La verità sui vaccini

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La verità sui vaccini
La verità sui vaccini
Dr. Biagio Tinghino Responsabile
UO Territoriale e Osservatorio Dipendenze
ASL Provincia di Monza e Brianza
Poche settimane fa un’associazione di
consumatori ha dichiarato di voler chiedere
ingenti risarcimenti per i danni provocati dai
vaccini. Poco dopo il ministro della sanità si è
fatto riprendere mentre vaccinava la sua
bambina. Sono solo due esempi del come il tema
della sicurezza dei vaccini sia oggi oggetto di
discussioni molto accese. Il web costituisce una
fonte di informazioni spesso contraddittorie,
dove “camici bianchi” da una parte e dall’altra
sembrano difendere posizioni di partito. Chi non
è esperto ne resta confuso e si chiede: di chi
debbo fidarmi? In questo documento ci
occuperemo dei rischi da vaccini, del dubbio che
essi possano provocare l’autismo, del loro
contenuto di mercurio, nonché dell’ipotesi che
essi possano provocare il cancro o, addirittura,
che i dati diffusi dalle istituzioni sanitarie possano
essere falsi.
Come orientarsi
Il rumore di fondo dell’informazione e della
contro-informazione non facilita la comprensione
dei dati scientifici. Nella jungla dei mass-media
vince chi grida più forte, chi spaventa di più, chi
conquista i primi posti sui motori di ricerca. Ma
non tutto ciò che “appare evidente” lo è
veramente.
Per non cadere vittima della disinformazione
bisognerebbe ricordarsi di:
1. Non sentire mai una sola campana, ma
leggere con attenzione le diverse
opinioni. Le persone oneste fanno così.
2.
Fare riferimento solo alle fonti dirette.
Come dire: non facciamoci raccontare
dati e statistiche dai gruppi di opinione o
dagli “esperti”, ma andiamoli a verificare
direttamente. Non fidiamoci di citazioni
di citazioni. Talvolta alcuni opinionisti
citano a loro favore articoli e ricerca
scientifica che, quando verificata, dice
tutt’altra cosa.
3. Non fermarsi ad un confronto tra i titoli
di chi discute. Sentiamo spesso dire:
“questa opinione è sostenuta da altri
medici, con gli stessi titoli di questi”. Alla
fine, non riuscendo a comprendere i
contenuti, per il grande pubblico le
partite sembrano finire quasi sempre in
pareggio. Ma la scienza non è sottoposta
ad autorità infallibili: sono i numeri e le
verifiche che devono avere ragione.
4. Essere disponibili a cambiare opinione
davanti ai fatti. Chi appartiene a gruppi
che sostengono i vaccini o si oppongono
ad essi per questioni ideologiche
difficilmente cambia opinione. Chi basa
le sue convinzioni su pregiudizi o è spinto
da “altre” certezze oltre ai dati scientifici
in genere non ascolta con orecchie aperte
dove sta la verità.
La mia posizione, attualmente, è favorevole alle
vaccinazioni.
Sono un medico, specialista in
malattie infettive, ed ho vaccinato i miei figli.
Voglio spiegare perché l’ho fatto e soprattutto
voglio sperare che chi legge abbia la pazienza di
perdere un’ora del suo tempo a documentarsi.
Credo che un argomento così importante per i
nostri bambini giustifichi un po’ di attenzione,
no?
Una breve
premessa storica
Verso la fine del XVIII secolo il vaiolo era
la malattia infettiva più diffusa in Europa:
costituiva Il 10% di tutte le morti in Inghilterra e il
20% nel resto d’Europa (1). A Londra ogni anno
morivano 3000 persone e in Inghilterra circa
40.000 (2). Era però noto da tempo che chi aveva
contratto la malattia rimaneva immune per tutta
la vita. Per questo motivo già nell’antichità si
cercava produrre l’immunità nei soggetti sani,
senza farli passare dal rischio della malattia vera
e propria. In Cina, nel X secolo, facevano inalare
la polvere delle croste dei malati che stavano
guarendo. Pratiche simili erano note in Medio
Oriente, in Africa e in India.
In Occidente si sapeva che il vaiolo si manifestava
qualche volta in forme piuttosto lievi. Per questo
motivo
si era diffusa la pratica di mettere in contatto le
persone sane con i malati della forma lieve
(Variola minor), per far sì che si infettassero e
sviluppassero così gli anticorpi protettivi contro la
forma maligna dell’infezione (Variola vera). Ma
le cose, per diversi motivi, non andavano sempre
nel modo voluto.
Edward Jenner, un medico di campagna,
si accorse intorno al 1796 che gli allevatori di
mucche erano resistenti al vaiolo. Essi infatti
spesso toccavano e mungevano animali infetti da
una forma di vaiolo (cow-pox) simile a quella
umana. Egli intuì che la il contatto con questo
virus “attenuato” (delle mucche) induceva nel
corpo umano una difesa immunitaria contro il
vaiolo “maggiore”, quello veramente mortale.
Egli si pose dunque la domanda sul come poteva
creare questa “piccola infezione benigna” con il
vaiolo delle mucche, per rendere gli esseri umani
più forti contro il vaiolo “maggiore”. Oggi
diremmo che cercò ci capire come indurre una
immunità “crociata”. Jenner prese perciò un po’
di pus dalla mano di una donna infetta dal vaiolo
dei bovini e lo iniettò ad un ragazzino. Questo
ragazzo divenne resistente al vaiolo. Gli
esperimenti vennero ripetuti su più persone. Si
vide che chi era stato inoculato (in realtà si faceva
un piccolo graffio sulla pelle) con questa forma di
virus attenuato non si ammalava (in termini di
prevalenza statistica) della forma mortale di
vaiolo. Sebbene all’inizio la cosa fosse stata
contrastata da molti accademici, alla fine le
evidenze diventarono così forti che la
“vaccinazione” (detta così perché usava virus
vaccino, delle mucche) si diffuse rapidamente. In
dieci anni i morti per vaiolo passarono da 18.596
a soli 182. Stiamo parlando, dunque, di un
abbattimento del 99% della mortalità per una
malattia che faceva strage di millenni.
Le vaccinazioni nascono, dunque, su
questi presupposti: usare virus attenuati (“simili,
ma benigni”) per preparare il corpo contro virus
molto nocivi, spesso mortali. Oggi, in realtà, le
cose sono un po’ cambiate, perché è divenuto
possibile preparare molti vaccini non con virus
interi (sia pur attenuati), ma addirittura solo con
frammenti di virus, per esempio gli antigeni di
superficie senza l’RNA. Questa cosa permette di
acquisire l’immunità protettiva, senza il rischio
(sia pur raro) che i virus attenuati si riattivino,
sfuggendo al controllo sanitario.
Si tratta, come è intuitivo, di utilizzare il
meccanismo che la natura stessa mette a
disposizione del nostro corpo, cioè l’immunità
(transitoria o perenne) che segue l’infezione di
certi virus. L’unica differenza è che questa
immunità si ottiene col contatto di forme benigne
o solo frammenti inattivi di microorganismi. Sul
piano pratico le difese che l’organismo produce
dopo una vaccinazione sono identiche a quelle
sviluppate in seguito ad una malattia. Gli
anticorpi indotti dal vaccino contro la poliomielite
sono identici a quelli che l’organismo
produrrebbe se si infettasse col virus vivo. Unica
differenza è la quota di rischio: inesistente per le
vaccinazioni, molto alto per l’infezione vera e
propria.
1.
2.
3.
Huth E., Quantitative evidence for judgments on the
efficacy of inoculation for the prevention of smallpox:
England and New England in the 1700s in J R Soc Med.,
vol. 99, nº 5, maggio 2006, pp. 262-6, PMID 16672762..
Dorothy Fisk, Doctor Jenner of Berkeley, 1959, cap12,
pag 113.
Dorothy Fisk, Doctor Jenner of Berkeley, 1959, cap. 15,
pag. 144.
L’esempio del
virus ebola
Un argomento molto usato contro i vaccini è
quello secondo cui le malattie infettive sarebbero
scomparse grazie ai progressi dell’igiene e al
miglioramento dell’alimentazione. Si sostiene che
queste malattie erano già in declino e si
sarebbero estinte comunque.
Naturalmente non si può dire che i
vaccini siano l’unico mezzo per contrastare le
epidemie. L’esempio è costituito dalla recente
epidemia di virus Ebola. Per questa infezione non
esiste ancora un vaccino testato e disponibile per
l’uso su larga scala. Nonostante ciò, le autorità
sanitarie sono riuscite a circoscrivere la diffusione
del virus. Sembrerebbe la vittoria su un’infezione
senza il ricorso ai vaccini. Ma bisogna anche
sapere qual è stato il prezzo pagato. L’Ebola
uccide nel 90% dei casi. L’intervento massiccio di
infettivologi, tecnologie sanitarie, azioni di sanità
pubblica e cure sperimentali ha permesso di
ridurre questa mortalità al 50%. E’ evidente che
un paziente infetto da Ebola, oggi, può disporre di
ventilatori meccanici, sistemi di infusione venosa,
monitoraggio dei parametri clinici, uso di
antibiotici per le infezioni intercorrenti,
trasfusioni e quant’altro. Tutto ciò riduce la
mortalità, ma non la annulla. L’Ebola c’è ancora,
continua a uccidere un numero “ridotto” di
persone nei villaggi. Ogni tanto si verificano le
condizioni per una ripresa dell’epidemia e
tornano le stragi. Il 50% di mortalità tra le
persone che si infettano è un prezzo troppo alto
per essere accettabile. L’Ebola sarà sconfitta
veramente quando si riuscirà a produrre un
vaccino efficace da praticare su vasta scala.
Perchè sono scomparsi
il vaiolo, la poliomielite,
la difterite
Quando diciamo che i “progressi
dell’igiene” hanno ridotto la mortalità per
malattie infettive, di cosa stiamo parlando?
Ingenuamente si potrebbe pensare alla pratica
del lavarsi le mani, sbucciare la frutta o farsi la
doccia. Tutto ciò è utile, ma le cose sono più
complesse. L’igiene è una scienza le cui azioni
sono basate sullo studio della microbiologia.
Igiene vuol dire, per esempio, esame dei
campioni di acqua potabile, dosaggio dei batteri
presenti, esatto dosaggio del cloro con cui
disinfettarla. Oppure studio microbiologico delle
acqua reflue, quelle che sono convogliate nelle
fognature. Significa progresso nelle procedure di
sterilizzazione e disinfezione. Questa disciplina
funziona solo perché le istituzioni
svolgono
controlli e impongono procedure rigorose, basate
sulle leggi dello stato. Gli stessi medici che fanno
i controlli batteriologici nelle mense sono quelli
che praticano le vaccinazioni. La scienza si muove
attraverso tante strade. E i vaccini sono uno dei
tanti approcci che, insieme ad altri, combattono
le malattie infettive.
L’igiene praticata con metodi scientifici
svolge un’azione generale di contrasto contro le
malattie infettive e contribuisce lentamente a
ridurne l’impatto. Si tratta di un’azione che si
vede esaminando tempi lunghissimi, spesso
secoli. Essa riesce ad abbassare il numero di
infezioni, ma non a debellare completamente le
malattie. Se non ci fossero stati i vaccini,
probabilmente avremmo avuto un minor numero
di morti per vaiolo e difterite rispetto al 1800. Ma
queste malattie sarebbero ancora presenti, con
periodiche epidemie. La storia del virus Ebola
insegna. La vaccinazione obbligatoria ha invece
radicalmente (e rapidamente, questo è il punto),
cambiato le cose. Vediamo degli esempi.
A.La
poliomielite in Italia nel 1956
produceva 3.485 casi di paralisi l’anno.
Nel 1966 (7 anni dopo) si erano ridotti a
147, cioè solo il 4% di prima. Nel 1977
(20 anni dopo) i casi erano solo 9. Un
miracolo impossibile con sole precauzioni
igieniche. La stessa cosa è successa nel
giro di 10 anni negli Stati Uniti, in
Australia, in Belgio, in Finlandia, in
Ungheria, in Polonia, in Svezia, in
Romania, in Unione Sovietica, in
Germania, in Bulgaria, in Svizzera e così
via. In tutte le nazioni, dopo 10 anni anni
dall’introduzione
dei
vaccini,
le
poliomieliti paralitiche si sono abbattute
almeno del 90%. Si tratta di nazioni molto
diverse tra di loro, sia per condizioni
igieniche che sanitarie. Ma i vaccini
hanno funzionato.
B.La
difterite nel 1940, anno di
introduzione del vaccino in Italia, colpì
30.000 persone di cui 2500 morirono.
Otto anni dopo i casi si dimezzarono: nel
1953 furono segnalati 15.749 casi. Nel
1964 si era scesi già a 2.617 casi e nel
1988 a soli 10 casi. In Inghilterra e nel
Galles nel 1945 morivano circa 500
bambini l’anno. Dopo l’introduzione del
vaccino (a solo 10 anni di distanza) il
tasso si è azzerato. Dal 1990 al 2000 ci
sono stati solo 5 casi, uno dei quali
proveniente dall’estero.
C.Il tetano uccideva fino agli inizi degli anni
’60 circa 700 persone ogni anno, in Italia.
Ma l’80% di esse erano donne o bambini.
Come mai soprattutto donne e bambini
quando in realtà erano gli uomini a
lavorare nei campi e quindi ad essere più
esposti? Semplice. Gli uomini, dal 1938,
venivano vaccinati (nell’esercito), gli altri
no.
Questi dati e molti altri dimostrano che, appena
la percentuale di vaccinati comincia ad essere
significativa, la catena del contagio si blocca.
Malattie che erano presenti da millenni sono
scomparse nel giro di pochi anni. Anche grazie a
ciò la vita media si è allungata, garantendo ai
cittadini dei nostri paesi decenni in più rispetto a
quanti sono nati nel secolo scorso. Nessuno può
farci credere che sia stato un caso.
Perché le altre infezioni
non sono scomparse
In natura ci sono migliaia di virus e batteri. Alcuni
di loro sono molto simili: stessa famiglia,
caratteristiche quasi analoghe, stesso modo di
trasmissione, anche se la pericolosità è
differente. Il virus del vaiolo è “parente stretto”
del virus della varicella, sono entrambi herpes
virus. Il virus della poliomielite appartiene alla
famiglia degli enterovirus, esattamente come
quelli che si trasmettono a scuola, tra bambini, e
che danno mal di pancia, vomito e diarrea. Il
batterio della difterite ha un modo di contagiare
le persone che è pressoché identico a quello di
altri batteri che danno tonsillite e mal di gola. Le
modalità di contagio sono simili, gli effetti sulla
salute diversi. Vale la pena, allora, cercare di
capire come mai alcuni virus sono scomparsi dalla
circolazione e altri no. Soprattutto cerchiamo di
confrontare microbi simili tra loro.
A. Vaiolo e varicella. Contro i vaiolo è stata
praticata la vaccinazione di massa e
ormai il virus è sconfitto definitivamente.
L’ultimo caso si è registrato nel 1978, in
un villaggio africano. Grazie a questo
risultato non è più necessario vaccinarsi.
La varicella, almeno fino a pochi anni fa,
non era oggetto di campagne vaccinali.
Infatti tutti o quasi tutti i ragazzi o gli
adulti di una certa età hanno contratto la
varicella. Perché l’igiene e l’alimentazione
non hanno sconfitto la varicella? E
perché, invece, il vaiolo (suo “parente”
stretto) non esiste più?
B. La poliomielite e le gastroenteriti
infettive. I virus che colpiscono
l’apparato digerente e danno epidemie di
gastroenterite (frequenti, per esempio,
tra i bambini in età scolare)
appartengono spesso alla famiglia degli
enterovirus:
come
quello
della
poliomielite. Perché continuano a
succedersi epidemie di gastroenterite e
invece non c’è più nessun caso di
poliomielite nei paesi in cui la
vaccinazione è totale?
C. Le tonsilliti e la difterite. Ogni anno
decine di migliaia di persone si infettano
con lo streptococco o con altri batteri che
colpiscono tonsille e faringe. E’ la stessa
modalità di contagio del batterio della
difterite. Ma la difterite è scomparsa da
diversi anni nelle nazioni in cui si pratica
la vaccinazione. Come mai continuiamo a
prenderci le tonsilliti? Insomma, perché
l’igiene e gli stili di vita dovrebbero
funzionare solo per i microbi contro cui ci
vacciniamo, mentre continuiamo ad
infettarci tranquillamente con tutto il
resto?
Cosa succederebbe se
tutti rifiutassero i vaccini?
Se tutti gli italiani, o altri cittadini europei, si
astenessero
dalle
vaccinazioni
cosa
succederebbe? Secondo alcuni proprio niente. Ci
si fa forti che questo esperimento non è mai stato
effettuato e perciò il dibattito resta relegato alle
opinioni. Almeno così credono alcuni, ma invece
non è vero. Abbiamo degli esempi importanti che
riguardano la storia contemporanea e i paesi
occidentali.
A. Il tetano in Italia (dal 1938 in avanti),
come abbiamo già detto, era diffuso
quasi solamente tra le donne e i bambini,
perché gli uomini in età adatta al servizio
militare venivano vaccinati. Questo è il
primo esempio di confronto tra
popolazioni vaccinate e non vaccinate:
gruppi che vivevano nella stessa epoca,
negli stessi paesi, nelle stesse condizioni.
Con la differenza che i vaccinati erano per
lo più risparmiati dall’infezione (anche se
facevano lavori più a rischio), mentre i
non vaccinati contraevano il tetano.
B. Nel 1978 la poliomielite si è
ripresentata, purtroppo, in Olanda e in
Canada. Il caso strano (ma non tanto,
come vedremo) è che ciò è successo
solamente tra gli Amish, un gruppo
religioso che era contrario per principio ai
vaccini. L’ epidemia comparve tra gli
Amish olandesi e poi la malattia fu
trasmessa ai membri delle comunità in
Canada, dove si erano tenuti dei
congressi internazionali a cui avevano
partecipato credenti olandesi. Ciò
nonostante gli Amish siano persone
molto rigorose, pulitissime, si astengono
dal fumo e dall’alcol e vivano in nazioni
molto progredite.
Si è venuto a
configurare così un altro esempio di
confronto tra vaccinati e non vaccinati
nell’era contemporanea, in nazioni molto
progredite. Dopo questa esperienza gli
Amish hanno deciso di lasciare ai propri
aderenti libertà di coscienza sul tema.
C. La Russia e i paesi dell’Unione Sovietica.
Fino al 1990 in questi paesi la
percentuale di vaccinati contro la
difterite era molto alta e i casi di malattia
erano rari, più o meno come altri paesi
occidentali. Dopo il 1989, con la caduta
del regime comunista, molte nazioni che
prima aderivano al blocco sovietico
cominciarono a non curare in modo
attento la pratica obbligatoria delle
vaccinazioni.
I
bambini
vaccinati
divennero sempre più pochi, e così nel
giro di poco tempo la difterite tornò ad
imperversare. Dopo il 1990 scoppiò una
epidemia che colpì 200.000 persone e ne
uccise 6.000. Nel solo lasso di tempo tra il
1992 e il 1995 ci furono 4.000 morti. La
malattia ha colpito non solo i bambini,
ma anche gli adulti non vaccinati. Quando
sono riprese le vaccinazioni i casi sono
tornati a calare, tanto che nel 2000 erano
tornati a 771. Questo è il terzo esempio
del come nella nostra era il calo della
copertura
vaccinale
possa
far
ripresentare drammaticamente rischi che
sembravano relegati ad una storia ormai
lontana.
I vaccini contengono
sostanze tossiche,
come il mercurio?
La presenza di mercurio nei vaccini è una
delle motivazioni più forti di chi si oppone a
questa pratica. In genere nei siti contrari ai
vaccini si leggono informazioni molto dettagliate
che descrivono le intossicazioni da mercurio e
metalli pesanti.
Il problema però non è
dimostrare che il mercurio fa male, perché
questo lo sappiamo già. Anche l’acqua minerale,
le verdure e la frutta, in quantità minime,
contengono metalli pesanti, mercurio e alluminio.
Il punto è sapere che quantità di queste sostanze
è presente nei vaccini e se tali quantità sono in
grado di causare problemi ai bambini.
Un “esperto” molto citato dagli antivaccinisti è arrivato ad affermare che i vaccini
contengono metalli pesanti i quali, “se si è
sfortunati”, potrebbero causare malattie del
cervello e forse anche l’autismo. Salvo poi
affermare che per dire una cosa del genere ci
vorrebbero studi effettuati su “centinaia di
migliaia di casi”, che non purtroppo le istituzioni
non fanno. Subito dopo lo stesso esperto invece
accusava le istituzioni di insabbiare i dati. Tutto e
il contrario di tutto. Soprattutto molta
confusione, insomma, che però colpisce sempre
l’immaginazione.
A. Ricordiamo che il mercurio è una
sostanza presente in natura, come
anche il piombo, il cadmio e altri
metalli. Tracce importanti si trovano
negli alimenti e nell’acqua. Alcune
verdure possono contenere tracce di
mercurio. Questo fenomeno è stato
verificato in diverse parti del mondo,
tra cui l’Italia. Dire che nei liquidi dei
vaccini ci sono tracce di mercurio non
significa niente, quindi, perché la
vera questione è la quantità.
B. Alcuni vaccini contengono come
antibatterico (cioè una sostanza che
evita la contaminazione di microbi
esterni) il Thiomersale, il quale ha
modeste quantità di etil-mercurio.
Questa forma di mercurio non è
tossica, come invece succede per il
metil-mercurio presente nei cibi. La
forma presente nei vaccini infatti
viene eliminata per gran parte con le
feci nel giro di 3-7 giorni.
L’Organizzazione Mondiale della
Sanità ha verificato che I livelli
nell’organismo, dopo la vaccinazione,
tornano completamente come prima
entro 30 giorni (Global Advisory
Committee on Vacine Safety, WHO,
June 2012). Il metil-mercurio al
massimo può dare qualche reazione
locale, come per esempio rossore e
infiammazione nel punto di iniezione.
L’FDA americana ha inoltre escluso
che livelli tossici di mercurio si
depositino nel sangue o nel cervello
dei soggetti vaccinati.
C. Per precauzione, comunque, il
Thiomersale in molte nazioni è stato
rimosso dai vaccini e in Italia oggi si
usano preparazioni senza questo
componente.
Nonostante
la
rimozione del Thiomersale dai vaccini
da diversi anni, negli Stati Uniti
l’autismo continua ad aumentare.
Questa cosa dimostra che non c’è
alcun nesso tra questo conservante e
la malattia neurologica.
D. Diversi studi sono stati ripetuti e
controllati negli ultimi anni. Le tracce
di alluminio che si possono reperire
nei vaccini non raggiungono mai livelli
tossici (Idem).
I vaccini e l’autismo:
storia di una frode
Nel 1998 il Dott. Andrew Wakefield riuscì
a farsi pubblicare un articolo da una prestigiosa
rivista scientifica (The Lancet) in cui sosteneva di
avere osservato 12 bambini in cui, subito dopo il
vaccino (MPR, Morbillo Parotite, Rosolia) era
insorto un disturbo autistico e diverse malattie
intestinali. Si trattava di una notizia veramente
preoccupante. Immediatamente altri ricercatori
provarono a verificare i risultati, senza però
trovare niente di simile. Si accese un dibattito
scientifico, ma dopo quattro anni nessuno
studioso, pur conducendo studi più ampi
(centinaia o migliaia di casi), aveva confermato i
risultati di Wakefield. A quel punto cominciò a
sorgere il dubbio che il medico avesse falsificato i
dati. Il giornalista Brian Deer, attraverso una
inchiesta poi pubblicata sul Sunday Times, scoprì
che il medico aveva un conflitto di interessi che
non aveva dichiarato.
A seguito di ciò, la
maggior parte dei coautori dell’articolo scientifico
ritirò la propria adesione. Uno stretto
collaboratore di Wakefield confessò che le cose
non erano andate come egli aveva dichiarato.
In pratica Wakefield era stato pagato per
ottenere dei risultati che permettessero di
vincere le cause intentate da un avvocato contro
le case farmaceutiche che producevano vaccini.
Poiché l’avvocato non aveva trovato prove
scientifiche, aveva indotto Wakefield a inventare
di sana pianta una ricerca che sostenesse il suo
punto di vista. Alcuni dei 12 bambini, per
esempio, non erano affatto stati diagnosticati
come autistici. In altri casi non c’era una
correlazione temporale tra vaccini e autismo.
Il giornalista scoprì inoltre che il medico
aveva brevettato un suo sistema di vaccini e che
voleva, dopo aver sollevato lo scandalo, sostituire
il trivalente con i suoi prodotti. Egli pensava di
trarre guadagno dall’allarme provocato,
vendendo nuovi test e nuovi tipi di vaccini. I
bambini inoltre non soffrivano di alcun disturbo
intestinale.
Una delle madri il cui figlio autistico era
stato incluso nell’indagine arrivò a dichiarare che
il bambino subito dopo il vaccino aveva avuto
convulsioni, si era messo a piangere ed era
rimasto in uno stato vegetativo per sei mesi. Ogni
volta che la signora veniva chiamata a raccontare
la sua storia aggiungeva dettagli sempre più
inverosimili, sostenendo di avere speso somme
ingenti per comprare farmaci, prodotti
omeopatici, vitamine e altre cure. Alla
vaccinazione furono attribuite una “enterocolite
autistica”, la malattia di Lyme, artriti, disturbi vari
che in realtà erano frutto di fantasia. Ma quando
la vicenda finì in tribunale, il giudice accertò che
la donna aveva inventato tutto pur di ottenere un
lauto risarcimento.
Il 28 gennaio 2010 il General Medical
Council iniziò una inchiesta sul medico e su due
suoi colleghi. Fu trovato che egli aveva sottoposto
senza necessità dei bambini autistici a punture
lombari e altre procedure invasive non
necessarie,
come
colonscopie,
senza
l’approvazione di un comitato etico che
controllasse il protocollo di ricerca. Wakefield fu
ritenuto responsabile di avere agito in modo
disonesto nelle sue ricerche pubblicate. La rivista
Lancet pubblicò una completa ritrattazione
dell’articolo, chiarendo che i contenuti erano stati
falsificati. Per questo motivo il medico fu radiato
dall’Ordine dei medici e non può più esercitare
la professione nel Regno Unito.
Una volta lanciato l’allarme, però, gruppi
ideologizzati hanno diffuso il terrore tra i genitori,
tanto che in Gran Bretagna le vaccinazioni contro
Morbillo, Rosolia e Parotite sono scese
notevolmente, ed è aumentato il caso di
infezioni, alcune delle quali mortali.
Numerose ricerche, effettuate da più
autori di diverse parti del mondo, su migliaia di
bambini hanno accertato che non esiste alcuna
correlazione tra vaccini ed autismo. Le stesse
associazioni di genitori di bambini autistici si
dissociano da queste informazioni, ritenendole
infondate. La prova più lampante è che, da
quando negli Stati Uniti dai vaccini è stato tolto il
thiomersale (accusato di essere il responsabile
della malattia) i casi di autismo non solo non sono
diminuiti, ma sono continuati ad aumentare.
I vaccini provocano
i tumori?
Nel 1960 si scoprì che alcuni lotti di vaccinazioni
difettose erano state per errore contaminate con
un ceppo di virus SV40. Poiché questo virus, in
teoria, può facilitare lo sviluppo di alcuni tumori,
da allora si è sparsa l’informazione che i vaccini
provocano il cancro. In realtà si era trattato di un
inconveniente nella catena di produzione, che fu
rimosso immediatamente. Nei successivi 30 anni,
nonostante la sorveglianza epidemiologica, non
fu trovata alcuna relazione tra tumori e soggetti
vaccinati con quei lotti. Anche in questo caso si
tratta perciò di notizie infondate.
Sono più pericolosi i virus
veri o quelli inattivati o
frammentati?
Prima di approvare un vaccino viene valutato
sempre se il gioco vale la candela. Oggi la pratica
vaccinale è rivolta alle infezioni più pericolose. In
alcuni casi si usano virus frammentati o solo parti
innocue di virus. Raramente si usano virus
inattivati. Se il nostro organismo ha un rischio
bassissimo di una reazione avversa ad un vaccino,
è evidente che l’infezione col virus vero e proprio
comporta molti più rischi. Evitare le vaccinazioni
sarebbe come proibire le esercitazioni dei
poliziotti contro le sagome del tiro a segno,
dicendo che sono pericolose e possono verificarsi
degli incidenti, quando l’alternativa sarebbe
affrontare malviventi veri e armati di tutto punto
senza aver prima di allora sparato un solo colpo.
Sappiamo quantificare gli
effetti collaterali dei
vaccini?
Tutti i medici hanno l’obbligo di legge di
segnalare gli eventi avversi, in particolare dei
vaccini. Questi dati vengono inviati all’Ufficio di
Farmacovigilanza dell’AIFA, che dispone i dovuti
accertamenti nei casi necessari. Tra il 1999 al
2003, per esempio, il totale di eventi avversi
segnalati è stato di 1.110, una media di 220 ogni
anno. Circa 17 di questi sono stati classificati
come eventi gravi, ossia che hanno comportato
pericolo di vita. Nessuna persona è deceduta.
Nove di queste reazioni (gravi) erano costituite da
eventi allergici che sono guariti con le cure
ospedaliere. Otto situazioni sono state segnalate
come possibile causa di invalidità, solo a causa
del fatto che erano insorte nel periodo successivo
alla vaccinazione, ma quando sono stati effettuati
gli accertamenti sui singoli casi, solo in una
situazione è stata trovata una correlazione col
vaccino. Nei 5 anni di cui stiamo parlando, invece,
sono stati somministrati circa 7.200.000 dosi di
vaccino (sette milioni 200mila). Considerando
l’unico caso accertato di invalidità permanente, il
rischio di danni permanenti da vaccino è dunque
di 1 su 7 milioni.
Quanti morti e quante
invalidità sono state
evitate?
Adesso dobbiamo mettere sull’altro piatto della
bilancia i benefici dei vaccini, cioè le invalidità
permanenti e le morti evitate. Per produrre
queste cifre faremo riferimento a ciò che
succedeva in Italia prima dell’introduzione di
ciascun vaccino.
La vaccinazione antipolio – nell’arco dei 5
anni che abbiamo preso in considerazione - ha
salvato potenzialmente 17.425 bambini dalla
paralisi permanente.
Sono numeri che si
deducano dalla prevalenza di polio paralitica
nell’epoca in cui non c’era il vaccino. La
vaccinazione antidifterica ha evitato 12500 morti,
mentre la vaccinazione contro il tetano 3500.
Tutto ciò senza contare i benefici degli altri
vaccini contro morbillo, parotite, pertosse,
pneumococco, rosolia. Siamo davanti ad un
bilancio favorevole ai vaccini in modo
indiscutibile. I dati sono disponibili sul sito
dell’Istituto Superiore di Sanità – Epicentro.
I dati sono veri? Esistono
statistiche alternative?
In Italia ci sono 340.000 medici attivi sul
territorio, e ciascuno di loro è obbligato a
segnalare ogni evento avverso. Gli oppositori dei
vaccini fanno intendere che gran parte di essi
potrebbero manipolare i dati e qualcuno
addirittura è disposto ad insinuare che le aziende
farmaceutiche riescono a far nascondere la
verità. Insomma, esisterebbe un “complotto”
contro i pazienti.
Quando però chiediamo agli oppositori
dei vaccini da dove prendono le loro statistiche,
quelle “vere”, come le raccolgono, se esiste una
organizzazione alternativa, da quanti medici è
costituita, chi li controlla… non sanno rispondere.
E’ come accusare che tutti i commercianti hanno
bilance false, senza dimostrare dove sono quelle
vere.
A. I (pochi) medici contrari ai vaccini non
hanno alcuna rete alternativa di raccolta
dati. Non sono organizzati, non
raccolgono loro statistiche, non le
pubblicano. Dicono che ci vorrebbero
troppi soldi e loro sono poveri, osteggiati
dalle aziende. Dicono che i dati delle
istituzioni pubbliche sono falsi, ma loro
non sanno dove prendere quelli “veri”.
B. Le aziende farmaceutiche non possono
manipolare la verità sui vaccini. Se un
medico fa una segnalazione di evento
avverso, questa pratica arriva all’AIFA,
non alle aziende. E se l’evento è grave
viene disposto un accertamento. Non
sono le case produttrici che hanno il
compito di monitorare gli effetti
collaterali, ma organismi pubblici, affidati
a professionisti indipendenti, del Sistema
Sanitario Nazionale, che non possono
ricavare alcun guadagno falsando i dati.
C. Le aziende farmaceutiche devono
sottoporre i loro prodotti ai controlli di
agenzie indipendenti, che verificano la
qualità e la sicurezza di ciascun lotto di
vaccino o farmaco venga prodotto.
Nel clamore suscitato dai mass media davanti
a qualche caso di cure malriuscite sembra che il
mondo della sanità sia fatto di imbroglioni,
persone superficiali, approfittatori. In tal modo
basta spesso affermare di essere “alternativi” per
essere ascoltati dall’opinione pubblica. Anche gli
avvocati di Wakiefield avevano usato lo stresso
trucco: peccato che fossero mossi dal forte
interesse di ottenere risarcimenti milionari.
Nel novembre 2014 due anziani
ultraottantenni sono morti il giorno dopo aver
fatto il vaccino antiinfluenzale. Il Ministero della
Salute ha bloccato immediatamente quel lotto di
prodotto e ne ha disposto il sequestro, fino
all’accertamento della reale pericolosità. Le
indagini dimostrarono che i due anziani
sarebbero morti comunque (i vaccini non
garantiscono l’immortalità ovviamente), ma nel
frattempo milioni di euro furono spesi, migliaia di
confezioni bloccate e l’azienda produttrice subì
un danno importante. E’ l’esempio di come le
istituzioni pubbliche – nonostante le critiche che
ad esse vengono rivolte - vigilano e si muovono in
modo indipendente dagli interessi di parte.
Qualcuno non ha vaccinato
i propri figli, e non è
successo niente
Certamente. Un bambino può essere non
vaccinato contro la poliomielite, ma poiché è
circondato da migliaia di bambini vaccinati non
può prendere il virus da nessuno di essi. La
maggioranza lo sta proteggendo. Se la
proporzione dei non immunizzati, però,
aumenterà oltre una certa percentuale, i virus
aggressivi riprenderanno a circolare e, sebbene in
modo statisticamente molto più basso, anche i
vaccinati saranno esposti ad un qualche rischio.
Per avere una buona sicurezza per tutti, la quota
di vaccinati deve essere tenuta alta. Si chiama
“immunità di gregge” e rispecchia il concetto che
la circolazione di una infezione si blocca solo se si
supera una certa quota di persone immuni nella
popolazione.
Non si dovrebbe
comunque rispettare
la libertà di scelta degli
individui?
La libertà di scelta è un bene prezioso, ma essa
finisce quando si mette a repentaglio la salute di
tutti. Chi non si vaccina non solo mette a
repentaglio la propria salute, ma anche quella
della comunità. E’ fondamentale comprendere
che certi risultati si possono raggiungere solo se
le pratiche di prevenzione vaccinali sono diffuse.
Gli anti-vaccinisti fanno leva sul fatto che ormai
non si vedono più persone paralizzate dalla
poliomielite e morte per difterite. Il rischio
ipotetico viene percepito come inesistente,
mentre l’atto di praticare una iniezione appare
come una pratica invasiva.
Dobbiamo però accettare che molti gesti
della quotidianità possono sembrare inutili,
perché si riferiscono a rischi “ipotetici”, finché le
condizioni non cambiano. Mettersi la cintura di
sicurezza salendo in macchina, indossare il casco,
proteggersi con un parapetto, sembrano tutti
interventi fastidiosi, soprattutto se non abbiamo
mai visto un muratore cadere in un cantiere o un
ragazzo morire perché non indossava il casco.
Sono le statistiche che ci permettono di
comprendere quei fenomeni che sfuggono alla
limitata esperienza di ciascuno. Il rischio della
mancata vaccinazione viene sottovalutato,
perché oggi la maggio parte dei cittadini si
immunizza contro questi microorganismi. Ma
basterebbe (come è successo) scendere sotto una
soglia a rischio per dar ripartire le epidemie.
Le conquiste della salute non sono per
sempre. Senza una attenta vigilanza e una
collaborazione di tutti, malattie, mortalità
precoce e sofferenza possono tornare ad essere
una esperienza di tutti i giorni. Farsi vaccinare e
vaccinare i propri figli è invece un modo per
tenere lontane epidemie di cui ormai leggiamo
solo sui libri di storia. A patto di non cadere preda
della disinformazione e rinunciare a ciò che, con
grandi sacrifici, la ricerca e la scienza medica ci
hanno messo a disposizione.