo orale del paziente, ma il concetto di “tailor made” nasce dalla loro intersezione con la valutazione della tipologia caratteriale e della destrezza di ogni singolo paziente. Non è necessario suggerire movimenti dello spazzolamento, ma una scelta condivisa con il paziente delle tecnologie più adatte alle differenti situazioni cliniche e anatomiche. Interiorizzato il concetto di personalizzazione a tal punto, bisogna rendersi conto che, tra tutti i pazienti, i primi a necessitare di attenzioni e protocolli dedicati sono quelli pediatrici. Da qui nasce TEO, la “Tecnica Educativa di igiene Orale” dedicata ai bam- A Lamezia Terme due giorni di know how al servizio dell’igienista dentale Anche quest’anno, il ciclo di incontri organizzato dalla sede calabrese dell’Unione Nazionale Igienisti Dentali ha posto al centro dell’attenzione l’importanza della formazione continua e dell’aggiornamento professionale. Perché la qualità dell’assistenza può essere accentuata con una formazione complementare, migliorando la qualità delle cure e rafforzandone il ruolo. L’attuale situazione politica e i continui attacchi alla professione premono afinché l’igienista dentale perda l’autonomia conquistata per essere alle dipendenze dell’odontoiatra. In Italia, attualmente, si conta un igienista dentale ogni 60 mila abitanti e uno ogni 40/60 odontoiatri. Mentre, lo standard europeo è di almeno un igienista dentale ogni 3 odontoiatri: uno ogni 4 mila abitanti. «L’UNID – spiega Sandro Sestito, presidente regionale nonché responsabile del corso presso l’Astidental di Lamezia Terme – è da sempre in prima linea per la promozione della salute e della prevenzione orale». Nonostante la situazione attuale, i professionisti della prevenzione orale continuano ad acquisire capacità cliniche e scientiiche che accrescono l’autonomia e la conoscenza e che permettono una valutazione più precisa e ge- neralizzata, necessaria per la salute del paziente. La due giorni di Lamezia Terme ha visto il 18 aprile una prima lezione su “Parodontite versus perimplantite: protocolli clinici e terapeutici” tenuta da Michele Figliuzzi che, partendo dalle attività quotidiane (mangiare, parlare, baciare) cui è interessata la bocca e alla quale è legato un simbolismo allegorico noto in dagli egizi, ha spiegato le origini greche dei termini anatomia-isiologia-istologia-eziologia applicati al paradontale e lo stretto rapporto con malattia cardiovascolare, diabete, gravidanza, cercando di individuare qual è oggi lo stato dell’arte per gestire gli impianti dentali, evitando la diffusa insorgenza di infezioni gengivali. Hanno concluso il corso, con rilascio di attestato e crediti ECM, Giuseppe Di Bernardo e Piero Trabalza, che nella giornata di sabato 30 maggio hanno relazionato rispettivamente, su “Interazioni delle principali patologie e dei farmaci allopatici nella pratica clinica dell’igienista dentale. Attuali protocolli da gestire” e “Disturbi del cavo orale: evoluzione delle strategie di prevenzione e trattamento”. I partecipanti delle giornate di formazione svoltesi a Lamezia Terme. Marika Balzano bini. Si è scelta una tecnologia di un set (Learn to Brush Set – MAM) che permette di avere 2 spazzolini, uno con manico lungo per permettere alla mamma di guidare la mano del bambino e uno più piccolo e anatomico per il bambino stesso, che potrà usarlo in maniera autonoma. La personalizzazione deve iniziare addirittura dall’impugnatura dello spazzolino: sebbene una preferenza di lateralità possa iniziare a manifestarsi in età prescolare, è verso i 6 anni che il sistema nervoso decide quale via neuronale funziona meglio per ogni singola attività. Bisogna lasciare il bambino più piccolo libero di provare e poi decidere con quale mano impugnare lo spazzolino. Altri aspetti fondamentali sono l’apprendimento per imitazione, tipico dell’età pediatrica, e la valorizzazione del momento ludico. I bambini amano giocare e sono gratiicati dal poterlo fare con un genitore. Ed ecco che l’igiene orale diventa un gioco a tre partecipanti, dove mamma e bambino si lasciano guidare dal professionista nell’apprendimento. Una ilastrocca appositamente ideata scandisce a ritmo i movimenti, facilitandone la memorizzazione e la riproducibilità, e due spazzolini dalla testina uguale, ma con manico di lunghezza diversa per mamma e bambino, consentono la simultaneità dei movimenti. L’approccio TEO è stato sperimentato e documentato su 90 pazienti di età compresa tra i 30 e i 42 mesi, con risultati statisticamente signiicativi sia nel controllo del bioilm orale sia nell’adherence al protocollo. La ricerca è stata presentata come poster scientiico del Clid Polo B – Isernia, Università di Roma “Sapienza”, Presidente prof. R. Di Giorgio, e premiata al XIV Congresso nazionale dei Corsi di studio di Igiene dentale tenutosi a Modena il 12 e 13 giugno scorsi. Il protocollo per esteso è in via di pubblicazione. Silvia Sabatini VII Congresso SISIO Nuove competenze e protocolli clinici e prospettive future per l’igienista dentale Il VII Congresso SISIO (Società Italiana delle Scienze dell’Igiene Orale) dal titolo “The hygiene management of implant patient”, si è tenuto a Genova dal 7 al 9 maggio 2015 ed è stato un evento di importante aggiornamento con una veste internazionale, grazie alla presenza della ricercatrice Susan Wingrove, ma anche grazie al contributo scientiico dato dai noti relatori italiani di altissimo livello. La SISIO si era posta un aggiornamento a trecentosessanta gradi sulle tematiche inerenti al mantenimento e al trattamento del paziente con impianti, e dalle argomentazioni trattate possiamo concludere di avere vissuto un momento di svolta per i protocolli clinici che si sono prospettati durante questo aggiornamento. Abbiamo capito che ciò che da anni sembrava consolidato in termini di procedure, strumenti e approccio al trattamento e mantenimento implantare, oggi è a una svolta. Diversi aspetti sono stati evidenziati, quali ad esempio: in che modo il ruolo genetico e la gestione della parodontite siano un pilastro fondamentale e imprescindibile per una buona prognosi del trattamento implantare; o in che modo gli strumenti in titanio siano oggi l’unico vero materiale compatibile con le superici implantari; quale sia il ruolo del sondaggio e dell’esame radiologico e come questi esami vadano interpretati dall’igienista dentale; indici e indicazioni al trattamento dell’impianto e nuovi strumenti sia manuali sia ultrasonici. Abbiamo inoltre intravisto, grazie al prof. M. Bosco, l’impatto che avrà nel prossimo futuro l’implantologia nel paziente geriatrico e il ruolo importante della nostra igura professionale in termini di assistenza domiciliare e assistenziale. La SISIO, benché non sia tra le associazioni di tutela professionale, tende a fornire comunque un supporto che dia forza e senso di appartenenza a una igura professionale che ha un ruolo da protagonista inevitabile nel panorama futuro. Vogliamo offrire delle visioni realistiche e altamente qualiicanti e dare ai nostri soci protocolli aggiornati con le massime evidenze scientiiche per creare nuove competenze cliniche e assistenziali, spingendo l’igienista dentale a un inserimento anche nell’ambito del sistema sanitario pubblico. Modi diversi ma obiettivi comuni dove al centro ci sono: la professionalità dell’igienista dentale e la salute/benessere orale della popolazione italiana. Il successo di questo evento è frutto di un’impostazione che abbiamo voluto dare alla SISIO in dall’inizio per offrire ai nostri soci qualità e scientiicità dei contenuti, una strada che è stata segnata insieme a chi mi ha preceduto nei direttivi precedenti e che ancora si impegna per la SISIO. Un ringraziamento particolare e sentito va al past president, la prof.ssa Gianna Maria Nardi, a oggi nostro coordinatore scientiico, e a tutto il direttivo SISIO. Un pensiero particolare va a tutti i partecipanti e soci SISIO che, con i loro interventi e l’attiva partecipazione alle sessioni congressuali, hanno dimostrato ancora una volta di apprezzare il nostro lavoro e di volerci seguire e partecipare alle attività future. Il prossimo appuntamento sarà il 6 e 7 maggio 2016 a Milano per l’VIII Congresso, “Ergonomics, technology and good clinical practice in oral hygiene”, dove il termine “ergonomia” non restringerà il campo alle problematiche dei danni posturali, anche se di importanza centrale nella nostra attività, ma lo amplierà invece a un concetto di ergonomia applicata alla clinica. Ergonomia applicata quindi alla clinica di alta qualità, che tiene conto delle problematiche organizzative e del benessere sia dell’operatore sia del paziente, grazie alle tecnologie ergonomiche e alla buona comunicazione. Consuelo Sanavia, presidente SISIO Speciale 23 Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 B.W.I. MEDICAL Bio White® si fa in tre per risultati senza equivoci Potenza, garanzie e sicurezza dentale indolore Il crescente interesse per la cura personale, volto ad annullare gli effetti dello stress nel tempo, e la necessità di relazionarsi in ambiti sempre più “socializzanti”, che prevedono un’attenzione particolare all’immagine, hanno generato un mercato molto attivo che coinvolge anche i professionisti della salute dentale. Nel tempo, infatti, i denti vengono a contatto con molte sostanze che li possono macchiare in profondità – caffè, tè, tisane, abitudine al fumo, uso di farmaci – e tutto ciò ha generato, da un lato, una crescente domanda di prodotti sbiancanti e, dall’altro, come spesso accade in questi casi, tante “errate convinzioni”: la fretta, le spiegazioni troppo spesso ambigue e il bisogno impellente da parte delle aziende di vendere a qualsiasi costo pur di fronteggiare una situazione economica non facile, accompagnate però da un’insperata domanda altrettanto evidente da parte degli utenti, sono stati elementi coautori di tali equivoci; troppo spesso si sono così diffuse informazioni tecniche labili, se non assenti e, talvolta, ingannevoli. Bio White® System, interamente progettato e realizzato in Italia da BWI Medical Srl, è un sistema ampiamente sperimentato da varie università italiane e adottato dalle più autorevoli cliniche universitarie, sia nazionali che estere, per lo sbiancamento dei denti. Bio White® System, in un’unica seduta da 30 minuti di trattamento, consente di effettuare lo sbiancamento, senza ulteriori trattamenti domiciliari o ambulatoriali, si distingue per tre semplici, ma essenziali ragioni: 1. Potenza. Il Sistema Bio White® unisce all’eficacia e sicurezza del perossido di idrogeno la più potente lampada a luce fredda al momento esistente sul mercato, che raggiunge un’intensità luminosa di ben 2400 Lux. 2. Garanzie. La lampada Bio White Accelerator® ha una garanzia di 5 anni (o 50.000 ore di lavoro), il che signiica completa assistenza per ogni tipo di problema. Garanzia di 1 anno sul risultato ottenuto con il Bio White® Kit abbinato alla lampada, in base alla scala VITA. In caso di contestazione documentata viene consegnato gratuitamente un nuovo kit. 3. Sicurezza dentale indolore. Oltre a non ottenere un bianco fosforescente o gessoso, bensì naturale, grazie alla luce fredda della lampada e alla composizione dei materiali utilizzati, il nostro trattamento può essere effettuato da chiunque in assoluta sicurezza. Lo speciale uscito su Quintessenza Internazionale (vol. 21, n. 5, settembre-ottobre), effettuato in ambito universitario (Università degli Studi di Padova, Facoltà di Medicina e Chirurgia – Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria), mette a confronto i vari tipi di sbiancamento e, nello speciico, cita come migliori i test effettuati con Bio White®, sia con la microscopia elettronica a scansione (SEM), che valuta le eventuali alterazioni morfologiche supericiali dello smalto, sia con lo spettrofotometro, che valuta il cambiamento di colore dei denti (l’articolo è scaricabile all’indirizzo: www.biowhite.it). L’articolo cita inoltre: «Tra i prodotti sperimentati clinicamente, i risultati più appariscenti si sono ottenuti con Bio White®». Questo a conferma che gli accorgimenti adottati da Bio White® per poter effettuare un trattamento più che soddisfacente, ma non invasivo, stanno dando i giusti riscontri. BWI Medical crede fermamente nella forza del sistema Bio White®, data, oltre che dalle caratteristiche tecniche di alta qualità, dalla sua semplicità di utilizzo: non richiede grandi risorse di tempo, di spazio ed economiche. Il prezzo competitivo e la durata del risultato permettono a un gran numero di pazienti di affrontare il trattamento, e agli odontoiatri di entrare in questo mercato redditizio con un investimento minimo, facilmente ammortizzabile in poche sedute. B.W.I. Medical srl Numero verde: 800.180.754 - [email protected] - www.biowhite.it Bio White: The power of your smile Prenota una dimostrazione nel tuo studio chiamando il numero verde gratuito 800.180.754 IV Simposio europeo Joslin Sunstar Diabetes Education General Incorporated Foundation Sunstar Foundation Diabetes, Oral Health & Nutrition: << Sav e th ed ate >> Inter-relationships, Innovations & Interaction Il 6 novembre prossimo, nella meravigliosa città cosmopolita di Barcellona (Spagna), si terrà il IV Simposio Europeo Joslin Sunstar Diabetes Eudcation Initiative (JSDEI) – 19a edizione nel mondo – a cura di Sunstar Foundation e Joslin Diabetes Center (Boston, USA), interamente dedicato alle recenti ricerche sulla salute orale e alle correlazioni con le malattie sistemiche, quali il diabete. Risale al 2008 la collaborazione tra Sunstar Foundation e il Joslin Diabetes Center. Da allora sono stati creati in tutto il mondo, compresi Giappone, Sati Uniti ed Europa, numerosi eventi itineranti di alto livello scientiico. Visto il successo della precedente edizione europea, tenutasi a Francoforte nel 2014, che ha registrato un record di presenze con 350 partecipanti, e data l’attenzione crescente verso queste tematiche, ancora una volta il tema chiave del simposio sarà la correlazione tra malattia parodontale, diabete, salute orale e malattie sistemiche, spesso sottovalutata. L’innovativo format dell’incontro è stato ideato per favorire l’interazione tra partecipanti e relatori internazionali di alto livello, provenienti da Stati Uniti e Spagna. Oltre 350 esperti tra dentisti, parodontologi, igienisti dentali, diabetologi, nutrizionisti e vari altri specialisti medici, arriveranno da tutto il mondo per assistere al prestigioso seminario. Sunstar Fundation e Joslin Diabetes Center di Boston (USA) si avvalgono del supporto di partner quali Sunstar Group, FDI (World Dental Federation) e SEPA (Sociedad Española de Periodoncia y Osteointegración). www.jsdei-seminars.com | www.joslin.org www.sunstar.com | www.sunstar-foundation.org Sunstar Suisse SA Friday, November 6th 2015 Barcelo Sants Hotel Barcelona, Spain 09h00-17h30 Esteemed international speakers from the USA and Spain : Carlos Mendieta C. Ronald Kahn Professor of Periodontology and Head Periodontics Unit, Director Master in Periodontology and Oral Implantology, Director Master in Clinical Implantology and Oral Prosthodontics Faculty of Odontology, University of Barcelona Mary K. Iacocca Professor of Medicine, Harvard Medical School Chief Academic Officer, Joslin Diabetes Center David Vicent López Principal Investigator of the National Health System. Instituto de Investigación Sanitaria, La Paz (IdiPAZ)University Hospital, Madrid William C. Hsu Vice President, International Programs Joslin Innovation, Joslin Diabetes Center Assistant Professor of Medicine, Harvard Medical School Robert J. Genco Distinguished Professor of Oral Biology and Microbiology Vice Provost, University at Buffalo Office of Science, Technology Transfer, and Economic Outreach (STOR) George L. King Professor of Medicine, Harvard Medical School Senior Vice President and Chief Scientific Officer, Director of Research, Joslin Diabetes Center Mariano Sanz Professor and Chair of Periodontology Faculty of Odontology, University Complutense, Madrid Eduard Montanya Professor of Endocrinology, University of Barcelona,Bellvitge-IDIBELL University Hospital CIBER Of Diabetes and Associated Metabolic Diseases (CIBERDEM), Barcelona, Spain © 135pixels - Fotolia.com A Barcellona, iniziative di salute orale e malattie sistemiche How to apply Partners : First-come, first-served basis, limited registration only Register online on www.jsdei-seminars.com A certified CME and CDE Symposium 24 Speciale Hygiene Tribune Italian Edition - Luglio+Agosto 2015 Guido Giustetto: «I traumi non sono solo materia di dentisti» Al Convegno di Torino parla il presidente dell’Ordine A Villa Raby, sede dell’ordine dei medici di Torino, si è svolto sabato 30 maggio a cura di CAO di Torino il “Traumatology Dental Day”, iniziativa scaturita dal successo di un analogo incontro svoltosi sempre a Torino nello scorso anno. Responsabili scientifici, Gianluigi D’Agostino, presidente CAO di Torino; Patrizia Biancucci e Bartolomeo Griffa, anch’essi HOME CORSI ONLINE componenti CAO. Nella prima sessione, presieduta da D’Agostino e da Gianvito Chiarello (segretario dell’OMCEO di Bari) sono stati trattati temi quali linee guida, prevenzione e gestione clinica dei traumi e protocolli raccomandati dalla Dental Association of Dental Traumatology, ino al ruolo dell’ortodontista. EVENTS Management dello Studio WEBINAR REGISTRATO CORSO GRATUITO CORSO SPONSORIZZATO DA Marketing e fidelizzazione del paziente Metodi e tecniche al servizio dell’odontoiatria Dott.ssa Elisabetta Altamura Per migliorare la struttura dello studio odontoiatrico in termini di servizi offerti, organizzazione e, conseguentemente migliorare la soddisfazione dei nostri pazienti è oggi utile – e in alcuni casi proprio indispensabile – disporre di strumenti di marketing management e fidelizzazione del paziente. Con le leve del marketing si impara, infatti, a creare e trasmettere plus valore nell’erogazione delle cure, a comunicare efficacemente nel team e verso i pazienti. Il webinar avrà al suo centro il paziente che rappresenta il punto di partenza, quello di arrivo invece è la capacità di interessarlo e quindi farlo sentire al centro della nostra attenzione, facendoci scegliere e strutturando la comunicazione dello studio odontoiatrico in modo coerente e vincente. Obiettivi formativi: - Conoscere e saper usare le metodologie del marketing e della fidelizzazione nel segmento odontoiatrico; - Conoscere le variabili più importanti attraverso cui veniamo valutati dai pazienti; - Approfondire le tecniche di marketing management per lo studio odontoiatrico. www.dtstudyclub.it Nella seconda sessione, coordinata da Virginio Bobba (ANDI Torino) e Paolo Rosato (CAO), l’attenzione è stata concentrata sul “come comportarsi” del pediatra dinanzi ai traumi dentali, sulle nome comportamentali in traumatologia dentaria, sui traumi da maltrattamento e sulle responsabilità negli eventi sportivi. In conclusione di giornata la tavola rotonda coordinata da Patrizia Biancucci. Sull’attenzione ai traumi dentali da parte dei medici non odontoiatri si è dilungato Guido Giustetto, presidente dell’ordine di Torino, sia nel suo intervento, sia nella breve intervista rilasciata a Dental Tribune. Medico di famiglia esperto di igiene preventiva, Giustetto afferma di esser stato colpito da vari aspetti: dalla frequenza dei traumi dentali, ad esempio, ma anche dall’apprendere che solo il 4% dei medici non odontoiatri sa cosa fare per fronteggiarli. Altro motivo di sorpresa, la semplicità dell’intervento da compiere per salvare il dente avulso: basta conservarlo in acqua e latte prima di consegnarlo al dentista, nel più breve tempo possibile tuttavia (un’ora), essendo in tal caso, il tempo strettamente in funzione del risultato. Ulteriore motivo di rilessione è che il 12% dei traumi dentali è dovuto a violenza familiare, buona parte della quale rivolta anche agli anziani (non solo ai bambini). Nella metà dei casi si tratta di lesioni oro-facciali. Il che spinge Giustetto a osservare che «la bocca è un buon indicatore di violenza, ma occorre che il medico la sappia interpretare». Avendo tuttavia rilevato la scarsa partecipazione al convegno di medici “non dentisti” pur interessati al problema (medici di famiglia, di pronto soccorso e pediatri) il presidente dell’ordine ha manifestato l’intenzione di avviare un’opera di sensibilizzazione presso le relative società scientiiche. m.boc