Italian-Turkish Forum

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Italian-Turkish Forum
Italian-Turkish Forum
November 21-22, 2007
“What do Europeans think of Turkey
and what Turks think of Europe”
Political Studies
Turk-Italian Forum: Background Paper
“What do Europeans think of Turkey and what Turks think of Europe”
Nel 2004, anno in cui l’Unione Europea ha dato la sua approvazione all’apertura dei
negoziati con la Turchia1, c’era nel Paese un clima di grande fiducia. Sebbene gli anziani
sembrasesero scettici rispetto alla possibilità di fondere due culture tanto diverse, per i
giovani la Turchia "Europea" rappresentava un sogno. La maggior parte dei ragazzi che
hanno studiato in Europa – divenuti poi medici, avvocati o ingegneri – dichiaravano di avere
già "il cuore e la mente europea", avendo imparato "dagli europei" i valori della giustizia,
dell’uguaglianza, del rispetto della persona e la solidarietà.
Gli adulti, più realisti, vedevano il traguardo un pò più lontano, consapevoli della necessità di
ammodernamento delle strutture sociali pubbliche - scuola, assistenza sanitaria e lavorativa –
e della vulnerabilità che fino a poco tempo prima caratterizzava l’economia turca. Proprio
per questo, però, erano estremamente favorevoli all'ingresso del proprio Paese nell'Unione
Europea, perchè avrebbe significato il miglioramento nel proprio standard di vita e la piena
condivisione dei valori europei.
Con questo sostegno popolare (secondo i dati dell’Eurobarometer, nel 2002 il 74% della
popolazione turca era favorevole all’ingresso nell’UE), il Governo dell’AKP ha fatto
dell’ancoraggio all’Unione Europea il principale obiettivo di politica estera, con sorprendenti
ricadute positive anche nell’ambito interno, grazie alle importanti riforme politiche ed
economiche attuate per adempiere agli standard europei.
Tuttavia, i negoziati di adesione hanno subito non poche polemiche e difficoltà, a
cominciare dall’acceso dibattito nato in Europa sulla correttezza o meno di includere la
Turchia nella cartina geografica del Continente Europeo, a cui ha fatto seguito la polemica di
alcuni Paesi UE, che – nell’ambito della redazione del Trattato Costituzionale Europeo avrebbero voluto includere nel preambolo del Trattato il riferimento alle “radici Cristiane”
dell’Europa, fornendo così implicitamente un alibi a coloro che sostengono che la Turchia
sia estranea “all’identità e alla cultura europea”. Superato ormai questo sterile dibattito,
rimangono ancora molti elementi irrisolti, tra cui, primo tra tutti vi è la questione di Cipro
(la parte dell’isola greco-cipriota è membro UE dal Maggio 2004), il cui rinoscimento e
l’eliminazione dell’embargo per navi ed aerei da parte della Turchia sono ritenuti
conditio sine qua non per l’ingresso del Paese nell’Unione. Infatti, nel Dicembre 2006,
ad appena un anno dall’avvio dei negoziati, il Consiglio – dopo il rapporto negativo della
Commissione UE – ha deciso di bloccare 82 dei 35 capitoli negoziali, in seguito al rifiuto
turco di aprire porti ed aeroporti a navi ed aerei della Repubblica di Cipro, in applicazione
dell’Unione Doganale con la UE.
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I negoziati di adesione si sono aperti il 3 Ottobre 2005
Si tratta, nello specifico dei capitoli relativi alla libera circolazione dei beni, diritto di stabilimento e libertà di fornire servizi, servizi
finanziari, agricoltura e sviluppo rurale, pesca, politica dei trasporti, unione doganale e relazioni esterne.
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Political Studies
Turk-Italian Forum: Background Paper
E’ interessante, a questo riguardo, conoscere il parere dell’opinione pubblica turca: secondo i
dati dell’ISRO3 del 2006, il 70% dei Turchi ritengono che se l’Unione Europea insisterà
ancora sulla questione cipriota quale condizione imprescindibile per l’ingresso del Paese
nell’UE, la Turchia dovrebbe sospendere le negoziazioni definitivamente (ed il 63% ritiene
comunque che Unione Europea e Turchia non riusciranno a trovare un accordo sulla
questione).
IF the EU insist on the port issue for Turkey to
open them to the Greek Cyprus, should Turkey
suspend the membership negotiations?
No idea
10%
NO
20%
YES
70%
Fonte: ISRO, Perception Survey 3, Novembre 2006
Oltre alla questione cipriota, la richiesta Europea di abrogare l’articolo 301 del Codice
Penale turco (che prevede il reato di offesa all’identità turca), la questione curda ed il
contenzioso sul riconoscimento del genocidio armeno sono i principali elementi che
hanno creato ulteriori ostacoli ai negoziati di adesione.
A questi ostacoli, per così dire “tecnici”, vanno aggiunte le critiche e lo scetticismo
provenienti da molti Paesi dell’Unione Europea, che hanno progressivamente
contribuito a scoraggiare l’opinione pubblica turca (il cui supporto è sceso dal 74%
del 2002 al 50% di fine 2006): le premesse del processo di adesione turca, sono state legate
alla minaccia, da parte Austriaca, di porre il veto all’apertura del negoziato con Ankara se
l’Unione Europea non avesse ammesso contenemporaneamente anche la Croazia; la
campagna elettorale del Presidente francese Sarkozy ha fatto perno sulla promessa di
mantenere la Turchia fuori dall’Unione Europea; l’indagine dell’Eurobarometro dell’agosto
2007 indica che in Germania, Francia ed Austria più dei tre quarti della popolazione sono
contrari all’ingresso della Turchia nell’UE (in Francia solo il 16% è a favore e in
Germania raggiungono a stento il 21%, mentre Italia, Spagna, Svezia e Polonia sono
i Paesi Europei che maggiormente ne sostengono l’ingresso).
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International Strategic Research Organization
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Political Studies
Turk-Italian Forum: Background Paper
Fonte: Standard Eurobarometer, cited in CER Publication, August 2007
Dunque, mentre l’opinione pubblica turca si dimostra sempre meno entusiasta di entrare a
far parte dell’UE, in Europa la percentuale dei favorevoli al suo ingresso rimane ancora
troppo bassa (nonostante i dati dell’Eurobarometro segnalino che i cittadini europei a
favore siano passati dal 31% del 2005 al 39% a fine 2006): in altre parole, se dovessero
scegliere i cittadini europei mediante referendum, se questi dati dovessero essere ancora
confermati, la Turchia non entrerebbe nell’Unione Europea.
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Political Studies
Turk-Italian Forum: Background Paper
Non è facile comprendere esattamente le ragioni di tale scetticismo e ostilità, ma sembra da
tutti condiviso che l’eventualità che circa 70 milioni di persone - in prevalenza
appartenenti alla religione musulmana - possano entrare in un continente con
un’identità almeno apparentemente definita, sembra essere percepita dai cittadini
europei come una possibile minaccia di instabilità. Alcuni ritengono che questa
percezione sia frutto di una disinformazione diffusa e di una mancata campagna informativa,
che dovrebbe essere promossa sia da parte dei mass media che da parte dei leader europei
che ne sostengono l’ingresso - in merito ai benefici e alle opportunità di una Turchia parte
integrante della UE.
Come ha più volte sottolineato il Ministro degli Esteri Italiano, Massimo D’Alema, se il
diffuso scetticismo in Europa si basa sulla paura del diffondersi del fanatismo religioso, «la
migliore risposta a una guerra di religione sarebbe avere nell'UE la Turchia».
Se, attraverso una maggiore concertazione, si riuscisse a collocare con maggiore sicurezza e
stabilità il percorso di ingresso della Turchia nella UE, l’Europa si doterebbe di uno
strumento di dissuasione nei confronti del fondamentalismo. Si potrebbe così offrire
l’esempio di come anche un Paese con radici islamiche possa brillantemente
contribuire alla crescita ed al rafforzamento dell’Europa.
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