Gli antichi e l`età contemporanea T2

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Gli antichi e l`età contemporanea T2
ANALISI GUIDATA
FRANCESCO PETRARCA dalle Epistole
T2
Gli antichi e l’età contemporanea
L’epistola è indirizzata a Giovanni Colonna e fa parte delle Familiari (VI, 4).
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Faccio grande uso di esempi, ma illustri, veritieri e, se non m’inganno, tali in cui trovi
autorità e piacere. Dicono che potrei usarne con più parsimonia. È vero, e potrei anche
farne a meno del tutto, come è vero che potrei addirittura tacere e sarebbe forse meglio.
Ma in tanti mali del mondo, in così grandi vergogne, è difficile tacere; mi pare d’aver dato sufficiente prova di pazienza se sino ad oggi non mi sono accinto alla satira, tanto più
che da molto prima di questi tempi mostruosi ho visto scritto: «è difficile non scrivere satire»1. Molto io vado parlando, molto anzi scrivo, e non tanto per giovare alla mia età, le
cui sventure sono senza speranza, quanto per sfogare me stesso e consolarmi con gli scritti. Ma se mi si chiede la ragione perché talora abbondi d’esempi e sembri sin troppo compiacermene, eccola: giudico il lettore alla mia stessa stregua. Nulla mi commuove quanto gli esempi degli uomini illustri. È infatti cosa utile levarsi in alto, mettere l’animo alla prova per vedere se sia forte, generoso, indomabile e costante nei riguardi del destino,
o se invece abbia mentito a se stesso. Oltre che con l’esperienza, che è infallibile maestra
d’ogni cosa, ciò si consegue perfettamente con l’accostare il proprio animo a quelli cui egli
ardentemente desidera essere somigliante. E quindi, come io son grato a tutti coloro che
leggo se mi hanno spesso offerto, con i loro esempi, la possibilità di questo esperimento,
così io spero d’essere a mia volta ringraziato da coloro che mi leggeranno. Può darsi che
in questa mia speranza mi inganni; non sei ingannato tu certo in questo mio renderti ragione, che è la pura verità. C’è poi un altro motivo, ed è che io scrivo per me e che, mentre scrivo, desidero intrattenermi con i nostri maggiori nell’unico modo che posso; queste
persone che un avverso destino mi ha dato compagne di vita, le dimentico con grandissimo piacere e pongo anzi ogni mia attenzione per fuggire i contemporanei e per seguire
gli antichi. Come infatti la vista di quelli mi irrita profondamente, così la memoria di questi, le loro magnifiche imprese, i loro nomi illustri mi riempiono di piacere incredibile e
inestimabile, e se queste cose fossero note a tutti, molti certo stupirebbero perché io tanto mi compiaccia dello stare con i morti piuttosto che con i vivi. Ai quali risponderebbe la
verità che vivono coloro che morirono con gloria e virtù; quanto a costoro che se la spassano tra mollezze e falsi piaceri, rammolliti nel sonno e nella lussuria, pesanti di vino,
anche se sembrano vivere, sono soltanto cadaveri che, sì, respirano, ma sono già putrefatti e deformi. E rimanga pure questa eterna lite tra i dotti e gli ignoranti; io seguirò il
mio proposito. Ecco dunque ciò che vorrei sia risposto alla tua domanda e allo stupore di
alcuni che, vicino a te, si sono meravigliati perché io abbondi negli esempi degli uomini
illustri: perché spero che possano giovare agli altri, e perché so che hanno sicuramente
giovato a me che scrivo e che leggo.
F. Petrarca, Le familiari, trad. it. di U. Dotti, Argalia, Urbino 1974
1. «è difficile ... satire»: la frase è la traduzione in volgare del v. 30 della Satira I del
poeta latino Giovenale (60-130 d.C.): «Difficile est saturam non scribere», espressio-
ne a tal punto efficace e famosa da passare nei repertori di massime e sentenze.
guida all’analisi
Cercando tutte le espressioni che si riferiscono
al presente e al passato ricavare il giudizio che Petrarca dà rispettivamente sulla contemporaneità
e sul mondo antico.
Francesco Petrarca • T2
Quali esempi trova nei classici?
In questo contesto, quale funzione assume la
letteratura?
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Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria
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